sabato 28 giugno 2014

pc 28 luglio - No Tav - una zeppa lungo la strada della Santa Inquisizione della procura di Torino

Notav, la cassazione boccia il teorema "terrorismo" della procura torinese
da infoaut
DSC_6163-381x330Cade l'ennesimo teorema della procura torinese contro il movimento notav mosso dai pm con l'elmetto Padalino&Rinaudo: la Cassazione boccia l'accusa di terrorismo per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Se in un primo momento i pm torinesi hanno provato a sminuire la sentenza della Cassazione - nella quale veniva chiesto di riformulare le accuse contro i 4 notav arrestati- oggi le motivazioni dei giudici del terzo grado mettono, ancora una volta, in discussione la credibilità dei pm Padalino&Rinaudo.

Da notav.info_Oggi sono state rese note le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha bocciato l’accusa di terrorismo nei confronti di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Quando poco prima dell’apertura del processo arrivò la sentenza, i pm con l’elmetto, Padalino e Rinaudo, si erano affrettati a dire che la sentenza arrivava in seguito a motivazioni tecniche, di procedura, sminuendo di fatto la sentenza.Oggi invece la Sesta sezione penale smentisce tutto il teorema, suffragato dai soliti Gip compiacenti e disponendo un nuovo esame al Tribunale di Torino, spiega che “la connotazione terroristica dell’assalto di Chiomonte non può essere efficacemente contestata in base alla generica denuncia di una sproporzione di scala tra i modesti danni materiali provocati e il macroevento di rischio cui la legge condiziona la nozione di terrorismo”.
E continua “dovrà verificare se per gli effetti direttamente riferibili al fatto contestato sia stata creata una apprezzabile possibilità di rinuncia da parte dello Stato alla prosecuzione dell’opera Tav, e di un grave danno che sia effettivamente connesso a tale rinuncia, o comunque, all’azione indebitamente mirata a quel fine”
Nel dettaglio, la Cassazione critica pesantemente l’operato della procura (ancora presieduto da Caselli è sempre bene ricordarlo) e l’ordinanza del Tribunale di Torino del 9 gennaio, data degli arresti per i 4 notav, per avere “assunto una ricostruzione dei fatti non sufficientemente argomentata, per poi desumerne comunque conseguenza giuridicamente scorrette”. La Cassazione si riferisce, ad esempio, al fatto che “dalle riprese il Tribunale ha tratto la conclusione che gli autori dell’assalto non potevano sapere chi o cosa sarebbe stato colpito dal lancio di bottiglie incendiarie, per l’ora notturna, ma soprattutto, perché gli ordigni venivano gettati in luogo non visibile degli autori del fatto, posto che l’area del cantiere era delimitata da un’alta recinzione”.
La bocciatura del tribunale prosegue con metodo, visto che la sentenza parla di “rimarchevole confusione che segna finanche, nel loro complesso, le osservazioni difensive sull’andamento dei fatti”.
Insomma crolla tutto il teorema del reato di “terrorismo” e finalmente viene messo in discussone l’operato della procura e del tribunale, che hanno sempre fatto il bello e il cattivo tempo, dopando reati e misure cautelari.
Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, in carcere dal 9 dicembre con un’accusa assurda, vanno liberati perché il reato e i presupposti per la carcerazione non ci sono, ormai è evidente.
Intanto continuiamo a far sentire loro la nostra solidarietà!

Riportiamo l'intervista all'Avv. Claudio Novaro apparsa su Repubblica di oggi sabato 28 giugno:

"È una vittoria piena la difesa sarà più facile"


"Mi sembra una vittoria piena su tutti i fronti: da una prima lettura delle motivazioni della Cassazione sembra emergere che siano state accolte entrambe le nostre tesi su cui avevamo improntato il ricorso", si entusiasma Claudio Novaro, uno dei difensori che assistono i quattro Notav accusati di terrorismo. "Anche se parlare di vittoria o di sconfitta in termini giudiziari è improprio, tuttavia non possiamo non essere contenti di quello che hanno scritto i giudici del terzo grado"

Quali erano stati i capisaldi del vostro ricorso alla Suprema Corte?

Da una parte un vizio di motivazione, dall'altra un errore di applicazione della legge perchè è stato contestato un fatto che non ha le caratteristiche del terrorismo. Come si può pensare che un episodio così circoscritto possa generare un danno così grave al Paese? E da quello che apprendo anche i giudici della Cassazione la vedono come noi".

Tuttavia i quattro restano in carcere per tutte le altre accuse.

"Va anche detto che la Cassazione si esprime su ciò che le viene chiesto nel ricorso, non su qualunque cosa concerna la sentenza che si impugna. Noi semplicemente non avevamo sollevato questioni sulle armi o sulla resistenza a pubblico ufficiale".

Avevate però sollevato parecchie questioni di nullità sulle intercettazioni che avevano dato il via all'inchiesta ma la Cassazione le ha bocciate tutte. Questo non scalfisce la vostra soddisfazione?

"Sulle intercettazioni noi avevamo sollevato vizi di forma che ci sono stati respinti, ma ciò non toglie che secondo noi rimanga un bel mistero come da un telefono sotto controllo a Bologna per una vicenda di droga si sia poi arrivati ai quattro imputati di Chiomonte. Ma per parlare di questo c'è il processo. Nel ricorso che avevamo fatto l'aspetto importante da affrontare era solo la qualificazione del terrorismo e solo di quello avevamo parlato in aula a Roma, il resto era secondario".

Nonostante la sentenza della Cassazione, nel procedimento in corso le accuse restano pesanti: le motivazioni depositate dalla Cassazione cambiano qualcosa?

"È vero che il processo si continua a fare sulle contestazioni originarie, tuttavia mi sento di dire che adesso sostenere la difesa sia un po' più facile di quanto non sarebbe stato con una sentenza della Cassazione di diverso orientamento. Anche se formalmente questa sentenza non entra nel processo in corso, la Corte d'Assise ne deve tenere conto nel suo giudizio".
(F.Cr)

pc 28 giugno - Sudafrica lotte operaie senza soluzioni di continuità


  Dal 1° luglio scioperano i metalmeccanici

Sudafrica. Dal 1° luglio scioperano i metalmeccanici Concluso il lunghissimo braccio di ferro tra minatori del platino e multinazionali, comincerà a breve una altrettanto dura protesta dei lavoratori dell'industria.
Uno sciopero illimitato a partire dal 1° luglio per ottenere stipendi più alti: lo ha deciso il potente sindacato della metallurgia (Numsa), annunciando la prossima “paralisi” dell’industria.
Ad incrociare le braccia non si sa per quanti giorni potrebbero essere circa 220.000 operai. “Chiederemo un aumento salariale del 12% invece del 15% rivendicato all’inizio del mese. Ma non accetteremo meno del 10%” ha dichiarato Karl Cloete, vice segretario della centrale sindacale, complimentandosi con i minatori del platino per la loro recente vittoria.
Solo ieri migliaia di minatori hanno ripreso il lavoro nelle principali miniere di platino dopo uno sciopero durato cinque mesi concluso con la firma di un accordo salariale

da contropiano

pc 28 giugno - Pillole comuniste

La sinistra nel PCI partito revisionista non è mai stata una alternativa ma, volente o nolente, una copertura, da Secchia a Longo, da Cossutta a Ingrao, a Magri.
Questo ha reso difficile alla vera sinistra, dentro il PCI fino agli anni 60, fuori dopo, di conquistare una parte della base e dell'avanguardia proletaria, che avrebbe permesso l'effettiva nascita di un nuovo partito comunista

da Pillole comuniste - 1 -
29-7-2013

pc 28 giugno - ILVA: SI ESTENDE LA FRONDA PADRONALE PER LA CHIUSURA, INTORNO ALLA GUERRA DEI MERCATI

Non sembra affatto casuale. Dopo le affermazioni della superbanca UBS, oggi in un intervista su Corriere del Mezzogiorno parla sulla stessa lunghezza d'onda Bini Smaghi (dirigente della Banca d'Italia, della BCE, consigliere di Morgan Stanley International e della Societè Generale, presidente della Snam).

Viene spontanea una nostra domanda: 
Fa parte della fronda dei padroni europei dell'acciaio antiIlva, che vogliono liberarsi di un grande e scomodo concorrente per avere più possibilità di reggere il mercato?
Fa considerazioni di "dati di fatto", "oggettive" (dove, chiaramente, si tratta sempre dell'"oggettività" dei capitalisti, per cui chiudere o no una fabbrica è solo dal punto di vista se è profittevole per i loro utili o no)?
Fa i suoi di interessi proponendo in alternativa all'Ilva che la Puglia diventi crocevia dell'arrivo e smistamento del gas?
Siamo portati a dire, in questo caso: "la terza che hai detto..."! 
Visto che questo signore è attualmente presidente della Snam, la società leader nel trasporto del gas e della progettazione, realizzazione e gestione della rete di metanodotti. 
E se, come ricorda l'intervistatore, anche questa attività produttiva è fonte di opposizione popolare perchè di grande inquinamento, in questo sistema capitalista che subordina la salute e l'ambiente al profitto e al taglio dei costi "superflui", Bini Smaghi risponde che si tratta di "pregiudizi"...

E gli operai? Ieri da parte della UBS al massimo ricevevano un "mi dispiace - certo per voi va malissimo, ma per noi va benissimo..."; oggi, per questo servitore del capitale, sono un "costo sociale" , che non possono essere un problema per i "tecnici" (cioè per i padroni) ma sono responsabilità della politica... 
AH... ALLORA, POSSONO STARE PROPRIO TRANQUILLI GLI OPERAI...! 

DALL'INTERVISTA:

  "... in Puglia, con la vicenda Ilva, ci si sta rendendo sempre più conto di quanto ormai anche le vicende locali o nazionali debbano essere inquadrate in contesti internazionali. Uno studio di Ubs dice che la eventuale chiusura dell’Ilva farebbe superare il problema della sovracapacità produttiva della siderurgia europea. Come lo si spiega agli operai di Taranto?
«Il problema dell’Ilva va risolto creando nuova occupazione, attirando altri investimenti, non tenendo in piedi settori che non sono piu profittevoli. La siderurgia è un settore molto dipendente dal costo dell’energia e del lavoro, e l’Italia da questo punto di vista è poco competitiva ».
Vuol dire che l’Italia deve rinunciare alla siderurgia, ancor prima che Taranto all’Ilva? «Se l’Italia non vuole rinunciare alla siderurgia, deve creare le condizioni per renderla competitiva».
Allargando il discorso, dall’alto della sua esperienza non solo nella Banca d’Italia e nella Bce ma anche nelle banche d’affari, da Morgan Stanley International a Société Générale, ci spiega fino a che punto può arrivare il cinismo degli analisti? È vero che hanno a che fare con i numeri, ma leggere che «chiudere l’Ilva potrebbe essere un problema per gli 11 mila dipendenti di Taranto ma se ne avvantaggerebbero i concorrenti» lascia di stucco la gente di strada.
«Questi rapporti sono tecnici e non prendono in conto considerazioni sociali, che invece sono responsabilità della politica. La politica deve partire dai dati di fatto, dare una prospettiva di sviluppo più ampia, che tenga conto anche dell’inclusione sociale. La responsabilità della politica è di creare le condizioni affinché nuove imprese vengano a insediarsi nel Mezzogiorno e creino occupazione. In altre parti d’Europa ci sono riusciti».
Oggi lei è presidente di Snam. La Puglia è spesso indicata come crocevia per l’arrivo e lo smistamento di gas da una parte dell’Europa o del Mediterraneo, all’altra. Spesso le popolazioni locali del più piccolo paese si oppongono. Come si conciliano gli interessi nazionali e internazionali con quelli locali?
«Ci sono molti pregiudizi, purtroppo, sulle infrastrutture. Alla fine ne paghiamo le conseguenze tutti, in prezzi di energia più elevati degli altri, e dunque in minore potere d’acquisto dei cittadini e meno occupazione. Siamo tutti più poveri, per scelte locali basate su pregiudizi. Non credo che l’Italia se lo può permettere ».

venerdì 27 giugno 2014

pc 27 giugno - Processo Fincantieri, morti per amianto, udienza del 24 giugno

Udienza contro Fincantieri 24/06/2014
L'udienza si è tenuta presso il Tribunale nuovo di Palermo Aula 7
Giudice - LA CASCIA
Pm - Bevilacqua - Ferrari
Purtroppo l'audio in sala è pessimo per cui non tutto si coglie per intero.
L'avvocato di parte civile (Inail) Salvo Cacioppo, avrebbe dovuto fare l'esposizione di quanto successo in questi 30 anni, ma a causa della lunghezza della seduta e di (problemi del PM Bevilacqua), il Giudice ha stabilito di rinviare la seduta ad udienza straordinaria che si terra il 18 luglio 2014 alle ore 09.30 nell'aula PENALE I del vecchio Palazzo.
Praticamente non era più rimasto nessuno delle vecchie parti civili: da quello che mi ha detto l'avvocatessa Romano, nel corso degli anni sono arrivati tutti ad una transazione (tranne Inail chiaramente).

Andrea Tranchina
Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sul territorio-Sicilia
retesicurezzalavorosicilia@gmail.com

 ***

Morti per amianto, chiesta la condanna di tre ex dirigenti della Fincantieri
Il pm Claudia Ferrari ha chiesto alla seconda sezione del Tribunale di Palermo, la condanna di tre ex dirigenti della Fincantieri per l'omicidio colposo di quattro operai e per le lesioni gravissime causate ad altri sei per l'inalazione di fibre di amianto.

09 maggio 2014
Morti per amianto, chiesta la condanna di tre ex dirigenti della Fincantieri

Per Luciano Lemetti e Giuseppe Cortesi il pm ha chiesto sei anni, mentre per Antonio Cipponeri cinque. Al centro del processo la morte degli operai deceduti per tumore ai polmoni determinati dall'inalazione delle fibre di amianto e le lesioni riportate da altri sei dipendenti o familiari che hanno contratto la malattia. Alcuni familiari e le vittime si sono costitute parte civile con la difesa dell'avvocato Fabio Lanfranca che rappresenta anche la Fiom. Il processo è stato rinviato al 24 giugno.
Questo è il terzo troncone del processo alla Fincantieri per le morti di asbestosi. Il primo è stato definito in secondo grado con la condanna dei tre imputati a pene detentive comprese tra i due anni e otto mesi a quattro anni e due mesi e a pesantissimi risarcimenti del danno, mentre il secondo è vicino alla sentenza del tribunale.



http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/05/09/news/amianto_chiesta_la_condanna_di_tre_ex_dirigenti_della_fincantieri-85696231/

pc 27 giugno - Cassa in deroga, tutto da rifare... e le richieste dei padroni della Cna

La telenovela della patata bollente della riforma degli ammortizzatori sociali ha visto ieri un'altra puntata. Le affermazioni del ministro Poletti vengono riportate da un articolo odierno di ItaliaOggi che riporta di un convegno organizzato da un settore dei padroni, quello della Cna, confederazione nazionale artigiani: (non passa giorno senza che una categoria padronale, dall'onnipresente Confindustria con Squinzi, alla Cna, appunto, non pressi un esponente del governo per dettare le proprie condizioni).
Migliaia di operai e lavoratori aspettano ma, dice il giornalista "Il decreto sulla cassa integrazione in deroga è bloccato perché il Governo vuole coordinarlo con la legge delega sugli ammortizzatori sociali. Allo studio dell'esecutivo ci sarebbero criteri e principi per cambiare la misura e rimetterla sotto controllo, abbinandola poi alla legge delega."
Mettere sotto controllo la cassa in deroga significa per il governo cercare innanzi tutto di ridurla al minimo con la chiara intenzione di arrivare alla sua soppressione in futuro dato che, dice Poletti: "… la cassa integrazione in deroga che così com'è è tossica". E, appunto: "Bisogna trovare il modo di darle un senso e tenere sotto controllo i troppi oneri, allineandola poi alla legge delega sugli ammortizzatori sociali". Cioè costa troppo! E trova subito conforto tra le braccia dei padroni della Cna, che già che ci sono aggiungono le proprie "priorità":
"…la condizionalità degli ammortizzatori sociali, da erogare solo a chi sarà completamente inserito all'interno di un percorso di politiche attive." E chi le ha mai viste queste "politiche attive"?
"… la necessità di prevedere nuovi schemi di orario di lavoro, attuati autonomamente dalle imprese." Visto che il contratto di lavoro è diventato carta straccia, si può fare da soli.
"… revisione dell'apprendistato e contro la dequalificazione andrebbe rivisto il divieto di svolgimento di mansioni ripetitive." Con questa richiesta di mano libera su tutto, libertà di sfruttamento infinita, uno pensa che le richieste si possano chiudere qui, e invece no!
"Da rivedere anche il contratto unico, introducendo un nuovo meccanismo di ingresso, attraverso un apprendistato rinnovato che può trasformarsi nel tempo." Ma quante volte lo vogliono "rinnovato" questo apprendistato? È vero che non si finisce mai di imparare, ma qui si esagera! Vuoi vedere che si potrà essere "apprendisti" anche dopo i 60 anni?
"La confederazione chiede inoltre di incentivare la formazione continua attraverso un credito d'imposta pari al 50% delle spese sostenute dalle imprese," i padroni di ogni ordine e grado non smettono mai di chiedere soldi al governo!

"… l'introduzione di un salario minimo inderogabile per tutti i lavoratori dipendenti, attraverso un meccanismo reale di misurazione della rappresentanza e la riduzione del costo del lavoro." (Che c'entra qui la misurazione della rappresentanza?)… mentre si capisce alla fine che il problema è "il costo del lavoro". Insomma, di fronte a queste richieste dei padroni anche il paese di bengodi impallidisce.

pc 27 giugno - DALMINE (BG) GLI OPERAI DICONO NO AL RICATTO DEL PADRONE



(Dal volantino Slai cobas)
BOICOTTIAMO IL REFERENDUM, NON LEGITTIMIAMO LA FINTA DEMOCRAZIA DEI CONFEDERALI

COSTRUIAMO L'OPPOSIZIONE A CHI CI VUOLE SEMPRE PIU' FLESSIBILI E PRECARI
ORGANIZZIAMO IL SINDACATO NELLE MANI DEGLI OPERAI IN OGNI REPARTO

L'accordo CHE AZIENDA E SINDACATO VOGLIONO FAR PASSARE TRA GLI OPERAI, non riguarda solo la flessibilità dell'orario e della turnistica (che già abbiamo dato ampiamente durante il precedente piano di ristrutturazione, con recuperi, corsi obbligatori, squadrette, isole, ecc.), ma è parte di un piano aziendale più generale dove sono previsti anche cambiamenti radicali nell'organizzazione del lavoro, con inevitabili peggioramenti della nostra condizione di vita e di lavoro.
ACCORPAMENTO DI MANSIONI,
SATURAZIONE DELLE 8 ORE DI LAVORO,
TAGLIO DEGLI ORGANICI E DELLE PAUSE MENSA,
REVISIONE DELLE PERCENTUALI DI ASSENTEISMO (gia oggi è una guerra chiedere un giorno di ferie)...

SI VUOLE FAR PASSARE A LIVELLO IDEOLOGICO TRA GLI OPERAI COME INEVITABILE ACCETTARE I PEGGIORAMENTI PER MANTENERE IL LAVORO, CHE COSI VA IL MONDO... LA CRISI, I CINESI, ETC)
Ma è da quando padron Rocca ha preso in mano la Dalmine regalata dallo Stato e dal governo Prodi, che sono diminuiti in modo pesante il numero dei lavoratori, mentre sono aumentate le forme di lavoro precario apprendisti, interinali per non parlare di tutte le attività esternalizzate.
COSI DIVISI IL PADRONE E' PIU' FORTE
Questo passaggio non può in alcun modo garantire i livelli occupazionali perche serve alla Tenaris per mantenere alti i suoi profitti e segue il piano iniziale che era di acquisire il marchio e ridurre lo stabilimento a quello che gli serve rispetto alla sua capacita produttiva mondiale nei vari stabilimenti.. ti spremono e poi ti buttano.

Da slai cobas per il sindacato di classe Dalmine

pc 27 giugno - Grecia: prigionieri in lotta annunciano lo sciopero della fame di massa - Soccorso Rosso Proletario invita a solidarizzare in tutte le forme possibili


altDal 18 giugno 2014 tutti i prigionieri in Grecia hanno fatto lo sciopero del carrello in segno di protesta contro il disegno di legge fascista sulle carceri di tipo C) e in difesa del diritto al permesso temporaneo e alla concessione di libertà condizionale.
Tuttavia, il ministro di Giustizia e il governo insistono a ignorare la nostra protesta. Non hanno risposto assolutamente alle nostre giuste richieste e in modo provocatorio tendono ad approvare il disegno di legge nella sessione parlamentare estiva, per tentare di impedire la reazione popolare.

Contro questo disegno di legge che ci condanna a rimanere prigionieri per sempre senza diritti o speranza poniamo i nostri corpi e spiriti come scudi. Questo è la sola cosa che ci è rimasta.

Da lunedì 3 giugno 2014 inizieremo uno sciopero della fame di massa in tutte le prigioni della Grecia. Rivendichiamo i nostri diritti e lottiamo per restare degli individui, invece di fantasmi umani rinchiusi e dimenticati nella disperazione.

Chiediamo:

1. Il ritiro del disegno di legge fascista sulle carceri di tipo C). Siamo contro la Grecia ‘Guantanamo’, “prigione nella prigione” senza la concessione di permessi temporanei, visite, senza domani…

2. Permessi e libertà condizionale devono essere un diritto innegabile per tutti i prigionieri. La Grecia è l’unico paese in cui il detenuto è sottoposto a processi e punizioni ogni giorno. Mentre la legge prevede che a chiunque abbia scontato 1/5 e 3/5 della sua pena (donne e uomini rispettivamente) siano concessi giorni di permesso d’uscita dalla prigione e libertà provvisoria, i prigionieri sono invece costretti a subire sempre più la santa inquisizione dei persecutori del carcere che respingono le richieste una dopo l’altra senza ragione o per azioni disciplinari pendenti. Questo è il modo con cui creano prigionieri disperati e riproducono la criminalità.

3. Sia applicata l’equità di fronte alla legge per tutti. I prigionieri detenuti per droga secondo la vecchia legge 3459/2006 (perché la polizia ha assicurato che rappresentano affermati trafficanti, invece di tossicodipendenti) devono avere il diritto a un nuovo processo, conformemente alla nuova legge e alle sue clausole beneficiarie per i tossicodipendenti (4139/2013).

4. Sia attuato il diritto alle visite coniugali. In prigione si è privati della propria libertà. Ma nelle prigioni greche ti privano persino del piacere della comunicazione sociale e del contatto diretto con i propri cari. In tutte le prigioni dei paesi europei sono permesse le visite coniugali, solo in Grecia al detenuto viene negato il diritto alla comunicazione umana.

5. Infine, ora parliamo della continua prigionia di chi subisce la deportazione. Centinaia d’immigrati sono detenute per le burocrazie delle ambasciate, anche quelli che hanno scontato l’intera pena. Chiediamo il loro immediato rilascio.

Chiediamo che il ministro di Giustizia affronti questi problemi riguardanti le prigioni e ritiri immediatamente il disegno fascista per la ‘Guantanamo’ greca nel carcere di Domokos.

Il ministro di Giustizia sarà considerato responsabile per ogni giorno di sciopero della fame e per ogni prigioniero la cui vita è in pericolo.

NOI, PRIGIONIERI IN SCIOPERO DELLA FAME VINCEREMO

LOTTA – DIGNITÀ – SOLIDARIETÀ

Comitato di lotta dei prigionieri

(22 giugno 2014)

pc 27 giugno - UBS: "CHIUDETE L'ILVA... MALE PER GLI OPERAI MA BENISSIMO PER I PADRONI EUROPEI..."

Chi tra gli ambientalisti tarantini che chiedono la "chiusura dell'Ilva" volesse esultare, si calmasse! La richiesta del Ubs è volta solo a salvaguardare e aumentare i profitti degli altri capitalisti europei. Sicuramente non è per salvare l'ambiente di Taranto, anzi il problema si sposterebbe da Taranto (che rimarrebbe comunque inquinata e abbandonata e senza il problema oggi pressante delle bonifiche) alle altre città europee. 

Si tratta di una bassa guerra di concorrenza che fa dire ai padroni della Federacciaio e della Confindustria in Italia di salvare l'Ilva di Taranto per salvare sè stessi, fregandosene della salute e della vita degli operai e della popolazione; e ai padroni europei di chiudere l'Ilva per poter aumentare la loro produzione e avere più quote di mercato, fregandosene della perdita del posto di lavoro di 15 mila operai e più (compreso tutto l'indotto). 

In questa bassa guerra di concorrenza chi comunque deve pagarne i costi sono gli operai e le masse popolari. Ma le "vittime" possono e devono diventare loro il vero "pericolo" per i padroni!


La super banca: chiudete l’Ilva
«Male per Taranto, bene per l’Ue»

Gli svizzeri dell’Ubs: «Problema per 11 mila operai
in Puglia, ma vantaggio per i concorrenti

L'Ilva di Taranto"L'Ilva di Taranto
Da problema tarantino da risolvere a soluzione dei problemi della siderurgia europea. In un colpo solo la banca svizzera Ubs «sistema» l’Ilva e il comparto siderurgico continentale: «Se chiude o si ridimensiona — ha scritto nel suo report l’analista Carsten Riek — si risolverà il problema della sovracapacità produttiva della siderurgia europea». Aggiungendo, se vogliamo in maniera anche cinica, che «la chiusura, parziale o totale, del sito di Taranto è sicuramente una cattiva notizia per i suoi 11 mila dipendenti, ma sarebbe un bene per i suoi concorrenti»Che acquisirebbero quote di mercato e potrebbero incrementare l’utilizzo degli impianti. Lo studio (ripreso dalla stampa specialistica di settore francese) snocciola anche i numeri: il coefficiente di utilizzo della capacità produttiva degli stabilimenti della siderurgia europea salirebbe al 74% nel caso di una chiusura parziale dell’Ilva, addirittura all’80% (entro il 2018) con la chiusura totale. La conseguenza? Un aumento del prezzo della tonnellata di acciaio dai 3 a un massimo di 18 di euro (in caso di chiusura totale).
La chiusura del siderurgico tarantino avrebbe, ovviamente, dei costi per la comunità che Ubs stima dai 600 ai 900 milioni di euro (basti solo pensare alla cassa integrazione per migliaia di lavoratori non solo a Taranto ma anche negli stabilimenti di Cornigliano e Novi Ligure), più 100 milioni soltanto per la formazione che si renderà necessaria per consentire ai lavoratori di trovare un nuovo lavoro in caso di esuberi forzati. Complessivamente, quindi, circa un miliardo di euro. L’alternativa alla chiusura dell’Ilva è il salvataggio da parte di un cavaliere bianco, individuato da Federacciai nel colosso franco-indiano Arcelor Mittal. E anche in questo caso Ubs fa i conti. Dopo aver sottolineato che le Autorità europee garanti della concorrenza interverrebbero per evitare che nel settore dell’acciaio inox Arcelor Mittal possa infrangere il tetto del 40% della quota di produzione europea (sarebbe costretta a fermare i suoi impianti in Francia, Belgio, Germania o Spagna), l’analista evidenzia che un’eventuale acquisizione dell’Ilva potrebbe pesare non poco sul conto dei franco-indiani. A beneficio di altri concorrenti europei, dai tedeschi di Salzgitter ai finlandesi della Rautaruukki, dagli svedesi della Ssab agli austriaci della Voestalpine..."

giovedì 26 giugno 2014

pc 27 giugno - SCENE DI LOTTA DI CLASSE IN INDIA

Almeno 17 persone sono rimaste ferite nel corso degli scontri che, lo scorso 23 giugno, hanno visto affrontarsi i lavoratori e gli addetti alla sicurezza di Tata Steel presso lo stabilimento di Kalinganagar. VEDI VIDEO
http://dndf.org/?p=13676

pc 26 giugno - CONTINUA LA SOLIDARIETA' PER LUIGIA LICENZIATA DE L'AQUILA - IN VARIE CITTA' E POSTI DI LAVORO LA RACCOLTA DI FIRME


DALL'ILVA DI TARANTO

Solidarietà per la compagna licenziata, in questo clima post-fascista siamo tutti nelle stesse condizioni precarie, proprio come promise l'allora ministro Fornero: "Dimenticate il posto fisso".
Solo uniti si ottengono risultati tangibili, e la Storia è qui a dimostrarlo. Renzi è solo l'ultimo di una interminabile serie di massoni che hanno governato questo stupendo ed immenso Paese pieno di meraviglia, non possiamo più permettere questo sfruttamento delle masse popolari da parte di illegittimati.
Lorenzo Semeraro operaio dell'Ilva di Taranto

ALCUNE FIRME:

Fiorella Onofri, insegnante (AQ)
Lavoratrici e disoccupate dello Slai Cobas per il sindacato di classe (Taranto)
Maria Grazia Campari, avvocata del lavoro (Firenze)
Lavoratrici SLAI Cobas per il sindacato di classe-Policlinico (PA)
movimento femminista proletario rivoluzionario
COLLETTIVO STELLA LA ROSSA di Bologna
Catia Tebaldi, pensionata (Bologna)
Daria, impiegata (Roma) del MFLA di Radio Onda Rossa
Lucila Garcia (Lucca)
Precarie e Precari Coop Sociali dello Slai Cobas per il sindacato di classe (PA)
Flavia Mapelli, impiegata (Bergamo)
Maria Buriani (Ferrara)
Adele Zulli, operaia (AQ)
Stefania Ianni, commerciante (AQ)
Francesca Cucchiella, commerciante (AQ)
Elisa Cucchiella, dipendente (AQ)
Massimo D’Ascenzo, insegnante (AQ)
Lorenzo Semeraro - operaio slai cobas sc dell'Ilva di Taranto

Per sottoscrivere l’appello scrivere a sommosprol@gmail.com, indicando nome e cognome, città ed eventuale occupazione. In caso di gruppi o collettivi indicare semplicemente la denominazione del gruppo e la città se non si tratta di una rete nazionale

pc 26 giugno - FILIPPINE: Le Forze Armate con aerei e droni bombardano i villaggi e costringono le popolazioni, considerate sostenitori dei maoisti, ad abbandonare le case... la guerra popolare risponde!

National Democratic Front of the Philippines
International Information Office

MEDIA RELEASE
By Ka MARIA MALAYA
Spokesperson, NDFP Northeastern Mindanao Region
20 June 2014

Bombardamenti indiscriminati, bombardamenti aerei su Bayugan City costringono le persone ad abbandonare case e mezzi di sussistenza

Lo squallido fallimento teso a sminuire l'importanza del movimento rivoluzionario entro la prima metà del suo mandato ha spinto il reazionario regime USA-Aquino ad aumentare le brutali operazioni militari delle Forze Armate delle Filippine nella regione di Caraga.

Dal gennaio di quest'anno, le Forze Armate delle Filippine hanno aggiunto altri tre battaglioni a suoi cinque già esistenti, e hanno immediatamente iniziato le operazioni militari, senza posa, in tutta la regione Caraga. Come risultato, le violazioni dei diritti umani commesse dalle truppe reazionarie del regime USA-Aquino sono notevolmente aumentate.

Accanto alle vaste masse combattenti nella Regione Nord Est Mindanao (RNEM), il Nuovo Esercito del Popolo ha eroicamente combattuto questa ultima tornata di campagna e operazioni militari, che ha portato a numerosi scontri tra i combattenti rossi e le forze reazionarie AFP-PNP- CAFGU [Forze Armate Filippine, Polizia Nazionale Filippina, Unità Geografica Forze Armate Cittadini Filippine). Da gennaio fino ad oggi, vi sono stati 50 incidenti militari, 44 dei quali erano offensive tattiche (OT) del NEP nella RNEM. Di queste 44 OT, 41 erano operazioni di scontro (disturbo), una di annientamento, e due erano sanzioni contro gigantesche piantagioni di agro-business che violano costantemente i diritti e il benessere delle persone, e ignorano le politiche rivoluzionarie.

Come risultato di queste battaglie, le Forze Armate del regime reazionario hanno avuto 77 vittime, di cui 39 uccisi in azione (UIA) e 38 feriti nel corso dell'azione (FIA). I combattenti rossi hanno avuto un totale di 14 colpiti, sette dei quali sono stati martirizzati mentre sette sono stati feriti. Le FAF, coerenti con la loro tradizione di mercenari, hanno ucciso civili sospettati di essere membri del NEP.

L'ultimo di questi incidenti ha visto una serie di scontri nella zona montagnosa di Bayugan City. All'alba del 15 giugno 2014, le truppe, in formazione di compagnie, del 26 ° Battaglione di Fanteria si sono addentrate nell'entroterra del Monte Ararat, Bayugan City. Intorno alle 06:45 del giorno successivo (16 giugno), una squadra del NEP ha attaccato questo gruppo di soldati del 26° Battaglione di Fanteria, due dei quali sono stati immediatamente considerati come perdite. Il giorno seguente, 17 giugno, intorno a mezzogiorno, due elicotteri Huey della Philippine Air Force hanno lasciato truppe supplementari in Purok 4, San Juan, Bayugan City. Ma poco dopo che gli elicotteri decollarono, un'altra squadra del NEP si è scontrata con dette truppe delle FAF. Solo poco più di un'ora dopo l'incidente, arrivarono un altro paio di elicotteri Huey per il soccorso, ma non furono in grado di atterrare perché sono stati colpiti dai cecchini del NEP.

Nelle prime ore del mattino del 18 giugno, le FAF hanno schierato truppe aggiuntive a Sitio Lanao, Barangay (villaggio) Magkayangkang, e montato due cannoni da 105 millimetri. Ma, intorno alle ore 11:00, una squadra del NEP ha disturbato una colonna delle FAF a Sitio Dalikan, mt. Carmel, che è una collina adiacente al Monte Ararat.

Utilizzando i due cannoni, le truppe delle FAF hanno iniziato a bombardare Monte Ararat dalle 12:30, con lo scopo di portare le forze del NEP fuori della zona. Non contenti dei cannoni, dalle 02:30 fino alle 03:00, due bombardieri OV-10 hanno sganciato nove bombe e sparato indiscriminatamente con mitragliatrici calibro 50 sul Monte Ararat e altre aree vicine. Al momento dell'indagine iniziale, c'erano poche case dei residenti locali colpite dalle bombe e sfiorate dai proiettili della mitragliatrice calibro 50. Questa è stata una mossa disperata da parte delle FAF solo per spingere le forze del NEP, in particolare quelle che hanno combattuto con coraggio e hanno causato perdite alle truppe operative delle FAF, fuori dalla zona. Non c'è assolutamente alcuna verità nell'affermazione che un campo del NEP è stato il bersaglio dei loro bombardamenti.

Questo metodo vile dei bombardamenti ha scioccato e disturbato fortemente i residenti di Barangay Ararat e di altri villaggi vicini, costringendoli a fuggire dalle loro case e fattorie. Il NEP ha da lungo tempo svolto attività organizzativa in questi barrios, ma mai l'ha portato a evacuazioni forzate. La presenza del NEP, in verità, non è la ragione per cui le masse hanno evacuato queste aree, ma è a causa del terrore causato dai bombardamenti pesanti delle FAF, bombardamenti e indiscriminato uso di mitragliatrice.

Queste sanguinose operazioni militari in Caraga non sono state effettuate solo nell'entroterra di Bayugan Ctiy, ma sono contemporaneamente state lanciate in molte aree all'interno delle quattro province di Caraga dove, oltre a impiegare operazioni di guerra psicologica attraverso la Re-engineerd Special Operations Team (RSOT-Squadra Operazioni Speciali Ri-ingegnerizzate) o la cosiddetta Organizzazione comunitaria per la Pace e lo Sviluppo (OCPS), e operazioni di combattimento, l'artiglieria pesante e gli elicotteri e aerei armati di bombe sono usati per terrorizzare e causare ingenti danni alle persone. Queste armi di puro terrore formano parte del cosiddetto aiuto militare fornito dal loro padrone imperialista degli Stati Uniti, compresi i veicoli aerei senza equipaggio (UAV) o droni.

Facciamo appello al popolo a unirsi e protestare con veemenza contro queste operazioni di combattimento e campagne militari brutali del regime reazionario US-Aquino, soprattutto contro il bombardamento indiscriminato delle FAF, e gli spari contro i civili, come l'incidente di Tagkiling, Butuan City in cui è stato ucciso un agricoltore lo scorso 27 aprile di quest'anno.

Invitiamo i settori umanitari e civili nonché le forze religiose, medie e i funzionari locali a dare immediatamente sostegno agli sfollati e altre vittime di violazioni dei diritti umani.


Facciamo appello a tutti i settori interessati, comprese le ONG, le forze religiose, intermedie e i mass media, a formare un organismo indipendente per indagare su questo ultimo incidente di evacuazioni forzate e altre forme vili di violazioni dei diritti umani nell'hinterland di Bayugan City, Agusan del Sur.

pc 26 giugno - PER I BORGHESI E' LA "COSCIENZA" CHE DETERMINA LA PRASSI SOCIALE, MA... NON SI "SALVANO LA LORO COSCIENZA"

Un articolo di fondo apparso la scorsa settimana su Sole 24 Ore di Bruno Forte, intitolato "LA COSCIENZA MORALE IN GIOCO" (di cui sotto riportiamo alcuni stralci), mette ben in luce la concezione ("spontanea" e non) antimaterialista dei borghesi che pensano che il problema stia tutto nella coscienza individuale - indipendentemente dal sistema sociale capitalista in cui viviamo e dalla collocazione di ogni individuo in questo sistema economico-politico, indipendentemente dalle classi. Conseguenza di questo è una valutazione morale, o meglio moralista degli avvenimenti - che ha come effetto la giustificazione dell'azione (sia pur "aberrante e da condannare"...) dell'individuo, fino a quella degli Stati; a meno che, per cambiarla, ci sia l'intervento di un'altra "coscienza" buona (ora il papa Bergoglio - "in nome di Dio" - è la "coscienza buona" più gettonata).
Questo porta chiaramente alla considerazione di fatto dell'immutabilità della realtà, dell'inevitabilità del perpetuarsi di questioni sempre più di fondo e caratterizzanti questa sistema borghese nel suo stadio putrescente (i femminicidi, la corruzione dilagante di tutti i partiti politici, uomini delle Istituzioni, ecc.), come delle politiche di guerra, oppressione e sterminio degli Stati, vedi Israele...; visto che esse sono il prodotto della "eterna lotta tra il bene e il male" che può risolversi verso il "bene" solo per l'intervento dall'"alto".
Questa concezione è sia, dicevamo, "spontanea", nel senso che è propria/naturale della borghesia, sia, soprattutto, usata coscientemente (qui è appropriato il termine "coscienza") per falsare l'analisi e la lettura storico materialista della realtà del loro sistema borghese, delle tragiche conseguenze di esso per i proletari, le masse popolari, per le donne, per i popoli nel mondo; per continuare a imporre come uniche e legittime le loro visioni, le loro concezioni, la loro "morale", tanto più nel momento in cui queste concezioni servono ai borghesi, agli Stati per mantenersi a galla, nella fase di crisi economiche e politiche ricorrenti e sempre più gravi, nella fase morente del loro sistema, che mostra sempre più agli occhi dei proletari e dei popoli la necessità della rivoluzione.

Queste concezioni hanno due caratteristiche, da un lato sono di poco superiori a "luoghi comuni", e sia pur espressi da un giornalista (che forse si crede intellettuale) sono un imbellettamento di "chiacchiere da bar" (sull'assassino della moglie e dei figli: "gabbia imposta alla sua libertà... immane potenzialità del male che ogni essere umano è capace di compiere..."; sui miliardi rubati nei lavori dell'Expo e del Mose: "...è perfino incredibile che personaggi potenti, cui non mancava nulla, abbiano mostrato un'avidità speculare all'estendersi del loro potere..."; sull'incontro in Vaticano di Peres e Mazen: "...sulla disumanità vinca l'umanità dell'uomo..."). Dall'altro - e soprattutto - vogliono essere una precisa indicazione "CONTRO":
"contro"  la lotta delle donne che deve inevitabilmente e necessariamente diventare sempre più tremenda e generale contro gli 'uomini che odiano le donne', contro 'i padroni, i governi, gli Stati che odiano le donne';
"contro" la lotta dei proletari e delle masse popolari che devono trasformare la loro indignazione, ribellione in lotta per rovesciare un sistema economico, politico basato sullo sfruttamento, sulla miseria della maggioranza e l'arricchimento di un'estrema minoranza, sull'ingiustizia sistemica;
"contro" la lotta dei popoli, e del popolo palestinese nello specifico contro lo Stato fascista, assassino di Israele, che dopo aver ricevuto la benedizione da Bergoglio ha ripreso ad uccidere giovani, donne, bambini palestinesi.

Quindi, il nostro caro pennivendolo passa dalla "alta coscienza morale" all'indicazione concreta della via, sempre più "bassa", di lasciar fare ai "ben pensanti" e a "Dio"...

STRALCI DALL'ARTICOLO
Tre avvenimenti recenti, di natura molto diversa, mi inducono a proporre una riflessione che si muove fra cronaca e storia, volta ad evidenziare gli aspetti della coscienza morale che sono in gioco in essi e che riguardano ognuno di noi.
Il primo è la terribile vicenda del giovane uomo di Motta Visconti che ha ucciso la moglie e i due figlioletti, confessando poi di averlo fatto perché li sentiva come una gabbia imposta alla sua libertà... L'atrocità del fatto suscita immensa pietà verso le vittime, ponendo al contempo la domanda su come sia stato possibile che nella coscienza di una persona all'apparenza normale abbia potuto maturarsi un simile proposito. Interrogativi come questo non trovano facili risposte: soprattutto non devono far spazio a giudizi sommari, tanto in senso colpevolista, quanto in direzione della pietà che lo stesso carnefice suscita per aver distrutto con le proprie mani i beni più preziosi della propria esistenza. Un aspetto emerge da questa vicenda, e cioè l'immane potenzialità del male che ogni essere umano è capace di compiere...
Kant definiva «male radicale» questo magma che si agita nell'abisso del cuore... «Potremo chiamarla una tendenza naturale al male... l'origine del male non può venire dal di fuori dell'uomo e va cercata nell'abisso stesso della sua libertà...

Sia pur in termini più temperati, la lotta fra male e bene si affaccia in altri tristissimi fatti di cronaca degli ultimi tempi: mi riferisco alla corruzione e al latrocinio che sono emersi dalle inchieste sulla realizzazione di opere che avrebbero dovuto essere fiore all'occhiello dell'iniziativa pubblica e dell'imprenditoria del nostro Paese. Si tratta da una parte degli scandali connessi a Expo 2015, dall'altra delle tangenti pagate ai corrotti nelle opere relative al Modulo Sperimentale Elettromeccanico, progettato per la difesa di Venezia e della laguna dalle acque alte. È perfino incredibile che personaggi potenti, cui non mancava nulla, abbiano mostrato un'avidità speculare all'estendersi del loro potere. Anche qui viene da chiedersi come sia stato possibile che l'ostentazione di pubbliche virtù e la dichiarata volontà di servizio al bene comune potessero collegarsi così sfrontatamente con la voracità di guadagni facili e smisurati... La cecità del corruttore e del corrotto sta nel mettere al centro della propria azione unicamente se stesso e il proprio interesse, sacrificando come irrilevanti le esigenze del bene comune...

Un terzo evento accaduto nelle ultime settimane, precisamente l'8 giugno, può aiutarci a riconoscere alcune prospettive di luce e di speranza riguardo alla vittoria del male, che sembra devastare le coscienze e dominare la scena della storia: è l'incontro di preghiera promosso in Vaticano da Papa Francesco con la partecipazione dei Presidenti di Israele e della Palestina, Shimon Peres e Abu Mazen. Il valore unico di quest'avvenimento sta nel cambiamento di prospettiva che esso introduce rispetto a ogni precedente ricerca "ufficiale" della pace in Medio Oriente... mettersi insieme al cospetto dell'Eterno vuol dire riconoscere i propri limiti e la propria debolezza, misurare il bene della pace da cercare non solo sul proprio interesse, ma su quello di tutti, e specialmente dei poveri...
...l'imperativo morale assoluto, riconducibile alla voce della coscienza, e il suo fondamento trascendente, che i credenti riconoscono nel giudizio di Dio, sono le vie da riscoprire e riproporre sempre di nuovo, a tutti e in ogni occasione possibile, perché sulla disumanità vinca l'umanità dell'uomo e sulla seduzione del male la forza alla fine vittoriosa del bene...

pc 26 giugno - Grillo sale sul carro di Renzi per realizzare insieme - e tutti e due con Berlusconi - le riforme reazionarie della legge elettorale e del Senato

Incontro Pd-M5S, c'è Renzi.  Toninelli: «Beppe come tutti noi è soddisfatto dell'incontro»


Matteo Renzi all'incontro con il M5S  (Ansa)Renzi partecipa  in veste di segretario dei democratici. Il tutto mentre Grillo ha lasciato Roma già da ore dopo aver incontrato i suoi deputati in vista del vertice. Si va in streaming, sul sito de La Cosa e su quello della Camera. Renzi detta le condizioni «Sono felice di questo incontro», è il saluto alla delegazione del M5S. Oltre sessanta minuti di botta e risposta. Si apre sulle preferenze ma sulla governabilità non si discute. Poi, le cinque condizioni per continuare il dialogo, tra cui l'appoggio dei Cinque Stelle per le riforme elettorali. Faccia a faccia, con toni decisamente più distesi rispetto agli incontri avuti per le consultazioni. Per il Pd ci sono Speranza, Serracchiani e Moretti. Per il M5S Di Maio, Toninelli (artefice della legge), Brescia e Buccarella. Ma sono quasi sempre Renzi e Di Maio a parlare.

pc 26 giugno - Quotidiano Brasile 6 - Tutti alla manifestazione del 28/06 al Maracana! - Frente Indipendente Popular -FIP

Brasile - Niente da temere, ma correre alla lotta! Tutti in strada il 28/06! - 
Valutazione del FIP sulle prime dimostrazioni durante la Coppa del Mondo e prossimi passi

Il Fronte Indipendente Popolare di Rio de Janeiro (FIP-RJ) saluta pubblicamente le compagne e i compagni che hanno partecipato, con noi, alle prime manifestazioni che si sono verificate durante la Coppa del Mondo FIFA il 12/06 a Copacabana, il 15/06 intorno al Maracana e di nuovo a Copacabana il 23/06, quando organizzammo la manifestazione insieme a diverse comunità con il tema "La festa negli stadi non vale le lacrime nelle favelas." Ogni manifestazione ha la sua storia, ma tutte, con le loro caratteristiche, si sommano alla causa comune di non permettere che la baldoria della FIFA passi in un clima di "unanimità" come falsamente tenta di dimostrare il governo brasiliano e i monopoli della stampa. Al contrario: ci sono manifestazioni quotidiane in tutto il paese, che divantano un vero stato d'assedio del torneo corrotto di Blatter & Co
.Nonostante il ritardo, vorremmo salutare, in particolare, le donne e gli uomini che nel giorno della prima partita della Coppa del Mondo a Rio (15/06) hanno affrontato con coraggio il terrorismo di stato e l'accerchiamento della polizia a cavallo per impedire al popolo di esercitare il proprio legittimo diritto a manifestare, riuscendo a rompere i divieti imposti dalla FIFA e ottenere un blocco del Maracanã. Nonostante il vero apparato di guerra messo in moto da parte dello Stato, nonostante i bombardamenti contro di noi fin quasi dall'inizio della manifestazione, nonostante gli spari di munizioni letali sparati dalla polizia, il popolo combattente non si mosse e siamo riusciti a vincere con la nostra determinazione e organizzazione, tutti ostacoli posti sul nostro cammino. Quelli che erano lì possono giustamente dire che hanno partecipato a una giornata storica! Sempre riguardo alla manifestazione del 15, vogliamo particolarmente salutare il compagno Edson Rosa, aggredito da vigliacchi alla fine della protesta, esprimendo il nostro disgusto per questi bulli che non possono dimostrare la stessa disposizione, quando il popolo è unito e organizzato.
Contrariamente a quanto molti dicono, là dove sono passate le manifestazioni hanno ricevuto l'appoggio popolare. Coloro che per qualsiasi ragione non possono partecipare alle manifestazioni ci aiutano in diversi modi, anche denunciando la violenza della polizia di tutti i giorni e la resistenza che sempre di più il popolo oppone ad essa. Sottolineiamo anche, con i pugni alzati, la solidarietà con i nostri fratelli argentini e cileni che, occupando il Maracanã, hanno samcherato davanti al mondo intero il governo brasiliano e la FIFA, con le loro menzogne sul fatto che la Coppa del Mondo in Brasile è un evento "popolare".
Se c'è qualche eredità di questa Coppa del Mondo non è altro che la diffusa insoddisfazione e le proteste in tutto il Brasile. Nonostante il bombardamento mediatico senza uguali nella nostra storia recente, l'entusiasmo per il torneo non può essere confrontato con altri condotti in diversi paesi e continenti, e nessun ministro osa frequentare lo stadio per paura di sicuri fischi. La "Coppa delle Coppe" non esiste, infatti, a dimostrazione del successo della parola d'ordine "La Coppa non ci sarà". Le mobilitazioni non sono ancora più grandi a causa dell'azione traditrice della "sinistra" elettorale e opportunista. Per ingannare la loro base hanno promesso che durante la Coppa ci sarebbe stata la lotta, ma nel frattempo, che vediamo? Gli scioperi che avevano in corso, in alcuni settori strategici, con la reale capacità di pressione, sono stati sabotati in questi settori, come l'azione di smobilitazione del CSP-Conlutas insieme ai lavoratori della strada di Rio. Lo sciopero del settore scolastico si è fatto solo a causa della pressione della base, perché, nell'ultima assemblea, PT, PSOL e PSTU insieme hanno votato per la sua cessazione. Il Comitato Popolare Copa-Olimpiadas, è letteralmente in vacanza e, se non fosse per l'iniziativa del FIP-RJ e di altri settori indipendenti, Rio de Janeiro, dove le proteste popolari sono più avanzate nel 2013, sarebbe in piena Coppa beandosi eternamente nello splendore.
Concludiamo facendo un appello a tutte e a tutti a contribuire a costruire il programma "La Coppa non ci sarà! Via la FIFA!-FIFA-Go Home!" proposto dal FIP-RJ. In particolare per la nostra prossima manifestazione del 28/06, quando torneremo al Maracanã. Per la responsabilità che abbiamo nei confronti del movimento popolare, e considerando lo stato di eccezione che viviamo, abbiamo deciso di organizzare manifestazioni ad intervalli che ci permettono una migliore informazione ed organizzazione possibile. Vogliamo sottolineare, però, che siamo pronti a sostenere tutte le iniziative volte a smascherare la farsa della Coppa del Mondo FIFA e l'opportunismo, che devonon culminare in una grande manifestazione combattente nella finale, il 13/07.

Tutti alla manifestazione del 28/06 al Maracana!
La Coppa non ci sarà! Via la FIFA! 
"Non avertela a male, a Rio de Janeiro non ci sarà la finale!" 
Viva il Fronte Indipendente Popolare!
Rio, 24/06/2014.

pc 26 giugno - Pillole comuniste

I romanzi francesi sugli anni '70 ripropongono l'ideologia della sconfitta, della tragedia politica, generazionale individuale.
Manca purtroppo, l'altra storia e altri romanzi

da Pillole comuniste - 1 -
18-4-2013

pc 26 giugno - Ucraina - un dibattito necessario a partire da un'analisi parziale


Un'analisi di classe della crisi ucraina

Un'analisi di classe della crisi ucraina

  • contropiano
  • Viktor Shapinov
13 giugno 2014 – Le origini sociali e di classe della crisi ucraina non sono state indagate a fondo. L'attenzione si è concentrata principalmente sull'aspetto politico degli eventi e si è permesso che la loro base socioeconomica passasse in secondo piano. Quali sono state le forze di classe dietro il rovesciamento del regime di Yanukovich, l'insediamento di un nuovo regime a Kiev e l'ascesa degli anti-Maidan e del movimento nel sud-est?
La crisi del capitalismo ucraino
La crisi ucraina non è un fenomeno nazionale isolato. Per una serie di motivi, l'Ucraina è stata “l'anello debole” ed è diventata la prima vittima del crollo del modello economico basato sulla regola del dollaro come valuta di riserva mondiale e sull'uso della domanda di credito al consumo come meccanismo di crescita economica [1]. L'economia ucraina è stata tra le più vulnerabili nel contesto della crisi globale, questo ha portato a una frattura nella la classe dominante ed a un'aspra lotta che è visibile da diversi mesi . L'economia del capitalismo ucraino ha preso forma dal collasso del complesso economico dell'Unione Sovietica, dalla privatizzazione della proprietà collettiva e dall'integrazione nel mercato globale. Questi processi hanno portato al degrado della struttura economica della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, che era al decimo posto nella classifica mondiale dello sviluppo economico. L'Ucraina in epoca sovietica aveva un'economia complessa e sviluppata in cui avevano un ruolo di primo piano l'industria metalmeccanica e la produzione di beni ad alto valore aggiunto.
L'integrazione nel mercato globale ha portato al crollo dei settori di alta tecnologia. “Mentre l'economia dell'URSS era orientata alla soddisfazione dei bisogni di produzione e consumo personale interno e sviluppata in maniera più o meno rifinita, l'economia capitalistica ucraina è stata “formattata” in base alle richieste della divisione mondiale del lavoro. La vittima principale di questo processo è stata la produzione ad alta specializzazione – la costruzione di macchinari, l'industria leggera, la creazione di congegni meccanici, strumenti e radio-elettronica e la produzione di turbine, velivoli e automobili [2]. Dopo la distruzione della produzione complessa, il ruolo giocato dal settore delle materie prime destinate all'esportazione e da settori con un basso livello di valore aggiunto ha guadagnato un'importanza catastroficamente elevata. Gli imprenditori di questi settori hanno costituito un livello dell'oligarchia che ha controllato l'insieme dell'economia del paese attraverso quasi l'intero periodo dell'”indipendenza”. Questo livello, orientato verso la produzione di materie prime da esportare, ha sfruttato in maniera spietata il potenziale produttivo ereditato dall'URSS. Grazie alla sua posizione economica, l'oligarchia ucraina non solo non si è interessata allo sviluppo del mercato interno ma, in molti casi, ha anche avuto un atteggiamento predatorio nei confronti delle sue stesse attività produttive, preferendo esportare capitali verso i paradisi fiscali anziché usarli per sviluppare la produzione. Un totale di più di 165 miliardi di dollari è stato fatto uscire dall'Ucraina e investito offshore. [3] Il modello economico di esportazione periferica ha una natura “cannibale” ed è basato sull'esaurimento di ciò che eè stato ereditato dall'Unione Sovietica. Anche prima dell'inizio della crisi globale, la metallurgia ferrosa – la “locomotiva” dell'economia periferica ucraina che costituiva il 40-50% delle esportazioni – ha mostrato “evidenti fragilità strutturali: tecnologie obsolete, alta intensità di manodopera (produrre una tonnellata di acciaio in Ucraina richiedeva 52,8 ore lavorative, contro le 38.1 della Russia e le 16.8 della Germania), alto consumo energetico e dipendenza da fonti energetiche estere (soprattutto russe). Finché i prezzi erano alti queste debolezze non avevano un'importanza decisiva, ma il peggioramento della congiuntura le ha rese una seria minaccia. “Gli altri settori competitivi dell'economia Ucraina – la produzione agricola (in parte, colture ad uso industriale), l'industria chimica (principalmente la produzione di fertilizzanti minerali) e l'industria estrattiva (metalli ferrosi e carbone)- riguardavano principalmente i materiali grezzi ed erano diretti all'esportazione. A causa della limitatezza del mercato interno, i settori produttivi rimanenti (con l'eccezione dell'industria agroalimentare) si sono sviluppati solo ai fini di rifornire i settori volti all'esportazione. In linea di massima queste aree dell'economia erano quelle caratterizzate dai salari e dai saggi di profitto più bassi. [4] Col declino della produzione nazionale nei comparti diversi da quello delle materie prime destinate all'esportazione, è cresciuta la dipendenza dall'importazione. La fetta rappresentata dai beni di produzione ucraina nella bilancia commerciale è crollata, mentre sono aumentate le importazioni. Dalla metà degli anni 2000 le importazioni hanno superato le esportazioni [5]. La differenza è stata compensata da una crescita del debito estero, sia pubblico che societario.[6] Con la crisi globale cominciata nel 2008 la domanda rispetto alle esportazioni ucraine è tendenzialmente caduta, mentre il prezzo delle importazioni è cresciuto contemporaneamente all'aumento della dipendenza dai beni importati. Il modello di capitalismo ucraino è crollato.
La crisi e la frattura nella classe dominante
La crisi crescente ha creato una grave lotta interna alla classe dominante. In quel momento il gruppo di punta in quella classe – una dozzina di miliardari – era già pronto all'integrazione nelle élite mondiali e cercava un modo per “accreditare” i suoi capitali in Occidente. Tali miliardari avevano accumulato capitali sufficienti a essere trasformati in attività finanziarie e industriali in Occidente, mentre la crescente crisi sistemica in Ucraina aveva reso il paese non più attraente per i grandi affari. Il mezzo usato per legittimare questo passaggio è stata la cosiddetta “Eurointegrazione”, attraverso cui i miliardari ucraini, in cambio della fine del protezionismo interno e della resa ai monopoli internazionali, furono riconosciuti dall'Europa. Il fatto che il prezzo sarebbe stato la distruzione di vari settori produttivi e una nuova spirale di deindustrializzazione, con un'inevitabile crescita della disoccupazione e di altre problematiche sociali, non ha preoccupato minimamente questo gruppo di punta della classe dominante. [7] Gli oligarchi di medio e basso livello, che vedevano ancora l'Ucraina come un'arena in cui poter fare affari e che non avevano capitali sufficienti all'integrazione nelle élite mondiali svilupparono una tiepida resistenza a questo processo. Costoro non avevano ancora sfruttato appieno tutte le opportunità offerte dall'Ucraina “indipendente” ai fini di essere promossi nella “serie a” dei miliardari; di conseguenza, erano riluttanti ad accettare una resa completa del mercato interno ai “partner” europei. [8] Per un certo periodo la leadership del paese, nella persona di Victor Yanukovich, il presidente eletto nel 2010, ha oscillato tra il “partito dei miliardari” e il “partito dei milionari”, aspirando a una versione dell'”Eurointegrazione” che potesse soddisfare entrambi gli schieramenti. L'esito è stato che Yanukovich fu costretto a respingere la sottoscrizione già programmata a Vilnius a dicembre del 2013 di un accordo su una zona di libero scambio, poiché l'accordo minacciava gli interessi economici di un'importante parte della borghesia ed avrebbe avuto conseguenze sociali catastrofiche. Inoltre dietro il bisogno di un processo di “integrazione” c'era un'impellente necessità di crediti, i quali sarebbero potuti venire solo dalle organizzazioni finanziarie internazionali (il Fondo Monetario Internazionale) o dalla Federazione Russa. A differenza dell'FMI, la Russia non ha posto come condizione per fornire crediti l'attuazione di riforme antisociali: Questo ha fatto propendere Yanukovich per un rinvio della sottoscrizione di un accordo di associazione con l'Unione europea e dell'accordo sul libero scambio. La reazione del “partito dei miliardari”, che avevano scommesso sull'integrazione con l'Europa, è diventata Euromaidan.
Euromaidan: i fomentatori, il nucleo, la base sociale
Nella fase iniziale di Euromaidan, la partecipazione delle masse popolari era minima. I primi giorni erano presenti principalmente impiegati ed attivisti delle ONG filo-occidentali e membri di gruppi neonazisti (l'organizzazione Svoboda [“Libertà”] ed altre forze che in seguito avrebbero formato il Settore Destro). Euromaidan ha assunto un carattere genuinamente di massa solo dopo che i dimostranti sono stati sgomberati da piazza Maidan la notte del 30 novembre 2013. L'assalto fu mostrato dal vivo su tutti i canali televisivi controllati dagli oligarchi. In seguito i loro telegiornali mostrarono video a ripetizione con persone picchiate, con le teste insanguinate e così via. Gli spettatori furono costretti a subire un fuoco di fila propagandistico, con un'informazione finalizzata a indurre i cittadini a partecipare alle proteste. Un esempio fu la notizia che uno studente era stato ucciso dall'esercito durante lo sgombero della piazza il 30 novembre. Si scoprì più tardi che lo studente aveva semplicemente preso una pausa di qualche giorni in compagnia dei suoi amici nazionalisti e non si era messo in contatto con la famiglia. Simili disinformazioni provocatorie sono state ripetutamente mandate in onda e sfruttate ogni volta dai media degli oligarchi. Non sono stati usati solo i canali televisivi controllati dagli oligarchi per mobilitare le masse di residenti a Kiev a partecipare alle adunate della domenica, chiamate “veglie”, a Maidan. E'stata condotta una campagna ampia e ben finanziata di agitazione; ha incluso il volantinaggio con appelli a recarsi a Maidan in ogni buca delle lettere a Kiev, una città di 4 milioni di abitanti. La forza egemone di Maidan, presente costantemente e attiva negli scontri armati con le forze dell'ordine, era costituita da militanti neonazisti (provenienti soprattutto dalle curve degli stadi di calcio) e da gente senza arte né parte venuta dalle regioni centrali e occidentali del paese. Per diversi mesi queste persone hanno vissuto a Maidan, dove gli venivano forniti cibo e denaro. Questo testimonia il finanziamento ben organizzato di Maidan da parte dell'oligarchia ucraina. Questo finanziamento è stato dato attraverso i tre partiti parlamentari di opposizione e attraverso le ONG. E' anche andato direttamente ai gruppi paramilitari neonazisti. Già a dicembre la tendenza nazionalista e ideologica del movimento di Maidan era visibile chiaramente. Come ha fatto notare la coalizione di sinistra Borotba (“Lotta”): Un successo indubbio dei nazionalisti è stato il fatto che, grazie al loro alto livello di attività, sono riusciti a imporre la loro leadership ideologica sull'Euromaidan. Ne sono prova gli slogan che sono diventati parole d'ordine per le masse di gente che si aduna in piazza e per gli attivisti. Questi slogan includono il grido “Gloria all'Ucraina – gloria agli eroi”, che assieme al saluto romano costituiva il saluto dell'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini nel 1941. Altri slogan simili sono “Gloria alla nazione – morte ai suoi nemici!” e “L'Ucraina sopra a tutto!” (traduzione del tedesco “Deutschland über alles”). Gli altri partiti d'opposizione semplicemente non sono stati capaci di avere una linea politica chiara e di avere slogan forti, così i settori liberali d'opposizione hanno accettato gli slogan nazionalisti e l'agenda politica nazionalista... Timidi tentativi da parte dell'ala liberale della protesta di sfuggire al controllo ideologico dei nazionalisti, per esempio urlando frasi più politicamente corrette al posto di “Morte ai nemici!” sono generalmente sfociati in un fallimento.. Non solo perché le organizzazioni nazionaliste hanno una particolare capacità di attrarre un seguito di massa attivo e ideologicamente appassionato, ma anche perché la maggioranza liberale nelle proteste ha fallito nel proporre un qualsiasi piano d'azione chiaro. In una simile situazione i nazionalisti, essendo gli elementi più attivi e radicali, hanno incarnato l'immagine dell'avanguardia dell'intero movimento. [9]
Un ulteriore segno della posizione dominante dell'ultradestra è stata la distruzione da parte degli attivisti di Euromaidan del monumento a V.I. Lenin di Piazza Bessarabia. Quest'atto barbarico non è stato condannato dall'ala liberale di Maidan. Frammenti del monumento sono stati mostrati sul podio di Maidan, con le urla d'approvazione della folla. [10] La direzione anti-sinistra e anti-comunista del movimento Maidan è stata evidente nel pestaggio di due attivisti di Borotba, i fratelli Levin, che avevano tenuto un picchetto sindacale vicino Maidan. Pare che i due fratelli avessero una bandiera rossa. Dal podio è venuta la richiesta di fargliela pagare.[11] A dirigere la rappresaglia, il deputato di Svoboda Miroshnichenko. A gennaio, il contenuto ideologico e politico di Maidan sarebbe stato ovvio per qualsiasi osservatore senza pregiudizi.[12] All'epoca, abbiamo definito ciò che stava succedendo come “una rivolta liberal-nazionalista con visibile e crescente partecipazione da parte di elementi dichiaratamente nazisti del Settore Destro”. [13] Il nocciolo duro di Maidan era quindi costituito da neonazisti e attivisti dei partiti politici d'opposizione. Chi, allora, costituiva la “carne” di Euromaidan? Chi erano le migliaia di persone che supportavano il movimento? Dei partecipanti alle manifestazioni, circa la metà erano attivisti provenienti da altre regioni. Tra quelli che hanno risposto a un sondaggio, il 50% era di Kiev e il 50% era venuto a Maidan da altre regioni. Di questi ultimi, il 52% proveniva dall'Ucraina occidentale, il 31% dalle province centrali e solo il 17% dal sud-est-[14]. Di quelli che stavano costantemente in piazza il 17% era imprenditore, un numero esageratamente alto. Esageratamente pochi, invece, erano i russofoni, il 16%, rispetto al loro 40-50% nella società ucraina nel suo complesso.[15] Ci si può fare un'idea chiara della fisionomia sociale di Maidan guardando al fatto che tra i “cento del Paradiso” che sono morti non c'è un singolo lavoratore. [16]
Euromaidan è quindi un movimento avviato e controllato dagli oligarchi di primo piano. La sua base politica è costituita da nazionalisti radicali ed in misura minore da liberali filo-occidentali, mentre la sua base sociale è formata da piccolo-borghesi ed elementi sottoproletari.
Al contrario, il movimento di resistenza nel sud-est è più proletario nella sua composizione, come hanno notato osservatori indipendenti. Non è un caso che la resistenza alla junta di oligarchi e nazisti che ha preso il potere grazie a Maidan sia maturata nelle regioni più sviluppate dal punto di vista industriale, dove la maggioranza della popolazione è costituita dalla classe operaia.
Note
 [1] Per un'analisi più dettagliata, guarda il nostro documento Mirovoykrizis i ukrainskiyperiferiynyykapitalizm (“La crisi globale e il capitalismo periferico ucraino”), scritto prima degli eventi di Maidan e consultabile su http://liva.com.ua/crisis-report.html.
 [2]Viktor Shapinov. Neoliberal’nyytupikdlyaUkrainy (“Un vicolo cieco neoliberale per l'Ucraina”)
http://liva.com.ua/dead-end.html.
 [3] Circa il 90% degli investimenti esteri diretti dell'Ucraina è andato a Cipro. Questo paese è anche l'origine dell'80-90% degli investimenti esteri diretti che arrivano in Ucraina. Questo denaro non è, infatti, investimento estero, bensì semplicemente rappresenta i fondi che sono stati portati fuori dall'Ucraina ed in un secondo momento tornano indietro. Durante il decennio del 2000, gli investimento offshore a Cipro hanno fornito un modo comodo per l'oligarchia ucraina di evitare il pagamento delle tasse. Nel 2012 l'investimento estero diretto totale ammontava a 6 miliardi di dollari, mentre il totale dei trasferimenti di denaro da individui privati (principalmente trasferimenti di denaro da lavoratori migranti alle loro famiglie) arrivava a 7 miliardi e mezzo di dollari. I lavoratori dipendenti hanno quindi investito più soldi nell'economia del paese rispetto alla borghesia (vedi, per esempio
http://dt.ua/ECONOMICS/suma-groshovih-perekaziv-zarobitchan-vpershe-perevischila-obsyag-inozemnih-investiciy-119740_.html )
 [4]Viktor Shapinov. Neoliberal’nyytupikdlyaUkrainy (“Un vicolo cieco neoliberale per l'Ucraina”)
http://liva.com.ua/dead-end.html.
[5] Ibid.
 [6] Dinamiche della bilancia dei pagamenti dell'Ucraina:
1999: +$1.658 miliardi 2000: +$1.481 miliardi 2001: +$1.402 miliardi 2002: +$3.173 miliardi 2003: +$2.891 miliardi 2004: +$6.909 miliardi 2005: +$2.531 miliardi 2006: –$1.617 miliardi 2007: –$5.272 miliardi 2008: –$12.763 miliardi 2009: –$1.732 miliardi 2010: –$3.018 miliardi 2011: –$10.245 miliardi 2012: –$14.761 miliardi 2013 (primi sei mesi): –$3.742 miliardi

 Dinamiche del debito estero lordo dell'Ucraina (statale e privato)
1 gennaio 2004: $23.811 miliardi 1 gennaio 2005: $30.647 miliardi 1 gennaio 2006: $38.633 miliardi 1 gennaio 2007: $54.512 miliardi 1 gennaio 2008: $82.663 miliardi 1 gennaio 2009: $101.654 miliardi 1 gennaio 2010: $103.396 miliardi 1 gennaio 2011: $117.345 miliardi 1 gennaio 2012: $126.236 miliardi 1 gennaio 2013: $135.065 miliardi 4 gennaio 2013: $136.277 miliardi
 [7] Per le conseguenze dell'ingtegrazione economica con l'Unione Europea, guarda il report Mirovoykrizis i ukrainskiyperiferiynyykapitalizm (“La crisi globale e il capitalismo periferico ucraino”), scritto prima degli eventi di Maidan e consultabile su
http://liva.com.ua/crisis-report.html.
[8]”Per un lungo periodo gli oligarchi hanno determinato il carattere interno del sistema statale. Ma a un certo punto sono giunti alla conclusione di aver preso tutto ciò che si poteva prendere dall'Ucraina indipendente ed ormai erano tra i super-ricchi del mondo. Da questo punto in poi hanno affrontato la questione di come conservare ciò che avevano conquistato 'attraverso un duro lavoro'. Gestire ciò nei confini del loro paese sembrava loro irrealistico, poiché in ogni momento un determinato, imprevedibile leader carismatico o partito avrebbe potuto prendere il potere e dichiarare una ripubblicizzazione... Per evitare un simile sviluppo, gli oligarchi hanno stretto un tacito accordo per 'consegnare' la sovranità dell'Ucraina per 'stare al sicuro' nelle strutture europee. In cambio, esse avrebbero assicurato l'applicazione sul territorio ucraino delle leggi di difesa economica e sociale che garantiscono l'inviolabilità della proprietà sul territorio europeo. Gli oligarchi hanno provato ad avviare questo processo con la sottoscrizione di un accordo di associazione con l'Unione Europea.” DmitriyVydrin Evromaydan – bunt milliarderovprotivmillionerov (“Euromaidan – una rivolta di miliardari contro i milionari”) http://glagol.in.ua/2014/01/23/dmitriy-vyidrin-evromaydan-bunt-milliarderov-protiv-millionerov/#ixzz2yHYP6PXR.
 [9] Guarda Sergey Kirichuk. Aktivnoeuchastienatsionalistov – klyuchevoyfaktorpadeniyapopulyarnostiMaydana (“La partecipazione attiva dei nazionalisti- il fattore chiave nel declino della popolarità di Maidan”)
http://borotba.org/sergei-kirichuk-uchastie-nacionalistov-factor-padeniya-populyarnosti-maidana.html.
 [10] La notizia della distruzione barbarica del monumento a V.I. Lenin non ha incontrato la condanna dei leader di Maidan”, ha scritto Borotba all'epoca. “Al contrario, gli oppositori liberali stanno sostenendo i loro fratelli adottivi neonazisti. Come è evidente, il volto ideologico di Maidan non è determinato dal settore liberale dell'opposizione, ma dalle forze di estrema destra, neonazioste” (
http://borotba.org/oni-mogut-unichtojit-pamyatnik-no-ne-ideyu.html). Dal podio, il deputato del partito di ultradestra Svoboda Andrey Ilenko ha mostrato frammenti del monumento (http://podrobnosti.ua/society/2013/12/08/946901.html?cid=5408279).
 [11] Guarda
http://borotba.org/napadenie-nacistov-na-levyh.html,http://revizor.ua/news/evromaidan/20131210_levin and http://jungle-world.com/artikel/2014/02/49128.html.
 [12] Guarda, per esempio, quest'articolo su The Nation:
http://www.thenation.com/article/178013/ukrainian-nationalism-heart-euromaidan#.
 [13]
http://borotba.org/noviy-etap-politicheskogo-protivistoyania.html
 [14] Sondaggio condotto dalla fondazione Iniziativa Democratica il 6 febbraio
http://www.dif.org.ua/ua/polls/2014_polls/vid-maidanu-taboru-do-maidan.htm.
[15] Ibid. [16]”Un'altra caratteristica importante della lista di vittime è che tra i morti, praticamente nessuno apparteneva alla classe lavoratrice o lavorava in grandi ditte industriali... Questo fatto, che la punta avanzata della violenza rivoluzionaria di Euromaidan sia formata da membri del sottoproletariato e dell'intellighenzia (la 'classe creativa'), assieme a persone di province remote che ad essi si sono uniti, riflette la differenza fondamentale tra le strutture sociali tra l'Ucraina orientale e quella occidentale, una differenza che si sovrappone alle differenze di mentalità tra le due parti del paese” (
http://kavpolit.com/articles/litso_pogibshego_majdana-1526/).

Di Viktor Shapinov, tradotto dal sito ucraino Liva (La sinistra), tradotto da Renfrey Clarke per Links International Journal of Socialist Renewal