venerdì 11 aprile 2014

pc 11 aprile - politici delinquenti e corrotti - legati alla mafia e alla grande criminalità trattati con i guanti gialli, quando sarebbe necessaria una giustizia giusta e 'sommaria!


pc 11 aprile - Le multinazionali farmaceutiche associazioni a delinquere con la collaborazione di governi e ministri corrotti






Il farmaco inutile contro l'aviaria pagato dai governi oltre tre miliardi


Ricerca indipendente "smonta" il Tamiflu: inefficace per influenza suina e dei polli
ROMA - Il costoso farmaco Tamiflu che ci avrebbe salvato dall'aviaria, che avrebbe impedito il passaggio dell'influenza dai polli all'uomo su scala mondiale e combattuto un'epidemia che nei grafici clinici avrebbe potuto fare 150mila morti soltanto in Italia, non è servito a niente. Solo a gonfiare i bilanci della Roche spa, multinazionale svizzera che grazie alle ondate di panico collettivo ha venduto nel mondo, solo nel 2009, confezioni per 2,64 miliardi di euro. Due miliardi e sei per un solo farmaco che, si calcola, a quella data è stato utilizzato da 50 milioni di persone. Inutilmente.

CRONISTORIA L'emergenza dell'aviaria / DALL'ARCHIVIO La guida del giugno 2009

Già. Un gruppo di scienziati indipendenti - Cochrane collaboration - ha ripreso in questi giorni un suo studio realizzato nel 2009 sul rapporto tra l'antivirale Tamiflu e l'influenza suina (seimila casi mortali nel mondo). E se allora l'organizzazione medica no profit sosteneva che non c'erano prove a sostegno dell'utilità del medicinale per la suina, ora si spinge oltre e lo stampa sul British medical journal: per l'influenza aviaria (62 morti accertati, fino al 2006) l'antivirale della Roche è stato inutile.

Lo si certifica adesso, ma per dieci anni una teoria di stati nel mondo, sull'onda della speculazione emotiva, ha accumulato milioni di confezioni, buttato valanghe di denaro pubblico e, dopo cinque stagioni, buttato anche le confezioni scadute. Secondo la controricerca il Tamiflu (dai 35 ai 70 euro a scatola, secondo richiesta e Paese) contrappone alle influenze gli stessi effetti del più conosciuto paracetamolo. Non ha prevenuto la diffusione della pandemia, né ha ridotto il rischio di complicazioni letali. Ha attenuato solo, nei primi quattro giorni del contagio, alcuni sintomi. Una tachipirina, non certo la panacea per epidemie da kolossal.

Ecco servito un nuovo caso di inganno Big Pharma, segnalato da ricercatori che hanno rilevato errori e mancanze in ogni stadio del processo: la produzione, le agenzie di controllo, le istituzioni di governo. Gli uffici stampa della Roche hanno tempestivamente replicato, ieri: la ricerca è incompleta e frammentaria. È un fatto, però, che il Tamiflu passerà alla storia della farmaceutica contemporanea come il medicinale più gonfiato e redditizio.

L'influenza aviaria venne descritta per la prima volta in Piemonte, nel 1878, ma è dal 1996 che si è scoperta pericolosa per l'uomo. Da allora e per dieci anni focolai hanno toccato cinque continenti. Hong Kong l'origine, poi l'approdo in Australia, Cile, Centro America, Olanda, Belgio, Germania, quindi Canada, Stati Uniti, Sudafrica, di nuovo Sud-Est asiatico, il resto dell'Asia, ancora Europa. Centocinquanta milioni di volatili contagiati e, alla fine, 62 umani morti (in media un normale ceppo influenzale, ogni anno, provoca nel mondo 700 mila decessi). Grazie all'Organizzazione mondiale della sanità, spinta dai centri di controllo medico americani, a metà dei Duemila il Tamiflu Oseltamivir diventa il farmaco elettivo per il trattamento dell'influenza aviaria.

Nel novembre 2005 il presidente George W. Bush richiede al congresso 7,1 miliardi di dollari per prepararsi a una pandemia, 1,4 miliardi sono necessari per acquistare farmaci antivirali. Si scoprirà che uno degli articoli su cui si basavano le evidenze scientifiche per lanciare il Tamiflu era uno studio fatto su un solo paziente. Si scoprirà, soprattutto, che il brevetto del farmaco è stato dal 1997 al 2001 della società Gilead, il cui presidente era Donald Rumsfeld, segretario di Stato americano dell'amministrazione Bush dal 2001 al 2006: Rumsfeld mai ha lasciato il pacchetto di azioni Gilead e tutt'oggi riceve il 22 per cento dei profitti derivanti dalla vendita del Tamiflu.

In quei giorni di allarmi a comando, il segretario di Stato impose la somministrazione obbligatoria del suo farmaco alle truppe nordamericane. E i governi occidentali si superarono negli ordinativi alla Roche, che faticò a star dietro alle richieste: 2,3 milioni di dosi la Svizzera, 5,4 milioni il Canada, 13 milioni la Francia, 14,6 milioni la Gran Bretagna.

L'Italia, governo Berlusconi, Storace ministro della Salute, autorizzò l'acquisto di antivirali per il 10 per cento della popolazione: sei milioni di confezioni. La Roche spa, tra il 2003 e il 2005, quadruplicò le vendite nel mondo.

Sull'allarme aviaria, ha rivelato l'ultimo numero dell'Espresso, la procura di Roma sta indagando su un'ipotesi impaurente: il virus esistente, in Italia, fu trasformato ad arte in un'epidemia in procinto di esplodere. Psicosi generata da ricercatori e industrie farmaceutiche (in questo caso la Merial di Noventa Padovana) che portò il governo Berlusconi (ter) a spendere 50 milioni per vaccini poi rimasti inutilizzati. Per ora è stata indagata per associazione a delinquere, insieme ad altre 38 persone, Ilaria Capua, virologa di fama internazionale, deputato di Scelta civica.

pc 11 aprile - la Turchia dietro la strage di Ghouta con armi chimiche




Benvenuti nel Paese delle Meraviglie: “C’è qualcosa di marcio nella NATO…”
“scoop”di Seymour Hersh che addebita alla Turchia la paternità della strage di Ghouta provocata, verosimilmente, dall’accidentale fuoriuscita di gas velenoso – non Sarin – da un arsenale dei “ribelli”).
In Italia, ad esempio, già il 22 agosto 2013, lo faceva il sito Sibialiria , che tra l’altro, due settimane dopo smontava la sgangheratissima “indagine” dell’ONU che additava Assad come mandante della strage.
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pc 11 aprile - 2 ORE DI SCIOPERO NELLA LOGISTICA - SI PREPARA GIORNATA DI MOBILITAZIONE A TREZZO - SOLIDARIETA' ANCHE DA LISBONA

Dopo il presidio permanente ai cancelli del magazzino della LDD di Trezzo, sgomberato con una violenta aggressione la mattina di venerdì 4 aprile con un'azione squadrista partita da dentro quegli stessi cancelli, la lotta per rivendicare il posto di lavoro dei 160 lavoratori nei confronti della LDD nel magazzino di Trezzo del gruppo Lillo, non si ferma fino a quando ci sarà un solo lavoratore che rivendica giustamente il diritto al posto di lavoro che gli è stato ingiustamente scippato.

Nella mattinata di venerdì 11 aprile, invitiamo i giornalisti ad una conferenza stampa dove verranno annunciate le prossime mobilitazioni,
Dalle 8 alle 10 davanti  al magazzino della ND-Metro (200mt. dal magazzino LDD), dove è stato proclamato 2 ore di sciopero, 
dato che anche in questo magazzino logistico ci sono centinaia di lavoratori che tra qualche mese saranno licenziati e ad oggi non hanno nessuna garanzia per il loro futuro.

Ma i lavoratori delle logistiche dello Slai cobas hanno deciso di coordinare le loro lotte per rispondere in maniera adeguata al sistema delle logistiche che attraverso le cooperative e i cambi appalto cercano di liberarsi dei lavoratori che per anni hanno sfruttato e che magari con la lotta hanno anche ottenuto migliori condizioni di lavoro e diritti sindacali.

Invitiamo a partecipare in particolar modo anche delegazioni di lavoratori delle logistiche di tutti i sindacati che stanno conducendo lotte nel settore per costruire insieme al più presto una giornata di mobilitazione a Trezzo, con lo spirito espresso dai lavoratori nell'assemblea avvenuta subito dopo lo sgombero del presidio:

"...Abbiamo deciso di dare una risposta forte, 
costruendo uno sciopero di tutto il settore 
e una manifestazione nazionale, 
perchè se perde una parte degli operai della Logistica
perdono tutti..." 

per lo slai cobas s.c.
Sebastiano Lamera
3355244902

DA LISBONA - DA UNO STUDENTE IN ERASMUS DEL CAU NAPOLI
Ciao Seba,
anche se sto lontano (oramai è il settimo mese di fila che sono in Portogallo) ho seguito con attenzione, rabbia ma anche ammirazione la vicenda delle lotte nella logistica a Trezzo.
Ti scrivo ovviamente per mandarti un fortissimo abbraccio e mandarti tutta la solidarietà per questa lotta dopo l'infame aggressione dell'altro giorno. Sicuro che questi miseri tentativi di intimidazione non fanno che accrescere la determinazione di compagni come te.
E qui, aggiungendoci qualcosa di più personale, che faccio riferimento al sentimento di ammirazione. Ci conosciamo oramai da parecchi anni e sono anni che portiamo avanti battaglie (tu molti anni più di me, e sempre in contesti più "difficili", ma anche più "centrali"). Le volte che ti ho visto "all'opera" dal vivo nelle lotte non sono poi state così tante, stando sempre in due città abbastanza distanti, ma sono sempre rimasto colpito dalla tua capacità di trasmettere, (come quando ti ho visto parlare agli operai dell'Ilva ma anche altri episodi o racconti che ho nella memoria), tutta la legittima rabbia (come è giusto che faccia un proletario) riuscendo allo stesso tempo a dire la cosa giusta (come è giusto che faccia un comunista). 
Penso che questa sia una grande dote, indispensabile, e la capacità di organizzazione e direzione delle lotte proletarie che hai sempre dimostrato ne è la prova schiacciante.
Scusa la retorica ma ci tenevo a dirti quello che mi è passato ancora una volta nella testa seguendo la vicendadelle lotte di questi giorni.
Un fortissimo abbraccio, e a pugno chiuso!
V.

pc 11 aprile - I farmaci equivalenti uccidono la gente per i profitti dei padroni e con l'uso delle leggi dei governi dei padroni


Il business dei farmaci equivalenti

  • Rita Chiavoni
Il business dei farmaci equivalenti
L'autunno scorso la procura della repubblica di Frosinone ha posto sotto sequestro nove farmaci dell'azienda farmaceutica Geymonat per sospetti difetti di qualità. L'indagine è partita a giugno 2013 a seguito della segnalazione di un farmacista che aveva constatato che le supposte di Ozopulmin, un farmaco per la tosse ad uso prevalentemente pediatrico, presentavano alterazioni nella composizione. Infatti per la poca compattezza le supposte, non erano idonee all’uso e a seguito delle verifiche dei NAS risultò che non contenevano il principio attivo dichiarato, ma una sostanza simile che non aveva però alcun effetto terapeutico.
Dalle indagini risultò altresì che altre molecole della stessa ditta contenevano poco principio attivo. L’agenzia del farmaco (AIFA) con circolare federale n. 8469 del 4.9.2013 dispose quindi il divieto di utilizzo di tutti i lotti in commercio dei farmaci incriminati per ulteriori indagini e in una nota recente, del 5/03/2014, l’AIFA ha disposto la ‘revoca p a r z i a l e d e l provvedimento relativamente al medicinale “INTRAFER 50 mg/ml, gocce orali, soluzione flacone 30 ml AIC 016747026” – lotti nn. 120914; 130901 e 130902, considerato per questo farmaco l’esito positivo delle analisi effettuate sugli stessi’.
A seguito delle indagini tre manager della ditta sono stati arrestati per violazione dell’art. 440 del codice penale, che sanziona l'adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari. La pena prevista è da tre a dieci anni, con l’aggravante possibile di adulterazione di un farmaco.
Su questa vicenda, dopo lo scalpore mediatico durato circa un mese, come accade spesso è sceso il silenzio assoluto.
La contraffazione dei farmaci Geymonat è consistita nella poca quantità del principio attivo e, per quanto riguarda l’Ozopulmin, farmaco pediatrico, addirittura la sostituzione del principio attivo con altra sostanza. Gli arrestati infatti hanno dichiarato che. per difficoltà di approvvigionamento adeguato della molecola base, questa è stata sostituita con altra molecola ‘simile’ ma dall’effetto terapeutico nullo. Queste dichiarazioni risultano, anche se gravi, comunque poco convincenti. E se stessero sperimentando di fatto un generico, utilizzando una molecola simile? Questo non potrebbero dirlo pubblicamente! Solamente dubbi!

leggi su Contropiano.org il resto dell'articolo

pc 11 aprile - Ancora un caso di sbirri brutali-torturatori come sempre impuniti!

Giovane denuncia poliziotti: “picchiato, minacciato e appeso per i piedi”



Giovane denuncia poliziotti: “picchiato, minacciato e appeso per i piedi”

  • Luca Fiore
Forse pensavano di essere i protagonisti di un telefilm americano, di quelli nei quali ai poliziotti tutto è permesso per fermare il crimine, di quelli in cui i peggiori nemici degli agenti non sono neanche i criminali ma quelli degli ‘affari interni’.
E invece erano agenti della stradale. Uno di loro, lo scorso 17 marzo, sarebbe stato avvisato dalla sorella che la nipote di sei anni era stata abusata da un vicino di casa di 15. A quel punto l’agente avrebbe chiesto ad un collega di affiancarlo e i due sarebbero andati a casa del minorenne nel frattempo denunciato per violenza sessuale, con l’obiettivo di ‘dargli una lezione’. Ma quando sono arrivati a casa del sospettato i due giustizieri di Domodossola avrebbero trovato, sul pianerottolo del nono piano di un palazzo di Nichelino, cittadina nei pressi di Torino, il fratello 25enne del presunto molestatore e scambiandolo per il ragazzo da punire lo avrebbero picchiato, gli avrebbero puntato un coltello alla gola, e poi lo avrebbero appeso a testa in giù dal balcone tenendolo sospeso nel vuoto ciascuno per una gamba. Col rischio di ammazzarlo. I due agenti ad un certo punto però devono essersi resi conto di aver sbagliato bersaglio e a quel punto hanno intimato alla vittima del pestaggio di non denunciare quanto era accaduto e di tenere la bocca chiuso. Ma il ragazzo prima è andato a farsi medicare al Pronto Soccorso e poi è andato a denunciare l’aggressione alla caserma dei Carabinieri.
I militari si sono messi alla ricerca dei due poliziotti che, quando sono stati rintracciati, hanno negato tutto. Però poi di fronte alle pressioni dei Carabinieri uno dei due avrebbe ammesso ‘l’incontro’ con il 25enne, parlando però di una zuffa sul pianerottolo scatenata da un ‘sorriso irriverente’ rivolto ai due agenti della Polizia Stradale.
Sui fatti indaga la Procura di Torino.

pc 11 aprile - Soldati italiani torturatori a Nassiriya - Imperialismo italiano assassino in Irak,come in Afghanistan!

Torture a Nassiriya. Interpellanza del M5S alla Camera
..da notizie diffuse dal programma “Le Iene” dalle interviste con due militari italiani, la testimonianza della vedova di Massimiliano Bruno, di uno dei carabinieri italiani rimasti uccisi a Nassirya durante la guerra in Iraq. "Ho visto il carcere di questi iracheni, una cosa squallida, bruttissima, nudi", mi aveva raccontato mio marito. Quando ha visto certe cose, era proprio stravolto. Massimiliano ha informato i suoi superiori, ma senza alcun esito». La vedova di Massimiliano Bruno, non ha dubbi su questo punto. Pina Bruno venne intervistata dal Tg3 pochi giorni dopo i funerali di Stato. “Massimiliano mi disse che ognuno aveva un compito. C'era una persona che comunicava quello che aveva visto, quello che succedeva e quello che stava per succedere. Tutte le informazioni arrivavano all'Italia. Tutte. È assurdo che dicono che non sapevano niente”. “Non credeva a quello che aveva visto: se me lo raccontavano non ci credevo. Trattati peggio degli scarafaggi, mi ha detto”.

Qui di seguito il testo integrale dell'interpellanza parlamentare presentata il 10 aprile:
Atto Camera
Interpellanza 2-00503
presentato da DI BATTISTA Alessandro
testo di Giovedì 10 aprile 2014, seduta n. 209
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
a più di 10 anni dalla strage di Nassiriya, e senza alcun intento da parte degli interroganti di voler infangare la memoria dei 17 italiani che hanno perso la vita nel famigerato attentato, sono apparse gravi e inquietanti testimonianze su avvenimenti raccapriccianti che gettano un'ombra sulla presenza italiana in Iraq e potrebbero costringere a rivederne criticamente gli esiti;
infatti, le due puntate del programma televisivo Le Iene, trasmesse il 2 e 9 aprile 2014, hanno riportato le testimonianze dirette di un ex militare a viso scoperto e di un altro invece a viso coperto e con voce contraffatta (un «esecutore» come abitualmente vengono chiamati nell'ambiente militare coloro che vengono selezionati per interrogare i prigionieri sospettati di terrorismo);
le immagini trasmesse e i dettagli raccontati sono apparsi sconcertanti e eloquenti squarciando il velo di omertà sulla presenza dei militari italiani inviati in Iraq nel 2003, come era già accaduto in Somalia, ad esempio, nel corso della missione «Ibis», poiché, secondo il racconto di uno dei due militari, a Nassiriya ci sarebbe stata una vera e propria centrale per portare avanti brutali interrogatori, sistematiche torture e umiliazioni su detenuti iracheni (feci e urine sui prigionieri, mutilazioni, elettricità ai genitali, waterboarding - simulazione di annegamento), forse membri della resistenza all'occupazione delle truppe straniere;
la sede della tortura, chiamata White House, sarebbe stata allestita in una zona periferica top secret di Nassiriya, a poca distanza dalla base fatta saltare in aria e dalla stessa sede dove si trovava il comando della «Sassari» in quell'area;
a quanto pare, queste sarebbero le prassi che i militari italiani avrebbero portato avanti in Iraq (e non solo) durante le varie «missioni di pace»; per la cronaca, qualcosa era già venuto fuori già nel 2004. In un articolo apparso su La Repubblica (firmato da Carlo Bonini) si apprendeva che: «Nelle camere di sicurezza della galera di Nassiriya, la polizia irachena ha sistematicamente torturato e abusato dei prigionieri che in quei fetidi stanzoni venivano scaricati. Non era un segreto per nessuno. Non in Iraq, perché di quelle violenze erano stati più volte testimoni i carabinieri italiani del Msu (Multinational spedalised unit). Non a Roma, al Comando Operativo di vertice interforze (Coi) del ministero della Difesa, dove, dal giugno del 2002, siede il tenente generale Filiberto Cecchi. Almeno uno dei comandanti che si sono avvicendati al comando dell'unità del Msu dell'Arma, il colonnello Carmelo Burgio, di quelle violenze ripetute informò infatti nel tempo la sua catena gerarchica che al ministero della Difesa faceva riferimento. A Nassiriya, il comandante della task force italiana, generale Gian Marco Chiarini (e prima di lui il generale Bruno Stano). A Bassora, il comandante del nostro contingente, generale Francesco Paolo Spagnuolo» (...);
come è noto, tutto è stato poi lasciato lentamente cadere nell'oblio malgrado le pur pesanti dichiarazioni del colonnello Burgio che, di ritorno dall'Iraq, a proposito delle camere di sicurezza di Nassiriya, aveva rilasciato un'intervista al Corriere della sera in cui affermava, riferendosi al maresciallo Massimiliano Bruno (deceduto nel famigerato attentato): «...Assisteva a scene disumane... Legnate sugli arrestati, bruciature di ferri da stiro sui corpi, uomini in fin di vita in spazi angusti infestati da topi»; quanto bastava perché il procuratore Intelisano si interessasse del caso per chiedere conto a Burgio di quelle circostanze alle quali lo stesso prontamente rispose affermando che informò per tempo i suoi superiori gerarchici nel teatro di operazioni consegnando alla procura militare documentazione definita di interesse –:
quali informazioni intenda fornire a seguito delle interviste rilasciate dagli ex militari evidenziate in premessa soprattutto con riferimento alla eventuale partecipazione attiva dei militari nell'esecuzione delle torture e quali verifiche intenda condurre per acclarare le responsabilità di quanti hanno assistito alle torture della polizia locale senza impedirle e senza adottare o promuovere le conseguenti iniziative disciplinari.
(2-00503) 
interpellanza firmata dai deputati: Di Battista, Rizzo, Nesci, Manlio Di Stefano, Spadoni, Basilio, Paolo Bernini, Artini, Scagliusi, Del Grosso, Grande, Frusone, Corda, Sibilia, Tofalo

pc 11 aprile - Il movimento studentesco senza organizzazione e direzione rivoluzionaria non può avere continuità, progetto e speranze di vincere!



pc 11 aprile - I moderni schiavi salariati addetti alle pulizie delle scuole statali - da Taranto

A Taranto, ma del resto in tutte le scuole pugliesi, siamo allo sfruttamento puro dei lavoratori impiegati nella pulizia delle scuole dalla multinazionale Dussmann che si è aggiudicata la gara con il ribasso del 60% indetta dal governo tramite la Consip (ente del ministero dell'economia).

La Dussmann nonostante i pesantissimi tagli ha dato in diverse località in subappalto il servizio.
A Taranto la situazione era già pesante per gli orari ridotti e per la cig in deroga dal 2007, adesso i lavoratori si vedono aumentare i carichi di lavoro all'inverosimile e diminuire i salari in maniera vergognosa , 2 o 3 operai costretti in 2 ore a pulire un intera scuola perché i colleghi vengono costretti dalla ditta alla cig a zero ore a rotazione anche per un mese di seguito.
Con l'infame accordo firmato con la Dussmann il 2 Gennaio 2014 di nascosto e contro la volontà dei lavoratori da CGIL CISL E UIL i lavoratori hanno visto peggiorare ulteriormente la loro già penosa condizione. I confederali continuano a prendere in giro i lavoratori sbandierando l'accordo come una una vittoria, vanno dicendo ai lavoratori di non lamentarsi e di fare sacrifici (naturalmente a beneficio della Dussmann!) e addirittura chi telefona per avere chiarimenti viene mandato a quel paese senza tanti riguardi.

SIAMO AL MODERNO SCHIAVISMO SALARIATO! In molte città i lavoratori che non si fanno impaurire da minacce e ricatti e stanno continuando la lotta.

LO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE STA  FACENDO UN ESPOSTO DI DENUNCIA ALLA PROCURA DI TARANTO E DI ROMA SULLE ILLEGALITA' DI QUESTI APPALTI

L'attivazione della cigs in deroga come stabilito nel verbale di accordo avrebbe dovuto essere accompagnata dall'avvio di corsi di riqualificazione per gli ex lsu in modo da acquisire le "competenze" per poter essere adibiti alla manutenzione delle scuole, e inoltre le modalità della stessa e i criteri di rotazione  sarebbero stati stabiliti in uno specifico accordo governativo - tutto questo ancora non c'è stato, ma intanto sono partite le sospensioni dal lavoro per alcuni e l'aumento del lavoro per chi resta.
Allo scadere del biennio, il 30 Marzo 2016 periodo per il quale il governo ha dato copertura finanziaria, l'appalto cesserà e gli esuberi già quantificati a livello nazionale in 11.400 su 24000 farà sì che lavoratori e lavoratrici monoreddito e con figli se ne andranno tutti a casa con la benedizione del governo e la complicità dei sindacati confederali servi dei padroni.

NON CI FAREMO CALPESTARE DA GOVERNO E DITTE CHE CI VOGLIONO SOTTOMESSI E RICATTABILI.
IL NOSTRO INALIENABILE DIRITTO A UN LAVORO E A UN SALARIO DIGNITOSO NON SI TOCCA!
LA LOTTA NON DEVE FERMARSI. UNITI CONTRO QUESTO MARCIO SISTEMA CAPACE SOLO DI PRODURRE PROFITTI VERGOGNOSI A CHI SI ARRICCHISCE SEMPRE DI PIU' SULLO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI.

Fiorella Masci Rsa  Slai cobas per il sindacato di classe
per info 3339199075

pc 11 aprile - Al processo 'speciale' contro i NOTAV persecuzioni e manovre dei giudici



Torino: i Pm tentano di regolare conti e carriera contro i compagni 

altIeri è andata in scena una delle puntate di quel teatrino che sempre più spesso si sta svolgendo al palazzo di giustizia di Torino. Una scenetta che val la pena raccontare, visto che in tutto sono stati chiesti oltre 17 anni di galera. I giorni ormai sono cadenzati dai processi contro i notav ma sono molte le sovrapposizioni che vedono imputati i compagni e le compagne impegnati nelle lotte sociali e ad avere udienze per entrambi i fatti.
Ieri era il turno di 9 compagni sotto processo per dei fatti avvenuti il primo maggio del 2009. Fatti marginali che avevano visto alla fine del corteo il fermo da parte di due vigili urbani di un compagno che stava attaccando dei manifesti con il nastro adesivo. I vigili trattenevano il compagno tra le proteste di molti partecipanti alla manifestazione sindacale (diversi signori anziani); ad un dato momento un gruppo di compagni si avvicinò e invitò i vigili a desistere da tale provocazione, assolutamente immotavita, e poco dopo intervenne la polizia, ci fu qualche momento di concitazione ma nulla di che, tan'è che nel video prodotto dalla Digos non vi è mai uno degli imputati ripreso nel commettere qualsiasi atto particolare.
Ma un fatto marginale nella strategia della procura torinese diventa fondamentale per apporre qualche altro tassello nel tentativo di mettere fuori gioco i/le militant* dei movimenti.
Così un pm non troppo noto alle cronache quotidiane ha bisogno di far vedere ai colleghi più citati sui giornali che c'è anche lui e che fa parte del pool dei pm con l'elmetto che denuncerebbero anche la pioggia per tintinnio pericoloso.
Il Pm è Roberto Sparagna, si occupa di criminalità di solito senza troppi risultati, infatti è il titolare dell'inchiesta contro la mafia in Piemonte, Minotauro, finita con un mezzo flop rispetto alle attese. Ai movimenti è conosciuto perchè quando li affronta richiede pene spropositate come è avvenuto per il G8 dell'Università. Ma è anche consociuto perchè proprio in quel processo chiese di inserire un racconto di fantasia pubblicato su un libro da due noti autori, come prova contro gli imputati, un genio insomma, che di toga vestito si eleva ad eroe.
Tornando ai fatti di ieri, in un clima da inquisizione, con la giudice che chiedeva agli imputati di non appoggiarsi al tavolo e di togliere gli occhiali dalla testa, si è consumato un atto che mira a colpire con forza i compagni in oggetto. Dopo non essere stata una prodotta una prova (tra foto e filmati) raffigurante qualsiasi atto di "violenza" il pm ha fatto la sua requisitoria proiettando alcune slide per mostrare le facce degli imputati e da li desumerne l'atteggiamento violento, insomma un processo alle espressioni. Prima di fare questo il pm ha consegnato al giudice una scheda personalizzata per imputato, rimarcando i precedenti di molti e spiegando nel corso del processo che " a questi qui non gli si può dire niente, a loro è tutto dovuto". Ha terminato consegnando al giudice le sue richieste di condanna, per non farla sbagliare, che vanno dall'anno e due mesi ai 5 anni. Uno sproposito visto che parliamo di un processo per resistenza a pubblico ufficiale e che nessuna prova prodotta dimostra un qualsiasi atto che le giustifichi.
Allora c'è dell'altro dietro e forse dipenderà dal fatto che prima di entrare in aula con la scorta, Sparagna ha fatto visita al pm Padalino, nell'aula dove si doveva tenere l'udienza occupata da un altro processo e quindi spostata )e per questo un imputato era li presente),a confabulare magari dicendogli: " oggi diamo un colpo quelli dell'autonomia" e così è stato.
Nella strategia generale in atto da parte della procura, un nome poco noto vuole dimostrare di esserci, vuole dimostare la sua fedeltà al pool con colleghi più blasonati e al "vecchio" Caselli, che anche se non in servizio, apprezza sempre.
Non è nostro costume lamentarci altrimenti potremmo tranquillamente parlare di persecuzione per alcuni compagni, visto che uno era già stato condannato a 5 anni per una manifestazione (NO belusconi night) che gli sono stati riprosti per questo processo. O per un altro compagno al quale sono stati chiesti 3 anni e due mesi perchè dall'espressione si "vede che comanda" (testuali parole), o per altri compagni per i quali il pm ha chiesto pene tra 1 e 2 due anni perchè dalle espressioni si evince chiaramente il loro intento violento...per un totale di 17 anni e 1 mese.
L'8 maggio ci sarà la sentenza.
No, non diciamo persecuzione, ma poco ci manca.

pc 11 aprile - Istanbul 25-27 aprile Symposium Internazionale su carcere e prigionieri politici

Questo appello è disponibile, oltre che in italiano, in francese, tedesco, turco e inglese.
info a cura della commissione soccorso rosso proletario: pcro.red@gmail.com



APPELLO PER UN SIMPOSIO INTERNAZIONALE SULLE CARCERI
I PRIGIONIERI POLITICI NON SONO SOLI, LOTTIAMO PER LA LORO LIBERTÀ!
LIBERTÀ PER TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI E DI GUERRA!

promuovono e partecipano
Confederazione dei lavoratori dalla Turchia in Europa (ATiK), Comitato Internazionale di Solidarietà coi Prigionieri Politici (UPOTUDAK) Federazione dei lavoratori dalla Turchia in Germania (ATiF), Federazione dei lavoratori e giovani dalla in Austria (ATİGF), Federazione dei lavoratori dalla Turchia in Olnada (HTİF), Federazione dei lavoratori dalla Turchia in Svizzera (İTİF), Confederazione dei lavoratori dalla Turchia in Europa – Gioventù di Muova Democrazia (ATiK-YDG), Confederazione dei lavoratori dalla Turchia in Europa – Donne Nuove (AtiK- YK), Confederazione per I Diritti Democratici in Europa (ADHK), Federazione per i Diritti Democratici in Germania, (ADHF) Federazione per i Diritti Democratici in Svizzera (İDHF), Federazione per i Diritti Democratici in Francia (FDHF), Centro Culturale Cento Fiori , Londra (YÇKM), Federazione per i Diritti Democratici in Austria (ADHF), Movimento democratico delle Donne in Europa (ADKH), Movimento democratico dei Giovani in Europa (ADGH), ALINTERI-Europa, Proletariato Rivoluzionario (Devrimci Proleterya) Un Mondo da Vivere (Yaşanacak Dünya), Comitato di Solidarietà coi Prigionieri Politici (AÖTDK), Confederazione degli Oppressi Rifugiati  in Europa (Aveg-KOM), Federazione dei rifugiati in Germana,(AGİF), Associazione dei Lavoratori Rifugiati a Parigi (ACTİT), Associazione dei Lavoratori Rifugiati in Svizzera (İGİF) Collettivo degli Oppressi Rifugiati in Belgio (BEGK), 
Commissione per un Soccorso Rosso Proletario, PCm Italia

pc 11 aprile - Pillole comuniste

Il movimento reale finisce sempre per dare le indicazioni giuste, indipendentemente dalla coscienza che ha di sè.
Queste indicazioni devono essere raccolte, trasformate e restituite al movimento in termini di coscienza.
Non tutti i segnali vanno in direzione della rivoluzione.
Bisogna quindi selezionare questi segnali.

da Pillole comuniste -1-
14-5-2013

giovedì 10 aprile 2014

pc 10 aprile - Sciacalli GIU' LE MANI DALLA RESISTENZA

Dante Di Nanni va alle elezioni?

  • Giovedì, 10 Aprile 2014 12:26
  • Massimo Zucchetti

  • Se qualcuno pensava che nel Pd esistessero limiti all'infamia, un briciolo di resipiscenza morale e un briciolo di memoria storica dignitosa, eccolo servito....
    *****
    Sono un anti­fa­sci­sta, iscritto all’ANPI, sezione “Dante di Nanni” di Torino. Sono un comu­ni­sta, iscritto al Par­tito Comunista. Abito a circa 500 metri dal bal­cone della casa di Via San Ber­nar­dino, quar­tiere San Paolo, dove il 18 mag­gio 1944 — 70 anni fa — Dante di Nanni morì eroi­ca­mente get­tan­dosi in strada, gra­ve­mente ferito ed esau­rite le muni­zioni, dopo aver tenuto testa per ore ad una torma di nazi­sti e fasci­sti che lo asse­dia­vano ed averne eli­mi­nati un buon numero. Il suo coman­dante, Gio­vanni Pesce “Ivaldi”, lo aveva tratto in salvo dopo che quella notte in un’azione impor­tante, loro due erano rima­sti feriti e gli altri due, Bra­vin e Valen­tino, feriti gra­ve­mente erano stati cat­tu­rati e sareb­bero poi stati uccisi. Ivaldi era uscito dal rifu­gio in Via San Ber­nar­dino (oggi quasi angolo Via Di Nanni…) per orga­niz­zare il tra­sporto in un ospe­dale sicuro, i nazi­fa­sci­sti, gra­zie a qual­che spiata, arri­va­rono prima.
    Non ho mai avuto il bene di rice­vere posta o di par­lare con il signor Daniele Valle, che mi dicono sia il pre­si­dente della cir­co­scri­zione nella quale si trova casa mia. L’ultima volta che lo vidi, mi pare un anno fa alla com­me­mo­ra­zione per Dante di Nanni, tenne un inte­res­sante discorso nel quale su Di Nanni non veniva detta una parola, ma in com­penso si spie­gava agli astanti — abba­stanza ras­se­gnati — come mai fosse stato un bene che il PD (par­tito del Valle sud­detto) avesse fatto un neces­sa­rio accordo con i post­fa­sci­sti del PdL e con il pre­giu­di­cato Ber­lu­sconi per man­dare Letta al governo. Non mi piac­que la per­sona, né quello che diceva, né soprat­tutto che lo dicesse in quell’occasione. Lo tro­vai disturbante.
    Ieri ho rice­vuto una email, dal signor Daniele Valle. Non ricor­dan­domi il suo nome, e vedendo ini­zial­mente la foto che vi com­pa­riva, la famosa foto di Dante di Nanni, ho ini­ziato a leg­gerla con pia­cere. Pia­cere che si è poi tra­sfor­mato in altro.


  • Dante di Nanni per la pro­pa­ganda elet­to­rale del PD
    Se infatti guar­davo la colonna di destra, leg­gevo la noti­zia delle cele­bra­zioni per il 70° della morte di Dante di Nanni.
    Sulla sini­stra (solo topo­lo­gi­ca­mente) leg­gevo invece che al signor Valle “Il Par­tito Demo­cra­tico ha chie­sto la dispo­ni­bi­lità ad esser in lista per le immi­nenti ele­zioni regionali”.
    Ho da fare alcune pub­bli­che richie­ste, al signor Valle:
    1) Fac­cia una cosa nuova che non ha ancora mai fatto nes­suno, dica la verità; e scriva, al posto: “Volevo can­di­darmi alle Regio­nali per­ché mi con­si­dero un gio­vane poli­tico in ascesa e la Cir­co­scri­zione mi sta stretta, e dopo aspra bat­ta­glia nel mio par­tito ho otte­nuto un posto in lista”. E’ così per tutti, e a que­sta bar­zel­letta del “mi hanno chie­sto di can­di­darmi” non crede mai nessuno.
    2) Eviti, la prego, di usare la fac­cia e il nome di Dante di Nanni per fare la sua pro­pa­ganda elet­to­rale via email o su inter­net. Dante di Nanni era dei GAP, Dante di Nanni era comu­ni­sta, voial­tri del PD dal par­tito comu­ni­sta non avete ere­di­tato nulla, se non le sedi e il gior­nale. L’ANPI non è il giar­di­netto die­tro­casa del PD. E’ un pec­cato che non dico Dante di Nanni, ma almeno Gio­vanni Pesce non sia più fra noi per dirle due paro­line ben dette.
    3) Il 28 aprile, alla com­me­mo­ra­zione, eviti di infar­cire il suo imman­ca­bile discorso di pro­pa­ganda elet­to­rale e di affer­ma­zioni altret­tanto distur­banti di quelle dello scorso anno. Il pub­blico che la ascol­terà è lì per cele­brare Dante di Nanni, ed a volte, magari per età, non cono­sce la verità: con­ti­nua a votare PD pen­sando che tutto som­mato voi siate quello che era il vec­chio PCI per il quale tutti noi abbiamo votato, quando ser­viva. Lei sa meglio di me che non è vero, e che que­ste ope­ra­zioni rasen­tano il rag­giro elettorale.
    Se la sua Cir­co­scri­zione mette dei soldi per finan­ziare le ini­zia­tive per cele­brare Dante di Nanni, è cosa buona e giu­sta. Evi­te­rei, però, di chie­derci in cam­bio di votare per lei. Il voto di scam­bio lo face­vano i demo­cri­stiani, ai quali voial­tri del PD asso­mi­gliate ormai in maniera zelig.
    dal blog Uno scienziato borderline, su il manifesto online

pc 10 aprile - LA LEGGE SULLA FECONDAZIONE ASSISTITA ERA E RESTA OSCURANTISTA

Questo articolo uscì nel 2004:

Oscurantismo e moderno fascismo contro le donne

"Il 21 gennaio il parlamento da via libera alla Legge sulla Fecondazione assistita. Si tratta di una legge di stampo clerico-fascista, pienamente interna alla marcia di questo governo verso un moderno fascismo. Questa legge mostra fin dove questo Stato, questo governo, vogliono arrivare per attaccare i diritti fondamentali delle masse popolari, arrivando ad attaccare lo stesso ad essere una persona – le donne contano meno di un embrione, non sono persone, ma “contenitore biologico”. Lo Stato di un pugno di padroni decide della vita, della salute, del futuro.
In questo senso questa Legge è soprattutto una serie di divieti:
- Vietata la fecondazione eterologa. No ai single, ai gay e alle “nonne-mamme”. La legge, infatti, e riservata solo alle coppie sposate o conviventi da anni in età potenzialmente fertile, quindi una legge assolutamente discriminatoria, sia perché e riservata solo ad alcuni, gli sposati e i conviventi da anni con problemi di fertilità accertati, sia perché, sul piano della classe, non essendo prevista la gratuità delle strutture pubbliche, solo le donne benestanti vi potranno ricorrere. Si parla di 7-8 mila euro a tentativo.
- Vietato produrre contemporaneamente più di tre embrioni da impiantare - le donne non potranno rifiutare l’impianto degli embrioni prodotti in caso di ripensamento.
- Proibito il congelamento degli embrioni e la loro soppressione
- Vietata l’analisi pre- impianto, l’utilizzazione di embrioni non vitali per la ricerca.
Una legge, quindi, che fa passi indietro, che impedisce di mettere a punto nuove tecnologie di procreazione meno dolorose e più sicure, che vieta la diagnosi precoce e mette in serio pericolo la salute della donna, sia fisica che psicologica, ma anche quella del nascituro. Con l’impianto obbligat0rio di tre embrioni, visto il divieto del congelamento, può accadere che nessun embrione sopravviva. In questo caso la donna sarà costretta a ripetuti e rischiosi tentativi, subendo nuovi bombardamenti ormonali e pesante stress psicologico. Ma può succede re anche che gli embrioni si sviluppino tutti, dando origine ad un parto trigemellare rischioso con probabilità di handicap neurologico per il nascituro.
È poi assolutamente accettabile il fatto che una donna non possa liberamente decidere di non volere più l’impianto degli embrioni prodotti. Viene totalmente negata la propria liberta di scelta, la donna sarà obbligata a farlo, sarà costretta a subire un vero e proprio atto di violenza fisica e psicologica.
Inoltre, medici e infermieri possono sollevare obiezione di coscienza se non intendono eseguire gli interventi di procreazione assistita.
Una legge che ha ricevuto critiche anche da scienziati e ginecologi, perché giustamente considerata il segno di un ritorno ad un moderno medioevo.
Ma soprattutto e una legge che punta a riprendere fortemente l’attacco al diritto di aborto per tutte le donne e in particolare per le donne proletarie, che non hanno soldi da dare ai “cucchiai d‘oro”. Con l‘art. 1 della legge sulla procreazione, all’embrione viene dato riconoscimento di persona, l’embrione acquisisce diritti umani, dignità umana. Se la donna abortisce è da considerarsi un’assassina. L' aborto cosi inevitabilmente ritornerà ad essere un reato penale! Questa operazione fa poi il paio con il provvedimento della Finanziaria, che, concedendo un Bonus dal 2° figlio nato in poi, dietro la squallida elemosina vuole far passare a livello ideologico l’idea colpevolizzante che nascono pochi Egli e che occorre incrementare le nascite.
Questa legge, il suo percorso, sono stati anche una grossa e sporca operazione politica, oltre che ideologica fatta sulle donne, da parte del parlamento, dalla destra all’Ulivo, e della Chiesa. Le donne, il loro corpo, la loro vita diventano oggi un’arena in cui si rappresentano e giocano gli interessi di classe, importanti scontri politici, le operazioni ideologiche più generali. Il “dibattito” – troppo onore chiamarlo tale - che si è svolto su questa legge in parlamento ha mostrato, in maniera viscerale la natura reazionaria, di moderno fascismo e maschilista del governo Berlusconi-Bossi-Fini e dei suoi uomini: mentre la legge veniva ancora discussa, i parlamentari sostenitori di essa hanno mostrato chiaramente tutta la loro intolleranza contro alcune deputate che protestavano, insultandole con frasi del tipo: "Il vostro posto é a letto ... altro che Camera...” e facendo volare epiteti come “troia” o “gallina”.
Siamo davanti ad una vera e propria manovra politica dell’attuale governo che, con la sua linea di moderno medioevo e di moderno fascismo in crescente divenire, vuole togliere alle donne ogni diritto, frenarle nel loro cammino di liberazione, impedire loro la battaglia per la propria autodeterminazione attaccandole doppiamente su ogni piano: lavorativo, sessuale ecc. Per questo, la legge sulla “fecondazione assistita” non interessa solo le donne che vi faranno ricorso, ma tutte le donne.
Ma c’e di più. L’operazione politico-ideologica che c‘é dietro - testimoniata dallo stesso dibattito tra i partiti, sulla stampa - riguarda tutti i proletari, tutte le masse popolari, che vedono schiacciati ogni giorno i loro di ritti da questo governo, da questo parlamento, da questo Stato.
La campagna di Chiesa e Parlamento che accompagna questa legge, come il provvedimento del ‘Bonus’, sul valore indiscutibile e centrale della famiglia, come cellula base di questo sistema sociale, capitalista, non fa che rinnovare (e neanche tanto) la versione di “Dio, Patria e Famiglia, Impresa...”, secondo cui tu devi accettare subordinazione, sfruttamento, oppressione, come condizione legittima e naturale e chi ha il potere economico e politico deve continuare ad ingrassarsi e a comandare.
E quanto sia ipocrita l'umanità dei nostri parlamentari, che sembrano improvvisamente interessarsi delle sorti dei bambini, si svela quando questo Stato parla di diritti del bambino quando ancora non c’e e, invece, proprio quando nasce e cresce si disinteressa della sua vita, della sua salute. Dove sono i diritti dei bambini che si ammalano c muoiono per una sanità che va sempre peggio, con costi proibitivi, o per il grave inquinamento ambientale c alimentare in cui questo Stato dei padroni ci costringe a vivere e che fa aumentare sempre di più i casi di tumori infantili, malformazioni, malattie? Dove sono i diritti quando questo governo toglie il lavoro ai genitori, quando privatizza e taglia i servizi sociali? Quando costringe i ragazzi a lasciare la scuola e ad essere super-sfruttati, quasi a livello da terzo mondo, quando nega ogni prospettiva di futuro certo?
Quanto, poi, questa campagna non abbia nulla a che fare con i diritti dei bambini ma ha invece molto a che fare con la salvaguardia di questo sistema capitalista, ce lo ha spiegato bene qualche settimana fa sul ‘Sole 24 ore’ il presidente della Banca Europea, Scioppa-Padovano, in una intervista sulla situazione economica: occorrono più nascite - ha detto - occorre più e nuova forza lavoro per il mercato delle braccia, in cui le aziende possano pescare...
Anche questa legge sulla “fecondazione assistita” mostra, quindi, il livello di inciviltà/barbarie in cui sta arrivando questo sistema sociale capitalista; che quindi non può essere riformato, ma solo rovesciato.

Il Movimento Femminista proletario Rivoluzionario fa appello a una campagna nazionale contro la Legge, contro il governo".

pc 10 aprile - non si ferma la solidarietà ai facchini in lotta della logistica a trezzo

RICEVIAMO E INOLTRIAMO dalla flmu/cub bergamo
Solidarietà e sostegno alla lotta dei facchini della logistica di Trezzo
Contro il fascismo padronale in azione e i suoi vili squadristi.

All'alba di venerdì 4 aprile, 150 tra autisti e dipendenti delle cooperative del magazzino LDD di Trezzo, alcuni convocati appositamente da altre sedi, spronati e guidati dai dirigenti aziendali, hanno caricato armati di spranghe e bastoni il picchetto dei lavoratori delle cooperative, una settantina in quel momento, organizzati con lo Slai Cobas per il sindacato di classe, in presidio ad oltranza al magazzino, in difesa del posto di lavoro.

Un ignobile attacco ai lavoratori in lotta ed allo stesso tempo una vera e propria caccia all'uomo mirata a colpire direttamente il rappresentate del sindacato. Un piano non riuscito per la compattezza e la determinazione dei lavoratori in presidio, che sono riusciti a contenere e limitare l'azione degli squadristi, e a mettersi fuori tiro.

Ma solo poco dopo, riuniti in assemblea, i lavoratori hanno deciso che la lotta non si ferma. Nessuna intenzione di mollare, il posto di lavoro è un diritto, va difeso e la lotta rilanciata.

Le parole dei lavoratori in assemblea sono un appello:
'...Abbiamo deciso di dare una risposta forte, 
costruendo uno sciopero di tutto il settore 
e una manifestazione nazionale, 
perchè se perde una parte 
degli operai della Logistica perdono tutti... 

Le lotte della logistica stanno smascherando lo sfruttamento dentro le cooperative, un vero sistema di nuovo schiavismo. Soprusi, ricatti, ruberie sul salario, lavoratori spremuti e rovinati fisicamente con anni di duro lavoro, che vengono scaricati con il pretesto dei cambi appalto. Un sistema retto da norme e contratti filopadronali e da sindacati confederali complici e corrotti.

Flmu/cub bergamo

pc 10 aprile - Pillole comuniste

La putrefazione del sistema politico ed economico finisce per rappresentarsi con facce putrefatte di morti viventi alla testa delle isituzioni.
Spazzare via questo sistema e i suoi uomini è compito della gioventù proletaria, ma essa oggi non ha ancora coscienza e organizzazione per farlo

da Pillole comuniste 1-
22-4-2013

pc 10 aprile - Roma - I movimenti tornano a Porta Pia.. proletari comunisti aderisce


BkzCUblIMAAAO1PDopo le occupazioni, gli sgomberi e il blitz nella sede del Pd, i movimenti romani contro l'austerity e per il diritto all'abitare tornano là dove ci eravamo lasciati il 20 ottobre, nella piazza antistante il ministero delle Infrastrutture, ancora abitato da quello stesso Maurizio Lupi che ha attraversato indenne il passaggio tra due governi non eletti e che appena riconfermato nel suo ruolo ha licenziato un "piano casa" a tutto vanatggio dei costruttori, pesantemente classista e puntitivo nei confronti di chi ha bisogno di occupare per avere un tetto sulla testa (art. 5).
In questi giorni si sono specificate le posizioni, definiti gli interessi, tracciate linee di divisione tra chi ha ancora qualcosa da guadagnare dall'esistente attuale e chi sa di dover mettere in campo ben altro per immaginare un futuro a misura umana.
Da un lato c'è chi occupa e lotta, rischia, mette in gioco il proprio corpo e la propria fedina penale; dall'altro chi ci si mostra solidale finché stiamo buoni e giochiamo il ruolo delle vittime e prendere invece le distanze appena alziamo la testa. Questi (Sel e banda) domani ci chiederanno il voto alle europee dopo averci criticato per aver turbato il pomeriggio ai militanti (ben stipendiati) del Partito Democratico (futuri alleati con cui spartiranno poltrone e poteri). C'è poi chi si sfila e fa finta già di guardare oltre, pensando che le lotte si costruiscono a tavolino invece che facendole vivere e spingendole avanti, con tutti i loro limiti, le loro tante contraddizioni e i necessari rischi da assumersi.
Sabato a Roma sfileranno per un corteo nazionale 
 i movimenti attivi sui territori nelle lotte sociali, con l’obiettivo di ribadire le parole d’ordine che ci siamo dati da mesi: "una sola grande opera: casa e reddito per tutt*", contro precarietà e austerity per assediare il governo Renzi e ribaltare il Jobs Act.
Buon #12Aprile a tutt*!

manifesto nazionale

12 aprile a Roma   contro il jobs act   contro il governo Renzi

Il nuovo governo del giovane Renzi è nel solco di Berlusconi, Monti, Letta al servizio dei padroni, della grande finanza, nell'Europa del capitale per proseguire e intensificare nella crisi - e con la collaborazione di tutti i partiti parlamentari e dei sindacati confederali - l'attacco alle condizioni di vita e di lavoro dei proletari e delle masse popolari all'insegna della precarizzazione del lavoro, cancellazione dei diritti. 

Un governo con un immagine più forte per reprimere più "velocemente" le lotte dei lavoratori, giovani, disoccupati, senza casa, movimento NOTav, ecc.

Un governo da combattere sui posti di lavoro, nel territorio, nelle piazze, contro ogni illusione elettorale e riformista, sviluppando e rafforzando ora il movimento autonomo di lotta, il sindacato di classe, il fronte unito delle masse popolari.

pcro.red@gmail.com  - Leggi http://proletaricomunisti.blogspot.com

pc 10 aprile - un processo da tribunale speciale contro i NOTAV



Report udienza maxi processo No Tav


10151381_10203472094472414_5592957015540977871_nStamane ha avuto luogo l’udienza settimanale del processo ai danni del Movimento No Tav sui fatti del 27 giugno e del 3 luglio. 
L’udienza si apre con la determinata presa di posizione degli avvocati rispetto l’atteggiamento dei pubblici ministeri, che abitualmente “sbeffeggiano” testimoni e difensori, che non permettono un sereno interrogatorio dei primi e che sui giornali parlano di un “ostruzionismo” in aula da parte dei legali No Tav.
Tra i diversi testimoni convocati dalla difesa c’è anche l’ex Prefetto Di Pace, il quale concesse ad uso esclusivo delle forze dell’ordine i terreni della Maddalena a seguito di comunicazione, a suo dire informale da fonti definite “autorevoli” tra cui Virano, senza avere conoscenza del progetto esecutivo o dell’esistenza di esso. Tale ordinanza diede di fatto il via libera allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, ma il Prefetto dimostra di non essere stato neanche a conoscenza degli accordi internazionali rispetto ai futuri lavori. L’unica verifica di cui riferisce durante la testimonianza è un tavolo istituzionale svoltosi a Palazzo Chigi sull’opera, in cui abbe modo di colloquiare con vari ministri.
Riferisce altresì interlocuzioni col presidente della commissione intergovernativa, Virano, il ministro dei trasporti e il sottosegretario presidenza del consiglio. Gli avvocati chiedono quindi la citazione di questi testimoni.
Si palesa, durante questo lungo interrogatorio, che l’ordinanza emessa dall’ex Prefetto dietro richiesta del Questore e relativa al confine territoriale, fu emessa senza conoscere l’esatta area su cui sarebbe dovuto sorgere il cantiere. Dichiara altresì che non ricorda se allora era a conoscenza del fatto che l’area della Maddalena fosse stata regolarmente affittata da un consigliere comunale per conto del movimento, con pagamento regolare del plateatico e comunque non avrebbe fatto la differenza, poiché aveva ricevuto dall’autorità giudiziaria comunicazione su comportamenti altamente “illegali” svolti in quell’area.
Come rimbalzano in tempo reale i maggiori quotidiani piemontesi, conferma di aver avuto il 27 giugno contatti telefonici con Paolo Ferrero (aveva dichiarato nelle scorse udienze che lo sgombero della Libera Repubblica era stato un assalto medievale) che era preoccupato per i molti lacrimogeni lanciati contro le persone inermi e per l’assenza di via di fuga ad esclusione dei boschi su per la montagna ma, poiché Di Pace si fidava del “senso della misura” dell’ex questore Faraoni, non concordò con Ferrero e cercò di rassicurarlo rispetto alle reali intenzioni della polizia. Sempre dall’ex prefetto veniamo a conoscenza del fatto che, a partire dall’ordinanza operativa emanata dal Questore al Prefetto e al Ministero degli Interni, c’era indicazione di mantenere comportamenti moderati verso le persone “non violente”. Secondo lui, quindi, il numero di lacrimogeni abnorme lanciato contro i manifestanti fu direzionato solo su quelle persone definite “violente” da chi gestiva l’ordine pubblico!
L’ex Prefetto riferisce inoltre dei numerosi poliziotti feriti il 3 luglio, ma di non avere avuto notizia di manifestanti feriti, soprattutto tra quelli arrestati (vedi operazione Hunter).
Particolare degno di nota è la presenza, da lui confermata, della presenza dell’allora Procuratore Capo Caselli ai tavoli di coordinamento ordine e sicurezza pubblica, insieme a questore, Carabinieri, Finanza e Forestale. Riferisce, infatti, di come in questi incontri si analizzasse la situazione nell’ottica di un intervento di ordine pubblico. Naturale viene da parte della difesa la domanda sul perché a questi tavoli fosse invitato il Procuratore Capo Caselli, investito del potere di esercizio dell’azione penale, e la risposta è perché c’era un quadro di collaborazione sulla situazione più generale di ordine pubblico nella Maddalena e la sua idea che i discorsi fatti potessero interessargli…alla faccia della divisione dei poteri prevista dalla Costituzione!
Segue la testimonianza di Giorgio Cremaschi, ex presidente Fiom, il quale racconta del suo sostegno al Movimento No Tav e della sua partecipazione a diversi incontri, discussioni e dibattiti sul rapporto tra sviluppo e ambiente. La sua esperienza si riferisce in particolar modo sulla giornata del 3 luglio, manifestazione utile a pubblicizzare le ragione del rifiuto dell’opera. Racconta di un corteo aperto da bambini, forte di una partecipazione popolare e dell’uso spropositato dei lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine.
A quella di Cremaschi, segue la testimonianza di una donna No Tav colpita da una manganellata e che poi si ritrovò, confusa, nel piazzale inseguita dalla polizia. Medicata nel tendone sanitario, dovette interrompere le cure a causa dell’arrivo copioso di lacrimogeni. In questa situazione i pubblici ministeri sempre più arroganti ed irrispettosi, ironizzano e mettono in dubbio la veridicità delle ferite da lei riportate per essere poi smentiti da un video in cui si vede il volto della donna coperto dal sangue.
 Viene sentito come testimone anche Alberto Perino, in particolar modo sulle tende dei No Tav rimasti nella Libera Repubblica a seguito dello sgombero e che la polizia, per voce del capo della Digos, aveva garantito non sarebbero state toccate. Alberto racconta invece dello spettacolo indegno scoperto il giorno successivo, con quasi la totalità delle tende distrutte, imbrattate e rese per sempre inutilizzabili da parte di chi avrebbe dovuto sorvegliarle. Al momento delle domande dei pubblici ministeri, questi affermano che non interrogheranno Alberto poichè plurindagato e, secondo loro, testimone non attendibile.
Viene immediato il riferimento ad uno dei testimoni della settimana scorsa, Renzo Pinard sindaco di Chiomonte, sentito dai legali della difesa nonostante condannato in passato e altri riferimenti più noti in altri processi, vedi Spartaco Mortola…
 La prossima udienza sarà il 15 aprile e verranno sentiti altri testimoni convocati dai legali del movimento.

pc 10 aprile - il fascismo neocorporativo padronale alla Ferrari con il pieno sostegno del sindacalismo reazionario

Ferrari, premio di 4000 euro a dipendenti. "Ma se non hanno fatto giorni di  malattia"

La fabbrica di Maranello è l'unica del gruppo Fiat ad applicare un accordo  integrativo che premia gli operai quando aumentano i livelli di produzione.  Ma ad alcune condizioni: "Il premio spetterà in toto solo a coloro che non  hanno chiesto giorni di malattia, di permesso o di congedo matrimoniale"
Un bonus di circa 4.000 euro nelle buste paga di aprile, ma solo per chi non  ha fatto assenze sul lavoro. Aumenta il fatturato e quindi ricompensa i  propri lavoratori la Ferrari di Maranello, l'unica fabbrica italiana del  Gruppo Fiat ad applicare un accordo integrativo che premia i dipendenti  quando i livelli di produzione, qualità e redditività dello stabilimento  raggiungono un segno positivo. Un bonus di 4.100 euro lordi l'anno per gli  operai, e 4.300 per gli impiegati, quindi, che, al netto della tassazione,  dovrebbe attestarsi attorno ai 3.000 euro netti. "Il premio, però - precisa  Paolo Ventrella, delegato Fiom e operaio Ferrari -spetterà in toto solo a  coloro che nel 2013 non hanno chiesto giorni di malattia, di permesso non retribuito o di congedo matrimoniale ".

Nello stabilimento del cavallino rampante vige un accordo triennale per cui  i bonus di ricompensa riconosciuti ai dipendenti si calcolano sulla base di  4 parametri: il numero di vetture realizzate, il fatturato, l'indice di  qualità e la produttività dei lavoratori. "Quest'anno - spiega Alberto  Zanetti, segretario della Uilm di Modena - le auto prodotte sono in lieve  calo, tuttavia sono aumentate le vetture speciali, che hanno un costo più  alto e quindi accrescono i livelli di fatturato". I lavoratori Ferrari, poi,  spiega ancora la Uilm, "sono virtuosi: l'assenteismo, a Maranello, è praticamente inesistente, e questo incide sul bonus". Per chi non fa
assenze, infatti, il premio cresce del 5%, per chi manca da 0 a 8 giorni, invece, la ricompensa non subisce penalizzazioni, quindi è al 100%. Ma c'è una trattenuta per i lavoratori che invece superano quella soglia. "A
differenza dei vecchi contratti unitari - racconta Ventrella - che  riconoscevano un bonus collettivo, l'accordo triennale introduce un premio  variabile individuale, che viene tagliato, cioè, sulla base delle presenze
sul posto di lavoro. Nel calcolo del contributo incidono, per esempio, gli  infortuni in itinere, i permessi non retribuiti, la legge 104, i permessi  Avis, i congedi matrimoniali, la malattia: se un operaio ricorre a una di
queste tipologie di 'assenze', automaticamente subisce delle decurtazioni  del premio". Decurtazioni che di anno in anno aumentano: "quest'anno chi è  mancato per più di 120 ore ha perso 800 euro di bonus. Chi invece è stato  assente fino a 80 ore subisce un taglio del 10%. E il prossimo anno le  percentuali aumenteranno: un'assenza fino a 80 ore corrisponderà a un meno  15% di contributo, e oltre le 120 ore, meno 25% del bonus - calcola Ventrella - quindi, a fronte di un fatturato record del 5% nel 2013, la
Ferrari in realtà, rispetto al primo anno in cui è entrato in vigore l'accordo,  ha riconosciuto ai lavoratori un bonus di appena 60 euro lordi".Per Uilm, "la Ferrari sotto questo aspetto rappresenta un esempio virtuoso,
perché è l'unico marchio Fiat che alla luce di un aumento della produttività  e quindi del fatturato premia in maniera proporzionata i propri lavoratori".  E conti alla mano, la differenza tra chi lavora alla Ferrari e chi invece è  impiegato in un qualsiasi altro sito produttivo del gruppo Fiat, in termini  di bonus è sensibile. Anche se lo stipendio riconosciuto è più o meno lo stesso, tra i 1.400 euro al mese ai 1.600, a seconda delle mansioni o dei  turni, diurni oppure notturni. Nelle altre fabbriche Fiat, dalla Cnh alla
Maserati, da Pomigliano alla Iveco di Bolzano, infatti, gli operai sono  ricompensati solo sulla base della presenza sul posto di lavoro: 0,80 centesimi l'ora, quindi circa 6 euro al giorno, per un totale di 1.400 euro
lordi l'anno, solo per chi non fa alcuna assenza. "Solo alla Ferrari,  quindi, c'è un bonus supplementare - sottolinea Zanetti - che ridistribuisce parte degli utili anche tra coloro che contribuiscono a realizzarli, cioè
gli operai".Utili che provengono sia dalla vendita delle vetture, la fetta più grossa  del fatturato Ferrari, sia dalla fornitura delle componenti per auto, ad  esempio i motori che Maranello fornirà alle Officine Maserati di Grugliasco,  circa 1.000 pezzi l'anno, "elemento che ha contribuito ad accrescere la
produttività dello stabilimento modenese", sia dalla vendita di gadget e  altri prodotti marchiati dal cavallino rampante in tutto il mondo, Abu Dhabi  compresa. "Ferrari è un modello virtuoso che noi vorremmo esportare anche in  altre fabbriche, del Gruppo Fiat ma non solo - sottolinea anche Eros
Panicali, segretario nazionale della Uilm - sicuramente lavoreremo per  rinnovare l'accordo triennale di Maranello, ma l'obiettivo della Uilm sarà  anche quello di arrivare ad intese simili a partire dagli stabilimenti in
cui, per esempio, non c'è il ricorso alla cassa integrazione e si producono utili".

per andare alla radice del fascismo padronale targato fiat - richiedi a pcro.red@gmail.com