sabato 29 novembre 2025

pc 29 novembre - Israele - anche da questo articolo appare chiaro...

...non c'è soluzione alla questione palestinese che la guerra di popolo della resistenza palestinese e delle masse arabe per la distruzione dello Stato d'israele

Le “verità scomode” di Melanie Phillips trasmettono un solo messaggio: Israele sarà sempre in guerra

Quds News. Di David Harest. Conosco Melanie Phillips da tempo. In effetti, a un certo punto è stata la mia caporedattrice alla scrivania di cronaca nazionale al Guardian.

Per quanto possa sembrare strano ora, la Phillips di quell’epoca incarnava la tormentata liberale del Nord di Londra, esistenzialmente incerta se obbedire ai dettami del cuore o della testa.

Phillips non è affatto l’unica ex collega del Guardian ad aver compiuto il viaggio dalla morbida sinistra liberale alla dura destra islamofobica, da una figura alla Ed Miliband a una alla Michael Gove. Ma a differenza di alcuni che potrei citare, questo rito di passaggio aveva ben poco a che fare con il denaro.

Phillips credeva che quel percorso potesse aiutarla a servire meglio la causa di Israele, che secondo lei

pc 29 novembre - Ex Ilva: il 28 nov. incontro inutile e fallimentare - Ciò che abbiamo detto ieri in ORE 12 Controinformazione rossoperaia

Aggiornamento: 
L’incontro di Roma è stato inutile e fallimentare - non bisognava andarci e dare continuità alla lotta dopo la giornata di sciopero e blocchi. I sindacati genovesi invece avevamo insistito e dato un assist al governo, puntando a una soluzione spezzatino per sè, ma non hanno ottenuto nulla, e ora tornano a urlare.
I sindacati a Taranto non dovevano partecipare, ma i servi della Fim Cisl e l’Usb hanno diviso sindacati e i lavoratori andandoci e contribuendo a dare una mano al governo per legittimare l’incontro. Giustamente Uilm e Fiom Taranto non ci sono andati.
Ora non c’ è altra strada che lotta ad oltranza per cambiare le cose - come da sempre insistiamo noi anche ieri mattina nel volantinaggio allo stabilimento e all'appalto.
Vediamo ora che succede e se si è coerenti con quello che si dice ai lavoratori. 
Slai cobas
Ieri nella Controinformazione rossoperaia ORE 12
abbiamo descritto chiaramente la situazione ex Ilva e ciò che ruota intorno ad essa.
La riportiamo:

Incontro/scenari per l'Ex Ilva - L'ambientalismo solidale e l'ambientalismo antioperaio

Il 28 novembre, nuovo incontro a Roma, al Mimit, di tutte le parti sulla situazione in corso e soprattutto sul prossimo futuro dell'ex Ilva.

La Uilm che la Fiom di Taranto non parteciperanno perché Urso non ha ritirato il piano presentato l'11 novembre, nonostante ci siano stati scioperi, blocchi, iniziative di lotta anche a Taranto e quindi, di fatto, è un incontro farsa che conferma pienamente che si vuole bloccare la produzione e i 6.000 operai da gennaio che dovrebbero andare in casa integrazione. Invece, sicuramente, sono presenti la Fim e l'Usb. Per la FIM non ci possiamo meravigliare, è sempre il braccio accomodante del governo. L'Usb di Taranto con Urso fin dall'inizio c'è stato sempre una sorta di legame e partecipa per far pesare il proprio ruolo. Noi siamo d'accordo, chiaramente, con i sindacati che rifiutano questo incontro farsa che non potrà portare a nulla di diverso, a nulla di positivo; invece è molto negativo che Fim e Usb diano credito a questo incontro, diano credito a Urso e al governo.

Non ci sono, in realtà, nuove condizioni che possano portare a cambiamenti del piano del governo, se non qualche modifica o promessa di facciata che non mutano la sostanza nettamente negativa.

Il governo, che si proclama sovranista, sull'ex Ilva è ancora alla ricerca disperata all'estero di un possibile compratore a cui svendere la “patata bollente inquinata”, ma nel senso inquinata da loro, dell'Ilva, benché sia il governo che i padroni definiscano questa dell'Ilva una produzione strategica per un paese capitalista, per il suo peso nell'economia mondiale, e che l'Italia non può fare a meno dell'acciaio, ecc. Però nonostante questo si va a chiedere quasi in maniera elemosinante, offrendo soldi invece di averli dai possibili acquirenti, che ci siano compratori esteri che vogliano prendersi l'Ilva

Questo ha sollevato qualche denuncia, rimbrotto al governo da parte dei padroni italiani. Alcune associazioni imprenditoriali dicono che “solo una cordata industriale italiana potrebbe salvare la siderurgia nazionale, poiché interessi e strategie estere considererebbero Taranto più come un concorrente da indebolire che come un asset da potenziare”. Da un comunicato della Confartigianato. Ma anche altre aziende, altri grossi padroni, per esempio ultimamente l'Italimpianti, dicono che servirebbe “un nuovo soggetto imprenditoriale con la partecipazione dello Stato che coinvolga tutti i soggetti nazionali interessati”. Ma anche questi, nella logica del capitalismo, sarebbero comunque pienamente interni ad un piano che preveda profitti maledetti e subito e costi scaricati sullo Stato, e prima di tutto quelli della forza-lavoro.; e quindi la previsione è comunque di 5.000 esuberi anche nell'ipotesi di compratori italiani, come anche nel caso di una nazionalizzazione dell'ex Ilva. Lo scarico dei costi sullo Stato riguarda anche quelli della sicurezza, bonifiche, ambientalizzazione.

Però in realtà neanche loro, i padroni, si fidano.

Altri sottolineano che un soggetto imprenditoriale straniero non avrebbe alcun interesse “a risolvere i problemi di produzione dell'acciaio in Italia in quanto strategica per il sistema Paese-Italia”, in una situazione di forte concorrenza sul mercato mondiale, in una logica di ‘mors tua vita mea’ l'interesse può essere solo quello di acquisire una postazione in un'area interessante dal punto di vista geoeconomico che potrebbe avvantaggiare i propri interessi e gli interessi imperialisti economico-politici dei loro Stati nella situazione di in corso, di contesa a livello mondiale (pensiamo agli azzeri, i quali in realtà avevano molto interesse soprattutto per il gas, per avere una postazione vicina nel Mediterraneo, e quindi nell'offerta per l'Ilva pensavano più ad uno sviluppo che permettesse questa postazione per quanto riguardava il gas.

Così ora ci sarebbero due fondi americani che avrebbero interesse ad acquisire l'Ilva. Ma, guarda caso, questi fondi americani sono molto legati all'amministrazione Trump e questo viene devidenziato anche da giornali locali.

Ma altri scenari potrebbero prospettarsi.

Il Sole 24 ore li descrive in questa maniera: Nella situazione in cui viene “confermato un rafforzamento strutturale della spesa per la Difesa in Italia”, si parla di un'evoluzione del MIMIT, cioè del Ministero di Urso in un vero strumento di politica industriale strategica per il settore”; “si tratta aggiunge – di un segnale positivo per l’intera filiera nazionale della Difesa”. Quindi si prospetta che ci possa essere un interesse per l'acciaio prodotto dall'Ilva da parte di aziende come la Leonardo, la Fincantieri.

Tant'è che la legge di bilancio in discussione punta a destinare per la Difesa per il 2025-2026 più di 10 miliardi di euro.

In questo tipo di scenario Urso potrebbe mettere sul piatto un futuro dell'acciaio per la guerra.

Ora c'è da dire che su una prospettiva di questo genere non è affatto detto che non ci potrebbe essere un accordo anche da parte dei sindacati confederali. Per esempio, mentre la Fiom della Leonardo di Grottaglie, in provincia di Taranto ha fatto settimane fa un appello contro una riconversione bellica della fabbrica di Grottaglie, dicendo giustamente “non in nostro nome, non col nostro lavoro”, la Fiom di Genova invece parlando anch'essa di “sovranità economica dell'Italia”, dice: “a Genova ci sono Leonardo, Fincantieri, Ansaldo, tutte realtà dove lo Stato è presente in modo importante. E soprattutto – aggiunge - garantirebbero stabilità, investimenti e una visione di medio-lungo periodo che invece un fondo privato da solo non garantisce. E Sottolinea “in palio c'è la sovranità economica dell'Italia e quindi su questo è necessario aprire un confronto con Federmeccanica e governo per garantire l’occupazione”.

Chiaramente la Leonardo sappiamo bene cos'è, sappiamo che in maniera veramente rapida sta aumentando il suo potenziale produttivo, con armamenti di vario genere. La Fincantieri produce per le piattaforme navali tra cui nuove fregate, unità logistiche e sottomarini. Quindi, questi potenzialmente sarebbero i principali consumatori nazionali di acciaio. E – si continua – avere una produzione interna, controllata e programmabile, è un vantaggio industriale enorme. Ma per farlo è necessario produrre acciaio, non chiudere gli impianti, come prospetta il governo”.

Ecco questi sarebbero gli scenari che tutti non risolvono i problemi del lavoro, del niente esuberi, dell'ambientalizzazione, delle bonifiche e così via.

Al momento, quindi, c'è un piano fallimentare anche dal punto di vista del governo e dei potenziali padroni; in prospettiva ci potrebbe essere un piano che guarda anche al legame con la produzione bellica e quindi la guerra.

Per concludere passiamo ad un altro aspetto che è necessario sottolineare, e che riguarda il legame lavoro-occupazione e salute-bonifiche-ambientalizzazione

Questo che è un problema serio viene in questi giorni modo affrontato in maniera nettamente differente, quasi contrastante. Da un lato la posizione della rappresentante, riconosciuta della mobilitazione a Genova, in particolare dalle donne, della battaglia ambientale, e dall’altro la vergognosa posizione anti-operaia assunta a Taranto, soprattutto da un'associazione Genitori Tarantini, ma che è condivisa anche da altre associazioni ambietaliste.

Brevemente. Mentre la rappresentante di Genova, Patrizia Avagnini, dice: “solidarietà senza se e senza ma ai lavoratori. L'importante che ci sia un futuro come formazione, come occupazione, occupazione pulita”; e aggiunge: "Oggi vedo che è stata abbandonata quella comunione di intenti tra territorio e fabbrica (che c'era un tempo ndr), quasi a renderci contrapposti, credo che abbia indebolito noi ma ha indebolito fortemente i lavoratori della fabbrica. Oggi viviamo in un mondo dove noi, loro e la gente comune non conta più nulla. È cambiato tutto e conta solo la logica del profitto a tutti costi, l'umanità è zero". Nei giorni dello sciopero e del presidio ci sono state diverse testimonianze di vicinanza da parte dei cittadini del quartiere ai lavoratori che rischiano il posto. E Avagnini ha detto; sono triste perché vedo che si sta andando verso la chiusura della fabbrica, questo è un colpo al cuore”.

Quindi una posizione giusta, una posizione che non vede un contrasto tra le masse cittadine, le masse popolari e la lotta dei lavoratori, una posizione che così dovrebbe essere dappertutto. Invece a Taranto abbiamo una espressione fortemente anti-operaia quasi inferocita contro gli operai da parte di alcune associazioni ambientaliste.

I “Genitori tarantini” hanno criticato duramente i blocchi operai dell'ex Ilva definendole un “volgare tentativo di affermare la forza dei lavoratori”. Cioè, quando i lavoratori, gli operai dell'Ilva finalmente scioperano in maniera massiccia, fanno i blocchi stradali, esprimono la loro protesta in termini non di marcia usuale ma in termini di peso della forza dei lavoratori, ecco che gli ambientalisti piccoli e medio borghesi li chiamano “volgari” , e affermano che “il blocco stradale è una scelta sbagliata e penalizzante per i cittadini. Non si manifesta bloccando le strade”; e aggiungendo che l'associazione è stata presente ma “non a fianco ma di fronte agli operai” per ribadire la responsabilità di questi blocchi e dei disagi per la città. Poi accusano gli operai di “non essersi mai liberati dai paraocchi”, chiedendo agli operai “un rigurgito di dignità... che cosa ci sarebbe di nobilitante in un lavoro che fa malare voi e chi non c'entra nulla con quella produzione” – Quindi anche gli operai sarebbero responsabili/colpevoli di quanto accade in città, nei quartieri inquinati.

E finendo col dire, non che i cittadini, come invece dice la rappresentante di Genova, devono sostenere gli operai in lotta, devono essere dalla parte degli operai; ma l'inverso, che sono gli operai che devono schierarsi dalla parte di chi si è tolto i paraocchi e quindi sono gli operai che devono decidere da che parte stare.

Questo cosiddetto “ambientalismo” borghese, antioperaio, va nettamente combattuto!

E chiediamo agli ambientalisti sinceri di rompere con esso.

E’ necessario ancora di più, sempre di più, togliere alcuni veli, alcune confusioni che sulla questione Ilva continuano ad esserci, su che cosa significa il cosiddetto “contrasto” tra lavoro e salute. In realtà, come noi diciamo, “nocivo il capitale, non la fabbrica”, il contrasto è da un lato lavoro, salute, sicurezza, ambiente pulito, dall'altro profitti dei padroni e azione a favore solo dei padroni da parte del governo. Questo è il contrasto.

pc 29 novembre - Contro il piano di spartizione imperialista dell'Ucraina Trump/Putin

Patto di spartizione tra borghesie imperialiste Usa e Russia.
Patto Usa/Nato - Russia accordo tra banditi imperialisti.

Stati governi imperialisti europei protestano perché da questo patto di spartizione imperialista sono attualmente sostanzialmente esclusi.
Il regime di Zelensky corrotto e filonazista ha portato l'Ucraina a essere prima pedina Usa/Nato/Ue ora pedina di scambio imperialista sulla pelle di proletari e masse popolari ucraine.
Ora è il tempo della resistenza antifascista/antimperialista di proletari e masse popolari ucraine contro Usa/UE/Russia e ogni imperialismo.

Per una Ucraina anticapitalista antifascista antimperialista LIBERA E SOCIALISTA.

A LIVELLO ITALIA: OCCORRE ANCHE SU QUESTO SCENDERE IN PIAZZA. 
Distinguersi nelle file proletarie e del movimento contro la guerra imperialista dall'ala del movimento filo Russia (da Contropiano, Cambiare rotta, Usb, ecc.).
Per costruire la mobilitazione proletaria e internazionalista con i proletari e le masse ucraine. contro la guerra di spartizione interimperialista

PROLETARI COMUNISTI
29 novembre 2025 

pc 29 novembre - Info sullo sciopero generale di ieri

A Brescia, città da cui trasmettiamo, poco meno di un migliaio di persone hanno dato vita a un corteo partito da San Faustino e terminato davanti alla Prefettura. La manifestazione è stata organizzata da sindacati di base – Usb, Cobas e Cub – oltre a Magazzino 47, Diritti per Tutti, Collettivo Onda Studentesca e al Coordinamento Palestina. Nel Bresciano la giornata di lotta è continuata in provincia con un presidio a Breno, in Valle Camonica.

In Lombardia Giovani Palestinesi d’Italia in azione a Pioltello, dov’è stato fermato l’hub logistico “di riferimento dell’economia italiana di guerra complice con Israele”, dichiarano gli attivisti. Azione analoga contro Eni di diversi centri sociali milanesi: bloccato il centro direzionale del colosso fossile italiano a San Donato Milanese. Blocchi anche a Tortona e Alessandria, dove sorge il polo logistico che serve Piemonte e Liguria. Infine Venezia con i blocchi prima all’aeroporto Marco Polo, poi alla sede Leonardo di Tessera, dove la polizia ha caricato compagne e compagni con un massiccio utilizzo degli idranti.

Iniziativa contro la logistica di guerra, complice tra l’altro del genocidio per mano israeliana in Palestina, anche al porto di Ravenna.

Numerosi poi i cortei, in una trentina di città: migliaia di persone nelle strade a Milano, Bologna, Roma, Palermo e Torino, dove al centro delle rivendicazioni c’è anche la campagna per la liberazione immediata per Mohamed Shahini, da giorni recluso nel Cpr di Caltanissetta e che rischia la deportazione in Egitto. Per questo il corteo torinese ha fatto irruzione e versato un mucchio di letame nel cortile del quotidiano La Stampa, per denunciare la campagna di demonizzazione mediatica nei confronti di Mohamed. Sempre contro la deportazione di Mohamed, secondo appuntamento della giornata nel tardo pomeriggio davanti alla Prefettura del capoluogo piemontese. Nel frattempo il Tribunale ha confermato l’arresto. 

A Genova, la piazza più simbolica e significativa per la presenza dei portuali, i primi a lanciare, un paio di mesi fa, la parola d’ordine del “Blocchiamo tutto”. Al corteo del capoluogo ligure hanno partecipato anche la relatrice speciale Onu per i Territori palestinesi occupati Francesca Albanese, Greta Thunberg e Thiago Avila, entrambi già sulla Global Sumud Flotilla.

da infoAut

Immagine di copertina per il post

Oggi, nell’ambito dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, come realtà autorganizzate del movimento milanese abbiamo deciso di bloccare l’ingresso principale della sede dirigenziale di ENI S. p. a. di San Donato.

Rivendichiamo questa azione nell’ambito delle mobilitazioni che da settembre sono esplose in tutti i territori sotto le parole d’ordine di “Blocchiamo Tutto!”, con l’obiettivo di assumerci in maniera diretta la lotta alla guerra, al genocidio e al riarmo. All’interno di questa cornice, l’individuazione di ENI come nemico politico ci consente di mettere in relazione diretta ed efficace i progetti imperialisti esterni con i processi coloniali interni, dal momento che ENI, multinazionale del fossile impiegata in prima linea nello smercio di materie prime al terrorismo di stato israeliano, da mesi minaccia di sgombero uno degli spazi liberati, autogestiti e resistenti della città metropolitana di Milano, SOS Fornace a Rho.

L’Italia è uno dei principali partner politici dello stato terrorista di Israele ed è attraverso l’appalto ai colossi delle armi e dell’industria energetica che si sviluppa questa alleanza genocida. La complicità di ENI si sviluppa su diversi piani dell’occupazione coloniale della Palestina, in particolare:

– ENI fornisce greggio a Israele

– ENI è partner del Caspian Pipeline Consortium, consorzio internazionale che gestisce l’oleodotto che porta petrolio dal Kazakistan fino a Tel Aviv (rischiando peraltro di violare il diritto internazionale)

– ENI esplora il mediterraneo davanti a Gaza su licenza del governo israeliano allo scopo di individuare giacimenti di gas in acque marine, appartenenti de iure alla Palestina.

pc 29 novembre - Sempre più l'Albania diventa neocolonia dell'imperialismo USA/ITALIA e del regime sionista, rafforzata con armamenti israeliani

L'Albania ha stretto importanti legami con Israele e le Forze Armate di Tirana saranno equipaggiate con sistemi d’arma di tecnologia avanzata israeliana.

Secondo quanto riportato nei giorni scorsi dai media israeliani, l’Albania ha acquistato un pacchetto che comprende sistemi di artiglieria ATMOS 2000, mortai pesanti SPEAR Mk.2 e velivoli a pilotaggio remoto Magni-X e Thor. L’acquisto prevede un accordo tra Elbit Systems e KAYO, l’industria albanese controllata dallo Stato, volto a promuovere lo sviluppo dell’industria militare in Albania.

Sarà fornita una decina di droni del tipo Magni-X e Thor ed è prevista la partecipazione industriale
albanese nell’allestimento dei semoventi ATMOS 2000 da 155 mm e dei mortai SPEAR Mk.2 da 120 mm. L’obice autocarrato ATMOS calibro 155 mm/52 offre un’eccezionale potenza di fuoco, mobilità e tempi di risposta rapidi. Riconosciuto con il NATO Stock Number (NSN), ATMOS è conforme ai più elevati standard internazionali in termini di interoperabilità, logistica e di prontezza operativa. 
Progettato per fornire supporto di fuoco per un’ampia gamma di missioni, ATMOS si integra

pc 29 novembre - PMC appalto Stellantis Melfi - Dall’incontro al Mimit del 26 novembre 2025 non è uscito niente di concreto per noi operai

MELFI, PMC: IL GIUDIZIO DEGLI OPERAI DELL’INCONTRO AL MINISTERO

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa degli operai PMC Automotive di Melfi in presidio davanti ai cancelli della fabbrica

Il comunicato stampa degli operai PMC Automotive di Melfi in presidio davanti ai cancelli della fabbrica

“Verifichiamo che dall’incontro al Mimit del 26 novembre 2025 non è uscito niente di concreto per noi operai.
Il comunicato, firmato da tutti i sindacati, presenta un tono positivo che non ha riscontro nei fatti.
Il MIMIT non dà risposte, conferma solo il suo impegno a risolvere il problema degli ammortizzatori sociali che al massimo ci assicurano un reddito minimo per un anno e il suo impegno a trovare un nuovo investitore.
Stellantis si tira fuori dando il contentino di “mettere a disposizione” il capannone Pmc di cui è proprietaria che significa poco e niente.
Siamo completamente in alto mare. Neanche i soldi della cassa integrazione a tempo sono assicurati.
Il comunicato sindacale non ci dice quello che da voci di corridoio abbiamo saputo: cioè che Pmc se ne lava completamente le mani anche sugli ammortizzatori sociali e anticipa la cassa solo per gli ultimi due mesi dell’anno e fa pressione per prendersi gli impianti.
Stellantis, il principale responsabile di questa situazione, se ne lava le mani e si limita a promettere di “mettere a disposizione” il capannone.
Dopo aver guadagnato per anni fior di profitti con il nostro lavoro, tutti sono impegnati a salvaguardare come al solito i loro interessi.
Chi rimane al palo siamo noi.
Evidentemente non siamo stati abbastanza convincenti con la nostra mobilitazione.
Allora nel continuare ad andare avanti con il presidio, sarà necessario anche mettere in campo nuove e più incisive iniziative”.

info da operai contro

pc 29 novembre - Gaza, cresce popolarità di Hamas - info

Nonostante oltre due anni di massacri israeliani sostenuti dagli Stati Uniti nella Striscia di Gaza, i media americani riferiscono che Hamas ha visto aumentare la sua popolarità. Secondo il Wall Street Journal, la crescente popolarità di Hamas rappresenta una sfida al piano del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di “portare la pace a Gaza disarmando il movimento”.

La sicurezza è un fattore chiave in questo cambiamento. Nell’ultimo mese, con l’entrata in vigore del cessate il fuoco e il ritiro delle forze di occupazione israeliane lungo la cosiddetta “Linea Gialla”, i combattenti della Resistenza sono ricomparsi nelle strade come unità di polizia e di sicurezza interna. Hanno iniziato a pattugliare i quartieri e a prendere di mira le bande criminali. Molti residenti, compresi alcuni oppositori di Hamas, hanno accolto con favore il netto calo di furti e saccheggi.

Hazem Sarour, un imprenditore di Gaza City, ha dichiarato: “Anche chi non sostiene Hamas vuole sicurezza. Abbiamo assistito a un crollo totale, rapine, bullismo e illegalità. Nessuno poteva fermarlo

venerdì 28 novembre 2025

pc 28 novembre - Processo alla Resistenza palestinese: chiesti 12 anni per Anan, 9 per Ali, 7 per Mansour


Una richiesta di pena veramente sproporzionata quella fatta dalla pm Roberta D'Avolio al termine di una requisitoria durata 4 ore.

Quando è stato processato da un tribunale militare israeliano, Anan fu condannato a 3 anni di reclusione e 5 di libertà vigilata per fatti risalenti alla seconda intifada, mentre la pm dell’Aquila ne ha chiesti 12 per fatti certamente meno gravi - e poi quali fatti?

Nella sua requisitoria, oltre a palesi falsità, come il fatto che la richiesta di estradizione di Anan fosse stata avanzata dall'autorità palestinese, l'accusa ha letteralmente LETTO gli atti delle indagini preliminari, senza tenere conto del dibattimento, né delle valutazioni espresse lo scorso anno dalla Corte di Cassazione, che su elementi analoghi non aveva ravvisato neppure la gravità indiziaria iniziale per Alì e Mansour. L'accusa non ha minimamente tenuto in considerazione le testimonianze della difesa, neppure quella odierna, che non ha provato neanche a contestare, come se avesse in mano un copione già scritto, o più semplicemente non era in grado di farlo, o entrambe.

Tantomeno si è sforzata di considerare il contesto politico e materiale in cui gli imputati avrebbero agito, né le attenuanti prospettate.


Di tutt'altro livello la testimonianza, invece, del Prof. Chiodelli. In circa un'ora, non solo ha parlato della connotazione ultra ortodossa di Avnei Hefetz per quanto riguarda l'insediamento civile, ma ha dato tutta una serie di riferimenti e

pc 28 novembre - Engels, sempre Engels - 205° anniversario 28 novembre 1820/2025

disponibile un

 

pc 28 novembre - Genova nello sciopero generale solidale con la Palestina

pc 28 novembre - In uno sciopero 'generale' modesto come partecipazione reale - qualcosa di buono

Sciopero generale, scontri a Venezia davanti Leonardo: polizia usa idrante e carica manifestanti

pc 28 novembre - Con l'appoggio del governo Meloni - l'ala parassitaria del capitale finanziario mette le sue mani sporche su tutto il sistema bancario

Scalata di Mps a Mediobanca: indagati per aggiotaggio Caltagirone, Milleri e Lovaglio

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE IMPRENDITORE
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE IMPRENDITORE 
L’ipotesi della Procura di Milano è il presunto accordo per conquistare Siena e lanciare l’offerta pubblica di acquisto su Piazzetta Cuccia. Contestato anche l’ostacolo alle autorità di vigilanza.

pc 28 novembre - dall'Irlanda rivista marxista-leninista-maoista - info maoistroad@gmail.com

An Ghrian Dhearg (The Red Sun) – Issue 5 
“Voice of MLM [Marxism-Leninism-Maoism] Ireland”.

* Front Cover: RESISTANCE IS NOT TERRORISM!

* Editorial:

* James Connolly: Irish Republican and Scientific Socialist

* Revolutionary Contributions Of LEILA KHALED

* AR SON NA POBLACHTA: Putting Politics in Command

* Revolutionary Contributions Of COMRADE NORAH

* Doctor Who: And the Horror of Liberalism

* Against the Sex Trade

* Revolutionary Contributions Of LIAM MELLOWS

* Class Structure And Mode Of Production In IRELAND

Available at the following bookshops. Should the bookshops not be close at hand, you can call them or email to arrange a purchase (contact details below). 

Alternatively contact An Ghrian Dhearg (The Red Sun) direct (contact details below).

An Ghrian Dhearg (The Red Sun)

pc 28 novembre - ORE 12 Controinformazione rossoperaia - Incontro/scenari per l'Ex Ilva - L'ambientalismo solidale e l'ambientalismo antioperaio

 

pc 28 novembre - Marx entra in fabbrica... il 5 dicembre

pc 28 novembre - Contro l'asse imperialista e fascista Meloni/Modi - l'asse di sostegno alla rivoluzione indiana e al PCI (Maoista)


@GiorgiaMeloni
Colloquio bilaterale con il Primo Ministro indiano, @narendramodi, a margine del G20. Un confronto amichevole e positivo, con l’impegno condiviso a rafforzare ulteriormente il partenariato tra Italia e India nei prossimi anni.

Sin da questo mese lanciata la campagna internazionalista  Italia/India con appello/bollettino, con i documenti e testi e piano di iniziative - info csgpindia@gmail.com

pc 28 novembre - NASCE IL COMITATO NAZIONALE PER LA LIBERAZIONE DI MARWAN BARGHOUTI E DI TUTTI I PRIGIONIERI PALESTINESI DETENUTI NELLE CARCERI ISRAELIANE

In occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, sabato 29 novembre prende avvio anche in Italia la Campagna Internazionale per la Liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri militari israeliane, tra cui minori, operatori sanitari, giornalisti, donne e persone con disabilità.

Organizzazioni della società civile italiane, impegnate nella tutela dei diritti umani e nel rispetto del diritto internazionale, hanno aderito alla mobilitazione globale istituendo un Comitato Nazionale per garantire un’azione coordinata sul territorio.

La campagna si propone di promuovere iniziative pubbliche finalizzate a chiedere:

1. la liberazione dei prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane,
2. la liberazione del leader politico palestinese Marwan

pc 28 novembre - Contro la Finanziaria antioperaia e antipopolare e per l'economia di guerra - Scioperi oggi dei sindacati di base

L'intervento all'ex Ilva Taranto 
dello Slai cobas sc

Legge di Bilancio 2026: una manovra di classe del governo dei padroni
contro lavoratori e masse popolari, spinta verso l’economia di guerra

Per capirci: La Legge di Bilancio in discussione, per la Difesa, cioè soldi per gli armi, assorbirà il 40,9% del budget, pari a circa 10,3 miliardi di euro sui 25,1 miliardi totali in 3 anni e quasi 140 miliardi nei prossimi 5. Per il lavoro, il salario invece briciole.
Vediamo per esempio all’Ilva: 3 milioni in 3 anni per l’indotto e 200 milioni di euro per la continuità produttiva di Acciaierie d’Italia, per occupazione e salario solo una misera integrazione alla maxi cassintegrazione.
Niente è stanziato per il Mezzogiorno, i giovani e il carovita. Mentre verranno dati 4 miliardi ai capitalisti

VEDIAMO I PUNTI PRINCIPALI:

SALARI: la riduzione del 2% della seconda aliquota dell’Irpef e la detassazione degli aumenti da rinnovi contrattuali e da notturni e festivi che già non recuperano l’inflazione accumulata dal 2022-2023), sono taglieggiati in buona parte dal drenaggio fiscale (non viene restituito quello già perso con le

pc 28 novembre - Lo scenario dei provvedimenti in corso in Parlamento contro Femminicidi e stupri

 Da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 27/11


Un primo commento sulla legge ormai definitiva del reato di femminicidio. Sugli articoli di questa legge e sul loro significato, le loro conseguenze, ne parleremo più approfonditamente in seguito. Ora vogliamo parlare dello scenario politico e di concezioni che c'è dietro.

Il giorno del varo di questa legge è come se c'è stato una sorta di “colpo al cerchio, colpo alla botte”. Infatti contemporaneamente all'approvazione della legge sul reato di femminicidi c’è stato il rinvio del Disegno di Legge sul “consenso libero e attuale ad un atto sessuale”, altrimenti è sempre violenza.

Una cosa che unisce questi due provvedimenti è il fatto che sono in un certo senso bipartisan, come è stato detto anche da alcuni giornali. Cioè i provvedimenti hanno visto una unità tra la destra rappresentata esplicitamente dal governo della Meloni e la sinistra in Parlamento.

Questa unità non è affatto positiva. Sappiamo bene che l'ideologia della destra è reazionaria, conservatrice e quindi contro la maggioranza delle donne e sappiamo tutti quello che il governo Meloni sta facendo in termini di mettere al centro il ruolo delle donne nella famiglia, nel fare figli. Pensiamo al rapporto tra numero di figli e misure a favore dei datori di lavoro perché assumano donne.

Per cui questa unità è una sorta di “compromesso al femminile”; e non si tratta di un passo indietro per il governo, ma di un passo a suo favore da parte del PD e delle opposizioni. Sulle donne avviene di fatto un accordo e va avanti una concezione che è l'opposto di quello che è la realtà della maggioranza delle donne. Non è il fatto di essere donne ma la classe sociale a cui si appartiene che pesa realmente e che stabilisce quali interessi si portano avanti e verso chi. Invece ci troviamo che sotto la bandiera delle “donne”, che sotto il “non possiamo dividerci sulla difesa delle donne”, le donne di destra e di sinistra si uniscono in una ideologia e politica interclassista, fortemente deleteria per la maggioranza delle donne.

Quindi su questa “unità” non possiamo affatto essere contente.

L'altro aspetto è che questi provvedimenti, guarda caso, vengono varati o vengono annunciati quando ci sono delle giornate importanti per la lotta sia immediata sia soprattutto futura, strategica per la liberazione delle donne. Appunto, il 25 novembre, in cui pochi giorni prima si era annunciato il disegno di legge sul consenso contro gli stupri e l’8 marzo; ricordiamoci che anche il reato di femminicidio fu annunciato addirittura il giorno stesso dell'8 marzo scorso. Quindi con un vergognoso, ipocrita, inaccettabile uso di autopropaganda. E oggi di propaganda a fini elettorali.

In questo senso la questione del rinvio dell'approvazione del disegno di legge sul consenso attuale e libero sugli atti sessuali è il frutto di queste questioni bassamente elettorali. Salvini, la Lega, che di fatto ha proposto e ottenuto questo rinvio, vuole incamerare il vantaggio che ha avuto nelle recenti elezioni regionali per avere più peso all'interno del governo.

Tornando al “reato di femminicidio”. Siamo ad una guerra di bassa intensità contro le donne che aumenta – lo mostrano anche i dati che ci fornisce l'Istat, che comunque sono parziali perché si basano su dati ufficiali, sulle denunce e non sulla realtà che spesso viene oscurata - ma la risposta del governo si limita ad essere essenzialmente punitiva, repressiva.

Certo, noi siamo perché gli uomini che assassinano le donne – i femminicidi ormai stanno diventando quasi una “normalità” a fronte di un rifiuto della donna di un rapporto, di scelta da parte delle donne di una vita diversa, lontana dal proprio marito, dal proprio partner, ecc., di ribellione a una vita fatta, spesso per anni e anni, di violenze verbali, fisiche, di subordinazione, oppressione – abbiano condanne esemplari. Perché nella maggiorparte dei casi non avviene, non è possibile un loro cambiamento; anzi vediamo che se invece non ci sono delle condanne anche dure, questi uomini dopo un po' possono liberamente circolare, possono tornare a uccidere, possono tornare a minacciare di morte le proprie mogli, le ex compagni (se prima non ci sono riusciti). Noi non siamo per una giustizia che poi diventa ingiustizia per le donne.

Ma chiaramente un intervento puramente repressivo, puramente punitivo non risolve affatto i femminicidi, non è un freno ai femminicidi.

Oltretutto questa legge interviene a posteriori su una situazione già accaduta, già con le donne uccise, morte.

Quando la legge parla dei tribunali che devono dare l'ergastolo, quando parla degli altri provvedimenti, verso i figli orfani, verso la famiglia che era intorno alla donna, tutto questo mostra che in realtà la legge non prevede alcun intervento per evitare che ci siano i femminicidi, per impedire che le donne muoiano. Sono interventi a “fatto compiuto”, che chiaramente non fanno ritornare in vita le donne, né danno un conforto ai figli o ai familiari che restano. Quindi questo aspetto non può essere un aspetto che può farci rassicurare.

A fronte del fatto che il 30% delle donne subiscono uccisioni o tentativi di uccisioni o induzione al suicidio, questa legge non oppone realmente nessun intervento preventivo.

Certo, si tratterebbe comunque di interventi sempre parziali, perché il clima e la politica generale di questo sistema sociale capitalista sempre più barbaro, sempre più marcio, in crisi, fomenta i femminicidi, aumenta la condizione di oppressione verso le donne, vuole impedire che le donne possano scegliere la propria vita. (Una brevissima parentesi: come possiamo considerare avanzata questa legge quando nello stesso tempo si sta andando verso un attacco al diritto d'aborto che vuol dire libertà di scelta delle donne?

Ci potrebbero essere degli interventi parziali, che riguarda per esempio il problema delle case per le donne che rompono i legami, il problema delle condizioni lavorative - tanto per dire, ci sono alcuni settori economici che stanno ponendo dei provvedimenti per cui le donne che minacciate di violenza devono avere un vantaggio nelle assunzioni; invece ci troviamo a dei provvedimenti da parte del governo che dà sostegni, sgravi, contributi alle aziende se le donne hanno due o meglio tre figli.

Quindi siamo in una situazione in cui tutto quello che potrebbe essere di prevenzione, di difesa della condizione delle donne, anche in termini di indipendenza economica, non è previsto, non è nella legge; anzi, ci sono delle azioni del governo che invece vanno proprio nel senso contrario, quello di confermare, riaffermare, esaltare il ruolo delle donne nella famiglia e per la nascita di più figli.

Per questo non possiamo essere d'accordo con questa legge.

Poi vedremo anche, quando diventerà legge, la questione del “consenso”, in che cosa effettivamente può servire alle donne nella battaglia contro la violenza sessuale, per la loro libertà, e in cosa invece è inutile, o peggio, in linea con una concezione che rimane conservatrice, rimane reazionaria sulla pelle delle donne.

pc 28 novembre - SI alla Patrimoniale! Un contributo

La "patrimoniale" non deve essere più un tabù ma un atto doveroso

Stefano Porcari | contropiano.org

26/11/2025

I soldi ci sarebbero, e tanti. Il problema è andare a prenderseli dove stanno e redistribuirli sulla base delle esigenze della collettività. Un obiettivo di buon senso che però incontra ostacoli feroci quando si pronuncia la parola/tabù "patrimoniale" ossia una tassazione sui grandi patrimoni.

Secondo la Banca d'Italia, la ricchezza privata in Italia nel 2022 (ultima rilevazione disponibile) era pari a 10.421 miliardi di euro, in flessione dell'1,7% rispetto all'anno precedente in termini nominali. Ma tenendo conto dell'inflazione, la perdita reale si aggrava, raggiungendo il 12,5%. Il rapporto tra ricchezza netta e reddito lordo disponibile è sceso da 8,7 a 8,1, tornando così ai livelli registrati nel lontano 2005, prima della grande crisi del 2008/2011.

In termini di composizione, il patrimonio privato è concentrato sulla proprietà immobiliare, che

giovedì 27 novembre 2025

pc 28 novembre - Mortalità palestinese sotto occupazione: Israele come principale causa di morte

Nadine Sayegh, Sari Chreiteh * | palestine-studies.org

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/11/2025

A view of al-Shifa Hospital, left empty after medical staff and patients were forced to evacuate due to intensified Israeli attacks in Gaza City, Gaza on September 25, 2025. Most of the wounded were relocated from the area over security concerns, while the ongoing siege and bombardment have brought healthcare services to a near standstill. Photo by Omar Ashtawy\ apaimages

Mentre il genocidio a Gaza è giunto a una tregua instabile, solo ora si sta valutando realmente la distruzione e il tributo in termini di vite umane, salute, benessere e infrastrutture, con stime che vanno dai 60.000 a oltre 100.000 civili uccisi e altri 30.000 dispersi, secondo un rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e del Ministero della Salute palestinese.

Per contestualizzare queste cifre e comprendere appieno la barbarie di questo tentativo di pulizia etnica, abbiamo suddiviso i dati in un bilancio giornaliero delle vittime. Ciò si traduce in una media di 90 civili uccisi ogni singolo giorno: circa 40 uomini, 20 donne e 30 bambini, secondo quanto riportato dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA). Le perdite immediate sono senza precedenti e corrispondono allo sterminio di quasi il 2% della popolazione infantile di Gaza, secondo l'UNICEF. Dati più recenti indicano cifre ancora più elevate: 115.000 morti causate da violenze traumatiche e immediate e, secondo quanto riportato da Counterpuch, "il numero minimo scientificamente plausibile di morti attribuibili al genocidio complessivo è superiore a 460.000". La perdita a lungo termine è ancora poco considerata, poiché questo assalto ha reso Israele la principale causa di morte a Gaza, uno status raggiunto non solo attraverso la violenza diretta, ma anche orchestrando una crisi sanitaria a lungo termine volta a minare la sopravvivenza delle generazioni future. Danni senza precedenti alle case, alle infrastrutture, alla salute e al benessere, alla contaminazione del suolo e dell'acqua, hanno posto le basi per una drammatica e prolungata continuazione del genocidio in Palestina.

In tutta Gaza, circa 436.000 case sono state distrutte, circa il 92% di tutte le strutture abitative, lasciando 2,1 milioni di persone sfollate, circa il 95% della popolazione senza un luogo dove tornare. L'assalto ha sistematicamente preso di mira le fondamenta della vita civile: 518 scuole sono state danneggiate o

pc 27 settembre - La resistenza non si processa – Il 28 novembre presidio a L’Aquila

Dopo la farsesca udienza del 21, con il colpo di scena di Israele che testimoniava da remoto, fuori dall’Italia e in assenza di un pubblico ufficiale italiano che ne certificasse l’identità, il 28 novembre sarà ascoltato il teste della difesa, Professor Francesco Chiodelli, docente di geografia economico-politica all’Università di Torino, che riferirà sulla reale natura e caratteristiche della colonia di Avnei Hefetz. Nell’udienza del 21, infatti, lo Stato occupante non è riuscito a negare la presenza di una base militare in questo insediamento e a smentire le parole di Anan nella dichiarazione spontanea contestuale: “Avnei Hefetz non è solo una postazione militare. Dentro c’è la stanza delle operazioni speciali”, ossia la sala in cui vengono decise, organizzate e gestite le operazioni di eliminazione dei resistenti palestinesi. Dentro la città di Ṭūlkarm gli agenti coordinati da Avnei Hefetz si aggirano in borghese ogni giorno per individuare i loro bersagli e colpirli. Il martire Amir Abu Khadijeh è stato ucciso con un colpo alla testa da questi agenti in borghese il 23 marzo 2023, e quella è stata solo una delle loro “operazioni speciali” più famose.

Non solo, Anan aveva anche chiesto che in aula non apparisse la bandiera di Israele, così come all’udienza del 31 è stato imposto di non mostrare quella palestinese.

Ma con la scusa di non ben precisati “motivi di urgenza”, la rappresentante di Israele ha potuto testimoniare da remoto da un’ambasciata israeliana in Francia, e tutti e tutte in aula hanno dovuto vedere la bandiera israeliana svettare dietro le

pc 27 novembre - SUI FATTI A CORTEO DEL 25 NOVEMBRE A BERGAMO

E' successo al corteo del 25 novembre di Bergamo: la delazione alla Digos contro le compagne in procinto di fare un’azione…, da parte di appartenenti al centro sociale Paci Paciana, con un primo vivo confronto in piazza a fine corteo che ha portato altri del centro sociale a giustificare pietosamente o, senza riuscirci, a negare quanto avvenuto. Il gravissimo fatto ha portato ad una denuncia e presa di posizione collettiva delle realtà provinciali con una prima condivisione del seguente comunicato diffuso a partire dai social.

 25 NOVEMBRE A BERGAMO: CSA PACÌ PACIANA AL SERVIZIO DELLA DIGOS

È proprio arrivato il momento di metterlo su instagram perchè sembra che sia l’unico linguaggio che il Pacì Paciana comprende.

Ieri, corteo del 25 novembre contro la violenza di genere , il Pacì Paciana ha deciso di mettere alla guida del furgone del corteo un uomo che un mese fa é stato accusato pubblicamente di molestie e prevaricazioni. Ci sembra evidente l’ipocrisia e la violenza di questa azione.

Durante il corteo, poi, il centro sociale “antagonista” ha deciso di essere talmente antagonista alle forze dell’ordine che ha comunicato alla digos che alcun3 compagn3 (non loro compagn3, evidentemente) avrebbero fatto un’azione e in quale luogo l’avrebbero fatta. Cosi’ facendo hanno ovviamente messo a rischio le compagne che sono poi state pedinate dalla digos per tutto il corteo.

Siamo stanche e non accetteremo più che venga considerato come un collettivo compagno e transfemminista. Non lo è, mette a rischio tutte noi alla prima occasione. Prevediamo che la loro risposta sarà un lungo comunicato in cui ci accuseranno di essere violente, come hanno fatto ieri in piazza. Questo perché alcun3 compagn3 hanno reagito e si sono ribellat3, cercando di togliere i telefoni con cui il Pacì Paciana le stavano filmando. Rivendichiamo la legittimità delle nostre risposte alle loro azioni infami. Perchè una regola abbiamo: non parlare con gli sbirri e con i fasci. E l’azione di andare dalla digos a infamare delle attiviste che lottano non si addice a un centro sociale che si definisce “antagonista, antifascista e intersezionale”. Queste azioni parlano chiaro e é chiaro che scendere in piazza con loro non é sicuro per nessun3. É chiaro che non c’é più margine di dialogo.

E, soprattutto, “sorella io ti credo” finchè non è accusato il nostro amico che lasciamo che guidi il camion del corteo del 25 novembre.

pc 27 novembre - Un saluto militante a Michele Gatta, il compagno operaio, comunista, che ci ha lasciato


A Ravenna il nostro sindacato e il nostro circolo hanno perso l'operaio comunista Michele Gatta. 

A Ravenna Michele aveva aderito al nostro Partito e si era iscritto allo Slai Cobas, era un operaio attivo nell'organizzare, nel parlare, si era ribellato ai padroni e ai sindacati confederali che per questo gli avevano fatto cambiare reparto in questa fabbrica per punirlo, per rappresaglia nei confronti di una scelta che poteva mettere in discussione lo status quo in fabbrica, cioè il comando padronale e il collaborazionismo dei sindacati confederali, in una fabbrica chimica dove gli operai dipendenti comunque hanno condizioni salariali migliori. Ma Michele ha voluto ribellarsi a questo e la sua coscienza di operaio comunista ha rafforzato le sue convinzioni.

Michele era un operaio venuto dalla Puglia per entrare all'Enichem di Ravenna, suo padre già vi lavorava all'interno come metalmeccanico con le ditte. È una famiglia comunista, la sua, cresciuta nel partito, nel sindacato di Di Vittorio ma da essi si era staccato quando ormai il divorzio tra PCI e CGIL con la classe operaia era affermato e lui non aveva alcuna intenzione di abiurare le sue idee. Ha cercato altre strade e in questa ricerca ha incontrato proletari comunisti e lo Slai Cobas per il sindacato di classe negli anni '90. Da allora quella scelta si è trasformata in militanza politica e sindacale, ha contribuito nel lavoro di organizzazione.

Michele era un operaio generoso, altruista, sempre pronto a soluzioni pratiche. 

Michele era un operaio attivo nella lotta a livello locale e nazionale per la sicurezza sul lavoro, nelle lotte antifasciste, nelle campagne internazionaliste.

Il suo attivismo ed il legame con la nostra organizzazione si erano interrotti comunque già da prima che gli avessero diagnosticato quella malattia terribile del cancro che lo ha portato alla morte.

Ha lottato fino alla fine con spirito forte, senza mai abbattersi. 

Ha chiesto di fare il suo ultimo viaggio avvolto in una grande bandiera rossa, un grande drappo rosso su cui il suo fraterno amico, un operaio di Manfredonia come lui, ha pensato di aggiungere una kufia.

Questo dolore per la sua scomparsa oggi sono lacrime ma che ci daranno la forza ideologica per continuare a lottare, per trasformare in avanguardie comuniste gli operai ribelli costruendo il Partito comunista di tipo nuovo, lo strumento politico a cui il compagno Michele Gatta ha dedicato buona parte della sua breve vita.

Buon viaggio, compagno

pc 27 novembre - ORE 12 Controinformazione rossoperaia - Sui due atti in parlamento per le donne... non è certo quello che serve alle donne

pc 27 novembre - PALESTINA: OLTRE 100.000 I MORTI PER MANO DEL NAZISIONISMO DI ISRAELE

Il nazisionismo israeliano sostenuto da tutti i paesi imperialisti, soprattutto dagli Stati Uniti del fascioimperialista Trump, ha già fatto oltre 100.000 morti secondo uno studio dell'Istituto tedesco Max Planck Institute for Demographic Research

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La nuova ricerca: «100mila uccisi»

Terra rimossa Sono almeno 100mila i palestinesi di Gaza uccisi dall’offensiva israeliana

Truppe israeliano dispiegate nella Striscia di Gaza foto Ap/Ariel Schalit

Truppe israeliano dispiegate nella Striscia di Gaza – foto Ap/Ariel Schalit

Sono almeno 100mila i palestinesi di Gaza uccisi dall’offensiva israeliana: la stima l’ha fornita martedì il Max Planck Institute for Demographic Research, centro di ricerca tedesco tra i più noti al mondo, finanziato dal governo di Berlino.

Secondo il Mpidr, il bilancio dal 7 ottobre 2023 supera di almeno 30mila morti quello ufficiale del ministero della salute di Gaza che a oggi ha potuto identificare 69.733 vittime (che non tengono conto dei dispersi, stimati in almeno 7mila, e le morti indirette, per fame e malattia).

L’aspettativa di vita, aggiunge il Mpidr, è crollata del 44% nel 2023 (meno 34,4 anni) e del 47% nel 2024 (meno 36,4). (dal manifesto di oggi)

pc 27 novembre - Palermo: Lezioni sul Capitale di Marx

 

mercoledì 26 novembre 2025

pc 26 novembre - La legge di Bilancio non mette soldi per il lavoro ma mette più di 10 miliardi per le armi - Anche il Mimit diventa "ministero per la guerra"


Da Sole 24 Ore
- Occhi puntati su Leonardo, alla difesa destinato il 41% dei fondi industriali del Mimit

Pari a circa 10,3 miliardi di euro per il triennio 2026-2028. Salgono anche gli altri titoli europei del comparto sulle rinnovate tensioni in Ucraina con il piano di pace che difficilmente troverà attuazione nel breve termine

Il titolo della società guidata da Roberto Cingolani torna a salire dopo aver perso più dell’8% negli ultimi dieci giorni. Da inizio anno il titolo ha comunque messo a segno un guadagno di oltre il 76%.

La Legge di Bilancio in discussione nel triennio 2026-2028 la difesa assorbirà il 40,9% del budget, pari a circa 10,3 miliardi di euro sui 25,1 miliardi totali. Le risorse finanzieranno programmi

pc 26 novembre - Prima valutazione del contratto metalmeccanico


Il contratto dei metalmeccanici è stato firmato nei giorni scorsi con reciproca soddisfazione dei padroni e dei sindacati confederali firmatari del contratto. Quando padroni e sindacati sono entrambi contenti, gli operai sanno che chi non sarà contento sono loro. Sanno che i risultati di questo contratto sono inadeguati rispetto non solo a ciò che serve ai lavoratori e ciò che i lavoratori avevano e hanno il diritto di pretendere dai padroni, ma anche rispetto alle stesse richieste sindacali che erano state avanzate nella piattaforma.

Da sempre le piattaforme sindacali dei contratti negli ultimi anni sono inadeguate alla tutela del salario, dell'orario di lavoro, dei diritti. Da sempre le piattaforme presentate per i contratti negli ultimi anni non hanno garantito né i salari, né la continuità lavorativa, né contrasto l'avanzamento dell'intensificazione dello sfruttamento, della flessibilità, della riduzione dei diritti dei lavoratori, dell'attacco a salute e sicurezza. Sono stati contratti a perdere e sulla base di questo che oggi esiste una diffusa disaffezione rispetto all'organizzazione sindacale sui posti di lavoro e anche agli scioperi nelle fabbriche per difendere i propri diritti e realizzare nuove conquiste.

Se partiamo da questa premessa generale, si può dire che in questo contratto non c'è nulla di nuovo. L'aumento salariale è al di sotto dell'effettivo aumento del costo della vita e tutta questa storia dei riferimenti percentuali di cui parla il contratto lasciano il tempo che trovano. Tutti sanno e tutti vediamo che il salario degli operai è diminuito in forma assoluta e relativa rispetto al costo della vita e ai bisogni degli operai e delle loro famiglie.

Tutti sappiamo che sotto 300-500 Euro di aumenti, i lavoratori e gli operai sono sempre in perdita sul piano del salario. Tutti sappiamo che è avanzato un processo di intensificazione e di sfruttamento, di libertà di licenziamento, di estensione della cassa integrazione, di precarietà, cambi di contratto e

pc 26 novembre - Per lo sciopero generale del 28 novembre