Bussi diffida del comune ai
giornali: “Vietato accostare il paese alla discarica”
Il consiglio comunale approva un ordine del giorno
proposto da un consigliere Pd che mira a tutelare il "buon nome"
della cittadina contro l'accostamento ai veleni della Montedison. Come se a
Taranto si dovesse parlare di Ilva senza nominare la città
Il Comune di
Bussi se la prende coi giornalisti. Con un ordine del giorno approvato ieri, il
consiglio comunale ha deciso di diffidare tutti i media nazionali
e locali dal pubblicare il nome del paese, Bussi appunto, insieme a
quello della megadiscarica Montedison che ha contaminato l’acqua bevuta
da 700mila persone in tutta la Valpescara. E’ un po’ come parlare
dell’Ilva di Taranto togliendo la parola Taranto. La proposta, appoggiata da
una decina di consiglieri, è partita da Luca Navarra del Pd e
presto la diffida dovrebbe raggiungere le redazioni di giornali e tv. Nelle
intenzione del sindaco Salvatore La Gatta (Prc) e dell’assise, sembra
esserci l’esigenza di tutelare il “buon nome” del paese. Il disastro ambientale
e la contaminazione delle falde acquifere, del fiume e dei terreni che lo
costeggiano scivolano così in secondo piano mentre uno studio della Regione
Abruzzo (rimasto per anni chiuso in un cassetto) scrive nero su bianco che a
Bussi c’è il 70% di frequenza di tumori in più rispetto alla media regionale (i
dati riguardano i due trienni 2006-2008 e 2009-2011). Per i consiglieri
proponenti, l’importante è “non associare la discarica a Bussi”, in quanto
“viene leso fortemente il buon nome del paese e si lascia intendere che la
discarica l’abbiano creata i bussesi e non la Montedison”. Eppure, il Sito
nazionale di bonifica, istituito nel 2008 per decreto approvato dall’allora
ministro Stefania Prestigiacomo, si chiama proprio “Bussi
sul Tirino”. E quel decreto lo approvarono tutti, Comune di Bussi compreso. Ma
la preoccupazione per l’immagine di Bussi e per il probabile calo del turismo
sembra avere il sopravvento. Un atteggiamento, quello nei confronti della stampa,
avallato da qualche tempo anche dalle dichiarazioni del presidente della
Regione Abruzzo Gianni Chiodi (recentemente al centro dello scandalo sui
rimborsi spese con soldi pubblici). Il governatore ha accusato i media,
affermando che “l’informazione ha fatto danni incredibili”, e ancora: “Credo
che si possa agire nei confronti di coloro che hanno fatto allarmismo”. C’è chi
si chiede allora, facendo riferimento ai veleni ammassati nelle discariche
Montedison, se “il prossimo passo sarà un cucchiaio di tetracloruro di carbonio
ai giornalisti”. A parlare è Augusto De Sanctis del Forum abruzzese dei
Movimenti per l’acqua, che in una nota stampa aggiunge: “In questi anni, in
tutti i siti nazionali di bonifica a nessuno è venuto in mente di criticare chi
parla dei luoghi concreti dove sono avvenuti i disastri. Gela, Priolo,
Brescia, Taranto: sono i luoghi fisici dove hanno avvelenato la Terra. Per
questo combattiamo per ottenere i nomi delle persone e delle aziende che sono
state responsabili dell’esposizione di centinaia di migliaia di persone a
sostanze cancerogene. Il Pd regionale e nazionale si affranchi da chi
nell’ultimo decennio ha sottovalutato o addirittura contribuito a peggiorare
tale situazione. La disinformazione (o la mancanza totale di trasparenza) è
stata una delle aggravanti del disastro ambientale tuttora in corso, che la
Procura di Pescara ha definito un cancro che sta rilasciando a valle attraverso
le vene le sue metastasi”.
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