Questo è assicurato solo dalla piattaforma operaia proposta dallo Slai cobas per il sindacato di classe e si ottiene in lotta reale nei confronti di padroni di stato o privati; contro il governo dei padroni Meloni/Urso e ogni governo dei padroni, le Istituzioni locali che non sono alleate e nè rappresentanti dei lavoratori e delle masse popolari tarantine; contro i sindacati collaborazionisti o le parti sindacali collaborazioniste con padroni, governo e politicanti locali.
Bisogna
lottare - senza la lotta niente si può ottenere, con la lotta si può
vincere, senza la lotta si è già perso - fino a risultati concreti e
per tutto il tempo necessario
LA POSIZIONE DELLO SLAI COBAS
In
tutta questa questione della situazione futura e attuale dell'ex Ilva, e la mobilitazione ambientalista che ora si è
riaperta a Taranto, la massa degli operai non ha alcuna possibilità di
farsi sentire.
Anche le assemblee che sono state fatte in questi giorni, la maggiorparte partecipate e vivaci, gli interventi dei lavoratori non hanno alcuna influenza nei piani sindacali, che su questo imbrogliano dicendo che porteranno a Roma le proposte operaie.
Ma gli operai Acciaierie, dell'appalto, gli operai in
Cigs in Ilva AS sono in realtà il centro di tutto, e sono gli operai che
possono e dovrebbero offrire una soluzione generale che risponda ai
problemi di salute, inquinamento dei quartieri.
Su questo la deviazione, il freno, è costituito principalmente dalla linea e prassi dei sindacati in fabbrica confederali e Usb.
Noi siamo contro questa Aia, contro l'Accordo di programma. Il confronto/scambio su questo con gli Enti locali è sbagliato.
Il
Comune ha tutti gli strumenti, di legge, amministrativi, per
intervenire in difesa della cittadinanza. Ma non lo fa! E, peggio,
agisce con una logica di scambio tra accettazione dell'accordo di
programma del governo e soldi e interventi su Taranto: interventi che si
dovrebbero fare a prescindere e che non devono dare occupazione agli
esuberi ex Ilva ma ai disoccupati, precari, giovani di Taranto.
Se
la nave rigassificatrice, gli impianti Dri inquinano, il Comune, la
Regione hanno tutti gli strumenti per dire: Stop, senza chiedere a
nessuno, nè fare accordi. Ma non lo fanno, non lo vogliono fare, al
massimo denunciano ma si guardano bene dall'assumersi le loro
responsabilità. Così di fatto si dice al governo: tu fai quello che ti
serve, al massimo riduci l'impatto di inquinamento e rischi per la
città, - Bitetti ieri ha chiesto che invece di 3 Dri, se ne metta uno
solo - in cambio però dammi soldi per interventi Università, areoporto,
ecc. ecc.
La Regione/Emiliano - lo abbiamo sentito ieri nell'incontro con il consiglio di fabbrica ex Ilva -
è totalmente appiattito sui piani proposti da Urso, e in questo dà
sostegno alla posizione collaborazionista dei sindacati confederali, che
lasciano mano libera al governo e deviano/frenano la necessaria azione
di lotta degli operai per difendere solo e soltanto i loro interessi e
quelli delle masse popolari e non dare "soluzioni" a governo e padroni
che non potranno mai, non vogliono garantire nè lavoro, nè
ambientalizzazione.
Noi
non siamo d'accordo neppure che gli operai ex Ilva abbiano una
cassintegrazione di tantissimi anni come è già avvenuto per la Belleli e
ora per la Cementir. Si tratta di soldi pubblici buttati che hanno
anche l'effetto di spegnimento della forza operaia o peggio di
corruzione.
Noi
siamo perchè gli operai siano impegnati nell'ambientalizzazione in
fabbrica e nelle bonifiche dell'area industriale; e in questo siano
tutti occupati dal nuovo padrone che si prenderà l'Ilva.
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