sabato 26 ottobre 2013

pc 26 ottobre- Gli antifascisti di Ravenna oggi hanno contestato il raduno, autorizzato e protetto dalla Questura e Prefettura, dei neofascisti di fn.



A Ravenna, all'ombra dei governi a guida PD, con la copertura della Questura, i neofascisti hanno provato ad uscire dalle loro fogne ma sono rimasti isolati in una piazzetta, difesi da due cordoni di polizia e carabinieri che hanno tenuto a distanza gli antifascisti che li abbiamo contestati dall'inizio alla fine. I fasci venivano tutti da fuori città e il loro caporione nazionale, che aveva annunciato "nessun passo indietro",.... non si è fatto nemmeno vedere.
La giornata è stata molto bella, militante, tenuta viva anche dalla partecipazione di molti giovanissimi del collettivo autonomo studentesco a cui la polizia ha strappato di mano lo striscione ma che hanno costretto le forze della repressione a corrergli dietro continuamente: blindato un accesso, ecco che sono rispuntati da un altro!
Una volta raggiunto il presidio delle Rete Antifascista, dietro lo striscione: "solidarietà agli immigrati/via i fascisti e lo Stato che li protegge", sono partiti senza sosta gli slogan:
"Con gli immigrati: solidarietà/fuori i fascisti dalle città"
"Siamo tutti di Lampedusa"
"la resistenza ce l'ha insegnato, uccidere un fascista non è reato"
"fn, vecchia merda"
"il 25 Aprile non è una ricorrenza, ora e sempre, RESISTENZA"   
"Camerata basco nero il tuo posto è al cimitero"
"Dai diamanti non nasce niente, dalla merda nasce Fiore"
L'antifascismo militante quì a Ravenna ha dato una bella prova di sè.

Circolo proletari comunisti- Ravenna











pc 26 ottobre - Napoli torna in piazza

1000 in piazza. 19 ottobre è solo l’inizio. Le lotte non si arrestano

venerdì 25 ottobre più di mille persone sono scese in piazza contro la repressione.
Il corteo, promosso dalle realtà del movimento napoletano, è partito da Piazza del Gesù ed ha sfilato per le strade del centro storico, passando per la Questura e la Prefettura fino a raggiungere la Stazione Marittima dove si è affiancato ai movimenti dei disoccupati impegnati a contestare  i vertici istituzionali di comune, provincia e regione.


Lo striscione di apertura recitava: il 19 ottobre è solo l’inizio. Le lotte non si arrestano.
Il riferimento è alla grande manifestazione nazionale tenutasi sabato scorso a Roma  contro le politiche di austerity che ha visto la partecipazione di più di 70.000 persone. In particolare i manifestanti hanno posto l’accento sulla brutale repressione subita nelle strade della capitale che ha portato all’arresto di 6 compagni tra i quali 2 studentesse delle università Orientale e Federico II di Napoli. Arresti che non sono poi stati convalidati dal Gip ma che sono costati ai fermati ben 4 giorni di carcere.
I movimenti napoletani hanno quindi rivendicato la libertà di tutti i compagni che attualmente sono sottoposti a misure restrittive e rilanciato la mobilitazione iniziata il 19 ottobre con le seguenti parole d’ordine:
- Per il diritto alla casa- Contro le grandi opere inutili e la devastazione dei territori- Reddito per tutti- Lavorare meno lavorare tutti

pc 26 ottobre - polizia fascista in Grecia


La GOLDEN POLICE: un sindacato di Alba Dorata dentro la Polizia greca

greek-policeman-golden-dawn-office1Qualche mese fa alcune centinaia di poliziotti erano pronti a lanciare " la Polizia di Alba Dorata" , cioè, di un ramo sindacale della polizia che fosse  ufficialmente affiliato con Golden Dawn.
I poliziotti erano in contatto diretto con parlamentari di estrema destra che erano pronti ad incitare gli ufficiali di   polizia ad adottare posizioni estremiste contro gli stranieri e di altri gruppi sociali .

Tuttavia, nel momento in cui gli alti gradi della polizia sono venuti a conoscenza di questo piano sindacale,hanno fatto si di annullare il lancio di questo nuovo sindacato, in quanto un collegamento ufficiale tra la polizia e alba dorata  avrebbe danneggiato gravemente l'immagine della polizia greca in patria e all'estero .

D'altra parte , altri sindacalisti di polizia hanno riferito a " To Vima " che, quando hanno pubblicato comunicati  per difendere i loro colleghi a Creta e Anavyssos che sono stati vittima del bullismo da parte della polizia di Alba Dorata, da  Atene con forza è stato  " proposto " loro " di mantenere un basso profilo perché [ i bulli ] erano mandati dai parlamentari " .

"To  Vima " scopre il caso più importante che sottolinea l' affinità di una parte importante della polizia greca con  Golden Dawn ; un caso già esaminato dal Dipartimento degli Affari Interni della polizia greca .

"Golden Riserva " !

Il movimento ( ! ) Di " Polizia d'oro" o " Riserva d'oro" , come hanno pensato che lo avrebbero rinominato , apparve per la prima volta al maggio 2013 alle elezioni locali della di Atene come parte dell' Unione dei poliziotti grechi , sono circa 8500 i membri .

L'Avvocato Mr. Vaios Skambardonis , rappresentante legale del sindacato , dice : . "Alcuni mesi fa nel sindacato di polizia era stata presa una decisione politica di avviare un sistema elettorale multi- partisan  Abbiamo individuato 15-20 agenti interni al movimento che sono stati affiliati con GD : stavano organizzando il lancio di una partito indipendente per le elezioni.
"Sono stato  personalmente coinvolto in questo" -afferma di aver  incontrato i membri di alto grado  di alcuni partiti politici e anche con il Ministero della pubblica sicurezza,
"Ci venne dato l'ordine di formare  una lobby contro il partito di GD  in modo che GD non sarebbe stata una  piattaforma ufficiale nelle forze di polizia,
ma  alla fine abbiamo evitato di essere iscritti presso l'ufficio sindacale ,e abbiamo visto che  dopo le elezioni c'è stata una diminuzione nei numeri di iscritti, dal momento che, a quanto pare , il sindacato senza GD sembrerebbe non rappresentare le idee politiche degli ufficiali più alti di grado ... "

Secondo altri ufficiali , i rappresentanti  provenivano dalla Special Branch di Attica ,ovvero da quei reparti  interni alla polizia di Atene che appartengono ai settori della Polizia antisommossa , il  Corpo della polizia di strada e da altri rami così .

Un Sindacalista attivo della polizia greca , che abbiamo incontrato lo scorso Giovedi sera , ha detto : . " Gli ufficiali che sostenevano  la corsa per le elezioni sindacali con l' estrema destra hanno detto che avrebbero chiamato il loro partito " Polizia d'oro " [ Chrysi Astynomia ] Alcuni hanno detto che sarebbe stato meglio  il nome " Riserva d'oro  " [ Chrysi Efedreia ] .
La nostra idea è che , nonostante  essendo un nuovo  settore sindacale , avrebbero ottenuto almeno il 10 % dei voti . Tuttavia, c'era il pericolo di essere ridicolizzati sia in Grecia che a livello internazionale a causa della rappresentanza ufficiale di Golden Dawn nella polizia.
Inoltre cosi si sarebbe  promosso ufficialmente che le forze di polizia possano avere delle proprie opinioni circa il trattamento degli stranieri , circa il ruolo di estremisti di destra, ecc, devo dire però che un paio di persone che sono stati gli iniziatori della " polizia d'Oro" alla fine trovato un posto per concorrere  per la carica di rappresentanti di altri partiti . "

" Ci veniva detto di non criticare i parlamentari di GD "

Un altro tema che illustra la dimensione della infiltrazione di GD nella polizia greca e la confusione tra gli agenti di polizia di alto grado  si trova nelle relazioni di altri sindacalisti fatte al giornale " to Vima " .

Secondo questi rapporti , "quando abbiamo osato criticare la GD per i loro commenti offensivi nei confronti di altri agenti di polizia ci hanno detto dalla Questura di calmarci e di non diventare aggressivi . Una risposta simile è venuta  dal quartier generale , dopo gli arresti di alcuni membri  della sede di GD di Anavyssos  (dove hanno arrestato alcuni dei loro membri perchè sono stati coinvolti in diverse attività illegali ) . Allo stesso modo, abbiamo ricevuto le stesse comunicazione  quando quali  quando quelli di  GD ha attaccato un membro del partito comunista e quando alcuni parlamentari di GD hanno offeso alcuni agenti di polizia a Creta " .

pc 26 ottobre - odiosa campagna di criminalizzazione del movimento NOTAV

No Tav. Sciagurata l'accusa di eversione. Risposta al giudice Caselli

No Tav. Sciagurata l'accusa di eversione. Risposta al giudice Caselli
Sulle pagine del Fatto del 22 ottobre il procuratore della Repubblica di Torino, Gian Carlo Caselli, se la prende con il Movimento No Tav e con «i politici, amministratori, intellettuali e opinionisti» non allineati con il suo modo di gestire alcuni procedimenti relativi a vicende valsusine. Il movimento, nella sua globalità, è accusato addirittura di eversione: perseguìta da alcuni in modo diretto, da altri – la «parte buona» (sic!) – mediante condotte omissive; gli intellettuali, a loro volta, sono indicati come irresponsabili autori di «attacchi scomposti contro il doveroso accertamento delle responsabilità penali». L’oggetto della reprimenda è la (asserita) mancata o insufficiente presa di distanza da episodi di violenza verificatisi in valle. Il procuratore parla dei propri processi, anche se sottolinea di astenersi dall’esame delle responsabilità individuali (come se la ricostruzione della «materialità obiettiva dei fatti accaduti» e la relativa interpretazione non fosse parte delle indagini!), ed è questo improprio “processo a mezzo stampa” che rende l’articolo illuminante, aldilà dell’approssimazione con cui vengono liquidate l’esperienza e la storia del movimento valsusino.
Annoverandomi tra i critici chiamati in causa devo una risposta: l’ho, doverosamente, proposta al giornale su cui l’articolo è comparso, ma ho ricevuto dal direttore un cortese rifiuto a prescindere, cioè senza leggere il testo… Ritorno dunque, astenendomi da commenti e interpretazioni di tale rifiuto, a casa. Non intendo polemizzare con il procuratore di Torino su quella che lui definisce sottovalutazione della violenza “o peggio”. In cinquant’anni di vita pubblica l’ho detto e scritto infinite volte: le dure lezioni del secolo breve hanno dimostrato che un assetto sociale e istituzionale più giusto e rispettoso dei diritti delle persone si costruisce con la partecipazione, l’inclusione, il confronto e non con la prevaricazione e la violenza. Da parte di tutti: cittadini e istituzioni. Ma, qui e ora, il punto centrale, che deve interessare chi ha a cuore la sorte della società e delle persone (e che il procuratore di Torino continua a ignorare), è un altro: come si affronta e si supera la violenza? e quali sono, invece, gli atteggiamenti che la provocano o la incentivano? Sul punto sono disponibile a ogni confronto pubblico, pur se dubito che analoga disponibilità vi sia nel mio contraddittore…
Vengo, dunque, ai passaggi dello scritto pubblicato sul Fatto maggiormente indicativi di quel pre-giudizio colpevolistada me criticato e che non giova alla serenità delle indagini.
Primo. Il procuratore ricorda i «pesanti attacchi contro il cantiere di Chiomonte» e alcuni episodi connessi per arrivare alla conclusione tranchant che «a operare sono squadre organizzate secondo schemi paramilitari [...] affluite nella Valle da varie città italiane ed europee per sperimentare metodi di lotta incompatibili con il sistema democratico». Può darsi che sia così, ma sarebbe prudente non scambiare le ipotesi accusatorie con le sentenze definitive e citare, almeno per completezza, a fianco dei passaggi confermativi del Tribunale della libertà, le smentite della Corte di cassazione (10 maggio 2012, in punto «sovradimensionamento» dei fatti contestati) e del Tribunale di Torino (11 luglio 2012, in punto impropria dilatazione delle ipotesi di concorso di persone nel reato).
Secondo. Il procuratore continua ricordando la catena di «attentati/sabotaggi, con danni assai gravi, contro i mezzi di lavoro delle ditte che sono impegnate nel cantiere» e l’ordigno esplosivo inviato a un giornalista. Prova granitica – chiosa – della deriva violenta del movimento. Il pre-giudizio colpevolista è qui particolarmente evidente: in forza di quali elementi quegli attentati vengono attribuiti, con apodittica certezza, ai No Tav? I principali siti del movimento hanno respinto tale attribuzione; le prevaricazioni mafiose sono in valle  una realtà risalente; incendi e danneggiamenti toccano da anni presìdi No Tav e auto o beni di attivisti; la storia del Paese ci ha abituati a una moltitudine di attentati simulati; i gesti sconsiderati di chi è interessato a pescare nel torbido o di schegge impazzite di diversa estrazione non sono una novità. Ogni ricostruzione è possibile. Ma, proprio per questo, non sarebbe opportuno – soprattutto da parte di chi ha responsabilità di indagine – tacere in attesa di riscontri e indagare in tutte le direzioni…?
Terzo. Infine il procuratore evoca, a dimostrazione di un disegno «che può serenamente definirsi eversivo», la “Libera repubblica della Maddalena”, denominazione attribuita dal movimento al territorio circostante l’area presidiata dagli attivisti No Tav, fino allo sgombero del giugno 2011, per opporsi al cantiere. Le parole hanno (dovrebbero avere) un senso. «Eversione» è, secondo i dizionari della lingua italiana, «l’abbattimento o il sovvertimento dell’ordine costituito e delle istituzioni che ne sono l’espressione, compiuto mediante atti rivoluzionari o terroristici» (Devoto-Oli) e, secondo la giurisprudenza di legittimità, essa «non può essere limitata al solo concetto di “azione politica violenta”, ma deve necessariamente identificarsi nel sovvertimento dell’assetto costituzionale esistente ovvero nell’uso di ogni mezzo di lotta politica che tenda a rovesciare il sistema democratico previsto dalla Costituzione» (Cass. – sez. 2, n. 39504 del 17 settembre 2008). Difficile comprendere come l’“occupazione” di una minuscola area della Maddalena possa essere considerata segno di eversione. A maggior ragione in un Paese in cui ministri e presidenti di regione espressi da un partito che predica la secessione (con tanto di “parlamento padano” ed evocazione di fucili e proiettili) stigmatizzano l’assalto allo Stato dei No Tav e plaudono all’intransigenza della Procura di Torino…
Nessuno chiede impunità a prescindere. I reati commessi vanno perseguiti. Ma la precisione delle contestazioni e il senso delle proporzioni sono parte integrante di un diritto coerente con la Costituzione. Non solo per ragioni formali ma anche perché – come ha scritto Francesco Palazzo, illustre penalista di scuola liberale – «un diritto penale che vede nemici ogni dove rischia di accreditare l’immagine di una società percorsa da una generalizzata guerra civile, contribuendo così a fomentare una conflittualità, anzi uno spirito sociale d’inimicizia, che è del tutto contrario alla sua vera missione di stabilizzazione e pacificazione della società».
* magistrato

pc 26 Ottobre- Striscione all'università di Palermo per festeggiare la scarcerazione dei compagni arrestati a Roma.

Ieri mattina una delegazione di studenti aderenti al Circolo di proletari comunisti Palermo ha calato uno striscione dalla facciata della facoltà di scienze della formazione e affisso locandine in tutta la cittadella universitaria e all'Accademia di Belle Arti per festeggiare la scarcerazione dei compagni arrestati a Roma lo scorso 19 Ottobre.
Lunedì e martedì prossimo il circolo dedicherà rispettivamente un'assemblea cittadina e il cineforum con la proiezione di "Diaz, non pulire questo sangue" alle due grandi giornate di lotta dello scorso 18 e 19 Ottobre a Roma.





pc 26 ottobre - processo alla lotta dei disoccupati organizzati a Taranto


ancora processi ai disoccupati organizzati- slai cobas per il sindacato di classe di taranto lunedì 28 al Tribunale

Ennesimo processo alla lotta dei disoccupati organizzati di taranto  lunedì in tribunale.
23 compagni disoccupati il 30 novembre 2009 sono accusati voler prendere il treno per bari per recarsi a
una manifestazione per il lavoro sotto la regione puglia con incontro con Vendola, senza biglietto.
Ferrovie e polizia cercarono di bloccare la protesta di oltre 30 disoccupati che salivano in un treno che veniva bloccato, ne ridiscendevano e salivano su un altro e per tutta la mattinata la stazione risultò praticamente bloccata.
Nel rappoto della polizia si dice inoltre:
'che i soggetti hanno partecipato a numerose manifestazioni e si sono resi responsabili il 5 novembre di una eclatante forma di protesta sfociata nell'occupazione del ponte girevole'
Quindi si voleva impedire la legittima protesta dei disoccupati, far saltare un incontro importante a Bari per il lavoro, punire i disoccupati per tutta la loro lotta dura che sviluppavano da settimane e che poi è continuata.
la repressione e i processi sono stati l'unica risposta che stato e enti locali hanno dato alla grande lotta per il lavoro a Taranto

disoccupati organizzati
slai cobas per il sindacato di classe taranto
26 ottobre 2013
info 347-5301704

pc 26 ottobre - Incontro che guevara - mao .. una pagina storica poco conosciuta del movimento comunista internazionale

siamo lieti di riproporre ai compagni, ripresa in spagnolo dal blog 'odiodeclase', questo incontro per conoscere ancor meglio la figura e l'opera di maotse tung e naturalmente la caratura rivoluzionaria del compagno Che Guevara

Mao Zedong y el Che Guevara: el encuentro de dos revolucionarios



Tomado del excelente blog comunista Crítica Marxista-Leninista

[Nota: ODC hemos sido atacados con saña por determinados autodenominados "maoístas puros", que se creen los dueños de la verdad absoluta, por defender y respetar profundamente al Che Guevara, al que consideramos un revolucionario ejemplar. Que sirva este artículo para dar una patada en toda la boca a estos autodenominados "maoístas puros" que no llegan a la punta del zapato de la talla revolucionaria del Che Guevara, el cual admiraba al camarada Mao y era admirado y respetado por el camarada Mao. Como siempre el subjetivismo y el sectarismo de determinados sujetos y "autodenominados partidos" queda refutado en los hechos. Desde ODC damos las gracias a los camaradas de Crítica Marxista-Leninista por traducir esta muy importante entrevista entre el Che Guevara y Mao Tse-tung]


Che Guevara admiraba a Mao Zedong. En noviembre de 1960, ambos dirigentes revolucionarios se reunieron por primera vez en Beijing. La revolución cubana estaba a punto de cumplir el segundo aniversario de la toma del poder. Y en el año que estaba por terminar, el enfrentamiento con el imperialismo norteamericano se había agudizado y el gobierno revolucionario había procedido a la nacionalización y confiscación de las empresas y propiedades norteamericanas. La amenaza de una agresión imperialista parecía inminente. En un proceso de radicalización de la revolución, Cuba había establecido acuerdos con la Unión Soviética y se inclinaba hacia el campo socialista.
 
A continuación, presentamos la minuta de la conversación que sostuvieron Mao Zedong y el Che Guevara. Si bien no hay mucho de nuevo en relación con las ideas de ambos o con la interpretación de los hechos que les tocó vivir, tiene un importante valor histórico.
 
Hay algunos momentos de la conversación que es interesante resaltar. Uno de ellos tiene que ver con la confusión de Che Guevara en cuanto a los conceptos de burguesía compradora y burguesía nacional, que Mao Zedong trata de corregir, señalando correctamente que no se deben confundir. Ambos conceptos fueron utilizados por la Internacional Comunista para referirse a la burguesía en los países coloniales y dependientes. En China, para referise a la burguesía compradora se utilizó también el término "burguesía burocrática", como indicó Mao Zedong en su artículo de 1947 "La situación actual y nuestras tareas". En esta conversación, por ejemplo, Mao reitera que Jiang Jieshi (Chang Kai-shek) era el "comprador" de los ingleses y norteamericanos.
 
Otro momento destacable de la conversación es cuando, al hacerse referencia al artículo de Che Guevara titulado "Notas para el estudio de la ideología de la revolución cubana", Mao señala que él está de acuerdo con los puntos ahí anotados por el Che. Pero al continuar el diálogo, Mao trae a colación los tres principios formulados por el Che en su folleto "La guerra de guerrillas". Si bien en ese libro se puede advertir la influencia de Mao Zedong en el Che Guevara, consideramos sin embargo que no se puede decir en términos absolutos que Guevara adoptara y adaptara las tesis militares de Mao Zedong a la realidad latinoamericana. Y particularmente, en cuanto al segundo principio que dice que "no siempre hay que esperar a que se den todas las condiciones para la revolución: el foco insurrecional puede crearlas", no creemos que Mao estuviera de acuerdo con él, porque en sus escritos demuestra que observa la teoría leninista de las condiciones objetivas y subjetivas de la revolución, del que el segundo principio del Che se aleja.
 
Otro aspecto importante a señalar es la personalización que hace Zhou Enlai cuando habla sobre la experiencia de la revolución china. Él no dice "cuando hacíamos la revolución" o "cuando hacíamos la guerra de guerrillas", sino "cuando el presidente Mao hacía las guerrillas". Este tipo de referencias, sin embargo, no lo hacía sólo el "adulador" de Zhou Enlai, lo hacían todos los dirigentes chinos, en presencia de Mao, excluyéndose del protagonismo que también tuvieron, independientemente de la evolución de sus posiciones políticas. Esto, ya en 1960, indicaba el grado exagerado del culto a la personalidad de Mao, que alcanzaría niveles estratosféricos durante la Revolución Cultural, cuando el propio Lin Biao era el que más incurría en expresiones verdaderamente aduladoras.
 


Conversación entre
Mao Zedong y Ernesto “Che” Guevara
19 de noviembre de 1960 


Hora: 4:20 PM – 6:30PM, 19 de noviembre de 1960
Lugar: Salón Qingzhen en Zhongnanhai 


Participantes: Del lado cubano – Jefe de Delegación y Presidente del Banco de Desarrollo Nacional, Comandante Ernesto Che Guevara, y otros miembros de la Delegación. Del lado chino – Zhou Enlai, Li Xiannian, Geng Biao, Shen Jian, Lin Ping.


Intérpretes: Cai Tongguo, Liu Xiliang
Registrador: Zhang Zai 
 
Presidente Mao: Delegación cubana, bienvenida. 
Guevara [“abreviado en el original como Ge”, no abreviado aquí]: Es un gran placer [para nosotros] tener esta oportunidad de saludar al presidente Mao [en persona]. Nosotros siempre hemos venerado al presidente Mao en nuestra lucha. Somos una delegación oficial, representando a Cuba, aunque los miembros de nuestra delegación nacieron en cuatro países diferentes.  
Presidente Mao: Usted es argentino. 
Guevara: Nací en Argentina. 
Presidente Mao: ¿Dónde nacieron los otros miembros de la delegación? 
Guevara: [Ramiro Fernando] Maldonado [Secretario General del Partido Social Revolucionario de Ecuador] es ecuatoriano, [economista Albán] Lataste es chileno, yo nací en Argentina, todos los demás nacieron en Cuba. Aunque algunos de nosotros no nacimos en Cuba, el pueblo cubano no toma a mal que no hayamos nacido en Cuba. Nosotros realmente defendemos la revolución cubana. Fidel [Castro] representa la voluntad de todos los latinoamericanos. 
Presidente Mao: Ustedes son internacionalistas.
Guevara: Los internacionalistas de América Latina. 
Presidente Mao: Los pueblos de Asia, los pueblos de África y todo el campo socialista los apoyan. El año pasado usted visitó algunos países asiáticos, [¿no es verdad?]
Guevara: Algunos países, como India, Siam [Tailandia], Indonesia, Birmania, Japón, Pakistán. 
Presidente Mao: Con excepción de China, [usted] ha estado en todos los principales países de Asia. 
Guevara: Por eso, ahora estoy en China. 
Presidente Mao: Bienvenido. 
Guevara: Nuestra situación interna aún no se había estabilizado cuando salí de Cuba el año pasado, por esa razón nos conducíamos cautelosamente con el mundo exterior, a diferencia de ahora. [Ahora] la situación interna se ha consolidado y podemos ser más resueltos.  
Presidente Mao: La actual situación internacional es mejor que la del año pasado. 
Guevara: La nación entera está unida, pero cada día los imperialistas esperan dividirnos. 
Presidente Mao: Aparte de los obreros y los campesinos, ¿quiénes más se han unido a ustedes?
Guevara: Nuestro gobierno representa a los obreros y campesinos. Nuestro país todavía tiene una pequeña burguesía que tiene una relación amistosa y coopera con nosotros. 
Presidente Mao: ¿No [hay] burguesía nacional? 
Guevara: La burguesía nacional estaba básicamente compuesta por importadores. Sus intereses estaban entrelazados con los del imperialismo y estaban contra nosotros. [Por eso] los destruimos económica y políticamente. 
Presidente Mao: Ellos eran burguesía compradora. No [deben] ser considerados como burguesía nacional.  
Guevara: Algunos dependían completamente del imperialismo. El imperialismo les daba capital, tecnología, patentes y mercados. Aunque vivían en su propio país, sus intereses estaban entrelazados con el imperialismo; era el caso, por ejemplo, de los comerciantes de azúcar.   
Presidente Mao: Los empresarios del azúcar.  
Guevara: Ellos mismos. Ahora el negocio del azúcar ha sido nacionalizado.  
Presidente Mao: Ustedes básicamente han expropiado todo el capital norteamericano. 
Guevara: No básicamente, sino todo. Quizás algún capital ha escapado [de la expropiación]. Pero no es que no queramos [expropiarlo].  
Presidente Mao: ¿Ustedes ofrecieron compensación al expropiarlos?  
Guevara: Si [una compañía azucarera] nos compraba más de tres millones de toneladas de azúcar [antes de la expropiación], [nosotros] ofrecíamos una compensación entre 5 por ciento y 25 por ciento [del valor del azúcar comprado]. [La gente] no familiarizada con la situación en Cuba tiene dificultad para entender la ironía incorporada en esta política.  
Presidente Mao: Según la prensa, ustedes devolvían el capital y las ganancias sobre 47 caballerías por año, con una tasa de interés anual de 1 por ciento. 
Guevara: Sólo las [compañías] que compraban más de 3 millones de toneladas de azúcar eran compensadas. Si no habían comprado, no había compensación. Había dos bancos canadienses, relativamente grandes. No los nacionalizamos, y esto es consistente con nuestras políticas interna y exterior. 
Presidente Mao: Es estratégicamente aceptable tolerar temporalmente la presencia de algunas compañías imperialistas. Nosotros también tenemos algunas [compañías imperialistas] aquí.
Premier [Zhou Enlai]: Precisamente, como el HSBC [Hong Kong and Shanghai Banking Corporation], cuya presencia es casi simbólica.  
Guevara: Esos bancos canadienses en Cuba son lo mismo que el HSBC aquí. 
Presidente Mao: Ustedes [deben] unir a los obreros y campesinos, es decir, a la mayoría.  
Guevara: Alguna gente de la burguesía se puso en contra de nosotros y se unió al campo enemigo. 
Presidente Mao: Aquellos que se pusieron contra ustedes son sus enemigos. Ustedes han hecho un gran trabajo en suprimir a los contrarrevolucionarios.  
Guevara: Los contrarrevolucionarios realizaban actos de agresión. [Por ejemplo,] algunas veces, ocupaban unas cuantas islas, [en cuyo caso] los aniquilábamos inmediatamente después. Nada de qué preocuparse. [Nosotros] ejecutábamos a su líder fusilándolo cuando los capturábamos. Su equipamiento provenía de Estados Unidos y era lanzado en paracaídas.  
Presidente Mao: Ustedes también capturaron varios norteamericanos [¿no es así?]. 
Guevara: [Ellos fueron] procesados inmediatamente y fusilados. 
Premier [Zhou Enlai]: El gobierno norteamericano protestaba y ustedes respondían. 
Presidente Mao: Ustedes son firmes. Sean firmes hasta el final, esa es la esperanza [de la revolución], y el imperialismo se encontrará en grandes dificultades. Pero vacilen y entren en compromisos, y el imperialismo verá que es fácil [lidiar con ustedes].  
Guevara: En la primera etapa de nuestra revolución, Fidel propuso una forma de resolver el problema de la vivienda pública, porque el gobierno tiene la responsabilidad de que todos tengan una vivienda. Confiscamos las propiedades de los grandes propietarios de casas y las distribuimos entre el pueblo. Los pequeños propietarios de casas conservan sus propiedades como antes.  
Presidente Mao: ¿Y después? 
Guevara: Ahora estamos en la segunda etapa de la revolución, es decir, terminar con el fenómeno de la explotación del hombre por el hombre. En estrecha relación con la situación interna e internacional, estamos trabajando en la consolidación de nuestro régimen: erradicando el analfabetismo y el desempleo (que está en una condición particularmente seria), desarrollando el sector industrial y profundizando la reforma agraria.  
Presidente Mao: Excelente. Ustedes han influido en América Latina, e incluso en Asia y África. Ellos serán influenciados en tanto ustedes hagan bien las cosas. 
Guevara: Especialmente América Latina. 
Presidente Mao: La pequeña burguesía y la burguesía nacional latinoamericanas tienen miedo del socialismo. Por un buen tiempo, ustedes no deberían apresurarse con las reformas sociales. Este método les permitirá ganarse a la pequeña burguesía y a la burguesía nacional de América Latina. Después de la victoria, fueron nacionalizados todos los negocios de Jiang Jieshi [Chiang Kai-shek] y los negocios que anteriormente pertenecían a Alemania, Italia y Japón pero que después pasaron a ser patrimonio de Jiang, eso permitió que el capital propiedad del Estado alcanzara el 80 por ciento de todo el capital industrial. Aunque la burguesía nacional tenía solo el 20 por ciento [de todo el capital industrial], empleaba a más de 1 millón de obreros y controlaba toda la red comercial. Nos tomó casi siete años resolver este problema. [Nosotros] les dimos empleo, derecho al voto, administración conjunta pública-privada y compra de participaciones, con la esperanza de resolver este problema. Esta solución [conjunta] les satisfizo y tuvo un buen efecto relativo en el exterior. Después de ver esta salida, pese a que la burguesía asiática no estaba completamente feliz, estuvo de acuerdo en que ésta era una forma aceptable de unirlos, y que estaba bien utilizar la política de compra de participaciones. El problema del sector artesanal urbano y la pequeña burguesía fue enfrentado, igualmente, por medio de las cooperativas.  
Guevara: Debemos aprender de la experiencia de otros países, incluido China y otros países socialistas. En cuanto a la burguesía, le dimos respeto, trabajo y dinero, deseando que no abandonaran el país. También les dimos sueldos a los técnicos. Tradicionalmente, no tenemos industria artesanal, en consecuencia, no tenemos problemas en ese sentido. Hemos reunido a los desempleados en las cooperativas, las que en retribución les dan empleo.  
Presidente Mao: Estados Unidos no quiere que Cuba tenga burguesía nacional. Este es el mismo caso de Japón en Corea y del noreste de China [por ejemplo, Manchuria], y el caso de Francia en Vietnam. Ellos no permiten que la gente local construya grandes plantas.  
Guevara: Este hecho se asemeja a [a lo que pasó en] América Latina. A fin de destruir las fuerzas feudales, el imperialismo promovió la burguesía nacional. La burguesía nacional también podía pedir impuestos más altos a la importación. Pero no luchaba por los intereses nacionales; de hecho, está coludida con el imperialismo. 
Presidente Mao: Tengo una pregunta. ¿La industria brasileña del acero está vinculada a Estados Unidos en términos de capital? 
Guevara: Las principales fábricas metalúrgicas del Brasil fueron establecidas con capital norteamericano. 
Premier [Zhou Enlai]: ¿Cuál es el porcentaje del capital norteamericano? Brasil produce 1.6 millones de toneladas de acero [anualmente]. 
Guevara: No está bastante claro el monto total del capital en la fábrica más grande de Brasil. Pero tecnológicamente depende completamente de Estados Unidos. Brasil es un país grande, sin embargo, realmente no existe diferencia sustancial entre él y otros países latinoamericanos. 
Presidente Mao: Tengo otra pregunta. A ustedes les tomó más de dos años desde su desembarco inicial en Cuba hasta el momento de la victoria final. Ustedes unieron a los campesinos y obtuvieron la victoria. ¿Existe alguna posibilidad de que otro país latinoamericano pueda seguir este modelo? 
Guevara: No se puede responder a esa pregunta en un solo sentido [yigaierlun]. De hecho, usted tiene más experiencia y un análisis más perspicaz [que nosotros]. En mi opinión, Cuba enfrentaba más dificultades para iniciar una revolución que otros países latinoamericanos. Había, sin embargo, un solo factor favorable: obtuvimos la victoria explotando la negligencia de los imperialistas. Los imperialistas no concentraron sus fuerzas al lidiar con nosotros. Ellos creyeron que Fidel les iba a pedir préstamos después de la victoria y que cooperaría con ellos. [Por el contrario,] iniciar la revolución en otros países latinoamericanos enfrentaría el mismo peligro que Guatemala — Estados Unidos intervendría enviando marines.[1] 
Presidente Mao: ¿Hay algunas diferencias [entre esos países latinoamericanos] en cuanto a la situación interna?
Guevara: Políticamente, hay [diferencias]. Pero en términos sociales, [todos esos países] caen en dos o tres categorías. Tres países tienen una lucha armada [en desarrollo]: Paraguay, Nicaragua y Guatemala.  
Presidente Mao: Ahora Estados Unidos ha dirigido sus lanzas [duifu] hacia Guatemala y Nicaragua.   
Guevara: En Colombia y Perú, emerge la posibilidad de un gran movimiento revolucionario popular. 
Presidente Mao: Como he dicho, en Perú, la mayoría del pueblo necesita la tierra. También en Colombia. 
Guevara: El caso de Perú es interesante. Siempre ha tenido la costumbre del comunismo primitivo. Durante su dominio, los españoles trajeron feudalismo y esclavitud. Pero el comunismo primitivo no despareció por eso. Por el contrario, sobrevive hasta ahora. El partido comunista ganó las elecciones en Cuzco. Esta lucha [por la victoria comunista en las elecciones] está hermanada con la lucha racial. En Perú viven muchos indios nativos, pero sólo los blancos y los mestizos pueden poseer la tierra y ser terratenientes. 
Presidente Mao: La gente local tiene una población de 9 millones a 10 millones, mientras que la población española ahí es estimada sólo en diez mil.  
Guevara: Esas cifras pueden haber sido exageradas. Perú tiene 12 millones de habitantes, de los cuales 10 millones son nativos y dos 2 millones son blancos. 
Presidente Mao: [Perú es] similar a Sud África. Sud África tiene sólo 3 millones de ingleses.  
Premier [Zhou Enlai]: Hay 3 millones de ingleses, 1 millón de holandeses, 1 millón de mestizos, 8 millones de negros y medio millón de indios. La gente de estas dos últimas categorías vive en las condiciones más miserables. Sólo la gente blanca tiene derecho al voto.
Guevara: Perú todavía tiene esclavitud. La tierra se vende con la gente incluida.  
Premier [Zhou Enlai]: Como el Tíbet en el pasado. 
Guevara: En esas zonas atrasadas, los habitantes no usan dinero. Cuando se vende, [el vendedor] pone los productos en un lado de la balanza y monedas de cobre en el otro para medirlos. No se usa billetes ahí.  

Presidente Mao: La situación en Colombia es algo diferente, [¿no es verdad?] 
Guevara: Colombia tiene un feudalismo más débil pero tiene una presencia católica más fuerte. Los terratenientes y la Iglesia Católica se confabulan con Estados Unidos. Los indios nativos son pobres pero no esclavos. Las fuerzas guerrilleras solían estar presentes en Colombia, pero ahora han dejado de luchar. 
Presidente Mao: ¿Cuba tiene relaciones diplomáticas con otros países latinoamericanos?
Guevara: Varios países se coludieron y endurecieron sus relaciones con Cuba. Esos países son Haití, República Dominicana y Guatemala. Colombia, El Salvador y Honduras, juntos,  declararon al embajador cubano persona non grata. Brasil retiró su embajador, aunque por otra razón.  
Premier [Zhou Enlai]: En total son 7 países.  
Presidente Mao: En ese caso, [Cuba] tiene relaciones con la mayoría de países: 19 [países latinoamericanos] menos 7 es igual a 12. 
Guevara: [Cuba] no tiene relaciones con los 3 primeros [Haití, República Dominicana y Guatemala]. En los 4 últimos países [Colombia, El Salvador, Honduras y Brasil], hay chargé d’affaires cubano, pero no embajador cubano. Para los cubanos, ir a Brasil, es como ir al otro lado de la Cortina de Hierro.  
Presidente Mao: ¿Cuál es la naturaleza de las guerras en Guatemala y Nicaragua? ¿Son guerras populares? 
Guevara: No puedo dar una respuesta precisa. Mi impresión es que [la guerra en] Guatemala es [guerra popular] mientras que [la guerra] en Nicaragua es sólo de tipo normal. [Ellas son] distantes [de Cuba]. No tengo idea [de la naturaleza de sus guerras]. [Lo que dije] es sólo una respuesta subjetiva.
Presidente Mao: ¿Lo que pasa en Guatemala está relacionado con [Jacobo] Árbenz [Guzmán]? 
Guevara: Sólo he visto la declaración de Árbenz sobre este tema antes de salir hacia China. La revolución [ahí] es quizás de carácter popular. 
Presidente Mao: Entonces, ¿Árbenz está ahora en Cuba? 
Guevara: Sí, en Cuba. 
Presidente Mao: Él ha estado en China y en la Unión Soviética. Una persona agradable.  
Guevara: Nosotros confiamos en él. Cometió algunos errores en el pasado, pero es derecho, firme y se puede confiar en él.  
(El presidente Mao invitó a todos los miembros de la delegación a una cena, durante la cual continuaron conversando) 
Guevara: Hay dos cosas casi idénticas entre China y Cuba que me han impresionado muchísimo. Cuando ustedes estaban haciendo la revolución, el ataque de Jiang Jieshi contra ustedes fue [denominado] cerco y aniquilamiento [weijiao], dos palabras que también fueron usadas por los reaccionarios en nuestro caso. Las estrategias [utilizadas por ellos] fueron las mismas. 
Presidente Mao: Cuando cuerpos extraños entran al cuerpo, las células blancas las cercan y las aniquilan. Jiang Jieshi nos consideraba una bacteria y quería destruirnos. Nosotros hemos luchado contra él, con intervalos, durante 22 años, con dos colaboraciones y dos rupturas las que naturalmente alargaron el plazo. Durante la primera colaboración, nosotros incurrimos en [el error de seguir] el oportunismo de derecha. Surgió un grupo derechista en el seno del partido.  El resultado fue que Jiang Jieshi depuró el partido, se opuso al  comunismo y reprimió con la guerra, esto aconteció durante la Expedición del Norte. El segundo período, de 1924 a 1927, fue de sólo guerra. No nos dejaron salida, igual que Batista que no les dejó a ustedes ninguna salida. Jiang Jieshi nos enseñó a nosotros y también al pueblo chino, así como Batista les enseñó a ustedes y al pueblo cubano: no hay otra salida que empuñar las armas y luchar. Ninguno de nosotros sabía cómo luchar y tampoco nos preparamos para luchar. El Premier y yo somos intelectuales; él (refiriéndose a Li Xiannian, Vice-Premier) era obrero. Pero ¿qué otra opción nos quedaba? Él [Jiang Jieshi] quería acabar con nosotros.  
(El presidente Mao levanta su copa y propone un brindis por el éxito de la revolución popular cubana y a la salud de todos los miembros de la delegación) 
Presidente Mao: Una vez que estalló la guerra, continuó durante los siguientes diez años. Construimos bases de apoyo, pero incurrimos en [el error de seguir] el oportunismo de derecha; y cuando la política se inclinó excesivamente hacia la izquierda, consecuentemente perdimos las bases de apoyo, y fuimos obligados a retirarnos, en lo que fue la Gran Marcha. Estos errores nos enseñaron –básicamente cometimos dos errores, uno de derecha y otro de “izquierda”– y aprendimos la lección. Cuando Japón hizo la guerra contra China, cooperamos nuevamente con Jiang Jieshi, una experiencia que ustedes no tuvieron.  
Guevara: Es una fortuna que no la tuviéramos.  
Presidente Mao: Ustedes no tuvieron la posibilidad de cooperar con Batista. 
Guevara: Batista no tenía contradicciones con los norteamericanos. 
Presidente Mao: Jiang Jieshi es el perro de presa de los ingleses y los norteamericanos. Cuando Japón invadió [China], Jiang Jieshi lo desaprobó. En el tercer período, [que duró] 8 años [1937-45], cooperamos con Jiang Jieshi para luchar contra Japón. La cooperación no fue buena, [porque] Jiang Jieshi representaba a la clase capitalista compradora, siendo el intermediario de Inglaterra y Estados Unidos. En el cuarto período, después de que Japón fuera expulsada, Jiang Jieshi nos atacó; pasamos un año defendiéndonos [contra él] y luego contraatacamos, lo que nos costó en total tres años y medio; en 1949, logramos el triunfo en todo el país y Jiang Jieshi huyó a Taiwán. Ustedes no tienen una Isla Taiwán. 
Premier [Zhou Enlai]: Ustedes tienen la Isla de Binuo [la Isla de Pinos]. Pero antes de que Batista tuviera la oportunidad de huir a esa isla, ellos tomaron la Isla de Pinos.  
Presidente Mao: Estuvo bien que la tomaran. 
Guevara: La posibilidad de que Estados Unidos nos ataque continúa. 
Premier [Zhou Enlai]: Los norteamericanos intentaron atacar la Isla de Pinos. 
Presidente Mao: Entonces, el imperialismo norteamericano es nuestro enemigo común, y también es el enemigo común de todos los pueblos del mundo. Todos ustedes se ven bastante jóvenes. 
Guevara: Nosotros ni siquiera habíamos nacido cuando ustedes empezaron a hacer la revolución, excepto él (señalando al Comandante Suñol) que ya había nacido. Él tiene 35 años, es el mayor entre nosotros.  
Presidente Mao: En el pasado, luchamos en la guerra. Hoy [nosotros] debemos luchar en la construcción. 
Suñol: Defender la revolución. 
Guevara: China también tiene otra cosa en común con Cuba. La evaluación de la situación [realizada en] el Congreso del PCCh en 1945 dice: algunas personas de las ciudades despreciaba el campo; nuestra lucha se dividió en dos partes: una realizaba la guerra de guerrillas en las zonas montañosas y la otra hacía las huelgas en las ciudades; la gente que promovía las huelgas menospreciaba a quienes luchaban en la guerra de guerrillas en las zonas montañosas. Al final, fracasaron los que promovían las huelgas. 
Premier [Zhou Enlai]: Muy parecido… 
Presidente Mao: Reconfortarse con el desperdicio de fuerzas es aventurerismo. [Mientras sean] incapaces de prestar atención al campo, no será fácil para la gente de las ciudades aliarse con los campesinos.  
Premier [Zhou Enlai]: …Me di cuenta después de leer su artículo del 5 de octubre (se refiere a la nota de Guevara, publicada en la revista Verde Olivo, sobre el estudio de la ideología revolucionaria cubana [2]). Leí el resumen se ese artículo y los temas que planteaba. [Usted] puede ser considerado un intelectual.  
Guevara: Recién estoy por llegar a la etapa de ser intelectual. 
Presidente Mao: [Usted se ha] convertido en autor. Yo, también, he leído un resumen de su artículo, y estoy bastante de acuerdo con sus puntos. [El artículo] posiblemente puede tener influencia en América Latina. 
Premier [Zhou Enlai]: ¿Ha traído el texto completo?  
Guevara: Trataré de encontrarlo. 
Presidente Mao: Usted propuso tres principios en sus artículos. El pueblo puede derrotar a los reaccionarios. No se tiene que esperar a que todas las condiciones estén maduras para iniciar la revolución. ¿Cuál es el tercer principio? 
Guevara: El tercer principio es que en América Latina la tarea principal se desarrolla en las áreas rurales.  
Premier [Zhou Enlai]: Es muy importante vincular la revolución con las áreas rurales. 
Guevara: Nos atenemos mucho a este punto. 
Premier [Zhou Enlai]: Algunos amigos latinoamericanos no prestan atención a los campesinos, mientras que ustedes prestaron mucha atención a este punto y triunfaron. La revolución china es igual: mucha gente no daba importancia a la contribución de los campesinos, mientras el camarada Mao Zedong concedió mucha importancia a este punto.   
Presidente Mao: El enemigo nos enseñó eso, al no permitirnos existir en las ciudades. Él [Jiang Jieshi] quería matar gente. ¿Qué otra cosa podíamos hacer?
Guevara: Fidel [Castro] encontró un punto muy importante en las obras del presidente Mao, algo de lo que no nos dimos cuenta al principio. Se refiere al trato generoso a los prisioneros de guerra: curar sus heridas y enviarlos de regreso. Comprendimos este punto, que nos ayudó mucho [en nuestra lucha].  
Presidente Mao: Esa es la manera de desintegrar a las tropas enemigas. 
Premier [Zhou Enlai]: Su artículo también toca ese punto. 
Guevara: Ese [punto] fue agregado después. Originalmente, a los prisioneros les quitábamos los zapatos y la ropa, porque nuestros soldados no tenían [ni zapatos ni ropa]. Pero después Fidel nos prohibió hacer esto. 
(El presidente Mao levanta su copa y propone un brindis a la salud de Fidel).
Guevara: [La gente] no comía bien mientras hacía la guerra de guerrillas. También estábamos cortos de alimento espiritual. No podíamos leer materiales.  
Premier [Zhou Enlai]: Cuando el presidente Mao hacía la guerra de guerrillas, con frecuencia enviaba a gente a conseguir periódicos.  
Presidente Mao: Tratar a los periódicos como fuentes de información. Los periódicos enemigos con frecuencia divulgaban los movimientos del enemigo, y eran una fuente de información. Nosotros empezamos la revolución con varios miles de personas; [el tamaño de las tropas] entonces subió a diez mil y luego creció hasta trescientos mil; en ese momento cometimos el error de “izquierda”. Después de la Gran Marcha, los trescientos mil se redujeron a veinticinco mil. El enemigo se sintió menos temeroso de nosotros. Cuando los japoneses invadieron [China], quisimos cooperar con Jiang Jieshi. Él dijo que podíamos [cooperar con él], porque dado [que éramos] tan pocos, no nos temía. El objetivo de Jiang Jieshi era que los japoneses nos aniquilaran. Pero no esperaba que, después de que lucháramos contra Japón, creciéramos de veinte mil a un millón y varios cientos de miles. Cuando, después de la rendición de los japoneses, las tropas de Jiang Jieshi de cuatro millones empezaron a atacarnos, nosotros teníamos un millón y bases de apoyo con una población de cien millones. En tres años y medio, derrotamos a Jiang Jieshi. Esa [guerra en esos años] no fue más una guerra de guerrillas, fue una guerra a amplia escala. Como usted menciona en su artículo, aviones, cañones, tanques, todo eso fracasó en desempeñar algún rol fundamental. Jiang Jiechi lo tenía todo, mientras que nosotros no teníamos nada de eso. Sólo más tarde capturamos algunos cañones.
Premier [Zhou Enlai]: En el último período, incluso capturamos tanques. 
Presidente Mao: El principal [tipo de armamento que capturamos] era de artillería. Esto nos permitió crear divisiones de artillería, brigadas de artillería y regimientos de artillería. Todo era equipo norteamericano. 
Premier [Zhou Enlai]: Después de la liberación de Beijing, tuvimos una parada militar. Todo era equipo norteamericano. Todavía los norteamericanos no se habían ido. El Cónsul General y el agregado militar norteamericanos también asistieron y observaron la parada.  
Guevara: Al comienzo de la guerra, la gente que yo comandaba apenas excedía a una compañía. Una vez, capturamos un tanque y todos nos alegramos bastante. Pero Fidel quiso llevárselo. Yo estaba triste, y obedecí sólo después de recibir bazucas a cambio.  
Presidente Mao: Aunque los aviones vuelen los cielos todos los días, difícilmente pueden provocar bajas. [La gente] puede usar ropa de camuflaje. Se puede usar vestimenta verde para cambiar la apariencia. Todos ustedes están usando uniformes. Todos ustedes son soldados.  
Guevara: Rodríguez (Vice Ministro de Relaciones Exteriores) no es soldado. En esa época él estuvo sufriendo en la cárcel. 
Presidente Mao: Usted (dirigiéndose a Rodríguez) luce muy joven. 
Rodríguez: 25 años. 
Presidente Mao: Ustedes (dirigiéndose a Mora y Suñol) son soldados. 
Guevara: El padre de Mora murió en la guerra. Suñol fue herido tres veces, en seis partes [de su cuerpo]. Yo fui herido dos veces. Rodríguez fue torturado en prisión. Al principio teníamos pocos hombres. Incluso Fidel luchó con su propia arma. [Éramos] solo doce personas.  
Presidente Mao: ¿No eran ochenta y tantas personas? 
Guevara: El número se fue reduciendo gradualmente, quedando al final sólo doce personas.  
Presidente Mao: Esas doce personas son las semillas. La temperatura en vuestro país es buena.
Guevara: [Cuba está] a 22 grados al norte.  
Presidente Mao: Sus tierras también son buenas. 
Guevara: Todas las tierras son cultivables. Se puede plantar árboles de coco en las zonas arenosas.  Pero es difícil cultivar en las montañas. 
Presidente Mao: Entonces [la población de] su país podría crecer por lo menos hasta 30 millones. 
Guevara: La Isla de Java de Indonesia tiene como 50 millones [de personas].  
Presidente Mao: Ustedes deberían agradecer a [General Rubén Fulgencio] Batista [y Zaldívar], de la misma forma que nosotros agradecemos a Jiang Jieshi. Él nos dio lecciones matando gente. 
[Alberto] Mora [Becerra]: También estamos agradecidos con Batista porque él puso a más gente de nuestro lado.  
Presidente Mao: Nosotros tenemos otro maestro: el imperialismo. Es nuestro educador constante. El mejor maestro es el imperialismo norteamericano. Ustedes también tuvieron dos maestros: Batista y el imperialismo norteamericano. [Hasta donde sé,] Batista está ahora en Estados Unidos. ¿Está pensando en una restauración?  
Guevara: Los partidarios de Batista están ahora divididos en 5 facciones, que han elegido cinco candidatos presidenciales. Esos candidatos tienen puntos de vista diferentes unos de otros. Algunos se oponen a Batista, mientras que otros se comportan más o menos como Batista.  
Presidente Mao: Ellos no son rivales para Batista. ¿Qué edad tiene Batista?  
Guevara: 60 años. 
Presidente Mao: Nuestro Jiang Jieshi tiene ahora 74 años, anhelando todos los días con regresar a  Beijing. 
Mora: Todos esos 5 candidatos fueron dirigentes partidarios. La gente conoce sus nombres y ellos también anhelan todos los días regresar a Cuba. 
Guevara: Ellos salieron de América Central, cuatro-cinco días después de nuestra victoria, y planeaban llegar a Cuba. Dijeron que venían a derrocar a Batista sin estar informados de que nosotros ya habíamos logrado la victoria para la revolución.  
Presidente Mao: Hay muchos países centroamericanos. En mi opinión, la República Dominicana es prometedora, porque allí todo el pueblo se está uniendo contra [Rafael Leónidas] Trujillo [Molina]. 
Guevara: Es difícil decirlo. Trujillo es el dictador latinoamericano más viejo [changshu] de América Latina. Los norteamericanos están pensando en deshacerse de él.  
Presidente Mao: ¿Los norteamericanos no quieren a Trujillo?  
Guevara: Todos están contra él. Por eso, tiene que ser reemplazado. 
Premier [Zhou Enlai]: Como [el líder sudvietnamita] Ngo Dinh Diem y [el líder surcoreano] Syngman Rhee. 
Presidente Mao: Ngo Dinh Diem se está quejando al máximo [dafalaosao]. 
Premier [Zhou Enlai]: La vida de cliente no es fácil. 
Presidente Mao: Ahora los norteamericanos no quieren a Jiang Jieshi. Nosotros nos estamos encariñando con él. Los que son 100 por ciento pro-norteamericanos son peores que Jiang Jieshi, que sólo es 99 por ciento pro-norteamericano. Él todavía quiere conservar su ascendiente. 
Premier [Zhou Enlai]: Eso es dialéctico. 
[Comandante Eddy] Suñol: Creo que ustedes esperan que Jiang Jieshi regrese. 
Presidente Mao: A condición de que rompa con los Estados Unidos, le haremos un lugar en nuestro gobierno.
Premier [Zhou Enlai]: Mejor todavía si trae, de regreso con él, a Taiwán. 
Presidente Mao: Aunque parece que él no está interesado en regresar. 
Notas 
[1] Una clara alusión al derrocamiento –respaldado por la CIA– de Jacobo Arbenz en 1954.
[2] Referencia a “Notas para el estudio de la ideología de la revolución cubana” de Ernesto Guevara, Verde Olivo (revista de las fuerzas armadas de Cuba), 8 de octubre de 1960.
 
Fuente: Archivo del Ministerio de Relaciones Exteriores de China, Nº 202-00098-01, págs. 1-14. Según la versión en inglés para Cold War International Historic Project, de Zhang Qian.
 
Traducido para “Crítica Marxista-Leninista” por Jiang Yucmoi.
 
 
 
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