sabato 28 settembre 2019

pc 28 settembre - Lenin, da "I COMPITI DELLA GIOVENTÙ RIVOLUZIONARIA"

Siamo giunti così all’indubbia conclusione che la divisione dei nostri studenti in distinte correnti politiche non è casuale. Stabilito questo fatto, possiamo ormai agevolmente orientarci nella controversa questione di che cosa si deve propriamente intendere per “unificazione ideale degli studenti”, per “trasformazione rivoluzionaria” di questi ultimi, ecc.

...Non è forse ovvio che di trasformazione rivoluzionaria degli studenti si può parlare solo dal punto di vista di una determinata concezione circa il contenuto e il carattere di tale trasformazione?
... gli studenti non sono tagliati fuori dal resto della società e che quindi rispecchiano sempre e inevitabilmente tutto lo schieramento politico della società. 
...Non c’è partito nei paesi civili che non comprenda l’enorme utilità di associazioni scolastiche e professionali quanto più larghe e solide possibile, ma ciascuno di essi tende a far sì che in queste associazioni predomini precisamente la propria influenza. Ma chi non sa che il richiamo alla apartiticità di queste o di quelle istituzioni altro non è, di solito, che una frase ipocrita sulle labbra delle classi dominanti, che desiderano occultare il fatto che le istituzioni vigenti sono permeate, in novantanove casi su cento, da un ben preciso orientamento politico, il loro? 

pc 28 settembre - Un film da vedere... il giovane Marx



...I titoli di coda scorrono su diapositive che raccontano la lunga sequenza di assalti al cielo che dal Manifesto del 1848 arriva ai giorni nostri. La musica che li accompagna è "Like a Rolling Stone" di Bob Dylan. Mancano le nostre, di diapositive. Quelle che devono tornare a raccontare una teoria e una pratica rivoluzionaria eternamente giovane... per la gioventù di oggi

pc 28 settembre - Mao Tse Tung e i giovani

(Mao Tse-Tung, durante una conversazione con alcuni giovani, 17.11.1957)

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pc 28 settembre - Taglio dei Parlamentari / riforma elettorale attacco alla Costituzione - dallo 'Speciale Governo' di Proletari Comunisti

Salvini quando ha lanciato la “campagna d'agosto” per la caduta del governo Lega/M5S ed elezioni subito, ha messo al di sopra di tutto la battaglia per attaccare la Costituzione, facendo con altri mezzi ciò che aveva tentato Renzi con il referendum del 4 dicembre, maggioranza parlamentare e marcia verso i cosiddetti “pieni poteri” con modifiche della Costituzione in direzione del presidenzialismo, che nel nostro paese non può che essere il “cavallo di Troia” democratico della costruzione della dittatura dall'alto.
Su questo Salvini ha tentato di giocare anche negli ultimi giorni la carte del ventre molle rappresentato dai 5stelle e dal populismo grillini che da sempre contribuiscono a questa marcia di attacco alla Costituzione/dittatura aperta, con la questione del taglio dei parlamentari, argomento demagogico che ha molta influenza tra le masse popolari.
Se Salvini è stato temporaneamente stoppato, questa marcia però continua all'interno della nuova compagine governativa.
Di Maio ha ripetuto fino alla noia che aveva fatto un nuovo governo soprattutto perchè avrebbe permesso una rapida approvazione di questo famoso “taglio dei parlamentari”. E il PD di Renzi e Zingaretti, dopo qualche resistenza, ha detto Sì, rilanciando la questione di uan più organica riforma elettorale.
Il taglio dei parlamentari richiesto dai grillini, lungi dall'essere un attacco alla casta, ai costi della

venerdì 27 settembre 2019

pc 27 settembre - La rivoluzione non è un pranzo di gala... La Nuova Bandiera comincia il suo cammino in diverse città

pc 27 settembre - Operai della Bruscino e la Cgil di Landini... Una storia esemplare

OPERAI SENZA DIFESA, SINDACATI SENZA OPERAI



Una storia esemplare. Operai e delegati iscritti alla CGIL, non si piegano alle scelta del padrone. Il padrone li licenzia con chiaro intento discriminatorio. I capi della CGIL dapprima affrontano […]

Una storia esemplare. Operai e delegati iscritti alla CGIL, non si piegano alle scelta del padrone. Il padrone li licenzia con chiaro intento discriminatorio. I capi della CGIL dapprima affrontano la questione come semplice licenziamento economico e poi li abbandonano al loro destino

Gli antefatti. Ai lavoratori della Bruscino l’azienda propose il passaggio con condizioni peggiorative ad un’altra società di comodo, continuando lo stesso lavoro. La maggioranza sotto ricatto accettò e solo 7 rifiutarono. Bruscino allora li mise a lavorare su un nastro per la selezione dei rifiuti che era ormai obsoleto. Infatti un anno dopo fu dismesso e l’azienda, con motivazioni “economiche”, li

pc 27 settembre - Corteo per Vincenzo Vecchi a Milano

...un corteo numeroso e determinato ha attraversato le vie del centro di Milano per chiedere la liberazione di Vincenzo Vecchi, compagno arrestato lo scorso 8 agosto a Rochefort en Terre per i fatti del G8 di Genova. Vincenzo è ancora rinchiuso nel carcere di Vezin-le-Coquet, e, se la corte di Rennes ha sospeso l’estradizione in Italia, è tutt’ora al vaglio la sua richiesta di scarcerazione.


Qualche centinaio di persone ha fronteggiato l’ingente dispositivo repressivo messo in campo, arrivando fino al carcere di San Vittore: petardi, cori e fuochi d’artificio hanno accompagnato il saluto ai detenuti. Dal di qua delle grate sono piovute esultanze e grida. Il corteo si è poi nuovamente diretto in centro, per poi sciogliersi in serata.
A distanza di 18 anni dalle giornate del G8, continua a calare la mannaia della vendetta di Stato: l’infame condanna ad undici anni e sei mesi per devastazione e saccheggio si inserisce in un quadro di repressione e deterrenza. I toni apocalittici degli articoli usciti in mattinata ne sono la conferma e l’estrema propaggine.
In un mondo in cui una vetrina infranta pesa sulla bilancia più di un assassinio, c’è chi non si rassegna e non sottostà alla pacificazione sociale. Tutt* liber*!

pc 27 settembre - Cosenza in 3000 anti Salvini

 Cosenza: in tremila per "Stutamu Salvini"

Un corteo composito e variegato con famiglie, giovani, settori popolari e una nutrita presenza della curva del Cosenza. La mobilitazione era andata crescendo nei giorni precedenti anche attraverso il gruppo facebook "Stutamu Salvini" in cui molti si erano attivati per dimostrare la propria opposizione al leghismo. Tanti i negozi e le case che in questa settimana hanno esposto striscioni e cartelli di dissenso. Una manifestazione che è riuscita ad infrangere i divieti della questura che aveva vietato Piazza dei Bruzi e diverse piazze principali della città, ma che è dovuta rimanere a guardare di fronte ai numeri e alla determinazione dei cosentini. Tanto che Matteo Salvini ha dovuto rinunciare all'inaugurazione della nuova sede di partito della Lega in piazza XI settembre. Una protesta dalle molte voci, tra chi rivendicava la natura solidale e ospitale del popolo calabrese, chi ricordava le invettive contro i meridionali che fino a pochi anni fa erano il cavallo di battaglia dei leghisti, chi come gli ultras si opponeva al Decreto Sicurezza Bis e ai suoi effetti repressivi.
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Dopo la contestazione di quest'estate a Soverato in cui Salvini è stato letteralmente "stutatu". Nonostante i legami coltivati da anni con i settori più opachi dell'imprenditoria e della borghesia calabresi, i vecchi potentati missini e democristiani, la Lega stenta ancora ad articolare in maniera efficace il proprio discorso sovranista nella regione.

pc 27 settembre - Whirlpool - Il Noprofit dei padroni è Profit sulla pelle degli operai

Gli operai della Whirlpool di Napoli ieri si sono dati appuntamento alla fermata della metro di Mergellina, ed hanno raggiunto la sede del Consolato americano. I manifestanti indossavano tutti una t-shirt con la scritta: “Whirlpool Napoli non molla”.
A Mergellina c’è anche la solidarietà dei militanti di Potere al Popolo e del centro sociale ex Opg che hanno affisso manifesti contro il “Community Day – Special Edition”, una iniziativa solidale che la multinazionale americana lanciava proprio oggi e i manifestanti ne hanno travisato il manifesto aggiungendovi la scritta: «Il nostro credere nella comunità forti e nelle connessioni di luoghi in cui operiamo è importante. Per questo, nel 2019, abbiamo ripagato il lavoro di 420 operai con il licenziamento». Dal sito del gruppo, spiegano i militanti, «leggiamo che in questa giornata i dipendenti Whirlpool dovrebbero usare il loro tempo per dare una mano ad alcune associazioni no profit, mentre la stessa multinazionale procede ala svendita dello stabilimento di Napoli pregiudicando il futuro di oltre 400 operai vuol far credere di impegnarsi per “creare comunità”. L’unica solidarietà in cui crediamo è quella al fianco dei lavoratori Whirlpool».

pc 27 settembre - Rouen, imperialismo/sfruttamento e devastazione ambientale

Rouen. Esplode fabbrica chimica, l’incubo di una nuova Seveso



A Rouen, sulla quale incombe la nube tossica sprigionatasi dall’incendio della fabbrica chimica Lubrizol, Le Monde registra una calma piatta, strana, quasi irreale. Mentre l’impressionante incendio è “dominato ma non ancora spento”, la capitale della Normandia vive al rallentatore.
Lo stabilimento della Lubrizol, viene classificato come Seveso a “soglia elevata”  Il nome della direttiva europea, aggiornata nel 2015, prende il nome dal disastro provocato dall’Icmesa, una fabbrica chimica di Seveso, in Lombardia, nel 1976.
Alla Lubrizol di Rouen lavorano circa 400 dipendenti, produce e commercializza additivi che

pc 27 settembre - Valerio Verbano nei nostri cuori... l'unica giustizia è quella proletaria


Sappiamo da sempre che i processi contro i fascisti hanno qualche “difficoltà” ad arrivare al dunque, specie se riguardano omicidi di compagni.
Quello per l’uccisione di Valerio Verbano a Roma, il 22 febbraio 1980, è quasi un paradigma di questa “abitudine”. Il pubblico ministero della Procura di Roma, Erminio Amelio, ha infatti chiesto l’archiviazione per il fascicolo d’indagine. In

pc 27 settembre - L’Italia si allinea. Al via il vero esercito europeo.(?)... ma le cose non stanno esattamente così

info corretta... ma valutazione al solito infelice. L'esercito di Macron non sarà mai l'esercito della Germania... e l'Italia è come sempre servitor di 3 padroni: imperialismo italiano - prima di tutto - alleanza europea divisa al suo interno - alleanza Nato/Usa 

(a cura della redazione di pc)




C’è la firma del nuovo Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, sotto la lettera con cui l’Italia ha comunicato ufficialmente alla Francia la volontà di aderire all’European Intervention Initiative messa in piedi esattamente due anni fa Macron e costituita a Parigi il 25 giugno 2018.
Si tratta di una struttura militare europea al di fuori sia dagli ambiti NATO sia della PESCO (Cooperazione Strutturata Permanente nel settore della Difesa) prevista dai Trattati dell’Unione Europea.
L’ EII, è l’iniziativa militare voluta dalla Francia, la quale da tempo manifesta la sua insoddisfazione

pc 27 settembre - Il nuovo governo, la politica della difesa e la politica estera - da Speciale Governo di proletari comunisti

...Al Ministero della Difesa si procede con una linea di “tutto il potere ai militari” che aveva visto la Ministra Trenta, ma con l’aggiunta dell’occupazione della casella con un ministro renziano doc. Da un lato renziano doc, e sotto il governo Renzi che si edifica il Libro bianco e la politica militare dell’imperialismo italiano, Guerini è anche l’uomo strettamente legato a Lotti che è la componente affaristico trasversale della squadra di Renzi. Quindi si lega ad una continuità della politica militare imperialista, un legame più accentuato dalla casta politica affaristica renziana.
Nello stesso tempo Guerini è da tempo, sia quando il PD era al governo, sia dopo, legato ai Servizi segreti attraverso la presidenza del Copasir, carica che non si ottiene senza il beneplacito dei militari, degli Usa e della Nato...

...La politica estera del governo è stata praticamente assente nel discorso di Conte, e a parte i compiacimenti per l'endorsement di Trump diventato anche un tormentone ironico per l'utilizzo da

giovedì 26 settembre 2019

pc 26 settembre - India - 15° anniversario della fondazione del PCI (Maoista)

paura eh..

in via di traduzione
Authorities Increase Security As CPI Maoist Observes 15th Anniversary Of It’s Foundation

pc 26 settembre - E' morto Chirac, la parola ai compagni francesi La cause du peuple

Jacques Chirac, ennemi des masses populaires, est mort

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Jacques Chirac est mort ce jeudi 26 septembre à l’âge de 86 ans. Président de la République de 1995 à 2007, ses deux mandats ont été marqués par une politique violente contre les masses populaires.
Jacques Chirac c’est deux réformes antisociales retirées grâce à la pression de la rue. D’abord la réforme des retraites en 1995 puis celle du contrat première embauche en 2006.
Jacques Chirac c’est l’intervention militaire impérialiste en Afghanistan et au Kosovo, aux côté des États-Unis. Jacques Chirac c’est également le Françafrique avec une politique impérialiste menée sur tout le continent africain.
Jacques Chirac c’est les emplois fictifs de la mairie de Paris avec leur lot de détournement d’argent public.
Jacques Chirac c’est les petites phrases racistes, contre le droit du sol ou encore pour désigner les immigrés en parlant du « bruit et de l’odeur ».
Jacques Chirac c’est la violente répression de la révolte des banlieues en 2005 avec notamment l’instauration de l’état d’urgence.
Jacques Chirac c’est une jolie phrase sur « notre maison qui brûle » à propos du réchauffement climatique mais aucun acte concret sur le sujet.
Jacques Chirac était un ennemi des masses populaires, un ennemi du prolétariat, et le fait qu’il ait décidé de ne pas intervenir militairement en Irak en 2003 ne change rien à toutes les autres mesures impérialistes, racistes et anti-populaires qu’il a prises tout au long de ses mandats.

pc 26 settembre - FORMAZIONE OPERAIA - A PROPOSITO DELLA BATTAGLIA SULL'INQUINAMENTO....

Questa volta stiamo sull'attualità.

Per Marx l'inquinamento è un costo di classe, ossia pesa solo su alcune classi sociali. Le sole classi povere sono colpite dall'inquinamento poiché i lavoratori sono costretti a vivere nelle città o nei pressi delle fabbriche, in luoghi ad alta concentrazione di inquinamento. Sono quindi costretti ad esporsi più degli altri al rischio di contrarre malattie. 
Il costo delle cure mediche per affrontare le malattie o preservare la propria salute equivale ad una riduzione del salario netto. Viceversa, i capitalisti non hanno alcuna ragione per ridurre l'inquinamento poiché le politiche anti-smog sono realizzate mediante la spesa pubblica, ossia tramite le entrate pubbliche dello stato (tasse, imposte ecc.). 
Essendo i salari già al livello di sussistenza nella teoria di Marx è conseguenziale che tali spese possono essere finanziate solo tramite una maggiore imposizione fiscale sui profitti. 
Al centro del ragionamento della teoria di Marx troviamo il conflitto di classe originato dalle risorse limitate a disposizione dell'uomo 
Per Marx la tipica situazione di "conflittualità" nei rapporti di classe sia il fondamento teorico anche in tema di ambiente. 
Da un lato l'inquinamento aggrava la salute dei lavoratori e dall'altra il capitale non ha alcun motivo per finanziare forme di produzione meno inquinanti in quanto più costose.

pc 26 settembre - Proletari comunisti non aderisce alle manifestazioni del 27 settembre

Sarebbe unirsi al coro di chi sulla questione clima/ambiente sta lavorando per il re di Puglia: l’imperialismo, il capitalismo, i loro Stati, i loro governi, i loro partiti, la loro stampa.
Ci sono momenti in cui è importante che i comunisti marcino controcorrente, per deviare il movimento dalla via spontanea che lo porta sotto la cappa dei suoi nemici.
L’imperialismo è guerra, rapina dei popoli, miseria e distruzione dell’ambiente e uso selvaggio dell’uomo e della natura al servizio del profitto. Senza rovesciare l’imperialismo non è possibile rovesciare il processo di devastazione e distruzione dell’ambiente da esso procurato.
Non è accettabile che questo movimento chieda proprio ai responsabili di questa distruzione di mettere fine ad essa.
Così noi comunisti respingiamo decisamente ogni teoria catastrofista, da “ultima spiaggia”. La storia dell’umanità ci insegna che non è così che vanno le cose.

Ma le ragioni più consistenti che ci spingono a non aderire alle manifestazioni in corso sono legate a un fattore ben preciso. Il capitalismo cerca nuove fonti di profitto e individua nella Green Economy l’opportunità, fa leva sul movimento in corso per accelerare questo processo. In ogni paese le grandi associazioni padronali, le multinazionali, i governi, la Finanza sono pronti come lupi famelici a lanciarsi sul nuovo business del secolo e a costruire il consenso intorno ad esso.
Senza una battaglia chiara e aperta nel movimento su questo, i comunisti, i proletari, i popoli parteciperebbero all’estensione delle catene e non a spezzarle.

Certamente la enorme quantità di giovani scesa in piazza domanda un impegno e un’attenzione, perché è fondamentale fare della gioventù non la massa di manovra del capitale e dell’imperialismo, non i costruttori del consenso, ma i distruttori di questo sistema. Il capitalismo prima fa profitti sulla distruzione, poi fa profitti sulla sua ricostruzione.
Sempre la gioventù è stata interessata ai grandi temi dell’ambiente, come in altre occasioni della fame, della pace, e così via. E in generale per tanti giovani, soprattutto giovanissimi, è la prima forma che assume il loro impegno sociale diretto ed è la prima forma che contiene una volontà radicale di cambiamento. C’è bisogno che questo movimento passi attraverso l’esperienza diretta, c’è bisogno del tempo necessario perchè in esso si definiscano le tendenze e si sviluppi lo scontro tra due visioni e due vie.

Noi diciamo è giusto ribellarsi. I giovani si devono ribellare all’omologazione, alla irregimentazione nell’”ambientalismo del capitale”. E solo su questa base che è necessario coagulare energie e forze in un movimento alternativo e rivoluzionario.
Ai comunisti spetta innanzitutto fare chiarezza nella classe e nel movimento proletario perché esso prenda posizione, sviluppi e intensifichi la lotta di classe, porti in campo gli interessi e le condizioni dei proletari e dei popoli. Questo è l’aspetto principale del lavoro dei comunisti, anche a fronte delle dimensioni del movimento in corso.

proletari comunisti/PCm Italia
27 settembre 2019

pc 26 settembre - "RIVOLUZIONE UNICA SOLUZIONE A QUESTA VITA" - Una lettera di una compagna di proletari comunisti di Taranto

Una bella e coraggiosa lettera di una compagna di Taranto che mostra come i problemi della vita, alcuni molto gravi, non sono questioni personali, e soprattutto che non ci sono "soluzioni" individuali, ma "soluzioni" collettive, di lotta, di rivoluzione per rovesciare questo mondo putrido che "uccide" e costruire un nuovo mondo!

Rivoluzione unica soluzione a questa vita

A primo acchito può sembrare che quello che sto per dire non c’entra niente con la discussione dell'organizzazione e lotta rivoluzionaria, ma se si analizza bene vi accorgerete che non è così.
Sono una compagna che da oltre due mesi sta lottando ventiquattrore su ventiquattro tranne quelle due o tre ore concessemi per dormire. Mio figlio è caduto nella rete della droga e ha pensato di uscirsene da solo, perdendo cosi il controllo della mente e del corpo. In uno dei pochi momenti di lucidità, mi ha fatto chiamare il fratello maggiore e ha detto testualmente “sono un coglione da solo non ce la faccio, ho capito che devo lottare per riprendermi la vita e se questa e una piccola comunità come dici sempre tu mamma, prendetemi per mano e portatemi nella giusta direzione".

Perche ho portato questo esempio? Perche penso che se gli operai le masse non provano il dolore sulla propria carne e non toccano il fondo non alzano la testa, sono oggi come narcotizzati, confusi, in parte rassegnati. C'è chi si accontenta della “tessera per il pane”, chi lavora di lecchinaggio e chi si tiene stretto pur sapendo che è super sfruttato il misero posto di lavoro.
Mi viene in mente ArcelorMittal che ha licenziato un operaio perchè aveva partecipato ad uno sciopero. Ma gli operai non si devono fare intimidire, ma costruire 10-20-100 scioperi.

In questo contesto tocca a noi comuniste, comunisti immergerci nelle masse per istillare il germe dell’ideologia rivoluzionaria. Basta con gli scioperi e le manifestazioni pacifiche, bisogna agire con violenza ad ogni tentativo di repressione, basta aspettare! Nella situazione attuale con l’avanzare del fascismo “necessita la rivoluzione violenta per rovesciare questo governo”. Le masse si devono guidare come è avvenuto nel passato, bisogna che si dia un punto di riferimento e stimolare l’autodeterminazione, si deve formare e costruire la coscienza di classe senza se e senza ma. Le masse devono capire che, come è stato nel nostro paese per il passato, si devono prendere le armi per affrontare uno scontro violento. Questo è necessario e inevitabile per poter arrivare al potere nelle mani dei proletari, alla dittatura del proletariato, alla società socialista.

pc 26 settembre - La politica economica del nuovo governo - dallo Speciale Governo - proletari comunisti settembre 2019


I ministri del Lavoro, dello Sviluppo economico e dell’Economia, sotto la cappella del Ministro dell’Economia Gualtieri, hanno cominciato a chiarire la vera sostanza dell’odierna politica economico-sociale del nuovo governo, molto di più delle frasette sugli asili sparse a piene mani da Conte e dai parlamentari PD/5stelle nel dibattito sulla fiducia.
Però c’è qualcosa di osceno in questo. La nuova Ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo che si presenta come la madre del reddito di cittadinanza, trova subito il “padre” nel Renzi del jobs act. La campagna elettorale dei 5stelle, ancor più che l’esplicito filo padroni, Salvini, si era molto caratterizzata contro il jobs act che era stato uno dei motivi del voto di molti lavoratori e precari al M5S.
Già il governo fascio-populista si era ben guardato dal toccarlo. Ora il nuovo governo rivaluta il jobs act e il nuovo Ministro del Lavoro dice subito che non butta via questo provvedimento, anzi, “lei non è faziosa”, che guarda con lucidità alla riforma nel suo complesso, e che l’Anpal, la nuova Agenzia per l’occupazione, è un fatto positivo e importante, così come le altre politiche sul lavoro; e aggiunge “il mondo del lavoro ha mille punti di vista che vanno tenuti in considerazione”.
Ora la Boschi e la nuova Ministra si disputano un sedicente aumento dell’occupazione, quando l’unica cosa che cresce è la precarietà. L’Istat dice: si arresta la crescita degli occupati a tempo pieno invece prosegue l’aumento dei contratti a tempo parziale, l’incidenza del part time involontario è stimato al 64,8%, più 1.2 punti, mentre prosegue il calo occupazionale anche precario nel Mezzogiorno.

pc 26 settembre - Lavoratori e diritti negati - di Dante De Angelis

Le leggi, la giustizia e i giudici a volte ci stupiscono...
Sebbene a noi addetti ai servizi pubbblici di trasporto - abituati a lavorare con le caselle del calendario sempre nere - ci può sembrare tutto abbastanza bizzarro, tuttavia le cose sul piano formale stanno proprio così.
E nonostante l'articolo provenga da un sito web di orientamento 'filopadronale', esplicita in modo chiaro quello che sembra essere per i lavoratori un "diritto dimenticato".

Tre aspetti principali:
- le festività infrasettimanali vengono definite dalla Suprema Corte come espressione di un diritto soggettivo pieno, a valenza generale, in capo al singolo dipendente;
- la non validità per tutti (erga omnes) dei contratti collettivi nazionali e degli accordi sindacali in riferimento al lavoro nei festivi;
- l'autore stesso dell'articolo (grande esperto in materia), per quanto si sforzi, non trova una via d'uscita amminsitrativa, sindacale o organizzativa per cancellare questo "diritto dimenticato".

Tralasciando le mie considerazioni resta comunque uno stimolo di riflessione interessante.
Ciao
Dante

Pubblicato il 21 Set 2019 su http://www.dottrinalavoro.it/notizie-c/articolo-festivita-quando-un-dipendente-puo-rifiutarsi-di-lavorare

approfondimento di Eufranio Massi per The world of il Consulente (n. 101 – anno IX – settembre 2019)
Articolo: Festività: quando un dipendente può rifiutarsi di lavorare


Il rifiuto di un lavoratore a prestare attività in un giorno festivo come, ad esempio, l’Epifania o l’8

pc 26 settembre - Speciale Accordo di Malta sui migranti - seconda parte

Parla Minniti

E in un’altra intervista su Il Fatto quotidiano è Minniti stesso che lo dice “un buon primo passo… La ministra Lamorgese ha fatto un eccellente esordio… Ci sarà ancora da lavorare verso una strategia italiana del governo dei flussi con l’obiettivo di una strategia comune dell’Europa”; poi anche Minniti fa una critica da destra alla politica muscolare di Salvini, dicendo che “gli sbarchi nel nostro paese non si sono mai fermati. Il 90% degli arrivi è gestito dagli scafisti, e quindi è trionfata l’illegalità”. Quindi, secondo Minniti non è Salvini la bestia illegale che ha usato, in spregio alla Costituzione e ai diritti internazionali, ma i migranti che sono arrivati comunque sulle coste. Così Minniti continua criticando che non si è fatto nulla sui rimpatri, lamentandosi di fatto che Salvini non è riuscito a rimpatriare le 5/600mila persone che aveva promesso.
Circa l’accordo di Malta, il Fatto quotidiano nella sua intervista dice: “non è che questo accordo è merito di Salvini?” . L’unico distinguo che pone nella sua risposta Minniti è che il Ministro degli Interni aveva contrapposto sicurezza e umanità, ma non smentisce affatto che la dialettica di questo accordo è frutto della pressione esercitata da Salvini e dell’interesse europeo ad evitare che lui ne fosse il beneficiario, concedendo al governo Conte quelle modifiche e coperture che possano indebolire le posizione, come dice Minniti, nazional populista di Salvini.
Minniti però approfitta per guardare più a fondo il quadro in cui è inserito l’accordo: la sicurezza del Mediterraneo. E qui mette in rilievo come la “Missione Sofia” era ormai depotenziata e “va ripristinata interamente e contrastati gli arrivi diretti”. Minniti mette in rilievo che verso l’Africa l’investimento UE è basso rispetto ai 6 miliardi nella rotta balcanica e allarga il quadro della tensione ben oltre la Libia, tirando in ballo la Tunisia, l’Algeria, l’Egitto, attraversati da movimenti di protesta interni.
Se pensiamo che il nuovo governo Conte ha sostituito Salvini con Minniti di fatto attraverso una sua collaboratrice, quando lui era ministro, l’attuale Min. Lamorgese, è facile pensare come la mistura PD/5stelle in materia di politica di immigrazione è in grado di andare sulla stessa strada di Salvini facendo peggio.

Pubblicheremo a parte altre voci significative apparsi sulla stampa su questo accordo, così come la presa di posizione di 40 associazioni raccolte in un cartello “Io accolgo” che chiede giustamente l’abrogazione dei Decreti sicurezza e dell’accordo con la Libia.

L’accordo di Malta smaschera anche il ruolo di Repubblica che era stata una voce molto incalzante rispetto al salvinismo e in particolare sulla questione migranti. Lo si voglia o no, nella sostanza, dopo questa accordo di Malta la posizione sta cambiando, ed è diventata “Salvini ha imboccato sistematicamente la strada della propaganda anziché quella pragmatica ma faticosa delle effettive risoluzioni… sbattere i pungi sul tavolo quando ci si trova in una situazione di debolezza o minorità non è mai conveniente”. Secondo, quindi, l’editorialista di Repubblica, la critica a Salvini si riduce all’atteggiamento ma non alla sostanza della politica razzista e imperialista anti migranti.

Il piano in preparazione - prima di tutto la Tunisia

Nei giorni successivi all’accordo il governo si è mosso subito per blindarlo a livello internazionale e tradurlo in fatti. Di Maio fa delle dichiarazioni “misteriose” della cui gravità non c’è forse consapevolezza “A giorni arriveranno delle novità epocali sui rimpatri”. Ci si prepara ad un rimpatrio di massa, che poi è una cacciata di massa, dei migranti dal nostro paese? Si aggiunge che esisterebbe un piano, l’ampliamento del numero dei porti considerati sicuri. Alludendo qui non certo ad altri porti d’approdo d’Europa – ipocrita favola nera contenuta nell’accordo di Malta – bensì nell’aumentare le pressioni, l’uso della forza economico e militare e individuare altri porti sicuri nel Mediterraneo oltre la Libia, è sotto osservazione la Tunisia; così fa parte del piano l’applicazione rigida dei Decreti sicurezza in materia di diritto d’asilo, in cui viene data all’Italia la possibilità di stabilire quali sarebbero i porti sicuri. Questo da un lato fa rientrare dalla finestra quello che si pretende di aver fatto uscire dalla porta, l’accoglienza dei migranti economici, consistente quindi nel definire paesi ‘non a rischio’ praticamente tutti i paesi della costa nord africana. Questo vuol dire applicare in maniera più rigida ciò che già hanno stabilito altri 16 Stati europei che è alla base del rifiuto di massa di questi Stati di accogliere la maggioranza dei migranti ritenuti provenienti da ‘paesi sicuri’, sicurezza da cui è esclusa la materia economica, che sappiamo tutti essere alla base della migrazione di massa. E questo si intenderebbe fare con un nuovo decreto legge.
Questa impostazione apre una nuova guerra alle Ong. Nei mesi scorsi tutte le Ong impegnate nel soccorso in mare hanno contestato le alternative di approdo all’Italia e Malta perchè considerate non sicure. In particolare, il paese sotto osservazione è la Tunisia. Inciso: noi da tempo abbiamo denunciato e anticipato questo, tanto è vero che abbiamo stretto rapporti con in compagni tunisini per un’azione comune contro l’imperialismo italiano e contro il governo tunisino che attraverso le convulsioni della sua classe dominante sta scivolando progressivamente in un atteggiamento ultra servile verso l’imperialismo, e ora verso l’imperialismo italiano. 2 giorni fa Di Maio incontra il suo omologo tunisino e cerca di spingere avanti questo rapporto, promettendo di assicurare investimenti da molti zero sul territorio in cambio del fatto la Tunisia consideri in suoi porti i famosi “porti sicuri” dove ricacciare e spingere i migranti, contrastando con la forza la stessa posizione delle navi Ong. La Tunisia è il primo e principale paese verso cui è indirizzata questa azione, ma sotto la coperta della presenza all’Onu di questi giorni Conte ha incontrato per le stesse ragioni Al Sise, proprio nel momento in cui il dittatore boia è alle prese con una nuova fase della rivolta interna. A questa attività già in corso seguirà analoga attività verso Algeria, Mali e Cista D’Avorio.
Qui, non è tanto in campo il problema dei ‘porti sicuri’ ma quello del blocco delle partenze.
Il primo passo operativo, però, è quello della Tunisia e Il Messaggero nel suo articolo del 25 settembre chiarisce che qui il bersaglio dell’azione del governo sono le Ong che si sono riofiutate finora di far sbarcare lì i migranti. La pressione sulla Tunisia accentua il carattere imperialista dell’azione dell’Italia perché la Tunisia è un paese dove manca una legge che consenta di presentare una richiesta di protezione umanitaria. Questo vuol dire che la Tunisia nelle condizioni attuali non può, se accetta il piano italiano, che aprire centri di detenzione.

Saul fronte dei paesi sicuri l’accordo di Malta rischia di essere il cavallo di Troia non tanto di omologazione, di coinvolgimento degli altri paesi europei nella trattazione del problema ma quanto dell’omologazione di alcuni aspetti della legislazione a norme peggiori di quelle che l’Italia ha oggi. Ad esempio, alcuni paesi europei considerano non solo la Tunisia, ma anche la Nigeria, l’Eritrea, il Sudan paesi sicuri per i quali non viene accettata alcuna richiesta d’asilo.
La linea Conte/Di Maio va inevitabilmente in questa direzione, di allargamento dei paesi da cui non si può accogliere la richiesta d’asilo. L’articolo de Il Messaggero non esita a spiegare chiaramente che proprio questa è la linea scelta dall’Italia, vale a dire: rendere più difficile di quanto siano le leggi odierne già esistenti, l’ottenimento di una protezione internazionale e dello status di rifugiati.
Scrive il giornale: “In termini pratici vorrà dire potere escludere dall’ottenimento di una protezione tutti coloro che hanno provenienze certe e non a rischio guerre o persecuzioni; e quindi velocizzare di molto i tempi per il rimpatrio”. Si aggiunge: “La legge 132/2018 modifica anche le procedure di frontiera, e il risultato più probabile è che le domande di protezione internazionale vengano esaminate in via prioritaria direttamente nei luoghi di sbarco e di ingresso nei territori. L’esame della richiesta sarà prioritario e accelerato. Ricevuti i documenti le commissioni territoriali avranno 5 giorni di tempo per la decisione. Questa procedura – dice lo stesso giornale – comporterà l’impossibilità di dimostrare di non appartenere ad un paese di origine sicura”.



pc 26 settembre - Greta... e i potenti della terra tra strilli e abbracci... qualcosa non torna

Les jeunes se mobilisent pour le climat, Macron les méprise!

Alors que depuis plusieurs mois les jeunes se mobilisent tous les vendredis pour le climat, Emmanuel Macron a déclaré « Je préfère que tous les vendredis on fasse de grandes opérations de ramassage sur les rivières ou les plages corses » avant d’ajouter que les jeunes « feraient mieux d’aller manifester en Pologne » car, selon lui, la Pologne est un pays qui pollue plus que la France.
Ces déclarations montrent tout le mépris de Macron à l’égard de la mobilisation de jeunes soucieux de l’avenir de la planète. Par ailleurs, Macron fait de l’écologie un problème individuel en sous entendant que la solution à la destruction de la planète se trouve dans le fait de simplement ramasser des déchets sur la plage.
En réalité, c’est le système capitaliste-impérialiste qui détruit la planète. Cent entreprises produisent 70% de la pollution atmosphérique mondiale, parmi ces entreprises, on trouve des multinationales françaises comme Total par exemple. Ainsi, Macron peut faire la leçon à la Pologne pour sa production d’électricité au Charbon, mais ce n’est que de l’hypocrisie car il laisse Total gagner des milliards sur l’exploitation ultra polluante du pétrole aux quatre coins du Monde. Emmanuel Macron est également celui qui a autorisé le très polluant projet de montagne d’or en Guyane.
Face à la destruction de la planète par le système capitaliste-impérialiste, on a raison de se révolter !