venerdì 11 maggio 2012

pc 11 maggio - poliziotti a caccia di operai all'alfa di Arese - massima solidarietà

10 maggio 2012 Alfa Romeo di Arese. Da 50 anni, da quando esiste l'Alfa Romeo di Arese, non si era mai arrivati a tanto. I lavoratori ex Alfa Romeo licenziati dall'azienda spionistica Innova Service di Angela Di Marzo, che lavora per la NATO e i servizi segreti ed è sotto processo a Milano per la cimice messa sotto il tavolo del capo dell'EXPO Giuseppe SALA, sono stati caricati oggi dalla polizia in assetto antisommossa perchè si recavano nella loro sede sindacale al Consiglio di Fabbrica, all'interno dell'Alfa Romeo di Arese.


Dopo 50 anni abbiamo dovuto vedere decine di poliziotti che inseguivano i lavoratori dentro la fabbrica per impedire loro di entrare nella sede sindacale dello Slai Cobas.

I 70 lavoratori ex Alfa Romeo di Innova Service sono stati licenziati 15 mesi fa e al loro posto sono stati messi lavoratori precari e sottopagati. E da 15 mesi i 70 lavoratori ex Alfa Romeo di Innova Service sono tutti i giorni in presidio alla portineria sud ovest per chiedere lavoro e giustizia, denunciando la TANGENTOPOLI ALFA ROMEO.

Ad Arese comandano le istituzioni (FORMIGONI, PROVINCIA, comuni di ARESE, GARBAGNATE, LAINATE e RHO), i padroni di centro destra (Compagnie delle Opere, ecc..) e di centro sinistra (Lega COOP, UNIPOL, ecc..), le grandi banche (INTESASANPAOLO); e tutti da 15 anni stanno prendendo in giro i lavoratori nel complice silenzio di tutti, compresi i sindacati confederali.

pc 11 maggio - clerico fascismo contro le donne in azione domenica a roma

Domenica "marcia per la vita" contro l'aborto


Opposizione: patrocinio del Comune, scandalo

Dal Colosseo a Castel Sant'Angelo. E poi un convegno e una "adorazione eucaristica in riparazione per il crimine dell'aborto" a Santa Maria Maggior. Il gemellaggio con il gruppo 'pro life' croato, l'adesione di Alemanno. La polemica: "Il sindaco sta con organizzazioni integraliste, antisemite e omofobe" La basilica di Santa Maria Maggiore
Due giorni "per la vita" e "contro l'aborto". Nata l'anno scorso a Desenzano, approda a Roma la 'marcia per la vita', evento che prevede convegni, appuntamenti religiosi e un corteo. Per quest'ultimo l'appuntamento è alle 8.30 di domenica al Colosseo. La marcia partirà poi alle 9.30 Per arrivare a Castel Sant'Angelo alle 11.30, passando da piazza Venezia e largo Argentina.
In contemporanea, quest'anno, il gruppo 'pro life' croato di Zagabria - 'Vigilare' - ha chiesto e ottenuto di poter organizzare una sorta di 'marcia gemellata' da tenersi sempre domani e domenica. Sarà uguale anche il motto adottato dalle due manifestazioni: "Chi salva una vita, salva il mondo intero".
.Domani, invece, dalle 14.30 alle 19, al pontificio ateneo Regina Apostolorum si terrà un convegno sempre sul tema "chi salva una vita, salva il mondo intero". Dalle 21 alle 22.30, poi, è prevista "un'adorazione eucaristica in riparazione per il crimine dell'aborto" nella basilica di Santa Maria Maggiore, presieduta dal cardinale Raymond Leo Burke.

Alla "marcia" hanno aderito politici di diversi schieramenti (Pdl. Pd e Terzo Polo). La manifestazione del 13 maggio dunque sarà "aperta a tutti, senza distinzione di appartenenza partitica e di fede religiosa" in quanto, afferma una nota, "ha come unico scopo quello di difendere la vita dagli attacchi che subisce quotidianamente". Il comunicato esprime "vivo apprezzamento per la partecipazione delle diverse personalità del mondo istituzionale", e cita, "tra coloro che hanno dato l'adesione di Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori del Pdl, e del sindaco Gianni Alemanno, che parteciperà personalmente e ha concesso all'evento il patrocinio di Roma Capitale, e di Magdi Cristiano Allam, Olimpia Tarzia, Mario Mauro, Lorenzo Fontana, Renato Farina, Maurizio Lupi, Dorina Bianchi, Emanuela Baio Dossi, Ada Spadoni Urbani e Maria Pia Garavaglia, ex ministro della salute del governo Ciampi, ex vicesindaco di Roma con la Giunta Veltroni e poi parlamentare del Pd.
Sul patrocinio del Campidoglio alla marcia si è già accesa la polemica: "Il comune ha dato il patrocinio a una manifestazione di integralisti, negazionisti, razzisti e omofobi, cui parteciperanno Forza Nuova e Militia Christi. Il sindaco di Roma ha aderito alla manifestazione e parteciperà rappresentando la nostra città. Eè un affronto alla capitale" dichiara il consigliere capitolino Pd Dario Nanni. "Evidentemente Alemanno predica bene e razzola male - dice ancora Nanni - e soprattutto non perde mai l'occasione per coccolare gli estremisti di destra cui affida importanti incarichi in Campidoglio e nelle aziende capitoline".
Aspra anche la reazione di Atlantide Di Tommaso, segretario del Psi romano: "Patrocinio di ordinaria follia. La città è costretta a subire sempre più le scorribande di frange dell'estremismo di destra. Roma vive il rischio reale di un ritorno a un passato, buio e criminale, sono di ieri le minacce fasciste al consigliere provinciale Prestipino. Alemanno non trova di meglio che marciare, a nome dell'intera città, al fianco degli integralisti, negazionisti, razzisti e omofobi di Forza Nuova e Militia Christi, e addirittura concede il patrocinio alla 'Marcia per la vita' che ha come prima rivendicazione la negazione del diritto delle donne, conquistato e ratificato da un consenso referendario che è legge dello stato(la 194) per una maternità condivisa e responsabile".



pc 11 maggio - i blog non sono stampa clandestina

blog non sono stampa clandestina sentenza storica della Cassazione
È arrivata ieri l'assoluzione per il giornalista e blogger Carlo Ruta giudicato colpevole del reato in primo e secondo grado. "Il fatto non sussiste" recita il verdetto, che è il punto di partenza per rinnovare la legge sulla stampa
di PAOLA ROSA ADRAGNA
LUNGA vita a blog e blogger. Dopo decenni di incertezza sulla natura dei "diari della rete", la Cassazione ha sciolto ogni dubbio: i blog non sono testate giornalistiche e non devono essere registrati in tribunale. Di conseguenza non possono essere chiusi perché colpevoli del reato di stampa clandestina previsto dalla legge 47 dell'8 febbraio 1948, meglio conosciuta come legge sulla stampa. La terza Sezione della Corte - presieduta da Saverio Felice Mannino, con la relazione del magistrato Santi Gazzara e la presenza del sostituto procuratore generale Policastro - si è pronunciata sul caso del giornalista e blogger siciliano Carlo Ruta, giudicato colpevole di stampa clandestina in primo e secondo grado.
Una vicenda che inizia nel 2004. Ruta viene querelato per diffamazione dal procuratore della Repubblica di Ragusa Agostino Fera per aver pubblicato sul suo blog "Accade in Sicilia" alcuni documenti relativi all'assassinio del giornalista Giovanni Spampinato, ucciso a Ragusa nel 1972 a soli 22 anni. Alla fine del processo, nel 2008, il Tribunale di Modica condanna il giornalista sia per il reato di diffamazione che per quello di stampa clandestina. Il blog, secondo il giudice, è una testata come lo sono i quotidiani e senza la registrazione è "clandestino" e deve essere chiuso. Nel 2011 arriva anche la conferma della Corte d'Appello di Catania. Intorno al caso, unico nel suo genere in Europa, si apre un dibattito mondiale animatissimo. Esperti, attivisti e blogger, preoccupati per il destino di migliaia di blog e altre forme di espressione su internet, si mobilitano in supporto al giornalista e sessanta storici italiani firmano un lettera di solidarietà.
Ieri la sentenza che finalmente permette ai blogger di tirare un sospriro di sollievo. Ma la rete non parla di guerra vinta. "Il quadro normativo - scrive l'avvocato Guido Scorza sul suo blog 1 - interpretato ed applicato dai Giudici di Modica e da quelli di Catania è, ancora, quello, ambiguo e confuso, sulla cui base questi ultimi sono pervenuti alle conclusioni ora travolte dalle decisione della Cassazione". Esistono altri casi che non sono andati a buon fine come quello di Ruti e per cui il popolo del web chiede al Parlamento di cambiare la normativa per una maggiore tutela della libertà di espressione online.

(11 maggio 2012)

pc 11 maggio - Ravenna .. una situazione sempre più inaccettabile

Il Fatto Quotidiano > Emilia Romagna > Vietato corteo ...

Vietato corteo a favore della Costituzione: “Piazza prenotata da Forza Nuova”
La risposta arrivata all'associazione "Ravenna Punto a capo" è stata firmata dalla questura: "La manifestazione richiesta non può aver luogo, ne è già prevista un'altra sul tema della sicurezza"
di Enrico Bandini
Ravenna
11 maggio 2012
A Ravenna Forza Nuova la spunta sulla Costituzione. Lunedì 14 maggio non si terrà il sit-in in difesa della carta costituzionale proposto dall’associazione Ravenna punto a capo. Al suo posto avrà luogo una manifestazione in difesa della sicurezza organizzata dal partito di estrema destra.
Per il questore di Ravenna, Giuseppe Racca, è una questione di tempi: l’associazione guidata daSamantha Comizzoli, quella che voleva manifestare a favore della Costituzione, ha presentato richiesta solo il 10 maggio. Troppo tardi per il responsabile dell’ordine pubblico che ha negato il permesso di svolgere il sit-in dalle 21 alle 23, in piazza del Popolo, Piazza Baracca, via Cavour, piazza Andrea Costa, via IV Novembre, “perché tal area, in tal giorno e in tale orario è interessata da altra manifestazione precedentemente preavvisata”. “Il sit-in –garantisce il questore- potrà tenersi nella giornata e nel luogo richiesti solo nella mattinata, entro e non oltre le ore 12”.
“Durante la manifestazione che intendevamo svolgere avremmo recitato - spiega Comizzoli – un mantra di alcuni articoli costituzionali”.
Il no della questura è stato notificato all’associazione ravennate in riferimento agli articoli 18 e seguenti del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 e agli articoli 20 e seguenti del relativo regolamento di esecuzione (r.d. 6 maggio 1940, n. 635). Il diniego è da ricondurre alla volontà di “adottare misure idonee a prevenire eventuali comportamenti illeciti e conseguenze dannose e problematiche, sotto i profili dell’ordine e della sicurezza pubblici”. Si teme insomma che dalla compresenza in piazza dei due gruppi di manifestanti possano insorgere tafferugli.
Nei confronti delle manifestazioni dei magrebini residenti a Ravenna per la morte del ventiseienne tunisino Hamdy Ben Hassen, inseguito e ucciso la notte di Pasqua da una pattuglia di carabinieri, Ravenna punto a capo ha tenuto una linea chiara, non certo vicina alla questura: “A seguito dell’uccisione di Hamdy –si legge nel sito dell’associazione- e della richiesta di Forza Nuova di manifestare in quel periodo, una quindicina di ragazzi vennero messi in stato di fermo in questura per aver camminato in centro storico da Piazza Baracca a Piazza del Popolo. In questi giorni, quei ragazzi che hanno urlato ciò che pensano stanno ricevendo provvedimenti assurdi, come l’avviso orale e il foglio di via”.
“Si potrà non essere d’accordo con il loro pensiero, ma la sacrosanta libertà di esprimerlo è diventato un reato così grave?” si chiede Comizzoli, che prosegue: “La questura di Ravenna parrebbe stia infrangendo la costituzione che vieta qualsiasi manifestazione di stampo fascista”.
Per i detrattori della marcia pro sicurezza il problema, infatti, non è dato dall’iniziativa in sé, ma dal fatto che abbia un orientamento ideologico così marcato.
“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, recita la XII disposizione transitoria e finale della costituzione della Repubblica italiana. Tale riorganizzazione si intende riconosciuta, ai sensi dell’articolo 1 della legge del 20 giugno 1952, anche “quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”.



A sentire Desideria Raggi, responsabile per Forza Nuova della provincia di Ravenna e organizzatrice della manifestazione assieme a Raffaello Mariani, responsabile regionale per la Romagna, “la concentrazione di lunedì non avrà nulla a che vedere con i partiti. Ho chiesto il permesso alla questura –dichiara la faentina- come cittadina privata, poiché molti ravennati, estranei alle logiche di partito, mi hanno detto di avvertirne il bisogno”.



Raggi pertanto assicura che se si presenterà qualcuno con una croce celtica o una bandiera della Repubblica sociale italiana o anche una qualsiasi bandiera di partito sarà lei personalmente ad allontanarlo, perché “la sicurezza – dice- è per tutti, anche per gli stranieri che si comportano bene”, salvo poi ricordare che “il crimine ultimamente è dato dagli stranieri, soprattutto i maghrebini” e precisare che quelli di Forza Nuova “non sono razzisti contro gli stranieri in generale, ma la maggior parte di loro viene qua per approfittarsi del buonismo di certe amministrazioni politiche e per vivere delinque”.



Al fine di promuovere la manifestazione è stato creato su Facebook l’evento “Fiaccolata per la sicurezza: 2297 gli invitati, ai quali gli organizzatori si sono rivolti con un appello: “Romagnoli, non deludeteci, facciamo capire che siamo stanchi di questa situazione di instabilità, di insicurezza! Basta farci deridere, iniziamo a scendere in piazza, a farci sentire, partendo dalla pretesa di più sicurezza per tutti noi!”.



Quella di lunedì sarà pure una manifestazione prima di simboli, “al di fuori della bandiera italiana”, come garantiscono gli organizzatori, ma dando un’occhiata al profilo Facebook di Pietro Lisanti, responsabile FN Ravenna, è difficile non avanzare qualche ragionevole sospetto.



Il ventiquattrenne ravennate si è sentito in dovere di ricordare il 25 aprile con un post nel quale dimostra di farsi beffa della suddetta legge del 20/6/1952: “Mentre l’Italia celebra la “liberazione” –scrive Lisanti- io voglio rendere onore ai veri eroi, quelli che non hanno tradito, che hanno preferito combattere e morire per la Patria e il suo onore piuttosto che vivere sotto l’occupazione straniera.



Oggi lei (la bandiera della Repubblica sociale italiana ndr) sventolerà fiera davanti casa mia per dimostrarvi cari porchigiani, che potete festeggiare quanto volete, ma non avete ancora vinto!!!” Seguono gli immancabili “W l’Italia! W il Duce! W la Rsi!”.



La Raggi, garantista del tono incolore della manifestazione di Ravenna, commenta il post del collega: “Onore alla Rsi. Onore anche a te, camerata Pietro!”.





pc 11 maggio - G8 Genova: Vice questore rinviato a giudizio per falsa testimonianza




Nel giorno in cui il Governo Monti nomina come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni De Gennaro - il responsabile numero uno delle torture, le violenze, le sevizie e i soprusi compiuti durante il vertice del G8 a Genova nel luglio 2001 contro manifestanti inermi - , il Gip del Tribunale di Genova Nadia Magrini ha rinviato a giudizio il vice questore Luca Cinti per falsa testimonianza.

I processi del G8 di Genova sembrano non finire mai. Mentre a giugno a Roma si terrà davanti alla Corte di Cassazione la fase conclusiva del processo Diaz e mentre ancora si attende una data per il processo di Bolzaneto, anche il Tribunale di Genova è ancora impegnato con il G8 di 11 anni fa.

Questa mattina infatti il gip Nadia Magrini ha rinviato a giudizio per falsa testimonianza il vice questore della polizia di Stato Luca Cinti . Il 20 luglio, poi dopo le 15, il reparto mobile di Bologna, comandato da Conti, caricò i manifestanti pacifici riuniti nella piazza e arrestò due ragazzi spagnoli accusandoli di resistenza. I due furono poi prosciolti da ogni accusa mentre sono stati condannati in via definitiva per “falso e calunnia” quattro poliziotti di quel reparto (Antonio Cecere, Luciano Berretti, Marco Neri e Simone Volpini), oggi sospesi dal servizio.

Nell’ambito del processo d’appello contro i quattro Cinti, che era il loro superiore, testimoniò in aula di aver visto il momento dell’arresto aggiungendo che uno dei due arrestati aveva in mano una spranga. Fatto non vero che ha spinto il presidente della corte d’appello a rinviare gli atti alla Procura di Genova. Oggi il rinvio a giudizio, chiesto dal pubblico ministero Francesco Cardona Albini e dagli avvocati di parte civile Emanuele Tambuscio e Laura Tartarini.

“Sono nove fino a oggi gli appartenenti alle forze dell’ordine condannati in via definitiva per falso e calunnia nell’ambito dei processi relativi ai fatti del 2001 e oltre una ventina fra Diaz e Bolzaneto. E’ un fatto che non può passare inosservato” ha commentato l’avvocato Tambuscio. “Anche nell’ambito del processo a 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio – racconta il legale – ci furono 4 appartenenti alle forze dell’ordine che testimoniarono il falso e per i quali il tribunale chiese la trasmissione degli atti. In quel caso, però, la procura non si mosse per tempo, lasciando cadere il reato in prescrizione”.

La prima udienza del processo si terrà il prossimo 18 ottobre

fonte: Genova24

pc 11 maggio - Gianni De Gennaro, il capo della "macelleria messicana" nominato sottosegretario del governo Monti


La risposta del governo Monti ai problemi sociali è lo stato di polizia! 

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio Mario Monti, «ha deliberato la nomina a sottosegretario di Stato della presidenza del Consiglio del Prefetto Gianni De Gennaro, che cessa dalle funzioni di Direttore del Dis». A darne conferma è il comunicato di Palazzo Chigi, emesso al termine del Consiglio dei Ministri.

Un'altra promozione per il protagonista numero uno degli abusi, le torture e i soprusi nei confronti dei manifestanti inermi durante le contestazioni al g8 di Genova del 2001.



pc 11 maggio - giusta e sacrosanta protesta contro Equitalia a Napoli - cariche della polizia

 
Napoli, protesta davanti a Equitalia Lanci di vernice, scontri con polizia

Striscioni che chiedono la chiusura dell'agenzia di riscossione, un pullman di traverso per strada. Poi i lanci di uova di vernice, e sassi contro la polizia, e le cariche. Un ferito
Napoli, protesta davanti a Equitalia Lanci di vernice, scontri con polizia
La polizia ha caricato manifestanti anti-Equitalia che stavano presidiando la sede di Corso Meridionale a Napoli. Contro gli uffici dell'agenzia erano state lanciate uova piene di vernice rossa ed esplosi due petardi. Poi, bottiglie e sassi sono partiti contro gli agenti del Reparto Mobile schierati davanti gli uffici. La polizia ha risposto caricando i manifestanti e lanciando alcuni lacrimogeni. Almeno uno dei manifestanti è rimasto ferito nel corpo a corpo.
La manifestazione è organizzata da "Realtà di movimento napoletane contro Equitalia". Dopo i sette suicidi registrati in Campania a causa della crisi, circa 200 persone si sono date appuntamento in corso Meridionale. Un pullman è stato messo di traverso per bloccare il traffico sull'arteria.
Uno striscione, affisso al muro davanti all'ingresso principale della sede, recita: "Chiudere Equitalia subito". Manifesti, "Fermiamoli, ora basta!", "Pignoriamo Equitalia", tappezzano le facciate dei palazzi vicini. I manifestanti hanno trascinato cassonetti al centro della strada urlando "Assassini".
Tra le richieste avanzate, quella di chiudere gli uffici di Equitalia oggi per rispetto di chi si è suicidato. Proprio ieri un piccolo imprenditore di Vico Equense si è tolto la vita nel parcheggio del santuario di Pompei dopo aver lasciato una lettera di accuse contro l'agenzia di riscossione.








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pc 11 maggio 2012 - la posizione di proletari comunisti al ballottaggio del 20-21 maggio

Proletari comunisti invita a boicottare le elezioni nel ballottaggio del 20-21 maggio.


Approfondiamo il distacco dei proletari e masse popolari dallo stato borghese, dal sistema elettorale attuale, dal sistema dei partiti parlamentari ed elettoralisti.

Portiamo con forza la parola d'ordine della lotta, dell'autorganizzazione sociale, dell'organizzazione politica dei proletari per lottare contro il governo Monti e ogni governo dei padroni, contro le giunte di centro destra o di centro sinistra al servizio dei padroni e ceti dominanti, nel sistema di spartizione e corruzione politica dilagante.

Il boicottaggio è attualmente interno al lavoro politico comunista della costruzione del partito, del fronte, della forza combattente necessarie a far avanzare la via rvoluzionaria.

Consideriamo una idiozia autoreferenziale la presentazione senza radicamento di massa di forze che si dicono comuniste e un vero salire sul carro del riformismo e del degrado politico il sostegno - come fanno i Carc /nPCI - ad alcune liste minori.

Proletari comunisti mantiene quindi questo orientamento ancheal ballottaggio- con la sola eccezione di Taranto, ove  è arrivato  al ballottaggio il figlio 'trota' del caporione fascista, razzista e malavitoso attualmente in carcere, Giancarlo Cito.



proletari comunisti - PCm Italia

11 maggio 2012

pc 11 maggio: UN VOTO CHE INDEBOLISCE IL GOVERNO MA NON RAFFORZA L'OPPOSIZIONE SOCIALE E DI CLASSE

Le elezioni amministrative hanno avuto per tanti versi dei risultati non scontati. Sono tali, ad esempio, il crollo verticale del PdL, di cui ci si aspettava un calo ma non un crollo, a cui si è aggiunto il calo consistente della Lega certamente atteso dopo l'emergere della corruzione così sfacciata del suo vertice, in primis del suo capo, ma non a questo livello; non era scontato neanche il mancato avanzamento dell'UDC di Casini che doveva comunque godere della crisi dei due partiti della maggioranza e del suo aumentato peso politico per il governo Monti. Invece questa tornata elettorale è risultata pagante per il PD che, pur avendo avuto anch'esso un calo, rispetto ai crolli e mancati avanzamenti risulta oggettivamente ancora più il primo partito e oggi il partito perno del governo Monti. Il governo Monti risulta indebolito, soprattutto per il crollo del PdL e il mancato avanzamento del partito di centro. Quindi l'indebolimento è sul piano politico, di tenuta e contraddizioni interne, ma non più di tanto sul piano generale. Se si pensa a quello che succede in Francia con Sarkozy, il governo Monti pur indebolito sopravvive bene a queste elezioni.

I problemi veri che queste elezioni mostrano non dipendono tanto dal governo Monti, ma da un'onda più strutturale nel paese che il governo non ha certo frenato, vale a dire l'astensionismo e il voto di protesta. Astensionismo e voto di protesta non sono tanto voti contro il governo Monti, ma per così dire voti anti sistema, nella forma attuale con cui questo anti sistema viene percepito da larghe masse, cioè anti partitocrazia, anti corruzione, anti politica nel senso della politica omologante che i principali partiti in parlamento vanno facendo; una protesta che, certo, la crisi economica non ha fatto che rendere più radicale, e questo sia in settori della classe operaia e masse popolari più povere, sia in settori trasversali di piccola e media borghesia.
In questo senso l'aumento dell'astensionismo dentro l'onda lunga, si è alimentato anche di ragioni specifiche, la crisi di PdL e Lega, la delusione di questo elettorato che rimane complessivamente di orientamento cultural politico di destra e che quindi non poteva spostare il suo voto verso forze che apparivano a “sinistra”; questo dato è riuscito ad essere così consistente da contrastare l'obiettiva riduzione dell'astensionismo che si produce normalmente nelle elezioni amministrative per effetto del fatto che riguardano problemi molto vicino ai cittadini, i candidati sono conosciuti ed esiste quindi un voto di amicizia, di conoscenza, di parentela, di speranza di piccoli favori, tutte cose favorite da un sistema elettorale diverso da quello nazionale, in cui, per dirla chiaramente in forma eufemistica, i cittadini elettori possono scegliere i candidati col sistema delle preferenze. Ciononostante, ripetiamo, l'astensionismo è cresciuto. E c'è in questo un dato di nazionalizzazione del voto locale che va tenuto in conto.

Così come è un dato di questa nazionalizzazione il voto di protesta indirizzatosi verso Grillo, una sorta di unico candidato o super candidato, virtuale e reale nello stesso tempo in queste elezioni.
Le dimensioni di questo voto di protesta in alcune città è stato davvero consistente, quasi a prefigurare la nascita di una nuova forza parlamentare-extra parlamentare che entra nel gioco della politica.
Una prima attenzione va fatta nel non equiparare tout court i cittadini che hanno votato questa lista ai candidati di questa lista e a Grillo stesso. Ciò che li unisce è la protesta anti partitocratica, una visione nazionale della piccola e buona amministrazione in materia di scelte ecologiche, rifiuti, traffico, ecc. Sotto questo aspetto si tratta di un voto di protesta come immagine, ma molto moderato e di proposta nella sostanza, che solo il sistema partitocratico e le preoccupazioni della borghesia e del suo regime, oltre che un certo modo di gestire i mass media e la rete internet, rende quasi “antagonistico e alternativo”.
La parte non moderata e non di proposta è Grillo stesso a rappresentarla con le sue posizioni, con il suo modo di interpretare il personaggio, fatte di populismo demagogico, contrapposizione netta, contenuti ideologici che ne fanno un candidato di destra. Giustamente lui dice: “guardate che se non vanno a me i voti andrebbero ai nazisti”.
Civettare con Grillo è un discorso idiota, stupido e non ha niente a che fare con gli interessi di classe e l'alternativa di classe. Ma chiaramente di questo non se ne può fare una colpa a Grillo quanto alle forze politiche proletarie che evidentemente non riescono in nessuna maniera tuttora né a costruire movimento reale di opposizione, né ad influenzare in misura significativa le forme e i contenuti della protesta.

Assenti e presenti in forme entrambe negative sono le forze sindacali. I lamenti verso la politica del governo Monti che colpisce duramente gli interessi operai e popolari vanno insieme ad una politica di concertazione di cui gli sciopericchi della Cgil sono parte e non certo alternativi; mentre nelle fabbriche il cammino epurativo imposto dal fascismo padronale, che comporta anche la “cancellazione“ della Fiom come ventre molle del dominio padronale e possibile canale della lotta dei lavoratori, si muove a lato del sistema politico (l'elemento concertativo della Cgil è dato dal suo sostegno senza alcun tentennamento al PD, Camusso e Bersani sono la stessa cosa, solo due ruoli diversi, e un sindacato di lotta e di governo è solo la forma della conciliazione di classe).
La posizione del sindacalismo di base, poi, sul piano politico è ancora più debole della pur generosa resistenza che viene fatta sul piano sindacale, e anche in questa campagna elettorale l'inesistenza del sindacalismo di base e di classe come soggetto politico, con l'unica eccezione, tuttora molto minoritaria, dello slai cobas per il sindacato di classe, è sotto gli occhi di tutti.

In sostanza, un voto che indebolisce il governo ma non rafforza ancora l'opposizione, una protesta che si esprime ma che non si incarna ancora in un'opposizione sociale e di classe significativa.

11.5.12

giovedì 10 maggio 2012

pc 10 maggio - milano 'il capitale di cui abbiamo bisogno' massimo sostegno alla nuova traduzione italiana del 1° libro del capitale

incontro-dibattito

IL CAPITALE DI CUI ABBIAMO BISOGNO
La nuova traduzione italiana del Libro I del Capitale di Marx e l'attualità della critica marxiana

Milano - martedì 15 maggio 2012 - ore 21
Punto Rosso - Libreria Les Mots - Via Carmagnola
(angolo Via G. Pepe - MM2 Garibaldi)
partecipano
Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo)
Mario Cingoli (Università Milano-Bicocca)
Roberto Fineschi (Università di Siena, curatore della nuova edizione)
Giovanni Sgrò (Università di Heidelberg, traduttore del Capitolo VI inedito)

A partire dalla nuova grande edizione critica tedesca Marx-Engels-Gesamtausgabe (la cosiddetta MEGA 2) e con la ripresa
della edizione italiana delle Opere Complete di Marx ed Engels abbiamo ora, in due tomi, la nuova traduzione del Libro I del Capitale, con tutte le varianti delle edizioni curate personalmente da Marx e, dopo la sua scomparsa, da Engels, incluso molto materiale inedito in italiano.
organizzano
Associazione Culturale Punto Rosso e Libreria Les Mots

Mercoledì 16 maggio 2012 nell'Università degli Studi di Milano-Bicocca, Sala Rodolfi del Rettorato, Edificio U6, IV piano,
dalle 9 alle 13 e dalle 14,30 alle 19 si terrà una giornata internazionale di studi su «La nuova traduzione italiana del libro I
del Capitale e la rilevanza attuale della critica marxiana», curata da

pc 10 maggio - fascismo padronale all'alfa arese

Da 50 anni, da quando esiste l'Alfa Romeo di Arese, non si era mai arrivati a tanto.

I lavoratori ex Alfa Romeo licenziati dall'azienda spionistica Innova Service di Angela Di Marzo, che lavora per la NATO e i servizi segreti ed è sotto processo a Milano per la cimice messa sotto il tavolo del capo dell'EXPO Giuseppe SALA, sono stati caricati oggi dalla polizia in assetto antisommossa perchè si recavano nella loro sede sindacale al Consiglio di Fabbrica, all'interno dell'Alfa Romeo di Arese.
Dopo 50 anni abbiamo dovuto vedere decine di poliziotti che inseguivano i lavoratori dentro la fabbrica per impedire loro di entrare nella sede sindacale dello Slai Cobas.
I 70 lavoratori ex Alfa Romeo di Innova Service sono stati licenziati 15 mesi fa e al loro posto sono stati messi lavoratori precari e sottopagati. E da 15 mesi i 70 lavoratori ex Alfa Romeo di Innova Service sono tutti i giorni in presidio alla portineria sud ovest per chiedere lavoro e giustizia, denunciando la TANGENTOPOLI ALFA ROMEO.

Ad Arese comandano le istituzioni (FORMIGONI, PROVINCIA, comuni di ARESE, GARBAGNATE, LAINATE e RHO), i padroni di centro destra (Compagnie delle Opere, ecc..) e di centro sinistra (Lega COOP, UNIPOL, ecc..), le grandi banche (INTESASANPAOLO); e tutti da 15 anni stanno prendendo in giro i lavoratori nel complice silenzio di tutti, compresi i sindacati confederali.

Nei giorni scorsi le uniche voci a difesa dei lavoratori sono state quelle delle forze politiche e sindacali che sono intervenute il 20 aprile scorso all'assemblea nazionale operaia dello Slai Cobas proprio all'Alfa di Arese (RIZZO, FERRANDO, GATTI, LEONARDI, ecc...) unitamente a FERRERO e GRILLO, i quali hanno portato la loro solidarietà ai lavoratori licenziati dell'ALFA ROMEO.

pc 10 Maggio - Elezioni a Palermo: Astensionismo in crescita, partiti borghesi in calo e il movimento rivoluzionario?


Il primo turno delle elezioni amministrative palermitane offre interessanti spunti su cui ragionare.
Il dato significativo è l’aumento non indifferente della percentuale di astenuti rispetto alle precedenti elezioni amministrative del 2007 di 8,53 punti percentuali.
Nonostante il dibattito sul futuro sindaco abbia investito, com’è normale che sia, tutta la cittadinanza e i settori sociali, il 36,76% dell’elettorato non è andato a votare; a questa percentuale come segno di dissenso/protesta va aggiunto il 5,66 per cento di schede annullate e l’1,8 per cento di schede bianche per un totale di 44,22 per cento di elettorato che ha “votato” contro la farsa elettorale e tutti i suoi “concorrenti”. Il “partito del non voto” è oggettivamente il primo partito di maggioranza relativa in città che non ha fiducia nelle istituzioni cittadine che a Palermo praticamente da sempre non sono in grado di garantire diritti fondamentali ed essenziali come il lavoro, l’istruzione, la sanità, il rispetto dell’ambiente ecc.
Una sfiducia totale verso le vecchie e “nuove” facce tutte in continuità con le precedenti amministrazioni comunali a partire da Cammarata e andando a ritroso fino ad Orlando.

Il restante 55,78% dell’elettorato ha distribuito il suo voto come segue:

Il primo partito eletto è Italia dei Valori (in controtendenza col dato nazionale, qui pesa l’effetto “sinnacorlando”) con il 10,25%, seguono il PDL con il 8,33%, il PD con il 7,75%, l’UDC con il 7,65 %, l’MPA del governatore della regione Lombardo con il 7,54%, “Amo Palermo” (lista civica della candidata a sindaco Marianna Caronia exMPA) con il 6,25% seguita dalla lista “Ora Palermo Lista Ferrandelli” con il 6,21% alla pari con Grande Sud (creatura politica di Miccichè ex PDL), infine ultima lista ad ottenere una rappresentanza è “Cantiere Popolare” (altra lista legata alla candidata a sindaco Caronia) con il 6,17%. Tutte le altre liste non hanno superato lo sbarramento del 5%.

Il dato principale che emerge è che la metà dell’elettorato che ha scelto di esprimere una preferenza alle urne ha penalizzato la giunta uscente capeggiata dal PDL (nella “roccaforte” berlusconiana non arriva al 10%), secondariamente i partiti che appoggiano direttamente il governo nazionale Monti che hanno superato lo sbarramento PD-PDL-UDC arrivano, tutti insieme  (!), al 23,73% : una sfiducia in generale verso i sostenitori del governo “tecnico”antipopolare e antioperaio di Mario Monti.

Tra le liste che non superano lo sbarramento e che quindi non avranno rappresentanza in consiglio comunale vi sono i finiani di Futuro e Libertà, i rutelliani dell’API, SEL, Rifondazione Comunista-PDCI-Verdi riuniti in un’unica lista, il Movimento 5 stelle di Grillo, l’Udeur di Mastella e il PCL oltre a diverse liste civiche.

Per quanto riguarda i candidati a sindaco vanno al ballottaggio Leoluca Orlando con il 47,43% sostenuto da IDV e la lista “La Sinistra e gli ecologisti per Palermo” (Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani e Verdi) e Fabrizio Ferrandelli con il 17,35% sostenuto da PD, la propria lista civica, SEL, e Vizzini Riformisti per Palermo (ex PDL).
Massimo Costa sostenuto da PDL, UDC, Grande Sud e dalla propria lista civica raccoglie un modesto 12,60%, Alessandro Aricò sostenuto da Futuro e Libertà, API, MPA e liste minori si attesta ad un 8,72%, Marianna Caronia sostenuta da Udeur e 3 liste civiche supera di poco il 7%, il candidato grillino Riccardo Nuti arriva al 4,92% , i restanti 5 candidati (l’imprenditore Tommaso Dragotto, Giuseppe Mauro di “Alleanza di Centro”, Rossella Accardo costola palermitana e sconfessata dei Forconi, il trotskista Marco Priulla del PCL e il nazista di Forza Nuova Gioacchino Basile) sono tutti al di sotto dell’1%.

Il circolo di Proletari Comunisti Palermo è stata l’unica forza politica proletaria e rivoluzionaria ad aver preso e praticato la chiara posizione del boicottaggio elettorale attivo, irrompendo e disturbando la campagna elettorale nel suo complesso.
In questa fase in cui un governo di unità nazionale attacca senza precedenti i diritti dei lavoratori e delle masse popolari, è nostro compito stare al fianco di esse, disintossicandole dall’illusione che un cambiamento delle loro condizioni di vita possa scaturire dall’urna.
Soprattutto in questa fase dove quasi la totalità dei concorrenti alla competizione elettorale  appoggia esplicitamente il governo Monti (PD-PDL-Terzo Polo in primis)  o indirettamente (IDV-SEL,  fino ai sedicenti comunisti di Rifondazione e PDCI) che in questa tornata elettorale si sono accordati con il Pd per le liste elettorali e i grillini che come a Torino già governano nella stessa giunta del PD, l’azione rivoluzionaria non può prescindere dal fatto di lavorare perché le masse sfiducino in blocco tutto l’arco politico istituzionale e indicare l’alternativa che risiede solo nella lotta e nell’organizzazione di essa in un soggetto politico alternativo, proletario e rivoluzionario.

In tal senso riteniamo che forze che si richiamino al comunismo, che rifiutano alleanze politiche ed elettorali con i partiti borghesi e scelgono in ogni caso di partecipare alla competizione elettorale, nel caso locale il PCL, sbaglino politicamente per due ragioni: innanzitutto sono corresponsabili nel fomentare l’illusione elettorale tra le masse, secondariamente non rappresentando una forza reale e sociale determinante non incidono nella realtà, anzi rafforzano la confusione tra le masse rispetto al fatto che i “comunisti” sono uno dei tanti partiti in competizione con gli altri.
Non si tratta di essere astensionisti di principio all’anarchica maniera bensì di agire facendo un’analisi concreta della situazione concreta, capendo di volta in volta che azione è utile intraprendere a favore del proletariato nella contesa elettorale, quando è giusto parteciparvi e quando invece è dannoso. Ad esempio il risultato ottenuto ad Avignana dove un candidato sindaco NoTav ha battuto un candidato unitario PD-PDL è ottimo in quanto partendo dall’esperienza di una lotta popolare, anche nella contesa elettorale vi è stata una polarizzazione tra le forze popolari No Tav e quelle della reazione che ne sono uscite sconfitte.
Tornando a Palermo o i soggetti che si richiamano al comunismo valutano la propria partecipazione secondo questi termini (coerenti con il materialismo-dialettico) o si scade facilmente nel cretinismo parlamentare e nell’elettoralismo.

Altri soggetti rivoluzionari in città come i centri sociali e i collettivi studenteschi nonostante molti di essi si rifacciano più o meno esplicitamente all’esperienza del comunismo di diverse aree (autonomia operaia, autogestione, marxismo in generale) in queste settimane hanno ignorato la campagna elettorale come se niente fosse, appiattendosi di fatto ad una posizione di astensionismo di principio di matrice anarchica. A nostro avviso questo è sintomo di un estremismo di posizioni e superficialità/carenza nell’analisi a fronte di un fatto politico (le elezioni) che coinvolge attivamente e/o passivamente la quasi totalità di lavoratori, disoccupati, giovani, donne masse popolari in generale e nonostante questo non si interviene politicamente in questo contesto per accentuare il divario tra masse e Stato da un lato e organizzare le masse contro di esso dall’altro.
In questi giorni di campagna di boicottaggio elettorale attivo il Circolo di proletari comunisti di Palermo è al fianco di quel 44% che ha espresso insofferenza verso questo sistema che ha come strumento principale la farsa elettorale che si ripete ogni 5 anni, è nostro dovere rivoluzionario, provare quantomeno ad orientare e ORGANIZZARE questo dissenso diffuso.
Per questi motivi la settimana prossima il nostro Circolo in occasione del ballottaggio tra Orlando e Ferrandelli scenderà nuovamente in piazza per invitare l’elettorato a sfiduciare in maniera più incisiva i futuri partiti al consiglio comunale e il futuro sindaco che in entrambi i casi sarà espressione locale del governo nazionale ovvero lacrime, sangue e sacrifici per il popolo e privilegi per politici, affaristi e mafiosi.

pc 10 maggio - Il governo Monti prepara l'intervento imperialista italiano in Siria


Siria, ministro degli Esteri Giulio Terzi: sì all’intervento armato con 2-3mila uomini


L’aggravamento della situazione in Siria potrebbe rendere necessaria una missione internazionale ‘armata’, “in grado di intervenire in base al capitolo VII della Carta dell’Onu”: il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, prefigura per la prima volta il ricorso all’uso della forza militare nel Paese mediorientale. Quindici osservatori italiani sono in partenza per unirsi alla missione Onu già sul posto. Ma Terzi, intervistato da Repubblica, riconosce che potrebbe non essere ‘sufficiente’ e che “si debba tornare al Consiglio di Sicurezza”. “Per chiedere una forza più robusta, fino a 2-3mila uomini”. “Una missione, cioè, armata, capace di garantire la protezione di alcune aree e la sicurezza degli osservatori, oggi affidata al governo siriano”. Il titolare della Farnesina ha tuttavia scansato l’ipotesi di ripetere un intervento militare sul modello libico: quel sistema ”è irripetibile – ha detto -. Ma il capitolo VII è stato utilizzato in molte altre occasioni. E in tante altre avrebbe potuto evitare massacri, come quello di Srebrenica”.

pc 10 maggio - Torino: antifascisti e antirazzisti a processo



Sono passati oltre due anni da quando, a Torino, il 24 ottobre 2009, il gruppuscolo di estrema destra Casapound indisse un presidio nel centro cittadino, per la precisione in piazza San Carlo. Gli antifascisti non aspettarono per reagire, e lo fecero con estrema serenità. In un centinaio si trovarono in piazza Castello, quindi raggiunsero in corteo piazza San Carlo, dove trovarono la celere in difesa dei “fascisti del Terzo Millennio”.

Non ci spaventammo di questo, ma soprattutto non ci stupimmo; non è strano, né “sbagliato” che la polizia difenda i fascisti: sono due facce della stessa medaglia, in questa società, e comunque non crediamo alla favoletta delle “istituzioni democratiche”. Là dove verosimilmente non avrebbe potuto la forza, poté l’intelligenza: il presidio antifascista iniziò a correre in via Roma (pur in assenza di una carica), in direzione opposta ai fascisti e alla polizia, per poi svoltare improvvisamente a destra e raggiungere il Museo Egizio, prendendo i fascisti alle spalle. Ci vollero un paio di minuti perché la digos, frastornata, si rendesse conto di quel che stava accadendo, e ordinasse alla celere di caricare i compagni. Mentre i fascisti si andavano a leccare le ferite dietro ai celerini, gli antifa venivano dispersi per le strade adiacenti dalle cariche, ma riuscivano a ricompattarsi in piazza Castello, per poi partire in corteo in via Roma.

Arrivati in piazza Castello, la sorpresa: in quelle ore era stato allestito un gazebo-presidio della Lega Nord, capitanato da Mario Carossa, capogruppo in consiglio comunale del carroccio, per chiedere la chiusura della “Microclinica Fatih”, un centro di controinformazione medica per migranti istituito da compagne e compagni qualificati nel settore sanitario presso il centro sociale Gabrio, nel quartiere San Paolo. L’istituzione della Microclinica (denominazione che ricalca simili strutture presenti nei territori autogestiti del Chiapas, Messico) era seguita alle leggi, fortemente volute proprio dalla Lega e dall’allora AN, che istituivano l’obbligo della denuncia, da parte del personale sanitario, per i migranti che si recavano al pronto soccorso senza poter esibire un permesso di soggiorno. Ai compagni non parve vero. Immediatamente il gazebo venne preso d’assalto e distrutto, nonostante alcuni attivisti della Lega tentassero di opporre strenua resistenza. La polizia, colta di sorpresa per la seconda volta nella stessa giornata, reagiva con rabbia e caricava più volte gli antifascisti nella piazza affollata dallo shopping del sabato pomeriggio, che peraltro assisteva con un certo compiacimento all’attacco al gazebo leghista, proprio di un partito che non ha mai avuto larghe simpatie in città. In seguito agli scontri il consigliere Carossa si fece fotografare fasciato e bendato, accusando gli antifa di violenze sulla sua persona, e chiedendo contestualmente all’allora sindaco Chiamparino lo sgombero di tutti gli edifici occupati.

A questa richiesta rispondevano positivamente il Pd, il Pdl, l’Udc, l’Idv. Venne convocato per settimane, a ripetizione, il Tavolo per la sicurezza e l’ordine pubblico (di cui facevano parte il sindaco, i partiti, il questore, il prefetto, il comandante dell’arma) mettendo all’ordine del giorno lo sgombero dei centri sociali, tra cui spiccava come sempre il nome dell’Askatasuna, cui veniva attribuita dai politici la paternità della maggior parte delle tensioni verificatesi a Torino negli ultimi anni, e la propensione a fare da catalizzatore politico e sociale dello scontro, anche durante l’aggressione a Carossa. Nel frattempo su “Repubblica” si apriva un dibattito sugli sgomberi tra politicanti, professori ed ex sindaci, finché una lettera dell’Askatasuna, che rivendicava fermamente il suo ruolo antagonista e incompatibile sullo scenario cittadino, stimolava l’intervento dello stesso Chiamparino, già allora in difficoltà con i primi sentori di crisi a livello cittadino. L'amministrazione cittadina provò quindi a rifarsi su Radio Blackout cercando di ottenerne lo sgombero prima attraverso l'aumento dell'affitto di una cifra consistente poi attraverso una campagna di diffamazione a mezzo stampa. Ma la campagna di risposta "Spegni la censura accendi BlackOut!" ebbe molto più successo sino al suo culmine raggiunto nel concerto di oltre 10000 persone in piazza Castello che ne sancì la definitiva legittimità e attestò un altro duro colpo all'amministrazione Chiamparino.

Infine, la politica gettò la spugna: troppo pericoloso procedere agli sgomberi delle occupazioni, e soprattutto di quelle militanti; le conseguenze per l’ordine pubblico e per la stabilità fittizia della scena torinese sarebbero state troppo forti. Ancora una volta la politica scelse il quieto vivere e non lo scontro, nell’ottica parolaia di chi ha troppi affari da fare in silenzio per provare a far seguire, alle minacce, i fatti. Non lo stesso si può dire per la procura che, come era già avvenuto per il G8 dell’Università (maggio 2009) e come sarebbe avvenuto per il movimento No Tav (gennaio 2012) ruppe ogni indugio aprendo un’inchiesta e rinviando a giudizio ventuno (più uno al tribunale dei minori) compagni per i fatti di quella giornata. Oggi, 10 maggio, si è svolta quindi l’udienza preliminare dell’ennesimo processo “politico” torinese. Un prezzo che il movimento di Torino paga per la sua scelta di non piegarsi, come avvenuto in altre città italiane, alla pace sociale o al mero folklore, magari facendo eleggere un consigliere comunale “diverso” o vedendo nei questurini gli “interlocutori” per le questioni di piazza, e persino di antifascismo. Sono ormai centinaia i procedimenti contro i compagn* di Torino e della Valle, tra quelli più noti e quelli che passano più in sordina, che tengono occupati decine tra giudici e pm al palazzo di giustizia.

Noi, come antifascisti militanti, abbiamo soltanto una cosa da dire: l’antifascismo è una pratica necessaria, sempre urgente e sempre attuale, che non si delega e non si proibisce. In quella giornata abbiamo agito senza paranoie e senza indugi, sapendo che contro i fascisti e i razzisti, con la felpa o in doppiopetto, la miglior difesa è l’attacco. Esprimiamo tutta la complicità possibile ai compagni sotto processo e a tutti gli antifascisti a processo in Italia e in Europa, convinti che la rabbia antifascista e antirazzista riuscirà con il tempo a trionfare nel suo obiettivo di sempre: ricacciare nelle fogne ogni rigurgito di nostalgia per le forme di governo più infami e orribili che la storia umana ricordi.

Per un vizio di forma e mancate notifiche il processo è stato rinviato all'11 ottobre prossimo.

InfoAut

pc 10 maggio: CHE FINE HA FATTO L'ASILO PER I RIFUGIATI DEL CARA DI BARI

Bari. Immigrati manifestano davanti alla Prefettura. "Che fino ha fatto l'asilo per i rifugiati?".

Un gruppo di immigrati ospitati nel Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo (Cara) di Bari, ha manifestato sotto la sede della Prefettura per protestare contro i mancati rilasci dello status di rifugiato politico da parte della commissione territoriale. La protesta si è svolta in maniera pacifica: gli immigrati hanno poi lasciato piazza Prefettura per far ritorno al Cara. In un comunicato diffuso dal Collettivo Antirazzista di Bari viene sottolineato come "il ministero dell'Interno si rende primo responsabile dell'esasperazione, poichè non interviene nei confronti delle commissioni territoriali per il rilascio dell'asilo politico affinchè i migranti possano circolare liberamente in Italia ed in Europa, dopo essere scappati da guerre e persecuzioni che spesso sono provocate dagli stessi Paesi occidentali".

Nell'agosto dello scorso anno, dopo numerose manifestazioni gli immigrati richiedenti asilo rinchiusi nel Cara di Bari in condizioni pessime diedero vita ad una grande rivolta che paralizzò strade, ferrovie, resistendo e mettendo in scacco la polizia. La rivolta scoppiò contro l'illegale "sequestro" degli immigrati, che dovrebbero stare 35 giorni nella struttura e invece, nonostante ripetute promesse, erano da mesi senza risposta. Grazie a questa rivolta si impose una trattativa.

Ma a poco più di un anno di distanza, come si vede dalla denuncia, il rilascio dei permessi va ancora molto a rilento.
Mentre gli immigrati arrestati per quella rivolta sono ancora dentro.  
Come scrivemmo allora: "...Dietro il problema dei tempi c'è il razzismo di Stato, la politica dei respingimenti e delle espulsioni; di fatto i CIE sono lager e i Cara sono nuovi Cie; il diritto d'asilo è violato. Governo, Stato, polizia, con la complicità dell'Alto Commissariato per i rifugiati negano i diritti a quella parte dei "dannati della terra" che riempiono queste strutture. La rivolta di Bari mise a nudo tutto questo, mostrò la forza, il coraggio, la dignità degli immigrati".

ORA OCCORRE UNA NUOVA RIVOLTA?

pc 10 maggio - la posizione del KOE nelle elezioni in grecia

L'Organizzazione Comunista di Grecia (KOE) ha eletto tre parlamentari nelle liste di Syriza. Le sue brevi valutazioni sui risultati del voto.
Il popolo greco ha espresso anche nelle elezioni la sua forza radicale, respingendo le politiche e le forze politiche pro-troika, provocando un terremoto nel sistema politico greco e mandando un chiaro messaggio a tutta l’Europa. La coalizione della Sinistra Radicale- SYRIZA è la forza politica che esprime meglio il volere di spodestare il regime pro-troika, e prospettare una via d’uscita al paese.
Tre membri dell’Organizzazione Comunista di Grecia KOE (il compagno Vassilis Hatzilabrou dalla Grecia occidentale, Vassilis Kyrakakis dalla zona centrale e Dimitris Kodelas dal Peloponneso, sono stati eletti membri del Parlamento nelle liste di SYRIZA. I nostri tre compagni hanno già dimostrato il loro pronto schierarsi dalla parte del movimento popolare che ha incendiato il paese. Continueranno quindi, come hanno fatto fin ora, a lottare nelle strade e nelle piazze, dentro le manifestazione, sempre dalla parte di chi lotta. Lotteranno insieme con SYRIZA per la cancellazione della troika imposta da FMI-UE-BCE che ha portato il nostro Pese alla bancarotta e lotteranno per l’indipendenza.
La nostra lotta continua!
Alla faccia del sistema politica che ha portato una nuova occupazione della Grecia da parte di imperialisti e banchieri, costruiamo la democrazia reale!
Atene 8 Maggio 2012-05-09

Ufficio Stampa del KOE



Ecco chi sono i tre militanti del KOE eletti nel Parlamento di Atene:
Vassilis Hatzilabrou - Ovest Grecia. Nato nel 1958. Tecnico radiologo nell’ospedare di Patras. Attivo nel movimento marxista leninista dal 1974. Eletto a cariche pubbliche dagli anni 90. Consigliere regionale dal 2006.
Assili Kyriakakis. Centro Grecia. Nato nel 1964. Neurologo al General Hospital di Lamia. Attivo nel movimento studentesco della sinistra radicale dal 1982. Attivista nel movimento No Debito (No Pay) e consigliere municipale dal 2006.
Dimitris Kodelas. Peloponneso. Nato nel 1979. Agronomo. Dagli anni 90 è attivo nel movimento studentesco, nel movimento contro la guerra e nel movimento no global. Membro del Coordinamento Nazionale per la viabilità pubblica e gratuita.
(Traduzione a cura della Rete dei Comunisti - Bologna


pc 10 maggio - Equitalia. Occupata e murata una sede a Mestre. - domani manifestazione a napoli

 Un gruppo di attivisti dei centri sociali ha occupato stamane gli uffici di Equitalia a Mestre. A Napoli domani manifestazione cittadina. Falso allarme bomba a sede Equitalia de L’Aquila.
E' terminata poco fa l'occupazione della sede Equitalia a Mestre. L'iniziativa, spiegano gli occupanti della sede, vuole sollecitare la chiusura degli uffici Equitalia in tutta Italia e dimostrare la solidarietà degli attivisti nei confronti degli operai Fiat di Termini Imerese che hanno occupato la sede dell'Agenzia delle entrate. I giovani con indosso una tuta bianca, hanno occupato la sede di Mestre di Equitalia mentre altri provvedevano con mattoni a creare un muretto, per chiudere simbolicamente la porta di ingresso degli uffici, altri attivisti hanno srotolato due striscioni con la scritta «Giù le mani dalle nostre vite. “Stop a Equitalia” e “Chiudere Equitalia subito”.
Per domani è invece prevista una manifestazione cittadina contro Equitalia a Napoli convocata dai movimenti sociali e dai sindacati di base. “Il tentato suicidio dell’artigiano Pietro Paganelli è l’ennesimo gravissimo episodio suscitato dalle modalità operative di Equitalia!” denunciano in un comunicato le realtà napoletane. “La privatizzazione della riscossione dei tributi pubblici affidata a questa spa ha portato come conseguenza tassi usurai e cartelle pazze, sequestri di beni primari, brutalità operative e modalità socialmente aggressive e intollerabili. Ancor più quando colpiscono i lavoratori, i disoccupati e i ceti sociali più deboli, già oppressi dalla crisi e dalle politiche di austerity del governo, dai tagli, dalla precarietà, dagli aumenti”. La manifestazione è convocata per domani mattina sotto la sede Equitalia di Corso Meridionale.



mercoledì 9 maggio 2012

pc 9 maggio - Monti contestato a Firenze

Monti a Firenze, proteste in città con fumogeni e petardi
Mario Monti, a Firenze per un incontro sullo stato dell'Unione Europea, contestato da manifestanti dei Cobas e dei sindacati di base, sigle della sinistra antagonista e centri sociali in corteo per la città. Partiti da piazza dell'Unità d'Italia alcuni manifestanti hanno imbrattato alcune vetrine in centro tra cui una del Hotel Savoy, della Bnl e Armani. Imbrattato anche il muro esternod egli Uffizi. Lanciati petardi e accesi dei fumogeni in piazza della Repubblica. Nel corso del corteo è stato esposto lo striscione "Monti attento, ancora fischia il vento" e scanditi altri cori come "Pagherete caro pagherete tutto" e "Mario Monti servo delle banche".
"No al massacro sociale fatto dai tecnici", ha detto uno degli organizzatori al megafono al momento di dare il via alla manifestazione. Tra i vari striscioni, anche "Block austerity, no Monti no al debito, per un'altra Europa". Alcuni degli organizzatori del corteo hanno esposto davanti alle forze dell'ordine uno striscione sollevato da dei palloncini con la scritta "Cacciamoli".


pc 9 maggio - iniziativa di protesta del sindacalismo di base al Senato

NON VOTATELA! APPELLO ALLE SENATRICI E AI SENATORI DELLA REPUBBLICA ITALIANA -MANDIAMO UN APPELLO A TUTTI I SENATORI INVITANDOLI A NON VOTARE
Noi lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, cassaintegrati, pensionati vi chiediamo di NON VOTARE A FAVORE del Disegno di legge 3249, ovvero la “controriforma del lavoro”
Questo disegno di legge, se approvato, sancirà la libertà di licenziare, favorirà la precarietà, peggiorerà le condizioni di chi perde il lavoro, senza garantire reddito a chi un lavoro non lo ha.
Noi respingiamo il tentativo, contenuto nel disegno di legge, di contrapporre i diritti di chi li ha conquistati con i sacrifici e le lotte, ai bisogni di precari e disoccupati.
Noi respingiamo la logica secondo cui cancellando l’articolo 18 e peggiorando le condizioni di vita e di lavoro si favorisca lo sviluppo e si superi la crisi.
Noi respingiamo l’idea che per pagare il debito e soddisfare gli appetiti di banche e finanza sia necessario cancellare il futuro dei giovani, le pensioni degli anziani.
Oggi, 9 maggio, mobilitazione nazionale contro la Fornero-Monti A Roma, conPRESIDIO al SENATO,


pc 9 maggio - iniziativa di lotta questa mattina a taranto contro il governo monti e per aprire anche a livello locale una nuova fase della lotta per il lavoro

oggi mobilitazione cittadina a taranto per il 9 maggio giornata di lotta nazionale del sindacalismo di base
al mattino presidio con striscionei e volantinaggio alla port D dell'ilva taranto con le parole d'ordini
noi rappresentiamo l'astensionismo che lotta a taranto e che si è espresso

NO RIFORMA LAVORO - MODIFICA ART. 18 - IMU

BLOCCHIAMO IL PAESE - VIA MONTI/FORNERO
annunciata inoltre la raccolta di firme  prolungata che partirà il 15 maggio fino a tutto giugno:
VIA LE ATTUALI RSU CHE NON RAPPRESENTANO PIU' I LAVORATORI
FIRMIAMO TUTTI  LISTA COBAS ALLE NUOVE RSU
dalle 9 invece la lotta è proseguita con la iniziativa sotto il comune con assemblea dei disoccupati organizzati e le parole d'ordini
VOGLIAMO SUBITO 200 ASSUNZIONI PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA IN TUTTA LA CITTA' e PER BONIFICHE AMBIENTALI
VOGLIAMO CORSI DI FORMAZIONE RETRIBUITI E FINALIZZATI AL LAVORO PER TUTTI I DISOCCUPATI
BASTA CON TASSE - MULTE - IMU - EQUITALIA
AUMENTI DI LUCE - ACQUA- GAS
NON ABBIAMO SOLDI, NON PAGHIAMO PIU' NIENTE

al pomeriggio assemblee in sede di operai ilva -Effer , precari disoccupati per decidere come proseguire la lotta

slai cobas per il sindacato di classe















pc 9 maggio - Termini Imerese, operai Fiat occupano l'Agenzia delle entrate



Centinaia di operai della Fiat Termini Imerese il giorno della chiusura dello stabilimento  hanno occupato la sede dell'Agenzia delle Entrate a Termini Imerese. Lo scorso novembre lo stabilimento era stato chiuso ed era stata avviata la cassa integrazione.
Tra i lavoratori c'è molta tensione. Il blitz è scattato alla fine dell'assemblea organizzata da Fim, Fiom e Uilm davanti ai cancelli dello stabilimento, dove la produzione è ferma appunto dallo scorso dicembre.
Il previsto passaggio della fabbrica alla Dr Motor di Massimo Di Risio non è stato ancora perfezionato per le difficoltà dell'imprenditore ad ottenere fondi dalle banche per capitalizzare la società. Sono complessivamente 2200 gli operai che temono per il proprio futuro, tra questi ci sono 600 "esodati" in attesa delle decisioni del ministro del Lavoro Elsa Fornero.
"I ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico non hanno rispettato gli accordi sugli esodati e sul piano di reindustralizzazione del polo di Termini. Dell'imprenditore molisano Di Risio, peraltro, non si hanno notizie. E noi occupiamo un pezzo dello Stato", ha spiegato Vincenzo Comella della Uilm. "Chiediamo il rispetto dell'accordo - ha aggiunto - o non ci fermeremo qui".

pc 9 maggio - il risultato elettorale indebolisce il governo Monti, ma non c'è ancora una vera opposizione proletaria e popolare

il pdl è crollato, questo indebolisce uno dei due pilastri parlamentari del governo monti e questo è un bene
il PD diventa di fatto l'azionista di maggioranza del governo ed è quindi più responsabile di prima dei provvedimenti
antioperai e e antipopolari di questo gioverno
l'opposizione parlamentare perde colpi italia dei valori da un lato e sopratutto la lega dall'altro subiscono colpi
emerge una opposizione extra-parlamentare consistente - le liste grillo
il resto non è influente se non sul piano locale
nonostante si sia trattato di elezioni amministrative, il trend astensionista non si arresta anzi si approfondisce
è questo il vero voto di protesta
naturalmente senza lotta e organizzazione il governo si indebolisce sul piano parlamentare e di immagine generale, ma è ben solido a fronte di una opposizione sociale e politica che manca ancora in termini di continuità, esplosività e organizzazzioni alternative significative e influenti
proletari comunisti lavora su questo secondo versante, necessario e indispensabile per pesare nella situazione politica e per indidere nello scontro tra operai e masse popolari e governo e stato dei padroni.

proletari comunisti
9 maggio 2012

pc 9 maggio - E' NECESSARIA LA MOBILITAZIONE COME DONNE CONTRO LA RIFORMA DEL LAVORO

La Riforma del Lavoro anche per quanto riguarda il lavoro delle e per le donne non solo non contrasta ma cristallizza ed estende l'attuale condizione fatta, se va bene, di soli lavori a tempo determinato, precari, a cui si aggiunge nelle attività lavorative nei servizi pubblici, come scuole, pulizie, assistenza, ecc. il problema di ore di lavoro al di sotto di ogni minima soglia decente (a causa soprattutto degli appalti pubblici al massimo ribasso) con un salario intorno anche a 200 euro a mese, e quindi assolutamente incivile!

Inoltre nelle fabbriche la causale delle “motivazioni economiche” (contenuta nella modifica dell’art. 18) verrà usata per dare legittimità ai licenziamenti delle donne già molto elevati.
La riforma, pur se ipocritamente la Fornero parla delle donne, mantiene tutte le forme esplicite di discriminazioni - sul salario, sulle mansioni, su assunzioni e licenziamenti, ecc. - legate alla maternità e al lavoro di assistenza scaricato sulle donne. Per cui mentre da un lato con la riforma
delle pensioni si allungano gli anni di lavoro non riconoscendo il doppio lavoro fatto dalle lavoratrici, dall’altra questo lavoro di cura in casa diventa fattore di ostacolo ad una parità sul lavoro - come le operaie della Fiat hanno denunciato - e non si riconosce il fattore “usurante” di questo doppio lavoro ai fini dei tempi di lavoro e della pensione.

E' necessario una mobilitazione delle donne contro la Riforma del lavoro, che ponga delle precise richieste.

Rispetto a questo, sosteniamo anche alcune delle proposte che sono state avanzate nella assemblea nazionale delle donne Fiom di aprile.
Vogliamo che la forma vincolante per l’occupazione femminile siano i contratti a Tempo Indeterminato e l’istituzione di quote obbligatorie per l’assunzione di donne in tutti i settori a prevalente od esclusivo impiego maschile;
L’istituzione per legge negli appalti pubblici e nei contratti di lavoro di una soglia di ore (non meno di 20 settimanali) e di salario al di sotto della quale non si può scendere;
Obbligatorietà a riconoscere ai fini di ogni indennità retributiva il tempo legato ad assenze per maternità e cura;
Più pause nelle attività lavorative a tempo pieno, l’istituzione di una soglia massima di carico e ritmi di lavoro, a tutela della salute, anche riproduttiva, delle donne;
Riconoscimento di un anno di anticipo dell’età della pensione per ogni figlio, e per anziani o disabili da assistere, senza alcuna riduzione dell’importo della pensione;
Potenziamento dei congedi parentali: aumento da 6 a 8 mesi e incremento dell’indennità;
L'istituzione del salario minimo garantito a tutte le donne a prescindere dalla loro situazione contributiva e familiare.

Dalle lavoratrici e disoccupate dello Slai cobas per il sindacato di classe.
cobasta@libero.it

martedì 8 maggio 2012

pc 8 maggio - in val susa vincono i NOTAV

Avigliana, vince il sindaco No Tav Eletto Angelo Patrizio, appoggiato dall'uscente Carla Mattioli. Bocciata la grande alleanza Pd-Pdl a favore dell'Alta velocità proposta da Pd-Pdl Il lago di Avigliana VEDI ANCHE articolo Moccia, Petrucci e altre storie dai Comuni più piccoli Il nuovo sindaco di Avigliana è Angelo Patrizio, insegnante di musica, sostenuto da Avigliana città aperta e dal sindaco uscente Carla Mattioli. Sconfitta l'alleanza civica di Pd e Pdl che avevano messo in piedi la lista "Grande Avigliana" con Aristide Sada sindaco, per battere il fronte contrario alla Torino-Lione. Patrizio ha preso il 47 per cento dei voti, Sada si è fermato al 33,8. Borello, candidato della Lega Nord, si è attestato al 16,9 per cento

pc 8 maggio - Francia ...Dopo le elezioni presidenziali.. comunicato dei maoisti francesi

Dopo le elezioni presidenziali




Nell'era dell'imperialismo, il capitale finanziario domina tutta la sfera della produzione, detenuta dalla borghesia. Nella ricerca del massimo tasso di profitto attraverso l'estorsione del plusvalore sulle spalle del proletariato, il capitale finanziario internazionale continua a perseguire la speculazione, le delocalizzazioni, le chiusure delle imprese. La borghesia imperialista
frutta la crisi del capitalismo per ristrutturare il suo apparato produttivo a livello internazionale e aumentare lo sfruttamento dei lavoratori in tutti i paesi.
È in questo contesto di crisi destinata a prolungarsi, che continueranno ad esacerbarsi le contraddizioni tra le potenze imperialiste vecchie ed emergenti, tra i monopoli, tra il proletariato ela borghesia imperialista in ogni paese imperialista e tra popoli oppressi e imperialisti e i loro "cani da guardia" (borghesiacompradora/burocratica e feudale) nei paesi dominati.
A livello nazionale, Sarkozy ha intrapreso le riforme capitalisteconsentendo alla dittatura della borghesia di mantenersi e
rafforzarsi. Ha messo sui binari un processo di fascistizzazione lento, che noi chiamiamo moderno fascismo. Ha usato alcune delle tesi del Front National in materia di immigrazione, sicurezza, sulla questione dell'identità nazionale.
Ha continuato la politica di intervento imperialista in Afghanistan, Libia, Africa.
È in questo contesto che la socialdemocrazia succede alla destra e dovrà confrontarsi con l'approfondimento della crisi e dovrà gestirel'apparato statale capitalista. Essa non potrà superare la crisi capitalista poiché l'unica soluzione è radicale e significa l'espropriazione dei mezzi di produzione della borghesia; ma questo la "sinistra" non lo vuole perché essa stessa teme la rivoluzione proletaria. Essa continuerà quindi a perseguire la ristrutturazione dell'apparato di Stato borghese e del sistema capitalista e saranno i settori della classe operaia e popolari che continueranno a pagare il prezzo più caro.
Senza l'instaurazione della dittatura del proletariato rompendo l'apparato di Stato della borghesia, non è possibile risolvere il problema della disoccupazione, o eliminare i problemi delle masse popolari.
La crisi del capitalismo è quella del capitale agonizzante, che non ha più niente da perdere, ed ecco perché il capitalismo ha sempre più bisogno del fascismo per assicurare il suo dominio. Dato che la situazione è diversa che nel 1930, il fascismo assume forme diverse ma la sostanza rimane la stessa: garantire la dittatura del capitale finanziario.
È in questo contesto che il FN ha fatto passi avanti e progredirà, e sarà forse la risorsa ultima della borghesia. In tutti i paesi europei, il fascismo cresce e il razzismo si sviluppa. In Grecia, i neo-nazisti entrano in parlamento. Ciò ricorda il tempo in cui il fascismo e il nazismo crescevano nel ontesto della crisi e, infine, hanno conquistato il potere e instaurato una
dittatura terrorista aperta. La socialdemocrazia che tremava davanti alla rivoluzione proletaria aveva allora preparato il letto al fascismo.
Ecco perché, come dicevamo nella nostra dichiarazione del primo turno, "Qualunque sia l'esito delle elezioni, prepariamo la rivoluzione! dato che nessun governo borghese potrà risolvere la crisi del capitalismo! Come lo striscione internazionale del 1° maggio afferma: "La rivoluzione proletaria è l'unica soluzione alla crisi del capitalismo! ".

Ecco perché abbiamo bisogno di un Partito comunista di tipo nuovo che abbia come obiettivo la distruzione dello Stato capitalista attraverso la rivoluzione proletaria e l'istituzione di un potere del proletariato alla testa elle masse popolari per la costruzione del socialismo, e ciò in tutto il mondo.
Ecco perché in ogni azienda, in ogni fabbrica, dobbiamo unirci tra sindacalizzati e non sindacalizzati in comitati di lotta; nei quartieri, nelle università, bisogna organizzare comitati di lotta popolare, ecc.
Questo è il motivo per cui dobbiamo formare un vero Fronte Rivoluzionario Anti-Capitalista/Anti-fascista e Popolare, al quale si unirà la forza combattente capace di opporsi alla crescita dei pericoli e di passare dalla difensiva all'equilibrio delle forze e poi all'offensiva per una lotta popolare prolungata, per farla finita con questo sistema.
Quali che siano i risultati delle elezioni, prepariamo la rivoluzione!

PC maoista France
7 maggio 2012

pc 8 maggio - La cultura per i giovani, secondo la Fornero: "più sfruttamento per tutti"

 La Fornero imita l'imitatrice del programma della Guzzanti...
Il ministro del Lavoro ha commentato alcuni dati  riguardanti l'apprendimento dei ragazzi fra 18 e 24 anni, con titolo di scuola media inferiore e non inseriti in altri percorsi formativi. La soluzione, sostiene, è l'apprendistato: "Non è solo colpa loro, è una cosa grave per loro e per la società"
“I nostri giovani sanno troppo poco. Non conoscono le lingue, l’italiano compreso e neanche i rudimenti della matematica. Non sanno fare di conto”. Sono le parole del ministro del Lavoro, Elsa Fornero che ha commentato alcuni dati  riguardanti l’apprendimento di chi si trova nella fascia d’età fra 18 e 24 anni, con titolo di scuola media inferiore e non inseriti in altri percorsi formativi. Dai “tecnici” il giudizio sui nostri ragazzi non è quindi dei più lusinghieri. Tra le altre uscite non proprio approvate dai giovani si ricordano le dichiarazioni del ministro dell‘Interno Anna Maria Cancellieri sui giovani mammoni, oppure quelle del vice ministro al lavoro Michel Martone sugli “sfigati” che a 28 anni non hanno ancora la laurea (che seguirono peraltro quella più celebre sulla monotonia del posto fisso del presidente Monti).
Torniamo all’analisi della Fornero. La media europea dei ragazzi con titolo di scuola inferiore e non occupati in altri studi – ha spiegato il ministro – è del 14 per cento, in Italia del 18,8 per cento, in Spagna dell’11 per cento e in Francia del 12 per cento. La Fornero continua: “Se poi si prende in considerazione la posizione di persone tra i 30 e i 34 anni con titolo di studio universario si nota che il dato complessivo in Europa è del 33,6 per cento, in Italia del 19,8 per cento, mentre in Francia del 43,5 per cento, in Germania del 30 per cento, nel Regno Unito del 43 per cento. I nostri giovani dunque studiano ancora troppo poco”.
La soluzione individuata dalla professoressa imprestata alla politica è l‘apprendistato: “Crediamo che questo possa essere una via tipica per i giovani per entrare nel mondo del lavoro. Il giovane che entra in apprendistato, infatti, lo fa per migliorare le sue conoscenze e per irrobustire la sua risorsa umana. Per questo va inteso come una premessa per relazioni di lavoro più produttive e stabili”.
La “colpa” però per la Fornero non è solo delle nuove leve: “C’è una percentuale ancora troppo alta di popolazione giovane lasciata a sé stessa. Un dato, questo, rischioso per i giovani ma anche per la società”.


pc 8 maggio - Crolla la Lega? niente paura lo rimpiazza il PD


Il sindaco pd: niente più mensa
ai bambini delle famiglie morose
Accade a Cavenago, in Brianza, dove la giunta di centrosinistra annuncia un giro di vite
come fece in passato l'esecutivo leghista di Adro. "In un solo anno 32mila euro di debiti"
di GABRIELE CEREDA
Bambini alla porta della mensa e rispediti a casa se papà non paga i buoni pasto. Questa volta a firmare il provvedimento non è il sindaco leghista di Adro, ma il collega pd di Cavenago (Monza e Brianza): Sem Galbiati. “Crisi e Patto di stabilità ci mettono in ginocchio, ogni centesimo diventa fondamentale per mandare avanti la città. È una misura presa a malincuore. Soprattutto è una questione di equità: ci sono persone in difficoltà che pagano e altre che preferiscono gravare sulla collettività”, sostiene il primo cittadino.

In un solo anno scolastico, il debito accumulato dalle famiglie morose è di 32mila euro. Troppi per un paesino di 6.800 abitanti, dove 415 sono i ragazzini che siedono in mensa tutti i giorni. Ogni pasto costa 4,10 euro, poi per ogni figlio in più vengono scalati 15 centesimi. A queste cifre il Comune aggiunge una quota per contenere i prezzi. “Ma qualcuno non si accontenta e pensa di mangiare a scrocco”, spiegano dagli uffici del municipio. Due mesi fa la decisione di scovare i furbetti. I bambini possiedono una tessera magnetica ricaricabile
dalla quale vengono scalati i costi a ogni pasto consumato. Incrociando questi dati con quelli dei redditi è saltata fuori la verità. Sono 170 le famiglie che hanno tenuto ben chiuso il portafogli, 50 quelle in vera difficoltà.

“Ai figli di queste ultime sarà sempre garantito un piatto caldo, almeno fino a quando le finanze del Comune ce lo permetteranno”, assicura il sindaco. Per tutti gli altri, invece, è scattata l'ora della tolleranza zero: “Anche se manca poco più di un mese all'ultima campanella, saremo inflessibili”.
(07 maggio 2012) © Riproduzione riservata

pc 8 maggio - stop alla censura della posta per Giorgio No Tav

Annullata in tribunale la censura della posta per Giorgio!

Il Tribunale di Torino con ordinanza del 4 maggio 2012 ha annullato il decreto con il quale il Gip Dott.sa Federica Bompieri (lo stesso Gip dell’ordinanza che ha portato in carcere 26 militanti notav lo scorso 26 gennaio) aveva stabilito, su richiesta della Procura della Repubblica, di sottoporre a visto di controllo tutta la posta proveniente o inviata a Giorgio Rossetto nel carcere di Saluzzo dove resta detenuto in condizioni di sostanziale isolamento ormai da 3 mesi e mezzo.
La richiesta di sottoposizione al visto di controllo della posta, formulata dalla Procura e accolta dal Gip, era fondata su argomenti a dir poco contorti e certamente fantasiosi.
Giorgio, infatti, in una relazione del Comandante di reparto, Commissario Benedetto Novena, veniva indicato come persona che esercitando la sua “carismatica influenza negativa” stava allestendo, con la complicità di un’organizzazione esterna al carcere, una a dir poco stravagante alleanza tra detenuti simpatizzanti Notav e altri reclusi in regime di Alta sorveglianza.
Ma la cosa che avrebbe dovuto indurre chiunque a cestinare direttamente la relazione del solerte Commissario Novena, senza procedere oltre, è la finalità della costituzione del fantomatico e decisamente variegato gruppo di detenuti.
E infatti, la “neonata alleanza”, secondo il Commissario e la Procura, avrebbe dovuto occuparsi di organizzare iniziative a difesa dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori in particolare attraverso la sottoscrizione di una petizione a sostegno delle lotte dei lavoratori italiani su questo tema.
Proprio per questi motivi il Gip ha ritenuto ragionevolmente dimostrato che Giorgio tenesse comportamenti volti all’istigazione alla ribellione di altri detenuti.
Ciò che veniva imputato a Giorgio e ai suoi presunti sodali, quindi, non era l’organizzazione di rivolte o di gravi disordini all’interno del carcere, ma il fatto di voler esprimere la propria idea in merito a un tema di così grande rilevanza politica e sociale come la riforma delle leggi sul lavoro in Italia.
Se così è, poco importa se sia stato Giorgio o qualcun altro a far circolare la petizione “incriminata” nelle sezioni del carcere di Saluzzo. Ciò che rileva come violazione dei più elementari diritti dei detenuti è il fatto che una simile attività, come quella di esprimere le proprie idee, possa essere utilizzata per comprimere diritti fondamentali e costituzionalmente tutelati come quello alla riservatezza della propria corrispondenza.
Ai signori Procuratori della Repubblica probabilmente sfugge il fatto che Giorgio Rossetto sia detenuto in forza di un’ordinanza cautelare e che, pertanto, ad oggi, debba per legge essere considerato innocente.
Nessuna sentenza passata in giudicato, infatti, ha mai limitato l’esercizio dei diritti politici e civili di Giorgio, il quale, al pari di ogni altro cittadino, può continuare ad esprimere tutte le sue idee sia in merito al Tav che, se lo ritiene, in merito alla riforma del diritto del lavoro.
Voler restringere in qualsiasi modo le prerogative di Giorgio o di qualunque altro detenuto per tali motivi concretizza un insopportabile sopruso che va ad aggiungersi ad una detenzione che si prolunga ormai da tanto, troppo, tempo.
Il Tribunale di Torino in seguito a reclamo contro l’insensata restrizione ha quindi provveduto ad annullare il decreto stabilendo come non vi fossero in alcun modo i presupposti di merito per applicarla.
Auspichiamo che lo stesso Tribunale, che a breve sarà chiamato a pronunciarsi nuovamente sulla richiesta di libertà sia per Giorgio che per gli altri militanti Notav ancora ristretti, compia finalmente un atto di giustizia ponendo fine alla furia giudiziaria che ci ha sottratto per troppo tempo alcuni tra i più generosi compagni della nostra lotta.
http://www.notav.info/top/basta-censura/

lunedì 7 maggio 2012

pc 7 maggio - Genova - Diaz e Bolzaneto - una sentenza

da Indymedia
DISPOSITIVO DELLA SENTENZA


REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
IL TRIBUNALE DI GENOVA-III SEZIONE PENALE
IN COMPOSIZIONE COLLEGIALE
Visti gli artt. 533 e 535 c.p.p.
DICHIARA
PERUGINI Alessandro colpevole del solo reato ascrittogli al capo 2) della rubrica, esclusa la contestazione in ordine alla mancata somministrazione di cibo, bevande e pasti;
POGGI Anna colpevole del solo reato ascrittole al capo 7) della rubrica, esclusa la contestazione in ordine alla mancata somministrazione di cibo, bevande e pasti;
GUGLIOTTA Antonio Biagio colpevole dei reati ascrittigli ai capi 18), esclusa la contestazione di cui alla lettera F); 19), esclusa la contestazione in ordine alla mancata somministrazione di cibo, bevande e pasti; 20), esclusi i riferimenti alle persone offese Crocchianti Massimiliano, O’Byrne Mark Thomas, Zehatschek Sebastian e Junemann Sebastian, escluso per Pignatale Sergio l’episodio del denudamento e posizione fetale; 21), 22), 23), escluso per questo capo il riferimento allo sputo e 24), esclusa l’aggravante dei motivi abietti e futili per tutti i capi in cui è stata contestata;
MAIDA Daniela colpevole del solo reato ascrittole al capo 27) della rubrica, esclusa la contestazione circa la mancata somministrazione di cibi e bevande;
ARECCO Matilde colpevole del reato ascrittole al capo 35) della rubrica;
PARISI Natale colpevole del reato ascrittogli al capo 36) della rubrica;
TURCO Mario colpevole del reato ascrittogli al capo 37) della rubrica;
UBALDI Paolo colpevole del reato ascrittogli al capo 38) della rubrica;
GAETANO Antonello colpevole dei reati ascrittigli ai capi 54), 55) e 56) della rubrica, escluso il concorso con l’imputato SALOMONE Massimo e esclusa l’aggravante dei motivi abietti e futili;
PIGOZZI Massimo Luigi del reato ascrittogli al capo 57) della rubrica, esclusa l’aggravante di aver agito con crudeltà;
AMADEI Barbara colpevole dei reati ascrittile ai capi 59), limitatamente alla condotta contestata quale violazione dell’art. 581 c.p., 60) e 61), con esclusione, per questi capi, dell’aggravante dei motivi abietti e futili;
INCORONATO Alfredo colpevole del reato ascrittogli al capo 66) della rubrica, esclusa l’aggravante dei motivi abietti e futili;
PATRIZI Giuliano colpevole del reato ascrittogli al capo 68) della rubrica, esclusa l’aggravante dell’aver agito per motivi abietti e futili;
TOCCAFONDI Giacomo Vincenzo colpevole dei soli reati ascrittigli ai capi 85), 90) e 92) della rubrica, esclusa, per i capi 90) e 92) l’aggravante dei motivi abietti e futili e escluso, per quest’ultimo capo, il concorso con Amenta Aldo e Sciandra Sonia;
AMENTA Aldo colpevole del solo reato ascrittogli al capo 108) della rubrica, esclusa l’aggravante dei motivi abietti e futili;
e, per l’effetto,
CONDANNA
PERUGINI Alessandro e POGGI Anna alla pena di anni 2 e mesi 4 di reclusione ciascuno;
GUGLIOTTA Antonio Biagio alla pena di anni 5 di reclusione;
MAIDA Daniela alla pena di anni 1 e mesi 6 di reclusione;
ARECCO Matilde, PARISI Natale, TURCO Mario e UBALDI Paolo alla pena di anni 1 di reclusione ciascuno;
GAETANO Antonello, ritenuta la continuazione tra i delitti ascrittigli ai capi 54), 55) e 56) della rubrica, alla pena di anni 1 e mesi 3 di reclusione;
PIGOZZI Massimo Luigi alla pena di anni 3 e mesi 2 di reclusione;
AMADEI Barbara, ritenuta la continuazione tra i reati contestatile ai capi 59), 60) e 61), alla pena di mesi 9 di reclusione;
INCORONATO Alfredo alla pena di anni 1 di reclusione;
PATRIZI Giuliano alla pena di mesi 5 di reclusione;
TOCCAFONDI Giacomo Vincenzo, unificate le condotte sotto il vincolo della continuazione, alla pena di anni 1 e mesi 2 di reclusione;
AMENTA Aldo alla pena di mesi 10 di reclusione;
nonché tutti i predetti imputati, in solido, al pagamento delle spese processuali;
visto l’art. 31 c.p.,
APPLICA
a tutti i suddetti imputati la pena accessoria dell’interdizione temporanea dai PP.UU. per la durata di legge;
CONCEDE
ai soli imputati MAIDA Daniela, ARECCO Matilde, PARISI Natale, UBALDI Paolo, GAETANO Antonello, AMADEI Barbara, INCORONATO Alfredo, PATRIZI Giuliano, TOCCAFONDI Giacomo Vincenzo e AMENTA Aldo i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna;
DICHIARA
le pene principali come sopra inflitte interamente condonate in relazione agli imputati PERUGINI Alessandro, POGGI Anna e TURCO Mario e condonate nella misura di anni tre in favore degli imputati GUGLIOTTA Antonio Biagio e PIGOZZI Massimo, per effetto del provvedimento di indulto di cui alla L. 241/06;
visti gli artt. 538, 539, 540, comma 2° e 541 c.p.p
CONDANNA
gli imputati:
AMADEI Barbara, AMENTA Aldo, INCORONATO Alfredo, PATRIZI Giuliano e TOCCAFONDI Giacomo Vincenzo, in solido tra loro, nonchè il responsabile civile MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, in persona del Ministro pro tempore, in solido con i predetti imputati, a risarcire i danni patiti dalle parti civili costituite:
Percivati Ester (per reati sub 59, 60 e 61);
Lorente Garcia Luis, (per reati sub 66 e 108, ascritti, rispettivamente, a Incoronato Alfredo e Amenta Aldo);
Lupi Bruno (per il reato sub 68);
Bruschi Valeria (per il reato sub 90);
zzolina Giuseppe (per il reato sub 92);
GUGLIOTTA Antonio Biagio a risarcire i danni patiti dalle costituite parti civili:
Dionisi Lorenzo, Franceschin Diana, Germanò Chiara, Graf Andrea, Laconi Boris, Vie Valerie Anne Beatrice, Amodio Massimiliano Marco, Callieri Valerio, Cuccadu Roberto Raimondo, Di Maddalena Tommaso, Dubreuil Pier Romaric Jonatan, Grippaudo Gabriella Cinzia, Lauriola Alessandro, Partesotti Giorgia, Pasolini Bruno, Persico Marco, Rostellato Andrea, Ruggiero Piero Vito, Scordo Antonia, Tangari Manuela, Zincani Sabatino, Arculeo Carlo, Aveni Simone, Benino Andrea, Borgo Matteo, Cairoli Alessandro, Chicharro Sanchez Pedro, Carcheri Alessandro, Delfino Gianluca, Ferrazzi Fabrizio, Ender Taline, Ghivizzani Federico, Gol Suna, Larroquelle David Thomas Arnaud, Laval Alban Sebastian, Lorente Garcia Luis, Lupi Bruno, Manganelli Danilo, Nebot Cesar Jean Claude, Otero Balado Carlos Manuel, Percivati Ester, Rossomando Angelo, Rossomando Massimiliano, Sesma Gonzalez Adolfo, Subri Arianna, Valguarnera Antonino, Alfarano Mauro, Anerdi Francisco Alberto, Arrigoni Luca, Battista Alessandra, Benetti Claudio, Bersano Davide, Berti Alessandro, Bistacchia Marco, Bussetti Brando, Camandona Sergio, Cuccomarino Carlo, De Florio Anna, De Munno Alfonso, De Vito Stefano, Della Corte Raffaele, Devoto Stefano, Flagelli Amaranta Serena, Fornasier Evandro, Gagliastro Maurizio, Guidi Francesco, Ighina Cristiano, Iserani Massimo, Lungarini Fabrizio, Manganaro Andrea, Maffei Marcello, Marchiò Milos Federico, Menegon Elisabetta Valentina, Massagli Nicola, Morozzi David, Morrone Maria Addolorata, Passiatore Angelo, Pfister Stephan, Pignatale Sergio, Repetto Davide, Ruber Stefan Andreas, Santoro Marco, Schatti Andreas Pablo, Spingi Massimiliano, Tabbach Mohamed, Allueva Fortea Rosana, Balbas Ruiz Aitor, Bartesaghi Gallo Sara, Bartesaghi Enrica, Gallo Roberto, Blair Jonathan Normann, Barringhaus Georg, Brauer Stefan, Bodmer Fabienne Nadia, Broermann Grosse Miriam, Bruschi Valeria, Buchanan Samuel, Digenti Simona, Di Pietro Adarosa, Doherty Nicola Anne, Duman Mesut, Fassa Liliana, Felix Marquello Pablo, Galloway Jan Farrel, Gandini Ettorina, Gatterman Christian, Giovannetti Ivan Michele, Haldimann Fabian, Hager Morgan Katherine, Heigl Miriam, Hermann Jens, Hinrichsmeyer Thorsten, Hoglund Cecilia, Hubner Tobias, Jaeger Laura, Kress Holger, Kutschkau Anna Julia, Luthi Nathan Raphael, Madrazo Francisco Javier Sanz, Martensen Niels, Mc Quillan Daniel, Moret Fernandez David, Moth Richard Robert, Nathrath Achim, Nogueras Chavier Francho Corral, Olsson Hedda Katarina, Perrone Vito, Samperiz Francisco Javier, Scala Roberta, Schleiting Mirco, Schmiederer Simon, Svensson Jonash Tommy, Treiber Teresa, Tomelleri Enrico, Von Unger Moritz, Wagenschein Khirsten, Weisse Tanja, Wiegers Daphne, Zapatero Garcia Guillermina, Zeuner Anna Katharina;
e, inoltre, gli imputati:
PERUGINI Alessandro, POGGI Anna, MAIDA Daniela, ARECCO Matilde, PARISI Natale, TURCO Mario e UBALDI Paolo, tutti in solido tra loro, a risarcire i danni subiti dalle seguenti parti civili costituite:
Arculeo Carlo, Arecco Eugenio, Aveni Simone, Benino Andrea, Benino Claudio, Borgo Matteo, Bonnecase Vincent, Le Bouffant Gwendal, Cairoli Alessandro, Carcheri Alessandro, Chicharro Sanchez Pedro, Delfino Gianluca, Dionisi Lorenzo, Ender Taline, Ferrazzi Fabrizio, Franceschin Diana, Germanò Chiara, Ghivizzani Federico, Graf Andrea, Laconi Boris, Larroquelle David Thomas Arnaud, Laval Alban Sebastian, Lorente Garcia Luis, Manganelli Danilo, Merlino Sara, Nebot Cesar Jean Claude, Otero Balado Carlos Manuel, Percivati Ester, Rossomando Angelo, Rossomando Massimiliano, Schenone Giorgio, Sesma Gonzalez Adolfo, Subri Arianna, Valguarnera Antonino;
inoltre, i soli imputati PERUGINI Alessandro, POGGI Anna, MAIDA Daniela, PARISI Natale, TURCO Mario e UBALDI Paolo a risarcire, in solido tra loro, il danno patito dalla parte lesa Lupi Bruno per difetto di domanda risarcitoria nei confronti della coimputata ARECCO Matilde;
altresì, i soli imputati PERUGINI Alessandro e POGGI Anna a risarcire, in solido tra loro, i danni patiti dalle seguenti parti civili costituite;
Di Biaso Francesco, Doring Matthias, Alfarano Mauro, Amodio Massimiliano Marco, Anerdi Francisco Alberto, Arrigoni Luca, Battista Alessandra, Benetti Claudio, Bersano Davide, Berti Alessandro, Bistacchia Marco, Bussetti Brando, Callieri Valerio, Camandona Sergio, Cuccadu Roberto Raimondo, Cuccomarino Carlo, D’Avanzo Filippo, De Florio Anna, De Munno Alfonso, De Vito Stefano, Della Corte Raffaele, Devoto Stefano, Di Maddalena Tommaso, Dubreuil Pier Romaric Jonatan, Flagelli Amaranta Serena, Fornasier Evandro, Gagliastro Maurizio, Grippaudo Gabriella Cinzia, Guidi Francesco, Ighina Cristiano, Iserani Massimo, Lungarini Fabrizio, Manganaro Andrea, Massagli Nicola, Menegon Elisabetta Valentina, Morozzi David, Morrone Maria Addolorata, Partesotti Giorgia, Pasolini Bruno, Passiatore Angelo, Persico Marco, Pfister Stephan, Pignatale Sergio, Repetto Davide, Rostellato Andrea, Ruber Stefan Andreas, Ruggiero Piero Vito, Santoro Marco, Schatti Andreas Pablo, Scordo Antonia, Spingi Massimiliano, Tabbach Mohamed, Tangari Manuela, Vie Valerie Anne Beatrice;
e, inoltre, gli imputati PIGOZZI Luigi e GAETANO Antonello e il responsabile civile MINISTERO DEGLI INTERNI, ut supra rappresentato, in solido tra loro, a risarcire il danno patito, rispettivamente, dalle parti civili Azzolina Giuseppe (per il delitto sub capo 57), Larroquelle David Thomas Arnaud (per il reato sub capo 54), Otero Balado Carlos Manuel, Chicharro Sanchez Pedro, Nebot Cesar Jean Claude, Percivati Ester (per il reato sub 56) e l’imputato GAETANO Antonello, con esclusione del responsabile civile Ministero degli Interni, anche a risarcire il danno patito dalla parte civile costituita Ender Taline (per i reati sub 55 e 56 della rubrica):
CONDANNA
il responsabile civile, MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, in persona del Ministro pro tempore, al risarcimento, in solido con l’imputato GUGLIOTTA Antonio Biagio, dei danni subiti dalle seguenti parti civili costituite:
Amodio Massimiliano Marco, Arculeo Carlo, Callieri Valerio, Cuccadu Roberto Raimondo, Di Maddalena Tommaso, Chicharro Sanchez Pedro, Otero Balado Carlos Manuel, Ferrazzi Fabrizio, Franceschin Diana, Gol Suna, Graf Andrea, Grippaudo Gabriella Cinzia, Laconi Boris, Lauriola Alessandro, Larroquelle David Thomas Arnaud, Laval Alban Sebastian, Lorente Garcia Luis, Lupi Bruno, Manganelli Danilo, Nebot Cesar Jean Claude, Partesotti Giorgia, Pasolini Bruno, Rostellato Andrea, Percivati Ester, Ruggiero Piero Vito, Subri Arianna, Tangari Manuela, Zincani Sabatino, Valguarnera Antonino, Alfarano Mauro, Anerdi Francisco Alberto, Arrigoni Luca, Battista Alessandra, Benetti Claudio, Bersano Davide, Berti Alessandro, Bistacchia Marco, Bussetti Brando, Camandona Sergio, Cuccomarino Carlo, De Florio Anna, De Munno Alfonso, De Vito Stefano, Della Corte Raffaele, Flagelli Amaranta Serena, Fornasier Evandro, Gagliastro Maurizio, Guidi Francesco, Ighina Cristiano, Morozzi David, Passiatore Angelo, Pfister Stephan, Pignatale Sergio, Repetto Davide, Santoro Marco, Schatti Andreas Pablo, Tabbach Mohamed, Balbas Ruiz Aitor, Bodmer Fabienne Nadia, Brauer Stefan, Gatterman Christian, Hermann Jens, Hinrichsmeyer Thorsten, Hubner Tobias, Barringhaus Georg, Allueva Fortea Rosana, Broermann Grosse Miriam, Bruschi Valeria, Di Pietro Adarosa, Digenti Simona, Duman Mesut, Fassa Liliana, Felix Marquello Pablo, Hager Morgan Katherine, Heigl Miriam, Jaeger Laura, Kress Holger, Luthi Nathan Raphael, Madrazo Francisco Javier Sanz, Martensen Niels, Moret Fernandez David, Nogueras Chavier Francho Corral, Schmiederer Simon, Weisse Tanja, Zapatero Garcia Guillermina, Zeuner Anna Katharina;
CONDANNA
il responsabile civile MINISTERO DEGLI INTERNI, in persona del Ministro pro tempore, a risarcire, in solido con gli imputati PERUGINI Alessandro, POGGI Anna, MAIDA Daniela, ARECCO Matilde (esclusa questa imputata limitatamente alla posizione della parte offesa Lupi Bruno per difetto di domanda risarcitoria ), TURCO Mario, PARISI Natale e UBALDI Paolo ( esclusi questi tre ultimi imputati, insieme con l’imputata ARECCO Matilde, limitatamente alla posizione della parte lesa Dubreuil Pier Romaric Jonatan per difetto di domanda risarcitoria ), i danni patiti dalle seguenti parti civili costituite:
Arculeo Carlo, Arecco Eugenio, Chicharro Sanchez Pedro, D’Avanzo Filippo, Ferrazzi Fabrizio, Franceschin Diana, Graf Andrea, Grippaudo Gabriella Cinzia, Laconi Boris, Larroquelle David Thomas Arnaud, Laval Alban Sebastian, Lorente Garcia Luis, Lupi Bruno, Manganelli Danilo, Nebot Cesar Jean Claude, Otero Balado Carlos Manuel, Percivati Ester, Schenone Giorgio, Subri Arianna, Valguarnera Antonino, Alfarano Mauro, Amodio Massimiliano Marco, Anerdi Francisco Alberto, Arrigoni Luca, Battista Alessandra, Bersano Davide, Berti Alessandro, Bistacchia Marco, Bussetti Brando, Callieri Valerio, Camandona Sergio, Cuccadu Roberto Raimondo, Cuccomarino Carlo, De Florio Anna, De Munno Alfonso, De Vito Stefano, Della Corte Raffaele, Di Maddalena Tommaso, Flagelli Amaranta Serena, Fornasier Evandro, Gagliastro Maurizio, Guidi Francesco, Ighina Cristiano, Morozzi David, Partesotti Giorgia, Pasolini Bruno, Passiatore Angelo, Pfister Stephan, Pignatale Sergio, Repetto Davide, Rostellato Andrea, Ruggiero Piero Vito, Santoro Marco, Schatti Andreas Pablo, Tabbach Mohamed e Tangari Manuela;
RISERVA
la liquidazione dei suddetti danni a separati giudizi;
CONDANNA
altresì, tutti i sopra menzionati imputati, in solido tra loro in caso di concorso, al pagamento, in favore delle parti civili, delle spese di costituzione e difesa, che si liquidano come segue, già comprensive delle spese forfettarie, oltre IVA e CPA:
Arculeo: € 14.000,00; Arecco: € 18.500,00; Aveni Simone: € 24.500,00; Azzolina: € 18.500,00; Benino Andrea: € 9.100,00; Benino Claudio: € 15.100,00; Bonnecase: € 16.700,00; Borgo: € 16.000,00; Cairoli: € 13.500,00; Carcheri A.: € 16.000,00; Chicharro: € 11.100,00, oltre esborsi per € 545,87; D’Avanzo: € 5.700,00; Delfino: € 9.100,00; Di Biaso: € 36.300,00; Dionisi: € 16.000,00; Doring: € 29,500,00; Ender: € 11.100,00; Ferrazzi: € 14.000,00; Franceschin: € 11.000,00; Germanò: € 10.500,00; Graf: € 11.100,00; Ghivizzani: € 11.500,00; Laconi: € 16.500,00; Larroquelle: € 11.000,00; Laval: 11.100,00; Le Bouffant: € 16,700,00; Lorente: € 11.000,00; Lupi: € 25.300,00; Manganelli: € 14.000,00; Merlino: € 9.100,00; Nebot: € 36.500,00; Otero: € 11.100,00; Percivati: € 11.000,00; Persico: € 37.000,00; Rossomando A.: € 11.100,00; Rossomando M.: € 9.300,00; Schenone: € 19.600,00; Sesma: € 24.800,00; Subri: € 34.100,00; Valguarnera: € 14.000,00; Vie: € 16.700,00; Alfarano: € 36.200,00; Amodio: € 11.800,00; Anerdi: € 14.600,00; Arrigoni: € 13.500,00; Battista: € 19.400,00; Benetti: € 13.250,00; Bersano: € 12.200,00; Berti: 11.500,00; Bistacchia: € 14.100,00;Bussetti: € 14.600,00; Callieri: € 11.800,00; Camandona: € 37.000,00; Cuccadu: € 16.500,00; Cuccomarino: € 10.400,00; De Florio: € 14.800,00; De Munno: € 12.000,00; De Vito: € 19.500,00; Della Corte: € 11.800,00; Devoto: € 2.250,00; Di Maddalena: € 14.600,00; Dubreuil: € 14.500,00; Flagelli: € 11.100,00; Fornasier: € 5.200,00; Gagliastro: € 14.000,00; Grippaudo: € 14.800,00; Guidi: € 26.300,00; Ighina: € 16.500,00; Iserani: € 9.100,00; Lauriola; € 13.300,00; Lungarini: € 26.400,00; Maffei: € 25.200,00; Manganaro: € 42.300,00; Marchiò: € 25.200,00; Massagli: € 9.100,00; Menegon: € 9.500,00; Morozzi: € 11.800,00; Morrone: € 11.800,00; Partesotti: € 10.000,00; Pasolini: € 19.200,00; Passiatore: € 16.900,00; Pfister: € 16.900,00; Pignatale: € 11.800,00; Repetto: € 13.300,00; Rostellato: € 5.200,00; Ruber: € 15.100,00; Ruggiero: € 19.000,00; Santoro: € 12.200,00; Schatti: € 15.200,00; Scordo: € 10.400,00; Spingi: € 9.500,00; Tabbach: € 11.800,00; Tangari: € 14.800,00; Zincani: € 13.300,00; Allueva: € 11.100,00; Balbas: € 11.000,00; Barringhaus: € 26.300,00; Bartesaghi Gallo Sara: € 11.100,00; Bartesaghi Enrica: € 11.100,00; Gallo: € 11.100,00; Blair: € 11.100,00; Bodmer: € 5.000,00; Brauer: € 27.400,00; Broermann: € 16.000,00; Bruschi: € 16.300,00; Buchanan: € 11.100,00; Di Pietro: € 17.300,00; Fassa: € 31.200,00; Digenti: € 10.600,00; Doherty: € 11.100,00; Duman: € 15.200,00; Felix Marquello: € 11.000,00; Galloway: € 23.300,00; Gattermann: € 23.600,00; Giovannetti: € 11.100,00; Gandini: € 11.100,00; Gol: € 19.700,00; Hager: € 13.000,00; Haldimann: € 31.000,00; Hoglund: € 15.100,00; Heigl: € 13.000,00; Hermann: € 34.600,00; Hinrichsmeyer: € 25.800,00; Hubner: € 26.000,00; Jaeger: € 11.100,00; Kress: € 23.600,00; Kutschkau: € 16.400,00; Luthi: € 4.700,00; Madrazo: € 10.600,00; Martensen; € 39.300,00; Mc Quillan: € 11.100,00; Moret: € 11.100,00; Moth: € 11.100,00; Nathtrath: € 6.000,00; Nogueras: € 29.500,00; Olsson: € 15.100,00; Perrone: € 24.500,00; Samperiz: € 21.000,00; Scala: € 16.600,00; Schleiting: € 16.000,00; Schmiederer: € 20.200,00; Svensson: € 15.100,00; Tomelleri: € 16.600,00; Treiber: € 23.300,00; Von Unger: € 16.400,00; Wagenschein: € 41.000,00; Weisse: € 31.000,00; Wiegers:€ 10.400,00; Zapatero: € 13.000,00; Zeuner: € 27.300,00;
visto l’art.110 D.P.R. 115/02,
DISPONE
il pagamento delle spese liquidate alle parti civili ammesse al patrocinio a spese dello Stato in favore dello Stato medesimo;
DISTRAE
le spese come sopra liquidate in favore dei patroni di parte civile che se sono dichiarati antistatari, esclusi i difensori delle parti civili ammesse al patrocinio a spese dello Stato;
CONDANNA
inoltre, i responsabili civili, MINISTERI DELLA GIUSTIZIA e DEGLI INTERNI, in persona dei rispettivi Ministri pro tempore, al pagamento, in solido con gli imputati condannati, delle spese di costituzione e difesa, così come sopra liquidate, in favore delle sole parti civili costituite in relazione alle quali vi è stata condanna, in via solidale con gli imputati, dei responsabili civili medesimi al risarcimento del danno;
ASSEGNA
a titolo di provvisionale immediatamente esecutiva, in favore delle parti civili: Amodio Massimiliano Marco, Azzolina Giuseppe, Kutschkau Anna Julia, Lorente Garcia Luis e Tabbach Mohamed la somma di € 15.000,00 per ciascuna, e in favore delle parti civili: Bartesaghi Enrica, Gallo Roberto, Fassa Liliana e Gandini Ettorina la somma di € 2.500,00 ciascuna e in favore di tutte le restanti parti civili la somma di € 10.000,00 per ciascuna, da porsi a carico degli imputati come sopra condannati, in solido con i responsabili civili MINISTERO DELLA GIUSTIZIA e MINISTERO DEGLI INTERNI, ut supra rappresentati, limitatamente, per detti Ministeri, alle sole parti civili per le quali vi è stata condanna, in via solidale con gli imputati, al risarcimento del danno;
visto l’art. 529 c.p.p.
DICHIARA
non doversi procedere a carico di GUGLIOTTA Antonio Biagio per gli episodi di ingiurie, percosse, lesioni, contestatigli al capo 20) in danno di:
Ghivizzani Federico, Haldimann Fabian, Laval Alban Sebastian, Manganelli Danilo e Zincani Sabatino per mancanza di querela;
visto l’art. 530 cpv c.p.p.
ASSOLVE
PERUGINI Alessandro, POGGI Anna, BRAINI Giammarco, BARUCCO Piermatteo, PISCITELLI Maurizio, MULTINEDDU Antonio Gavino, RUSSO Giovanni, FURCAS Corrado, SERRONI Giuseppe, FONICIELLO Mario, AVOLEDO Reinhard, PINTUS Giovanni, ROMEO Pietro, MURA Ignazio, MANCINI Diana, TOCCAFONDI Giacomo Vincenzo, AMENTA Aldo, MAZZOLENI Adriana, SCIANDRA Sonia e ZACCARDI Marilena dai reati loro rispettivamente ascritti ai capi 1), 6), 29), 31), 33), 34), 39), 40), 41), 42), 43), 44), 45), 46), 47), 48), 50), 84), 97), 104), 112), 113) e 119) perché i fatti non costituiscono reato;
PERUGINI Alessandro dai reati ascrittigli ai capi 3), 4), 5) della rubrica per non aver commesso il fatto;
GUGLIOTTA Antonio Biagio, dal reato ascrittogli al capo 25) della rubrica per non aver commesso il fatto;
VALERIO Franco, TARASCIO Aldo e TALU Antonello dai reati loro rispettivamente ascritti ai capi 26), 33) e 34) della rubrica per non aver commesso i fatti;
MAIDA Daniela dal reato ascrittole al capo 28) della rubrica per non aver commesso il fatto;
BRAINI Giammarco e BARUCCO Piermatteo dai reati loro rispettivamente ascritti ai capi 30) e 32) della rubrica per non aver commesso i fatti;
SALOMONE Massimo dal reato ascrittogli al capo 51) della rubrica per non aver commesso il fatto;
AMADEI Barbara dal reato ascrittole al capo 59) limitatamente alla contestazione di violazione dell’art. 608 c.p. perché il fatto non sussiste;
CERASUOLO Daniela dal reato ascrittole al capo 64) della rubrica perché il fatto non sussiste e dal reato ascrittole al capo 65) per non aver commesso il fatto;
FORNASIERE Giuseppe e TOLOMEO Francesco Paolo Baldassarre dai reati loro rispettivamente ascritti ai capi 69) e 70) della rubrica per non aver commesso i fatti;
NURCHIS Egidio, MULAS Marcello, AMOROSO Giovanni e SABIA COLUCCI Michele dai reati loro rispettivamente ascritti ai capi 71), 72), 73), 74), 75), 76), 77), 79), 80), 81), 82), 83) della rubrica perché i fatti non sussistono;
TOCCAFONDI Giacomo Vincenzo dai reati ascrittigli ai capi 86), 87), 88), 91), 93), 95), 98) e 103) della rubrica perché i fatti non sussistono e dai reati ascrittigli ai capi 89), 94) e 100) per non aver commesso i fatti;
AMENTA Aldo dai reati ascrittigli ai capi 105), 109), 110) perché i fatti non sussistono e dai reati ascrittigli ai capi 106) e 107) per non aver commesso i fatti;
SCIANDRA Sonia dai reati ascrittile ai capi 114) e 118) perché i fatti non sussistono e dal reato ascrittole sub 115) per non aver commesso il fatto;
ZACCARDI Marilena dal reato ascrittole al capo 120) della rubrica perché il fatto non sussiste;
visto l’art. 530, comma 1°, c.p.p.,
assolve
CIMINO Ernesto, PELLICCIA Bruno e DORIA Oronzo dai reati loro rispettivamente ascritti ai capi 12), 13), 14), 15), 16) e 17) della rubrica perché i fatti non sussistono;
SALOMONE Massimo dai reati ascrittigli ai capi 52) e 53) della rubrica per non aver commesso i fatti;
TOCCAFONDI Giacomo Vincenzo dai reati ascrittigli ai capi 96) e 99) della rubrica perché i fatti non sussistono;
AMENTA Aldo dal reato ascrittogli al capo 111) della rubrica perché il fatto non sussiste;
SCIANDRA Sonia dai reati ascrittile ai capi 116) e 117) della rubrica perché i fatti non sussistono.
ORDINAinfine, in dovuta ottemperanza alla conforme richiesta del P.M., la trasmissione al Procuratore della Repubblica di Genova degli atti relativi alle deposizioni rese in dibattimento dai seguenti testi:
Mattana Piergiorgio, Serra Giuseppe, Marras Roberto, Chighine Marco, Murru Igor, Pirastu Gianni, Atzori Roberto, Mambella Giambattista, Erriu Samuele, Esposito Cristian, Desideri Tiziano.
Indica in giorni NOVANTA il termine per il deposito della motivazione.
Così deciso in Genova il 14 luglio 2008.
Il Presidente
Renato Delucchi
http://www.processig8.org/Udienza_179_%20Bolzaneto.html