mercoledì 11 marzo 2020

pc 11 marzo - ARCELORMITTAL TARANTO - QUESTA MATTINA VOLANTINAGGIO SULL'ACCORDO ILVA/ARCELORMITTAL/GOVERNO Ilva/ArcelorMittal/governo


Lo Slai cobas per il sindacato di classe esprime la sua netta contrarietà al nuovo accordo
governo/Ilva/ArcelorMittal e invita i lavoratori e tutte le organizzazioni sindacali presenti in fabbrica a dire un chiaro NO e a contrastare questo piano innanzitutto con la mobilitazione generale dei lavoratori, pur tenendo conto dei limiti e problemi posti dall'emergenza coronavirus.
La trattativa in merito a questo nuovo accordo, a quanto si dice, sarà conclusa con le organizzazioni sindacali entro maggio, ma non si può assolutamente pensare che essa possa avere alcun esito positivo per i lavoratori senza la loro scesa in campo in tutte le forme necessarie.
Diciamo NO all'accordo perchè prevede cose assolutamente negative: il definitivo abbandono dei lavoratori attualmente in cigs in Ilva AS; una cigo permanente che permette ad ArcelorMittal di modulare i volumi produttivi secondo le sue necessità; e un nuovo consistente esubero dei lavoratori AM, in nessun modo
copribile con la cosiddetta newco per il preridotto.

Nello stesso tempo i volumi produttivi possono essere raggiunti solo con un'intensificazione dello sfruttamento - meno operai e stessa o più produzione –, un peggioramento dei diritti e delle condizioni di
lavoro e di conseguenza un aumento della insicurezza in fabbrica. E' inutile dire i gravi riflessi di questo accordo per gli operai dell'indotto.

Tutto l'accordo è fatto all'insegna del mantenimento e incremento della mannaia ricatto di ArcelorMittal. AM con questo accordo si è data ampia possibilità di sfruttare fin quando gli è utile o di minacciare di andarsene quando vuole, in questa condizione AM non ha interesse a risanare gli impianti, e gli incidenti continueranno. Questo ricatto finora ha pagato innanzitutto sgravando AM dei soldi da versare e ottenendo un'autostrada verso un accordo sindacale peggiore di quello, già pessimo, del settembre 2018.
Questo ricatto ora agisce permanentemente, ma tale è perchè non è vero che per ora AM non vede l'ora di andarsene, ma vuole fino in fondo sfruttare la situazione; dato che questo stabilimento è strategico nell'attuale crisi mondiale e guerra commerciale della siderurgia, in particolare nel mercato europeo e non è sostituibile né nei piani di AM né tantomeno nei piani dell'industria siderurgica italiana e dei padroni italiani utilizzatori dell'acciaio.
L'ingresso dello Stato, delle Banche nel pacchetto azionario di AM non è una cosa positiva in sé, perchè è all'insegna della logica dei padroni in un'economia capitalista: socializzare le perdite, scaricare sullo stato le spese di ambientalizzazione, salvaguardare e privatizzare i profitti e gli interessi dei padroni dell'acciaio. D'altra parte questo ingresso dello Stato non è in grado di salvaguardare né occupazione, né condizioni di lavoro, né in maniera seria far avanzare il processo di ambientalizzazione e di tutela della salute degli operai e della popolazione dei quartieri inquinati.
Noi pensiamo che al piano padroni/governo, bisogna opporsi e lottare per un piano alternativo, a 'Fabbrica aperta', facendo leva su una difesa rigida degli operai considerati un tutt'uno, sia quelli in produzione, sia quelli in cigo, sia in cig straordinaria - questo tutela anche gli operai dell'indotto.
Ai volumi produttivi richiesti da padroni, Stato, Banche, ecc. bisogna opporre la piena occupazione, la difesa del salario e la rigida difesa delle condizioni di sicurezza e di controllo delle emissioni, anche con una postazione ispettiva generale interna alla zona ArcelorMittal. Gli unici esuberi che si possono accettare sono quelli legati alla volontarietà e soprattutto all'applicazione massiccia del prepensionamento, non solo per l'amianto, lavoro usurante, ma secondo la parola d'ordine lanciata da sempre, innanzitutto dallo Slai cobas per il sindacato di classe, di “25 anni bastano”, in siderurgia e in particolare a Taranto dove ha anche un valore risarcitorio.
Siamo inoltre per riduzione d'orario a parità di paga, come rivendicazione generale che vale in periodi di crisi e di emergenza non solo per l'ex Ilva ma per tutte le realtà industriali in crisi in Italia.

Per ottenere questi risultati ci vuole una lotta vera, una trattativa vera. E questa non si può fare se gli operai non hanno una propria rappresentanza sindacale di classe autonoma realmente da padroni, governo e dalle attuali direzioni sindacali confederali – che purtroppo hanno fallito e la bandiera della difesa dell'accordo del 6 settembre 2018 è un'arma spuntata.
Solo la presenza e la rappresentanza Slai cobas sc è in grado di difendere, pressare e influire sulla situazione verso un accordo migliore per i lavoratori.
L'Usb non è più questo tipo di sindacato. La scelta suicida della “chiusura della fabbrica” sotto la definizione ipocrita di “chiusura delle fonti inquinanti”, pone l'Usb alla coda dell'ambientalismo antioperaio e antindustriale e del suo utilizzatore finale, il sindaco di Taranto, Emiliano, gli ingannapopolo degli M5S, ecc., che lungi dal tutelare la salute e la città associano gli operai alle responsabilità dei padroni per gli effetti dannosi sulla salute e l'ambiente e pretendono, cancellando la fabbrica e i lavoratori, di risolvere il problema, trasformandoci in una nuova Bagnoli, in una terra dell'assistenza e dell'economia parassitaria.
La strada del cambiamento in fabbrica e in città passa per l'unità tra classe operaia e masse popolari.
TA. 11.3.20
SLAI COBAS per il sindacato di classe

via L. Andronico, 47 TA - slaicobasta@gmail.com – 3475301704 – blog tarantocontro

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