pc 23 giugno - VIDEO INTERVISTA A MARIAN BOTTA, DELLO SLAI COBAS SC DI BERGAMO
Bergamo, sindacalista denuncia: “Preso a sprangate per le proteste che porto avanti”
È l’alba dello scorso sabato, in un paesino vicino Bergamo. Marian Botta, magazziniere di origini rumene, entra in auto per andare al lavoro, insieme a sua moglie. Entrambi sono impiegati nel magazzino Kuehne Nagel di Brignano Gera d’Adda, e Marian, in particolare, è un delegato del sindacato Slai Cobas,
cui è iscritta la gran parte dei 230 operai del sito logistico. Poco
prima di partire, la coppia vede avvicinarsi tre uomini – di cui due a
volto coperto – che spaccano il vetro dal lato del conducente. Afferrano
Marian, lo trascinano fuori dall’abitacolo e lo picchiano selvaggiamente.
Le urla della moglie richiamano l’attenzione dei vicini che mettono in
fuga i tre uomini. Il sindacalista resta a terra con la gamba gonfia e
il corpo pieno di contusioni ed escoriazioni. Questa la ricostruzione che Botta ha rilasciato a ilfattoquotidiano.it,
spiegando che “si tratta dell’ennesimo pestaggio a danno di un
sindacalista del settore logistico, che negli ultimi anni è stato scosso
da picchetti, scioperi e vertenze molto aspre, soprattutto in Lombardia ed Emilia Romagna.
Lo scopo – sottolinea – è impedirmi di tornare al lavoro”. Anche due
anni fa Marian è stato minacciato sotto casa con un’arma da fuoco. “Sono
convinto che si tratti di un avvertimento legato alla mia attività sindacale” sostiene Marian che aggiunge: “Prima che arrivasse il sindacato avevamo delle buste paga del tutto irregolari, senza ferie, malattia o Tfr. A volte si lavorava quattro ore, altre volte 17 ore, in base ai carichi di merce. Ci trattavano come degli schiavi.
In passato mi è stato persino offerto del denaro, per smettere di fare
il sindacalista. Ovviamente, ho sempre rifiutato”, conclude Botta di Maria Elena Scandagliato
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