Speciale 2-da Ore12/Controinformazione rossoperaia del 21/07
La guerra genocida condotta dallo Stato
sionista di Israele, con il sostegno diretto e indiretto dell'imperialismo americano, con la complicità di tutti i governi dei paesi imperialisti, di tutti i governi reazionari di borghesia asservita
nei paesi oppressi dall'imperialismo, in primis
americano, ha raggiunto uno stadio senza
precedenti.
Le centinaia di morti sotto ogni veste, con
tanti bambini, utilizzando la corsa, a volte disperata, del popolo palestinese
e delle masse palestinesi agli aiuti umanitari, ha superato ogni livello di
crimini di guerra, almeno negli ultimi cinquant'anni. A fronte di questo è
necessaria una continuità della
mobilitazione proletaria, popolare, antiimperialista in tutto il mondo e
nel nostro paese, così come è necessaria ogni forma di pressione contro le istituzioni
e tutti gli enti para-istituzionali e associativi che possono fare qualcosa e
giocare un ruolo.
Le parole d'ordini generali sono: basta con il genocidio; no alla deportazione
del popolo palestinese; cessate il fuoco permanente; massicci e liberi aiuti
umanitari alla popolazione distribuiti attraverso le organizzazioni del popolo
palestinese, nella prospettiva della cacciata dai Territori occupati dalle
truppe sioniste, nella marcia per la “liberazione della Palestina dal fiume al
mare”.
In questa generale mobilitazione è
fondamentale affermare con chiarezza che il
popolo palestinese per liberarsi dall'oppressione sionista genocida dello
Stato di Israele deve innanzitutto
contare sulle proprie forze, così come sta di fatto facendo.
Contare sulle proprie forze significa contare sulla forza della resistenza. Per
questo la denuncia di tutto questo, l'appello e l'azione per metter fine all'orrore
senza fine che si consuma a Gaza va rivolta a tutti e tutti coloro che lo fanno
giocano un ruolo positivo. Ed è fondamentale per noi comunisti,
internazionalisti, proletari avanzati, antiimperialisti e anti sionisti
coerenti, considerare come principale il sostegno alla resistenza palestinese.
La resistenza palestinese è il presente, è la prospettiva per il
futuro del popolo palestinese.
Il presente perché senza la resistenza il
popolo palestinese non esisterebbe e il piano di genocidio e deportazione
sarebbe attuato dall'oggi a domani, dato che comunque lo Stato sionista,
comunque l'imperialismo conta sulla quinta colonna in seno al popolo
palestinese, sia nella striscia di Gaza e ancora più in Cisgiordania,
rappresentata dall'autorità governativa, l'ANP, che sempre di più svolge un
ruolo di intermediario tra il regime sionista e il suo piano genocida e di deportazione,
e il popolo palestinese. Esso è alleato nell'idea, assolutamente da
respingere, che cancellando la resistenza palestinese, la lotta armata del
popolo palestinese, i palestinesi potranno avere uno Stato, una libertà, dei
diritti. Questo è un inganno atroce che fa da sponda a tutti i falsi amici del
popolo palestinese, che sono in generale i parlamenti degli stati imperialisti,
i regimi asserviti all'imperialismo e gli stessi Stati arabi, che in una
maniera o nell'altra, con profonde contraddizioni anche al loro interno, alla
fine a questa soluzione accedono o accederebbero.
Servono manifestazioni in cui si affermi
chiaro che il futuro della Palestina
dipende dal popolo palestinese e il futuro del popolo palestinese dipende dalla
forza della sua resistenza.
Sempre più si impone come unica strada la
resistenza; non per una pura difesa dagli attacchi genocidi, massacratori e
criminali del popolo condotti dal Stato sionista e dalle sue forze armate, ma
secondo una strategia e una tattica capaci di fare il tesoro
delle esperienze passate e future e che riescano a ricostruire la forza della
resistenza su basi rinnovate e più avanzate di quelle che pur eroicamente si attuano attualmente. Ed è l'eterna e irrinunciabile via della guerra di popolo
di lunga durata, applicata a una realtà assolutamente anomala e particolare
come quella della Palestina oggi.
In questo senso noi vogliamo che nelle
prossime manifestazioni sia forte il sostegno alla resistenza palestinese e che
ogni ambiguità si rompa su questo. Non è sempre
necessario che tutte le forze agiscano insieme, in cui numericamente certamente
i numeri crescono, ma vengono appiattite alla sola denuncia del genocidio e
delle drammatiche condizioni di vita del popolo palestinese. Serve che si levi
netta e chiara la voce della resistenza, sia direttamente attraverso le
organizzazioni palestinesi che anche in un paese come il nostro, comunque ad essa si rifanno, sia attraverso il fatto che tutte le forze proletarie, comuniste,
realmente antimperialiste e solidali diano voce alla resistenza. “Voce alla
resistenza” significa voce ai suoi comunicati, alla sua azione, alle sue motivazioni
con cui conduce la sua battaglia anche tattica per fermare il genocidio,
ottenere il cessate il fuoco, trattare in forme necessarie gli aiuti umanitari
indispensabili a questo stadio dello scontro.
In questo senso sono ambigue tante forze che
pure si muovono sul nostro campo.
Non solo tutto lo schieramento dei partiti
parlamentari d'opposizione e parte del movimento pacifista e solidale di
carattere istituzionale e associazionistico, ma soprattutto nel campo delle forze
coerenti il problema vero che abbiamo oggi è di coalizzare e far agire - come un
tutt’ unico all'interno del movimento più generale, quindi non con un altro
movimento - la piena solidarietà e voce alla resistenza palestinese che è
all'interno della piena solidarietà e voce a tutte le resistenze che si
sviluppano innanzitutto nei paesi oppressi dall'imperialismo contro i governi
asserviti all'imperialismo - pensiamo a quello che succede in India, a cui
dedicheremo uno speciale, perchè si annuncia una settimana internazionale
chiamata “onore ai martiri della rivoluzione/basta con l'operazione repressiva
e genocida Kagaar/sostegno alla guerra di popolo in questo grande paese che è
l'India”, ma ciò vale in tutti i territori del mondo e in tutti i paesi del
mondo dove si lotta e resiste.