sabato 16 marzo 2013

pc 16 marzo - notizie dall'india - l'azione dei maoisti per contrastare l'operazione genocida Green hunt

Naxalites
in spagnolo in via di traduzione

INDIA - ACTIVIDAD DE LOS MAOISTAS PARA CONTRARRESTAR LA OPERACION GREEN HUNT
GUMLA: Según informes llegados desde la selva de Sivil –bastión maoísta en el distrito-, los maoístas han lanzado una Operación de Ruptura para frenar la Operación Green Hunt (Cacería Verde) bajo el mando de una nueva ala militar bautizada como Ejército Jharkhand de Liberación Popular. También aseguran que se han apoderado de algunas gorras de las fuerzas de seguridad durante el enfrentamiento el miércoles. Los rebeldes han declarado que no están en contra de la policía sino contra el sistema y que los policías son hijos de los campesinos y trabajadores como nosotros, señalan los informes. Las colinas de Jhariya, Kerakona y Luru Sakseri, cerca de la zona de Sivil en la comisaría de policía de Chaimpur, resonaron con el fuego morteros y balas el jueves cuando las fuerzas de seguridad y los maoístas se vieron envueltos en un enfrentamiento que continuó hasta después del mediodía.
Entre tanto, las fuerzas de seguridad pudieron rescatar de la espesa selva los cuerpos del cuerpo del joven recluta muerto Manoj Bakhla y de los heridos Brajesh Licha y Vikram Ray antes de trasladarlos a un helicóptero a la capital del Estado,  24 horas después del incidente. El Director General de Policía Rajiv Jumar, el Director General Adjunto y miembro de la Unidad de Forenses V K Reddy, el Inspector General y miembro de la Unidad de Forenses MV Rao, el Director General Adjunto (Ley y Orden) DK Pande, el Director General de Investigaciones Sheetal Oraon, el Comandante de la Policía Armada de Jharkhand NK Singh y el miembro de la Policía Especial Jatin Narwal tuvieron que andar varios kilómetros para llegar al lugar en Ghatodipa, situado en la zona maoísta donde aterrizó el transportador de la Fuerza de Seguridad Fronteriza. El Comandante de la Policía Armada Singh acompañó hasta la capital el cadáver del recluta muerto y a los heridos. Quizás, por primera vez,  policías como el Director General de Policía y otros llegaron a este lugar, declaró un oficial de policía. El oficial declaró que habían causado bajas a los rebeldes.
Un oficial declaró que el enfrentamiento entre fuerzas de seguridad y los maoístas comenzó en la tarde del miércoles cuando cuatro grandes contingentes de fuerzas de seguridad lanzaron una operación desde distintos lados contra éstos. En el contingente había fuerzas de la Policía Armada de Jharkhand, de la Jaguar de Jharkhand, de CoBRA (Comando Batallón para Acción Resuelta) y de la policía del distrito.
El miembro del comité central maoísta Arvindji ha estado acampando con un gran número de maoístas en la zona de Sivil durante más de un mes, mientras las fuerzas de seguridad también se estacionaron en lugares estratégicos en la región selvática durante el mismo periodo. Pese a las operaciones antimaoístas lanzadas por las fuerzas de seguridad, los maoístas no llegaron a encontrarse con ellos. Según los informes, los residentes de Munda y Oraon que viven en la aldea de Sivil que cuenta con 120 casas, la abandonaron y se refugiaron en la escuela de la localidad mientras tuvoi lugar el enfrentamiento en los bosques cercanos el jueves.
Nota:  Extractos de una crónica publicada el 15 de marzo en la pagina web de The Times of India y reproducida en el blog Maoist Road http://maoistroad.blogspot.com.es/ La traducción al español es responsabilidad de Gran Marcha Hacia el Comunismo. Marzo 2013.

pc 16 marzo - Milano e tutta Italia con DAX - cronaca da contropiano

Decine di migliaia di antifascisti sfilano a Milano per ricordare Dax, assassinato esattamente dieci anni fa da un gruppo di fascisti. La diretta della manifestazione.

19.00: il corteo sta ancora sfilando lungo i viali che portano all'area occupata Grizzly. Partitita una occupazione abitativa in via Mompiani, per ribadire l’importanza del diritto alla casa, che è stato uno dei filoni tematici di questo corteo

18.30 - Il corteo sfila lungo corso Lodi, per dirigersi verso l’area Grizzly in Corvetto occupata ieri dove si concluderà la manifestazione e dove dalle 19 è previsto un concerto con la partecipazione dei 99 Posse, degli Assalti Frontali e di molti altri gruppi musicali.

18.20 - Nonostante il fitto lancio di lacrimogeni da parte della Polizia il corteo continua a sfilare senza grossi problemi, avviandosi verso la conclusione. In coda intanto si susseguono gli attacchi alle banche, sfondato il vetro della Unipol, attaccata pesantemente anche una filiale della Unicredit e del credito artigiano.

18.15 - Mentre la testa del corteo è arrivata a Porta Romana, in coda continuano gli attacchi agli istituti bancari. Questa volta alcuni gruppi di manifestanti hanno sfondato la vetrina di una banca e sono riusciti ad entrare al suo interno, appiccando il fuoco. Danneggiate anche una sede delle Poste e una del Banco Popolare di Sondrio.

17.55 - Pesantemente sanzionata l'accademia militare in corso Italia, bersagliata di oggetti. Alcuni manifestanti ne hanno sfondato la porta d'ingresso e al suo interno hanno lanciato un fumogeno.

17.50 - Dal tetto della banca della Cariplo all’angolo con via Bligny un agente della digos stava riprendendo il corteo. Il poliziotto spione è stato individuato dai manifestanti che contro l'istituto hanno lanciato sassi e bottiglie.

17.40 - Nuovi lanci di vernice, bottiglie ma anche di petardi e sassi contro il locale Lime Light, già sanzionato qualche minuto fa. I carabinieri che scortano il corteo si sono avvicinati ai cordoni che chiudono la manifestazione, che intanto ha cominciato a sfilare per Corso Italia.

17.30 - Nuova azione di sanzionamento, durante il percorso del corteo, che ha ripreso a scorrere tranquillo ma determinato. Vernice è stata lanciato contro la facciata di un noto locale, il Lime Light, che tempo fa ha ospitato una festa di un collettivo di estrema destra e la cui proprietà, accusano i manifestanti, fa riferimento a organizzazioni neofasciste. 

17.15 - Sanzionata una sede dell’Ubi banca all’angolo di via Meda; scritte e vernice contro la facciata e le vetrine dell'istituto bancario.

17.00 - Mentre in testa al corteo alcuni manifestanti apponevano una corona di fiori in Via Brioschi, luogo dell'agguato fascista a Davide Cesare, in coda un centinaio di manifestanti si sono staccati dal corteo e tra slogan contro la polizia hanno cominciato a lanciare sassi e petardi contro le reti metalliche e i blindati posti a protezione del commissariato di Via Tabacchi. I celerini hanno risposto lanciando diversi lacrimogeni. Dopo qualche momento di confusione il corteo si è ricomposto ed ha continuato a sfilare nonostante l'aria irrespirabile. Cordoni in coda alla manifestazione.

dax16marzolacrimogeni

16.45 - La coda del corteo è partita da pochi minuti da Piazza XXIV Maggio, la partecipazione finora calcolata intorno alle 10 mila persone. La testa è ferma in via Tabacchi, lungo applauso per le mamme di Dax, Carlo Giuliani e per il papà di Abba.

dax16marzostriscione16.35 - La testa del corteo ha raggiunto via Tabacchi. Il commissariato è blindato da una ventina di blindati, un idrante e parecchie decine di agenti del reparto mobile in assetto antisommossa con tanto di maschere antigas. Le forze di polizia hanno anche piazzato barriere metalliche per impedire ai manifestanti di avvicinarsi al commissariato.
Al corteo si unisce gente lungo il percorso, i partecipanti ora oscillano tra i 5 e i 10 mila.


16.25 - Dalla Palestina, esattamente dal campo profughi di Aida, un gesto di solidarietà inaspettato: http://freepalestine.noblogs.org/post/2013/03/16/aida-camp-dax-vive/


16.20 - La testa del corteo si sta avvicinando a via Tabacchi, dove c’è il commissariato della Polizia dalla quale la notte del 16 marzo del 2003 partivano le volanti dirette all'ospedale San Paolo dove era stata ricoverato Dax dopo l'accoltellamento. Dagli altoparlanti dei camion presenti nel corteo i promotori ricordano la dinamica dei fatti di quella notte: l'omicidio, l'ospedale blindato, poi le cariche contro gli amici di Davide Cesare e gli antifascisti, le denunce.





16.05
- Il corteo è partito. Ad aprirlo lo striscione unitario che recita ” Dax 16-3-2003 ucciso perchè militante antifascista”. In prima fila lo spezzone dei movimenti per il diritto all'abitare.


15.55 - 
Il corteo si appresta a partire, i vari spezzoni si stanno disponendo lungo Corso San Gottardo.

15.40 -
Sta aumentando di molto la partecipazione al concentramento, piazza XXIV Maggio è già piena di gente. Presenza massiccia dalle altre città. Sono arrivati anche i pullman partiti da Napoli e da altre città del sud.

dax16marzo201315.25 - 
Il corteo di questo pomeriggio sarà composto da diverse aree tematiche che rappresentano diversi percorsi di lotta presenti sia nel territorio milanese che nazionale. ci sarà quindi uno spezzone dedicato alla lotta  per il diritto all’abitare, contro gli sfratti e contro il razzismo; lo spezzone studenti che animano le mobilitazioni nelle scuole e nelle università.  E ancora lo spezzone internazionalista, quello contro il carcere e la repressio, skinhead e infine lo spezzone dello sport solidale e antirazzista e delle palestre popolari ( domani doemnica 17 marzo sarà la giornata di sport popolare dalle 10 in parco Argelati).

15.15
– Piazza XXIV Maggio, luogo di concentramento del corteo di oggi per Dax, si sta cominciando a riempire man mano che arrivano i manifestanti. Non solo milanesi, visto che in città ci sono già alcune delegazioni arrivate da altri paesi d’Europa che hanno partecipato ieri ad alcune assemblee e workshop organizzati dai promotori del corteo di oggi. Molti gli studenti delle scuole di Milano, di Brescia, di Bergamo e di altre località lombarde andati in piazza con gli striscioni dei collettivi, dei coordinamenti o delle loro scuole. Uno spezzone studentesca sta arrivando in Piazza XXIV Maggio sfilando in corteo da Porta Genova. Stanno arrivando a Milano i 6 pullman partiti da Roma ieri sera, controllati a vista e scortati dalla polizia durante tutto il tragitto dalla capitale.

15.00 - Manifestazione questo pomeriggio a Milano a dieci anni dall’omicidio fascista di Davide Cesare “Dax”, militante dello spazio sociale O.R.S.o di Milano assassinato il 16 Marzo del 2003. La manifestazione di oggi è l’iniziativa centrale della tre giorni di iniziative di vario tipo organizzate da movimenti e collettivi milanesi le cui parole d’ordine sono non solo “Dax resiste”, ma anche “Antifascismo è anticapitalismo, anticapitalismo è antifascismo” ed ancora “Dax vive nelle lotte”. Una tre giorni che ha visto già ieri l’occupazione di un nuovo spazio sociale a Milano – l’Area Grizzly – e stanotte un attacco da parte di Anonymous Italia che ha messo ko tre siti neofascisti.

pc 16 marzo - grande manifestazione antifascista e anticapitalista a Milano - Dax vive !

Centri sociali in corteo per Dax. Banche danneggiate e tensione


10 mila in piazza XXIV Maggio per dare vita al grande corteo nel centro di Milano per ricordare il decimo anniversario dell'uccisione di Davide Cesare, detto Dax, appartenente al centro Orso, ucciso da due esttremisti di destra e dal loro padre a coltellate. Tutto il percorso del corteo è stato blindato dalle forze dell'ordine e ci sono stati momenti di tensione con lancio di petardi da parte dei manifestanti e di lacrimogeni da parte della polizia. Diverse banche sono state danneggiate con vetrine in pezzi e scritte con la vernice spray

pc 16 marzo - A Terni, ANPI e PD aprono ai fascisti di casa pound - vergogna!

L’ANPI DI TERNI CAVALLO DI TROIA PER I CAMERATI DI CASAPOUND?

Il potere è una brutta bestia, perché quando si è attaccati con il cemento alle poltrone tutto è giustificabile.
Così capita che il Comune di Terni, di pluridecennale gestione PD, vada ad intitolare una via alle “vittime delle foibe”, senza neanche ragionare sulla questione, senza aprire una discussione con la città, discussione che sarebbe necessaria, proprio per restituire un po’ di verità storica alla questione. Quando si hanno problemi di credibilità di tutt’altro genere, la verità storica sulle foibe può essere sacrificata sull’altare delle alleanze  per un’operazione mediatica basata sul peggiore opportunismo che legittima di fatto l’ uso politico che la destra ed i neofascisti fanno dell’evento a partire dalla nefasta approvazione della cosiddetta “giornata del ricordo”.
Un’amministrazione comunale senza qualità, come quella di Terni, a corto di soldi, sotto scacco dalle lobby dei “monnezzari”, in affanno nel garantire lo status quo al sistema politico-economico che le gira attorno, che puntualmente fa mancare il numero legale in consiglio quando si tratta di votare un'atto d'indirizzo che chiuda spazi ad associazioni neofasciste, non può certo mettersi di traverso col centro-destra per il nome di una via.
Ben altri problemi nascono quando l’A.N.P.I. di Terni, l’associazione che dovrebbe rappresentare i partigiani, quelli che combatterono con le armi il fascismo, ma che nella nostra città sembra essere la cinghia di trasmissione delle decisioni istituzionali e del monopolio del PD in particolare, più che affermare i valori della resistenza e la lotta contro il nazifascismo apre a bieche operazioni di ribaltismo e di revisionismo storico di matrice nazionalista e fascistoide.
Accade cosi che dopo aver espresso solidarietà ai due marò latitanti dall’India, accusati di aver sparato su pescatori disarmati, la sezione provinciale dell’A.N.P.I., non trovi niente di meglio da fare che partecipare all’inaugurazione di una via alle vittime delle foibe, al fianco di un’associazione neofascista come casapound.
Che l’ANPI debba sottostare agli “input” del governo della città, è sotto gli occhi di tutti, ma c’è un limite alla decenza.
Un’associazione di Partigiani dovrebbe avere la capacità di approfondire la questione foibe, allo scopo di rendere giustizia alle vittime e di mettere di fronte alle proprie responsabilità chi ha occupato i Balcani e costretto il popolo italiano a vivere la parentesi  più tragica della sua storia.
Condividere un’inaugurazione del genere con un’associazione neofascista quale casapound significa legittimare la loro azione, mettere allo stesso livello i milioni di vittime dei campi di sterminio nazisti e fascisti (tra i tanti la risiera San Saba o l’isola di Arbe) con alcuni episodi che hanno caratterizzato la nostra guerra civile, come è stata -insieme a guerra di liberazione e guerra rivoluzionaria- la Resistenza.
L’ANPI ternana, al contrario da quella regionale o nazionale, dovrebbe ricordare, contro ogni tentativo di impossibile riconciliazione della memoria storica -funzionale alla legittimazione della barbarie fascista- chi erano gli aggressori e chi gli aggrediti, non dovrebbe presenziare squallide operazioni qualunquiste e di falsificazione della storia, comportandosi di fatto da cavallo di Troia per gli squadristi del duemila.
Riteniamo necessario che l'ANPI si assuma le proprie responsabilità politiche e per ciò chiediamo le immediate dimissioni dei vertici della sezione provinciale. 
 
RAT- Rete Antifascista Ternana Associazione "Buaba",  Associazione "Interni Stranieri",  Associazione "Plaza de Mayo", Associazione "primidellastrada", Blob Lgc.-Laboratorio comunicazione, circolo de "Il manifesto" Terni,  CSA "Germinal Cimarelli", COBAS comitati di base della scuola, Comitato antifascista cittadino di OrvietoConfederazione COBAS, Curva Est, Giovani Comunisti, Partito Comunista dei Lavoratori,  Partito della Rifondazione Comunista,  U.S.B. vigili del fuoco Umbria, U.S.P.K

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http://bgcterni.blogspot.com/

pc 16 marzo - grillina appena eletta ..già si dimette...inciuciava e aveva lauree alla giannino .. se non credete a me.. credete a mio marito

M5S, Mangili si dimette da senatrice.
Il marito: "Risposta alle accuse di inciucio"

Walter Mio su Facebook difende la moglie dalle accuse di "presunte impossibili ridicole cordate e parentopoli". "Si è dimessa per ridare dignità a una persona, dopo aver sopportato in silenzio attacchi per non danneggiare il Movimento".

ROMA - La senatrice 5 Stelle Giovanna Mangili si è dimessa  "per motivi personali" al primo giorno della XVII legislatura,dopo essere entrata a Palazzo Madama come capolista in Lombardia. Al suo posto la prima dei non eletti, Tiziana Pittau. Ma prima delle dimissioni, c'è la polemica. Che vede la Mangili accusata di "inciucio" per il ruolo del marito, Walter Mio, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle a Cesano Maderno (Monza). Che difende la moglie su Facebook, e scrive: "Alle accuse di inciuci, presunte impossibili ridicole cordate e parentopoli brianzole abbiamo deciso di rispondere con un gesto forte e chiaro: le dimissioni da senatrice di mia moglie Giovanna Mangili".
Rinuncia all'incarico.
"Abbiamo aspettato l'ufficialità della notizia volutamente", prosegue Mio su Facebook, e approfondisce i motivi della rinuncia all'incarico della moglie. La decisione delle dimissioni è stata presa "per ridare dignità personale ad una persona che ha sopportato in silenzio attacchi per non danneggiare un movimento che ha sempre sostenuto Crimi: "No illazioni". "Nessun accordo, nessuna cordata. Giovanna Mangili non ha retto alle pressioni, agli attacchi, alle forti illazioni. Ma la sua elezione è completamente regolare". Il capogruppo designato del M5S, Vito Crimi, difende la senatrice dimissionaria e spiega: "la sua elezione è regolare ed è il meccanismo che ci siamo dati che prevedeva i nostri posizionamenti nelle due Camere". Soprattutto, "era già deciso il subentro, tant'è che Tiziana Pittau è già qui da due settimane e lavora con noi".
 Il caso Grande. Ma le acque del M5s non sono tranquille anche nella zona di Marta Grande, che secondo ricostruzioni giornalistiche non avrebbe conseguito i titoli di studio inseriti nel curriculum.
"In relazione a quanto riportato da un recente articolo comparso sul quotidiano Libero, dove si insinuano illazioni sulla veridicità dei miei titoli accademici - spiega in apertura la Grande - ritengo sia necessario fare un pò di chiarezza". "In nessun luogo - assicura - ricordo di aver discusso in merito alla validità o meno della mia laurea conseguita in Usa, di quanto o come questa possa avere una validità legale nel nostro paese, quantunque si legga il contrario ed alla mistificazione si sia aggiunto un alone di confusione tanto fuorviante quanto inutile".

Il post contiene due immagini che riproducono i diplomi conseguiti. Marta Grande precisa di aver "conseguito una laurea 'Bachelor of Art' in Alabama, cui si accede dopo aver superato un esame dopo le scuole superiori. Un documento del consolato di Miami attesta a chiare lettere che il titolo ha valenza - cosa del resto ovvia - sul territorio statunitense ed offre la possibilità di continuare gli studi iscrivendosi ad un master di primo livello (del resto, anche in Italia, vi si accede non prima di aver conseguito una laurea triennale)". "Perciò - prosegue - in seguito al tanto bistrattato titolo a stelle e strisce, mi sono iscritta al suddetto master in 'Studi Europei' presso la Luiss School of Government. Altra cosa è il corso (non master, come erroneamente ha riportato certa stampa) che quest'estate ho seguito a Pechino, sempre in studi internazionali". "Attualmente - spiega - sono iscritta al corso di laurea magistrale in 'Relazioni Internazionali' presso l'università degli studi Roma Tre, per il conseguimento della quale devo solamente discutere la tesi, cosa che per la verità avevo preventivato di fare poche settimane prima della mia elezione alla Camera e che per ragionevoli motivi ho dovuto posticipare, mi auguro solo di qualche mese".

pc 16 maggio - ancora un'arresto di una compagna NOTAV

insieme ad altre due compagne anarchiche 

Torna in carcere Marianna Valenti, l'attivista contraria alla Torino-Lione, condannata a 8 mesi per gli scontri al cantiere di Chiomonte. Ha di nuovo manifestato davanti all'ex Nuove


Torna in carcere Marianna Valenti, nota attivista No Tav già condannata in primo grado per aver preso nel settembre 2011 a un attacco al cantiere di Chiomonte. E’ stata arrestata dalla Digos per aver preso parte al blitz degli anarchici alle ex Nuove di corso Vittorio. L’accusa è di resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Durante il raid di ieri mattina - quando una quarantina di anarchici hanno messo a soqquadro la sede degli ufficiali giudiziari e occupato parte dell’edificio – è sempre stata in prima linea. In manette, con le stesse accuse, anche un’altra ragazza italiana e una donna brasiliana.  
(12 marzo 2013)

pc 16 maggio - Grillini in action.. dove governano.. Parma , un po'di tagli alla spesa sociale.. un po' di fascismo..

tagli di 3 milioni  di euro
IL NUOVO WELFARE – L’assessore al Welfare Laura Rossi presenta il nuovo Piano strategico del welfare, “partendo dal grave quadro dei bisogni, le richieste sono in continuo aumento e non si è più in grado di dare tutte le risposte”. .....Maurizio Vescovi parla di scarsa concretezza e ricorda i tre milioni di tagli inferti al settore.
la statua del grande antifascista Picelli è abusiva
STATUA PICELLI, NUOVA COLLOCAZIONE - Lo comunica l’assessore ai Lavori pubblici Michele Alinovi che parla di percorso in atto con la Sovrintendenza dato che l’attuale collocazione del busto in piazzale Picelli è sostanzialmente abusivo, ovvero non autorizzato dalla stessa Sovrintendenza.

pc 16 marzo - I grillini restituiscono i soldi.. ma trattenendo qualcosa per spesucce...

I grillini restituiscono 77 mila euro
ma sui rimborsi scoppia la polemica via web

I militanti del Movimento 5 Stelle rimproverano ai loro deputati poca trasparenza nei criteri con cui trattengono somme per le spese: cifre che oscillano dai 600 a oltre 2000 euro.


E' ormai per loro una consuetudine, ostentata in un Palazzo che con fatica sposa la linea dell'austerity. I quindici deputati grillini, anche a febbraio, hanno rinunciato a buona parte dello stipendio. Hanno trattenuto, come nei due mesi precedenti, 2.500 euro cui però vanno aggiunte le somme ritenute necessarie per affrontare le spese (vitto, alloggio e trasporti soprattutto). Un "sacrificio", quello degli esponenti di "5 stelle", che ha prodotto un accantonamento complessivo di 76.673 euro.

Un'iniziativa senza precedenti, quella di "5 stelle". Ma il meccanismo messo a punto dai grillini del-l'Ars, quello che prevede la trattenuta di una somma pari alle spese sostenute, provoca nette differenze, fra un deputato e l'altro, nei redditi effettivi. E fa discutere, sul blog di "Sicilia 5 stelle", i simpatizzanti del movimento. I rimborsi spese più sostanziosi sono quelli documentati dal siracusano Stefano Zito: 2.116 euro. Zito è seguito dal vicepresidente dell'Ars Antonio Venturino (1.898). Cifre lontane da quelle trattenute come rimborso da Claudia La Rocca: solo 609 euro. Varia soprattutto la spesa per il pernottamento: se Zito, per quanto riguarda il mese di febbraio, indica 1.354 euro come spese di alloggio, l'alcamese Valentina Palmeri si ferma a quota 27. E anche un palermitano come Giorgio Ciaccio (pur fra i più sobri nelle spese) mette a rimborso 500 euro per "affitto casa". Pur avendo la residenza nella stessa città dove lavora. I costi di trasporto vengono calcolati, si precisa, sulla base delle tariffe Aci. Eppure il bagherese Salvatore Siragusa presenta una nota spese di 858 euro per le spese della benzina. E se Vanessa Ferreri, originaria di Acate (220 chilometri da Palermo) trattiene 733 euro per le spese di trasporto, Matteo Mangiacavallo da Sciacca (96 chilometri da Palermo) ne trattiene oltre 400 in più. Giampiero Trizzino, fino a ieri sera, non aveva dato notizia della busta paga percepita e dell'entità della somma restituita.

Ferma restando la bontà dell'operazione "restitution", i conti non sempre tornano. ..Lux, ad esempio, contesta Venturino perché a dicembre, a fronte di indennità pari a 11.700 euro, ne ha restituiti solo 4.500. Il vicepresidente dell'Ars ha risposto sempre sul web, dicendo che ha dovuto anticipare tre mensilità per l'affitto dell'appartamento a Palermo. E che, per via della carica, "ha dovuto affrontare qualche spesa di rappresentanza in più rispetto ad altri cittadini a 5 stelle". Replica che ha suscitato altre critiche. Davide, Marco, Carmelo gli chiedono di postare tutte le fatture delle spese di rappresentanza: "Ne va della serietà del movimento", scrive Tony. Tutti apprezzano il gesto, molti restano perplessi. Francesco Di Stefano ricorda che "ci sono lavoratori pendolari e altri che devono sostenere spese di affitto, benzina, treno, senza alcun aver diritto ad alcun rimborso". "Mi sa che pian piano si prenda gusto a trattenere soldi in più: sarebbe più opportuno trattenere 3 mila euro in più al netto di tutte le spese", scrive Davide. Il web non perdona. Neppure chi ne ha fatto un totem.

pc 16 marzo - partita la tre giorni antifascista per DAX - oggi corteo nazionale

Milano, il corteo dei centri sociali per ricordare Dax dopo dieci anni
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All'insegna dello slogan 'Dax vive nelle lotte' un centinaio di studenti milanesi, partiti da largo Cairoli, hanno dato il via alla tre giorni di manifestazioni organizzate a dieci anni dall'omicidio di 'Dax' Cesare, militante del centro sociale Orso. Dopo qualche uovo contro la sede dell'Università Cattolica, lungo via Carducci , il corteo si è incamminato per le vie di Milano scandendo slogan antirazzisti e antifascisti, ma soprattutto ricordando l'appuntamento di sabato 16 marzo: alle 15 è in programma il corteo nazionale da piazza Ventiquattro maggio. I giovani hanno poi  occupato un vecchio edificio in via Verne, zona Corvetto, e lo hanno ribattezzato 'Grizzly'. Ad accoltellare a morte Dax fu un nofascista, poi condannato a 16 anni di carcere. Il programma delle iniziative allo spazio Grizzly, ispirato "ai valori strettamente connessi ai concetti di antifascismo e anticapitalismo", va dalla cucina vegana ai concerti rap, fino agli spettacoli teatrali

pc 16 marzo - lotta comunista antiparlamentari..ma... su Grillo ""Li guardiamo con simpatia anche se si illudono di cambiare il sistema dall'interno mentre per noi va aggirato"

Lotta comunista nel 'salotto buono' Oltre duemila 'contro ogni Parlamento'
Lotta Comunista ha scelto il 'salotto buono' della città, il teatro dell'opera Carlo Felice, per la riunione dei simpatizzanti. Teatro esaurito: 2.000 ospiti. "Siamo astensionisti perché la tribuna politica è stata svuotata della sua funzione reale, il Parlamento è stato marginalizzato". Il Pd? "E' per il mantenimento dello status quo, del capitalismo, noi siamo per il superamento". Grillo e il Movimento 5 Stelle? "Li guardiamo con simpatia anche se si illudono di cambiare il sistema dall'interno mentre per noi va aggirato". E voi? "Noi siamo dove si sente forte il rumore del lavoro". Tra i partecipanti tanti giovani e ovviamente gli esponenti più noti di Lotta Comunista a Genova, l'ex segretario generale Fiom Franco Grondona, il console della Culmv Antonio Benvenuti e Armando Palombo, della rsu Fiom all'Ilva. Spiegano che la scelta della riunione al Carlo Felice ha un significato storico, perché proprio nel teatro si riunirono il 23 dicembre del 1900 gli operai dopo i cinque giorni di sciopero per la chiusura della Camera del Lavoro (foto di Andrea Leoni)

venerdì 15 marzo 2013

pc 15 marzo - operai Gesip riesplode la protesta scontri e feriti in piazza Indipendenza








Gesip ed ex pip, riesplode la protesta scontri e feriti in piazza IndipendenzaAlmeno due dimostranti sono rimasti feriti nei tafferugli a Palermo davanti a Palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione, durante la protesta di lavoratori della Gesip ed ex Pip (Piani di inserimento professionale). Un sessantenne, genitore di un dipendente Gesip e che ha sostenuto di essere cardiopatico, e un altro uomo, con un taglio alla testa, sono stati soccorsi dal personale sanitario intervenuto con un'ambulanza. Due manifestanti sono fermati e portati via dalle forze dell'ordine, che stanno valutando la loro posizione. A scatenare la protesta, il rinvio di una riunione in Regione sulla cassa integrazione in deroga. Nei giorni scorsi il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, aveva annullato un incontro programmato per definire la cig in deroga a causa dell'assenza del presidente della Regione, Rosario Corcetta, che aveva inviato a Roma due assessori della sua giunta.

Gesip, gli scontria piazza Indipendenza

Venerdì 15 Marzo 2013 - 15:05

Salta il vertice fra il Comune e la Regione sulla Cig. Momenti di tensione con alcuni scontri tra operai e forze dell'ordine in piazza Indipendenza, il bilancio è di un ferito e un fermo della polizia. Gli ex dipendenti gettano benzina davanti l'ingresso di Palazzo delle Aquile e gridano "Buffoni, buffoni". Presidiata anche la Prefettura dove è in corso un vertice Postiglione-Orlando


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Servi dei servi dei servi! la vostra repressione non fa che alimentare la ribellione e lotta contro le bastarde politiche antiproletarie di una minoranza borghese al potere della maggioranza degli operai, lavoratori, precari, disoccupati... 


pc 15 marzo - la solidarietà di proletari comunisti ai sindacalisti classisti

comunicato

Siamo stati ora avvisati che ci sono altri 2 compagni di Cremona e di Crema anch'essi destinatari del medesimo provvedimento restrittivo e, proprio in questo momento, una ventina di lavoratori Ikea, insieme ad Aldo e Arafat, sono in caserma per una verifica delle presunte violenze ai picchetti dei mesi scorsi.
Ovviamente anche agli altri 2 compagni va la nostra massima solidarietà militante con l'impegno del massimo sforzo per la riuscita delle prossime iniziative di lotta

 Solidarietà ad Aldo Milani coordinatore nazionale SiCobas

ci arriva notizia che al compagno Aldo sia stato notificato un provvedimento restrittivo con la proibizione di entrare nel territorio piacentino per i prossimi 3 anni.

A pochi giorni dallo sciopero dell'intero settore della logistica proclamato in occasione delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria, passaggio fondamentale per sostenere una piattaforma rivendicatica elaborata e discussa in numerose assemblee autorganizzate dai protagonisti delle lotte e dal sindacato di riferimento, la magistratura e le forze dell'ordine intendono colpire uno dei compagni protagonisti di un ciclo di lotte sempre più in espansione.     

Aldo è infatti accusato di aver sostenuto, con determinazione e continuità, il processo di autorganizzazione tra i lavoratori delle cooperative che ha portato alle ultime lotte in questo settore tra cui forse la più nota: l'Ikea di Piacenza.

In un momento in cui i problemi in Italia sembrano essere i costi della "politica" e la corruzione della casta dando vita ad una forma di generica protesta interclassista, chi invece si muove sul terreno primario dello scontro sulle condizioni di precarietà e di sfruttamento, viene colpito con misure repressive volte a bloccare le lotte e fermare questa onda lunga di conflitto nel campo della logistica che sta scoperchiando il buco nero dove trovano commistione gli interessi economici e politici dei grandi gestori dei consorzi delle cooperative e quelli concertativi oltre che economici dei sindacati confederali.

Riteniamo questo atto molto grave e ancor di più perchè colpisce in maniera perversa il diritto all'autorganizzazione sindacale all'interno dei luoghi di lavoro e perchè inserito in una logica scientificamente repressiva contro questo settore di lotta che sta riuscendo a coniugare una battaglia economico sindacale con una prospettiva di trasformazione della società raccogliendo ampi consensi in termini di solidarietà militante.

Inoltre il 29 marzo Aldo sarà insieme a dei nostri compagni sul banco degli imputati per la prima lotta di Origgio nel 2008 che ha messo in moto questo percorso di lotte. Ma il nemico di classe sia certo che la lotta di classe non si ferma e nessuno cadrà nelle loro provocazioni!
Lo sciopero della logistica del 22 di marzo si carica quindi anche di questi contenuti che facciamo nostri rigettando la provocazione al mittente.

Solidarietà ad Aldo
La repressione non ferma le lotte

i compagni e le compagne del Csa Vittoria
milano 15.03.2013






pc 15 marzo - ANCHE DAL RAPPORTO ARPA, UN SISTEMA A DELINQUERE RIVA/CLINI


Riportiamo ampi stralci dell'articolo di Gianmaria Leone apparso oggi su TarantoOggi sul rapporto dell'ARPA Puglia presentato alla Procura circa lo stato di attuazione dell'AIA da parte dell'Ilva; e poi, e solo in conseguenza di questo esposto, anche le segnalazioni che la stessa Ispra (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale) fa sulla violazione dei limiti emissivi previsti dalla nuova Autorizzazione integrata ambientale. 

Ciò che emerge chiaro è da un lato che l'Ilva sta facendo "i comodi suoi", continuando nelle emissioni inquinanti e nelle violazioni, attuando le prescrizioni a propria ampia discrezione e secondo tempi che modificano anche quelli già enormemente lunghi dell'Aia. 
Ma, dall'altro, ciò che più gravemente emerge è che tutto questo sta avvenendo con il beneplacido del Ministro Clini il quale, come prima ha introdotto in corso d'opera modifiche fuori legge per difendere la produzione e i profitti di Riva (vedi questione della commercializzazione dei prodotti sequestrati), oggi interviene a difesa dell'azienda sostenendo che la normativa dell'Aia su richiesta dell'impresa può essere modificata. 
Ma come? L'Aia si blinda con il decreto - e quindi diviene intoccabile perchè l'Ilva è "sito di interesse nazionale" - contro chiunque voglia modificare in meglio le prescrizioni a tutela della salute dei lavoratori e cittadini, mentre può essere modificata in peggio se lo fa Ferrante/Riva? Raggiungendo, tra l'altro, su questo anche il ridicolo, lì dove Clini porta ad esempio e a giustificazione della legittimità di modificare i tempi: "la presenza di circostanze che si sono determinate dopo il rilascio dell'Aia, per esempio la lunghezza dei nastri (circa 90 Km) che richiede tempo per completare la copertura"; ma perchè i nastri si sono allungati nel frattempo?
Infine, che ci stanno a fare i garanti (ben pagati con i soldi pubblici dei contribuenti) che dovrebbero vigilare sul rispetto nel merito e nei tempi dell'attuazione delle prescrizioni dell'Aia? Sono, in realtà, dei garanti per l'azienda!
Noi, insieme a tanti operai, come di alcuni sinceri ambientalisti, avevamo subito denunciato il governo Monti e il Ministro Clini di aver fatto un decreto salva-Riva. Ma sinceramente quello che sta accadendo va anche oltre! E negli ultimi sprazzi di vita del governo, assisteremo quasi sicuramente ad altri interventi di Clini per "stendere ancora tappeti" a padron Riva, tirando da tutte le parti le leggi a difesa degli interessi e profitto capitalista e contro la messa a norma della fabbrica e la salute dei lavoratori e dei cittadini. 

Di fronte a questo "sistema a delinquere" nessuno onestamente può pensare che bastino denunce, lettere a Clini, ma occorre una rivolta in fabbrica e in città che veda uniti lavoratori e masse popolari. Quando si capirà e si lavorerà per attuarla, potremo non dover scrivere più questi articoli. 

Calderita
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"TARANTO – La notizia del rapporto dell’ARPA Puglia che la Procura di Taranto ha presentato durante l’udienza al tribunale del Riesame di martedì, nel quale l’ente regionale per la protezione ambientale afferma che “la situazione ambientale dello stabilimento non registra segni di miglioramento e la direzione non rispetta le prescrizioni AIA” e che “a parere dell’Agenzia, i differimenti temporali dell’attuazione delle prescrizioni non fanno altro che incrementare il danno ambientale”, non ci ha colti di sorpresa. Non fosse altro perché proprio in questi giorni, pur essendo all’oscuro del documento che la direzione generale dell’ARPA aveva preparato per la Procura, avevamo in più occasioni sottolineato il ritardo dell’Ilva nell’attuare diverse prescrizioni presenti nell’AIA rilasciata all’azienda lo scorso 26 novembre.
Ma quello che è accaduto ieri, ribalta nuovamente una situazione che sta assumendo i contorni di un paradosso senza precedenti. Che va ancora una volta a scapito dell’ambiente e della salute dei cittadini e degli operai di Taranto. Nella tarda mattina di ieri infatti, sul sito del ministero dell’Ambiente, è apparsa una nota in cui da via Cristoforo Colombo fanno sapere che dopo aver letto l’ultimo rapporto trimestrale redatto dai tecnici ISPRA sulla attuazione delle prescrizioni stabilite dall’AIA, “risulta che l’azienda sta dando attuazione a quanto stabilito”. Una risposta ufficiale del ministero che quindi prova a smentire, tramite l’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), quanto sostenuto da ARPA Puglia nel suo documento.
Ma cosa vi è scritto in quel documento a firma del direttore generale Giorgio Assennato, del direttore scientifico Massimo Blonda e dal funzionario Simona Sasso, pieno di diversi omissis? Innanzitutto, come denunciato in più occasioni su queste colonne, l’ARPA punta il dito sulle prescrizioni relative alla chiusura “nastri e cadute”, il cui “completamento è stato posticipato dal 27/01/2013 al 27/10/2015: ovvero si è passati dai tre mesi prescritti ai tre anni comunicati da Ilva”. In secondo luogo, si cita la prescrizione in merito alla “chiusura edifici area di gestione materiali polverulenti”, il cui completamento era previsto “da subito” ed invece “è stato differito a giugno 2014”; così come la chiusura degli “edifici con conseguente captazione e convogliamento dell’aria degli ambienti confinanti” il cui completamento è stato “posticipato dal 27/04/2013 al 30/06/2014”.
Inoltre l’ARPA denuncia come la prescrizione numero 5, quella riguardante “le emissioni di polveri derivanti dalla movimentazione di materiali che siano trasportati via mare, si prescrive l’adeguamento con l’utilizzo di sistemi di scarico automatico o scaricatori continui coperti” che l’Ilva dichiara di aver attuato, si rileva “non essere stata ottemperata come dimostrato dai recenti eventi polverulenti verificatisi a causa delle movimentazioni effettuate al V sporgente”, senza che “tra l’altro Ilva sia in possesso della necessaria autorizzazione”. Ecco perché l’ARPA sostiene che “i differimenti temporali dell’attuazione delle prescrizioni non fanno altro che incrementare il danno ambientale”.
Inoltre, durante le “attività di carico e scarico delle materie prima dai parchi minerari agli impianti produttivi, vengono disperse ingenti quantità di materiale polverulento”: l’ente regionale sostiene infatti che le “benne di sollevamento prelevano circa 20 tonnellate di materie prime alla volta, di cui il 5-10% viene dispersa già in fase di carico, a cui vanno ad aggiungersi gli elevati livelli di emissioni diffuse generatesi lungo il viaggio sui nastri trasportatori. Un fenomeno inquinante questo, non meno invasivo degli sversamenti accidentali a mare registratisi nell’ultimo periodo durante le operazioni di scarico agli sporgenti dell’area portuale in suo ad Ilva”.
Anche l’ARPA quindi si chiede il perché Ilva abbia posticipato così a lungo nel tempo il termine ultimo per rispettare tale prescrizione “in quanto le difficoltà non sono ascrivibili a natura tecnica”.  L’ARPA infatti sottolinea come “Ilva stessa dichiara che la chiusura dei nastri deve essere rivista al fine di evitare che il fermo dei nastri possa provocare l’interruzione dell’alimentazione delle materie prime agli impianti produttivi. Anche questa considerazione è alquanto contraddittoria, perché il decreto di riesame dell’AIA prevede da subito la fermata delle batterie 3,4,5 e 6 e, pertanto, i suddetti motivi ostativi non trovano riscontro”. E qui, arriva l’osservazione che più dovrebbe aprire gli occhi ad istituzioni, sindacati ed operai: “A meno che i nastri trasportatori non siano funzionali a più settori produttivi, ed allora si dovrebbe dedurre che gli interventi non potranno mai essere effettuati”. Punto.
Ma come risponde a tutto questo il ministero dell’Ambiente? Leggiamo insieme: “Nel merito del rispetto della tempistica, si ricorda che la normativa in materia di Autorizzazione Integrata Ambientale, richiamata dalla legge 231 del 2012, prevede che l’impresa possa richiedere modifiche non sostanziali alla tempistica degli interventi prescritti sulla base di motivazioni tecniche ed economiche”. Modifiche non sostanziali alla tempistica prescritta? E se non lo è uno spostamento di oltre due anni e mezzo, cosa potrà mai essere considerato come modifica sostanziale alla tempistica prescritta? E quali sarebbero le motivazioni tecniche ed economiche presentate dall’azienda, visto che l’ARPA ha messo nero su bianco nella relazione consegnata alla Procura, che suddette motivazioni non sono state addotte dalla stessa azienda?
Eppure, il ministero dell’Ambiente sostiene qualcosa di completamente diverso: “ILVA ha presentato il 17 febbraio scorso una richiesta di variazione della tempistica della copertura dei nastri, chiarendo le motivazioni tecniche ed economiche anche in relazione alle circostanze che si sono determinate dopo il rilascio dell’AIA il 26 ottobre 2012. Nel merito va rilevato che la lunghezza dei nastri (circa 90 km per limitarci ai principali) richiede tempo per completare la copertura, che peraltro è iniziata ed in linea con la tempistica prevista per il primo trimestre. La richiesta di Ilva non modifica i tempi per la conclusione degli interventi (36 mesi) ma ne prevede la rimodulazione.Pertanto sulla base di quanto previsto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata il 26 ottobre 2012 e delle successive integrazioni in applicazione delle norme in vigore, al momento non risultano inadempienze da parte dell’azienda..."

Gianmario Leone (TarantoOggi, 15.03.2013)

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Ispezioni dell'Ispra - "Emissioni fuori legge dall’Ilva, in particolare dalle cokerie. A segnarlo, per ora solo al ministero dell’Ambiente in attesa di inviare una circostanziata relazione alle autorità competenti, è l’Ispra a seguito della tre giorni di ispezione (dal 5 al 7 marzo) compiuta nell’Ilva per verificare lo stato di attuazione degli interventi strutturali e gestionali previsiti dalla nuova Aia. Gli ispettori dell’Ispra, in particolare, avrebbero accertato alcune violazioni dei limiti emissivi prescritti dalla nuova Autorizzazione integrata ambientale. I funzionari dell’Isti - tuto superiore per la protezione e la ricerca ambientale fanno riferimento al «rispetto della durata delle emissioni visibili durante il carimento della miscela nelle batterie 3-4-5-6-9-10 della cokeria perché i tempi sono quasi sempre superiori ai 30 secondo previsti».
Inoltre, non vengono rispettate «le prestazioni emissive per il parametro polveri nel reparto cokefazione con il superamento del limite di 20 microgrammi di concentrazione di polveri per le batterie 9-10 della cokeria, con particolare accentuazione al superamento nella giornata di wind days verificatosi il 3 marzo. Per le batterie 3-4-5-6 ora ferme, sono stati inoltre verificati il superamento dei limiti emissivi prima della chiusura».
I tecnici dell’Ispra censurano, inoltre, «l’emissione di particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento 1 e 2, asservite alle batterie 3-4 e 5-6 della cokeria non più in esercizio, emissione superiore ai limiti prima della fermata delle batterie; superamenti sono stati registrati anche per la torre di spegnimento 7 asservita alle batterie 11-12, attualmente in funzione, esaminando i monitoraggi mensili delle emissioni diffuse di polveri». L’Ilva, insomma, continua ad inquinare, visto che dopo la comunicazione di notizia di reato fatta dall’Arpa alla Procura della repubblica a metà febbraio e ancora coperta da diversi omissis, ora anche l’Ispra segnala la violazione dei limiti emissivi previsti dalla nuova Autorizzazione integrata ambientale..."

pc 15 marzo - MARO': SENTI CHI PARLA DI DIRITTO VIOLATO...

Da pochi giorni il ministro degli Esteri della Repubblica Italiana - il marchese, conte, barone, cavaliere del sacro romano impero, Giulio Maria Terzi di Sant'Agata - ha comunicato all'India che i due marinai assassini, che il governo di Nuova Delhi ha spedito in Italia per le votazioni, non ritorneranno più indietro.
Una decisione indegna, pazzesca, fuori da qualunque logica del diritto internazionale: in questo modo il Governo italiano avalla il comportamento criminale di due 'signori' - Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - che sparano addosso alla gente che sta svolgendo pacificamente il proprio lavoro (nell'azione proditoria di cui sono accusati rimasero uccisi due poveri pescatori).
Giustamente adirati per il comportamento in stile yanqui (coloro che non fanno mai processare i loro militari assassini, come nel caso degli aviatori stragisti della funivia del Cermis, da magistrati che non siano loro dipendenti) tenuto dall'esecutivo del Fascista Sobrio, i governanti del gigante asiatico decidono di ordinare all'ambasciatore italiano di non lasciare il Paese.
La controparte italiana si rende oltremodo ridicola starnazzando di "impegni violati"; senti da che pulpito arriva la predica: proprio da coloro che trattengono illegalmente due killers che dovrebbero essere invece consegnati nelle mani della Giustizia indiana perché possano essere giudicati e, se riconosciuti colpevoli, condannati alla giusta pena detentiva.
Genova, 15 marzo 2013

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova
http://pennatagliente.wordpress.com

pc 15 marzo - Il Papa nero con le mani sporche di sangue

Da globalist.itJorge Mario Bergoglio e la dittatura argentina. Una polemica che ha accompagnato il nuovo Papa negli ultimi anni, soprattutto dopo la pubblicazione di un libro L’isola del Silenzio scritto dal giornalista argentino Horacio Verbitsky, che per anni ha studiato e indagato sul periodo più tragico del Paese sudamericano.
Racconta Verbitsky che nei primi anni Settanta Bergoglio divenne il più giovane Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina. Entrando a capo della congregazione, ereditò molta influenza e molto potere, dato che in quel periodo l’istituzione religiosa ricopriva un ruolo determinante in tutte le comunità ecclesiastiche di base, attive nelle baraccopoli di Buenos Aires. Tutti i gesuiti che operavano nell’area erano sotto le sue dipendenze. Fu così che nel febbraio del ’76, un mese prima del golpe, Bergoglio chiese a due dei gesuiti impegnati nelle comunità di abbandonare il loro lavoro nelle baraccopoli e di andarsene. Erano Orlando Yorio e Francisco Jalics, che non se la sentirono di abbandonare tutta quella gente povera che faceva affidamento su di loro.
Verbitsky ha racconta nel suo libro che Bergoglio escluse i due dalla Compagnia di Gesù, poi fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro l’autorizzazione a dir messa. Pochi giorni dopo il golpe, i due furono rapiti. Secondo quanto sostenuto dai due sacerdoti, quella revoca fu il segnale per i militari, il via libera ad agire: la protezione della Chiesa era ormai venuta meno. E la colpa fu proprio di Bergoglio, accusato di aver segnalato i due padri alla dittatura come sovversivi. Con l’accezione “sovversivo”, nell’Argentina di quegli anni, venivano qualificate persone di ogni ordine e grado: dai professori universitari simpatizzanti del peronismo a chi cantava canzoni di protesta, dalle donne che osavano indossare le minigonne a chi viaggiava armato fino ai denti, fino ad arrivare a chi era impegnato nel sociale ed educava la gente umile a prendere coscienza di diritti e libertà. Dopo sei mesi di sevizie nella famigerata Scuola di meccanica della marina (Esma), i due religiosi furono rilasciati, grazie alle pressioni del Vaticano.
Alle accuse dei padri gesuiti di averli traditi e denunciati, il cardinal Bergoglio si è sempre difeso spiegando che la richiesta di lasciare la baraccopoli era un modo per metterli in guardia di fronte a un imminente pericolo. Un botta e risposta che è andato avanti per anni e che Verbitsky ha sempre riportato fedelmente, fiutando che la verità fosse nel mezzo. Poi la luce: dagli archivi del ministero degli Esteri sono emersi documenti sono sembrati una conferma della versione dei due sacerdoti: nel 1979 padre Francisco Jalics si era rifugiato in Germania, da dove chiese il rinnovo del passaporto per evitare di rimetter piede nell’Argentina delle torture. Bergoglio si offrì di fare da intermediario, fingendo di perorare la causa del padre: invece l’istanza fu respinta. Nella nota apposta sulla documentazione dal direttore dell’Ufficio del culto cattolico, allora organismo del ministero degli Esteri, c’era scritto: “Questo prete è un sovversivo. Ha avuto problemi con i suoi superiori ed è stato detenuto nell’Esma”. Nel documento di diceva che la fonte di queste informazioni era proprio Bergoglio, che si raccomandava che non si desse corso all’istanza.
Un altro documento del regime si diceva: “Nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la Compagnia Argentina non ha fatto pulizia al suo interno. I gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova fase”. È il documento classificato Direzione del culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9.
Nel libro di Verbitsky sono pubblicati anche i resoconti dell’incontro fra il giornalista argentino e il cardinale, durante i quali il nuovo Papa ha sempre cercato di ridimensionare la vicenda. “Non ebbi mai modo di etichettarli come guerriglieri o comunisti – affermò l’arcivescovo – tra l’altro perché non ho mai creduto che lo fossero”.
Nonostante non abbia mai ammesso le sue colpe, Bergoglio ha comunque spinto la Chiesa argentina a pubblicare un’autocritica in occasione del 30esimo anniversario del colpo di Stato. “Ricordare il passato per costruire saggiamente il presente” è il titolo della missiva apostolica, dove veniva chiesto agli argentini di volgere lo sguardo al passato per ricordare la rottura della vita democratica, la violazione della dignità umana e il disprezzo per la legge e le istituzioni. “Questo, avvenuto in un contesto di grande fragilità istituzionale – avevano scritto i vescovi argentini – e reso possibile dai dirigenti di quel periodo storico, ebbe gravi conseguenze che segnarono negativamente la vita e la convivenza del nostro popolo. Questi fatti del passato che ci parlano di enormi errori contro la vita e del disprezzo per la legge e le istituzioni sono un’occasione propizia affinché come argentini ci pentiamo una volta di più dai nostri errori per assimilare l’insegnamento della nostra storia nella costruzione del presente”.

pc 15 marzo - Grillini cominciano ad attuare il loro programma elettorale...a Parma

Dura protesta ieri pomeriggio a Parma di alcune centinaia di dipendenti comunali, maestre e Vigili Urbani, che contestano la scelta dell’amministrazione comunale di tagliare gli stipendi dei lavoratori pubblici.


Sembra di essere tornati indietro di un anno e mezzo a Parma, quando ogni giovedì si riunivano gli 'indignados' con pentole e tamburi per protestare contro la giunta di Pietro Vignali per metà inquisita. Solo che ieri le urla – “buffone”, “vergogna” e anche qualcosa di più colorito – di circa 200 tra dipendenti del Comune, maestre d’asilo e Vigili Urbani erano rivolte al nuovo sindaco della città emiliana, il “grillino” Federico Pizzarotti.
La manifestazione è scattata quando i dipendenti pubblici hanno scoperto che per ridurre il deficit di bilancio del Comune l’amministrazione ‘5 stelle’ aveva deciso di tagliare le indennità e il fondo produttività alleggerendo anche di 150 euro al mese stipendi da 1200 euro. Non certo da ‘casta’. La protesta si è svolta in contemporanea con la seduta del Consiglio Comunale.

"Oggi i lavoratori del Comune non sono più considerati tali; all'amministrazione piacerebbe una sorta di figura libero professionale che a seconda delle condizioni dovrebbe percepire una retribuzione a cottimo" hanno denunciato i rappresentanti dei sindacati che si oppongono ad un ulteriore taglio del fondo di produttività per il 2013, che ha già subito una sforbiciata di 300 mila euro lo scorso anno. Intanto la decurtazione delle indennità aggiuntive in busta paga per gli incarichi "disagiati" (poliziotti municipali, messi comunali, ma anche addetti dei servizi domiciliari ad anziani ed handicap) ha avuto anche un effetto retroattivo, che ha già causato la riduzione delle buste paga di gennaio e febbraio. ''Noi non stiamo toccando quanto indicato per legge'' si è difeso il sindaco.
Le proteste sono continuate anche nella sala del consiglio comunale quando un nutrito gruppo di lavoratori, dai portici del Palazzo del Comune, si sono trasferiti nell'aula consigliare con tanto di bandiere, cartelli e fischietti. Ma il presidente del consiglio, Marco Vagnozzi, ha chiesto ai vigili in servizio di non far entrare più il pubblico in aula: "Questa sala può contenere un massimo di cento persone e tra consiglieri, giornalisti e cittadini il limite è superato".

Ad un certo punto al presidio dei lavoratori si è affacciato il primo cittadino che però è stato accolto da una bordata di fischi e slogan, e pare che Pizzarotti si sia innervosito e abbia ingaggiato una vera e propria rissa verbale con una giornalista che lo incalzava di domande. "Offese, fisiche e proclami che richiamano molto ad un'altra epoca passata... non serve più. Non sono sereno - ha spiegato poi Pizzarotti -. Viste le cose che stiamo facendo e l'impegno che ci stiamo mettendo, sentirsi attaccare strumentalmente non è bello". ''Nei prossimi giorni incontrerò direttamente i dipendenti, li riceverò in Municipio com'é giusto che sia, cercando con loro un dialogo reso oggi impossibile dalla protesta e dalle offese'' ha poi annunciato in serata il primo cittadino di Parma.

pc 15 marzo - da più parti.. si chiedeva un papa nero.. lo abbiamo avuto !

E’ stato troppo sbrigativamente acclamato come un pontefice rinnovatore, di rottura, modesto, vicino al popolo.


Sono bastati pochi segnali e gesti simbolici per accreditare un’operazione d’immagine che il Vaticano prepara con cura da tempo. In particolare il nome, che si richiama, secondo i media, al poverello d’Assisi. Ma che a detta di alcuni media latinoamericani sarebbe un omaggio a San Francisco Xavier, tra i fondatori dell’ordine dei Gesuiti al quale Bergoglio appartiene.

Ma Francesco I è un Papa Nero.

Nero non per il colore della pelle. Ma per i suoi trascorsi di vicinanza con la destra argentina e di collaborazione con una delle più feroci dittature militari che abbia governato in America Latina negli ultimi decenni. Nero per la sua concezione estremamente conservatrice dei rapporti sociali – in tema di diritti civili e ruolo della donna nella società, ad esempio – che si nasconde dietro una rappresentazione pauperista data per buona dai commentatori.

E nero per la funzione che le gerarchie cattoliche affidano a lui in un America Latina scossa dal vento del rinnovamento sociale e dei governi progressisti e rivoluzionari. Una funzione simile, come nota oggi Messori sul Corriere della Sera, a quella che la Chiesa e l’Occidente intero affidarono qualche decennio fa, ai tempi della guerra fredda, al polacco Giovanni Paolo II.

I suoi trascorsi nella e con la dittatura di Massera e Videla sono ampiamente documentati in inchieste, denunce, libri, testimonianze di vittime e di collaboratori dello stesso Pontefice. E risalgono a tempi non sospetti, quando Bergoglio era semplicemente l’Arcivescovo di Buenos Aires. Non si tratta di qualche voce, di qualche ombra che possa essere derubricata.

Basta leggere il bel lavoro di Horacio Verbitsky – El silencio - o le varie e circostanziate denunce delle Madres de Plaza de Mayo o di alcuni esponenti latinoamericani di quella teologia della liberazione che la chiesa di Bergoglio perseguitò senza remore.Se un Ratzinger in tenera età era stato ritratto con la divisa da giovane nazista a pochi passi da Adolf Hitler, le foto che ritraggono Bergoglio e altri esponenti delle gerarchie ecclesiastiche argentine insieme a Videla (nella foto con Pio Laghi) - attualmente sotto processo a Buenos Aires per i crimini del suo regime - rimandano ad un passato assai più recente. E compromettente.

Un passato che getta un’ombra pesantissima sul tentativo da parte della Chiesa di riprendersi ciò che sta rapidamente perdendo.

pc 15 marzo - aderire e partecipare al Corteo Nazionale Antifascista e Anticapitalista

Comunicato stampa Corteo Nazionale Antifascista e Anticapitalista



daxresiste_logoMilano. 15, 16, 17 Marzo 2013
Tre giorni di mobilitazione, solidarietà e sport popolare ricordando Dax!
16 marzo 2013, ore 15, Piazza 24 Maggio
CORTEO NAZIONALE “Antifascismo è Anticapitalismo”
Dax Vive! 10 anni con te, 10 anni senza te.
Sabato 16 marzo, a dieci anni dall’omicidio fascista di Davide “Dax” Cesare, una manifestazione nazionale attraverserà le vie della città riportando in piazza valori, pratiche e contenuti che da sempre animano le lotte autorganizzate sul territorio della città di Milano.
Nell’acuirsi della crisi strutturale che alimenta resistenze nei quattro angoli del globo, il ricordo di un compagno deve farsi memoria viva e condivisa, spinta a riprendere in mano le sue battaglie con ancora più rabbia ed entusiasmo. Di fronte alle macerie della governance capitalista le nostre risposte sono chiare e determinate e si fondano su bisogni reali che chiunque può toccare con mano: il diritto ad una casa, una condizione di vita dignitosa, qualsiasi sia la nazionalità o provenienza di un individuo, un’istruzione libera e gratuita, un sistema sanitario accessibile a chiunque e la difesa dei territori dalla devastazione ambientale ed economica.
Il corteo sarà strutturato per spezzoni tematici: i comitati e le lotte territoriali per la casa e contro il razzismo, gli studenti che animano le mobilitazioni delle scuole ed delle università, quindi lo spezzone dello sport solidale e antirazzista e delle palestre popolari, le delegazioni internazionali, lo spezzone contro carcere e repressione e quello skinhead.
Il corteo del sabato pomeriggio si colloca all’interno di una tre giorni di mobilitazione che sarà inaugurata la mattina di venerdì 15 dal corteo studentesco per Dax delle scuole milanesi che si concluderà proprio in via Brioschi e con una serata di incontri e solidarietà internazionale con diverse realtà e movimenti da tutto il mondo. Invece la giornata di sabato, dopo il corteo, si concluderà con un concerto dedicato a Dax delle posse militanti della penisola.
La domenica sarà invece dedicata allo sport popolare con dimostrazioni e tornei presso un parco del quartiere Ticinese: si comincerà dalla mattina e si andrà avanti per tutta la giornata tra tornei di calcetto, di basket e di rugby, dimostrazioni delle palestre di sport da combattimento, spazio bambini e giochi.
Uno spazio per ospitare gli incontri, il concerto e la cucina cruelty free sarà allestito per l’occasione, dando vita all’Area Grizzly in uno dei troppi spazi vuoti ed inutilizzati della nostra città.
Appuntamenti:
14 marzo
- h17 Incontro “da Valerio Verbano a Dax”, in Uni. Statale
- h22 Festa Autofinanziamento in Uni. Statale
Milano. 15, 16, 17 Marzo 2013
TRE GIORNI DI MOBILITAZIONE, SOLIDARIETÀ E SPORT POPOLARE RICORDANDO DAX!
15 marzo:
- h 9.30 Corteo Studentesco per Dax h9.30 @ L.go Cairoli
-h 21 ASSEMBLEA INTERNAZIONALE h21 @ Area Grizzly
16 marzo:
CORTEO NAZIONALE ore 15 P.zza XXIV Maggio
- Concerto per Dax con 99Posse, Assalti Frontali e altri @ Area Grizzly
17 marzo:
- GIORNATA DI SPORT POPOLARE dalle 10 @ Parco Argelati
 More info: daxvive.info
Le compagne e compagni di Dax

pc 15 marzo - NoMUOS cio' che Crocetta concede lo Stato toglie? dopo le cariche ora le perquisizionii!

Perquisite le case di militanti NO MUOS. Solidarietà da Napoli


In vista della manifestazione nazionale che si terrà il 30 marzo è stato sferrato l'ennesimo atto repressivo ai danni di compagni attivi nella lotta NO M.U.O.S. e contro il movimento tutto.
Esprimiamo massima solidarietà e complicità ai compagni!
Domani a Napoli,
a palazzo Giusso (Università Orientale) si terrà un'iniziativa proprio per dare voce e sostegno al loro lavoro.
La loro lotta è la nostra lotta!
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no muos - solidarietà da napoliRipubblichiamo il loro comunicato
NISCEMI: PERQUISITE LE CASE DI MILITANTI NO MUOS!
INTIMIDAZIONE POLIZIESCA PRIMA DELLA MANIFESTAZIONE DEL 30 MARZO


Quest’oggi, intorno alle 13:00, la polizia di Niscemi ha effettuato alcune perquisizioni nelle case di militanti No Muos del comitato di Niscemi e del Presidio No Muos, cercando presunte “armi”. Questa azione è chiaramente una mossa repressiva volta ad intimidire dei compagni che in questi mesi sono stati centrali nelle lotte contro il Mega-radar e la base Us Navy di Contrada Ulmo, in vista della manifestazione del 30 Marzo, organizzata dai Comitati No Muos, che si svolgerà a Niscemi. Questa ennesima iniziativa di polizia nei confronti dei militanti del movimento non otterrà alcun fine perché la lotta No Muos non ha paura delle trame dei palazzi e del potere. Come Rebeldi e Rebeldesse siamo fisicamente a fianco, come sempre è stato e sempre sarà, dei militanti No Muos e denunciamo questa iniziativa repressiva e intimidatoria. Rilanciamo a tutti ed a tutte l’appuntamento di lotta del grande corteo popolare del 30 Marzo. A questo punto diventa ancora più importante portare avanti la mobilitazione No Muos, alla luce del sole ed in migliaia di migliaia.

ORA E SEMPRE NO MUOS!

AMERICA, STUITI U MUOS!

LE VOSTRE INTIMIDAZIONI REPRESSIVE NON CI FERMERANNO NE ORA NE MAI!
 






pc 14 marzo - dall' Argentina e America Latina la denuncia del nuovo papa

Jorge Mario Bergoglio, el nuevo Papa amigo del dictador Videla

En la foto Jorge Bergoglio y Jorge Videla


Le acusan de propiciar el asesinato de dos sacerdotes que lucharon contra la dictadura       

El nombramiento de Jorge Mario Bergoglio como nuevo Papa ha reabierto las heridas que provocó la connivencia que la Iglesia católica argentina mantuvo con la Junta Militar del dictador Videla entre los años 1976 y 1983. En aquella época los militares ejercieron el terrorismo de Estado, siendo numerosos los asesinatos, torturas y la práctica sistemática y generalizada de sustracción, retención y ocultamiento de niños menores de 10 años bajo un plan general de aniquilación. Así quedó probado en el juicio que en julio de 2011 condenó al dictador Videla a perpetuidad.

Muchos argentinos aún tienen presente el papel de colaborador que la Iglesia jugó en aquellos años a favor de la dictadura. Es público y notorio que los jerarcas jamás plantearon una posición crítica a la acción de gobierno de Jorge Rafael Videla ya que consideraban que un fracaso del régimen “llevaría, con mucha probabilidad, al marxismo”. De este modo, optaron por acompañar a los militares en lo que denominaron un “proceso de re-organización del país”.

Connivencia de la Iglesia y del nuevo Papa
La actitud de la Iglesia en general, y la del nuevo Papa en particular, empezó a ser cuestionada en los últimos años y en paralelo a los juicios que se estaban produciendo ante los crímenes de lesa humanidad cometidos por el dictador Jorge María Videla. Fue entonces cuando un grupo de víctimas acusaron a Jorge Mario Bergoglio de ser responsable del asesinato de dos sacerdotes a los que previamente había quitado la protección.

Curas torturados
Cabe recordar que ambos sacerdotes fueron secuestrados por un grupo de la ESMA poco después de perder la protección por orden del nuevo Papa, y se les envió a la Escuela Militar donde fueron torturados. Los curas, según el periodista Horacio Verbitsky, sospecharon que Bergoglio los había delatado.

Reuniones con Videla
Acusación ante la que el entonces arzobispo de Buenos Aires -quien fue llamado a declarar como testigo, por petición de la Fiscalía y las Abuelas de Plaza de Mayo-, se defendió alegando que durante la dictadura fueron constantes las reuniones que mantuvo con los ex integrantes de la Junta Militar Jorge Rafael Videla y Emilio Eduardo Massera para pedir la liberación de dos sacerdotes secuestrados.

Miedo a la verdad
En su declaración, Bergoglio también sostuvo que la Iglesia no debía “tener miedo a la verdad” en lo relativo a la actitud que mantuvo en este período negro de la historia de Argentina. Opinión que no comparten una gran mayoría de los argentinos, consciente de que los obispos sabían que la dictadura asesinaba a los ciudadanos desaparecidos.

La foto de la polémica
Como prueba de la connivencia entre los militares y la Iglesia, los medios argentinos suelen recurrir a una fotografía en blanco y negro en la que aparece el ex militar recibiendo la comunión de manos del recién electo papa, Jorge Bergoglio.

giovedì 14 marzo 2013

pc 14 marzo: ILVA LA SFIDA - MANIFESTO PER IL 22 MARZO



pc 14 marzo - assemblea con operai ilva e precari disoccupati e taranto all'università di napoli.. e ora a taranto il 22 marzo

Un’assemblea molto partecipata, nell’aula 2.1 dell’Università Orientale, Palazzo Giusso, a Napoli, presenti quasi 100 studenti, studentesse, compagni di collettivi di realtà territoriali, universitarie, ha accolto con interesse e solidarietà la delegazione di operai Ilva, precari, disoccupati, cittadini di Taranto per discutere sulla questione Ilva “tra lavoro e salute non vogliamo scegliere”.
Due ore molto intense di discussione, approfondimenti, testimonianze, analisi su una questione ritenuta di importanza nazionale per la classe operaia e tutto il movimento, su cui a Taranto si sta combattendo una battaglia decisiva.

I compagni di ClashCityWorkers hanno introdotto l’assemblea riprendendo i contenuti dal manifesto di convocazione, sottolineando la necessità di una lettura autonoma della questione Ilva, diventata sintesi delle battaglie che si combattono in Italia sul terreno della salute e del lavoro, e denunciando i processi in atto sia in Italia che in Europa per ristrutturare i rapporti tra lavoro e territorio per rilanciare i profitti capitalisti, processi in cui hanno un ruolo centrale gli interventi autoritari dello Stato nei conflitti sociali. Hanno concluso chiedendo di rispondere anche al problema di che tipo di soluzioni siano possibili nella dinamica tra lavoro e salute e lavoro e proprietà e che tipo di paese si può immaginare nel futuro.

Quindi ha preso la parola un compagno di Taranto che ha parlato anche a nome della Rete nazionale nel suo complesso, raccontando come dall’Ilva di Taranto già nel 2006 era nata la proposta della Rete in quanto questa fabbrica sin da allora si caratterizzava per il suo carico di morti sul lavoro, 45 nel solo periodo di proprietà di padron Riva, e come questa Rete abbia stabilito nei tempi successivi un legame con la strage della ThyssenKrupp, con le stragi delle “cisterne assassine” nelle diverse parti d’Italia, e la catena di processi, portando un sostegno ai familiari, ecc., fino alla manifestazione che già a Taranto si tenne il 18 aprile 2009, che aprì in maniera anticipata lo scontro con padron Riva, Stato e governo, con una buona partecipazione da diverse città italiane.
Oggi la Rete richiama a raccolta le forze a Taranto in una prima iniziativa nazionale il 22 marzo, all’interno di un percorso della guerra di lunga durata che vede protagonisti settori di operai dell’Ilva e masse popolari del quartiere Tamburi e della città.
L’Ilva è attualmente la madre di tutte le battaglie su salute e sicurezza in fabbrica e sul territorio. Bisogna raccogliere e vincere questa sfida e chiamare tutti ad assumere il proprio posto di lotta, sostenendo chi lotta a Taranto e allargando la lotta su tutto il territorio nazionale; ribadendo il concetto che “nocivo è il capitale e non la fabbrica” e che senza rovesciare il sistema del capitale non si potrà realmente salvaguardare salute e lavoro nelle fabbriche e sul territorio.
Per questo ci vuole una rivoluzione politica e sociale che parta dal cambiare i rapporti di forza. Perché all’Ilva questa battaglia c’è stata in questi anni, ma soprattutto per il ruolo di complicità con il padrone dei sindacati confederali, partiti parlamentari, Istituzioni, questa battaglia non si è riusciti a vincere, e la logica del massimo profitto di padron Riva ha portato fabbrica e città alle estreme conseguenze.

Decisamente importanti sono stati i due interventi dei compagni del Laboratorio Iskra di Bagnoli che hanno portato l’informazione e la denuncia di come la storia di Taranto sia stata ugualmente vissuta negli anni a Bagnoli. Anche lì hanno agito le stesse logiche di contrapposizione tra lavoro e salute, di promesse di progetti faraonici, di bonifica del territorio e di recupero di esso a un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile, di recupero del turismo che avrebbe portato salute e lavoro. Ma la realtà non è andata in questa direzione, per responsabilità di padroni, governo, Enti locali, sindacati e sinistra istituzionale che hanno portato a nessuna bonifica, nessun sviluppo, né lavoro e salute. L’incendio doloso di questi giorni nella “Cittadella scienza” è venuto a riproporre all’attenzione di Napoli e di tutto il paese questa vicenda che unisce Bagnoli a Taranto, a cui è importante collegarsi per evitare che all’Ilva di Taranto succeda quello che è successo a Bagnoli. Lavoro e salute si possono tenere insieme, e la chiusura della fabbrica non è mai stata una soluzione per questo; anche se è importante arrivare alla nazionalizzazione della fabbrica con esproprio senza indennizzo e controllo operaio dell’Ilva.

Quindi è intervenuto un operaio dell’Ilva abitante nel quartiere Tamburi che ha denunciato con forza Riva, politici e sindacati confederali che hanno portato Taranto a questa situazione che ci sta ammazzando in fabbrica e in città. Ha raccontato dei bambini che muoiono nel suo quartiere e della lotta che si sta facendo in fabbrica. Ha fatto sentire la voce di quegli operai, purtroppo ancora una minoranza, che stanno conducendo la lotta non solo nell’interesse dei lavoratori di lavorare in un ambiente sano ma nell’interesse generale delle masse taratine che non vogliono morire di inquinamento.
Ha chiesto un applauso per salutare/ricordare i tre operai morti recentemente e la solidarietà alla città, trasmettendo l’orgoglio di operai che stanno facendo la loro parte, difficile, respingendo ricatti e repressione in fabbrica per dare voce di classe alla città.

All’intervento dell’operaio dell’Ilva è seguito un affilato, documentato intervento del Coordinameno secondo policlinico insieme al Collettivo Sun (Seconda università di Napoli)
del policlinico che ha denunciato come la battaglia per la salute debba essere unita alla battaglia per il lavoro, perché anche la mancanza del lavoro, come moltissime analisi sanitarie dimostrano, produce malattie e morte. E’ tornato poi sui dati epidemiologici generali per dire che vanno letti in forme critiche, dato che non è difficile manipolarli secondo i fini che si perseguono.
Il collettivo ha detto che si trova in sintonia con gli operai e i soggetti che lottano per la difesa della salute e del lavoro, senza essere per la chiusura dell’Ilva.

La denuncia della situazione a Taranto e delle lotte in corso è ritornata nell’intervento di una compagna di Taranto che ha parlato a nome dei Disoccupati Organizzati e dei lavoratori cimiteriali.
Ha raccontato la lotta lunga e coraggiosa dei Disoccupati Organizzati per coniugare lavoro e ambiente, sia con la vertenza verso il Comune per la raccolta differenziata porta a porta che ha ottenuto alcuni risultati parziali, sia nel rivendicare il lavoro per le bonifiche, in particolare nei quartieri più colpiti dall’inquinamento, Tamburi e Paolo VI. I Disoccupati Organizzati hanno partecipato a tutte le iniziative di lotta insieme agli operai Ilva perché vogliono anch’essi salute e lavoro e non 20mila nuovi disoccupati. Ha quindi letto l’intervento dei lavoratori cimiteriali che, collocati con il loro lavoro nel luogo che registra i tanti morti da lavoro e da inquinamento, sono anch’essi colpiti dalle polveri e veleni dell’Ilva, dato che il cimitero si trova nella zona più inquinata del quartiere Tamburi, più vicina ai parchi minerali dell’Ilva, e pertanto sono esposti per 6 ore al giorno e per tanti anni all’inquinamento delle polveri che si mischiano con quelle provenienti dai parchi. Per questo, anche i lavoratori cimiteriali sono ora diventati un importante settore in lotta.

I compagni di Taranto hanno poi ripreso con un altro intervento, l’importanza di venire a Taranto, di non accontentarsi delle informazioni, spesso strumentali e spettacolarizzate, per conoscere effettivamente la situazione della fabbrica, degli operai e per confrontarsi con essi e con i cittadini dei Tamburi; e hanno ribadito con forza che serve a Taranto una rivolta popolare come risposta effettiva alla situazione e possibilità delle masse di prendere nelle mani il loro destino.

Altri compagni sono intervenuti con indicazioni e domande sulla necessità del coordinamento delle lotte, sulla necessità di uno sciopero generale, sulla battaglia per la nazionalizzazione e il controllo operaio, e hanno chiesto alla Rete cosa pensa di queste indicazioni.
I compagni della Rete hanno detto che loro sono in linea di massima d’accordo su tutto questo, ma non sono un sindacato e che per questi obiettivi serve ora prima di tutto comprendere la natura nazionale della battaglia all’Ilva per accumulare le forze per essa, serve che lo sciopero sia nelle mani degli operai che si organizzano indipendentemente dai sindacati confederali, cosa che è ancora in una fase iniziale e che avviene in uno scontro con chi mette in contrapposizione operai e cittadini; serve unità sugli obiettivi che abbiano come gambe operai e masse popolari, tenendo conto che l’Ilva è stata industria di Stato per tanti anni, che questo Stato, questi governi sono o al servizio di Riva o vogliono togliere le castagne dal fuoco a Riva; e che la lotta deve svilupparsi per tappe per raggiungere i suoi obiettivi. Infine, hanno detto a tutti coloro che fanno proposte di fare la scelta di portarle direttamente agli operai dell’Ilva e ai cittadini dei Tamburi e di confrontarsi con essi. E’ a questo che serve l’iniziativa nazionale del 22 marzo che non è un punto di arrivo ma un punto di partenza nella battaglia che si può e si deve vincere e noi abbiamo fiducia che la mobilitazione operaia e popolare vincerà e farà di Taranto un punto di forza del cambiamento della situazione sociale e politica del paese.

I compagni di Clash city worker e del Collettivo Autorganizzato Universitario e le altre realtà partecipanti hanno fatto un buon lavoro e hanno portato un vero contributo a Napoli e alla battaglia in corso, dimostrando la funzione importante che questi organismi stanno avendo per mettere in collegamento le lotte operaie e proletarie, per far avanzare la comprensione e l’unità tra operai, studenti, movimenti sul territorio.

(Questo resoconto ufficioso è a cura di un compagno di Taranto della Rete. Rimandiamo alla registrazione degli interventi che i compagni di Napoli stanno preparando).



13.3.13