sabato 11 gennaio 2014

pc 11 gennaio - il Partito comunista maoista turco ha tenuto il suo congresso

Dichiarazione in occasione del 3° Congresso del Partito Comunista Maoista Turchia-Nord Kurdistan (MKP)

Compagne e compagni, operai, proletari di tutto il mondo,

Con gioia annunciamo che il nostro partito, il Partito comunista maoista (MKP) nonostante attacchi, arresti e repressioni ha tenuto con successo il suo terzo 3° Congresso. Il nostro terzo Congresso del partito, con la linea guida del marxismo-leninismo-maoismo, è un passo modesto ma importante nella lotta rivoluzionaria mondiale. Ma è anche allo stesso tempo una vittoria importante per la lotta rivoluzionaria nel nostro paese. Le decisioni e lo sviluppo del nostro 3° Congresso ne sono la prova.

Sappiamo anche che ci saranno alcuni che disprezzeranno questa evoluzione del nostro partito. Ma noi stiamo procedendo con la determinazione di continuare a svilupparci nella lotta rivoluzionaria. Noi salutiamo il terzo Congresso del nostro Partito. Salutiamo il proletariato internazionale, i lavoratori e i popoli oppressi. Salutiamo la lotta a livello mondiale per la rivoluzione e il comunismo.

Compagne e compagni, operai, proletari,

Oggi come nel passato la lotta tra le classi è acuta e crudele. Questa crudeltà è il prodotto delle contraddizioni antagonistiche tra le classi. Le affermazioni come per esempio: "Le contraddizioni tra le classi sono risolte" si sono rivelate una menzogna. Le minacce di guerra stanno nel carattere del nemico di classe, e sono il suo principio. Sottovalutare il nemico significa dimenticare il nemico e rinunciare alla lotta attiva. Non combattere significa fuggire dal campo di battaglia. Proprio questi due atteggiamenti sono in contrasto con lo spirito del terzo Congresso del MKP. Il MKP agisce secondo principi rivoluzionari e lo slogan "il potere politico nasce dalla canna del fucile" è confermato nella sua teoria e nella sua pratica.

Il nostro partito con il Manifesto del 1972 ha preso il suo posto in questa lotta in prima linea. Ieri come oggi noi combattiamo per seppellire l'imperialismo, tutti i suoi scagnozzi e ogni dominio fascista nell'ombra della storia. Ieri come oggi siamo determinati e non abbiamo ripensamenti! Procediamo sulla strada rivoluzionaria verso il comunismo. Noi, i proletari rivoluzionari siamo guidati esclusivamente ed unicamente dalla teoria marxista-leninista-maoista e dal suo spirito vitale: l'"analisi concreta delle condizioni concrete".

Compagne e compagni, operai, proletari,

Il nemico principale dei popoli e delle nazioni oppresse, in primo luogo l' imperialismo degli Stati Uniti e i briganti imperialisti organizzati in blocchi, annegano il proletariato mondiale, le nazioni oppresse e l'umanità nel sangue. La lotta per il potere tra gli imperialisti ha come conseguenza che centinaia di migliaia di persone soffrono la fame o muoiono ogni giorno. I poteri nazionali che sono al guinzaglio degli imperialisti si sono assunti il compito di portare avanti lo sfruttamento dei loro padroni. Gli oppressi sono quotidianamente esposti alla morte, alla tortura, allo sfruttamento degli imperialisti.

A causa di questo fatto i manutengoli fascisti degli imperialisti possono essere e saranno sconfitti solo con la lotta rivoluzionaria. Lottiamo contro questa oppressione con la guerra popolare socialista. Noi organizziamo la rivoluzione mondiale, di cui è parte anche la rivoluzione in Turchia-Nord Kurdistan, attaccando i punti deboli dell'imperialismo.

Nella lotta di classe per il comunismo il nostro partito è stato ed è deciso perciò ad incrementare la lotta rivoluzionaria. Il nostro partito acquisisce significato solo se diventa un'arma strategica nelle mani del proletariato rivoluzionario e dei lavoratori in lotta. La contraddizione tra le classi il nostro partito può risolverla solo con la lotta rivoluzionaria a favore del proletariato e dei lavoratori. Il terzo Congresso del nostro partito è in questo senso un passo scientifico rivoluzionario in riferimento al raggiungimento degli obiettivi di cui sopra. Il terzo Congresso del nostro partito è anche una bandiera della resistenza rivoluzionaria contro la classe dominante, il governo turco e di chi lo tiene in pugno. Il nostro terzo Congresso è una risposta rivoluzionaria alla liquidazione riformista promossa dal governo dell'AKP.

Il nostro partito, che è stato fondato da Ibrahim Kapakkaya e dalle sue compagne e compagni 42 anni fa, si è consolidato all'interno delle classi in Turchia e del Nord Kurdistan e ha preso il suo posto nella lotta. Il terzo Congresso del nostro Partito si distingue per la sua storia e il suo patrimonio e vede perciò come un dovere rivoluzionario quello di continuare a sviluppare questo orientamento comunista.

In questo senso, il nostro partito, definisce come capitalista il sistema sociale determinato dalla borghesia monopolistico compradora esistente in Turchia-Nord Kurdistan con gli attuali sviluppi. Partendo da questa analisi socio-economica, è cambiata nel programma del partito il tipo di rivoluzione, di strategia, ed altri punti fondamentali.

Il nostro partito, dopo 42 anni di lotta, nel suo terzo Congresso ha cambiato radicalmente il suo Programma rimanendo fedele alla sua ideologia MLM in termini di strategia e tattica.

I cambiamenti nel Programma determinati dal nostro terzo Congresso non significano mettere in dubbio la correttezza ideologico-politico di Ibrahim Kaypakkaya o del compagno Mao Tse-Tung. Non si tratta di cambiamenti che vanno contro questi fatti. Al contrario, viene applicata l'"analisi concreta delle condizioni oggettive" al momento attuale.

Il terzo Congresso del nostro Partito non si è arreso alla pressione regressiva o al dubbio. Il terzo Congresso non si è sottratto alla responsabilità di sviluppare ulteriormente la lotta per il comunismo perché esso si rivolge alla obbiettiva correttezza scientifica. In questo senso, cercheremo qui di seguito di riassumere con alcuni punti le decisioni prese.

Il terzo Congresso del nostro partito definisce le condizioni socio-economiche in Turchia come capitalistiche. Di conseguenza, il tipo di rivoluzione è una rivoluzione socialista proletaria. Di conseguenza, la strategia della rivoluzione è la guerra popolare socialista. Il nostro terzo Congresso ha anche deciso che la lotta armata mantiene sempre ancora la sua validità. Accanto alle unità della guerriglia dell'Esercito di Liberazione del Popolo - Halk Kurtulus Ordusu (HKO) c'e l'altro braccio armato del partito: le forze popolari partigiane - Partizan Halk Gücleri (PHG) nelle città. Con lo slogan "Donne al potere, donne alla direzione" il nostro partito ha fatto nella questione femminile un passo avanti positivo. Nella rinnovata valutazione dell'Isci Partisi - Partito dei Lavoratori (IP), il nostro Congresso, in seguito ai fatti oggettivi, è arrivato alla conclusione che l'IP, a causa del suo orientamento fascista-kemalista, è un partito che rappresenta la classe dominante controrivoluzionaria, ergo è un partito fascista. Nel campo dei diritti all'interno del partito, il nostro terzo Congresso ha preso molte decisioni (queste si possono vedere nell'opuscolo del 3° Congresso). La definizione “Ufficio Estero” - Yurt Disi (YD) è stata considerata sbagliata e perciò cambiata in Comitato Europa - Avrupa Komitesi (o, a seconda del paese o continente altro nome). La definizione di RIM - Revolutionary International [sic! Ndt] Movement è sbagliata secondo il parere del nostro partito. Il termine Movimento Comunista Internazionale (MCI) - Komunist Enternasyonalist Hareket (KEH) [In turco si può leggere internazionalista. Ndt] sarebbe secondo il nostro 3° Congresso più appropriato.

Siamo onorati di informare il pubblico circa il nostro terzo Congresso del Partito. Ancora una volta salutiamo con piena gioia tutte le lotte rivoluzionarie in tutto il mondo.

pc 11 gennaio - Dal partito comunista delle Filippine

Il partito è orgoglioso di aver guidato una delle più importanti rivoluzioni armate di tutto il mondo per la liberazione nazionale e sociale in un periodo di ritirata strategica per il movimento comunista internazionale … Le condizioni perché la rivoluzione filippina avanzi sono più che mai migliori.

MESSAGGIO PER IL 45° ANNIVERSARIO
DEL PARTITO COMUNISTA DELLE FILIPPINE
Comitato Centrale PCF
26 dicembre 2013

In occasione del 45° anniversario della ricostituzione del Partito Comunista delle Filippine sulla base teorica del marxismo-leninismo-maoismo, celebriamo le vittorie accumulate e recenti del Partito e del popolo filippino nella rivoluzione di nuova democrazia contro il sistema dominante dei grandi compradores e latifondisti servili verso l'imperialismo USA.

Siamo decisi a far avanzare la rivoluzione di nuova democrazia sulla base della nostra forza ideologica, politica e organizzativa, a superare i nostri errori e mancanze, stabilire i nostri compiti e portarli avanti, al fine di realizzare maggiori vittorie nella lotta rivoluzionaria.

La crisi del sistema capitalista mondiale continua a protrarsi e peggiorare. Di conseguenza, la crisi cronica del sistema dominante interno continua ad approfondirsi e aggravarsi. Le condizioni di crisi infliggono sofferenze intollerabili al popolo e lo portano ad intraprendere tutte le forme di resistenza.
In linea con il disegno degli Stati Uniti, Oplan Bayanihan mira a distruggere il movimento rivoluzionario o a ridurlo a inconseguenza, combinando l'escalation di campagne militari brutali di soppressione e il travisamento del regime Aquino come la pietra di paragone del buon governo, crescita economica e erogatore di donazioni per i più poveri, soprattutto nei fronti di guerriglia.

Ma a questo punto, il triste fallimento di Oplan Bayanihan è crudamente chiaro. La guerra popolare continua a guadagnare terreno e crescere in forza. Le forze rivoluzionarie e il popolo sono ottimisti sul fatto che con il duro lavoro e la lotta implacabile, si possono avanzare ancor più dalla difensiva strategica all'equilibrio strategico.

Il regime Aquino è smascherato e condannato dal popolo perché serve gli interessi delle classi sfruttatrici a cui appartiene, perché asservito agli imperialisti degli Stati Uniti, per il peggioramento del carattere sottosviluppato dell'economia e per essere corrotto, avendo rubato fondi pubblici e prendendo tangenti da un grande business.

Gli imperialisti statunitensi e le classi sfruttatrici locali pensavano che il regime Aquino potesse contenere il movimento rivoluzionario, armonizzare le forze reazionarie rivali e stabilizzare il sistema dominante. Ma ha aggravato la crisi socio-economica e politica e sta spingendo le popolazioni a sollevarsi. La richiesta per l'estromissione o le dimissioni del regime Aquino è diventata ampia e nitida.

I. La crisi globale si protrae e genera guerra

Le potenze imperialiste guidate dagli Stati Uniti sono fissate nel perpetuare la politica economica neoliberista. Si aggrappano al dogma che la massimizzazione del profitto privato e l'accumulo accelerato e concentrazione del capitale nelle mani della borghesia monopolistica e la sua oligarchia finanziaria attraverso la riduzione del livello salariale, la liberalizzazione degli investimenti, del commercio e della finanza, la privatizzazione delle attività dello stato, la deregolamentazione degli obblighi sociali e ambientali e la denazionalizzazione dei paesi sottosviluppati sono la via per la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e la soddisfazione sociale.

Essi oscurano il fatto che il sistema capitalista di massimizzazione dei profitti privati, riducendo al minimo il fondo salari non può che comportare la crisi di sovrapproduzione nell'economia reale e che l'uso di credito, derivati e bolle finanziarie cui ancorare l'economia e fornire profitti ancora maggiori per la borghesia monopolistica in cicli di boom e scoppi [di crisi] ha dei limiti. In mezzo alla stagnazione economica, le popolazioni negli Stati Uniti e in altri paesi imperialisti sono indignate per la disuguaglianza dei redditi tra la parte superiore del 5% e il resto della società e per il peggioramento delle condizioni di povertà a causa della disoccupazione, senzatetto e impennata dei costi dei beni di base e servizi.

Dal momento che la crisi finanziaria del 2008 ha avuto inizio, non c'è stata alcuna tregua nella crisi e il deterioramento del sistema capitalistico mondiale, nonostante i rimbalzi sporadiche nei mercati finanziari. La depressione globale persiste e la maggior parte delle vittime sono i popoli del terzo mondo. Le potenze imperialiste non hanno trovato alcuna soluzione alla crisi, anzi l'hanno aggravata con il salvataggio della grande borghesia con denaro pubblico e proteggendo le attività delle grandi banche e le corporazioni e spostando ulteriormente il peso della crisi sui lavoratori e i paesi sottosviluppati attraverso misure di austerità.

Le ricorrenti crisi economiche e finanziarie, e il loro peggioramento, causate dalla politica economica neoliberista ha profondamente minato e indebolito gli Stati Uniti per decenni. La sua base manifatturiera si è contratta a seguito dell'esternalizzazione della produzione di molti tipi di beni di consumo in Cina e poche altre cosiddette economie emergenti, mentre si è concentrata sulla produzione di beni di grandi dimensioni (come le telecomunicazioni, aeromobili e armi ad alta tecnologia), ampliando il settore dei servizi e finanziarizzando l'economia statunitense.
La crisi degli Stati Uniti e dell'economia capitalista mondiale ha assunto la forma cospicua della crisi del debito pubblico che sovrasta i problemi di fondo del debito delle aziende e le centinaia di trilioni di derivati finanziari. La base imponibile degli stati imperialisti è stata minata dalla stagnazione economica, l'aumento della disoccupazione, i continui enormi tagli fiscali per le imprese multinazionali e i ricchi, dalla corruzione burocratica e dall'alta spesa militare.

Nel futile tentativo di risolvere la crisi del debito pubblico e l'aumento dei disavanzi pubblici, gli stati imperialisti scaricano il peso della crisi sul popolo. Il governo federale degli Stati Uniti si impegna nel cosiddetto quantitative easing o stampa di denaro, mentre gli stati locali adottare in grande misure di austerità. L'Unione europea impone misure di austerità sui suoi stati membri, specialmente quelli già apertamente in bancarotta, come la Grecia, la Spagna e il Portogallo. L'austerità comporta la riduzione dei salari e delle pensioni, dei servizi sociali e dell'occupazione nel settore pubblico.
Gli Stati Uniti guidano le potenze imperialiste nella presunzione che la produzione militare possa essere uno stimolante dell'economia, intensificando in realtà tale produzione, dispiegando forze militari all'estero e lanciando guerre di aggressione. Gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO apertamente condividono la posizione che il mantenimento della superiorità militare è necessario per promuovere e proteggere gli investimenti esteri. Allo stesso tempo, i servizi sociali (come l'istruzione, la sanità e gli alloggi sociali) sono inesorabilmente tagliati.

Per nascondere la realtà della depressione economica e farla apparire come una semplice recessione anche se ripetuta, gli stati imperialisti iniettano fondi pubblici nel settore finanziario ogni sei mesi in modo da creare l'illusione del recupero. La borghesia monopolistica e le sue élite finanziarie coprono le proprie responsabilità per la crisi attraverso i partiti politici dominanti, i mass media, le scuole e le chiese. Lasciano scorrere queste correnti reazionarie come lo sciovinismo, il razzismo, il fanatismo religioso, la politica anti-immigrati, l'anti-comunismo, il fascismo e l'atteggiamento guerrafondaio per impedire ai popoli di riconoscere le radici capitalistiche della crisi e la necessità di una lotta di classe rivoluzionaria.
Tuttavia, la classe operaia e altri settori nei paesi imperialisti stanno resistendo al crescente livello di sfruttamento e di oppressione, nonostante i tentativi della grande borghesia di confonderli e intrappolarli nella lotta elettorale tra gli aperti reazionari e i riformisti. I lavoratori stanno lanciando scioperi e proteste di massa, insieme con i giovani, donne, anziani, migranti e rifugiati. Quanto più grave è la crisi, tanto più militanti sono le azioni di massa. Le condizioni sono mature per lo sviluppo del partito rivoluzionario del proletariato e delle organizzazioni di massa progressiste in vari settori.

Le potenze imperialiste cercano sempre di superare le contraddizioni tra di esse unendosi contro i paesi e i popoli del terzo mondo, spostando l'onere della crisi su di essi attraverso l'intensificato sfruttamento, gli investimenti privilegiati, il commercio ineguale, imposizione di valuta estera, un più pesante fardello del debito e il saccheggio accelerato delle risorse naturali e la distruzione dell'ambiente. L'imperialismo moderno è sempre stato su scala globale. Ma nell'ambito della politica neoliberista, la spinta principale della globalizzazione imperialista è la denazionalizzazione delle economie del terzo mondo in violazione della sovranità nazionale, del patrimonio nazionale e della legittima aspirazione per lo sviluppo industriale nazionale.

I popoli di Asia, Africa, America latina e nei paesi socialmente arretrati dell'Europa orientale e delle repubbliche della Russia stanno resistendo all'escalation di sfruttamento e di oppressione. I disordini sociali e le turbolenze politiche stanno soffiando duramente su interi continenti del mondo. Le grandi masse popolari stanno portando avanti proteste di massa su una scala senza precedenti. In un numero significativo di paesi, partiti rivoluzionari del proletariato stanno conducendo la guerra popolare di liberazione nazionale e sociale, come nelle Filippine, India, Bangladesh, Turchia, Nord Kurdistan, Colombia, Perù e altrove.
Le condizioni sono mature per la nascita della guerra popolare in altri paesi mentre la crisi si protrae e peggiora. I partiti rivoluzionari del proletariato e i popoli possono sperare di completare la lotta per la liberazione nazionale e la democrazia e poi procedere verso la rivoluzione socialista, solo se schiacciano la macchina burocratica e militare dello Stato reazionario. Molto istruttivo per tutti i rivoluzionari è il modo in cui gli accordi di pace sono stati utilizzati per frustrare la rivoluzione sociale in Nicaragua, El Salvador, Nepal e Tamil Eelam.

Alcuni Stati del terzo mondo, come la Repubblica popolare democratica di Corea, Cuba, Venezuela, Siria e Iran hanno affermato la loro indipendenza nazionale e sono rimasti fermi contro le minacce, provocazioni e le sanzioni imposte dagli imperialisti guidati dagli Stati Uniti. In misura diversa, hanno imparato le lezioni dall'esperienza triste degli stati, che in un primo momento resistono ai dettami imperialisti e poi si compromettono con gli imperialisti ed espongono le proprie vulnerabilità per eventuali sovversione e aggressione.

Gli Stati Uniti e la NATO hanno installato regimi fantoccio e conquistato basi militari e bottino economico nei paesi dove hanno scatenato guerre di aggressione o sono impegnati in un intervento militare. Ma i popoli del posto continuano a resistere. I conflitti armati continuano in Iraq, Afghanistan, parti del Pakistan e Libia. I Balcani restano una polveriera. Le cosiddette primavere arabe in Tunisia e in Egitto sono riuscite a rovesciare dittatori come Zine el Abadine Ben Ali e Hosni Mubarak e ha portato all'ascesa dei salafiti e dei Fratelli Musulmani. Gli Stati Uniti hanno dovuto installare di nuovo una cricca al potere militare pro-USA in Egitto al fine di compiacere Israele e la borghesia militare egiziana allevata dagli Stati Uniti dopo la svendita di Camp David del presidente egiziano Anwar Sadat nel 1977.

Gli Stati Uniti e la NATO hanno intrapreso la campagna di bombardamenti che disintegrò la struttura di difesa del regime di Gheddafi e hanno permesso alle milizie anti-Gheddafi di rovesciarlo. Ancora una volta con la collaborazione di Israele, Turchia, Arabia Saudita e Qatar, hanno istigato e forniti milizie per combattere il regime di Assad in Siria e tramato per scatenare attacchi aerei contro di essa sulla falsa affermazione che si stanno usando armi chimiche. Essi hanno inoltre calcolato che il cambiamento di regime in Siria aprirebbe la strada per un attacco all'Iran.

Ma, la Russia e la Cina hanno usato il loro potere di veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per bloccare i bombardamenti USA-NATO e per dare modo alla diplomazia di lavorare ad un accordo per quanto riguarda l'eliminazione dei depositi chimici della Siria e sia la desistenza USA-NATO dal bombardare la Siria. inoltre, la Russia e la Cina hanno spinto verso un accordo affinché l'Iran riduca il suo arricchimento dell'uranio al livello del 5% ai fini della produzione di energia in cambio della riduzione delle sanzioni economiche da parte delle potenze imperialiste. Come nei casi precedenti, gli accordi possono impedire per un po' che gli Stati Uniti e la NATO bombardino uno stato nemico. Ma poi, possono affermare che c'è stata una mancata osservanza di tali accordi o utilizzare altri pretesti per giustificare l'aggressione a tempo debito.

L'aggravarsi della crisi del sistema capitalista mondiale alimenta la contraddizione tra le potenze imperialiste non importa quanto duramente lavorino per cercare di rattoppare le loro differenze e unirsi contro i paesi del terzo mondo e la classe operaia. Da quando la Cina e la Russia sono diventate apertamente capitaliste e si sono unite alle file dei principali stati capitalisti, lo spazio per il reciproco accomodamento tra le potenze imperialiste si è strategicamente contratto.

Avendo ereditato dal loro background socialista una tradizione di affermazione di sovranità nazionale, un notevole grado di industrializzazione, un alto livello della scienza e della tecnologia e le armi nucleari, la Cina e la Russia sono nuovi membri forti che entrano nel circolo delle potenze imperialiste. Non sono fatti per seguire i dettami degli Stati Uniti, senza resistenza o intrappolamento. Così, le contraddizioni inter-imperialiste stanno crescendo su un'ampia gamma di questioni: investimenti, commercio, finanza, sicurezza, spionaggio e l'ambiente.

Cina e Russia sono i principali membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, dell'OMC e del Gruppo dei 20. E sono inoltre i sostenitori dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), un blocco economico con una gamma completa di prodotti e un mercato enorme. Essi sono anche sostenitori della Shanghai Cooperation Organization (SCO), un accordo di sicurezza che conta molta più popolazione e terra della NATO. La SCO è sorta come contrappeso agli Stati Uniti e alla NATO, in particolare in Asia, a causa della illimitata arroganza e aggressività degli Stati Uniti dopo aver ottenuto il sostegno per la sua cosiddetta guerra al terrore.
Durante e dopo gli anni 1989 e 1991, quando i regimi revisionisti hanno apertamente abbracciato il capitalismo e procedevano a tutta velocità per legalizzare il bottino burocratico e privatizzare beni dello Stato, gli imperialisti e i seguaci del loro campo hanno proclamato la morte del socialismo. Non potevano immaginare come la Cina e la Russia come nuove potenze capitaliste avrebbero esacerbato le contraddizioni inter-imperialiste, peggiorato la crisi del capitalismo globale e involontariamente portato alla rinascita dei movimenti anti-imperialisti e socialisti nel lungo periodo.

Anche se ancora bloccato in un certo numero di pantani politico-militari creati da essi stessi nell'Asia occidentale, Africa, Asia centrale e Asia meridionale e mentre ancora affronta potenziali conflitti armati altrove, gli Stati Uniti stanno concentrandosi in Asia, in maniera malaccorta per affrontare e contenere la Cina. Si stanno riequilibrando dispiegando il 50% di tutte le proprie forze militari e il 60% delle sue forze navali nella regione Asia-Pacifico. Stanno usando il rafforzamento militare in combinazione con l'Accordo di Partenariato TransPacifico (Trans Pacific Partnership Agreement - che al momento esclude la Cina) per convincere la Cina a privatizzare completamente le sue rimanenti imprese statali e per dare modo al cosiddetto movimento per la democrazia, che richiede la concorrenza multipartitica nelle elezioni dal livello locale fino a quello nazionale e mettere fine al ruolo privilegiato del partito pseudo-comunista, che è in realtà un partito borghese autoritario.

Gli Stati Uniti stanno anche approfittando delle controversie tra la Cina e i paesi del Sudest asiatico su porzioni del Mar della Cina così come quella tra Cina e Giappone sopra l'isola Diaoyu nel Mar Cinese orientale. Le Kalayaan o Spratly e altri isolotti, scogli e banchi di proprietà delle Filippine sono chiaramente nella zona esclusiva di 200 miglia come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, firmata dalla Cina e dalle Filippine. Ma nel caso delle isole Diaoyu, queste appartengono alla Cina, perché sono molto più vicine alla Cina rispetto al Giappone e, soprattutto, perché il Giappone ha ufficialmente riconosciuto la proprietà cinese di queste isole nel 1885 e le ha annesse come bottino di guerra nel 1895, dopo la sconfitta della Cina nella prima guerra sino-giapponese del 1894-1895. Gli Stati Uniti prendono ingiustamente le parti del Giappone, se non altro per pescare nel torbido, e si è unito con il Giappone nella sfida all'estensione cinese della sua zona di identificazione della difesa aerea sulle isole Diaoyu.

Il fatto che gli Stati Uniti abbiano fatto dell'Asia orientale il proprio centro significa l'ulteriore trasgressione della sovranità nazionale e integrità territoriale delle Filippine. Ciò prevede l'ulteriore radicamento delle forze militari statunitensi nelle Filippine e il ripristino definitivo delle basi militari statunitensi. Gli Stati Uniti si stanno già preparando per il ritorno delle basi militari USA attraverso la creazione di stazioni avanzate all'interno e all'esterno dei campi militari dell'esercito fantoccio filippino, di unità militari di rotazione sempre più grandi, aumentando la frequenza del viavai di aerei e navi da guerra e perfino sviluppando l'interoperabilità con le truppe fantoccio e la mobilitazione di truppe di supporto.
Siamo in grado di anticipare il crescente coinvolgimento e la partecipazione delle forze militari statunitensi nella controrivoluzione armata contro il movimento rivoluzionario del popolo filippino. L'attuale livello di intervento militare degli Stati Uniti negli affari delle Filippine è la preparazione di una vera e propria aggressione militare diretta. Questo fa il paio con lo schema strategico degli Stati Uniti che vogliono una base sicura nelle Filippine per intraprendere azioni militari e manovre contro la Cina e gli altri paesi della regione. La strategia degli Stati Uniti considera le Filippine come prima linea di difesa contro la Cina e la Corea del Nord, sostenuta da una seconda linea più profonda delle forze militari statunitensi nelle isole del Pacifico e dell'Oceania.

II. Il sistema dominante scosso da crisi e corruzione

La crisi del sistema capitalista mondiale ha un impatto distruttivo sull'economia filippina e aggrava la sua crisi cronica. L'esportazione di semiconduttori e altri prodotti semilavorati a basso valore aggiunto è drasticamente diminuita. Molti degli impianti di trasformazione nei processi marginali e di riassemblaggio hanno chiuso. La produzione agricola è tormentata dal dumping e dal contrabbando di riso e mais nel paese e la mancanza di sostegno da parte dello Stato, che travisa le derrate alimentari contrabbandate come prodotti nazionali.

Come i suoi predecessori, il regime Aquino si oppone alla riforma agraria vera e all'industrializzazione nazionale. La politica economica neoliberista continua ad aggravare e approfondire il carattere sottosviluppato, agrario e semifeudale dell'economia, dominata dagli imperialisti, grandi compradores, latifondisti e dai capitalisti burocratici.

Il regime sostiene di aver reso l'economia in più rapida crescita con l'aumento delle rimesse di lavoratori filippini all'estero (OFWs), aumento dei redditi da call center e l'espansione delle costruzioni private e pubbliche, miniere, piantagioni, casinò e altre strutture turistiche.

L'aumento continuo di rimesse OFW proviene principalmente dalle infermiere filippine e badanti in Nord America. Altrove, la crisi del capitalismo globale, il pregiudizio anti-migranti e disordini sociali hanno iniziato a ridurre l'occupazione all'estero. L'edilizia privata è ormai afflitta da eccesso di capacità ed è una bolla che è destinata a scoppiare non appena le banche imperialiste alzeranno i tassi di interesse per contrastare l'inflazione e gli investimenti di portafoglio (“denaro caldo”- investimenti speculativi) torneranno al volo ai loro paesi di origine. Gli stanziamenti tardivi per l'edilizia pubblica sono stati in larga parte delle truffe clientelari, con il denaro pubblico privato intascato, investito nel lusso immobiliare o nascosti in banche estere dai capitalisti burocratici.

Le multinazionali esteri e nazionali sono freneticamente impegnate nel settore minerario in tutto il paese. Usano miniere a cielo aperto con un uso pesante di sostanze chimiche velenose per accelerare l'estrazione di minerali a scapito dell'agricoltura, la pesca e l'ambiente. Minerali e metalli preziosi vengono portati fuori dal paese. Solo le imposte simboliche vengono pagate al governo. Le piantagioni per la produzione e l'esportazione di ananas, banane, gomma e olio di palma stanno riducendo la terra per la produzione di alimenti di base e per la riforma agraria. I casinò e altre strutture turistiche non rappresentano un reale sviluppo economico.

In assenza di qualsiasi sviluppo industriale o aumento della produzione, il regime Aquino vanta di aver raggiunto un miracolo economico avendo il più alto tasso di crescita economica in tutto il mondo. Nei fatti, il cosiddetto miracolo economico è una semplice bolla. Il tasso di crescita sostenuto di oltre il 7% su un PIL di 250 miliardi di dollari è generato principalmente dal “denaro caldo” nel carry trade [investimenti finanziari speculati a breve termine] e dal debito pubblico e dalla spesa sfrenata per finalità non produttive. Il “denaro caldo” dall'estero affluisce soprattutto nei mercati azionari e monetari; e nel migliore dei casi finanzia la sovraccapacità e la bolla dell'edilizia privata.
Il deficit di bilancio si è ampliato perché la base delle entrate del governo reazionario è stata erosa dalla crisi economica attuale, dalla privatizzazione delle attività fruttifere, dai tagli fiscali per gli investitori stranieri, dall'evasione fiscale da parte delle imprese e dei ricchi e dal contrabbando di merci dentro e fuori del paese, e perché le entrate fiscali sono stati utilizzati per alimentare la corruzione burocratica, il pagamento di interessi per il debito estero e locale e l'aumento degli stanziamenti per scopi militari e altre finalità controproducenti. Il deficit commerciale si è allargato anche a causa delle spese elevate per l'importazione di beni di lusso e le necessità prodotte da altri paesi, e perché il reddito da esportazione è drasticamente diminuito. Il governo reazionario continua ad aumentare il debito locale e quello pubblico e ad applicare misure di austerità senza annunciare queste come tali.
Ogni volta che il regime Aquino si vanta della crescita economica, le grandi masse del popolo si indignano per la menzogna e per il fatto che una parte enorme di PIL comprende le operazioni da super profitti delle multinazionali e quello che i grandi compradores, latifondisti e capitalisti burocratici afferrano dalla ricchezza sociale che le masse lavoratrici operaie e contadine creano. Esse indicano la disoccupazione di massa crescente, il declino dei redditi, l'impennata dei prezzi del carburante, cibo e altri beni di prima necessità, i maggiori oneri per servizi pubblici e servizi sociali e la diffusione visibile di povertà, fame e miseria. Disordini sociali si diffondono e approfondiscono. Perciò, le popolazioni si sollevano sempre più in segno di protesta di massa. E un numero crescente di persone si stanno unendo al movimento rivoluzionario armato nella campagna.

Il sistema politico al governo è lo strumento degli Stati Uniti e delle classi sfruttatrici locali dei grandi compradores e proprietari fondiari che sono rappresentati dai capitalisti burocratici. I capitalisti burocratici sono essi stessi membri delle classi sfruttatrici, come l'attuale presidente B.S. Aquino che è un grande compradore-latifondista dalla dinastia Cojuangco-Aquino. Altri capitalisti burocratici vengono reclutati dalle classi dominanti tra la piccola intellighenzia borghese urbana e, come i loro superiori politici ed economici, in genere aspirano a crescere in capacità economica, sociale e accumulare ricchezza in capitale e terra.

I capitalisti burocratici accumulano ricchezza privata mediante i loro uffici governativi. Essi adottano le politiche e le regole volte a favorire i loro finanziatori della campagna elettorale, parenti e amici con privilegi economici, e prendono tangenti nei contratti di lavoro e utilizzano gli stanziamenti governativi per il loro bene privato. Contrariamente alle affermazioni ipocrite che affermano che il suo regime è pulito e onesto, Aquino è stato smascherato come il Re della corruzione, che usa centinaia di miliardi di pesos di fondi neri a sua esclusiva discrezione, per il suo tornaconto personale e clientelismo politico. Uno dei suoi fratelli è stato anche denunciato da una società ceca per richiesta di tangenti.
Il popolo filippino è stato ulteriormente oltraggiato per la corruzione del regime Aquino dalla denuncia della scomparsa dei fondi per le calamità per le vittime di catastrofi naturali e dal suo fallimento criminale nei preparativi pre-disastro che garantissero la sicurezza delle persone e fornissero tempestivo ed adeguato soccorso e sollievo a milioni di persone assalite dai venti mostruosi del super tifone Yolanda (Haiyan) e dal maremoto. Migliaia sono stati uccisi, case, mezzi di sostentamento e infrastrutture sociali sono state distrutte e milioni di persone hanno sofferto la fame, la sete, il freddo all'aria aperta, mancanza di medicine, malattia e morte. È per questo che le popolazioni chiedono con sempre maggiore insistenza le dimissioni o la cacciata di Aquino e di tutta la sua cricca dirigente corrotta.
La denuncia del carattere brigantesco e delle pratiche di corruzione del regime Aquino ha sconvolto lo schema degli Stati Uniti e della maggior parte delle sezioni delle classi sfruttatrici locali che volevano pubblicizzarlo per farne l'icona del buon governo per stabilizzare il sistema dominante e per unirsi contro il movimento armato rivoluzionario del popolo guidato dal Partito Comunista delle Filippine. Anche i mass media reazionari che hanno propagandato Aquino come un leader pulito e ben intenzionato per più di tre anni hanno iniziato a pubblicare dichiarazioni e articoli che denunciano il carattere corrotto del suo regime.

Nelle ultime elezioni del 2012, il regime Aquino sembrava regnare sovrano, volando alto con il sostegno dei media e delle imprese per i risultati dei sondaggi e senza alcuna seria opposizione da qualsiasi partito borghese rivale. Il Partito Liberale al governo era in grado di fondersi con il Partito Nazionalista, con la Coalizione Nazionalista Popolare, l'LDP e sezioni del PDP-Laban e Laban-NUCD. Perfino il partito di opposizione, PDP-Laban, è stato visto come una finta opposizione, perché il vicepresidente Jejomar Binay era stata a lungo conosciuto come un pupillo di Aquino, direttamente gestito da uno zio di B.S. Aquino. Precedentemente alle elezioni del 2012, Aquino aveva foraggiato tutti i maggiori partiti reazionari con “carne di maiale” affinché condannassero il giudice della Corte Suprema Corona.
Nonostante la sua popolarità montata dai media reazionari e dai sondaggi, Aquino e la sua banda hanno predeterminato i risultati delle elezioni senatoriali 2012 programmando il modello 60-30-10 a favore dei suoi candidati e oliando il sistema elettorale automatizzato gestito dalla società straniera Smartmatic e il suo partner filippino Total Information Management (TIM). La truffa elettorale è stata dimostrata definitivamente dagli scienziati informatici altamente rispettati dell'AES Watch. Esso indica come Aquino sia stato eletto, non solo con l'aiuto finanziario di grandi buinessmen come Eduardo Cojuangco, Lucio Tan, Manny Pangilinan e Jaime Zobel de Ayala, ma anche con la manipolazione del sistema elettorale automatizzato.

L'automazione del sistema elettorale ha reso le elezioni anche più fraudolente e ancor più controllate dagli interessi dei grandi compradores stranieri in violazione della sovranità del popolo. Automatizzate o meno, le elezioni reazionarie sono antidemocratiche in quanto comprendono gli agenti politici delle classi sfruttatrici, ma escludono i rappresentanti patriottici e progressisti degli operai e dei contadini attraverso fattori predeterminati come le azioni repressive e calunniose dei militari e agenzie di polizia contro questi, i costi proibitivi della campagna elettorale e la distorsione generata dai mass media, chiese e scuole. Anche il sistema della lista di partito che ha permesso l'elezione di una manciata di membri progressisti del Congresso in rappresentanza delle classi sfruttate sarà ora completamente riempito dalle dinastie politiche e dai partiti reazionari come risultato di una recente decisione della Corte Suprema che consente loro di utilizzare il sistema.

È bene per il movimento rivoluzionario che i reazionari stanno essi stessi inconsapevolmente facendo di tutto per dissipare l'illusione che le elezioni reazionari sono democratiche. Dopo tutto, i politici reazionari mettono in luce il loro carattere antinazionale e anti-democratico, non appena tradiscono il popolo e agguantano il bottino del potere. L'intero governo si è indebolito evidenziando il suo carattere filo-imperialista e reazionario, con la privatizzazione delle sue attività fruttifere nell'ambito della politica neoliberista, i prelievi intollerabili sul popolo già impoverito dalla crisi, la riduzione e il deterioramento dei servizi sociali e l'assurdo spreco di fondi pubblici attraverso la corruzione burocratica, il servizio del debito e le spese militari.

Il regime Aquino non ha mai avuto alcuna seria intenzione di negoziare una pace giusta con il Fronte Democratico Nazionale delle Filippine. Alla prima riunione formale del gruppo negoziale del NDFP e di quello nominato da Aquino a Oslo nel 2011, quest'ultimo ha denunciato la dichiarazione congiunta dell'Aia come un documento di divisione perpetua.

L'NDFP ha sottolineato che questo è l'accordo quadro che ha reso possibile più di dieci accordi importanti, tra cui l'Accordo Globale per il Rispetto dei Diritti Umani e del Diritto Umanitario Internazionale (CARHRIHL). Il regime ha sempre rifiutato di rilasciare consulenti pace del NDFP che sono stati arrestati e detenuti in violazione dell'Accordo Congiunta sulla Sicurezza e le Garanzie di Immunità (JASIG).

Nel 2012, esso ha dichiarato il JASIG non operativo e si rifiutò di accettare la ricostruzione della lista di individui protetti dal JASIG che era stata distrutte dai raid della polizia olandese nel 2007 su istigazione del regime Arroyo verso il governo olandese affinché arrestasse il consulente politico capo del NDFP sulla base di accuse penali falsi e razziasse e sequestrasse documenti e supporti elettronici e materiale dell'Ufficio Informazioni del NDFP e le case dei negoziatori, consulenti e staff del NDFP. Per questa sola ragione, il NDFP aveva tutte le ragioni per denunciare i negoziati di pace secondo il JASIG ma ha deciso di estendere la sua pazienza per amore della ricerca di una pace giusta.
Il regime Aquino si è mostrato peggiore del regime Arroyo nel violare il CARHRIHL e commettendo gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani. Si è rifiutato di rilasciare centinaia di prigionieri politici che il regime Arroyo aveva imprigionato in violazione di CARHRIHL, in particolare violando la dottrina Hernandez secondo la quale gli attivisti politici e i ribelli non devono essere criminalizzati e non dovrebbero essere accusati di reati comuni, invece che dei reati politici. Il regime Aquino ha proceduto nell'arrestare i rivoluzionari sospetti, nel torturare e uccidere o detenere a tempo indeterminato centinaia di loro su false accuse per reati comuni.

È su consiglio degli Stati Uniti che il regime Aquino ha continuamente frustrato e considerato i negoziati di pace come inutili fintantoché esso può mantenere l'illusione del buon governo e la fornitura efficiente di servizi alle persone e quindi coniugare bene la triade delle operazioni di guerra psicologica, di intelligence e di combattimento. Questo consiglio degli Stati Uniti è chiaramente espresso nella “Guida alla controrivoluzione” degli Stati Uniti. Al fine di rafforzare la guerra psicologica e di intelligence per servire operazioni di combattimento, il regime Aquino ha anche riciclato la fallita amnistia Aquino-Ramos e il programma di riabilitazione del passato con il “Programma condizionale di trasferimento in contanti” e “Pamana”, usando la corruzione e l'intimidazione per invogliare intere comunità e addirittura le famiglie dei rivoluzionari con donazioni in contanti in cambio di informazioni contro il movimento rivoluzionario.
Il regime Aquino non è affatto interessato ai negoziati di pace, ma alla capitolazione e pacificazione delle forze rivoluzionarie e del popolo con il pretesto del cessate il fuoco a tempo indeterminato simultaneo unilaterale. Esso ha respinto l'offerta del NDFP di tregua e di alleanza o di collaborazione sulla base di un sintetico intento generale comune per realizzare e portare avanti l'indipendenza nazionale, la democrazia, la giustizia sociale, lo sviluppo attraverso la riforma agraria e l'industrializzazione nazionale, la cultura del popolo e la solidarietà internazionale. La tregua e alleanza o collaborazione hanno lo scopo di promuovere la negoziazione accelerata dei restanti accordi globali in conformità della dichiarazione congiunta dell'Aia.

In considerazione della provata mancanza di volontà del regime Aquino a negoziare una pace giusta, il movimento rivoluzionario non si aspetta la ripresa dei negoziati di pace con il regime. Esso non ha altra scelta se on quella di aspettare il prossimo regime per impegnarsi in negoziati seri. Resta da vedere se il regime può fare un accordo di pace definitivo con il Moro Islamic Liberation Front, che non susciti l'opposizione del Fronte di Liberazione Nazionale Moro guidato da Nur Misuari e dal Bangsamoro Islamic Freedom Fighters. Noi siamo ottimisti sul fatto che il Bangsamoro continuerà a lottare per l'autodeterminazione e il dominio ancestrale fintanto che questi non sono portati a compimento.
Il regime Aquino è un burattino spudorato dell'imperialismo USA. Esso consente alle forze militari statunitensi di violare la sovranità nazionale e l'integrità territoriale delle Filippine. Ritiene vigliaccamente che gli Stati Uniti possono salvare il marcio sistema dominante semicoloniale e semifeduale nelle Filippine. Per questo sostiene la politica degli Stati Uniti che ha messo l'Asia orientale al centro. È pronto a firmare con gli Stati Uniti l'Accordo quadro per una maggiore presenza di rotazione al fine di migliorare l'interoperabilità del personale, delle unità, delle attrezzature e dei comandi nel quadro dell'Accordo sulle Forze in visita del 1997 e del Patto di difesa reciproca USA-Filippine del 1953.
L'aumento della presenza di rotazione delle forze militari statunitensi, il frequente viavai di navi aeree e navali, la creazione di stazioni avanzate all'interno e all'esterno dei campi fantoccio, l'interoperabilità migliorata e le operazioni congiunte di+elle forze militari degli Stati Uniti e delle Filippine costituiscono un intervento militare straniero e sono i preparativi per il ristabilimento di basi militari statunitensi e per l'aggressione contro il popolo filippino e dei popoli vicini.

Ma come il marcio sistema di governo delle Filippine, l'imperialismo statunitense è sulla via di un declino accelerato. Si è messo nel sacco da solo imponendo al mondo la politica economica neoliberista, indebolendo la sua base produttiva, finanziarizzando la sua economia, con sempre più spese militari e l'estensione delle concessioni alla Cina e Russia per la loro integrazione nel sistema capitalistico mondiale. Quello che una volta era l'unica superpotenza è ora uno dei numerosi centri di potere in un mondo multipolare. Si è sovraesposto in guerre di aggressione per sopprimere i paesi gelosi della propria indipendenza nazionale e in lizza con altre potenze imperialiste.
In questo contesto, il popolo filippino può prendere il proprio destino nelle proprie mani più che mai e continuerà a condurre la rivoluzione di nuova democrazia attraverso la guerra popolare di lunga durata. Esso può guardare avanti ad un futuro prossimo in cui il proletariato e il popolo si sollevano ancora una volta e riaffermandosi su una scala in continua espansione in una rivoluzione proletaria-socialista mondiale, tra la decomposizione del sistema capitalista mondiale e le contraddizioni crescenti delle potenze imperialiste.

III. Il Partito guida vittoriosamente la rivoluzione di nuova democrazia

Sotto la guida del marxismo-leninismo-maoismo, il Partito Comunista delle Filippine continua a rafforzare se stesso come il reparto di avanguardia del proletariato e guida le grandi masse del popolo nella rivoluzione di nuova democrazia attraverso la guerra popolare di lunga durata. Esso continua risolutamente a costruire se stesso ideologicamente, politicamente e organizzativamente.
Esso coglie l'occasione della crisi prolungata e sempre in peggioramento del sistema capitalista mondiale e del sistema di governo nazionale. Esso vede chiaramente che la crisi infligge terribili sofferenze al popolo e lo spinge a lottare contro le classi sfruttatrici locali e l'imperialismo degli Stati Uniti. Si sta costruendo sui risultati raggiunti nel corso degli ultimi 45 anni ed è fiducioso di ottenere sempre maggiori vittorie.

Il Partito è orgoglioso di aver guidato una delle più importanti rivoluzioni armate di tutto il mondo per la liberazione nazionale e sociale in un periodo di temporanea sconfitta e ritirata strategica per il movimento comunista internazionale a causa del sabotaggio e tradimento dei revisionisti moderni. Ma ora, l'integrazione della Russia e della Cina nel sistema capitalistico mondiale sta aggravando le contraddizioni inter-imperialiste e rinascono il movimento comunista internazionale e l'ampio movimento anti-imperialista. Le condizioni per l'avanzata della rivoluzione filippina sono migliori che mai.
Nella lotta di lunga durata per completare la rivoluzione democratica del popolo, è stato utile e incoraggiante per il Partito definire l'obiettivo di avanzare dalla difensiva strategica all'equilibrio strategico nella guerra popolare e di radunare tutte le forze rivoluzionarie per realizzare i requisiti politici e di altro tipo per tale avanzamento. L'obiettivo rimane valido anche se il piano e la scala temporale per realizzarlo possono essere modificati e riadattati in tutto o in parte nel corso della lotta.

Nella costruzione ideologica, il Partito ha impugnato la teoria del marxismo-leninismo-maoismo e l'ha integrata con le condizioni concrete delle Filippine e la pratica concreta della rivoluzione filippina. Siamo contrari al soggettivismo, sia di tipo dogmatico o empirista. Abbiamo prodotto documenti, libri e articoli sull'economia, politica e cultura filippina che servono da guida. Continuiamo a fornire un'analisi puntuale dei principali eventi e problemi nelle Filippine e all'estero, pubblichiamo tutto questo sui Ang Bayan e altre riviste e rendiamo tutto disponibile nel nostro sito web.

Abbiamo svolto indagini sociali su diverse scale in tutte le aree in connessione con il nostro lavoro rivoluzionario. Gli organi dirigenti e le unità del nostro partito si impegnano nella valutazione periodica e tempestiva del nostro lavoro come una questione naturale. Conduciamo convegni di studio tra i nostri quadri e membri del partito per affinare la nostra comprensione delle questioni cruciali e delle campagne che devono essere portate avanti.

Quando valutiamo il nostro lavoro, lo facciamo con la critica e l'autocritica per capire i nostri errori e le nostre mancanze e correggerli e quindi migliorare il nostro lavoro e lo stile di lavoro. Ci siamo impegnati in movimenti di rettifica, come il Primo e il Secondo Grande Movimento di rettifica e altri su scala minore, ma di portata più ampia rispetto alla critica e l'autocritica che conduciamo in organi e unità specifiche nel corso generale del nostro lavoro.

Programmiamo e svolgiamo formali corsi di studio di Partito a livello di base, intermedio e avanzato. Ci assicuriamo che tutti i membri candidati del partito completino il corso base del partito entro il periodo di candidatura in modo che siano prontamente accolti come membri a pieno titolo del partito. Essi possono partecipare al corso intermedio del partito entro il primo anno di appartenenza al partito e il corso avanzato entro il secondo anno. Le linee guida e i testi per lo studio vengono pubblicati per consentire alle unità del partito di fare i corsi di studio.

I corsi di studio hanno lo scopo di garantire che i quadri e i membri del partito continuano a migliorare la loro conoscenza teorica e pratica rivoluzionaria; e continuino ad approfondire il loro impegno rivoluzionario. Per mantenere i corsi vivaci e interessanti, essi sono sempre legati alla storia e alle circostanze attuali e al lavoro rivoluzionario in corso. In ogni corso, gli istruttori si assicurano che lo studio vivente del marxismo-leninismo-maoismo è fatto in relazione a problemi e questioni della situazione oggettiva e nel lavoro rivoluzionario.

Dentro e fuori i corsi di studio del partito, i quadri e i membri del partito possono aumentare, approfondire ed ampliare le proprie conoscenze con la lettura e lo studio di pubblicazioni rivoluzionarie e integrare le loro conoscenze con il loro lavoro. Ma molti dei nostri membri di partito provengono dalle fila delle masse lavoratrici e hanno una limitata istruzione formale e capacità di lettura o hanno poco tempo per leggere testi lunghi e complessi. Perciò i nostri quadri di partito in materia di istruzione hanno il compito di preparare semplici materiali di lettura e di sussidi audiovisivi per una più rapida comprensione, in combinazione con la discussione orale sulla base di fatti ed esperienze.
Video e altri sussidi audio-visivi sono disposti per agevolare i corsi di studio del partito e la presentazione di vari argomenti di notevole rilevanza. Sono interessanti ed educativi per tutti i quadri e membri del partito, indipendentemente dal loro livello di istruzione formale. I nuovi media possono essere utilizzati per servire la rivoluzione in combinazione con materiali stampati che possono essere facilmente distribuiti ai lavoratori che non hanno accesso ai computer e nemmeno all'elettricità.

Nella costruzione politica, il Partito persegue la linea generale della rivoluzione di nuova democrazia attraverso la guerra popolare contro imperialismo USA e le classi sfruttatrici locali di grandi compradores e dei proprietari fondiari. Il Programma per la rivoluzione democratica popolare è uno strumento complessivo per suscitare, organizzare e mobilitare le masse oppresse e sfruttate. Sulla base della loro forza, il partito può costruire l'esercito popolare e il fronte unito rivoluzionario come armi per rovesciare il sistema dominante semicoloniale e semifeudale e stabilire lo stato democratico popolare degli operai, contadini, intellettuali e le altre classi e settori democratici e patriottici.

Il Partito funge da reparto di avanguardia dei lavoratori sindacalizzati e non sindacalizzati. I sindacati guidati da sezioni clandestine del partito sono i più efficaci nella lotta per i diritti e gli interessi dei lavoratori. Essi forniscono un buon esempio ai lavoratori dei sindacati che non sono diretti dal Partito o dove non ci sono ancora i sindacati. Il Partito organizza i lavoratori nelle fabbriche, così come nelle comunità, insieme ad altri poveri urbani, per lottare per i giusti interessi della loro classe, nonché per la rivoluzione democratica di tutto il popolo.

Consapevole che la classe operaia basata sull'industria costituisce solo circa il 15% della popolazione, il partito ha esercitato tutti gli sforzi per organizzare le masse contadine che costituiscono circa il 75% della popolazione. I contadini sono la forza principale della rivoluzione. Essi sono la fonte inesauribile di forza per la guerra popolare. Il compimento della loro domanda di terra è il contenuto principale della rivoluzione democratica.

Il movimento giovanile patriottico e progressista ha organizzazioni di massa con base nelle città. Esso si batte per i diritti e gli interessi dei giovani sia come studenti che di giovani che non frequentano più la scuola. Esso è consapevole che può fare progressi politici più efficacemente solo in combinazione con i lavoratori e gli altri sfruttati. Esso ha prodotto leader per gli altri movimenti di massa. I più avanzati tra di loro sono diventati membri del Partito e aumentano le file dei proletari rivoluzionari. Sono quindi diventati più dediti alla realizzazione della rivoluzione democratica popolare.

Il movimento delle donne è diventato potente perché si basa sulla metà di tutto il popolo e combatte per i propri diritti e interessi nel contesto della rivoluzione democratica popolare. Le donne che vengono addestrate come attiviste di massa sono diventate leader di vari tipi di organizzazioni di massa e hanno anche aderito al Partito. Esse sono consapevoli che non possono avanzare nella loro lotta contro millenni di patriarcato senza sviluppare la loro forza collettiva attraverso la rivoluzione democratica popolare.
Uomini e donne occupati in varie attività professionali e tecniche sono attratti dalla rivoluzione democratica popolare perché qui possono fornire le loro conoscenze e competenze al popolo per la loro liberazione nazionale e sociale. Anche se stanno meglio economicamente rispetto alle masse sfruttate, hanno le loro rimostranze e richieste contro il sistema dominante sempre più oppressivo e sfruttatore.
Sin dalla sua fondazione, il partito ha ritenuto il Nuovo Esercito Popolare come lo strumento principale per rovesciare il sistema dominante e rendere possibile la creazione dello stato democratico del popolo. L'organizzazione dell'esercito popolare è stato facilitato dalla combinazione dei proletari rivoluzionari dei movimenti di lavoratori e giovani con base a Manila con i buoni militanti rimasti insieme ai veterani dell'esercito nella provincia di Tarlac.

Da allora, la guerra popolare è cresciuta da piccola a grande e da debole a forte, integrando la lotta armata rivoluzionaria, la rivoluzione agraria e la costruzione di base di massa.
Sotto la direzione del Partito, il Nuovo Esercito del Popolo è oggi una forza rivoluzionaria a livello nazionale che opera in più di 110 fronti di guerriglia, che esiste in parti sostanziali di 71 delle 81 province filippine. Ha migliaia di combattenti rossi a tempo pieno armati di fucili ad alto potenziale e ha una base di massa di milioni di persone, soprattutto contadini che beneficiano di una riforma agraria vera.
Un tipico fronte di guerriglia ha una forza totale di una compagnia di guerriglia, con un plotone che funge da quartier generale, organizzatore di offensive a livello di fronte e cooperante con un comando più elevato al fine di offensive di scala più ampia di quella del fronte. Gli altri due plotoni si disperdono in squadre e gruppi per il lavoro di massa e per le operazioni di combattimento appropriate alle loro dimensioni, capacità e interoperabilità con la milizia del popolo e le unità di autodifesa delle organizzazioni di massa. La capacità di combattimento non si limita ai combattenti rossi a tempo pieno, ma viene aumentata e amplificata dalla milizia popolare e dalle unità di auto-difesa.
Il nemico si è ripetutamente vantato di poter distruggere o ridurre il NEP all'insignificanza ma viene sempre umiliato abbastanza presto. Le forze nemiche sono state finora incapaci di attaccare simultaneamente in forza concentrata per sei mesi o un anno oltre il 10% dei fronti di guerriglia. All'interno di un tipico fronte guerrigliero, lo spazio di manovra è ampio abbastanza per plotoni e squadre del NEP per lanciare controffensive contro un battaglione nemico che si suddivide per la copertura di vaste aree.

Inoltre, le forze del NEP sotto un comando sub regionale (interfronte) o regionale possono lanciare controffensive all'interno o all'esterno del fronte di guerriglia sotto attacco nemico. Quando in alcune regioni il nemico sta concentrando operazioni di combattimento, il NEP in altre regioni può prendere l'iniziativa di attaccare le forze nemiche nella loro regione, al fine di sfruttare la minore resistenza nemica e al fine di aiutare il NEP nelle regioni sotto attacco.
Il NEP lancia offensive di annientamento come agguati, incursioni e operazioni di arresto per sequestrare le armi dei militari, della polizia, paramilitari e le unità di sicurezza private. Per le azioni di attrito contro le forze nemiche, esso utilizza anche operazioni di cecchinaggio, mine, granate, scavi di tunnel, interdizione di forniture e distruzione di veicoli militari e di scorte di carburante nei depositi.
Il NEP ha nelle sue file i migliori figli e le migliori figlie delle masse contadine, perché è il loro esercito, che permette loro di beneficiare della riforma agraria e di altri tipi di campagne per la loro utilità sociale. Il NEP svolge il programma minimo della riforma agraria con la riduzione degli affitti, l'eliminazione dell'usura, con l'aumento dei salari agricoli, il miglioramento dei prezzi dei prodotti agricoli all'origine e la promozione della produzione e delle occupazioni collaterali agricole attraverso la cooperazione rudimentale. Non appena sarà consentito dalle circostanze, sarà effettuato il programma di massima della riforma agraria che consiste nel confiscare la terra e distribuirla liberamente ai senza terra.

In tempi di calamità naturale, il NEP e altre forze rivoluzionarie fanno tutto il possibile al fine del salvataggio, aiuto, risanamento e ricostruzione. A questo proposito, il Partito arriva fino al punto di dichiarare diversi cessate il fuoco unilaterale di varia portata, al fine di concentrarsi sul lavoro per aiutare le persone. Ma le forze nemiche spudoratamente continuano a svolgere operazioni di combattimento. Perciò, il NEP deve essere attento e pronto per la difesa, anche se in modalità da cessate il fuoco di fronte a qualsiasi attacco improvviso.

Il NEP continua a svolgere estensiva e intensiva guerriglia sulla base di una sempre più ampia e approfondita base di massa. Il Partito all'interno dell'unità del NEP e il partito nelle località si assicura che la base di massa venga sviluppata a sostegno del NEP e come baluardo della lotta politica contro le forze reazionarie e fantoccio. Organizzazioni di massa di operai, contadini, giovani, donne, attivisti culturali e bambini vengono costruite e rafforzate. Essi sostengono anche e assistono gli organi locali del potere politico che il partito dirige.

Gli organi del potere politico nelle campagne sono istituiti a livello di barrio [villaggio], sub-comunali e municipali. Gli organi del potere politico stabiliti dalle unità del NEP nei barrios precedono i comitati elettivi rivoluzionari di Barrio (BRC). Gli organi designati del potere politico a livello di barrio hanno il compito di accelerare il pieno sviluppo delle diverse organizzazioni di massa rivoluzionarie nel barrio, la costruzione di unità di milizia del popolo, e di intraprendere lotte di massa antifeudali e altre campagne di massa del popolo. Il BRC è eletto dai rappresentanti delle organizzazioni di massa o da un'assemblea del popolo, a seconda della situazione relativa alla sicurezza. Essi sono stabiliti in gruppi di barrios e possono presto essere seguiti dall'istituzione degli organi sub-comunali di potere politico o dagli organi comunali di potere politico. Gli organi locali del potere politico si formano lungo la linea del fronte unito.

La politica del fronte unito viene seguita dal Fronte Democratico Nazionale e dal governo democratico del popolo dal livello nazionale a tutti i livelli inferiori. In rappresentanza del fronte unito, il Partito guida il fronte unito e si assicura che esso sia fondato sull'alleanza operai-contadini ed è per la lotta armata rivoluzionaria. Esso può mettere insieme le masse lavoratrici e la piccola borghesia urbana per formare l'alleanza delle forze rivoluzionarie di base e in seguito combinare queste con la media borghesia per formare l'alleanza delle forze patriottiche. Esso può inoltre fare alleanze temporanee e instabili con sezioni delle classi reazionarie per isolare e distruggere la parte più reazionaria.
La struttura organizzativa del partito si estende a tutti i tipi di luoghi di lavoro, comunità, organizzazioni di massa e istituzioni e attira nuovi membri nel partito. Essa recluta coloro che hanno manifestato l'impegno e militanza rivoluzionaria e che accettano la Costituzione Partito e il programma per la rivoluzione democratica popolare. Ogni recluta viene consigliata da un membro a pieno titolo del Partito alla filiale o comitato di interessato, che a sua volta, assegna un altro membro a pieno titolo del partito per verificare il carattere personale e il livello di coscienza e l'impegno del militante consigliato. Dopo il suddetto processo, la sezione o il comitato interessato possono approvare lo status di membro candidato e prendono in carico lo sviluppo del soggetto affinché diventi un membro a pieno titolo del partito entro il termine stabilito della candidatura.

Il partito potrà distribuire e ridistribuire i quadri e membri del partito al fine di far avanzare il lavoro del partito e del movimento rivoluzionario. Il NEP e le campagne hanno sempre bisogno di quadri e membri del partito che sono lavoratori e giovani istruiti.
La loro integrazione può essere facilitata in vari modi. La considerazione più importante è che sono determinati a rimanere a tempo indeterminato con il NEP o nelle campagne dove sono necessarie le loro competenze.
Il partito gode di alto prestigio nel movimento comunista internazionale e nell'ampio movimento anti-imperialista, perché esso ha continuato a guidare con successo la rivoluzione democratica popolare in un paese arcipelago, che dovrebbe essere nella stretta morsa dell'imperialismo USA e dei suoi burattini rabbiosi, nonostante il dominio globale del neoliberismo, la piena restaurazione del capitalismo negli ex paesi socialisti e il regno del neocolonialismo nei paesi del terzo mondo. Il partito ha dimostrato che la rivoluzione democratica del popolo attraverso la guerra popolare di lunga durata ha continuato a crescere in forza e avanzare con il marxismo-leninismo-maoismo come sua potente guida.

Tra i milioni di filippini che hanno lasciato per il lavoro all'estero a causa del sottosviluppo e della povertà nelle Filippine ci sono membri del Partito Comunista delle Filippine e attivisti del movimento democratico nazionale. Sono stati tra i più risoluti e impegnati nella lotta per i diritti e gli interessi dei lavoratori filippini all'estero. Essi sono stati attivi nello sviluppo della solidarietà del popolo filippino con i popoli in molti paesi. Si sono prontamente uniti all'attività della classe operaia e dell'ampio movimento anti-imperialista nei loro paesi ospitanti.

In chiusura, vorremmo sottolineare una serie di compiti:

  1. Cerchiamo di fare del nostro meglio per provocare la cacciata del regime Aquino o costringerlo alle dimissioni a causa del suo essere un burattino nelle mani dell'imperialismo degli Stati Uniti, della corruzione, della frode elettorale, delle gravi violazioni dei diritti umani, della cattiva gestione dei preparativi pre-disastro e degli aiuti, della menzogna, a causa dello sfruttamento delle miniere senza restrizioni, del taglio delle foreste, del furto di terre e altre forme di distruzione dell'ambiente. Consideriamo i nostri sforzi per rimuovere Aquino dal potere come parte del processo di rafforzamento del movimento rivoluzionario e per rovesciare l'intero sistema dominante al fine di realizzare pienamente il programma per la rivoluzione democratica popolare e procedere alla rivoluzione socialista. Come dimostrato nel rovesciamento di Marcos e Estrada, è possibile che il movimento di massa legale riesca a rovesciare Aquino. Anche se questo non dovesse succedere, il movimento ne sarebbe ancora rafforzato e riuscirà a far fallire il regime USA-Aquino nel suo tentativo brutale di distruggere la rivoluzione armata del popolo.
  2. Cerchiamo di rafforzare ulteriormente il Partito Comunista delle Filippine ideologicamente, politicamente e organizzativamente. Dobbiamo garantire che la rivoluzione filippina sia guidata dal proletariato rivoluzionario nella fase attuale della rivoluzione democratica popolare e nella successiva fase della rivoluzione socialista. La leadership efficace del partito è il più importante requisito politico per l'attuale piano di avanzamento dalla difensiva strategica all'equilibrio strategico nella nostra guerra popolare di lunga durata. Dobbiamo formare e sviluppare un grande numero di quadri capaci nelle diverse linee di lavoro, migliorare la leadership collettiva e lo stile di lavoro dei comitati di partito, rivitalizzare il sistema del partito di relazioni periodiche e speciali, e rafforzare l'organizzazione del partito basato sui principi del centralismo democratico. Dobbiamo sforzarci di portare il numero dei nostri membri del Partito a 25.000, non importa quanto tempo ci vuole per farlo. Tale forza organizzata dei membri del partito impegnati ideologicamente e politicamente competenti ci darà la possibilità di eseguire tutte le attività necessarie per far progredire la rivoluzione.
  3. Dobbiamo continuare a intensificare le offensive del Nuovo Esercito del Popolo. Noi dobbiamo condurre battaglie per spazzare via le unità nemiche e sequestrare le loro armi. Questo è il modo per rafforzare l'esercito popolare allo scopo di rovesciare lo Stato reazionario. Dobbiamo aumentare il numero dei nostri combattenti rossi a 25.000. Dobbiamo essere bravi a frustrare e sconfiggere le forze nemiche, ovunque essi attaccano, attaccandoli nei loro punti deboli di dispiegamento e le loro linee di rifornimento, smantellando le imprese minerarie, delle piantagioni e del taglio delle foreste che violano le leggi del governo popolare e costringere le forze nemiche a stare in guardia e sulla difensiva. Siamo riusciti a preservare ed accrescere l'esercito popolare a livello nazionale seguendo la linea strategica della guerra popolare di lunga durata: circondando le città a partire dalle campagne fino a che abbiamo accumulato la forza armata per prendere le città e raggiungere la vittoria totale.
  4. Dobbiamo perseverare nella nostra linea tattica attuale di guerriglia estensiva e intensiva sulla base del costante ampliamento e approfondimento della base di massa. Dobbiamo essere abili a utilizzare la tattica della concentrazione, dispersione e spostamento per sconfiggere le forze nemiche in una guerra di movimento fluido. Per raggiungere l'equilibrio strategico, dobbiamo cercare di raggiungere l'obiettivo di più o meno 200 fronti di guerriglia, migliorando sempre la leadership del partito e i comandi dell'esercito a livello nazionale, regionale, sub regionale e di fronte. Dobbiamo sempre integrare la lotta armata con la rivoluzione agraria e la costruzione della base di massa. Dobbiamo costruire le organizzazioni di massa di vari tipi e gli organi del potere politico. Essi dovrebbero generare la campagna di riforma agraria e altre campagne sociali e costruire forze di difesa locali (milizia popolare e unità di autodifesa) per aumentare e amplificare la forza dell'esercito popolare.
  5. Dobbiamo applicare la politica del fronte unito nel movimento di massa e nella costruzione di organi del potere politico ad ogni livello. Il fronte unito è sotto la direzione del Partito ed è principalmente per la lotta armata. Il Fronte Democratico Nazionale è l'incarnazione del fronte unito del partito, del NEP e tutte le altre forze rivoluzionarie. Esso propaga la linea della rivoluzione democratica popolare. Esso armonizza i rapporti delle classi rivoluzionarie e le loro forze nel suo quadro organizzato e sviluppa alleanze con altre forze in un fronte unito più ampio. Esso è autorizzato ad avviare negoziati di pace con il governo reazionario ed è guidato dalla linea dell'ottenimento della liberazione nazionale, la democrazia, la giustizia sociale, lo sviluppo reale, la tutela dell'ambiente e la solidarietà dei popoli come base di una pace giusta. Non vi è alcuna possibilità di fare qualsiasi accordo di pace senza questi obiettivi.
  6. Continuiamo con una visione positiva di tutte le forze legali che cercano di raggiungere tali obiettivi, come quelli del NDF e diamo il benvenuto alle loro campagne e attività. Apprezziamo che essi perseguono anche il fronte unito con lo scopo di suscitare, organizzare e mobilitare le persone a milioni nella lotta per i loro diritti e interessi. Noi condanniamo la brutale politica del nemico verso le organizzazioni e gli attivisti che sostengono, difendono e promuovono i diritti e gli interessi dei lavoratori, contadini, pescatori, poveri delle città, donne, giovani, indigeni, insegnanti, giornalisti, scienziati e tecnologi, operatori sanitari, avvocati e altre professioni così come quelli che si concentrano sulle buone cause e difendono la riforma agraria, i diritti umani, la pace, la tutela ambientale e così via. Invitiamo tutti gli attivisti sociali a mantenere la loro posizione e lottare per i propri diritti. Allo stesso tempo, diamo il benvenuto tra i rivoluzionari clandestini e nell'esercito popolare a coloro che sono in pericolo di morte e di prigionia e decidono di unirsi alla lotta armata.
  7. Il partito è guidato dal principio dell'internazionalismo proletario e lavora per la ricostruzione del movimento comunista internazionale, nonché per l'ulteriore rafforzamento del vasto movimento anti-imperialista. Consideriamo questi movimenti di grande importanza a fronte della crisi prolungata, e sempre più in peggioramento, del sistema capitalistico mondiale, dell'escalation di oppressione e sfruttamento e dello scatenarsi delle guerre di aggressione da parte delle potenze imperialiste. Noi dobbiamo contribuire e sostenere la rinascita di partiti rivoluzionari proletari e del movimento anti-imperialista. Dobbiamo alzare il livello di comprensione comune e cooperazione pratica attraverso incontri bilaterali e multilaterali e altre attività. Nel corso delle nostre relazioni di solidarietà con le forze e i popoli rivoluzionari e progressisti all'estero, dobbiamo promuovere i diritti e gli interessi dei lavoratori filippini all'estero e dobbiamo incoraggiare i filippini in patria e all'estero ad unirsi con tutti gli altri popoli nella lotta e nella costruzione di un mondo fondamentalmente nuovo e migliore libero dal flagello dell'imperialismo e di ogni reazione.

pc 11 gennaio - Riprendere l'assedio - ma liberarsi delle posizioni nel movimento che hanno civettato con i fascio-forconi

Dal 15 al 22 gennaio: 'Rompere le compatibilità, bloccare tutto!'

altSarà un Gennaio molto caldo sul fronte nazionale della lotta per il diritto all’abitare e non solo, con una settimana di mobilitazioni lanciata dalla rete Abitare nella crisi dal 15 al 22 per rispondere al Governo e al mancato inserimento nel decreto Milleproroghe di una moratoria reale degli sfratti per morosità incolpevole. “Nella settimana dal 15 al 22 gennaio si possono connettere le lotte” si legge sul portale Abitarenellacrisi.org. “Dal diritto alla casa al trasporto pubblico, alla salute, allo studio, al reddito, alla difesa dell’ambiente e del patrimonio pubblico, all’accoglienza e alla libertà di movimento.

pc 11 gennaio - la rappresaglia di Stato contro gli studenti dei collettivi universitari non deve passare!


Roma. 12 studenti rischiano cinque anni di carcere per la contestazione al Senato

Roma. 12 studenti rischiano cinque anni di carcere per la contestazione al Senato Rischiano fino a 5 anni di carcere con l’accusa di attentato contro gli organi costituzionali. Su queste basi il 19 febbraio inizierà il processo contro gli studenti dei collettivi universitari che il 24 novembre del 2010 – durante una fase critica del governo Berlusconi - cercarono di entrare dentro il Senato al grido di “dimissioni, dimissioni”.  Più in là scorreva un corteo con migliaia di studenti in piazza contro il decreto Gelmini sulla scuola. Centinaia di studenti, si presentarono con un blitz davanti al Senato in corso Rinascimento al grido di "dimissioni" e  cogliendo di sorpresa la sicurezza la testa della manifestazione riuscì varcare il portone d’ingresso ed entrare nell’androne. All’arrivo della polizia si accesero tafferugli sulla porta del Senato. Il 19 febbraio 12 studenti universitari verranno processati per attentato contro gli organi costituzionali.

pc 11 gennaio - Paesi baschi - grande corteo a Bilbao oggi

Goccia a goccia siamo mare. Verso il corteo dell'11 gennaio a Bilbao!

Ripubblichiamo il comunicato del corteo che sabato attraverserà le strade di Bilbao. Un corteo che ogni anno è partecipato da decine di migliaia di persone che chiedono la libertà per il popolo basco. Decine di migliaia di persone che chiedono la fine delle torture nelle carceri spagnole e francesi e il rimpatrio dei prigionieri stessi. Anche noi, da Napoli, ci uniamo alle loro richieste, a questo coro e al corteo.
Bilbo, stiamo arrivando!
Il prossimo 11 gennaio le vie di Bilbao ospiteranno la più grande mobilitazione della storia recente dei Paesi Baschi.
Quel giorno, decine di migliaia di persone scenderanno per le strade per chiedere il rimpatrio dei prigionieri politici baschi. Da 25 anni, i governi spagnolo e francese hanno deciso di recluderli in prigioni remote dei Paesi Baschi, per isolarli dal loro ambiente e punendo difatti i loro nuclei familiari con lunghi viaggi. Oggi si contano 527 detenuti in 73 carceri sparse in Spagna e in Francia, per i quali ogni famiglia deve affrontare una media di 1.500 chilometri. In questi anni, 16 sono le famiglie rimaste vittime in incidenti stradali durante tragitto per vedere i loro cari, e centinaia i feriti. Le istituzioni basche hanno chiesto in ripetute occasioni la fine della dispersione e i sondaggi indicano che oltre il 75% della popolazione si unirebbe a questa richiesta. Negli ultimi anni ci sono state manifestazioni di massa e migliaia di proteste, ma Madrid e Parigi disprezzano la società basca e continuano a violare i diritti umani dei detenuti e delle loro famiglie.
ETA ha dichiarato un cessate il fuoco permanente nel novembre 2011, ma i due stati (spagnolo e francese) hanno scelto di boicottare il processo di pace, di modo che la situazione nelle carceri è ogni volta peggiore. Il governo spagnolo ha rifiutato di rilasciare coloro che avevano già scontato la loro pena, provocando peraltro l'intervento della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha recentemente ordinato la liberazione di 60 prigionieri che avevano scontato 20, 25 e fino 30 anni di carcere.
tantaz-tantaOggi, vengono ancora tenuti in prigione anziani, persone con gravi malattie, uomini e donne in situazioni di isolamento e di maltrattamento. Tra di essi si comprende militanti di ETA, giornalisti, sindacalisti, membri di organizzazioni politiche e giovanili, attivisti per i diritti dei prigionieri... Il leader indipendentista Arnaldo Otegi e altri dirigenti hanno speso più di quattro anni in carcere per ever guidato il processo che ha portato al cessate il fuoco definitivo e unilaterale da parte di ETA. Il popolo basco vuole soluzioni e vuole lasciarsi alle spalle la sofferenza affinché la pace regni sovrana. Tuttavia, gli stati spagnolo e francese hanno scelto di utilizzare la politica penitenziaria come ostacolo per mantenere il conflitto nella situazione di anni passati. Davanti a questa situazione, la popolazione si sta mobilitando per il processo di pace, ma la risposta del governo spagnolo è stata sempre più violenta: nel settembre del 2013 diviene fuori legge il movimento civile Herrira promotore di recenti proteste per i diritti dei detenuti e vengono arrestati 18 suoi membri.
In questo contesto, la mobilitazione dell' 11 GENNAIO 2014 si prevede storica, la più grande degli ultimi decenni. Il formato sarà nuovo, ogni partecipante arriverà a Bilbao con una goccia, e tutte e tutti costruiremo un gigante mare, come simbolo di determinazione e forza di una società che vuole porre fine al conflitto. Facciamo appello ai governi spagnolo e francese affinché diano una possibilità di pace nei Paesi Baschi e alla comunità internazionale affinché possa aiutarci a promuovere il processo di risoluzione del conflitto. Siamo un piccolo popolo che vuole smettere di soffrire. E abbiamo bisogno del vostro sostegno e della vostra solidarietà. Dare una possibilità di pace nei Paesi Baschi Diritti umani, Risoluzione, Pace.
Goccia a goccia siamo mare
Diritti umani, Risoluzione, Pace.
PRIGIONIERI BASCHI NEI PAESI BASCHI!
EUSKAL PRESOAK EUSKAL HERRIRA!

pc 11 gennaio - ilva Taranto - dedicata all'ultima vittima operaia l'assemblea convegno di Taranto della Rete nazionale sulla sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio

Stefano Delli Ponti

venerdì 10 gennaio 2014

pc 10 gennaio - Marchionne, manager della Fiat-Chrysler in una intervista chiarisce i suoi "piani" per il futuro e pretende soldi dal governo e operai senza diritti

Ieri Marchionne si è fatto intervistare dal quotidiano la Repubblica! Il manager moderno fascista conferma tutta la propria arroganza e sbruffoneria, si tratta, infatti, di una intervista che da un lato è un'autocelebrazione, la propaganda della sua presunta abilità, e che sia presunta infatti viene fuori dalle stesse cose che dice: i soldi per questa operazione li hanno messi il governo americano e gli operai tramite il loro fondo pensione! dall'altro lato serve a chiedere soldi esplicitamente al governo italiano, soldi che dovrebbero servire per gli investimenti! Marchionne mette comunque sempre le mani avanti, perché il "piano" si  potrà fare sempre se il mercato regge... si tratta di una scommessa, e così via.
Dal quel che dice rispetto all'uscita dal mercato delle auto piccole e al concentrarsi sul mercato delle auto di alta gamma è chiaro che la produzione non potrà mai lontanamente ripartire con le quantità del passato!

Tutto questo nello stesso giorno in cui i dirigenti Fiat incontravano la Fiom dopo la sentenza di Cassazione, un altro schiaffo al sindacato "nemico". Lui i piani industriali non li discute con nessuno e li presenta dove, quando, a chi e come vuole lui.

Commentiamo alcuni passi dell'intervista che riportiamo integralmente sotto.

***
Intervista all'ad del Lingotto dopo l'acquisizione di Chrysler: "Puntiamo sulla fascia medio-alta, le accuse di Moody's sul debito non mi preoccupano"
Marchionne: ecco il futuro della Fiat
"L'America ci dà valore. Ora rilanciamo l'Alfa, tutti gli operai rientreranno"

Dottor Marchionne, la settimana scorsa la Fiat si è comprata tutta la Chrysler, ha cambiato dimensione e identità e lei non ha ancora detto una parola. Cosa succede?
"Quel che dovevo dire l'ho scritto il giorno dopo la firma ai 300 mila dipendenti del gruppo, insieme con John Elkann. Adesso dobbiamo soltanto lavorare perché questo sogno che abbiamo realizzato, e che io inseguivo dal 2009, si metta a camminare, anzi a correre, e produca i suoi effetti".

Si ricorda come è incominciato tutto?
"Sì. Avevamo un accordo tecnologico con Chrysler, un'intesa di minima, e mi sono accorto che non serviva a niente, perché non produceva risultati di qualche rilievo né per Fiat né per gli americani. È stato allora che l'idea ha cominciato a ronzarmi per la testa. Un'idea, non un progetto. Diceva così: o tutto o niente. O posso entrare nella gestione e prendermi la responsabilità delle due aziende, oppure perdiamo tempo".

E poi?
"Poi è arrivato il piano. La chiami fortuna, istinto, visione, quel che vuole. Resta il fatto che in quel momento di crisi spaventosa abbiamo visto nei rottami dell'industria automobilistica americana la possibilità di far rinascere una grande azienda in forma completamente diversa. E l'America ha creduto nelle nostre idee e ci ha aperto le porte".

Vuol dire che soltanto in America sarebbe stata possibile un'operazione di questo tipo?
"Dico che per tante ragioni storiche e culturali noi europei siamo condizionati dal passato, l'idea di chiuderlo per far nascere una cosa nuova ci spaventa. Da loro no: c'è una disponibilità quasi naturale verso il cambiamento, la voglia di ripartire".

Meno vincoli e meno dubbi?
"Se porti un'idea nuova, in Italia trovi subito dieci obiezioni. In America nello stesso tempo trovi dieci soluzioni a possibili problemi. E poi è arrivato Obama".

[Il giornalista va al dunque. Meno vincoli? È proprio su questo che Marchionne si è "battuto" anche in Italia: perché avesse meno vincoli e cioè ancora una volta niente diritti degli operai! sono questi diritti che Marchionne chiama obiezioni!]

Che ha creduto subito al suo progetto?
"Aveva l'obbiettivo di salvare quelle aziende. La nostra fortuna è stata di poter trattare direttamente con il Tesoro, con la task force del Presidente, non con i creditori di Chrysler, come voleva la vecchia logica. Se no, oggi non saremmo qui".

[E' questa la verità: qui Marchionne si "confessa". Obama "aveva l'obbiettivo di salvare quelle aziende"! e ha messo i soldi scommettendo sull'operazione "salvataggio"]

L'amministrazione vi ha sempre sostenuti?
"Abbiamo scoperto che il nostro piano era più prudente del loro. Ma la seconda fortuna è stata che il mercato è ripartito prima del previsto, gli Usa oggi sono tornati a produrre 15 milioni di veicoli, la cura che abbiamo fatto a Chrysler funziona, noi ci siamo, tanto che la Jeep non ha mai venduto tante macchine come nel 2013, cioè 730 mila".

Questo basta per mettere Chrylser al riparo?
"Guardi che in America il mercato c'è ma è difficile, la competizione è durissima. Ma nelle vendite retail lo scorso anno Chrysler è cresciuta negli Usa più degli altri due big, Ford e Gm. Siamo il quarto produttore americano, perché in mezzo si è infilata Toyota. Quindi c'è molta strada ancora da fare, ma siamo in cammino. E meno male che l'istinto aveva visto giusto nel 2009, perché un'occasione così si presenta una volta sola nella vita: non accadrà mai più".

[Quando parla delle auto vendute, sia a livello generale che della Chrysler Marchionne si "allarga" sempre. Le vendite sono tornate indietro di una ventina d'anni. Altro che ripresa!]

Un piccolo non potrà mai più comprare un grande grazie alla crisi?
"Abbiamo sfruttato condizioni irripetibili. È vero che normalmente il sistema americano è capace a digerire la bancarotta e a assicurarti le condizioni finanziarie per ripartire, perché il Chapter 11 negli Usa ti lava la macchia del fallimento. Ma quando siamo arrivati noi il sistema digestivo delle banche si era bloccato, ed ecco che abbiamo potuto negoziare direttamente con il governo, cosa mai accaduta prima".

[Negli Stati Uniti ci sono appunto meno vincoli. Il "Capitolo 11" ti lava la macchia del fallimento!]

Un negoziatore più facile perché politicamente interessato al risanamento aziendale?
"Mica tanto facile. Continuavano a dirmi che la Fiat doveva metterci la pelle, cioè i soldi. Ho avuto la faccia tosta all'inizio di dire no. Avevamo studiato bene le ceneri dell'automobile americana, sapevamo che il rischio era altissimo. Se vuoi, rispondevo, metto in gioco la mia pelle, vale a dire reputazione e carriera, la Fiat no, nemmeno un euro".

[Marchionne ha più che una faccia tosta! Nemmeno un euro! Per salvaguardare i soldi dei suoi padroni Agnelli/Elkann]

Perché hanno accettato?
"Tenga conto che stiamo parlando della tragedia del 2009, quando i manager uscivano per strada con gli scatoloni perché le aziende chiudevano, quando la quota di mercato di Chrysler era precipitata al 6 per cento, non so se mi spiego. Certo, ogni tanto mi arrivava un messaggio dal mio partner al Tesoro: secondo te, questa rotta si sta invertendo? Bene, si è invertita. Abbiamo restituito al governo Usa tutti i soldi che aveva messo in Chrysler, 7 miliardi e mezzo di dollari, abbiamo ripagato tutti e dopo l'accordo con Veba non dobbiamo più niente a nessuno. A questo punto, ci siamo comprati il resto dell'azienda. Chrysler ha trovano un partner".

Direi un padrone, no?
"Direbbe male. La nostra non è una conquista, è la costruzione di un insieme. Ho scritto una lettera riservata a Gec, il Group Executive Council, cioè gli uomini che gestiscono il Gruppo, e ho detto che quello di Fiat-Chrysler è per me un sogno di cooperazione industriale a livello mondiale, ma soprattutto un sogno di integrazione culturale tra due mondi".

Non vi sentite padroni di Chrysler, dunque?
"Qualcosa di più, di meglio. Abbiamo creato una cosa nuova. E da oggi il ragazzo americano che lavora in Chrylser quando vede una Ferrari per strada può dire: è nostra. Poi, certo, se quando sono arrivato qui mi avessero detto che saremmo diventati il settimo costruttore del mondo, mi sarei messo a ridere. Capisco anche che in questi anni qualcuno ci abbia preso per pazzi. Per fortuna gli azionisti hanno creduto nel progetto e lo hanno appoggiato. John è venuto subito a Detroit, ha capito il potenziale dell'operazione e l'ha sostenuta fino in fondo".

[E qui Marchionne fa il reazionario americano: tira fuori l'"orgoglio" che dovrebbe nascere nel petto del "ragazzo americano che lavora in Chrylser" che è costretto a lavorare per un salario diverse volte inferiore a quello degli "anziani" e "quando vede una Ferrari per strada può dire: è nostra"! Mancano solo le lacrime e gli applausi! Per il padrone buono!]

Lei sa che su questo successo americano c'è il sospetto che sia stato costruito a danno dell'Italia, delle sue fabbriche e dei suoi operai. Cosa risponde?
"Che è vero il contrario. Questa operazione ha riparato Fiat e i suoi lavoratori dalla tempesta della crisi italiana ed europea, che non è affatto finita. Non solo: ha dato la possibilità di sopravvivere all'industria automobilistica italiana in un mercato dimezzato altrimenti non ce l'avremmo più. E invece potrà ripartire con basi, dimensione e reti più forti".

Lei dopo la firma è ottimista, ma proprio oggi il Financial Times le fa notare che 4,4 milioni di vetture prodotte da Fiat-Chrysler sono appena la metà di Toyota, e l'accusa di esser un abile negoziatore ma non un costruttore, un uomo d'automobili. Come si difende?
"Se adesso che ho Chrysler valgo mezza Toyota, quale sarebbe il mio valore senza l'America? Quanto alle automobili, al salone di Detroit 2011 abbiamo presentato 16 nuovi modelli tutti insieme. E aspettiamo il nuovo piano Alfa Romeo, per favore, prima di parlare".

[Con queste risposte Marchionne ribadisce la propria posizione e cioè che non si poteva investire prima, posizione smentita dagli investimenti miliardari già fatti e in corso di tutte le altre case automobilistiche del mondo!]

Però Moody's non ha aspettato, e ha già minacciato il downgrade Fiat per i troppi debiti e la poca liquidità dopo l'acquisto di Chrysler. Chi ha ragione?
"Capisco il loro ragionamento, ma ricordo che nel 2007 arrivammo a zero debiti, prima che scoppiasse quel bordello nei mercati. Bisognerà vedere con il piano di aprile dei nuovi modelli dove si posizionerà il debito. Io non sono preoccupato, proprio no".

Ma la strada maestra nelle vostre condizioni non sarebbe un aumento di capitale?
"Sarebbe una distruzione di valore. Ci sono metodi, modelli diversi e innovativi per finanziare gli investimenti".

[Giustamente il giornalista chiede perché viste tutte queste meraviglie gli Agnelli non investano i propri soldi! Marchionne conosce ben altri metodi per recuperare soldi!]


Come il convertendo da un miliardo e mezzo di cui si parla?
"Lasci stare le cifre. Ma il convertendo potrebbe essere una misura adatta".

In un passato recente con il convertendo i banchieri italiani si sentivano già padroni della Fiat, non ricorda?
"Ricordo, anche perché quando venivano al Lingotto mancava solo che prendessero la misura delle sedie. Invece la verità è che siamo qui, pronti a ripartire, ma abbiamo bisogno di soldi per finanziare la ripartenza. Le sembra un discorso troppo esplicito, troppo poco italiano?".

No, se lei però mi dice dove quoterete la nuova società.
"Fiat è quotata a Milano. Poi, andremo dove ci sono i soldi. Mi spiego: dove c'è un accesso più facile ai capitali. Non c'è dubbio che il mercato più fluido è quello americano, quello di New York, ma deciderà il Consiglio di amministrazione. Io sono pronto anche ad andare a Hong Kong per finanziare lo sforzo di Fiat-Chrysler".

Come si chiamerà la nuova società?
"Avrà un nome nuovo".

Quando avverrà la fusione?
"Spero subito, con l'approvazione del consiglio al dividendo Chrysler di 1,9 miliardi. A quel punto il processo è chiuso, si può partire".

E dove sarà la sede della nuova società?
"Lo decideremo, anche in base alla scelta di Borsa, ma mi lasci dire che è una questione che ha un valore puramente simbolico, emotivo. La sede di Cnh Industrial si è spostata in Olanda, ma la produzione che era qui è rimasta qui".

Lei dovrebbe capire dove nascono certe preoccupazioni. Quando è arrivato in Fiat si producevano un milione di auto in Italia, due milioni dieci anni prima oggi appena 370 mila su un totale di 1,5 milioni di auto vostre. Come si può aver fiducia nel futuro dell'auto italiana in queste condizioni?
"Se ritorniamo al punto in cui Fiat doveva investire in controtendenza in questi anni di mercato calante, io non ci sto, perché se posso scegliere preferisco evitare la bancarotta. Peugeot ha investito, e oggi si vede che i soldi sono usciti, ma il mercato non c'è. In più bisogna tener conto che le auto invecchiano, e un modello lanciato (e non comprato) durante la crisi sarà vecchio a crisi finita, quando i consumi possono ripartire. No, la strada è un'atra".

Quale, dopo le promesse mancate di Fabbrica Italia?
"Ecco un'altra differenza tra Italia e America. Là quando cambiano le carte si cambia gioco, tutti d'accordo, qui avrei dovuto mantenere gli investimenti anche quando il mercato è sparito. No, la nostra strategia è uscire dal mass market, dove i clienti sono pochi, i concorrenti sono tanti, i margini sono bassi e il futuro è complicato".

[Per favore non gli ricordate che aveva promesso investimenti con il piano Fabbrica Italia!]

Uscire dal mercato tradizionale Fiat per andare dove?
"Nella fascia Premium, prodotti di alta qualità, con concorrenza ridotta, clienti più attenti, margini più larghi. In fondo abbiamo marchi fantastici e per definizione Premium, come l'alfa Romeo e la Maserati. Perché non reinventarli?".

E perché non lo avete fatto?
"E lei, mi scusi, che ne sa? Sa della Maserati a Grugliasco, dove lavora gente in guanti bianchi a scegliere le rifiniture in pelle per andare sui mercati del mondo. Ma non sa che in capannoni-fantasma, mimetizzati in giro per l'Italia, squadre di uomini nostri stanno preparando i nuovi modelli Alfa Romeo che annunceremo ad aprile e cambieranno l'immagine del marchio, riportandolo all'eccellenza assoluta".

[Questa dei capannoni-mimetizzati in giro per l'Italia, anche se fosse vera, è una ridicola barzelletta, all'"americana" appunto!]

Allora perché non lo avete fatto prima?
"Mi servivano due cose: la capacità finanziaria, e oggi finalmente Chrysler come utili e come cassa mi copre le spalle, e un accesso al mercato mondiale. Oggi se mi presento con l'Alfa negli Usa ho una rete mia di 2.300 concessionari capaci di portare quelle auto dovunque in America, rispettandone il dna italiano".

Dunque mi pare di capire che non venderà l'Alfa Romeo ai tedeschi, è così?
"Se la possono sognare. E credo che la sognino, infatti. L'Alfa è centrale nella nostra nuova strategia. Ma come la Jeep è venduta in tutto il mondo ma è americana fino al midollo, così il dna dell'Alfa dev'essere autenticamente tutto italiano, sempre, non potrà mai diventare americano. Basta anche coi motori Fiat nell'Alfa Romeo. Così come sarebbe stato un errore produrre il suv Maserati a Detroit: e infatti resterà a casa".

E cosa sarà degli altri marchi?
"Fiat andrà nella parte alta del mass market, con le famiglie Panda e Cinquecento, e uscirà dal segmento basso e intermedio. Lancia diventerà un marchio soltanto per il mercato italiano, nella linea Y. Come vede la vera scommessa è utilizzare tutta la rete industriale per produrre il nuovo sviluppo dell'Alfa, rilanciandola come eccellenza italiana".

Lei parla di modelli, parliamo di lavoro. Questa strategia come si calerà negli impianti che oggi sono fermi, o girano con la cassa integrazione, aumentando l'incertezza italiana nel futuro?
"Senza una rete di vendita nei mercati che tirano, far la Maserati ad esempio non servirebbe a nulla. Adesso Chrysler ci ha completato gran parte del puzzle, soprattutto nell'area cruciale Usa-Canada-Messico, dove oggi possiamo entrare con gli stivali mentre ieri dovevamo presentarci con le scarpe da ballerina".

Non è che nell'acquisto Chrysler c'è per caso una clausola di protezione dell'occupazione e della produzione americana?
"Neanche per sogno, sarebbe una cosa tipicamente italiana, che là non è venuta in mente a nessuno".

Parliamo allora delle fabbriche italiane. Quando e come ripartiranno?
"Ecco il quadro. Nel polo Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati, compreso un nuovo suv e qualcos'altro che non le dico. A Melfi la 500X e la piccola Jeep, a Pomigliano la Panda e forse una seconda vettura. Rimane Cassino, che strutturalmente e per capacità produttiva è lo stabilimento più adatto al rilancio Alfa Romeo. Mi impegno: quando il piano sarà a regime la rete industriale italiana sarà piena, naturalmente mercato permettendo".

Sta dicendo che finirà la cassa integrazione eterna per i lavoratori Fiat?
"Sì, dico che col tempo – e se non crolla un'altra volta il mercato – rientreranno tutti".

Scommettendo sull'Alfa e sulle auto Premium lei scommette sul dna italiano dell'auto: ma ha ancora corso nel mondo, con la crisi del nostro Paese?
"La capacità italiana di produrre sostanza e qualità, di inventare, di costruire è enormemente più apprezzata all'estero che da noi. Il carattere dell'automobile italiana esiste, eccome. Tutto ciò è una ricchezza da cui ripartire. Noi siamo pronti. Ma se continuiamo a martellarci i piedi, invece di puntare al meglio, finirà anche questa storia".

Ma cos'è il meglio, in un Paese che perdendo il lavoro sta perdendo anche la coscienza delle sue potenzialità, dei doveri e dei diritti?
"E' aprirsi al mondo, trovarsi spazio nel mondo, non chiudersi in casa, soprattutto quando intorno c'è tempesta. Fiat ci prova. Ho scritto ai miei che possiamo concorrere a dare forma e significato alla società del futuro. Anche per me arriverà il giorno di lasciare. Ma intanto, dieci anni dopo, è una bella partita".

La Repubblica

10 gennaio 2014