sabato 5 luglio 2014

pc 5 luglio - L'altro Mondiale in Brasile... crolla viadotto, morti e feriti

ANSA.it

Brasile: crolla viadotto costruito per i Mondiali
Nei pressi dello stadio Mineirao dove si disputerà una delle due semifinali


Redazione ANSA SAN PAOLO 04 luglio 201415:47
FOTOBrasile: crolla viadotto a Belo Horizonte, vittime (foto: EPA)
Brasile: crolla viadotto a Belo Horizonte, vittime

La presidente brasiliana Dilma Rousseff ha espresso le proprie condoglianze ai familiari delle vittime del crollo del viadotto a Belo Horizonte. "In questo momento di dolore, esprimo le mie condoglianze ai familiari delle vittime", ha scritto su Twitter la presidente, aggiungendo che il governo federale "è a disposizione delle autorità locali per qualsiasi necessità". Il sindaco di Belo Horizonte, Marcio Lacerda, ha intanto proclamato tre giorni di lutto cittadino e la Fifa ha cancellato tutte le manifestazioni previste nel Fan Fest
Il viadotto è crollato improvvisamente schiacciando un autobus di linea, un'automobile e due camion. I morti accertati sono due, l'autista del mezzo pubblico, una donna, ed un operaio; una ventina i feriti, di cui otto ricoverati in gravi condizioni. L'opera, una delle tante incompiute dei Mondiali di calcio, doveva servire a collegare lo stadio Mineirao, che ospiterà una delle semifinali il prossimo 8 luglio, con l'aeroporto cittadino. "E' venuto giù di colpo, facendo tremare la terra", ha raccontato Daniel Magalhaes, un automobilista passato sotto il cavalcavia pochi secondi prima del crollo. "Ero fermo al semaforo a poche decine di metri, ho sentito un rumore tremendo e ho pensato istintivamente al terremoto. Poi ho guardato nello specchietto retrovisore ed ho visto che il viadotto era crollato", ha detto. La stampa brasiliana ricorda che sotto al viadotto Pedro I sono transitati durante i Mondiali i pullman dell'Argentina, rientrata martedì da San Paolo dopo la vittoriosa partita contro la Svizzera nella sede di Vespasiano, a pochi chilometri da Belo Horizonte, e di tutte le altre squadre che hanno giocato al Mineirao. La zona del disastro è stata transennata dalla polizia militare per allontanare le centinaia di curiosi. Una ventina di squadre dei vigili del fuoco sono al lavoro alla luce delle fotoelettriche per verificare che non vi siano altre persone intrappolate. Il crollo è avvenuto pochi minuti dopo le 15 locali (le 20 in Italia), in un'ora non di punta per il traffico. "Se fosse successo due ore dopo sarebbe stata una strage", ha detto Edgar Estevo, tenente colonnello dei vigili del fuoco, che ha fatto evacuare anche alcuni edifici vicini per verificarne la staticità. Le autorità non si sbilanciano ancora sulle cause della sciagura ma secondo un esperto consultato dall'ANSA, il crollo potrebbe essere stato causato "da un errore di calcolo o dalla fretta di concludere i lavori". "Il viadotto crollato - ha detto l'ingegner Massimo Pietrantoni, titolare di uno studio internazionale di progettazione di ponti e viadotti - era in cemento armato e la lunghezza tra un pilone e l'altro era considerevole. Per esperienza posso ipotizzare che vi sia stato un errore di calcolo oppure che per accelerare i lavori dell'opera, in ritardo nella consegna, non siano stati rispettati i tempi di maturazione del calcestruzzo, che potrebbe anche essere stato di qualità scadente".

pc 5 luglio - Caso Ferulli a MILANO - ancora sbirri vili e assassini impuniti da uno stato borghese che li protegge!

I crimini commessi da sbirri di ogni tipo, compreso i vigili urbani vigilantes, si sviluppano tutti i giorni.
La maggior parte degli sbirri li commette quotidianamente piccoli e grandi che siano, anche se solo in alcuni casi diventano mortali per chi finisce nelle loro mani.
Li commettono perchè si sentono protetti dallo Stato e con probabile impunità.
Se ne vantano, si autoapplaudono, in privato e in pubblico in tutte le occasioni possibili, li considerano tacche e medaglie di un western barbaro.
Questo ne fa una specie di feccia sociale non  dissimile dai  peggiori malavitosi che dicono di perseguire.
La caratteristica morale principale del loro agire è la vigliaccheria per la tutela che gli assicura la divisa e il presentarsi come paladini della legge.
Anche per questo gli sbirri assassini, massacratori, violentatori, persecutori, razzisti - quasi sempre di ideologia esplicita nazi-fascista - arbitrari, arroganti sono criminali facenti parte della parte più degradata della società e spesso della stessa criminalità.

proletari comunisti - PCm Italia
5 luglio 2014

pc 5 luglio - dilaga la corruzione politica finanziaria .. ma pensare che sia un problema di sola magistratura e come voler svuotare il mare con un mestolo !

Serve la lotta rivoluzionaria dei proletari e masse popolari per rovesciare con la forza i governi dei padroni e il loro stato; 
serve il nuovo potere proletario che nel corso della lotta per la sua istaurazione 
proponga al movimento di massa la giustizia sommaria verso i corrotti politici e finanziari 
i cui crimini hanno una valenza molto superiore alla maggior parte dei 'crimini' presenti nella sociatà borghese.
L'unica giustizia è quella proletaria!

proletari comunisti - PCm Italia
5 luglio 2014

pc 5 luglio - Pillole comuniste

La cancellazione della storia  e della memoria del movimento comunista reale nel mondo e nel nostro paese ha reso necessario un lavoro di alfabetizzazione in questo campo verso i nuovi attivisti, le nuove avanguardie e i giovani comunisti


da Pillole comuniste - 1 -

23-7-2013

pc 5 luglio - UNA UTILE DISCUSSIONE SULL'ILVA E LE "SOLUZIONI" TRA OPERAIO ILVA E UN COMPAGNO DI PROLETARI COMUNISTI

D - Visto che si parla di acquisizione dell'Ilva da parte di indiani o cordate italiane, non sarebbe meglio invece che l'Ilva venisse presa dallo Stato, che dovrebbe usare gli utili dell'azienda per: pagare gli stipendi, per l'acquisto di materie prime e altro per l'attività produttiva; il restante “profitto”, essendo l'azienda statale, non sarebbe gravato di tasse, sarebbe tutto in mano allo Stato e quindi ne potrebbero beneficiare i cittadini.

R - Quello che tu dici dovrebbe valere per tutte le fabbriche italiane, sia se sono in difficoltà, come l'Ilva, sia se non lo sono, e questa della nazionalizzazione di tutte le industria è effettivamente uno dei primi provvedimenti che un governo dovrebbe prendere se però fosse espressione degli operai, dei cittadini.
Ma attualmente non c'è un governo di questo genere, e quindi non ci sono le condizioni né nazionali né internazionali per la nazionalizzazione.
La linea generale che c'è nell'Europa dei padroni e nel mercato mondiale non è quella delle nazionalizzazione ma piuttosto quella di privatizzare le industrie statali o, come avviene in altri casi, di socializzare le perdite e privatizzare i profitti. E per impedire che le cose vadano in altra direzione esistono normative europee, recepite dall'Italia, che sostanzialmente lo vietano: uno esempio recente è quello dell'Alitalia che era statale, poi l'hanno data alla cordata di industriali, tra cui Riva, ma siccome non si è ripresa, non se l'è ripresa lo Stato, ma hanno cercato disperatamente un nuovo acquirente.

Non ci sono né le leggi, né la volontà del governo o dei partiti del parlamento di procedere ad una nazionalizzazione dell'Ilva. Il massimo che il governo vuole fare è aiutare Riva, e questo potrà avvenire solo con l'ingresso di multinazionali straniere (l'indiana Arcelor Mittal, la più probabile) accompagnato da qualche industriale italiano, Arvedi, Marcegaglia, interessati però ad una parte degli stabilimenti ilva, quelli di Genova e Novi Ligure.
Ancor prima dell'Ilva ci sono state altre grandi industrie in crisi, la Fiat, prima dell'era Marchionne, la Lucchine, la Zanussi, la Electrolux, e nessuna è stata nazionalizzata.

D - Ma quelle erano tutte aziende già private, mentre l'ilva è nata come impresa statale...

R - Ma questo è utile per la storia della fabbrica non per la soluzione. La nazionalizzazione non è una soluzione sul campo.
Poi non è vero che l'industria di Stato funziona nell'interesse dei lavoratori, dei cittadini, che socializza la parte dei profitti, basta vedere l'Eni.
L'industria di Stato, come l'industria privata, ha l'obiettivo di fare profitti, altrimenti fallisce e chiude e i profitti si fanno nel mercato mondiale, vincendo la concorrenza sul mercato dell'acciaio, si fanno tagliando i costi della sicurezza, riducendo la mano d'opera, aumentando la produttività, ecc., esattamente come le altre siderurgie nel mondo. Queste d'altra parte sono le leggi che lo Stato fa funzionare nelle poste, nei trasporti, dove sta procedendo a taglio dei costi, peggioramento delle condizioni di lavoro; fermo restando che la politica dello Stato è di privatizzare le poste, i trasporti, come la sanità, la scuola... arriverà a privatizzare anche l'aria. Altro che nazionalizzazione, si può dire che stanno facendo diventare lo Stato privato.
Questo vuol dire che se vuoi che lo Stato si prenda l'Ilva e faccia quello che tu dici, devi rovesciare questi governi, devi mettere un nuovo potere, perchè l'attuale potere fa l'opposto.

Attualmente la classe che gestisce lo Stato lo gestisce in termini privati.
Per di più in un paese con il debito pubblico così alto non potrebbe mettere i soldi
per fare la concorrenza agli indiani, cinesi.
Stiamo vedendo che in Europa la contesa è quasi persa nel campo della siderurgia. Anche i padroni tedeschi sono interessati alla produzione dell'Ilva. Oggi hanno ripreso le dichiarazioni fatte dalla super banca svizzera, l'UBS, secondo cui gli industriali europei hanno interesse che l'Ilva chiuda, perchè i cinesi, gli americani, ci stanno premendo sul mercato mondiale, perchè in Europa abbiamo una capacità produttiva più alta di quella che riusciamo vendere, e quindi dobbiamo ridurre altrimenti l'acciaio che produciamo non riusciamo a venderlo sul piano internazionale e falliamo. Dice l'Ubs: l'Ilva è in crisi, deve essere ammodernata, messa a norma, ma la nostra eccedenza produttiva è pari alla produzione dell'Ilva, quindi chiudiamo l'Ilva e abbiamo risolto il problema. Se c'è da dare soldi per ricollocare i lavoratori, va bene, ma non soldi per salvare l'Ilva, la cui chiusura salva tutti noi.

Quindi, sul tappeto non c'è la nazionalizzazione dell'Ilva, ma la sua chiusura o acquisizione, ma chi la acquisisce deve fare una guerra nei confronti delle altre industrie e quindi nell'Ilva vuole metterci pochi soldi, deve essere un affare, come lo fu per Riva nel 1995.

D - Le cose che dice l'UBS hanno peso per l'Europa e il governo italiano?

R – l'UBS ha i capitali di tutti e parla a nome dei capitalisti europei, e questi stanno dicendo, è bene che l'Ilva chiuda, perchè così noi vendiamo.
I Liberi e pensanti, gli ambientalisti saranno "contenti" della soluzione UBS, l'Usb farà causa perchè l'ilva doveva essere nazionalizzata e gli operai ripeteranno stupidaggini diffuse in fabbrica...
Gli operai se dicono “nazionalizzazione”, devono anche dire: potere operaio, occupazione delle fabbriche, instaurazione di un nuovo governo che al primo punto mette questo.

La nazionalizzazione non è un ideale ma un obiettivo preciso, un programma che per ottenerlo devi fare la guerra ai padroni, ai loro governi, a questo Stato. Se gli operai non fanno la guerra, sono chiacchiere da bar. 

venerdì 4 luglio 2014

pc 4 luglio - PARLANO LE LAVORATRICI IN LOTTA, DAL PRESIDIO PERMANENTE DEL POLICLINICO DI MILANO



"100 OSS spremute e poi rimandate a casa". Sono terribilmente uguali le parole, le storie di Maria, Isabel, Antonella.
Anni di durissimo lavoro sempre sotto il ricatto del licenziamento all’interno del Policlinico: chi quattro, sette, dieci, fino a quasi vent’anni di lavoro continuativo: sempre con il terrore anche solo di chiedere un permesso, di prendere malattia, andare al lavoro anche con la febbre, turni massacranti, doppi turni per sostituire colleghi assenti. “Ho saputo anche di donne che hanno tenuta nascosta la gravidanza fino al settimo mese, per paura di essere lasciate a casa”

“Mi sento male, ora, ho lavorato qui per dieci anni. Quando sono entrata ero l’unica straniera, trattata come una schiava... ora non mi servi più, dopo essere stata sfruttata fino all’osso. Non è giusto quello che mi hanno fatto. Ora non dormo la notte perché non so come farò a mantenere i miei figli, pagare le spese. Ho a carico anche il mio nipotino. Mia figlia ha lasciato il suo compagno che la maltrattava.”
Sono storie di famiglie monoreddito, di donne sole con figli a carico, moltissime straniere, con doppi, tripli problemi: permesso di soggiorno, soldi da mandare nel paese d’origine per aiutare i familiari, ma anche le italiane devono aiutare i genitori con pensioni ridicole. "Siamo qui in presidio anche con i nostri figli, alcune non riescono più a vedere i propri figli perché escono presto, quando i figli stanno ancora dormendo, e rientrano tardi, quando i figli sono già a letto. Questo è motivo di grande tristezza, ma anche di più rabbia!".
E’ una guerra tra poveri dispiegata.
"L’Orienta, in vista della gara d’appalto, ha cominciato a fare i contratti mensili, prima venivano rinnovati ogni due anni, poi è subentrata la Tempor, per cui ci sarebbero stati degli “esuberi” da ricollocare in altre strutture, i sindacati (concertativi - ndr) avevano fatto un accordo che prevedeva un bonus di 500€ per chi non sarebbe stato ricollocato; abbiamo saputo che lavoratrici a cui è stato offerto un posto troppo lontano da casa, impossibile da raggiungere con i mezzi, rischiano multe. Alcune stanno lavorando un giorno una tantum".
"Il Policlinico ha messo a bando 29 posti di OSS, al concorso sono risultati idonei soprattutto giovani, appena usciti dalla scuola. Giovani che, sicuramente non hanno la nostra esperienza. Non è che il lavoro non c’è: ce l’hanno tolto, hanno assorbito oltre i 29 previsti dal bando, fino al 90° e hanno cacciato noi".

Le lavoratrici hanno accolto con molto piacere, interesse  la solidarietà di lavoratrici, precarie, disoccupate in lotta anche di città lontane e che la loro lotta, le loro storie sarebbero state riportate e fatte conoscere più da vicino

Una nota tristemente ironica: il presidio è a pochi passi dalla culla per la vita e all'interno del Policlinico da anni opera il CAV. Non ci sembra si stiano prodigando particolarmente per sostenere le vite di queste lavoratrici e dei loro figli! Inoltre, di fronte al presidio campeggia uno striscione del Policlinico per la raccolta del 5x1000 con la scritta: "Policlinico Ospedale di tutti". Giustamente, ironicamente le lavoratrici hanno affisso a fianco uno striscione:"Policlino ospedale di tutti non per noi." Drammaticamente sottolineando esclusione, ma anche la necessità della doppia lotta, per le donne, le lavoratrici.

Da Milano a L’Aquila, Taranto, Palermo: Il posto di lavoro non si tocca!
mfpr- Milano

pc 4 luglio - DALLA SPAGNA AL SALVADOR DONNE IN LOTTA PER IL DIRITTO D'ABORTO E CONTRO LA REPRESSIONE STATALE

(Da Tavolo 4) - Le donne spagnole in lotta contro il progetto di legge Gallardon si mobilitano in solidarietà con le donne salvadoregne in carcere per aver abortito. "le ricche abortiscono, le povere muoiono" con questo slogan le spagnole hanno denunciato che per le povere aborto clandestino vuol dire morte o galera, come in Salvador. Un ponte dalla Spagna al Salvador in difesa del diritto d'aborto

Libertad para las17. Manifiesto en Solidaridad con las Mujeres de El Salvador.


MANIFIESTO EN SOLIDARIDAD CON LAS MUJERES DE EL SALVADOR
Las organizaciones y entidades abajo firmantes, queremos manifestar nuestra solidaridad con las 17 mujeres presas por delito de aborto en El Salvador. Estas mujeres han sido condenadas a penas de entre 30 y 40 años y algunas de ellas ya han cumplido hasta 12 años de cárcel y han agotado los recursos legales.
Denunciamos el trato cruel al que las legislaciones vigentes en diferentes partes del mundo someten a las mujeres. Para los legisladores somos meras incubadoras y nos niegan el derecho a decidir sobre nuestros cuerpos y nuestras vidas. Así ocurre en países como El Salvador donde el recorte de libertades a las mujeres se ha debido a la presión de la jerarquía católica romana y a los grupos ultraconservadores integristas y fundamentalistas; denunciamos la pérdida de derechos de estas mujeres.
Las 17 de El Salvador son mujeres en su mayoría pobres, que no disponen de la información ni de la cobertura social necesaria para hacer frente a una situación de embarazo no deseado o de complicaciones durante un embarazo que sí pudo ser deseado. Además de violarse la presunción de inocencia y darles un trato vejatorio transitando del hospital a la cárcel. Allí como aquí las leyes son tremendamente clasistas, niegan a todas las mujeres el derecho a decidir, pero se ceban especialmente con las mujeres sin recursos.
Lo que está en juego es el uso que los gobiernos hacen del cuerpo de las mujeres como moneda de cambio con los sectores más ultras de la sociedad. La legislación en materia de derechos reproductivos de las mujeres criminaliza completamente el aborto, lo estigmatiza, lo convierte en tabú y busca que las mujeres sientan culpa.
Es necesario acabar con el mito del trauma y la culpa, desmitificar que todas las mujeres que han abortado están traumatizadas y dejar bien claro que el trauma lo produce no el hecho en sí mismo sino las condiciones en las que se practica el aborto y las terribles consecuencias que tiene para la vida de las mujeres: cárcel y muerte.
El día 1º de abril organizaciones feministas de El Salvador junto a la Agrupación Ciudadana por la Despenalización del Aborto, presentaron a la Asamblea Legislativa 17 solicitudes de indulto, uno por cada mujer condenada en circunstancias sumamente injustas. Para todas ellas no hay otro camino al haberse agotado las posibilidades de defensa judicial por otras vías.
La campaña internacional pide la solidaridad de las personas que desean que las 17 recuperen su libertad y tengan la oportunidad de volver con sus familias y rehacer sus vidas.
CONCENTRACIÓN: el martes 1 de julio a las 19h. enfrente de la Embajada de El Salvador, P° de la Castellana n° 178.
Para adherirse a la carta y al manifiesto comunicarlo al correo: apoyoalas17_madrid@hotmail.com
Mas información sobre la campaña de apoyo a las 17: http://www.las17.org/ unaflorporlas17@gmail.com

pc 4 luglio - Un libro imprescindibile nella ricostruzione dell'organizzazione internazionale mlm del proletariato e dei popoli oppressi dopo il collasso del Movimento Rivoluzionario Internazionalista

edizione italiana 
richiedere a
pcro.red@gmail.com

pc 4 luglio - DAGLI OPERAI DELLA LINARI G. SRL (INDOTTO PIGNONE) - CONTRO L'AZIONE DI DIVISIONE DEL PADRONE, LA RISPOSTA E' L'UNITA' DEGLI OPERAI

COSA STA SUCCEDENDO ALLA LINARI G SRL DI CALENZANO?

Siamo operai del settore metalmeccanico e lavoriamo alla Linari G. srl di Calenzano, a Firenze, nell’indotto del Pignone: in tutto siamo 16 dipendenti.

In questi mesi la situazione in officina andava sempre peggiorando per le condizioni di lavoro e per i tempi di attesa della busta paga che si dilatavano sempre di più.
Nell’ultimo mese però il deterioramento dei rapporti con la Direzione – rappresentata da Gianluca Linari –  ha avuto un’accelerazione visto l’avvio della procedura di cassa integrazione e il mancato pagamento della busta paga.
Il 1 luglio abbiamo deciso di scioperare e non rientrare a lavoro dopo la pausa pranzo perché ancora non ci siamo visti corrispondere la busta paga del mese di maggio.
Volevamo un incontro con la Direzione che in tutta risposta non si è presentata e ha mandato una segretaria a redarguirci e ad intimarci di andarcene.
Il 2 luglio abbiamo convocato uno sciopero di 8 ore con la finalità di strappare un incontro alla Direzione per riuscire a capire i motivi per cui, nonostante si lavori regolarmente, non ci sono i soldi per le nostre buste paga.
La Direzione però ci ha anticipato ed ha risposto con la SERRATA lasciando questo foglio appeso sulla porta: “con la presente si comunica a tutti i dipendenti che la ditta è chiusa per cassa integrazione o ferie a seconda della situazione personale di ciascun dipendente fino a data da determinare”.
Nel pomeriggio dello stesso giorno però la Direzione ha inviato a casa di tutti i dipendenti un telegramma dove si ordinava il rientro a lavoro per il giorno successivo fatta eccezione per 5 operai: tre messi in cassa
integrazione, due in ferie forzate.
Ferie e cassa integrazione chiaramente punitive. Basta riportare le poche righe della raccomandata che ci hanno spedito: “preso atto della proclamazione dello sciopero di 8 ore proclamato per la giornata del 2 luglio e come già comunicato più volte precedentemente l’azienda sospende l’attività lavorativa per cassa integrazione dal 3 luglio 2014 all’11 luglio 2014. Il suo rientro è previsto per il 14 luglio”.
Il 3 luglio ci siamo però presentati tutti davanti a cancelli decisi a riproporre lo sciopero e strappare l’incontro con la Direzione. Nessuno è entrato a lavorare in officina ma ancora una volta la Direzione si è sottratta
al confronto non presentandosi sul posto di lavoro.
Oggi, 4 luglio, abbiamo rinnovato lo sciopero di 8 ore. L'officina è quasi deserta: i centri di lavoro, le frese e i torni sono tutti spenti ad eccezione di uno.
Lunedì ci ritroveremo ancora davanti ai cancelli e decideremo in che forme proeseguire questa battaglia. 
Quando la Direzione accetterà di incontrarci anzitutto formalizzeremo che solo noi operai e coloro che noi nomineremo saranno delegati a parlare nella trattativa durante la quale vogliamo stabilire un piano di rientro per pareggiare i conti delle buste paga e chiederemo il ritiro della cassa integrazione e delle ferie forzate perchè queste azioni (quelle si!) stanno mettendo a serio i nostri posti di lavoro e esponendo l'azienda al rischio di una chiusura imminente.

 Operai della Linari Srl                    

pc 4 luglio - Ilva Taranto Sentieri di morte... mentre in fabbrica, Sciopero con manifestazione revocato - confusione aumentata


dal blog tarantocontro.blogspot.com

SENTIERI di morte...

L'Istituto superiore di Sanità ha pubblicato un aggiornamento dello Studio SENTIERI, di cui nelle prossime ore pubblicheremo il testo o stralci di esso. 
Sin da ora facciamo riferimento all'articolo apparso su TarantoOggi in data odierna, a firma di Gianmario Leone, che evidenzia in particolare l'aumento del 21% rispetto alla media nazionale della mortalità infantile. 
E' un dato davvero drammatico, ben noto in città nei suoi concreti effetti e che i cittadini, in particolare famiglie, donne del quartiere Tamburi e delle altre zone inquinate denunciano a gran voce ogni volta che hanno l'occasione di parlare in televisione, ai giornali, ecc. 
All'emergenza ambientale che permane per responsabilità di Stato, padroni e governo, si lega un'emergenza sanitaria che non ha trovato finora nessuna soluzione e nessun provvedimento. 
Noi vogliamo che venga dichiarata esplicitamente questa emergenza sanitaria, vengano attivate e costruite strutture sanitarie d'emergenza nei quartieri più colpiti dall'inquinamento. 
Abbiamo proposto che sia Emergency ad intervenire direttamente e Gino Strada in diverse occasioni ha dato la sua disponibilità. Abbiamo richiesto insieme ad altri - i Liberi e pensanti hanno raccolto firme per questo - che ci sia un'esenzione immediata dei ticket per medicine, ricoveri, analisi, che ci sia uno screening mirato, innanzitutto verso i bambini, donne, cittadini del quartiere Tamburi ed altri limitrofi, verso gli operatori del cimitero, oltre che naturalmente verso gli operai dell'Ilva e dell'Indotto. 
Ma a differenza dei Liberi e pensanti noi non pensiamo che questo si ottenga con le firme, bensì con lo sciopero generale ad oltranza che paralizzi tutta la città, le strade, la ferrovia, oltre che naturalmente la fabbrica.
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Infine, ribadiamo che operai, cittadini, anche a nome delle loro famiglie e dei loro bambini, hanno diritto a giustizia e risarcimenti nel processo a padron Riva e complici, per questo devono costituirsi parte civile, devono partecipare dentro e fuori le aule del tribunale, per imporre il primato della salute, della vita, del lavoro sulla logica del profitti e dei servi del profitto padronale, per trasformare anche il processo in un processo popolare che sancisca quello che è giusto: PADRONI E COMPLICI IN GALERA, OPERAI IN FABBRICA RISANATA, QUARTIERI BONIFICATI perchè la salute è un diritto primario che non si tocca! In un percorso che dice chiaro che NOCIVO E' IL CAPITALE NON LA FABBRICA, che IL POTERE DEVE ESSERE OPERAIO E POPOLARE e non dei padroni, il loro Stato, i loro governi. 

ILVA: Sciopero con manifestazione revocato - confusione aumentata - serve il decreto operaio a tutela dei lavoratori

In un incontro notturno con il Ministro Guidi i sindacati confederali hanno ottenuto assicurazioni che oltre gli stipendi di luglio, sarebbero stati pagati i premi di produzione e, di conseguenza hanno deciso di revocare lo sciopero con manifestazione nazionale Roma dell'11 luglio, pur restando in piedi, non precisate, iniziative sindacali locali a Genova, Novi Ligure e Taranto.
L'incontro con il Min. Guidi si è reso necessario perchè il precedente incontro con il commissario Gnudi era stato estremamente insoddisfacente e non era andato oltre l'assicurazione dei pagamenti degli stipendi di luglio.
In seguito a questo, gli operai dell'Ilva di Genova sono scesi in sciopero e in corteo, occupando i binari della stazione di Cornigliano, mentre all'interno dell'Ilva di Taranto si è vissuta una giornata di mobilitazione di base degli operai e di contrasti delle organizzazioni sindacali.
A Taranto, innanzitutto una parte degli operai è scesa in sciopero autonomamente rivendicando il premio di produzione; i sindacati a fronte di questo sciopero si sono divisi tra chi lo ignorava e chi voleva dargli una copertura sindacale, soprattutto a fronte di un diktat aziendale che chiedeva l'immediato blocco dello sciopero altrimenti l'azienda avrebbe fatto partire sanzioni disciplinari fino alla messa in libertà. La questione è rientrata fondamentalmente con la notizia dell'incontro serale a Roma.
Ma occorre dire che in tutta la fabbrica e in alcuni reparti nelle assemblee non si è parlato solo dei premi di produzione, ma anche di questioni legate alla salute, ai casi di tumori in carpenteria e alla possibilità che queste situazioni coi possano essere anche in altri reparti. La contestazione operaia ha imposto la sospensione dell'intervento del sindacalista della Cisl, Castronuovo.
Questa cosa ha innescato ulteriori contraddizioni tra i sindacati. Fiom e Uilm, secondo notizie pervenuteci, volevano ritornare al LAF dove vi era stata la contestazione, la Fim no. Ma per comprendere che le divisioni e le diverse posizioni non sono patrimonio di un sindacato rispetto ad un altro, la Fim proponeva di fare le assemblee anche con l'Usb rispetto alla posizione degli altri sindacati.
Una situazione confusa che permette a padroni, commissari, ministri di mantenere il controllo della fabbrica e pilotarla verso soluzioni che restano a favore dei padroni.
Lo Slai cobas ha già chiarito la sua posizione. Noi non aderivamo per chiarezza allo sciopero dell'11 e alla manifestazione di Roma, ma non  perchè siamo contrari allo sciopero generale e alla manifestazione a Roma, ma perchè riteniamo che debbano essere fatte sulla piattaforma del decreto operaio, che è l'unica che raccoglie le istanze che gli operai in maniera confusa stanno portando avanti anche con la loro mobilitazione e che vanno bene al di là delle parole d'ordini parziali delle Usb e altre realtà presenti in fabbrica.

Sulla situazione interna nei reparti, da Carpenteria a Ome, ecc., abbiamo già chiarito, con esposti, denunce, che in attesa degli esami i reparti devono essere fermati e l'attività produttiva ridotta.
Comunque alla luce degli ultimi avvenimenti, lo slai cobas conferma che non parteciperà a nessuna delle iniziative in corso, nè l'11, nè in altra data se esse non saranno sulla piattaforma del decreto operaio.

SLAI COBAS per il sindacato di classe - ilva

pc 4 luglio - India - In meno di un paio di mesi e il governo Modi mette a nudo le sue zanne anti-popolari, fasciste-comunali e di saccheggio!

Decidere una volta ogni pochi anni quale tra i membri della classe dominante è quello che deve reprimere e schiacciare il popolo attraverso il Parlamento - questa è la vera essenza del parlamentarismo borghese, non solo nelle monarchie parlamentari-costituzionali, ma anche nelle repubbliche più democratiche – Lenin

Il nuovo governo, che è salito al potere con la retorica "Arrivano buone giornate" ha iniziato rivelando in breve tempo, per chi le giornate sono arrivate bene. Il nuovo volto delle classi dominanti, in meno di due mesi dall'assunzione del potere centrale, si è scatenato in un assalto su più fronti alle masse lavoratrici di questo paese; come l'attacco alla comunità musulmana con l'evidente brutale assassinio di Mohsin Sheikh e la furia a Pune dei sicari fascisti indù di Rashtra Sena, o come l'attacco agli istituti religiosi musulmani subito dopo il risultato delle elezioni in molte parti del Gujarat e Karnataka; rafforzando, con l'aggiunta di potenza di fuoco supplementare, l'assalto in corso alle masse più oppressi sotto il nome in codice Operazione Greenhunt con l'invio di 10.000 ulteriori paramilitari nel Chattisgarh; seguendolo con la "compensazione" con grandi progetti di investimento del valore di milioni, impossibili da investire per decenni a causa della valorosa resistenza del popolo. L'ultimo nello schema delle mosse antipopolari intraprese dal nuovo governo è l'aumento delle tariffe ferroviarie, con il 14,2 per cento escursione per tutte le classi e 6,5 per cento per le spese di trasporto.

I continui attacchi mirati, omicidi, incendi dolosi e i saccheggi di vite e beni delle famiglie musulmane: i recenti attacchi ai luoghi musulmani non sono aberrazioni, ma la continuazione del processo in corso di dare una direzione di tipo comunale [alimentare la violenza tra le varie componenti etniche], con la caccia e le aggressioni. Per tutta la campagna elettorale tipi del calibro di Togadia, Giriraj Singh, Amit Shah hanno costantemente fatto vili dichiarazioni Hindutva [fascismo indù]. Un assassino come Amit Shah - l'architetto dei falsi scontri di Ishrat Jahan, Sohrabuddin, Tulsiram Prajapati - è stato rilasciato dalla magistratura e si è scatenato nell'Uttar Pradesh per "fare campagna" per Modi organizzando "rivolte" e polarizzazione di tipo comunale in tutto lo stato - Muzaffarnagar , Faizabad, Bareli, Meerut - e così via uccidendo e facendo spostare forzatamente centinaia di migliaia di musulmani. Giocando sul sentimento maggioritario indù, aveva dichiarato: "Le elezioni in Uttar Pradesh, soprattutto nella parte occidentale dell'Uttar Pradesh, [sono] le elezioni per l'onore, per la ricerca di vendetta ... e per dare una lezione." E subito il giorno dopo dei risultati elettorali, questa ricerca di  "vendetta" era evidente negli attacchi contro moschee e madrasse, violenze e incendi dolosi da parte di varie organizzazioni dell'Hindutva in varie regioni del Karnataka a Gujarat sotto diversi pretesti. E poi Mohsin Sheikh è stato assassinato dai membri di un'organizzazione Hindutva, perché avrebbe pubblicato sui social media un post 'offensivo', 'discutibile' 'sprezzante' su Chhtrapati Shivaji e Bal Thackeray. Era chiaro che Mohsin non aveva nulla a che fare con il post su facebook e che l'unico motivo per lui è diventato il bersaglio ed essere picchiato a morte erano il teschio e la barba che sfoggiava. Dopo l'uccisione di Mohsin, i suoi assassini hanno fatto circolare un messaggio celebrativo che diceva: 'wicket padli Pahli' (la prima porta è caduta). E per giustificare lo stesso, un'appendice a questo scambio di messaggi è stato il commento del parlamentare del BJP [il partito di Modi] che 'una certa quantità di ripercussioni fosse naturale' dopo il "penoso" post su Facebook. Ulteriore violenza e terrore è stata seminata da questi scagnozzi fascisti contro una serie di negozi, case, moschee e madrase musulmani che sono stati danneggiati in tutta Pune. A Mangalore, la Rashtriya indù Andolan, un'organizzazione hindutva ha chiesto che venisse vietata la preghiera musulmana della mattina (Adhan) in tutto il paese. Questa direzione di tipo "comunale" e questo bersaglio non proviene solo da parte di alcuni gruppi marginali, ma da tutta la macchina statale con una figura fascista alla sua testa.
Gli sgomberi per i progetti minerari e le forze supplementari per schiacciare la resistenza popolare: la proattività per gli sgomberi dei sette grandi progetti di investimento del valore di 21 miliardi di rupie, mostra solo la disperazione di questo governo per salvare l'ordine imperialista scosso dalla crisi, ripagando la società che aveva investito miliardi per portarlo al potere. Tutti questi sono progetti che sono stati fermi per anni a causa delle autorità per la salvaguardia dell'ambiente, delle foreste e di altri spazi e in gran parte a causa della resistenza del popolo contro la stessa. Ciò include una linea ferroviaria lunga 235 chilometri tra Dallirajhra e Jagdalpur nel distretto di Bastar del Chattisgarh per estrarre risorse di minerale di ferro dalla zona Rowghat del Chhattisgarh, progetto che era stato già proposto nel 1983, ma non era stato cancellato a causa delle autorizzazioni sulla foresta. Gli altri progetti includono l'autostrada Hospet-Chitradurga che bloccata a causa delle autorizzazioni sull'ambiente, la fabbrica siderurgica di NDMC, un progetto per lo sviluppo di energia di 1.050 MW in Odisha del valore di 5.600 miliardi, sviluppato dalla KVK Nilachal Power, un progetto idroelettrico nel Sikkim, un progetto idroelettrico di Rs 9.000 miliardi in Chhattisgarh sviluppato dalla RKM Powergen, progetto di 1256 miliardi della Essar Power ad Hazira del Gujarat. Tutti questi progetti stanno per esacerbare il bottino delle multinazionali delle risorse naturali del paese. Ma l'attuale governo, che è in debito con le stesse multinazionali che gli hanno finanziato la campagna elettorale prevedibilmente deve portare avanti questi progetti per facilitare ulteriormente la razzia delle multinazionali.

Da un lato diversi progetti sono stati cancellati e dall'altra si dà più potenza di fuoco alle forze di sicurezza nelle ricche aree minerarie del Chhattisgarh, sotto forma di elicotteri aggiuntivi, oltre 20 battaglioni del governo centrale, più droni -Unmanned Aerial Vehicle (UAV)-, dispiegamento di paramilitari del governo centrale lungo i confini interstatali. Il governo precedente che era altrettanto diabolicamente legato alle multinazionali cui ha lasciato il saccheggio delle risorse naturali e minerali, aveva lanciato l'Operazione Caccia Verde per cancellare spietatamente la resistenza del popolo contro questo saccheggio. In tutta l'India centrale e orientale quasi un lakh (100.000) forze paramilitari sono state dispiegate insieme con le forze speciali e le bande di vigilantes negli ultimi cinque anni per schiacciare il movimento rivoluzionario del popolo, che era emerso come la sfida più formidabile e opposizione al saccheggio senza sosta delle multinazionali che altrimenti sarebbe rimasto incontrastao. Il nuovo fantoccio degli imperialisti cioè il nuovo governo Modi ha, come ci si poteva aspettare e molto abilmente, ripreso da dove il precedente aveva lasciato e ha intensificato questa guerra brutale.

Esorbitante aumento delle tariffe ferroviarie e di trasporto: La più recente delle politiche antipopolari è l'aumento delle tariffe ferroviarie e delle spese di trasporto del 6,5% e della tariffa del 14,2%. I più colpiti da questo aumento saranno i pendolari che viaggiano con biglietto mensile Season (MST) il cui costo è quasi raddoppiato su quasi tutti i percorsi, che si tradurrà in aumento dei prezzi delle materie prime quasi tutte essenziali causando oneri aggiuntivi per le masse lavoratrici, che sono schiacciate sotto un'inflazione senza precedenti. Era stato lo stesso BJP che è salito al potere ad attaccare il Congresso sul tema dell'inflazione e l'aumento dei prezzi, e ora che è al potere sta continuando le stesse vecchie politiche anti popolari del Congresso con aggiunta belligeranza.

Il nuovo governo ha decisamente mostrato il suo carattere fascista e anti-popolare in brevissimo tempo. Tutta la sua retorica pre-elettorale è crollata di botto la stretta presa del suo regime fascista comunale, del saccheggio delle multinazionali e le politiche antipopolari del rialzo dei prezzi sta rivelando il suo carattere ogni giorno. Non ci si può dopo tutto aspettare alcun cambiamento da questo sistema parlamentare intrinsecamente oppressivo e antidemocratico dove uno scagnozzo delle forze imperialiste e feudali di routine ne sostituisce un altro, solo per rafforzare gli attacchi sulle masse oppresse. Abbiamo visto questa farsa ripetersi più e più volte, negli ultimi oltre 6 decenni. E 'solo attraverso una battaglia unitaria e decisiva di tutte le masse oppresse per trasformare questo ordine sociale intrinsecamente iniquo e violento che possiamo instaurare una reale e nuova democrazia di uguaglianza e giustizia.


http://dsujnu.blogspot.de/

giovedì 3 luglio 2014

pc 3 luglio - Donne occupano il tetto del policlinico a Milano - poi la Regione... caricate dalla polizia - massima solidarietà

Occupazione del palazzo della Regione, tafferugli e 3 feriti. 
Una delle donne del Policlinico sbattuta a terra si è ferita alla nuca. L'occupazione continua.
Sono le Madri nella Crisi, un gruppo di cento donne, lavoratrici precarie del Policlinico di Milano che dal 1° luglio perderà il lavoro. Sette lavoratrici hanno occupato il tetto del Padiglione Alfieri mentre sotto l'ospedale si tiene un presidio permanente con sosta anche la notte.

foto e notizie sulla pagina Facebook www.facebook.com/madrinellacrisi.

pc 3 luglio - ¡Con la resistencia palestina, con el pueblo palestino ahora más que nunca! – Declaración del PC maoísta Italia

Blog odiodeclase

¡Con la resistencia palestina, con el pueblo palestino ahora más que nunca! – Declaración del PC maoísta Italia

¡CON LA RESISTENCIA PALESTINA, CON EL PUEBLO PALESTINO 
AHORA MÁS QUE NUNCA!
¡Alto a la represalia genocida sionista, apoyada por los imperialismos de EE.UU., europeo e italiano!
La represalia sionista en curso, está causando crímenes y destrucción indiscriminados en Gaza y Palestina.
La muerte aún no aclarada de tres jóvenes israelíes, desaparecidos y luego encontrados muertos en una zona que incluso la prensa burguesa y proimperialista denomina “tierra de nadie” –ver el artículo del escritor israelí Joshua- no puede justificar en modo alguno lo que el Estado sionista israelí está implementando, como siempre, de forma planificada.
El Estado sionista al estilo nazi quiere la destrucción del pueblo palestino, niega cualquier derecho social o nacional al pueblo palestino y ahora quiere borrar cualquier forma de unidad del pueblo, incluyendo la creada por la nueva alianza de gobierno de la ANP [Autoridad Nacional Palestina]-Hamás. Israel estaba buscando un pretexto que encontró y quizás provocó. Quería salir de un aislamiento principalmente moral que se produjo recientemente y trata de salir como siempre lo hace, utilizando el poder militar, de forma cínica y bárbara. Israel quiere aprovecharse de la situación en la región para sobrepasar el hecho consumado y los territorios ya ocupados.
La nueva dictadura militar en Egipto, la guerra en Siria, la guerra fundamentalista en Irak, el acuerdo con Turquía e Irán, proporcionan al Estado sionista israelí la oportunidad para un tipo de “solución final” contra el pueblo palestino y las masas árabes en general.
La debilidad objetiva de la administración Obama, la crisis interna de Europa y Rusia empantanada en el “asunto Ucrania”, son otras condiciones más que favorecen la acción de Israel.
Las masas palestinas, más allá de palabras y declaraciones oficiales, no cuentan con gobiernos “amigos” en el mundo, ni siquiera su propio Gobierno. Pero el apoyo a la resistencia palestina es una prioridad para las masas oprimidas en Oriente Medio y en el mundo.
En cada país detengamos la mano asesina y genocida del Estado sionista.
Apoyemos y demos nueva vida a la resistencia popular en Palestina y a las fuerzas resistentes capaces de actuar libres de la influencia oportunista o del extremismo fundamentalista.
Apoyemos todas las manifestaciones de solidaridad contra los gobiernos imperialistas y reaccionarios.
1 Julio 2014


Proletari Comunisti– PC maoísta Italia
pcro.red@gmail.com
proletaricomunisti.blogspot.com

pc 3 luglio - RECORD DISOCCUPAZIONE DONNE... MA NON ME LO DIRE....

Istat, record della disoccupazione femminile: sfiora il 14%

Istat, record della disoccupazione femminile: sfiora il 14%"
"Aumento delle donne senza lavoro. Mai così alto da quando esistono le serie storiche. 
E' emergenza per quanto riguarda la disoccupazione femminile che nel mese di maggio è tornata a salire, annullando il dato positivo dell'occupazione maschile e portando in negativo il dato generale... Oltre tre milioni di disoccupati (dati di maggio '14) -  la disoccupazione femminile sale al 13,8% (con un più 0,5% sul mese e un più 0,8% sull'anno), il livello più alto da quanto esistono le serie storiche (gennaio 2004). Il numero dei disoccupati sale così a 3 milioni 222 mila, in aumento, in termini assoluti, dello 0,8% rispetto al mese precedente (+26 mila) e del 4,1% su base annua (+127 mila)" - (dalla stampa)

Sembra, per quanto riguarda il dato della disoccupazione femminile, che quasi la colpa venga data alle stesse donne che "vorrebbero lavorare..."; un giornale presentava la cosa dicendo che più donne ora cercano lavoro e quindi questo aumenta il dato generale di disoccupazione; della serie: se le donne stessero tranquille a casa il dato generale si abbasserebbe e l'immagine dell'Italia ne gioverebbe...

Nello stesso tempo nel dramma della maggiore mancanza di lavoro o perdita di lavoro per le donne, ci sarebbe da ridere per come le Istituzioni, i centri statistici, la stampa, riferiscono questi dati, come se fosse una sorpresa che le donne sono le prima ad essere licenziate, quelle che più difficilmente trovano lavoro, quelle che quando lo trovano devono accontentarsi di lavori precari, instabili, a sottosalario, o a nero/grigio. 
E la cosa diventa paradossale e ipocrita lì dove sono gli stessi Enti pubblici che stanno operando tagli dei posti di lavoro alle donne - vedi ora il Policlinico di Milano (dove le lavoratrici protestano da alcuni giorni sul tetto), molte altre strutture della Sanità, vedi soprattutto la scuola dove la precarietà e il rimando a casa delle donne è strutturale.

Un dato poi che in nessuna statistica compare è il doppio attacco che viene alle donne quando perdono o non trovano lavoro: ogni donna licenziata non è solo una persona che ha perso il lavoro, ma è una donna ancora più oppressa, subordinata in famiglia sia a livello pratico sia a livello ideologico; ogni donna disoccupata costretta a casa, oltre il danno sulla mancanza di salario e di indipendenza economica ha la beffa che comunque aumenta (quello sì) il lavoro che deve fare in casa, in famiglia, perchè i costi della crisi, del taglio o i rincari dei servizi sociali si scaricano su di lei.

Per questo, lottare per il lavoro alle donne, contro i licenziamenti delle donne si carica e si deve caricare necessariamente dell'insieme della condizione di discriminazione, oppressione delle donne.

pc 3 luglio - Brasile - il Fronte Indipendente Popolare persiste nella lotta - un messaggio tradotto


oggi assemblea plenaria

(Largo do São Francisco, Centro), 18h

Quem quer lutar, quem quer lutar,
constrói a Frente Independente Popular!


 Un saluto a coloro che persistono!

Come di consueto, il Fronte Popolare Indipendente, ha il piacere di dare il benvenuto a tutte e a tutti coloro che erano con noi alla manifestazione di questo sabato, 28/06. In forma spudorata lo stato brasiliano si è sbracato nella farsa che questa è la "democrazia", quella che cerca di impedire il nostro diritto di protestare, che, per inciso, si è verificato in altre manifestazioni nella nostra città e in tutto il paese. Hanno montato un enorme recinto di polizia, compresi gli elicotteri e decine di P2, pensando che saremmo stati facile preda della loro trappola. Ancora una volta si sono sbagliati! Nonostante tutte le difficoltà la manifestazione si è fatta tenendo ben alta la bandiera della ribellione popolare, ripudiando la Coppa del Mondo FIFA e per difendere il diritto del nostro popolo di vivere in dignità, un diritto violato quotidianamente presso gli ospedali o nelle baraccopoli e nei quartieri poveri, con l'azione omicida di questa stessa polizia che si è appena scagliata vilmente contro di noi.
Nonostante la repressione della polizia debba essere fermamente condannata e ripudiata, vogliamo ricordare che la manifestazione non è stata solo questo: abbiamo difeso i nostri striscioni, le bandiere, le abbiamo tenute alte, e in diversi momenti abbiamo rotto l'accerchiamento montato contro di noi. Come la storia ci insegna, dove c'è oppressione c'è resistenza.
"Il rischio che corre il bastone lo corre anche l'accetta, non c'è nulla da temere,
Coloro che mandano ad uccidere dovranno anche loro morire ".

pc 3 luglio - Fermare la guerra ai poveri -- non "un'altra idea di sicurezza" ma un altro tipo di guerra



Fermare la guerra ai poveri: un'altra idea di sicurezza.

alt“Le forze dell’ordine rispondono con i fatti. Proprio per questo il primo luglio convocherò una riunione sulle occupazioni abusive in città, in modo da verificare il piano casa del Comune”, con queste parole il prefetto Pecoraro si confronta con il sindaco di Roma e lancia un inquietante messaggio alla città. Un segnale stonato alla vigilia dell’incontro del 3 luglio prossimo tra i movimenti per il diritto all’abitare e gli assessori alla casa di Regione e Comune, Refrigeri e Ozzimo.
Di questi messaggi Roma non sente il bisogno e andrebbero evitati assolutamente. Mostrare i muscoli è ciò che meno serve in questo momento, eppure è da tempo che procura, prefettura e questura non fanno altro. Sgomberi, sfratti, misure cautelari, divieti e restringimento costante degli spazi di democrazia, sono il leit motiv prevalente, mentre le soluzioni urgenti utili ad affrontare un’emergenza abitativa dilagante, con numeri denunciati costantemente dai media e da organismi istituzionali quali il Cnel o l’Istat, faticano a dispiegarsi.
La fondazione De Benedetti, che non può certo essere tacciata di allarmismo o di estremismo, denuncia con dati incredibili l’incremento costante dei senza fissa dimora in conseguenza della crisi. Tra questi troviamo soprattutto donne separate con figli e migranti, quasi l’89% si trova in questa condizione dopo aver perso un lavoro.
Boeri dalle pagine de La Repubblica spiega come decine di migliaia di giovani siano letteralmente esclusi dal mercato dell’affitto e del mutuo. Infine i dati del ministero dell’Interno sugli sfratti ci dicono che il Lazio ha registrato 10.658 richieste di accesso ed esecuzione forzosa per il 2013, a fronte di un riscontro nazionale pari a 129.577 interventi da eseguire con la forza pubblica, il 90% dei quali per morosità incolpevole.
È evidente che questa materia, sulla quale si è interrogata anche l’Esposizione sul real estate che si è svolta a Milano e su cui ragiona la Biennale di Venezia, non può essere affrontata come calamità naturale o tensione sociale da controllare e reprimere con misure di ordine pubblico. Il confronto aperto convocato per il 2 luglio presso la Sala del Carroccio in Campidoglio dai movimenti per il diritto all’abitare intende mettere in evidenza i meccanismi negativi introdotti dal cosiddetto decreto Lupi e la criminalizzazione delle lotte per il diritto alla casa che in questa città hanno una storia importante e decisiva rispetto alle scelte amministrative da quasi quarant’anni.
Siamo ad un punto di svolta. Zingaretti, Marino e i presidenti di municipio hanno una funzione dirimente sia nel sostenere le ragioni della delibera regionale sull’emergenza abitativa, sia nel contrastare l’applicazione dell’articolo 5 del cosiddetto piano casa del governo Renzi. Da qui sarà fondamentale far ripartire politiche abitative pubbliche basate sulla rigenerazione urbana e sullo stop al consumo di suolo e alla dismissione generalizzata del patrimonio pubblico.
Le pratiche di riappropriazione e i censimenti dal basso dei movimenti hanno tracciato una strada che non può essere cancellata dai manganelli e dagli sgomberi e le parole del prefetto devono essere oggetto sia del confronto del 2 luglio che dell’incontro del 3 luglio presso la Regione. Conoscere esattamente cosa si diranno domani Pecoraro e Marino è una richiesta che arriva dalla città. La necessità di un blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi non può risolversi soltanto in un “confronto” tra la questura e chi occupa.
Movimenti per il diritto all'abitare

pc 3 luglio - La Corte dei Conti chiede due milioni agli agenti che uccisero Aldrovandi - ma gli sbirri finora non hanno mai pagato per i loro crimini



La Corte dei Conti chiede due milioni agli agenti che uccisero AldrovandiLuca Fiore - Contropiano
La Corte dei Conti colpisce ancora. In un paese in cui le inchieste sui sempre più numerosi e gravi casi di ‘malapolizia’ durano anni e quasi mai approdano ad una condanna dei responsabili, la magistratura contabile sembra l’unica in grado di fare un po’ di ‘giustizia’.
Dopo i cinque tra dirigenti e agenti della Digos che durante il G8 di Genova del 2001 pestarono e minacciarono un adolescente colpevole di manifestare contro i grandi della terra – ai quali la Corte dei Conti ha chiesto un risarcimento di 1 milione e 120 mila euro – ieri è stata la volta dei quattro poliziotti condannati per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi subire le attenzioni della magistratura contabile. La cui sezione emiliano-romagnola ha disposto il sequestro in via conservativa dei beni di Paolo Forlani, Monica Segatto, Luca Pollastri ed Enzo Pontani, autori dell’intervento che nel settembre del 2005 costò la vita al giovane ferrarese. Secondo la Corte dei Conti i quattro agenti di polizia – che dopo la condanna hanno comunque ripreso regolarmente servizio tornando ad indossare la loro divisa - sono accusati di un danno erariale di quasi due milioni di euro. Cioè il risarcimento che dopo la condanna in primo grado del luglio del 2009 il Ministero degli Interni offrì alla famiglia della vittima a titolo di risarcimento e che ora la Corte dei Conti è intenzionata a chiedere agli agenti. Che, in vista della decisione finale della magistratura contabile - l'udienza di comparizione davanti alla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per l'Emilia Romagna è fissata per il 9 luglio - si sono visti notificare da alcuni loro colleghi della Guardia di Finanza un provvedimento di blocco del quinto dello stipendio, dei loro beni immobili.
Una piccola ma importante soddisfazione per la famiglia del giovanissimo Federico Aldrovandi, reduce da anni di battaglie legali, manifestazioni, appelli e contro la quale le forze dell’ordine e una parte del mondo politico hanno da subito messo in campo una campagna di minacce e di querele nel tentativo di impedire che la sua battaglia di verità e giustizia andasse a buon fine. Anche in questi giorni, proprio quando Patrizia Moretti ha saputo del provvedimento cautelare emesso nei confronti degli assassini del figlio, la madre di Federico è in attesa dell’udienza del processo per diffamazione da lei intentato contro Paolo Forlani che nel 2012 la insultò pesantemente su Facebook. “È la vera giustizia che cammina, che va avanti, fa i suoi passi e mette a poco a poco a posto le cose” commenta Patrizia Moretti anche a proposito della analoga decisione adottata nei confronti dei 5 agenti della Digos liguri. Una linea definita da lei corretta “perché quanto fatto da queste persone rappresenta un danno enorme al corpo cui appartengono, ben al di là di un semplice danno di immagine. Alla fine anche i poliziotti vengono messi di fronte alle loro responsabilità. E questo è semplicemente giusto”.
Così come i loro colleghi del Sap avevano denunciato la richiesta di risarcimento nei confronti dei cinque agenti condannati per le violenze durante la contestazione al G8 di Genova del 2001, i sindacalisti del Coisp hanno subito ululato appena arrivata la notizia delle misure contro i loro eroi.
“Tutto il senso del dovere e di responsabilità non riuscirà ad attenuare il senso di smarrimento e desolazione che da oggi accompagnerà in maniera ancora più pressante ciascuno delle migliaia di poliziotti che ogni giorno è chiamato a svolgere il proprio lavoro per i cittadini” ha tuonato Franco Maccari, segretario generale della sigla sindacale di estrema destra che ha espresso il “grave rammarico per la totale opera di distruzione delle vite dei colleghi coinvolti nei fatti di Ferrara, capri espiatori della pressante necessità di mostrare che l’onore della divisa si difende lapidando chi la porta, pur se egli incorre in mera colpa”. Secondo Maccari i quattro colleghi “Hanno pagato tutto e anche molto di più. Hanno subito punizioni che sono andate oltre quanto previsto dalla stessa legge. Hanno pagato con la vita personale, familiare, lavorativa. Hanno speso tutto il poco che avevano – e che non arriverà mai, è bene chiarirlo, alle cifre pretese – senza riuscire a garantirsi la tutela che spetta a tutti i cittadini comuni, e senza che valessero per loro le garanzie e la pietà che si riservano, oggigiorno, persino ai più brutali criminali”. “Questo strano Paese – conclude il leader del Coisp -, che riserva cattedre all’università, poltrone pubbliche e colonne per editoriali sui giornali agli ex terroristi, continua a perseguitarli spingendoli pericolosamente verso l’orlo di un baratro da cui non poter più fare ritorno. Forse questo gioverà alla sete di vendetta di alcuni, forse gioverà all’immagine politica di altri, forse gioverà al mantenimento dell’indirizzo impresso da sempre a questo caso dalle campagne mediatiche. Ma non gioverà mai alla motivazione ed alla dedizione necessarie per svolgere un lavoro che nessuno, è bene dirlo lasciando da parte l’ipocrisia, riuscirà mai più a fare come dovrebbe in un clima di criminalizzazione completamente fuori misura, ben sapendo che sbagliare si può perché siamo umani, ma per questo nostro sistema chi porta la divisa umano non è”

pc 3 luglio - I maoisti nei circoli proletari comunisti COME E PERCHE' STUDIARE OGGI "PRINCIPI DEL LENINISMO" DI STALIN

Il Circolo proletari comunisti di Taranto, dopo aver studiato lo scorso anno il testo di Stalin "Principi del leninismo", ora sta studiando e discutendo l'applicazione ad oggi dei principi del leninismo, per farne "arma" di combattimento, teorica prima di tutto, nella fase attuale di costruzione del Partito, in cui c'è un aspetto di definizione unito strettamente all'aspetto di delimitazione.
Questo lavoro teorico i compagni del circolo lo stanno facendo, mettendo al centro la lettura dell'opuscolo di "Formazione teorica - Note di studio su Principi del Leninismo"; utilizzando e rileggendo il testo di Stalin, ma in cui ora l'aspetto centrale non è tanto lo studio di questo testo ma la sua "guida" alla comprensione dei problemi teorici, politici, strategici, tattici dei comunisti maoisti oggi.

Riportiamo alcuni stralci dei primi due paragrafi dell'opuscolo "Note di studio" su cui vi è stata maggiore discussione e approfondimento nel circolo.


Sulle radici storiche del leninismo - "...Il maoismo si muove sempre ancora nell'epoca di Lenin, cioè dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria. Quindi, lo sviluppo di Mao è nello sviluppo della teoria e della tattica della rivoluzione proletaria definita da Lenin. E in particolare la teoria e la tattica della dittatura del proletariato di Lenin.
Mao ha vissuto nel periodo della crisi dell'imperialismo. Nel periodo dell'estensione delle condizioni della rivoluzione proletaria prodotte dall'espansione dei movimenti di liberazione nei paesi oppressi dall'imperialismo; Mao trionfa quando la rivoluzione proletaria attraversa nel primo Stato socialista una crisi e una sconfitta e, quindi, questi sono i due elementi su cui si innesca il maoismo come sviluppo del marxismo leninismo; il maoismo è cresciuto e si è rafforzato nella lotta contro il moderno revisionismo sopraggiunto alla fine della III Internazionale. Mao si afferma nel periodo di dominio del revisionismo nel mci, dominio divenuto completo dopo la morte di Stalin, e contro questo dominio si afferma il contributo più importante di Mao...

Oggi siamo sempre nella fase dell'imperialismo come capitalismo morente; però va distinto nell'epoca dell'imperialismo una fase di ascesa e di affermazione di esso da una fase di crisi...
La prima contraddizione della fase del leninismo definita da Stalin ("quella che esiste tra lavoro e capitale") è tuttora la principale, non in senso di fase ma in senso epocale. Questo spiega anche perchè non si può considerare il maoismo come operante in un epoca diversa, né tanto meno confondere il contributo di Mao nell'analisi delle contraddizioni, nel far emergere il carattere principale della contraddizione tra imperialismo e popoli oppressi, come qualcosa di alternativo alla definizione di qual'è la prima contraddizione permanente. E questo non solo dal lato dell'analisi della definizione dell'imperialismo ma anche dal lato del carattere della lotta di classe del proletariato.
Vanno, quindi, combattute due forme di revisionismo, quella che nega la natura della prima contraddizione e le sue conseguenze: ("L'imperialismo porta la classe operaia alla rivoluzione") e quella che interpreta il maoismo come fondato sulla sostituzione della contraddizione principale di fase: imperialismo/popoli oppressi con la prima contraddizione tra capitale e lavoro...
Anche la descrizione della seconda contraddizione è perfettamente attuale ("quella che esiste tra i diversi gruppi finanziari e le potenze imperialiste nella lotta per le fonti di materie prime e per i territori altrui"). Questa descrizione introduce il concetto di crisi dell'imperialismo e combatte un'interpretazione evoluzionista, molto presente nel movimento operaio nell'epoca della socialdemocrazia e del revisionismo, ma anche oggi, come le teorie del crollo. Questo concetto di crisi ravvicina l'ora della rivoluzione proletaria e la necessità pratica di questa rivoluzione.
La terza contraddizione ("quella che esiste tra un pugno di nazioni "civili" dominanti e centinaia di milioni di uomini che appartengono ai paesi coloniali e dipendenti del mondo") è quella su cui si sviluppa l'epoca di Mao, ed è a questa che Mao apporta importanti contributi, non nell'analisi di essa già definita correttamente da Lenin, ma nella teoria e nella tattica che permette ai popoli oppressi di vincere, e di trasformare effettivamente le colonie e i paesi dipendenti in riserve della rivoluzione proletaria.
In generale i cultori del leninismo ortodosso, in un processo speculare coi secondi revisionisti, utilizzano questa citazione per negare l'importanza strategica della terza contraddizione, e quindi il valore del maoismo come incarnazione e sviluppo teorico di essa...

Sul metodo del leninismo (questa parte, in particolare, è stata dibattuta non solo in termini critici ma anche autocritici) - Questo metodo porta in primo luogo alla verifica della teoria nel crogiolo della lotta rivoluzionaria delle masse, della pratica viva; l'unità teoria e pratica, l'eliminazione della loro separazione, questo si rifà la nostra concezione del partito: “nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse”, Questo contrappone oggi il PCm alle correnti o dogmatico ml o ai cybermaoisti, in particolare nel movimento comunista internazionale.
In secondo luogo, questo metodo porta alla verifica di gruppi e partiti non sulla base delle loro parole d'ordini e risoluzioni, ma sulla base delle loro opere, dei loro atti, quello che noi chiamiamo maoismo verificato sulla cui base valutiamo le posizioni nel movimento comunista internazionale e nazionale, contro l'opportunismo di destra e di “sinistra”.
In terzo luogo porta alla riorganizzazione ("di tutto il lavoro del partito su un modello nuovo, rivoluzionario"). Su questo il nostro lavoro appare del tutto insufficiente, volenteroso ma artigianale, non in grado finora di costruire il partito sul modello nuovo, nel senso dell'educazione della preparazione dei militanti e delle masse alla lotta rivoluzionaria. Questo punto, quindi, va considerato come principale nell'attuale fase della ricostruzione.
In quarto luogo porta all'autocritica dei partiti proletari. Sul piano teorico questo punto è saldamente padroneggiato dal nostro partito e dal suo gruppo dirigente in formazione. Ma si è fatto fatica a realizzarlo sul piano pratico.

Nella critica agli opportunisti Stalin mette sotto le lenti alcuni dogmi teorici. 
Sul primo dogma ("il proletariato non può nè deve prendere il potere se non costituisce la maggioranza nel paese"), esso va applicato nella polemica contro gli opportunisti che ritengono che senza le “masse” non si possa condurre un'autentica attività rivoluzionaria. E qui, nella maggiorparte dei casi non intendono il legame con le masse, ma la coscienza delle masse che si esprime nelle lotte sindacali, ecc. Così questo dogma funziona da barriera dell'opportunismo in relazione al giudizio che si dà e alla posizione che si ha rispetto alla fase dell'inizio, o a quello che noi diciamo nuovo inizio. 
Sul secondo dogma ("Il proletariato non può conservare il potere se non dispone, in quantità sufficiente, di quadri già pronti, di persone colte e di amministratori capaci di organizzare la gestione del paese"), la critica de I Principi del Leninismo deve essere usata sui due aspetti che in generale quadri, avanguardie e masse non comprendono: il problema della rivoluzione come primo obiettivo, primo passo per la trasformazione effettiva della coscienza delle masse, e il potere proletario come soluzione realmente concreta dei problemi delle masse e della società.
Sul terzo dogma ("Il metodo dello sciopero politico è inaccettabile dal proletariato"), quello che dobbiamo trarre come utile per rafforzare la nostra posizione che su questo è sufficientemente corretta, sono alcuni aspetti citati. La critica agli anarchici e al sindacalismo anche di base che predicano lo sciopero generale economico in sostituzione della lotta politica del proletariato e, di conseguenza, dell'organizzazione politica del proletariato; la critica a chi considera la forma parlamentare la forma inevitabile della lotta politica del proletariato - questo è da noi spesso applicato nel dimostrare che attraverso la lotta si raggiunge un peso politico più alto e più influente che la partecipazione parlamentare.