«Una legge sul salario minimo" - annuncia il vice ministro dell'Economia Enrico Morando - «un'altra riforma che ha un'assoluta centralità soprattutto adesso che c'è l'accordo tra le parti sociali per misurare la rappresentanza». Una legge destinata a «rivoluzionare le relazioni sindacali», di fatto capovolgendo l'attuale schema della contrattazione attraverso tre pilastri: salario minimo, con tanto di «galera» a chi non lo garantisce, un contratto nazionale che agisca solo «per default», ovvero là dove sul territorio non si è stati in grado di fare accordi di secondo livello, che rappresentano il terzo pilastro. «così possiamo finalmente salvare la produttività, spostando la contrattazione nel luogo dove la produttività si può misurare davvero». (Da Sole 24 Ore)
"Salario minimo (ma) contemporanea introduzione di forti deroghe ai contratti collettivi nazionali, che sarebbero molto depotenziati" (Da Gazzetta del Mezzogiorno)
Potremmo rispondere con una battuta: se assicurate ai lavoratori 1.874 euro, come il minimo mensile del Lussemburgo, ci stiamo! Visto che in Italia si sta ragionando sui 5 euro all'ora...!!
Ma il problema, è evidente, non è la quantità dell'importo. Di fatto questa legge sul salario minimo che viene presentata - e a Cernobbio accolta molto positivamente dagli Industriali - come una difesa del salario dei lavoratori, in realtà vuole da un lato dare legalità al sottosalario a nero già pagato da tante aziende - della serie: per "NON far andare in galera", per non far avere sanzioni alle aziende, tante, che non applicano le retribuzioni contrattuali, e non invece, come dice Morando, "per dare il carcere a chi sgarra"; dall'altro vuole affossare definitivamente i contratti collettivi nazionali, un "auspicio" da molto tempo chiesto dai padroni, nonostante, grazie ai sindacati confederali, questi CCNL siano già ora molto "depotenziati".
Ma le aziende vogliono mettere in soffitta la stessa idea di contrattazione nazionale che unifichi le condizioni salariali e normative dei lavoratori. Vogliono tornare alle "gabbie salariali", dividere i lavoratori; vogliono differenziare le retribuzioni rendendole dipendenti dall'andamento aziendale - ma chiaramente sempre e solo quando i loro affari vanno male, mai quando vanno bene...; vogliono legare il salario alla produttività, cioè a più sfruttamento, più carico e intensità del lavoro. Per far lavorare di più e pagare di meno, per scaricare ancora di più la loro crisi sul salario operaio e salvaguardare i loro profitti.
Il risvolto politico è che gli industriali vogliono spezzare l'unità, il peso nazionale dei lavoratori, rompere ogni residua idea di unica classe che si difende insieme dal nord al sud, per rinforzare la loro classe e interessi padronali sulle divisioni dei lavoratori, sul legame mortale tra operai e padrone.
L'"unità" dei lavoratori verrebbe stabilita dal "salario minimo", per unificare tutti i salari a questo livello minimo. Quindi, altro che difesa: invece di garantire a chi viene sottopagato un salario contrattuale, si darà a chi prende ancora un salario contrattuale un salario minimo.
Ma Morando ha detto un'altra cosa: adesso dobbiamo varare il salario minimo "adesso che c'è l'accordo tra le parti sociali per misurare la rappresentanza".
Questa è effettivamente una tragica verità. I padroni sono abbastanza sicuri che non ci sarà una opposizione da parte di Cgil, Cisl, Uil all'introduzione del "salario minimo". Ma dicono di più, se ci fosse opposizione nelle fabbriche, sui posti di lavoro, l' "accordo con i sindacati confederali sulla rappresentanza", gli garantisce che verrebbero stroncate, dalle stesse segreterie sindacali, ogni contestazione, ogni sciopero, con tutte le sanzioni previste...
Per chi del governo Renzi ha voluto vedere il rametto, lo specchietto per le allodole delle "80 euro in busta paga" (ancora tutte da confermare) e non ha visto la foresta, è lo stesso governo Renzi che rimette le cose a posto: per una mano che darà (se li darà...) qualche decina di euro a una parte dei lavoratori, c'è l'altra mano che sta rubando definitivamente migliaia di euro a tutti i lavoratori.
Potremmo rispondere con una battuta: se assicurate ai lavoratori 1.874 euro, come il minimo mensile del Lussemburgo, ci stiamo! Visto che in Italia si sta ragionando sui 5 euro all'ora...!!
Ma il problema, è evidente, non è la quantità dell'importo. Di fatto questa legge sul salario minimo che viene presentata - e a Cernobbio accolta molto positivamente dagli Industriali - come una difesa del salario dei lavoratori, in realtà vuole da un lato dare legalità al sottosalario a nero già pagato da tante aziende - della serie: per "NON far andare in galera", per non far avere sanzioni alle aziende, tante, che non applicano le retribuzioni contrattuali, e non invece, come dice Morando, "per dare il carcere a chi sgarra"; dall'altro vuole affossare definitivamente i contratti collettivi nazionali, un "auspicio" da molto tempo chiesto dai padroni, nonostante, grazie ai sindacati confederali, questi CCNL siano già ora molto "depotenziati".
Ma le aziende vogliono mettere in soffitta la stessa idea di contrattazione nazionale che unifichi le condizioni salariali e normative dei lavoratori. Vogliono tornare alle "gabbie salariali", dividere i lavoratori; vogliono differenziare le retribuzioni rendendole dipendenti dall'andamento aziendale - ma chiaramente sempre e solo quando i loro affari vanno male, mai quando vanno bene...; vogliono legare il salario alla produttività, cioè a più sfruttamento, più carico e intensità del lavoro. Per far lavorare di più e pagare di meno, per scaricare ancora di più la loro crisi sul salario operaio e salvaguardare i loro profitti.
Il risvolto politico è che gli industriali vogliono spezzare l'unità, il peso nazionale dei lavoratori, rompere ogni residua idea di unica classe che si difende insieme dal nord al sud, per rinforzare la loro classe e interessi padronali sulle divisioni dei lavoratori, sul legame mortale tra operai e padrone.
L'"unità" dei lavoratori verrebbe stabilita dal "salario minimo", per unificare tutti i salari a questo livello minimo. Quindi, altro che difesa: invece di garantire a chi viene sottopagato un salario contrattuale, si darà a chi prende ancora un salario contrattuale un salario minimo.
Ma Morando ha detto un'altra cosa: adesso dobbiamo varare il salario minimo "adesso che c'è l'accordo tra le parti sociali per misurare la rappresentanza".
Questa è effettivamente una tragica verità. I padroni sono abbastanza sicuri che non ci sarà una opposizione da parte di Cgil, Cisl, Uil all'introduzione del "salario minimo". Ma dicono di più, se ci fosse opposizione nelle fabbriche, sui posti di lavoro, l' "accordo con i sindacati confederali sulla rappresentanza", gli garantisce che verrebbero stroncate, dalle stesse segreterie sindacali, ogni contestazione, ogni sciopero, con tutte le sanzioni previste...
Per chi del governo Renzi ha voluto vedere il rametto, lo specchietto per le allodole delle "80 euro in busta paga" (ancora tutte da confermare) e non ha visto la foresta, è lo stesso governo Renzi che rimette le cose a posto: per una mano che darà (se li darà...) qualche decina di euro a una parte dei lavoratori, c'è l'altra mano che sta rubando definitivamente migliaia di euro a tutti i lavoratori.
Nessun commento:
Posta un commento