sabato 28 aprile 2012

pc 28-29 aprile - SCIOPERO SPONTANEO A MIRAFIORI CONTRO I RITMI, LA FATICA, I CAPI

"Ieri mattina gli operai del montaggio, nelle ex meccaniche di Mirafiori, hanno deciso che "basta" la catena corre troppo. Sotto accusa anche l'autoritarismo dei capi... troppa fatica, ritmi eccessivamente alti, pochi riposi" (Da Il Manifesto del 28/4).
E'stato uno sciopero deciso dagli operai, a cui dopo la Fiom ha dato copertura sindacale. Lo sciopero è stato compatto!
"da tempo crescevano le tensioni legate ai carichi di lavoro sempre più intensi; nonchè per l'aperta prepotenza di alcuni capi che probabilmente cercano di intensificare oltre ogni ragionevole limite la prestazione per acquisire punti (o "premi aziendali")" (Idem).

UNA BUONA NOTIZIA, in prossimità del 1° Maggio!

pc 28-29 aprile - 1 maggio rosso e proletario

1 maggio
contro l’attacco ai salari, alle pensioni,
contro la ‘riforma del lavoro’ e l’attacco all’art.18,
per il lavoro e il salario garantito a lavoratori, precari, disoccupati,
per la sicurezza e la difesa della salute sui posti di lavoro e sul territorio,
per l'unità operai italiani-operai immigrati contro schiavismo e razzismo, sciopero generale per rovesciare il governo Monti e ogni governo dei padroni, per un sindacato di classe nelle mani dei lavoratori
 il potere deve essere operaio !


slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
cobasta@libero.it

pc 28-29 aprile - Taranto - l'assemblea cittadina rilancia il boicottaggio attivo alle elezioni

Assemblea cittadina a Taranto di operai, disocupati, precari indetta dallo slai cobas per il sindacato di classe per fare il punto delle lotte e organizzazione e per riaffermare il non voto come lotta e boicottaggio attivo alle elezioni.
All'Ilva lo slai cobas sc si va consolidando con iniziative e ricorsi sul cambio tuta e sulla sicurezza, anche se fronteggia il boicottaggio dell'azienda che finora non ha ancora riconosciuto deleghe e rappresentanti, il 15 maggio riprenderà la battaglia per l'anticipo delle elezioni delle RSU e saranno messe in programma nel corso della campagna azioni dirette, mentre una sede itinerante del COBAS Ilva entrerà in funzione;
i disoccupati organizzati stanno conquistando posti di lavoro e corsi anche se in misura inadeguata alla lotta e alle necessità: un nuovo piano di lotta è stato approntato, e, come è stato detto in assemblea, il nuovo Sindaco e la nuova giunta saranno assediati dal primo giorno in cui entreranno in carica negli appalti comunali;
tutti i cobas sono in movimento contro la precarietà per il rispetto dei contratti e i diritti dei lavoratori, nessuno dei candidati rappresenta i proletari e le masse popolari..
Ai mercati, nei quartieri popolari la campagna del non voto trova consensi e adesioni e una giornata di mobilitazione è stata indetta per il 3 maggio.
L'assemblea cittadina è l'unica vera voce alternativa in campo.

Corrispondenza a cura del circolo di proletari comunisti Taranto

pc 28-29 aprile - a Ravenna avanza lo stato di polizia

A Ravenna si sta consolidando lo stato di polizia. Dopo i divieti a manifestare davanti la cmc, le schedature ai partecipanti riunione no tav, la manifestazione non autorizzata in sostegno agli immigrati e contro FN e i fermi in questura, le denunce e gli avvisi orali, hanno dato restrizioni ad un presidio antirazzista per domani organizzato dallo spartaco (obbligo di posizionarsi a minimo 150 m dalla Questura, divieto di dire/scrivere cose ingiuriose nei confronti delle autorità, pena denunce automatica, obbligo di comunicare il contenuto degli striscioni entro stasera per eventuale assenso da parte della Questura), e, come non bastasse, vietano anche alla cgil di manifestare davanti a confindustria (da un quotidiano web locale: “Santarelli-segretario camera lavoro, ndt- nel discorso pronunciato in piazza del Popolo di Ravenna ha fatto anche riferimento alla decisione di annullare il presidio previsto davanti a Confindustria in via Barbiani: “Abbiamo aderito alla richiesta della Questura che era preoccupata per lo spazio angusto nel quale ci saremmo trovati in così gran numero circolo proletari comunisti ravenna

venerdì 27 aprile 2012

pc 28-29 aprile - LA NOSTRA PREFERENZA VA ALLA RIVOLUZIONE!

NO! non tocca alle donne salvare l'economia capitalista, anzi noi ne vogliamo accentuare la sua crisi e fine;
NO! non tocca alle donne salvare la democrazia borghese che oggi assume le vesti del moderno fascismo, anzi noi vogliamo rovesciare questo come tutti i governi, il parlamento di ricchi sepolcri imbiancati e lo Stato a difesa della classe dominante, oppressivo verso le donne e di polizia verso chi lotta;
NO! Per noi donne non va salvato proprio nulla di questo sistema sociale fatto di "uomini (e donne al potere) che odiano le donne".
La nostra preferenza va ALLA RIVOLUZIONE! Quanto più generale e radicale possibile!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

pc 26-27 aprile - India - Contro l'Operazione Green Hunt e la crisi: Il convegno del Fronte Democratico Rivoluzionario

Contro l'Operazione Green Hunt e la crisi: Il convegno del Fronte Democratico Rivoluzionario rilanciato dall'agenzia internazionale IANS Incontro ad Hyderabad si concentra su Green Hunt e la crisi economica Hyderabad: il gruppo di resistenza Fronte Democratico Rivoluzionario (RDF), alla sua prima conferenza qui il 22-23 APRILE, ha chiesto la fine dell’Operazione Green Hunt anti-maoista e discuterà su come trasformare l'attuale crisi economica del paese in una occasione rivoluzionaria .
Più di 300 delegati provenienti da tutta l'India, tra cui la scrittrice e attivista Arundhati Roy, lo storico Bhattacharya Amit, la moglie del leader maoista Tusharkanti Bhattacharya di Soma Sen e lo studioso Dalit Anand Teltumbde, sono stati presenti al raduno.
La due giorni della manifestazione, che comprendeva un corteo e un incontro pubblico, l'RDF chiede il ritiro delle forze paramilitari nella regione del Bastar nel Chhattisgarh. Due documenti centrali sono stati presentati durante l'evento sulla trasformazione della crisi economica in un'opportunità rivoluzionaria dando una svolta decisiva ai movimenti popolari per i diritti su 'jal-Jangal-Zameen' (acqua, foreste e terreni), ed evidenziando gli eccessi che vengono commessi sugli adivasi, come parte dell'Operazione Green Hunt, come ha riferito all’agenzia IANS il leader dell'Associazione degli scrittori rivoluzionari del Varavara Rao.
"Con il dispiegamento di centinaia di migliaia di paramilitari nello Jharkhand, Bihar, stato dell'Odisha, Chhattisgarh, Maharashtra, Bengala, ecc, le classi dirigenti stanno cercando di schiacciare il movimento rivoluzionario. Centinaia di persone sono state assassinate dalle forze militari di questa guerra di predoni, mentre centinaia di migliaia di persone sono state costrette a fuggire via dalle loro case", dice un comunicato dell’RDF. L'RDF è nata nel 2005 dalla fusione dell’“All India People’s Resistance Forum” e lo “Struggling Forum for People’s Resistance”.
Il gruppo ha lo scopo di intensificare la lotta anti-feudale e anti-imperialista per instaurare una nuova società democratica, migliorare il coordinamento tra i movimenti popolari e dare loro la forma di una lotta organizzata e resistenza unitaria

pc 26-27 aprile - le elezioni in Francia, nel giudizio dei comunisti maoisti francesi

In questa campagna, abbiamo proposto lo slogan:
"QUALE CHE SIA IL RISULTATO DELLE ELEZIONI, PREPARIAMO LA RIVOLUZIONE! ".
I risultati del primo turno rafforzano questa dichiarazione e l'analisi che facciamo nel volantino che distribuiamo ampiamente (vedi Quali che siano i risultati delle elezioni, prepariamo la rivoluzione!).
Da diversi anni, segnaliamo l'ascesa continua di un processo di costruzione di una forma moderna di fascismo che si incarna in un apparato statale sempre più poliziesco. Questa ascesa di una forma di fascismo moderno si impianta in quasi tutti i paesi imperialisti. Essa corrisponde alle esigenze della borghesia di rovesciare l'organizzazione del suo apparato di produzione per essere competitivi sul mercato internazionale che organizza e controlla. Questo processo di ristrutturazione è iniziato nei primi anni '70, in particolare nel 1973 con la crisi petrolifera. Interi settori del sistema industriale come l'acciaio e le miniere sono state liquidate, causando un continuo aumento della disoccupazione, la riduzione progressiva delle conquiste sociali, l'aumento del debito sovrano. Le nazionalizzazioni decise da Mitterrand sono state compensate al prezzo più alto, poi una volta rimesse in piedi, sono state privatizzate nuovamente. Ciò dimostra che qualunque sia il governo, i grandi gruppi industriali vengono salvati con i soldi dei contribuenti. I successivi governi di sinistra o di destra hanno continuato a concedere esenzioni, ma non hanno preso alcuna misura di ritorsione per impedire le delocalizzazioni, l’aumento della disoccupazione, il debito dello Stato. Dopo il crollo del sistema socialista in URSS e in Cina, la borghesia ha ampliato l'estensione del sistema imperialista. La trasformazione degli ex partiti comunisti in partiti socialdemocratici ha accelerato lo spirito di conciliazione delle direzioni politiche e sindacali, provocando la rabbia e il disgusto di una parte dei settori popolari e della classe operaia. I partiti di destra, ma anche di "sinistra", sotto la pressione del Fronte nazionale e del malcontento generale, hanno ripreso una parte delle tesi proposte dall’estrema destra, ciò che ha accentuato il malcontento contro il governo. Si noti qui che il Fronte Nazionale denuncia l'élite finanziaria con il termine "iper-liberalismo", ma si guarda bene dal denunciare il sistema capitalista stesso e che tale sistema è la causa della disoccupazione, della miseria; insomma, si copre con un’illusione di anticapitalista, ma in verità ne è il primo servitore. Tutto ciò spiega l'ascesa del Fronte Nazionale. L’ascesa del Fronte di Sinistra e del Partito Socialista è la risposta di tutti coloro che sono schiacciati dal tallone di ferro del capitale e che sono consapevoli dei pericoli rappresentati dal Fronte Nazionale, di tutti coloro che vogliono sbarazzarsi di Nicolas Sarkozy che personifica il capitale sfruttatore e oppressore. Questo aumento rappresenta la speranza che le riforme socialiste saranno adottate per alleviare le loro sofferenze. Ma già si annuncia loro che dovranno fare dei sacrifici, che bisogna che le ricchezze siano meglio ripartite tra ricchi e poveri e altri discorsi evangelici, ma che non si toccherà il sistema stesso, che semplicemente si cercherà di riformarlo per renderlo più umano. Ma le ricchezze sono prodotte dal lavoro sociale. Le risorse naturali sono prodotte, raccolte, messe insieme, trasportate, trasformate dal lavoro di milioni di lavoratori e costituiscono le vere ricchezze. Il controllo dei mezzi di produzione e delle ricchezze naturali è la questione del potere ed è per questo che vengono accaparrate con la forza delle armi e la coercizione da parte degli sfruttatori il cui arricchimento proviene dalle ore di lavoro che producono un surplus e che costituiscono il plusvalore. Ecco perché noi pensiamo che "senza il potere, tutto è illusione." La verità da mettere in conto per risolvere la crisi e rispondere ai problemi delle masse è l’espropriazione di coloro che hanno accumulato ricchezze rubando una parte del prodotto fornito dal lavoro e/o dalla rendita fondiaria, vale a dire per mezzo del controllo dei mezzi di produzione, dei mezzi di scambio, trasporto, comunicazione e della terra. Senza questo quindi non è possibile eliminare produzioni inutili, dannose, criminali e sostituirli con nuovi prodotti utili alla società e allo sviluppo dell'umanità. Questo obiettivo non può che essere raggiunto dalla rivoluzione proletaria. Si tratta quindi di adottare una strategia che permetta di distruggere da cima a fondo l’apparato statale della borghesia. Nei paesi imperialisti come il nostro, il primo compito è quello di rovesciare la dittatura della borghesia, che ci troviamo di fronte oggi, e di cui vediamo lo scempio che provoca nella vita dei lavoratori manuali e intellettuali, e instaurare la dittatura del proletariato. Non bisogna avere paura delle parole: dittatura significa il dominio di una classe sull'altra. Oggi, non è la dittatura della borghesia contro di noi, gli operai che producono le ricchezze che consentano loro di arricchirsi? Il sistema non è fatto per loro? La chiamano democrazia perché la applicano ad essi stessi, ma una volta che una fabbrica è occupata o scoppia una rivolta, vengono mandati i poliziotti a reprimere. Espropriare i capitalisti significa dunque la dittatura della nostra classe contro coloro che ogni giorno ci cacciano dal nostro lavoro, alla nostra casa e che armano i popoli l’uno contro l'altro per il profitto. È in ultima analisi, nient'altro che la riappropriazione di ciò che è nostro e di metterlo al servizio della società e il modo di impedire agli sfruttatori di riprendersi il potere. La dittatura del proletariato è la democrazia per la nostra classe, molto maggiore in numero e importanza della classe borghese. È quindi nostro dovere stare accanto al proletariato e agli strati popolari, per condurre la lotta contro lo sfruttamento e l'oppressione, e imparare da essi. Ma un comunista deve mettere in guardia contro le illusioni riformiste che non possono che rafforzare l'ala più reazionaria della borghesia. Il Fronte Nazionale svilupperà il processo di moderno fascismo iniziato da Nicolas Sarkozy poiché la borghesia oggi non può più governare come ieri e ha bisogno di un fascismo adatto ai tempi per mantenere i suoi privilegi, le sue fonti di profitto. Abbiamo bisogno di costruire i tre strumenti necessari per sconfiggere il nemico di classe, e l'ala più reazionaria del capitale finanziario. Questi tre strumenti sono: il Partito Comunista, il Fronte Rivoluzionario Anti-capitalista/anti-fascista e Popolare (FRAP) e la forza combattente. Il FRAP deve mettere insieme il proletariato e gli strati popolari, gli elementi progressisti intellettuali, i giovani e le donne rivoluzionarie e più in generale tutti coloro che vogliono lottare per rovesciare questo sistema. La forza di combattimento deve essere in grado di rispondere agli attacchi da parte dello Stato e dei fascisti che non esiteranno a commettere aggressioni e provocazioni contro il popolo. Essa è necessaria per il trionfo della rivoluzione in un processo di lotta prolungata fino alla vittoria e per difenderla successivamente. Nell’immediato, a prescindere dal risultato delle elezioni, noi dobbiamo preparare la rivoluzione e organizzarci in comitati di lotta di lavoratori nelle fabbriche, che coinvolgano sia iscritti ai sindacati che i non sindacalizzati, in comitati di quartiere per attuare ciò che è necessario per risolvere il problema delle abitazioni, e cioè requisire gli alloggi e i locali vuoti e renderli disponibili di coloro che non hanno alloggi adeguati o addirittura sono senza alloggi, mobilitare volontari per risistemarli, organizzare asili popolari, scuole e centri di educazione degli adulti per sopperire alle carenze della pubblica istruzione, in relazione con coloro che hanno già intrapreso questa via, mobilitare intellettuali e scienziati progressisti, creare cooperative di acquisto, servizio, ecc., in breve assumere a livello di quartiere i compiti della rivoluzione e della costruzione un passo dopo l’altro del potere popolare per farne una potente barriera contro il moderno fascismo. Il fascismo è lo sfruttamento accresciuto, è il ripiego nel nazionalismo ed è, come nella prima e nella seconda guerra mondiale, l'utilizzo dei figli del popolo come carne da cannone. Insieme agli altri popoli del mondo intero noi vinceremo, qualunque siano la prove e le difficoltà! Il PC maoista di Francia non ti propone un programma di riforma del sistema ma un posto di combattimento nella battaglia per la rivoluzione! UNISCITI ALLE SUE FILE, UNISCITI AL FRAP! PC maoista France Aprile 2012

pc 26-27 aprile - la giustizia non è per donne - il processo per stupro

Questa mattina ancora un rinvio, dopo ben 5 anni, del processo contro i tre stupratori maggiorenni di Carmela, la ragazzina di 13 anni di Taranto, suicidata/uccisa nel 2007.
L’udienza, che doveva essere finalmente una importante in cui dovevano essere ascoltati dei testimoni, non si è tenuta per… assenza del giudice – motivo? Non pervenuto. Carmela e noi donne, i genitori dovranno ancora aspettare per avere verità e giustizia. Il padre di Carmela ha detto: “mi ci vuole un po’ per riprendermi da quest’altra delusione”.
Unica nota “positiva” è che ora è stata fatta una programmazione delle udienze, e la prossima verrà tenuta non troppo tardi, il 22 giugno. Ma quanto accaduto questa mattina conferma la forte denuncia che le lavoratrici, disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario hanno fatto con il presidio davanti al Tribunale, con grandi striscioni “Carmela: condanna degli stupratori, basta con istituzioni complici”, “basta con la violenza e le uccisioni contro le donne – ribelliamoci!”, “La violenza sessuale non fa che proseguire la discriminazione, il doppio sfruttamento e doppia oppressione che noi donne subiamo da questo sistema sociale”, ecc. ; con brevi comizi; con volantinaggi e banchetto con opuscoli su “Uccisioni delle donne, oggi” e il Libro “Io so Carmela”.

Carmela è stata violentata dagli uomini ma uccisa dallo Stato che continua ad “ucciderla” lasciando impuniti i suoi stupratori. Ancora una volta, questa mattina, solo le compagne del MFPR erano a denunciare il pericoloso aumento delle violenze sessuali e delle uccisioni delle donne (ultima la donna di Catania, uccisa e buttata giù dal cavalcavia dal suo fidanzato) che vanno di pari passo all’attacco ai diritti delle donne, al peggioramento delle possibilità di lavoro per le donne, allo scaricamento sulle donne dei tagli ai servizi sociali, aumento del carovita, ecc. all’attacco alla dignità delle donne; attacchi che creano l’humus favorevole al maschilismo sempre più arrogante, violento e “sistemico”.

Questa mattina non c’erano le donne della commissione pari opportunità, proprio oggi impegnate in “riunione della commissione”!
Non c’erano le donne dei sindacati; non c’erano le donne dei partiti che in questi giorni nella campagna elettorale sprecano parole inutili anche sulla condizione delle donne. Questo silenzio diventa oggettivamente complice!
E sta alle donne, alle ragazze romperlo!

MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO
mfpr@libero.it

pc 26-27 aprile - 1 maggio a madrid

Estado español: Comunicado del 1º de mayo de la Coordinadora Sindical de Madrid.- 1º de Mayo, Día Internacional de los Trabajadores La clase obrera debe encabezar la salida de la crisis. El 1º de Mayo se trata de una fecha histórica para la clase obrera mundial, cuya conmemoración representa la lucha heroica de los asalariados contra la explotación capitalista, así como las conquistas por medio de la organización y la lucha que hemos ido conquistando en el terreno laboral, social y político. Grave error ha constituido el abandono de las posiciones de clase por parte del sindicalismo del pacto social, de la paz social, de la entrega sin condiciones al capital y a sus instituciones corruptas, convirtiendo los primeros de mayo en una fiesta y no en una jornada de reivindicaciones y lucha de la explotación de la clase obrera por el capital. Así, estos sindicatos, en particular CCOO y UGT, vienen dando aliento a la barbarie capitalista firmando contrarreformas laborales, infinidad de ERE’s, pactos con la patronal y los gobiernos de turno, incrementos de la edad de jubilación, reducción de salarios, precariedad laboral… Igualmente están vinculados y subordinados a los monopolios, apoyando las invasiones de pueblos soberanos, ya fuera la guerra de los Balcanes, Libia, Afganistán o tantas otras que el imperialismo desata como guerras de rapiña para expoliar las materias primas, vulnerando lo más sagrado de un país que es su soberanía nacional, aniquilando y masacrando a gente con armamento de destrucción masiva cuyas víctimas más numerosas son siempre la población civil, mujeres y niños en particular. Este sindicalismo cuyo objetivo ha sido, y es, anular la conciencia de clase de los trabajadores, sometido y estrechamente vinculado a los intereses del capital, convirtiéndose en correa de transmisión de los empresarios y el gobierno, tenemos que superarlo desde las ideas y la organización. La Coordinadora Sindical de Madrid, cuya legalización como sindicato ha sido posible recientemente, después de un largo período de obstrucción y trabas administrativas, se plantea con claridad un proyecto sindical de clase en el que los intereses de los trabajadores sean lo primero, su participación y su capacidad de decisión sean una constante y no puedan ser nunca arrebatados por ninguna cúpula burocrática, casi siempre vendida, que entrega sin lucha a los empresarios y al gobierno conquistas y derechos conseguidos con muchas luchas obreras. Nuestra práctica avala lo planteado aquí y los sindicatos que forman parte de la CSM tienen una larga trayectoria en las empresas que están implantados (EMT, Telefónica, Casa de la Moneda, Iberia, Roca, Etasa, Blas&Cía, Hotel Meliá y más recientemente Esparchín, Urbaser y otras). Hoy, la crisis del capitalismo pone en primer plano la lucha de clases; así, la clase de los capitalistas, cuya hegemonía la ejercen los grandes empresarios, está descargando toda su agresividad sobre las espaldas de los trabajadores y otros sectores populares. Es decir, beneficios para la patronal y sangría para la clase trabajadora. Así, los más de 5 millones de parados, los millones de contratos precarios, la intromisión y el monopolio que forman las ETT’s para lucrarse de los parados, los centenares de miles de desahuciados, el incremento en la edad de jubilación, la carestía de la vida en aspectos tan básicos como la luz, el gas, el transporte o la alimentación o la marginalidad social son lacras de este sistema que lejos de remitir, cada vez se incrementan más. No sólo viene la agresión del capital en los aspectos más directos de la producción, también están siendo desmontadas conquistas importantes de los trabajadores y capas populares, tales como la Educación y la Sanidad públicas, de calidad y gratuitas, con ajuste tras ajuste, a la vez que se facilita y subvenciona a la empresa privada para que hagan el negocio y especulen con ellas; otros servicios públicos están poniéndose en manos de los especuladores para dificultarnos cada vez más la vida con tal de que unos pocos se enriquezcan. Este gobierno de la derecha del Partido Popular que representa directamente a los grandes capitales no sirve y se está viendo incapaz en todos los campos. Ya fracasó el gobierno de la socialdemocracia y el reformismo porque defendió los intereses de los grandes capitales y estos no saben mas que explotar y exprimir al pueblo. Pero el actual gobierno de Mariano Rajoy nos está dando lecciones de demagogia y cinismo; demagogia porque se presentaba como sabedor de los problemas, como salvador de los mismos asegurando que tenía las soluciones. En el tiempo que lleva no sólo no ha solucionado ningún problema, sino que los ha agravado todos enormemente, (el paro, la prima de riesgo, la estabilidad, la represión, las relaciones internacionales… convirtiéndose su presidente en una caricatura). Llega al máximo de cinismo cuando hace una contrarreforma laboral para reducir el paro, según él, y solo está creando mas parados. Mentiroso demagogo y cínico, así es el gobierno del gran capital. Tampoco se puede esperar mucho mas, e incluso el jefe del estado, en plena desesperación por la que pasan millones de trabajadores, se dedica a matar elefantes en África y tiene a una parte de su familia imputada en delitos de corrupción, estando el mismo señalado con mucha precisión. Esto, junto a otros muchos problemas que padecemos, nos lleva a plantear que el sistema y el régimen impuesto a los pueblos del Estado Español en la Transición no tiene solución y tenemos que cambiarlo para quitarnos de encima los parásitos impuestos, comenzando por el de la monarquía. La Coordinadora Sindical de Madrid llama a los trabajadores y trabajadoras a discutir los problemas de fondo que nos atañen. Este sistema tenemos que superarlo, tenemos que luchar por un sistema en el que lo fundamental y prioritario sean los intereses y derechos de los trabajadores y de la gente que vive de su esfuerzo diario. Un sistema solidario en el que se erradique la explotación y la miseria. Como sindicato de clase que somos y practicamos, estamos decididos a extenderlo bajo el protagonismo de la clase obrera. No valen proclamas coma el pacto social, la paz social, el entreguismo.... y luego no dar un paso en la construcción del sindicalismo de clase, de lucha, plural, participativo y de masas. Hay tarea para todo el mundo, pongámonos a la obra. A la vez, la contra reforma laboral tenemos que combatirla con nuevas movilizaciones como la de este 1º de mayo, apostando por otra Huelga General para tumbarla. La nacionalización de la banca y los sectores estratégicos de la economía serían un paso decisivo para generar recursos propios, para fortalecer los servicios públicos, para poner coto a las multinacionales como expresión del imperialismo y de la Unión Europea, que son las causantes de la actual crisis y de los problemas por los que pasamos. Y la apuesta por un Nuevo Estatuto Obrero, en el que se plasmen las necesidades de los trabajadores y sea una garantía jurídica que consolide las conquistas actuales y futuras frente a la permanente inseguridad que ahora existe. ¡Viva la lucha de la clase obrera! ¡Por la construcción del sindicalismo de clase! COORDINADORA SINDICAL DE MADRID

pc 26-27 aprile - processo per stupro a taranto - presidio mfpr

OGGI C'E' IL PROCESSO CONTRO TRE STUPRATORI DI CARMELA. Carmela nell'aprile 2007, quando aveva appena 13 anni, si buttò da un balcone a Paolo VI per gli stupri subiti e per l'indifferenza, o peggio, per la colpa delle istituzioni. Si è trattato non di un suicidio, ma di un OMICIDIO! Perchè Carmela è stata violentata dagli uomini e uccisa dallo Stato – che ancora continua ad ucciderla non dandole giustizia. LE DISOCCUPATE, LAVORATRICI DEL MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO STANNO FACENDO QUESTO PRESIDIO PERCHE' - Vogliamo la condanna degli stupratori - Vogliamo denunciare il ruolo connivente della Magistratura – in un processo precedente contro altri stupratori di Carmela minorenni i giudici si sono limitati ad applicare una lieve “messa in prova”, di fatto perdonandoli, e ora, dopo 5 anni, ancora non condanna questi stupratori maggiorenni. - Vogliamo che si apra un processo anche verso le istituzioni (polizia, assistenti sociali, magistrati di allora) che quando Carmela denunciava gli stupri subiti, invece di perseguire chi l'aveva violentata, hanno di fatto perseguito una bambina rinchiudendola in vari istituti. La violenza sessuale, le uccisioni delle donne stanno aumentando pericolosamente, anche nella nostra zona. E' una guerra di bassa intensità, che prosegue - e viene alimentata, con un humus maschilista, sistemico "naturale" - la discriminazione, il doppio sfruttamento e oppressione che oggi va sempre più avanti sul terreno delle condizioni di vita e di lavoro generali delle donne. A QUESTA VIOLENZA, ALLE UCCISIONI DELLE DONNE, L'UNICA RISPOSTA E' IL ROVESCIAMENTO DI UN SISTEMA SOCIALE CHE NEGA DIGNITA' ALLE DONNE. PER QUESTO ORGANIZZIAMOCI! Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

pc 26-27 aprile - contro la riforma del lavoro Monti-Fornero a difesa dell'art.18 - opuscolo

richiedere a ro.red@libero.it

mercoledì 25 aprile 2012

pc 25 aprile - bella e combattiva manifestazione antifascista a Taranto

Erano un po' di anni che non si scendeva in piazza il 25 aprile a Taranto; anche per questo va considerata positiva la manifestazione che oggi ha attraversato il centro della città. Oltre un centinaio con bandiere rosse e uno striscione 'liberiamoci' con dietro compagni e ragazzi facenti riferimento al comitato di quartiere ed altre realtà giovanili e di movimento, seguiva il contingente rosso e proletario di proletari comunisti e slai cobas per il sindacato di classe, con bandiere e striscioni 'niente lavoro, niente voto!', 'disoccupati organizzati' e due manifesti che erano a base della nostra partecipazione e propaganda della manifestazione. Prima di partire si sono ricordati due compagni recentemente morti, salvatore de rosa e il giovane antifascista militante Claudio Morabito, molto amato e riconosciuto da tanti compagni e giovani in città. Il contingente rosso ha fatto continui speackeraggi, seguiti da molta gente in alcuni tratti del corteo, massicce affissioni di locandine contro il fascismo di oggi, contro monti, marchionne, stato di polizia, per la libertà dei compagni arrestati per il 14 dicembre, per il 15 ottobre, per il movimento no tav; canti di bella ciao e bandiera rossa, slogan - ma quale pacifismo, ma quale non violenza ora e sempre resistenza- disoccupazione tasse e carovita con questi governi facciamola finita -fascista monti con te faremo i conti, fornero al cimitero - ed altri slogan antifascisti e antigovernativi. Molto lanciato anche 'taranto libera' ' chiediamo lavoro, ci danno polizia è questa la vostra democrazia' ed altri ancora contro il fascismo di padron Riva e il fascista Cito. La manifestazione unitaria sull'antifascismo aveva però nelle sue file due anime: quella interna ai movimenti beni comuni, ambientalismo ecc e quella proletaria che si batte per lo sviluppo della lotta di classe autorganizzata dallo slai cobas per il sindacato di classe all'ilva, sui posti di lavoro, che organizza la grande lotta dei disoccupati organizzati e che nello stesso tempo contribuisce alla costruzione del partito e della lotta politica rivoluzionaria in città attraverso il circolo di proletari comunisti. Quest'ultima anche oggi ha rivendicato il messaggio dellla lotta armata di liberazione antifascista per riproporre la necessità di una vera Resistenza adeguata ai tempi nostri che riprenda quella strada come unica strada per rendere concreta la parola d'ordine della liberazione e di 'ora e sempre resistenza' e che oggi vive come prospettiva nella battaglia per il boicottaggio elettorale in città, che stà riscuotendo forti consensi tra le masse popolari di Taranto. circolo proletari comunisti taranto ro.red@libero.it 25 aprile 2012

pc 25 aprile - manifesto di proletari comunisti - PCm Italia

pc 25 aprile - manifesto dello slai cobas per il sindacato di classe

martedì 24 aprile 2012

pc 23-24 aprile - apri il blog http://maoistroad.blogspot.com

intenational conference for 'support people's war in India' is decided ! the most important event in Europe in this year ! in the next weeks Call - Poster - Campaign may day 2012 - important news towards international conference of mlm parties and organisations in the world for a new international organisation after collapse of Rim, against avakianism, prachandisme and leftist liquidationist cyber maoists May Day 2012 - To overcome the crisis of capitalism, proletarian revolution is the only solution! info

pc 23-24 aprile - GRANDE MANIFESTAZIONE DEI LAVORATORI DELLA SCUOLA

Grande manifestazione a Milano dei lavoratori della scuola!!
Si è svolta il 21 aprile, a Milano una grande manifestazione di lavoratori della scuola e studenti, promossa dai coordinamenti di precari di tutta Italia. Sono scesi in piazza circa un migliaio di lavoratori per urlare la propria rabbia contro la chiamata diretta, recentemente approvata in Regione Lombardia e contro il PdL Aprea che modifica gli organi collegiali delle scuole permettendo l'ingresso dei privati. Il corteo ha attraversato le vie principali della città e i precari hanno bloccato più volte il traffico sedendosi a terra. Alla fine della corteo, in piazza Fontana, i precari si sono dati appuntamento per un'assemblea nazionale a Roma per ampliare le lotte e costruire future iniziative in difesa di una scuola statale, laica e di tutti. da Coordinamento 3 ottobre Milano

pc 23-24 aprile - NEGLI USA TORNA LO SCIOPERO GENERALE IL 1° MAGGIO

Come andrà nessuno può dirlo. Nessuno è in grado di dirlo. Lo sciopero generale del 1° maggio indetto dal movimento Occupy americano è una novità assoluta per le forme che assumerà e per il modo in cui è stato costruito. Dopo 66 anni, dallo sciopero di Oakland del 1946, si parla di nuovo di sciopero generale. C'è voluto un movimento che ha terremotato lo scenario politico e sindacale statunitense, che da settembre ad oggi ha retto vari tentativi per isolarlo, reprimerlo, addomesticarlo. E i tentativi sono stati davvero molti e molto insidiosi. Dalla repressione su vasta scala operata in modo coordinato dai Dipartimenti di polizia di varie città - sostenuta nei fatti anche dall'Amministrazione Obama - con migliaia di arresti, sgomberi, minacce, sospensione di elementari libertà democratiche alla politica ammiccante di alcuni settori del Partito Democratico per cooptare il movimento all'interno dei luoghi istituzionali. Sono stati mesi difficili, soprattutto gli ultimi, in cui la pressione politica, gli attacchi repressivi - mai venuti meno - e il circuito mediatico mainstream hanno cercato in tutti i modi di azzerare le legittime aspirazioni di un movimento che vuole cambiare radicalmente la società americana. E' il caso anche dell'azione concertata tra Partito Democratico e sindacati, molto attivi nello sminuire e ingabbiare qualsiasi lotta in vista della campagna per la rielezione di Obama. Il quale non sta facendo altro che rispolverare le promesse, non mantenute, fatte alle scorse elezioni. Lo sciopero del 1° maggio rappresenta quindi un test molto importante per la vitalità e la capacità di incidere del movimento. Allo stato attuale sono previsti blocchi, picchetti, manifestazioni in 120 città degli Stati Uniti. L'attenzione è però concentrata sulle mobilitazioni della West Coast del nord (San Francisco, Oakland, Seattle), di New York e di Chicago. L'appello di Occupy Oakland di dare vita a una giornata intera di mobilitazione, con vari appuntamenti, che inizia alle 6 del mattino con il blocco del Golden Gate, il lungo ponte che collega San Francisco al resto della Bay Area, sta funzionando un pò come modello di riferimento. A New York sono previste tre manifestazioni, di cui solo una autorizzata, e un'intera giornata di picchetti davanti a banche e società finanziarie. Il 1° maggio di Chicago sarà invece l'inizio di tre settimane di mobilitazioni che arriveranno a contestare anche il vertice della Nato che si svolgerà in quella città il 20-21 maggio. Il vertice del G8, inizialmente previsto in contemporanea nello stesso luogo, è stato spostato a Camp David - completamente militarizzato - per timore delle proteste. Di fronte all'oscuramento della giornata di sciopero fatta dei grandi media e dalla quasi totalità delle organizzazioni sindacali, in molte città il movimento si è organizzato per una campagna di volantinaggi davanti alle scuole e ai luoghi di lavoro oltre che per un uso massiccio della rete con l'apertura di centinaia, se non migliaia, di siti web, mailing list, pagine facebook e di hashtag di twitter. A New York ad esempio la SEIU - il potente sindacato dei lavoratori pubblici - pur avendo annunciato nelle riunioni di Occupy Wall Street la propria partecipazione alla manifestazione autorizzata del pomeriggio non la pubblicizza in alcun modo sui luoghi di lavoro. Ancora peggio la situazione sulla West Coast dove i sindacati stanno decisamente boicottando lo sciopero. Un risultato comunque si è già ottenuto. Nei campus universitari, tra le associazioni antirazziste e di migranti, nei gruppi informali di lavoratori precari sono state organizzate una miriade di iniziative e dibattiti per sostenere lo sciopero. Per aggiornare e riappropriarsi, all'epoca di una delle più grandi crisi capitalistiche, di questa forma di lotta dal basso e in modo autorganizzato. E' questo anche un modo per ricostruire una memoria senza miti né nostalgie, con la consapevolezza che il passato non tornerà più e si tratta di inceppare i meccanismi di domino e sfruttamento del capitalismo contemporaneo. Il movimento Occupy ha puntato i riflettori sul dispotismo di un sistema politico-economico che ha varato da molti anni a questa parte leggi, statali e federali, che vietano gli scioperi generali e prevedono multe salatissime fino ad arrivare al licenziamento dei lavoratori che lo fanno. Stanno tuttavia circolando molti manuali, rivolti ai lavoratori stabili e precari, che illustrano i tanti modi per partecipare allo sciopero senza incorrere nel rischio del licenziamento. Nessuno ha indetto formalmente lo sciopero, però c'è. Nessuno ha chiesto l'autorizzazione ai picchetti e ai blocchi, peraltro vietati dalle leggi, però ci sono. E infine, come si dice a Oakland, nessuno ha il monopolio della lotta di classe. A pochi giorni dallo sciopero generale la frase che si sente pronunciare sempre più spesso a Union Square, la piazza diventata il quartier generale di Occupy Wall Street, che meglio riassume lo stato d'animo generale del movimento è : "Whose time ? Our time". Di chi è il tempo ? Il tempo è nostro. Felice Monetti

pc 23-24 aprile - IL PROCESSO ALLA MARLANE MARZOTTO RIMANE A PAOLA

Ci hanno provato, le parti difensive dei responsabili del massacro dei lavoratori dell’azienda tessile, ad allungare ulteriormente i tempi del processo cercando di spostarlo a Vicenza e a estromettere, dal dibattimento, quel sindacato, lo Slai cobas, che dal primo momento è stato vicino ai lavoratori e alle loro famiglie. Non sembra essere interesse degli avvocati difensori avere una sentenza, una sentenza su un fatto talmente grave che dovrebbe smuovere le coscienze di ogni cittadino…a prescindere dal ruolo che svolge. Più che giusto che gli imputati abbiano dei difensori…meno giusto, meno morale, che gli studi di questi grandi oratori del foro italiano, Ghedini e Pisapia in testa, utilizzino escamotage per fare in modo che il processo non venga proprio fatto…e arrivi alla prescrizione. E’ interesse anche degli imputati che il processo si svolga…la giustizia non è una variabile dipendente dal potere o ingabbiata in mille artifizi che le impediscano di procedere…affermare questo, tentare di svilirne il significato, va contro gli stessi imputati e i loro avvocati. Ricordiamo la vicenda, per chi ancora non ne fosse a conoscenza: L’azienda fu fondata negli anni ’50 dal conte Rivetti e produceva tessuti. Poi nel 1969 passò nelle mani dell’ Eni – Lanerossi e, successivamente, nel 1987, al gruppo Marzotto per 173 miliardi di lire. Per ognuno dei 200 lavoratori espulsi la finanziaria dell’Eni mise a disposizione 44 milioni per una riallocazione occupazionale mai avvenuta. La fabbrica, gestita dalla Lanerossi, tolse le mura divisorie e così nell’ “open space” creato convergevano i fumi provenienti dalle sostanze chimiche della coloritura espandendosi ovunque. Non c’erano aspiratori funzionanti e gli operai gettavano i coloranti in vasche aperte senza alcuna protezione. Nella fabbrica c’era anche l’amianto presente nelle pastiglie dei freni dei telai, che, consumandosi, emetteva polveri respirate da tutti. A fine giornata veniva “donata” una busta di latte ad ogni lavoratore, unico rimedio ai veleni respirati durante tutto il turno di lavoro. Nel 1996 la tintoria veniva chiusa. Ai tentativi della difesa di prolungare i tempi del processo risponde l’avv. Senatore, che rappresenta decine di lavoratori ammalati, famiglie di defunti e lo Slai cobas: “La competenza deve rimanere sul posto. I veri danneggiati, gli unici danneggiati, sono loro ed hanno il diritto di veder giudicate le malefatte di questi 20 anni di follia dove decisioni, senza nessun rispetto per la salute dei lavoratori, venivano prese in loco…e non altrove”. “Gli autori, i responsabili della morte di oltre 160 persone, per patologie tumorali derivanti dai danni ambientali per l’uso di sostanze cancerogene, devono essere giudicati dove hanno commesso il fatto”. “La richiesta delle difese di estromettere il sindacato Slai cobas non può essere accolta…lo Slai cobas è stato il protagonista, assieme ai lavoratori, di tutta la vicenda. Senza le loro denunce oggi il processo non ci sarebbe”. E’ chiara la tattica dilatoria delle difese…è chiaro, altrettanto, che la giustizia non può essere negata a chi sta soffrendo, a chi è morto. Un processo senza nessuna eco mediatica si sta svolgendo in quel profondo Sud abbandonato da uno Stato capace solo di imporre gabelle. La giustizia, la verità, reclamano che il processo vada al suo giusto e naturale compimento, che i responsabili di una strage senza nessuna giustificazione vengano giudicati…se questa è ancora una democrazia non potrà esserci una diversa conclusione. Stefano Federici

lunedì 23 aprile 2012

pc 22 aprile - la stampa borghese segnala la campagna di boicottaggio attivo delle elezioni a palermo

Palermo - Si avvicinano sempre di più le elezioni amministrative e si ripercuotono ormai quotidianamente le stesse scene: manifesti, dibattiti, interesse per i cittadini. Ieri, davanti la sede del comune un gruppo di manifestanti del circolo dei Proletari Comunisti di Palermo ha voluto indire un sit-in per dire di no al finto perbenismo ed interesse che invade la città e le menti dei candidati al momenti della propaganda elettorale. “Niente diritti, niente voto!” , questo lo slogan con il quale i manifestanti portavano avanti un messaggio di astensionismo attivo,"un rifiuto del voto rimpiazzato però da una costante e mirata lotta verso i problemi dei cittadini- afferma Emanuele Venezia del circolo dei Proletari Comunisti di Palermo- problemi che vengono apparentemente presi in considerazione esclusivamente nel periodo pre-elezioni; la nostra protesta non ha colore politico ed è rivolta a tutti quei "nuovi" candidati delle amministrative che non fanno altro che rappresentare i soliti nomi che hanno portato la città in questa situazione di degrado economico e sociale prossima allo sfascio". Foto di Sabina Denise La protesta di oggi mira ad evidenziare quanto la città stia sprofondando strutturalmente tra disoccupazione, precariato, immondizia scuole fatiscenti, servizi sociali e sanitari inesistenti fino a toccare il bollente tema dell’aumento repentino delle varie imposte. Foto di Sabina Denise Tra i manifestanti , numerosi lavoratori in cassa integrazione, giovani precari , studenti , uomini e donne che non vedono più il loro posto di lavoro come una certezza. Piazza della Vergogna è dunque sede simbolica della protesta , un luogo che per toponomastica rinvia al messaggio che a gran voce i manifestanti urlano ai passanti. Questo l’estratto di uno dei testi scritti e letti in piazza : Si avvicina l’appuntamento elettorale, in particolare per l’elezione del nuovo sindaco di Palermo e la città oltre che dall’immondizia è invasa anche da migliaia di manifesti elettorali con le facce di più o meno di sconosciuti che chiedono di essere votati. Come ogni appuntamento di questo tipo i latitanti della politica ufficiale, si svegliano dal loro abituale torpore ed entrano prepotentemente nella vita quotidiana di lavoratori, disoccupati e cittadini, occupando spettacoli televisivi, presentandosi sui posti di lavoro, facendo comizi in piazza e presentandosi nei quartieri e nei mercati rionali. In particolare nelle scorse settimane le primarie del centro-sinistra hanno ricevuto una smisurata attenzione mediatica, i partiti che vi hanno partecipato hanno illuso migliaia di cittadini di partecipare ad un grande atto di democrazia che alla fine si è risolto come tutti sappiamo in una grande farsa: nei soliti calcoli di potere, favoritismi e clientelismo; il risultato finale è che dopo tutta questa prosopopea non ci sarà un candidato unico del centro-“sinistra”. Se queste sono le premesse figuriamoci quale dovrebbe essere l’alternativa di una coalizione di centro-“sinistra” al governo della città! Mentre in città sono in corso vere e proprie “emergenze” permanenti come la disoccupazione, il rischio che migliaia di lavoratori della Gesip, dell’Amia e dell’Amat diventino disoccupati o entrino in cassa integrazione, i servizi sociali e sanitari sono sempre più un miraggio così come le case per i senza casa e le scuole crollano, quella che adesso si chiama casta politica sperpera migliaia di euro in campagna elettorale mentre la Commissaria straordinaria, con l’appoggio dell’attuale consiglio comunale, ha pensato bene di “risolvere” i problemi raddoppiando le tasse locali, vedi addizionale comunale Irpef, ai palermitani. Il Circolo di proletari comunisti di Palermo invita i lavoratori, i disoccupati e i cittadini in generale a boicottare attivamente l’ennesima farsa elettorale; è necessario esprimere una sfiducia di massa e collettiva verso l’intera casta politica: dalla destra reazionaria, mafiosa e fascista alla falsa sinistra anch’essa ammanicata con padroni e mafiosi fino ai finti partitini comunisti che pur di avere una poltrona fanno patti con i vertici del Pd, attualmente sostenitore del governo antipopolare e dei sacrifici Monti. Il solo astensionismo non basta, invitiamo lavoratori, disoccupati e cittadinanza a discutere collettivamente come costruire una serie di iniziative di lotta contro questa casta politica che non vuole e non può dare risposte concrete ai bisogni del popolo e che invece è responsabile di licenziamenti, carovita, impoverimento in generale delle masse popolari. Significativa anche la presenza di molti giovani, segno che la situazione di crisi sta coinvolgendo sempre più fasce di cittadini. Abbiamo parlato con Rabih Boallegue un giovane palermitano di origini tunisine che ci ha rivelato i motivi della sua protesta :” Sono qui per dire di no alla falsità dei messaggi elettorali, e all’ipocrisia che si cela dietro la candidatura di certi nomi. Come può una persona parlare a nome delle comunità immigrate residenti nella città di Palermo, quando non è riuscita a ritagliarsi uno spazio nella propria comunità? Dal 15 Gennaio 2011, data del primo e storico sit-in pro-rivoluzione organizzato dalla ''nuova '' comunità tunisina di Palermo ( la prima di una lunga serie di fronte il consolato di Piazza Ignazio Florio ) ai diversi incontri organizzati dalla nuova comunità tunisina anti Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico-partito del deposto Ben Ali ) alle nottate passate per assistere moralmente e materialmente i migranti tunisini di passaggio dalla stazione centrale di Palermo, alle prime e delicate elezioni storiche della nuova Tunisia organizzate in Sicilia e il successivo arrivo in Italia della delegazione dei familiari dei giovani migranti tunisini scomparsi, in nessuno di questi eventi legati alla Tunisia, sua terra d'origine, la candidata al consiglio comunale, Samira Zalteni era presente, lei che con grande ipocrisia dice di voler rappresentare tutte le comunità immigrate al consiglio comunale, compresa la nuova comunità tunisina, quando non ha fatto nulla per avvicinarsi ad essa, sopra tutto dopo la storica deposizione di Ben Ali, ignorando sistematicamente le nostre lotte preferendo la noncuranza al dialogo con i propri connazionali C’è da dire che in periodo di elezioni, la tattica è tutto, e una determinata candidatura può attrarre o meno un determinato target di elettori; il messaggio del giovane intervistato è inequivocabile, dietro i giochi della politica si celano risvolti poco conosciuti e che invece l’opinione pubblica dovrebbe tenere

domenica 22 aprile 2012

pc 22 Aprile - contestata la Fornero a Torino, insulti, uova e scontri con la polizia


E’ la loro città, Torino. Eppure la contestazione per i Ministri Fornero e Profumo è stata pesantissima. Al Teatro Nuovo per la Conferenza regionale sulla scuola, l’ex docente di Economia all’Università di Torino e l’ex rettore del Politecnico sono stati insultati, fischiati e contestati. Qualcuno ha cercato di lanciare delle uova, senza colpire i bersagli.

“Vergogna vergogna”: così i manifestanti gridavano ai rappresentati del governo Monti, forse la prima di un certo peso per l’esecutivo dei professori.
All’interno del teatro, la Fornero affermava che in Italia “c’è poco spirito costruttivo” e quindi sarebbe auspicabile “lavorare tutti insieme per avere qualche beneficio. (www.news.it)





pc 22 aprile - migranti tunisini dispersi...una madre si dà fuoco

CONTRO LE POLITICHE RAZZISTE E MODERNO FASCISTE DEI GOVERNI AL SERVIZIO DI QUESTA SOCIETA' CAPITALISTA E IMPERIALISTA RIBELLARSI E' GIUSTO!

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Migranti tunisini dispersi, ancora silenzio Madre si dà fuoco: "Vogliamo verità"

Una  delegazione di donne rappresentanti delle famiglie di migranti scomparsi è stata ricevuta dal consigliere del primo ministro Hamadi Jebali. Ma le ricerche sui clandestini che potrebbero essere sbarcati sul nostro territorio non vanno avanti. Si teme che molti di loro siano morti in mare


ROMA - Si chiama Jannet Rhimi, abita a Tunisi, nel quartiere popolare di Ennour. Alle 4 di giovedì pomeriggio si è data fuoco e ha ustioni gravissime sul torace e sulla gola. E' stata la cognata a salvarla da morte certa.

La mamma di Oussam, 19 anni, ha voluto così drammaticamente protestare contro le autorità tunisine e, indirettamente, contro le autorità italiane che dopo un anno non hanno dato né a lei né alle altre famiglie informazioni di alcun genere sulla sorte dei migranti dispersi.

Oussam voleva raggiungere il fratello in Europa.  E' partito la notte del 29 marzo  2011 per l'Italia assieme ad altri 35 ragazzi su un'imbarcazione di fortuna da una spiaggia vicino Sfax, a sud della Tunisia. Da allora, né lui né i suoi compagni di viaggio hanno più dato notizie  di sé.

Jannet è ora ricoverata nell'ospedale di Ben Arous, lo stesso in cui tentarono invano di salvare  il venditore ambulante Mohamed Bouazizi  avvolto nelle fiamme che accesero  la rivoluzione dei Gelsomini.

In seguito a questo avvenimento, ieri mattina, una  delegazione  di madri rappresentanti delle famiglie di migranti (molti dei quali protagonisti della rivoluzione) è stata ricevuta dal consigliere del primo ministro Hamadi Jebali. Si dicono deluse da questo incontro (“ancora promesse”), e deluse dalla vaghezza con cui Houcine Jaziri, sottosegretario agli Affari Sociali, sta gestendo le informazioni che in Tunisia sembrerebbero arrivate - solo parzialmente - dal nostro paese, generando però  confusione e maggiore angoscia, fino a  reazioni radicali come quelle di Jannet, che si può anche temere vengano emulate visto il livello di esasperazione dopo un anno di attese.

Il primo ministro tunisino Hamadi Jebali, durante il suo viaggio in Italia, il 15 marzo scorso, ha incontrato la delegazione dei rappresentanti dei familiari dei dispersi che si trova a Roma da qualche mese. Jebali ha dato la massima disponibilità a collaborare con le nostre autorità per dare buon esito alle ricerche. Anche il presidente del Consiglio, Mario Monti si è impegnato a fare il possibile. Così come il ministro Riccardi e la ministra Cancellieri che si sono impegnati in questo senso durante il loro recenti viaggi a Tunisi. C'è perfino una commissione al Senato per i diritti umani che se ne sta occupando. Di sicuro ci sono dei tempi burocratici e delle procedure da rispettare, ma di fatto è da ormai un anno che le famiglie tunisine attendono di sapere qualcosa circa la sorte dei propri figli.

Solo prossimamente saranno resi noti i risultati complessivi dell'esame che sta effettuando il Servizio Immigrazione del ministero degli Interni. Si tratta dei raffronti tra le impronte digitali che in Italia si prendono all'arrivo dei migranti, o nei Cie, o nelle carceri, e quelle mandate dalla Tunisia, rilevate al momento del rilascio della carta di identità. Anche se i dispersi sarebbero molti di più, si parla di 250 impronte digitali disponibili. Solo dopo lunghe attese, le autorità tunisine hanno mandato in Italia le impronte dei connazionali sui supporti adatti per essere “lavorate”. E, dato di non poco conto, nel periodo di cui stiamo parlando, molto spesso in Italia  non sono state prese affatto le impronte digitali dei migranti. Il mese di Marzo  2011, quello dello “tsunami umano” come lo chiamò  Berlusconi,  la parola d'ordine era svuotare Lampedusa. Portati in massa dentro le navi, i migranti, furono allora trasferiti nelle strutture allestite ad hoc, tra cui quella di Manduria, da dove in molti sono fuggiti.

Di certo, le impronte confrontate restano la traccia più sicura (anche se non l'unica)  per sapere se le persone cercate sono arrivate vive sul suolo italiano, giacché la maggior parte dei migranti, se identificati, dà nomi falsi al momento dello sbarco. Per questo sono chiamati  “harraga”, dall'arabo “bruciare”, per indicare che, bruciando le loro identità,  bruciano, metaforicamente,  le barriere tra paesi. Per estensione, ciò significherebbe allora riaffermare la prerogativa di essere umano, a prescindere dalla provenienza. Una questione  profondissima che viene rilanciata di continuo sul tappeto della politica, tunisina e italiana, dalle madri dei dispersi: queste donne di origini umili e di condizioni economiche disperate,  vogliono sapere  quale sia stato il destino dei loro  figli, in quanto esseri umani. E  lo vogliono sapere anche se  vengono considerati  “clandestini” perché avrebbero agito illegalmente secondo le leggi di entrambi i paesi. Vogliono  saperlo anche se alcuni di loro erano dei pregiudicati evasi dalle carceri e vogliono sapere  cosa  hanno fatto i due stati con le loro politiche migratorie.

Va sottolineato che trovare un solo passeggero, di una sola imbarcazione significa  essere informati sul destino di tutti i compagni di viaggio. Pertanto le stime, per quanto riguarda la parte italiana, si  sarebbero potute fare più in fretta: basta  trovare un solo  membro di una sola imbarcazione per sapere della vita o della morte degli altri. Si tratta in particolare delle imbarcazioni  partite l'1, il 14 e  29 marzo 2011 (quella che portava anche il figlio di Jannet Rhimi).

La  delegazione di famiglie tunisine in Italia ha portato con sé una serie di “prove” che hanno tenuto in vita e continuano a tenere in vita le speranze. Si tratta di  telefonate dal mare nella notte;  cellulari che  hanno suonato a vuoto per lungo tempo; immagini catturate dai video dei tg; foto sgranate con volti familiari, chiamate ricevute una sola volta dopo gli sbarchi presunti, e non andate mai a buon fine, notizie di sbarchi che si accavallano con quelle dei naufragi. Sono i frammenti di un' illusione collettiva o indizi da seguire?  Di certo mostrano tutta la loro fragilità perché non trovano  né conforto né smentita da parte di chi avrebbe i mezzi e i poteri per verificare. 

E di nuovo allora  tutto torna alle madri e alle loro richieste, con i sit-in non autorizzati davanti alle sede diplomatiche di entrambi i paesi, sostenute da alcune donne italiane: il collettivo femminista “2511” e l’associazione Pontes, che hanno dato vita  alla campagna “Da una sponda all’altra: vite che contano”.

E chiedono alle autorità italiane e tunisine: "Perché non fate tutto quello che è in vostro potere fare? Quali risorse state stanziando realmente per verificare gli indizi che vi portiamo?"  E' una posizione radicale che le madri dei migranti tunisini  pongono  di continuo anche di fronte alla sola vera prova che oggi fa pensare il peggio, e che è poi quella più ovvia e evidente: da un anno a questa parte nessuno dei dispersi ha mai veramente parlato con i familiari. 
(21 aprile 2012)

www.repubblica.it 

pc 22 aprile - La tangente imperialista della Lega


Finmeccanica Borgogni racconta a verbale di una tangente milionaria per la Lega nord
L'ex direttore centrale del gruppo pubblico ha parlato ai pm di Napoli di una mazzetta di circa dieci milioni di euro destinata al Carroccio nella vendita di 12 elicotteri Agusta Westland all'India. L'operazione - ancora tutta da verificare - sarebbe stata orchestrata dall'ad della storica azienda varesina, Giuseppe Orsi, vicinissimo a Roberto Maroni e oggi numero uno del gruppo pubblico
Lorenzo Borgogni è stato sentito in gran segreto a Roma martedì scorso dai pm di Napoli che indagano sull’ipotesi di corruzione internazionale per le commesse estere di Finmeccanica. Quella mattina era stato arrestato al suo atterraggio a Fiumicino Valter Lavitola e nessuno aveva fatto caso ai magistrati partenopei che andavano in gran segreto ad ascoltare per un paio di ore l’ex direttore centrale del gruppo controllato dal ministero dell’Economia, indagato a Roma e a Napoli. Nel corso dell’interrogatorio si è parlato delle mazzette che sarebbero state pagate dalla società controllata dal gruppo che si occupa di elicotteri, Agusta Westland, per aggiudicarsi commesse all’estero.

Già in precedenti interrogatori, Borgogni aveva toccato questo tema e i magistrati hanno tentato di approfondirlo alla luce delle loro recenti acquisizioni investigative. In particolare, secondo quanto ha detto ai pm Borgogni, i costi di mediazione della vendita all’India degli elicotteri militari sarebbero stati gonfiati per pagare mazzette milionarie alla Lega Nord con il consenso dell’allora amministratore delegato di Agusta Westland Giuseppe Orsi. Questo manager nato a Guardamiglio, nel Lodigiano, nel 1945 e promosso prima ad amministratore delegato di Finmeccanica nel maggio 2011 e poi alla guida dell’intero gruppo nel dicembre scorso, rappresenta da decenni l’anima lombarda del gruppo pubblico romano e non fa mistero di essere un buon amico di Roberto Maroni.

Orsi è l’unico manager vicino alla Lega nord a ricoprire un ruolo manageriale di primo piano in una grande società pubblica. Il manager lombardo possiede grandi doti, riconosciute anche da chi non lo ama per i suoi modi bruschi poco adatti a condurre un gruppo che è intriso di politica fino al midollo. Inoltre ha guidato nella sua fase di espansione Agusta, l’azienda più forte del gruppo dal punto di vista industriale. Certamente però solo con il suo curriculum non sarebbe arrivato al gradino più alto. Non è un mistero che Maroni lo abbia sponsorizzato nelle ore decisive della promozione.

Maroni e Orsi si conoscono da almeno 15 anni. Agusta Westland ha il suo cuore nella provincia di Varese e Maroni ha cominciato a frequentare l’amministratore di questo colosso industriale per ovvie ragioni istituzionali. L’importanza del gruppo Finmeccanica è nota a tutti in queste zone e soprattutto a casa Maroni: la moglie dell’ex ministro dell’interno, Emilia Macchi, da 25 anni lavora alla Aermacchi, una società controllata da Finmeccanica che recentemente si è fusa, ma forse sarebbe meglio dire ha inglobato, la Alenia dando vita alla Alenia Aermacchi. Emilia Macchi, molto stimata in azienda, è diventata dirigente qualche anno fa grazie a una delibera del Consiglio di amministrazione che ha riconosciuto la sua professionalità. Ovviamente Orsi conosce benissimo la signora Maroni e le due famiglie si frequentano.

La signora Orsi invece non lavora nel settore aeronautico, ma si occupa di consulenza aziendale. Rita Coldani è infatti amministratrice unica di una società intestata a due fiduciarie che schermano i reali proprietari delle quote. La società si chiama Atirus Srl ha sede a Milano in Galleria del Corso e ha come azionisti la Cofircont Compagnia Fiduciaria con il 95 per cento e la Timone Fiduciaria con il 5 per cento. Nel 2010 ha fatturato solo 30 mila euro e l’anno prima poco più della metà. La Atirus possiede però un immobile iscritto al costo di 380 mila euro che si trova a New York. Probabilmente sarà un’eredità del periodo americano del manager.

Il recente ritorno in tv di Lorenzo Borgogni non deve aver fatto piacere a Maroni. Proprio quando, dopo 30 anni nel ruolo di numero due, all’età di 57 anni, l’ex ministro si accinge a scalare la segreteria, il manager da lui sponsorizzato per la presidenza di Finmeccanica torna al centro dell’attenzione per storie di mazzette. E stavolta non si tratta di vicende lontane o romane come quelle che hanno coinvolto
la Selex Sistemi Integrali di Marina Grossi, moglie dell’ex presidente Pierfrancesco Guarguaglini. Né di storie che impensieriscono principalmente Silvio Berlusconi, come le pirotecniche intercettazioni panamensi di Valter Lavitola. Stavolta si parla di verbali (ancora da riscontrare) che tirano in ballo pesantemente il rapporto tra la Agusta Westland e la Lega.

Lorenzo Borgogni ha riferito di avere saputo in ambito aziendale (anche se non ha rivelato la fonte delle sue informazioni che a maggior ragione sono tutte da riscontrare) che
nella vendita di 12 elicotteri da parte di Agusta Westland al governo indiano sarebbe stato riconosciuto un compenso di 41 milioni di euro a un consulente del gruppo che ha rapporti storici con la Agusta, un imprenditore che opera in India ma è residente a Lugano e si chiama Guido Ralph Haschke. Questa somma, dovuta per le sue prestazioni, stando al racconto di Borgogni, però sarebbe stata poi elevata a 51 milioni per far fronte alle “esigenze” dei politici della Lega Nord.

Proprio Giuseppe Orsi avrebbe chiesto inizialmente ad Haschke di sottrarre al suo compenso la somma di 9 milioni di euro da far tornare attraverso un intermediario nella disponibilità del manager. Di fronte al rifiuto del consulente di rinunciare a una parte della sua fetta di commissione, si sarebbe trovata una via diversa a carico della società: in un incontro apposito – sempre stando al racconto di Borgogni tutto da verificare – si sarebbe raggiunto l’accordo di aumentare il costo della consulenza di dieci milioni “per soddisfare le esigenze dei partiti e in particolare della Lega Nord”, partito che avrebbe appoggiato la nomina ad amministratore delegato di Giuseppe Orsi. Un racconto tutto da verificare. I magistrati hanno convocato Guido Haschke ma il consulente si è avvalso della possibilità di non presentarsi essendo un cittadino straniero.