sabato 31 agosto 2013

pc 31 agosto - Violante in Parlamento, per conto di Napolitano, capeggia una pattuglia di Scilipoti-PD per salvare Berlusconi.

Berlusconi alza la voce e torna a ricattare tutti: se mi votate l'ineleggibilità, il governo cade.
Il governo degli  'smidollati', come lo definisce Monti, cerca di far finta di niente, coperto da Napolitano e dalla esigenza della maggioranza della borghesia di non volere attualmente una crisi di governo e nello stesso tempo di avere una legge elettorale e una riforma istituzionale che non metta i 'destini del paese' , il 'loro' paese ancora alla mercè dei ricatti delle bande che si disputano il governo del paese, e prosegua - e vuole proseguire - con decreti legge antipopolari, anch'essi con i diktat imposti da Berlusconi.
Ma la farsa tragica della ineleggibilità di Berlusconi si recita innanzitutto in Parlamento. E' qui prosegue la compravendita berlusconiana se si arriverà al voto. Ma ci sono quelli che si danno gratis, in particolare nel PD, la loro sponda sono Napolitano e il suo vice o sostituto in pectore Violante, che con zelo da azzeccagarbugli, suggerisce soluzioni che intanto rimandino la cosa alle calende greche per poi trovare le condizioni per una 'grazia' vera o di fatto.

Proletari comunisti è sostenitore invece del colpo di grazia a Berlusconi, come anello che tiri giù tutta la catena, governo, Napolitano, parlamento, Pd ecc.

pc 31 agosto - non si ferma la macchina repressiva contro il Movimento NOTAV



NoTav: arrestati due studenti in valsusa


FREEDQuesta sera 30 agosto 2013 si e’ svolta una nuova passeggiata notturna in clarea per ribadire la contrarieta notav al cantiere della vergogna, della devastazione ambientale e dello sperpero di denaro pubblico.
L’iniziativa faceva parte della settimana di confronto e lotta di diversi collettivi universitari (l’universita’ delle lotte). Nel raggiungere il concentramento al campo sportivo di Giaglione un posto di blocco molto nervoso messo in piedi dai carabinieri ha fermato una macchina con due universitari che studiano e lavorano a Torino, spianando le armi e intimando l’alt. I giornali pro-tav (stampa e Repubblica) riportano il ritrovamento di un po’ di fuochi artificiali, maschere antigas e qualche petardo.
Nella notte, riportano ancora le cronache, pare essere andato a fuoco un pezzo del capannone della ditta geomont di Bussoleno: una trivella e due generatori sono rimasti carbonizzati. Come sempre, i quotidiani favorevoli all’alta velocita’ agitano lo spauracchio e si ricordano solo degli accadimenti che fanno comodo per costruire nemici ad arte e mostri da sbattere in prima pagina.
Incendi ai presidi No Tav e le auto danneggiate agli attivisti non fanno notizia. I due ragazzi arrestati sono attivi nei collettivi universitari di Torino e partecipano da anni alla lotta popolare in val susa.
Invitiamo tutti/e a non lasciarli soli e a fargli sentire forte la solidarieta’ di chi lotta.
Per lettere e telegrammi:
Davide Forgione – Paolo Rossi
Casa circondariale Lorusso- Cotugno
Via maria adelaide Aglietta 35 – Torino

pc 31 agosto - Più armamenti con i soldi dell' Università. Prepariamo a mobilitare tutto il movimento studentesco nelle università !


armamentiNessun taglio in vista per l'acquisto di armamenti e sistemi militari nel "Bel" Paese. Anzi, una bella impennata, fortemente voluta dall'Esecutivo.
Così in uno scenario di dismissione strategica del welfare complessivo, in cui le élites tendono a fare quadrato per consolidare i profitti, la mossa a tenaglia è presto servita: rafforzare il budget e gli investimenti alla Difesa. Saranno oltre 14 miliardi quelli previsti per le forze armate quest'anno, 800 milioni di euro in più rispetto all'anno precedente.

La voce in capitolo più consistente, manco a dirlo, l'acquisto di caccia EuroFighter, con preventivi che raggiungono cifre da capogiro (stime lievitate a oltre 20 miliardi di euro spalmati in diversi anni).
La "crisi", che in tal modo assume caratteri ancor più grotteschi, prevede dunque che si spenda di più in armamenti che nel periodo pre-crisi. Ce n'é per tutti i gusti: nuove navi per completare la flotta, nuovi elicotteri, jet, blindati, fregate,sottomarini,Lince, nuovi Kit per i soldati. .

Tutto qui? Non sia mai; all'armamentario "tradizionale", si aggiungano i finanziamenti per nuovi sistemi da applicare a droni e radar. E qui ci soffermiamo, perche nell'inchiesta pubblicata dall'Espresso una settimana fa risulta che a questa voce 500 milioni di euro ce li mettono il Ministero dell'Università e Ricerca e l'Agenzia Spaziale.
DAll' Università già spolpata da Gelmini e Spending Review vengono destinati dunque (ulteriori)centinaia di milioni di Euro dritti dritti in tasca alle lobby dell'industria bellica.

Niente di cui stupirsi. Se da un lato vediamo i venti di guerra spirare minacciosi lungo le coste del Mediterraneo e le terre mediorientali, in "casa" constatiamo che le larghe intese minano ancorpiù le possibilità di una larga fascia, soprattutto giovanile, di intravedere uno scampolo di futuro che non sia quello fatto di lavori ulteriormente sottopagati e indebitamento.
Alla faccia di un Esecutivo che aveva dichiarato di prendere di petto come nodo fondamentale la "questione giovanile".Per tagliargli le gambe?

pc 31 agosto - Raid razzista nella Marsica, arrestato anche un Carabiniere


Raid razzista nella Marsica, arrestato anche un Carabiniere
C’è anche un carabiniere tra i sei uomini finiti agli arresti domiciliari nella Marsica per un raid razzista con il pestaggio di un cittadino straniero e l’investimento con un’automobile di un altro.
Sei persone sono finite agli arresti domiciliari perché accusate di essere responsabili di un vero e proprio raid razzista con tanto di pestaggio nei confronti di un cittadino immigrato che si era lamentato con un gruppo di giovani italiani per il continuo chiasso notturno che non faceva dormire il figlio piccolo. L’episodio di violenza razzista è avvenuto nella Marsica, a San Benedetto dei Marsi, nei giorni immediatamente precedenti a Ferragosto.. I sei arrestati – tra i quali c’è anche un carabiniere – hanno prima pestato Karim Salah, di 34 anni, poi hanno preso a sassate e incendiato l'automobile che utilizzava, di proprietà di un suo connazionale Ahmed Bouhachim, 36 anni, che due giorni dopo é stato intenzionalmente investito da uno dei componenti della squadraccia, poi individuato. L'appartenente all'Arma dei Carabiniere denunciato e messo ai domiciliari vive e svolge servizio in un’altra regione, ma gli inquirenti non hanno fornito maggiori particolari. Gli altri destinatari dei provvedimenti, tra i 18 ed i 35 anni, risiedono tutti a San Benedetto dei Marsi. Risulta inoltre coinvolto nella doppia aggressione anche un minorenne, la cui posizione è ora al vaglio della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di L'Aquila.
Lesioni aggravate in concorso e incendio aggravato, con la circostanza aggravante di avere agito per motivi razziali, i reati contestati dal Gip del Tribunale di Avezzano Maria Proia agli indagati.

pc 31 agosto - verità e buglie sulle armi chimiche in Siria



L’opposizione siriana ha accusato le forze governative di aver bombardato con gas nervino uccidendo nel sonno centinaia di civili nell’area di Ghouta vicino a Damasco, all’alba del 21 agosto 2013; in coincidenza temporale (così come è successo per molte altre denunce di massacri) , cioè, con l’arrivo a Damasco di Ispettori delle Nazioni Unite (incaricati di indagare proprio su un presunto uso di armi chimiche che si sarebbe verificato a Khan el Assal, nel nord della Siria) e della convocazione a Bruxelles  del Consiglio dei ministri degli Esteri, dedicato, tra l’altro, all’emergenza siriana.
Sul presunto attacco esistono diverse versioni, alcuni video tragici ma controversi e nessuna indicazione oggettiva su che cosa sia avvenuto e quali siano i responsabili.
Ancora una volta, tra i primi a diffondere la notizia è la rete saudita Al-Arabiya, non nuova a episodi di manipolazione (ricordiamo il suo comunicato sui “diecimila morti vittime di Gheddafi” nel febbraio 2011). L’emittente rende note due versioni dell’accaduto: nella prima le vittime sarebbero 280, nella seconda 1.188. Altre cifre sono fornite dal Consiglio rivoluzionario militare: 1.300 morti; dalla Coalizione nazionale siriana: 650; dai Comitati di coordinamento locale: 750. L’Osservatorio siriano di Londra cita un numero più limitato di vittime, ma si sofferma sulla presenza di molti bambini
 
Media mainstream, diplomatici e perfino fonti dell’opposizione dubitano che si tratti dell’esercito siriano
A mettere in dubbio la veridicità della suddetta notizia non pochi media mainstream, esperti e diplomatici.
L’esperto nel campo delle armi non convenzionali, Gwyn Winfiled, in un’intervista a Repubblica il 22 agosto, sostiene che «L’attacco con agenti tossici ieri in Siria sembra avere tutte le caratteristiche di un nuovo incidente del Tonchino: un “casus belli” creato ad arte per giustificare un’escalation militare delle potenze straniere, come quello che nel ’64 autorizzò l’intervento americano in Vietnam ». Secondo Winfiled, l’autore della strage non è Assad: «È difficile credere che il regime di Assad lanci un’offensiva del genere in simultanea con l’arrivo a Damasco degli ispettori Onu incaricati delle indagini sulle armi chimiche. Come in ogni omicidio, l’investigatore dovrebbe chiedersi: cui prodest? Non giova certo al regime, che in ogni caso verrà incolpato».
Il corrispondente della BBC, Frank Gardner, si chiede: “Perché il governo di Assad, che recentemente sta riconquistando terreno sui ribelli, dovrebbe effettuare un attacco chimico, mentre gli ispettori delle Nazioni Unite sono nel paese?”
E così il diplomatico svedese ed ex ispettore Onu Rolf Ekeus, che ha dichiarato alla Reuters: “Sarebbe molto strano se fosse stato il governo a fare questo nel momento esatto in cui gli ispettori internazionali entrano nel paese …. per lo meno, non sarebbe molto intelligente.”
Anche lo svedese Ake Sellstrom, esperto di armi chimiche, che guida il gruppo di Ispettori ONU ha espresso le sue perplessità sulla dinamica dell’attacco, evidenziando tra l’altro, come “sospetto” l’alto numero di morti e feriti riportato dai media mainstream.
Perfino sul Jerusalem Post sono state evidenziate perplessità sul presunto attacco; riportando, ad esempio, la dichiarazione di Charles Lister, analista dell’IHS Jane’s Terrorism and Insurgency Center: “Logicamente, non avrebbe molto senso per il governo siriano impiegare agenti chimici in un momento simile, in particolare data la relativa vicinanza delle città di destinazione (al team delle Nazioni Unite)”.
E mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra, dichiara: “Non si può, a mio avviso, partire già con un pregiudizio, dicendo che questo o quello sono responsabili. Dobbiamo chiarire il fatto, anche perché da un punto di vista d’interessi immediati, al governo di Damasco non serve questo tipo di tragedia, sapendo che ne è comunque incolpato direttamente. Come nel caso delle investigazioni di un omicidio, bisogna farsi la domanda: a chi veramente interessa questo tipo di crimine disumano?”
Il portavoce del ministero degli Esteri russo, Alexander Lukashevick, ha parlato di una “provocazione pianificata”, con un’aggressiva campagna orchestrata come a comando da media regionali, gettando la colpa sul governo. Il ministero russo, citando sue fonti, avanza l’ipotesi che da un’area controllata dall’opposizione sarebbe stato lanciato un missile di fattura artigianale contenente sostanze chimiche non identificate (come quelli che sarebbero stati usati nel marzo scorso per la strage di Khan el Assal, per la quale il governo siriano ha richiesto l’indagine degli ispettori dell’Onu, ndr).
I
Le “testimonianze” e i video
Le foto e i video diffusi mostrano scene drammatiche, ma suscitano molti dubbi. Un esame completo sarà oggetto di un prossimo articolo. È possibile comunque qui evidenziare alcuni punti.
1. Intanto, ammettendo che l’attacco sia effettivamente avvenuto, e che – secondo quanto sostengono le fonti dell’opposizione – sia avvenuto nelle prime ore del 21 agosto (più precisamente, alle 3 del mattino, secondo alcune di queste fonti), come è possibile che alcuni video che dovrebbero documentare le conseguenze dell’attacco sui civili, risultino caricati in rete già dal 20 agosto?
Questo video, ad esempio, diffuso dall'opposizione anti-Assad è stato caricato in data 2013/08/20 su YouTube e le immagini sono state girate chiaramente di giorno alla luce del sole. Anche questo altro video, e questo, e questo, e questo risultano caricati  il 20 agosto. Nonostante le evidenti incongruenze, questi video immediatamente propagati in Rete e tradotti in più lingue, sono stati presentati come prove inconfutabili delle conseguenze dell'attacco. 
2. Su alcuni specifici video, Sibialiria si soffermerà dettagliatamente in prossimi articoli. Limitiamoci qui a segnalare alcune incongruenze che caratterizzano molti dei video, prodotti e distribuiti dalla “opposizione anti-Assad”, “attestanti” l’attacco.
Intanto è molto sospetto, che, nei video, accanto ai bambini morti o moribondi non ci sia nessuna madre ma solo uomini che, oltre ad invocare Allah e a maledire Assad, si limitano a manipolare i bambini (si direbbe ad uso esclusivo della telecamera).
In altri video, che vorrebbero documentare i “soccorsi”, si vede qualche uomo con guanti e mascherina, (quasi a presentarsi come “medico”) ma non si capisce il senso di questa precauzione sanitaria considerando che i bambini sono, in molti casi, distesi su un pavimento (di un locale che certamente non è un ospedale) calpestato da molte persone. Inoltre ai bambini, sembrerebbe, non sono stati tolti i vestiti che avevano al momento dell’”attacco”(una precauzione ovvia considerando che dovrebbero essere intrisi di gas). Altrettanto sospetta è la sintomatologia che manifestano le presunte vittime dell’attacco con gas nervino. Questa ha, certamente, una vasta gamma di manifestazioni (dipendente da svariati fattori: dose di gas assorbita, età del soggetto, azione di antidoti…) ma generalmente si manifesta con l’incontenibile rilascio di urina e feci, epistassi, convulsioni, bava rossastra. Questi sintomi non caratterizzano il comportamento dei sopravvissuti né i loro indumenti evidenziano tracce che possano essere ascrivibili al rilascio di urina o feci. Uguale scetticismo sul gas nervino quale causa dei malori manifestati nei video è stato espresso da Jean Pascal Zanders, esperto di armi chimiche.
In alcuni filmati vengono mostrati bambini allineati sul pavimento e che, secondo quanto suggerirebbero gli stessi filmati, dovrebbero essere morti, anche se qualcuno tra questi si muove. Sconcertante è quanto documentato in un video (che collaziona e analizza diversi video prodotti dalla “opposizione anti-Assad”) in cui si mostra un bambino (o il corpo di questo) che viene spostato tre volte per apparire in tre diversi punti della stanza e una sospetta iniezione effettuata ad un altro bambino, che secondo la logica del video dovrebbe essere morto. Questo stesso filmato, tra l'altro, mostra una foto spacciata come “prova” dell’attacco con i gas in Siria e che, invece riprende le vittime della repressione in Egitto.
3. A suffragare sui media la “veridicità” dell’attacco con gas nervini testimonianze anonime; ad esempio quella raccolta da Repubblica, di un sedicente medico ospedaliero che parla di 1.300 morti accertati negli ospedali, senza riferire (e senza che l’intervistatore glielo chiedesse) di quali ospedali si tratti.
 
Allora, cosa è successo?
Non è ancora chiaro cosa sia successo il 21 agosto nell’area di Ghouta.
Secondo Gwyn Winfield, un autorevole esperto nel campo della difesa dalle armi non convenzionali, potrebbe essersi verificato un incidente nell’uso di un agente antisommossa, da parte di una delle tante e contrapposte fazioni dell’Esercito libero siriano.
Secondo una prima inchiesta, effettuata da SyriaTruth, interrogando abitanti del posto, nei villaggi di Zamalka e Ein Tarmah sarebbero morti 17 donne e 33 (o 34) bambini, oltre ad un numero imprecisato di uomini. Non è ancora chiara la dinamica dell’accaduto. Syriatruth fa comunque notare che i villaggi di Zamalka e Ein Tarmah, dove si sarebbe verificata la strage, sono adiacenti alle zone residenziali della capitale, (abitate per lo più da siriani filogovernativi) e all’aeroporto militare di MezzehI, che certamente il governo siriano non avrebbe avuto alcun interesse a colpire, se pur marginalmente, impiegando gas nervini.
Tra l’altro, sempre Syriatruth fa notare che se l'esercito siriano avesse avuto intenzione di usare armi chimiche in questi due anni e mezzo, avrebbe avuto diverse occasioni propizie. In particolare un anno fa quando combatteva contro circa tremila “ribelli” asserragliati a Jabal al-Zawi, nelle montagne circondate da boschi. Lì un attacco chimico non solo avrebbe “risolto” rapidamente la situazione, ma sarebbe anche passato, tutto sommato, inosservato. Però lì l’attacco chimico non è stato attuato. E perché mai avrebbe dovuto farlo ora in una zona così vicina alla lente d'ingrandimento internazionale?
Un’ultima testimonianza dalla zona che dovrebbe essere stata epicentro dell’”attacco con i gas” è stata raccolta dalla religiosa Agnès Mariam de la Croix, del movimento Mussalaha, contattata telefonicamente dalla Redazione di Sibialiria. Suor  Agnès riferisce di aver contattato conoscenti che vivono a Kashkoul, solo una strada più in là di Ein Tarmah. Nessuno di loro ha provato né sentito niente, nessuno è stato disturbato da nausee, mal di testa ecc. Nessun odore né niente. Idem da parte di una signora che vive in Abassin Square, a pochi metri da Jobar.
Ma su questo e su altri aspetti del presunto attacco con i gas nervini ci soffermeremo presto
La Redazione di Sibialiria

 
Una storia che si ripete 
A seguire una scheda su alcuni degli allarmi relativi alle armi chimiche in Siria (per non parlare della guerra scatenata da Bush contro l’Iraq nel 2003 con il pretesto delle armi di distruzione di massa). In molti casi hanno avuto un impatto favorevole all’opposizione armata.
Ricordiamo anche che diversi massacri sono stati puntualmente denunciati dall’opposizione, proprio a ridosso di appuntamenti internazionali importanti.
 
SCHEDA ALLARMI ARMI CHIMICHE
Riportiamo questa scheda che illustra la sospetta coincidenza di “allarmi chimici con l’escalation della guerra alla Siria
20 agosto 2012.  Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, minaccia di intervenire se il regime di Assad supererà la “linea rossa” e userà il suo arsenale chimico.
Dicembre 2012. La Nato deve decidere l’installazione dei missili Patriot in Turchia. La settimana precedente si assiste a una escalation di allarmi per le armi chimiche. “Sarebbero state già preparate per essere usate dai bombardieri”. Così le perplessità di Olanda e Germania cadono e i Patriot vengono installati, con la scusa che servono per difendere la Turchia da eventuali lanci di armi chimiche.
19 marzo 2013. Almeno 30 persone muoiono quando un razzo, presumibilmente caricato con componenti chimici, colpisce Khan al-Assal, nella provincia settentrionale di Aleppo. Governo e ribelli si accusano a vicenda dell’attacco.
25 aprile 2013. L’intelligence Usa afferma di avere indizi sull’uso di armi chimiche da parte del regime. Il segretario di Stato John Kerry precisa tuttavia che non ci sono prove certe.
6 maggio 2013. Carla del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia, parla di prove sull’uso di gas Sarin da parte dei ribelli.
18 maggio. Assad accusa in un’intervista l’Occidente di usare l’espediente delle armi chimiche per giustificare un attacco contro la Siria, come avvenne con l’Iraq.
11 giugno 2013. Le Nazioni Unite accettano un invito del governo di Damasco a recarsi in Siria per indagare sull’uso di armi chimiche a Khan al-Assal.
14 giugno 2013. Gli Stati Uniti annunciano che la loro intelligence ha confermato i dossier sull’uso di armi chimiche da parte del regime e comincia a fornire assistenza militare ai ribelli.
9 luglio 2013. La Russia annuncia che i suoi esperti hanno prelevato campioni di gas Sarin usato dai ribelli a Khan al-Assal e consegna un dossier di 80 pagine a Onu, Cina, Francia, Usa e Regno Unito.
24 luglio 2013. AkeSellstrom, capo della commissione di inchiesta Onu, e Angela Kane, alto rappresentante Onu per il disarmo, si recano in Siria per negoziare i termini di un’indagine.
18 agosto 2013. Una squadra di 20 membri, guidata da Sellstrom, arriva a Damasco per condurre indagini su tre siti che avrebbero subito attacchi chimici.
21 agosto 2013. Le forze di opposizione accusano il regime di aver usato gas nervino nei sobborghi orientali di Damasco. Viene convocata d’urgenza una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu richiesta da Usa, Francia e Gran Bretagna.
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22/08 23:54 CET

In Siria combatterebbero contingenti di ribelli siriani addestrati dagli Stati Uniti. Lo sostiene Le Figaro che sulla sua edizione in rete titola: “È cominciata l’operazione anti-Assad”.
Secondo il quotidiano francese, un primo gruppo di 300 uomini sarebbe entrato in Siria il 17 agosto scorso.
Le fonti militari citate nell’articolo rivelano che questi gruppi sarebbero addestrati dagli americani in Giordania e passerebbero il confine con la complicità di forze speciali israeliane e giordane.
Le Figaro si spinge oltre e collega l’uso di armi chimiche da parte del regime di Damasco alla scoperta di queste squadre speciali. Il gas nervino avrebbe ucciso 1.300 persone, nella notte tra martedì e mercoledì, in alcuni sobborghi di Damasco.
L’inchiesta del quotidiano francese arriva proprio nel giorno in cui il governo di Parigi spinge per un intervento armato contro il regime siriano. Più cauti gli Stati Uniti, secondo Washington non c‘è alcuna certezza sull’uso di armi chimiche.

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pc 31 agosto - L'imperialismo italiano è coinvolto nelle guerra in preparazione e ne saranno coinvolte le sue basi


Ecco perché la «portaerei» Italia alla fine sarà coinvolta con le basi

Manlio Dinucci

Mentre il ministro Emma Bonino assicura che l'Italia non parteciperà a un'operazione militare contro la Siria senza mandato Onu, il rombo della guerra già risuona su Pisa: sono i C-130 italiani, e probabilmente anche statunitensi, che intensificano i voli verso le basi mediterranee. L'aeroporto - dove si sta realizzando l'Hub aeroportuale di tutte le missioni militari all'estero, anche «a disposizione della Nato» - si trova nei pressi di Camp Darby, la grande base logistica Usa che rifornisce le forze aeree e terrestri nell'area mediterranea e mediorientale.
A riprova della volontà di pace del governo italiano, il ministro Bonino annuncia che il 4 settembre si riunirà il gruppo degli «Amici della Siria» (quello che sostiene i «ribelli» e quindi la guerra interna), al quale l'Italia partecipa con Stati uniti, Gran Bretagna, Francia, qatar e Arabia saudita, che si apprestano ora a colpire la Siria anche dall'esterno. Dimentica la Bonino l'incontro svoltosi a Istanbul il 27 agosto (di cui dà notizia la Reuters), nel quale gli «Amici» hanno comunicato ai «ribelli» che l'attacco potrebbe avvenire entro pochi giorni.
Non spiega il governo perché l'Italia abbia inviato il capo di stato maggiore alla riunione, convocata dal Pentagono in Giordania il 25-27 agosto, cui hanno partecipato i capi militari di Usa, Gran Bretagna, Francia e Arabia saudita, che preparano l'attacco alla Siria. Intanto un portavoce del nostro ministero della difesa, citato dalla stampa Usa, spiega che basi aeree e navali italiane potrebbero essere usate per l'attacco alla Siria col consenso del parlamento, non necessario invece per le basi Usa come Camp Darby o Sigonella. Il ministro della difesa Mauro lascia aperta la porta alla partecipazione diretta di forze italiane, ribadendo che il governo darà «sicuramente l'assenso a quelli che sono gli orientamenti della comunità internazionale». Ossia della Nato che tiene oggi una riunione di emergenza sulla Siria
Per Il Sole 24Ore di ieri, «le basi italiane sono superflue» in quanto i raid saranno limitati nel tempo, con missili lanciati da navi e velivoli, e gli aerei non avranno bisogno di basi avanzate. Elementi che «sembrano escludere un ruolo anche marginale dell'Italia». In realtà è ancora l'Italia base di lancio della guerra. Le operazioni contro la Siria, come quelle nel 2011 contro la Libia, vengono dirette da Napoli: lì c'è il comando delle Forze navali Usa in Europa, comprendenti la Sesta flotta, agli ordini di un ammiraglio statunitense che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa per l'Africa e le Forze congiunte alleate.
Partirebbe da Napoli l'ordine di attaccare la Siria dal Mediterraneo orientale, dove,, a distanza ravvicinata (circa 200 km) da Damasco e altri obiettivi, sono schierate almeno quattro cacciatorpediniere lanciamissili: la Barry e la Mahan, già impiegate nell'attacco alla Libia, la Gravely e la Ramage. Possono lanciare centinaia di missili Cruise, che, volando a bassa quota lungo il profilo del terreno, colpiscono l'obiettivo con testate sia penetranti che a grappolo (ciascuna con centinaia di submunizioni), contenenti uranio impoverito. Sono sicuramente schierati anche sottomarini, come il Florida da attacco nucleare, armato, invece che di 24 missili balistici, di oltre di 150 missili Cruise. Nella sola notte del 19 marzo 2011, ne lanciò 90 contro la Libia. Lo schieramento comprende anche il gruppo d'attacco della portaerei Harry Truman (dotata di 90 caccia), comprendente due incrociatori e due cacciatorpediniere lanciamissili, che la Sesta flotta ha trasferito nel Mar Rosso, area della Quinta Flotta. Si aggiungono a queste le unità navali alleate, tra cui anche la portaerei francese Charles de Gaulle.
A sostegno di questo schieramento c'è la base aeronavale di Sigonella, addetta al rifornimento della Sesta Flotta e dotata di aerei Usa e Nato. La base, dove sono stanziati 7mila militari, costituisce per il Pentagono «il centro strategico del Mediterraneo». Queste e altre basi Usa, come quella di Aviano, non potrebbero funzionare senza il supporto delle forze e infrastrutture italiane. L'Italia non deve dunque attendere il mandato Onu per partecipare a quest'altra guerra sotto comando del Pentagono.


venerdì 30 agosto 2013

pc 30 agosto - Siria - le armi chimiche sono statte usate sicuramente dai gruppi 'ribelli siriani' sostenuti e armati dagli USA - Lo dichiara Carla del Ponte

in attesa di traduzione -tratto dal blog spagnolo odio de clase

Nuevas pruebas incriminan a los grupos armados Sirios en los ataques químicos

Carla del Ponte de la Comisión Independiente de Investigación Internacional de la ONU


Por Yusuf Fernández, Al Manar, Líbano

Carla del Ponte declaró a la televisión suiza que los testimonios de las víctimas sugieren de una forma convincente que fueron los rebeldes sirios y no el gobierno

Al Manar, Líbano.- En lo que supone un golpe a la propaganda de la Administración estadounidense, Carla del Ponte, miembro de la Comisión Independiente de Investigación Internacional de la ONU sobre Siria, declaró a la televisión suiza que los testimonios de las víctimas del ataque químico alrededor de Damasco sugieren de una forma convincente que fueron los rebeldes sirios y no el gobierno los que utilizaron un gas neurotóxico. “Hay fuertes sospechas concretas, pero no todavía no tenemos la prueba irrefutable” de que los rebeldes utilizaran el agente neurotóxico”, señaló Del Ponte.
 
Por otra parte, la publicación estadounidense worldtribune.com dio a conocer ayer un informe del investigador Yossef Bodansky, que señala que “un creciente número de nuevas evidencias de numerosas fuentes en Oriente Medio -en su mayoría afiliadas a la oposición siria y sus patrocinadores- crean un caso muy sólido, basado también en pruebas firmes, de que los ataques químicos en los suburbios de Damasco fueron una provocación premeditada de la oposición siria.”
 
El informe señala que estos datos deberían de “situar el “horror” de la Administración Obama en una diferente perspectiva”.
 
En los días 13 y 14 de agosto (una semana antes del ataque químico en Damasco), fuerzas de la oposición siria en Turquía comenzaron los preparativos de un gran ataque. Los encuentros iniciales entre altos jefes militares de la oposición siria y representantes de la inteligencia estadounidense, qatarí y turca tuvieron lugar en la base militar turca de Antakya, en la provincia de Hatay, que es utilizada como centro de mando y cuartel general del Ejército Sirio Libre. Durante la reunión los altos jefes militares de la oposición, que llegaron de Estambul, informaron de una escalada inminente de la lucha debido a un “acontecimiento que cambiaría el curso de la guerra” y “que llevaría a un bombardeo norteamericano de Siria.”
 
Estos jefes militares regionales de la oposición debían preparar sus fuerzas para explotar los bombardeos estadounidenses con el fin de atacar Damasco y derribar al gobierno de Bashar al Assad, explicaron. Los oficiales de inteligencia qatarí y turcos aseguraron a los jefes del ESL que ellos suministrarían una gran cantidad de armas para esta ofensiva.
 
De este modo, una cantidad de armas sin precedentes fue entregada a los militantes sirios en la Provincia de Hatay en los días 21 al 23 de agosto. Sólo en el área de Reyhanli, las fuerzas de la oposición recibieron más de 400 toneladas de armas, principalmente misiles antiaéreos disparados desde el hombro y municiones para ametralladoras. Las armas fueron distribuidas desde almacenes controlados por agentes de inteligencia turcos y qataríes bajo la supervisión de otros agentes de la inteligencia estadounidense.
 
Estas armas fueron introducidas en Siria en más de 20 camiones y distribuidas en varios depósitos. Tras estos cargamentos varias toneladas de armas más fueron introducidos en Siria durante el fin de semana del 24 al 25 de agosto, incluyendo sofisticados misiles antitanque y cohetes. Estos cargamentos de armas eran, según fuentes de la oposición siria en Hatay, “las mayores” que habían recibido “desde el inicio del conflicto hace dos años”. Las armas han ido a parar a fuerzas rebeldes que operan en el área de Idleb y Alepo, incluyendo a los grupos pro-Al Qaida, que constituyen la mayor fuerza rebelde en el área.
 
Diversos responsables de la oposición siria y los estados árabes patrocinadores subrayaron que estas armas fueron entregadas en anticipación del impacto que iba a tener el bombardeo de Siria por los estadounidenses y sus aliados occidentales. Los encuentros de coordinación de este ataque tuvieron lugar el 26 de agosto en Estambul. Al encuentro político de coordinación acudió el embajador estadounidense en Siria, Robert Ford. Oficiales de la inteligencia estadounidense acudieron también a los encuentros de coordinación militar en la base turca de Antakya. Los líderes militares del ESL recibieron la información de que el bombardeo tendría lugar en pocos días.
 
Surge aquí la cuestión del conocimiento que tuvo EEUU de la provocación que se preparaba. Los responsables de la inteligencia estadounidense tuvieron que conocer que la oposición siria esperaba “un acontecimiento que cambiará el curso de la guerra” y que “provocará un ataque militar estadounidense”. Pero incluso si la Casa Blanca no supo con anticipación que la provocación química iba a tener lugar, ellos deberían de haber sospechado que el ataque químico era el “acontecimiento que cambiará el curso de la guerra”. En tal circunstancia, la Administración estadounidense debería de haberse abstenido de acusar a Damasco del ataque químico y amenazar con una represalia, hecho éste que convierte a la Casa Blanca de Obama en un cómplice al menos de tales hechos.
 
Por otro lado, señala Bodansky, la organización Médicos Sin Fronteras afirmó que los pacientes en hospitales sirios que visitó hablaron de un “agente neurotóxico” sin precisar, lo que podría ser tanto gas sarin, como gases lacrimógenos concentrados o pesticidas de alta concentración. Los diferentes tipos de pestilencias, que describieron algunos testigos, parece coincidir con el “gas sarin casero” que manejan los grupos armados (El gas sarin militar no tiene olor) o agentes improvisados como pesticidas.
 
En otro incidente, un sirio que acudió a Beirut a buscar ayuda médica fue llevado al Hospital Farhat en la capital libanesa. La Administración estadounidense inmediatamente afirmó que era una víctima del gas sarin y que “habían sido encontradas muestras del mismo en su sangre”. Sin embargo, según el director de Operaciones de la Cruz Roja Libanesa, George Kettaneh, el herido huyó del hospital antes de que pudieran serle extraídas las muestras. Las autoridades libanesas están buscando ahora al misterioso sirio que se halla desaparecido. Esto apunta también a una provocación propagandística para inculpar a Siria.
 
El 24 de agosto fuerzas sirias hallaron un túnel en Yobar, en Damasco, donde los rebeldes habían almacenado gases tóxicos. Éstos fueron empleados por los militantes en la lucha y varios soldados sirios resultaron intoxicados. Algunos de los ellos se hallan en una condición crítica”. Al día siguiente, al menos cuatro combatientes de Hezbolá que luchaban en el área resultaron igualmente intoxicados.
 
Bodansky concluye su informe señalando que muchos sirios que no apoyan al gobierno de Bashar al Assad creen ahora que la oposición siria fue responsable del ataque químico del 21 de agosto en Damasco con el fin de provocar un ataque militar de EEUU y sus aliados en Siria. Entre ellos está Saleh Muslim, líder del Partido de la Unión Democrática Kurda (PYD). “El régimen sirio… tiene armas químicas, pero no las utilizaría a cinco kilómetros de donde se hallaba el comité de la ONU que está investigando las armas químicas. Por supuesto, ellos no son tan estúpidos como para hacer eso”, dijo Muslim a Reuters el 27 de agosto. Él cree que el ataque fue “una provocación destinada a culpar a Assad y provocar una reacción internacional”. “Las partes que quieren culpar al régimen sirio son los responsables de este ataque”, añadió.
 
“Es imposible que la Administración Obama desconozca estos hechos. Así pues, ¿por qué ella se ha apresurado a culpar a Assad? ¿Cómo puede la Administración Obama continuar apoyando a la oposición siria, que ha matado intencionalmente al menos a 1.300 civiles con el fin de provocar una intervención estadounidense?”, concluye Bodansky.
 

Visto en http://www.lahaine.org/index.php

pc 30 agosto - manifestazione a NEW York contro l'attacco imperialista alla Siria

New York, manifestazione contro l’aggressione alla Siria

New York, manifestazione contro l’aggressione alla Siria
Centinaia di persone hanno manifestato ieri sera a Times square, a New York, contro l’annunziato intervento militare degli Stati Uniti contro la Siria. "Usa, Nato non toccate la Siria", hanno urlato i manifestanti. Khaldon Makhoul, 43 anni, medico siriano arrivato negli Stati Uniti 17 anni fa, ha esposto lo striscione "Siria=Iraq. Stesse bugie". Anche Sharon Eolis, cittadina statunitense, ha affermato che "è la stessa cosa successa in Iraq", quando Washington giustificò l'intervento con la presenza di armi di distruzione di massa: "Penso che gli Stati Uniti non hanno il diritto di andare in Siria".

pc 30 agosto - mobilitarsi da subito contro l'aggressione imperialista alla Siria - 3 settembre - prima giornata d'azione di proletari comunisti PCm Italia

Usa e Francia vogliono partire subito comunque ? 

Russia per ora dice NO

Israele come sempre pronta a utilizzare per i suoi fini antipalestinesi e antiarabi, questa nuova guerra d'aggressione




Obama non si ferma.
Obama prenderà decisioni basate su "i migliori interessi degli Stati Uniti". Visto che - è la convinzione del presidente - in Siria sono in gioco interessi vitali degli Usa e che i Paesi che violano le norme internazionali sulle armi chimiche devono risponderne.
Attesa per il rapporto.
Un avallo pubblico all'intervento potrebbe arrivare dalla diffusione di una versione declassificata del rapporto dell'intelligence americana sul presunto utilizzo di armi chimiche da parte di Assad. Secondo la Cbs News il documento, che potrebbe dare ad Obama la giustificazione giuridica per colpire Damasco, sarà rilasciato nelle prossime ore.

Mosca avverte l'Onu. Lo stallo dell'Onu è sempre più prevedibile. Formalmente si attende entro domenica il rapporto degli ispettori. Ma la Russia ha lanciato la sua ipoteca sulla decisione del Consiglio di Sicurezza, che si è riunito ieri: "Ci opponiamo a qualsiasi risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che preveda la possibilità dell'uso della forza, o a qualsiasi risoluzione che possa essere usata per un'azione militare contro la Siria", ha detto il vice ministro degli Esteri russo, Gennady

Israele dispiega la difesa missilistica.
Tutto questo mentre anche Israele aumenta le misure precauzionali in caso d'attacco. E' stato dispiegato a Tel Aviv il sistema di difesa missilistica Iron Dome, per timore di rappresaglie dopo l'eventuale offensiva americana. "Non siamo coinvolti nel conflitto siriano - ha detto il premier Benjamin Netanyahu - ma torno a ripetere che se qualcuno tentasse di nuocere ai cittadini israeliani l'esercito reagirà con forza".



pc 30 agosto - ampia eco nel movimento comunista internazionale della posizione e azione di 'proletari comunisti' PC m Italia

da odio de clase

Poster y comunicado contra la Guerra Imperialista a Siria del PCm de Italia



La traducción al español es responsabilidad de Gran Marcha Hacia el Comunismo. Madrid, agosto 2013.

CONTRA LA AGRESIÓN IMPERIALISTA CONTRA SIRIA

Un ataque contra Siria está siendo preparado por el imperialismo de EE.UU., junto con los imperialistas británicos y franceses. Una intervención que seguramente se apoya en la participación de Arabia Saudí y también el apoyo político y logístico de Turquía e Israel.
Pero Siria no es Libia ni, en esta coyuntura, Irak.
Es imposible imaginar que Irán no se verá involucrado y la posición de China y Rusia impide la intervención de contar con la cobertura de la ONU.
Por tanto es una agresión imperialista unilateral que continúa la intervención militar emprendida por la denominada “oposición”, que es una simple filial de las potencias imperialistas.
El ataque contra Siria puede crear un efecto en cadena e incendiar realmente la pradera de Oriente Medio y el mundo entero.
Obama, como Reagan y Bush, utiliza el mismo guión para inventar y aumentar las “evidencias” como una hoja de parra para una intervención ya decidida, que viene de lejos y ha tenido siempre el mismo objetivo: el petróleo y el control geopolítico y geoestratégico sobre la zona.
El PCm Italia condena y desarrolla la máxima oposición a la agresión imperialista a Siria y da su apoyo a las masas sirias y árabes que se están oponiendo.
Desarrollaremos nuestros esfuerzos independientemente, porque no compartimos ningún tipo de apoyo al régimen de Assad, y por supuesto no porque pueda haber utilizado armas químicas- que es probablemente falso y un montaje, mientras que es seguro que los denominados “rebeldes” ya lo han hecho, como Saddam hizo contra los kurdos –pero porque el de Assad, como los de Saddam y Gaddafi, no son gobiernos antiimperialistas, sino regímenes de un sector del capitalismo burocrático y la burguesía compradora oprimiendo al proletariado y el pueblo.
Estos gobiernos son un día amigos y otro “enemigos” de las potencias imperialistas que compiten en la zona. Estos gobiernos no son la solución sino parte del problema para las masas sirias y árabes.
Sabemos que las fuerzas de la “izquierda” en Siria y en el mundo árabe, incluidos los palestinos, han gozado del apoyo del régimen de Assad. No pensamos que haya sido algo bueno en el pasado ni ahora, y el hecho de que claramente estas fuerzas, que también gozan de cierto crédito en la izquierda occidental, se movilizarán contra la agresión imperialista, pueda cambiar algo.
Somos marxistas-leninistas-maoístas, queremos representar los intereses del proletariado en nuestros países al igual que en los árabes y en el mundo entero.
Indudablemente, no somos equidistantes entre la agresión imperialista y el régimen de Assad bajo ataque. El imperialismo debe ser combatido en todas sus formas, de todas las maneras. Pero el punto de vista proletario y comunista sobre esta cuestión debe ser clara para todos. El PCm Italia se moviliza inmediatamente hacia los proletarios, incluidos inmigrantes, jóvenes, los barrios, con carteles, octavillas, pancartas, discursos.
Condenamos el papel del imperialismo italiano, representado por el Gobierno Letta, y su ligazón con el imperialismo norteamericano.
El imperialismo italiano, no importa lo que la ministra Bonino diga, proporciona objetivamente el apoyo de las bases militares italianas. En este contexto, dos ciudades son importantes para nuestra movilización: Taranto y Niscemi/Palermo.
En Taranto existe la base militar más grande en el Mar Mediterráneo, involucrada desde el comienzo y cuyo papel puede seguir aumentando en apoyo de las tropas de los imperialistas norteamericanos.
En Sicilia, un movimiento popular se opone a la MUOS y ya lucha contra el imperialismo estadounidense y sus planes de guerra, con la plena participación del imperialismo italiano, su Estado, los gobiernos, el gobierno local de Crocetta, etc.
Además, debemos también ver la relación entre Siria y Egipto, que para nosotros es aún más importante dado que explica por qué nuestra acción debe ser autónoma e independiente.
La dictadura militar del nuevo Mubarak y nuevo Pinochet en Egipto debe ser contemplada como un puntal adicional para la agresión del imperialismo estadounidense contra Siria –de hecho, la preparación de esta guerra puede haber sido una de las razones para el golpe militar en Egipto.
En nuestra actuación hacia los proletarios y la clase obrera no debemos ser estereotipados y denunciar esta última guerra como una guerra imperialista desarrollada por la burguesía reaccionaria y los amos del mundo. Mientras la crisis ataca salarios y empleos, y crea hambre, miserias y destrucción, los obreros están con los pueblos pobres del mundo dondequiera que combatan y luchen por un mundo sin guerras ni amos.

Partido Comunista maoísta – Italia
Agosto 2013

dal  blog dazibaorojo

Against imperialist aggression to Syria- declaration PCm Italy

Contro l'aggressione imperialista alla Siria . la posizione e l'azione di proletari comunisti - PCm Italia

Si prepara un attacco imminente contro la Siria da parte dell'imperialismo americano, insieme agli imperialisti inglesi e francesi. Un intervento militare che gode sicuramente della partecipazione dell'Arabia Saudita e del sostegno politico-logistico anche di Turchia e Israele.
Ma la Siria non è la Libia e non è neanche, in questa congiuntura, l'Iraq.
E' impossibile immaginare che l'Iran non ne sia coinvolto e la posizione di Cina e Russia non è tale perchè l'intervento possa avere l'appoggio Onu.
Quindi si tratta di un'aggressione imperialista unilaterale che prosegue l'intervento militare fatto tramite quella parte dell'opposizione che è una pura filiazione delle potenze imperialiste.
L'attacco alla Siria può creare effetti a catena e incendiare per davvero la prateria del Medio Oriente e del mondo intero.
Obama, come prima Reagan e Bush, usa lo stesso copione di inventare e amplificare “prove” come foglia di fico di un intervento già deciso e che viene da lontano e che ha sempre lo stesso oggetto: petrolio e controllo dell'assetto geopolitico e geostrategico dell'area.
Proletari Comunisti- PCm Italia denuncia e sviluppa la massima opposizione all'aggressione imperialista della Siria e esprime il proprio sostegno alle masse siriane ed arabe che ad essa si oppongono.
La nostra azione si svilupperà autonomamente perchè non condividiamo alcun tipo di appoggio al regime di Assad e non certo perchè ha usato eventualmente le armi chimiche – cosa probabilmente falsa e montata – mentre è sicuro che questo lo hanno già fatto i cosiddetti “ribelli” e come a suo tempo fece Saddam nei confronti dei Kurdi, ma perchè Assad, come prima Saddam e Gheddafi non sono governi antimperialisti, ma di un settore del capitalismo burocratico e della borghesia compradora che opprime proletari e popoli
Questi governi sono ora amici, ora “nemici” degli Stati imperialisti che si contendono la zona. Questi governi non sono la soluzione ma una parte del problema per le masse siriane e arabe.
Sappiamo che forze di “sinistra” in Siria, nel mondo arabo, tra i palestinesi hanno goduto dell'appoggio del regime di Assad. Noi non pensiamo che questo sia stato un bene nel passato, né lo pensiamo adesso, né ci impressiona che queste forze chiaramente, che godono anche di un certo credito nella sinistra occidentale, si mobiliteranno contro l'aggressione imperialista.
Ma noi siamo marxisti-leninisti-maoisti, noi vogliamo rappresentare gli interessi della classe operaia nei nostri paesi come nei paesi arabi, come nel mondo intero.
Non siamo assolutamente equidistanti tra aggressione imperialista e regime di Assad aggredito. L'imperialismo deve essere combattuto in tutte le forme, in tutti i modi. Ma il punto di vista proletario e comunista in questa vicenda deve essere chiaro verso tutte le parti in causa,
Proletari Comunisti si mobilita da subito autonomamente verso i proletari compreso gli immigrati, i giovani, le piazze, con manifesti, volantini, pannelli, striscioni, interventi.
Noi denunciamo il ruolo dell'imperialismo italiano, rappresentato dal Governo di larghe intese di Letta e il suo legame con l'imperialismo americano, l'imperialismo italiano offre, qualunque siano le dichiarazioni della Bonino, l'obiettivo appoggio dalle basi militari italiane.
In questo quadro due città sono importanti nella nostra mobilitazione;Taranto e Niscemi/Palermo.
A Taranto c'è la base militare più grande del Mediterraneo che comunque è stata interessata fin da subito e il cui ruolo può ancora crescere in supporto alle truppe imperialiste Usa.
In Sicilia contro il Muos è in campo un movimento popolare che già lotta contro l'imperialismo americano e i suoi piani di guerra con la piena compartecipazione dell'imperialismo italiano, il suo Stato, i suoi governi, la Regione siciliana di Criocetta, ecc.
Va visto inoltre il legame tra Siria ed Egitto, che per noi è importante che spiega ancor più perchè la nostra azione deve essere autonoma e indipendente.
La dittatura militare neo Mubarak e neo Pinochet va vista anche come ulteriore puntello a sostegno dell'aggressione imperialista americana in Siria - anzi, la preparazione di questa guerra potrebbe essere stata uno dei motivi del colpo di Stato militare in Egitto.
Nell'azione verso la classe operaia e tra i lavoratori è bene non essere stereotipati, denunciare questa ennesima guerra come guerra imperialista e reazionaria della borghesia e dei padroni di tutto il mondo, mentre la crisi taglieggia salari e lavoro, crea fame, miseria, distruzione; gli operai sono con i poveri del mondo ovunque combattono e lottano per un mondo senza guerre e padroni.
Proletari Comunisti – Pcm-Italia
agosto 2013
pcro.red@gmail.com

dal blog gran marcha por el comunismo


PC maoísta de Italia – Contra la agresión imperialista contra Siria



Nota – Hemos recibido de los camaradas del Partido Comunista maoísta de Italia http://proletaricomunisti.blogspot.com.es/ la siguiente declaración. La traducción al español es responsabilidad de Gran Marcha Hacia el Comunismo. Madrid, agosto 2013.
CONTRA LA AGRESIÓN IMPERIALISTA CONTRA SIRIA
Un ataque contra Siria está siendo preparado por el imperialismo de EE.UU., junto con los imperialistas británicos y franceses. Una intervención que seguramente se apoya en la participación de Arabia Saudí y también el apoyo político y logístico de Turquía e Israel.
Pero Siria no es Libia ni, en esta coyuntura, Irak.
Es imposible imaginar que Irán no se verá involucrado y la posición de China y Rusia impide la intervención de contar con la cobertura de la ONU.
Por tanto es una agresión imperialista unilateral que continúa la intervención militar emprendida por la denominada “oposición”, que es una simple filial de las potencias imperialistas.
El ataque contra Siria puede crear un efecto en cadena e incendiar realmente la pradera de Oriente Medio y el mundo entero.
Obama, como Reagan y Bush, utiliza el mismo guión para inventar y aumentar las “evidencias” como una hoja de parra para una intervención ya decidida, que viene de lejos y ha tenido siempre el mismo objetivo: el petróleo y el control geopolítico y geoestratégico sobre la zona.
El PCm Italia condena y desarrolla la máxima oposición a la agresión imperialista a Siria y da su apoyo a las masas sirias y árabes que se están oponiendo.
Desarrollaremos nuestros esfuerzos independientemente, porque no compartimos ningún tipo de apoyo al régimen de Assad, y por supuesto no porque pueda haber utilizado armas químicas- que es probablemente falso y un montaje, mientras que es seguro que los denominados “rebeldes” ya lo han hecho, como Saddam hizo contra los kurdos –pero porque el de Assad, como los de Saddam y Gaddafi, no son gobiernos antiimperialistas, sino regímenes de un sector del capitalismo burocrático y la burguesía compradora oprimiendo al proletariado y el pueblo.
Estos gobiernos son un día amigos y otro “enemigos” de las potencias imperialistas que compiten en la zona. Estos gobiernos no son la solución sino parte del problema para las masas sirias y árabes.
Sabemos que las fuerzas de la “izquierda” en Siria y en el mundo árabe, incluidos los palestinos, han gozado del apoyo del régimen de Assad. No pensamos que haya sido algo bueno en el pasado ni ahora, y el hecho de que claramente estas fuerzas, que también gozan de cierto crédito en la izquierda occidental, se movilizarán contra la agresión imperialista, pueda cambiar algo.
Somos marxistas-leninistas-maoístas, queremos representar los intereses del proletariado en nuestros países al igual que en los árabes y en el mundo entero.
Indudablemente, no somos equidistantes entre la agresión imperialista y el régimen de Assad bajo ataque. El imperialismo debe ser combatido en todas sus formas, de todas las maneras. Pero el punto de vista proletario y comunista sobre esta cuestión debe ser clara para todos. El PCm Italia se moviliza inmediatamente hacia los proletarios, incluidos inmigrantes, jóvenes, los barrios, con carteles, octavillas, pancartas, discursos.
Condenamos el papel del imperialismo italiano, representado por el Gobierno Letta, y su ligazón con el imperialismo norteamericano.
El imperialismo italiano, no importa lo que la ministra Bonino diga, proporciona objetivamente el apoyo de las bases militares italianas. En este contexto, dos ciudades son importantes para nuestra movilización: Taranto y Niscemi/Palermo.
En Taranto existe la base militar más grande en el Mar Mediterráneo, involucrada desde el comienzo y cuyo papel puede seguir aumentando en apoyo de las tropas de los imperialistas norteamericanos.
En Sicilia, un movimiento popular se opone a la MUOS y ya lucha contra el imperialismo estadounidense y sus planes de guerra, con la plena participación del imperialismo italiano, su Estado, los gobiernos, el gobierno local de Crocetta, etc.
Además, debemos también ver la relación entre Siria y Egipto, que para nosotros es aún más importante dado que explica por qué nuestra acción debe ser autónoma e independiente.
La dictadura militar del nuevo Mubarak y nuevo Pinochet en Egipto debe ser contemplada como un puntal adicional para la agresión del imperialismo estadounidense contra Siria –de hecho, la preparación de esta guerra puede haber sido una de las razones para el golpe militar en Egipto.
En nuestra actuación hacia los proletarios y la clase obrera no debemos ser estereotipados y denunciar esta última guerra como una guerra imperialista desarrollada por la burguesía reaccionaria y los amos del mundo. Mientras la crisis ataca salarios y empleos, y crea hambre, miserias y destrucción, los obreros están con los pueblos pobres del mundo dondequiera que combatan y luchen por un mundo sin guerras ni amos.
Partido Comunista maoísta – Italia
Agosto 2013
pcro.red@gmail.com



Against the imperialist aggression on Syria

kaypakkayahaber
An attack on Syria is being prepared by US imperialism, together with the British and French imperialists. An intervention that surely relies on the participation of Saudi Arabia and also the political and logistical support of Turkey and Israel.
But Syria is not Libya nor, at this juncture, Iraq.
It is impossible to imagine that Iran will not be involved and the position of China and Russia prevents the intervention from having the cover of UN.
So it is an unilateral imperialist aggression that continues military intervention carried out by the so-called “opposition”, that is purely a subsidiary of the imperialist powers.
The attack on Syria can create ripple effects and really ignite the prairie in the Middle East and the whole world.
Obama, like Reagan and Bush, uses the same script to invent and amplify "evidences" as a fig leaf for an intervention already decided, that comes from far away and has always the same object: oil and the the geopolitical and geostrategic control on the area.
PCm Italy condemns and develops the maximum opposition to imperialist aggression of Syria and gives its support for the Syrian and Arab masses who are opposing.
We will develop independently our efforts, because we do not share any kind of support for the Assad's regime, and certainly not because it may have used chemical weapons – that is probably false and mounted, while it is sure that the so-called "rebels" have already done so, like Saddam did against the Kurds – but because that of Assad, like those of Saddam and Gaddafi, are not anti-imperialist governments, but regimes of a sector of bureaucratic capitalism and comprador bourgeoisie oppressing the proletariat and people.
These governments are now friends, now "enemies" of the imperialist powers competing in the area. These governments are not the solution but part of the problem for the Syrian and Arab masses.
We know that the forces of the "left" in Syria and in the Arab world, including the Palestinians, have enjoyed the support of the Assad regime. We do not think that it has been a good thing in the past, nor now, and the fact that clearly these forces, that also enjoy some credit in the Western left, will mobilize against imperialist aggression can change something.
We are Marxist-Leninist-Maoist, we want to represent the interests of the proletariat in ours as well as in Arab countries and in the whole world.
Definitely, we are not equidistant between the imperialist aggression and the Assad regime under attack. Imperialism has to be fought in all forms, in all ways. But the proletarian and communist point of view on this issue must be clear to all. The PCm Italy is mobilized immediately toward the proletarians, including immigrants, young people, neighborhoods, with posters, leaflets, banners, speeches.

We condemn the role of Italian imperialism, represented by the Letta's Government, and its liaison with American imperialism.
Italian imperialism, no matter what the minister Bonino says, objectively provides the support of the Italian military bases. In this context, two cities are important for our mobilization; Taranto and Niscemi/Palermo.

In Taranto there is the largest military base in the Mediterranean Sea, involved since the beginning and whose role can still grow in support of U.S. imperialist troops.
In Sicily a people's movement opposes the Muos and already struggles against US imperialism and its war plans, with the full participation of Italian imperialism, its State, the governments, the local government of Crocetta, etc.

Furthermore, we should look also at the liaison between Syria and Egypt, that for us is even more important since it explains why our action must be autonomous and independent.
The military dictatorship of the new Mubarak a new Pinochet in Egypt should be seen as an additional prop in support for the US imperialist aggression on Syria - indeed, the preparation of this war could have been one of the reasons for the military coup in Egypt.

In our action towards the proletarians and the working class we should not be stereotyped and denounce this latest war as an imperialist war waged by the reactionary bourgeoisie and the masters of the world, while the crisis assaults wages and jobs, and creates hunger, misery, destruction, the workers are with the poor people in the world wherever they fight and struggle for a world without wars and masters.
PCm-Italy
August 2013 pcro.red@gmail.com

giovedì 29 agosto 2013

pc 29 agosto - operai egiziani tornano in sciopero - ma oggi il vero scontro di classe è con la dittatura militare neomubarakiana che è al servizio dei padroni egiziani e dell'imperialismo

I lavoratori tessili egiziani di Mahalla di nuovo in sciopero



2013-635131315147011696-701Abbiamo tradotto questo articolo tratto da ahram online che resoconta di una tra le prime lotte operaie post-Morsi. In questo caso si fa riferimento alla lotta degli operai del tessile di Mahalla, città faro dei processi rivoluzionari in Egitto che ha vissuto per mesi in pieno autogoverno. Oltre alla lotta degli operai di Mahalla va registrata l’importante mobilitazione metalmeccanica a Suez dove la rigidità degli operai si è scontrata con le aggressioni e le provocazioni della polizia guidata dal nuovo governo militare. Ci sono stati arresti e dura repressione contro lo sciopero ad oltranza convocato dalle organizzazioni sindacali più conflittuali. Ad oggi però le iniziative repressive non hanno piegato la lotta di operai e proletari abituati a contare solo sulle proprie forze, intelligenza, e organizzazione. Anzi nello scenario attuale l’attacco della polizia di el-Sissi non può che approfondire il “chiarimento” all’interno delle burocrazie sindacali, comprese le organizzazioni indipendenti (di cui una parte indipendente di nome, ma nei fatti emanazione diretta degli interessi del regime e dell’alta imprenditoria), dando ragione a quella sostanziosa minoranza che nei vertici delle segreterie si oppose strenuamente all’adesione della manifestazioni convocata dal regime militare in cerca di legittimazione popolare. A questo proposito suggeriamo di leggere l’intervento tradotto in italiano della compagna Fatma Ramadan (pubblicato giorni fa sul sito dei S.I.Cobas) messa in minoranza durante il Comitato Esecutivo della Federazione Egiziana dei Sindacati Indipendenti. Il monito della compagna Fatma oggi suona quanto mai attuale nei reparti della Weaving and Textile Company di Mahalla o della Suez Steel Company, e ci auguriamo che possa essere anche l’occasione per approfondire con intransigenza “quel fare chiarezza” che la giusta direzione sindacale delle lotte operaie oggi in Egitto ha davvero bisogno.

I lavoratori della più grande fabbrica tessile egiziana hanno fermato le loro macchine e dichiarato uno sciopero a tempo indeterminato finché le loro rivendicazioni non saranno accolte   Lunedì mattina diecimila lavoratori turnisti della Weaving and Textile Company del settore pubblico egiziano a Mahalla City hanno avviato uno sciopero, sostenendo che la direzione della compagnia non abbia rispettato la scadenza del pagamento dei bonus dei loro dividendi.   I lavoratori di Mahalla, in totale attorno alle 24.000 persone, sono andate in sciopero il mese scorso, dopo essere stati pagati solo la metà del bonus concordato (l'equivalente del salario di 45 giorni). La direzione ha promesso che avrebbero ricevuto la somma rimanente con le buste paga di agosto, ma questa non si è materializzata.   "Il ministero delle finanze ha ritardato il pagamento a causa dell'attuale situazione economica", ha dichiarato ad Ahram Online Ibrahim Badr, capo dell'azienda. "Non posso dire esattamente quando la somma sarà disponibile, ma non ci vorrà più di qualche giorno", ha aggiunto.   In contraddizione con la versione dei lavoratori, Badr dichiara che solo qualche centinaio degli operai specializzati dell'azienda hanno scioperato.   Gli scioperanti hanno avanzato altre richieste, incluse le dimissioni del direttore della Holding Company per la tessitura e la filatura, Fouad Abdel-Alim, e la sospensione dell'attuale comitato sindacale gestito dallo stato, accusato dai lavoratori di schierarsi con la direzione.   "Le dimissioni di Fouad Abdel-Alim sono una richiesta centrale. Lo conosciamo molto bene. L'azienda non prospererà per tutto il tempo che resterà in quella posizione", ha dichiarato ad Ahram Online Kamal El-Fayoumi, un lavoratore divenuto una figura rinomata dopo aver giocato un ruolo chiave negli scioperi attuati prima della deposizione di Mubarak.   "Non è affare dei lavoratori decidere chi debba essere dimissionato o nominato; la responsabilità è dello stato", commenta Badr.   Sono in corso negoziati tra i rappresentanti dei lavoratori ed il governatore militare di Al-Mahalla riguardo ad una via di uscita da questo stallo.   La faida tra Abdel-Alim ed i lavoratori di Mahalla si è protratta per anni, da quando egli era a capo dell'azienda.   Dopo il 25 gennaio, è stato rimosso dal suo incarico con significativi scioperi in corso. ''Abbiamo creduto che (la rimozione di Abdel-Alim dall'incarico) fosse avvenuta in risposta ai lavoratori, ma il governo lo ha successivamente promosso", ha detto El-Fayoumi.   I lavoratori di Mahalla, con una lunga tradizione di militanza, hanno guidato molti scioperi, sia prima che dopo  il 25 gennaio 2011. Hanno avviato un'onda di movimenti nel lavoro nel 2006, ed ancora nel 2008, rappresentando una sfida aperta all'allora regime di Mubarak.   Nel 2008, la città del Delta del Nilo di Mahalla è divenuta la sede delle maggiori proteste anti-regime della trentennale era di Mubaral.   Iniziando come sciopero di lavoratori, le proteste sono cresciute in una lotta diffusa, seguendo gli scontri con le forze di sicurezza. Per la prima volta sono circolate in internet immagini di un poster di Mubarak sporco e calpestato, segnando l'inizio della caduta dell'allora temuto dittatore egiziano.   Gli scioperi dei lavoratori di Mahalla contro il regime del presidente deposto Mubarak ha guadagnato una diffusa popolarità e molti attivisti ed analisti in Egitto credono che abbiano significamente contribuito a preparare la piazza per lo scoppio della Rivoluzione del 25 gennaio.

pc 29 agosto - I compagni non vanno mai dimenticati ! Carlo Picchiura

Oggi alle 12 i funerali di Carlo Picchiura

Oggi alle 12 i funerali di Carlo Picchiura
I funerali di Carlo Picchiura, ex militante delle Brigate Rosse, per oltre venti anni detenuto, si sono tenuti smercoledì 28 agosto, presso la camera ardente dell’ospedale Bellaria di Bologna


pc 29 agosto - Aggressione alla Siria - affiggere ovunque il manifesto di proletari comunisti -PCm Italia !


pc 29 agosto - Aggressione alla Siria - Puglia e Taranto tornano zone di guerra !

puglia taranto non devono essere zone di guerra - scendiamo in piazza !

Puglia e Taranto in prima fila nei preparativi dell'aggressione imperialista alla Siria. Per l'imperialismo italiano, padroni, Stato, governo la Puglia è sempre zona di guerra, le Basi militari sono destinate per sempre alla “nostra terra”. Come nelle precedenti guerre del Golfo, dei Balcani, le Basi di Amendola e Gioia del Colle dell'aeronautica militare sono già in stato di allerta, e nel silenzio già si preparano.
Vi è ad Amendola il 32° stormo composto da tre gruppi, quello dei caccia bombardieri MX, quello degli AMX-T e quello dei Predator (gli aerei senza pilota). Invece a Gioia abbiamo il 36° stormo con l'Eurofighter 2000.
Il governo non ci può ingannare con le parole. Si parla di operazione”Siria come Kossovo” e nell'operazione Kossovo furono proprio gli AMX ad essere utilizzati. Come scrive il Corriere della Sera, in quell'operazione nel1999 la Puglia assunse un ruolo strategico fondamentale per i piani statunitensi. E la cosa avvenne proprio per appoggiare gli inglesi che sono protagonisti anche in questa nuova impresa bellica.
Così è quasi inevitabile l'uso dei predator perchè nel tipo di operazione militare che si annuncia serve l'individuazione degli obiettivi sensibili che proprio i predatori assicurano (vedi Afghanistan).
Infine, va aggiunto che in Libano è stata proprio la Brigata pugliese 'Pinerolo' che ha avuto il comando della missione Onu, e dire Libano in una guerra che ha come obiettivo la Siria vuol dire proprio attacco agli Hezbollah libanesi che sono al fianco di Assad.

Sulla Base di Taranto parliamo dopo, quello che è certo che la Puglia in questa guerra vi è dentro fino al collo e che la Puglia è sempre più una Regione militarizzata.
Proprio nei giorni scorsi si erano decise manovre ed esercitazioni militari nell'alta Murgia con carriarmati nel parco, nelle aree protette in un periodo ancora da stagione turistica.

Che fa la Giunta regionale di Vendola che pure di “pace” si riempie la bocca a fronte di tutto questo. Coperture, complicità, silenzio - anche ora non sappiamo come la pensa Vendola, o meglio lo sappiamo bene.
Tutti gli oppositori all'aggressione imperialista alla Siria, alle guerre imperialiste e reazionarie, alla militarizzazione della Regione, sentono e devono mobilitarsi. Ma sarà il caso di adottare forme di lotta e modelli simili ai movimenti No Muos, No Tav, se si vuole realmente ostacolare i disegni criminali dell'imperialismo.

Un caso interno a tutto questo è Taranto, dove in realtà la Base militare è già in piena operatività. Ma Taranto si va schierando tutta la flotta che potrebbe essere di appoggio,le navi ammiraglio Cavour, la Garibaldi.
Taranto è inserita in un asse con Sigonella come punti di appoggio della VI Flotta della Marina militare americana.
Ma ora non c'è solo Taranto. Se non in questo intervento, ma nei futuri va crescendo il ruolo di Grottaglie dove c'è la Base aerea di Maristaer che viene considerata sempre più rilevante, tanto che si parla di 15 caccia F35B che sarebbero dislocati a Grottaglie,per essere poi utilizzati sulle portaerei, in particolare della Cavour, per rifare il cui onte sono stati spesi 89 milioni di euro.
Ma a Taranto assistiamo poi ad un processo abbastanza chiaro anche se inatteso da tutti, e di cui solo ora si comincia a parlare.
Da un lato c'è il venir meno delle attività normali della Marina con un venir meno di questioni quali,l'addestramento reclute, Arsenale, Castello Aragonese, con perfino dismissione di alcune zone marginali restituire alla città, dall'altro un netto potenziamento invece della funzione militare della Base. Esattamente l'inverso di quello che ambientalisti e pacifici chiedono a livello cittadino, a livello, in verità negli ultimi tempi molto flebilmente.
E anche qui non si può parlare di Taranto senza parlare di Grottaglie, dove invece la fa da padrone e viene potenziata l'Alenia impegnata in importanti commesse di tipo bellico.
Taranto, quindi, diventa sempre più città di guerra. Nei giorni della crisi dell'Ilva qualcuno ha adombrato che dietro l'inchiesta anti Ilva ci potessero essere la Nato e la Marina e l'industria bellica che vorrebbero ridurre quel tipo di presenza industriale per estendere le proprie mani sulla città e in tutte le aree. La cosa non è vera ma certamente verosimile.
Il futuro della città senza operai non sono le cozze e i calamari ma mezzi militari prodotti e consumati, per così dire, sul posto.

LaMarina Militare da sempre ha prodotto inquinamento del mare nella nostra città e ad essa va addebitata gran oarte della distruzione della miticultura e l'appropriazione di zone turisticamente sfruttabili. Tutte cose a cui l'Ilva di Riva ha dato,per così dire, il colpo di grazia.
Ma tutto questo è bellamente ignorato dalla maggiorparte delle forze attivamente sostenitrici della chiusura dell'Ilva e della cancellazione della città industriale, che poi vuol dire cancellare la classe operaia che può essere, se si ribella, si organizza e cresce in coscienza, la vera forza e spina dorsale della lotta per difendere lavoro, salute, ricchezza, territorio, ecc.
Su questo le chiacchiere liberamente pensate ed espresse dovrebbero lasciare spazio ad analisi, ragionamenti,organizzazione e lotta effettivamente in grado di condurre questa battaglia.

Proprio mentre si parla di mobilitazione della Base navale di Taranto per la guerra di aggressione in Siria che si avvicina, cadeva il 70° anniversario dei bombardamenti del 26 agosto '43, in cui nella città si scatenò l'inverno, colpiti Porta Napoli, rione Tamburi, città vecchia e il cimitero – è destino di questi quartieri e del cimitero di essere bombardati o colpiti dall'inquinamento.
Quest'anniversario ci ricorda che Taranto non è mai stata una città di “cozze e calamari” ma città considerata dai padroni del sistema come importante base strategica e città di guerra. E ai proletari e le masse popolari di Taranto non è stato fatto mancare niente, e la guerra alla vita, al territorio, alla salute e al lavoro, l'hanno fatta sempre.
Ora si tratta invece di farla noi la guerra, come proletari, come giovani, come masse popolari. Una guerra in cui contiamo i “morti e i feriti” ma dall'altra parte, per avere realmente una città e un mondo senza guerre e inquinamento. 
 
circolo proletari comunisti taranto
ro.red@gmail.com
29 agosto 2013
tel.347-1102638

pc 29 agosto - Governo sempre più al servizio dell'Ilva di padron Riva e non certo del lavoro e della salute. dal blog Taranto contro


Infilate tra le pieghe del decreto della PA vengono approvate delle norme che consentiranno all'Ilva di realizzare e gestire due discariche una per i rifiuti pericolosi – unica nel sud Italia, l'altra per i rifiuti speciali, risparmiando circa 300 milioni di euro, saltando un iter amministrativo che era bloccato dalla commissione europea. Un'associazione a delinquere chiamata Consiglio dei Ministri, senza neanche metterlo all'OdG, è pronta ad approvare queste norme.
Tutto secondo la linea dei diktat già in atto da tempo e che ha trovato la sua massima manifestazione con la nomina del commissario Bondi.
Ma tutta la storia di quest'autorizzazione è scandalosa. Certo, scandalosa per modo di dire, dato che così funzionano Stato, padroni nel sistema capitalista e nel nostro paese.
Il primo tentativo di questo colpo di mano era già stato fatto, mettendolo nel decreto Ilva come emendamento. Ma in quell'occasione non potè essere accolto perchè il governo per fare presto aveva deciso di non accettare nessun emendamento. Ora però viene ripreso e inserito in quest'altro decreto sulla Pubblica Amministrazione.
Ma c'è qualcos'altro che è scandaloso. Questo emendamento nasce su proposta di quell'ignobile individuo che è Edo Ronchi, il subcommissario, che a parole era stato messo lì per tutelare l'ambiente ma, come abbiamo denunciato sin dal primo momento, è lì per fare invece il subcommissario al servizio di Bondi e di Riva.
Chiediamo alla Lega ambiente di non fare da copertura di queste operazioni, dato che proprio la Lega ambiente salutò con calore la nomina di Ronchi.
DICIAMO NO ALL'AUTORIZZAZIONE DI QUESTE DISCARICHE.
Ma soprattutto lavoriamo per rilanciare la LOTTA CONTRO PADRON RIVA E IL GOVERNO per cacciare e spazzare via i servi di padron Riva, Bondi-Ronchi.
C'è da dire che Florido e Conserva sono stati incriminato e messi in galera proprio perchè avevano accettato le pressioni dell'Ilva su queste autorizzazioni. Ora è tutto il Consiglio dei Ministri che dovrebbe essere messo in galera.

discariche - altro decreto-Riva e Talò in campo come sempre per difendere Governo, Bondi e padroni !

Romandini il dirigente della Provincia, oggetto delle pressioni di Florido e della sua Giunta che poi hanno portato all'arresto dello stesso, fa sentire la sua voce per ribadire che quelle discariche ora autorizzate dal governo, truccando il decreto sulla Pubblica Amministrazione non avevano e non hanno i requisiti e mette in luce come il decreto governativo è come se dicesse che sono autorizzate (non seguendo l'iter normale) proprio perchè non hanno i requisiti .
Denuncia che anche quella che aveva già avuto l'Ok alla VIA, la cosa riguardava 18 anni fa, quindi non corrispondente ai criteri inseriti dalle successive Aia.
Romandini denuncia come il problema non sia solo l'autorizzazione ma anche ciò che già c'è nel sottosuolo e nella falda acquifera. Ribadisce che dietro l'arresto di Florido c'è stato solo ed esclusivamente il fatto che Florido, consapevole della situazione, abbia cercato di aggirarla.

Intanto, sulla base delle denunce che vengono fatte sia a Taranto sia a Statte da settori ambientalisti, escono allo scoperto con la solita ipocrisia i deputati del PD, Pelillo in testa, che a Roma sono col governo e a Taranto dicono di essere con la città.
Anche il Sindaco di Statte finora silente fa sentire la sua voce ma per dire che non ha letto il decreto, per dichiararsi d'accordo con Stefano, cioè per seguire una linea ponziopilatesca a parole complice nei fatti.

Ma come avevamo denunciato sul Porto, appena scoppia qualche minaccia di incendio, chi corre a spegnerlo per padroni e governo sono i sindacati confederali e in primis quello che è diventato una sorta di sindacato-azienda, la Uil.
E' Talò che scende in campo per dire: basta con le polemiche, il decreto va bene, e aggiunge l'argomento, va bene che le bonifiche sono necessarie ma dobbiamo chiederci tutti dove vanno a finire poi i rifiuti. Detta così la cosa, le bonifiche con discariche di rifiuti speciali e pericolosi rischiano di rendere la situazione peggiore di ora.
Non avendo altri argomenti che questi, Talò mette le mani avanti dicendo che c'è la garanzia che ora i controlli saranno effettuati. E' la linea di sempre del sindacalismo confederale, filopadronale, la linea della complicità oggettiva e soggettiva che ha portato alla situazione attuale.
Come allora anche adesso Talò dice: dobbiamo salvaguardare i posti di lavoro. E qui occorre che gli operai innanzitutto dicano “basta!” perchè questa linea ha portato alla crisi attuale che mette a rischio la fabbrica.
Talò poi dice: ora attendiamo di conoscere i piani di Bondi, cosa che spera di conoscere nell'incontro previsto per il 2 settembre. Talò si illude e illude i lavoratori, il 2 settembre non conoscerà un bel niente.
Il piano Bondi è la linea Bondi ristrutturazione e tagli, messa a norma con quattro soldi ricevuti dalle banche, lasciando in pace i soldi di Riva, su un problema che, peraltro, Bondi considera inesistente viste le sue dichiarazioni di tumori e malattie provenienti da abuso di sigarette causati dal fatto che Taranto era una città di contrabbandieri.
Settembre si apre quindi col peggiore degli auspici. L'asse governo delle discariche-piano Bondi e sindacati confederali non sono una soluzione ai problemi di lavoro e salute ma una controffensiva alle lotte e alle esigenze di lavoro e salute espresse in questi mesi.
Fare chiarezza su questo scontro, liberandoci anche di idee e persone confuse presenti nel nostro campo, è premessa necessaria per una lotta vera.

28.8.13