Pene dimezzate, tre prescrizioni e un’amara beffa per i famigliari di due operai morti: devono pagare le spese processuali. La sentenza d’appello del processo agli ex dirigenti dello stabilimento Montedison di Mantova, emessa venerdì 5 febbraio dal Tribunale di Brescia, è dura da mandar giù per le parti civili. I parenti di Guglielmo Zavattini eSergio Roncari non si erano rassegnati e volevano che qualcuno pagasse per la morte dei due operai Montedison inseriti dalla pubblica accusa, in primo grado, fra i 73 decessi da malattie correlabili alle sostanze tossiche (amianto, diossine, benzene, stirene, butadiene, acrinlonitrile e dicloretano) lavorate fra il 1970 e il 1989 nello stabilimento chimico mantovano. La sentenza di primo grado, emessa dal
L'incontro
tenutosi l'altro giorno a Roma con la sottosegretaria Bellanova non
ha in realtà dato alcuna certezza:
-
il governo conferma l'Accordo di programma, ma lo lega al piano
industriale dei nuovi padroni;
-
sul lavoro, invece di assicurare i posti di lavoro vengono rinnovati i
contratti di solidarietà, con la vergogna che per avere
l'integrazione al reddito gli operai devono fare i lavori socialmente
utili, come se fossero dei disoccupati, e sottraendo questi lavori e
reddito ai veri disoccupati; tra l'altro qui i fondi non ci sono
materialmente, ma sono subordinati ad un decreto applicativo che
ancora non c'è.
MA
LA FIOM DI MANGANARO SI DICE SODDISFATTA... E LEGA QUESTI MISERI
RISULTATI ALLA MOBILITAZIONE FATTA.
Diremmo:
tanto rumor per nulla...
La
Fiom di Genova, qui nelle mani di personaggi di Lotta Comunista, si
rivela come sindacato espressione dell'aristocrazia operaia
dell'Ilva.
Come
tale fa la voce grossa ma per salvaguardare alla fine solo una parte
degli operai; fa oggettivamente un discorso corporativo: salvare lo
stabilimento di Genova (senza dire nulla su tutta la realtà degli
operai Ilva).
GLI
OPERAI DI TARANTO E DI GENOVA DEVONO ESSERE UNITI, MA A TARANTO, COME
A GENOVA FUORIE CONTRO LA FIOM E TUTTI I SINDACATI CONFEDERALI
(Dalla stampa di Genova) - La viceministro ha confermato l’importanza e il valore dell’Accordo di programma che non cessa di esistere ma dovrà essere reso esigibile dal 10 febbraio con gli interessati. Da quella data, infatti, inizierà la discussione sulla
(dal blog tarantocontro) - Gli
avvocati dei Riva e degli altri imputati complici ieri sono intervenuti
a ruota per mettere delle zeppe al percorso e tentare di riportare il
processo addirittura all'inizio della fase preliminare, vale a dire a
circa un anno e mezzo fa, allo scopo evidente di allungare enormemente i
tempi processuali e far prescrivere una parte dei reati.
Per
fortuna questa manovra è stata respinta dal nuovo Gup De Simone, che ha
posto anche dei paletti agli interventi e ai tempi degli stessi
interventi che gli avvocati degli imputati tentavano di prendersi.
Il
Gup non ha accettato anche il rinnovo o la presentazione ex novo di
parti civili, rinviando di fatto la cosa alla fase dibattimentale in
corte d'assisi.
Va
in realtà bene così. Perchè noi siamo che le stesse presentazioni delle
parti civili non debbano rallentare il percorso processuale, proprio a
salvaguardia dei diritti delle parti civili.
Ora
gli avvocati dei Riva e dei loro complici punteranno, con le loro
vergognose e prolisse arringhe, ugualmente di far passare molto tempo,
prima del nuovo rinvio a giudizio e inizio del processo vero e proprio.
Questo non deve essere permesso!
E
la partecipazione nostra e delle parti civili in questa fase deve
servire a impedire che vi siano altri giochetti sui tempi e sui rinvii a
giudizio.
(dalla GdM) -
La procura di Taranto ha reiterato la richiesta di rinvio a giudizio
per i 47 imputati (44 persone fisiche e tre società) dell'inchiesta
sull'Ilva denominata 'Ambiente svenduto', tornata all'udienza
preliminare dopo che la Corte d'Assise aveva annullato il decreto che
disponeva il processo per un errore nel verbale del 23 luglio. I
pubblici ministeri si sono riportati alle conclusioni della requisitoria
della precedente udienza preliminare.
La
discussione dei difensori è fissata per il 10, 12, 15, 16, 17, 23 e 25
febbraio. Le date del 26 e 29 febbraio sono indicate per eventuali
recuperi. Tra gli imputati ci sono i fratelli Fabio e Nicola Riva (il
primo è l'unico detenuto del processo), esponenti politici tra i quali
l'ex governatore della Puglia Nichi Vendola, amministratori in carica o
degli anni passati, come l'attuale sindaco di Taranto Ezio Stefano,
funzionari ministeriali e regionali e dirigenti dell'azienda
siderurgica. Tra gli imputati ci sono i fratelli Fabio e Nicola Riva,
proprietari dell’Ilva (oggi in amministrazione straordinaria), l’ex
presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, ex direttori di stabilimento, il
direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato...
Gli operai della logistica del magazzino Kamila di Brignano (BG) sono scesi dall'impalcatura del cantiere solo alle 22 di ieri sera, dietro l'impegno a riaprire il tavolo abbandonato dalla prefettura. Ma senza fatti concreti, la lotta è pronta a ripartire con azioni anche più forti.
Si arrampicano sulle impalcature - Lavoratori chiedono incontro al prefetto
Gli operai del mag Logistica Kamila Brignano continuano la loro
battaglia per la dignità sulle impalcature di un palazzo in via Camozzi
(Bergamo) Contro la posizione pilatesca e connivente della Prefettura.
Per il lavoro e i diritti!
Si sono arrampicati, in via Camozzi a Bergamo, sulle
impalcature del grattacielo Rinaldi in fase di ristrutturazione per
protestare perché, secondo la loro posizione, il prefetto avrebbe negato
un nuovo incontro, che era stato promesso, dopo un primo tavolo sulla
vertenza lo scorso 7 gennaio.
Sono i lavoratori del magazzino Kamila (Italtrans) di
Brignano che movimentano le merci del supermercato Tigross del gruppo
Agorà. Venerdì 5 febbraio avrebbero voluto vedere il prefetto per continuare il tavolo di lavoro teso a garantire i posti di lavoro, ma non è stato così. Ecco il perché della protesta, con tanto di striscione: «Prefetto vergogna». Sul posto Digos e carabinieri. Ecco il comunicato del sindacato Slai Cobas che sta seguendo la vertenza.
«Dietro le merci che trovate nei supermercati, ci sono i lavoratori dei
grandi magazzini della logistica, che operano dietro le quinte della
grande distribuzione. Infatti grazie al sistema del
subappalto a consorzi e a cooperative di facchinaggio, le grandi catene
di supermercati realizzano guadagni milionari sulla loro pelle».
In questo modo, i padroni dei supermercati hanno
migliaia di uomini che lavorano per loro, ma che ufficialmente non
risultano, perchè sono dipendenti di cooperative, che non danno tutele
sui diritti, sul lavoro, sul salario. È il vecchio sistema del caporalato, diventato legale sotto il nome di cooperativa». «È un sistema, che con il Jobs/Act del governo Renzi/Poletti, si sta allargando a tutti i lavoratori.
È contro questo sistema schiavistico che da mesi lottano i lavoratori
del magazzino Kamila (Italtrans) di Brignano, dove si movimentano le
merci che trovate ogni giorno sugli scaffali del supermercato Tigross
del gruppo Agorà. Un lavoro che non ha orari e dove ci si rompe la
schiena spostando migliaia di colli ogni giorno a cottimo».
«Col sindacato Cobas, da mesi, con scioperi, manifestazioni, incontri
in Prefettura, esposti agli organi di controllo (che hanno già
accertato pesanti mancanze di sicurezza e pericolo per la salute), chiedono, la garanzia del posto di lavoro, ma anche che venga rispettata la loro dignità. Con un lavoro senza condizioni e ritmi bestiali, in cui i diritti non vengano calpestati ogni giorno con discriminazioni, intimidazioni e licenziamenti che colpiscono, guarda caso, proprio gli iscritti del sindacato». «Per questo, mentre acquistate un pacco di pasta o un
barattolo di marmellata, vi chiediamo di essere solidali con questi
lavoratori, di pensare al sistema di sfruttamento che ci sta dietro».
Il clima tra i lavoratori si è fatto sempre più incerto a partire da metà settembre, quando la Kuehne Nagel ha ceduto il ramo d’azienda alla piattaforma logistica Kamila, detenuta al 55% da un network di supermercati chiamato Agorà Network e al 45% da una società legata a Italtrans
Gaza-PIC. Durante i periodi di maggiore freddo, ogni inverno, l’ex prigioniera Fatima Al-Zak ricorda dolorosamente le altre donne incarcerate nelle prigioni israeliane che patiscono durante la fredda stagione.
Fatima ha provato quel gelo durante la sua prigionia durata più di 6 anni, che l’ha portata a soffrire di disturbi cronici.
Condizioni difficili
L’ex detenuta Fatima ha raccontato al reporter dell’agenzia PIC dei suoi sei amari anni di prigionia,
No, non aspettiamo alcun esito di 'presunte inchieste' Giulio Regeni è stato orribilmente torturato, seviziato e ucciso da polizia e servizi secreti che fanno direttamente capo alla dittatura militare di Al Sisi, che ha già ucciso, torturato e massacrato, riempito le prigioni, fatto sparire centinaia di oppositori. Giulio Regeni ha pagato con la vita il suo impegno di ricerca nel movimento operaio e nel sindacalismo di classe in Egitto. Giulio Regeni è un martire della causa dei lavoratori e dell'internazionalismo.
Al Sisi è come Mubarak, peggio di Mubarak, questo regime militare somiglia alle dittature di Pinochet e a quella in Argentina di Videla e compari.
Al Sisi è il principale alleato dello stato sionista di Israele e puntello dell'imperialismo americano.
Al Sisi è un nemico giurato del popolo palestinese e contribuisce al suo strangolamento
Al Sisi è il rappresentante della borghesia burocratico- compradora d'Egitto e il difensore di tutti i padroni delle multinazionali presenti in Egitto
Abbiamo denunciato sin dal primo momento la natura del colpo di stato di questo regime, mentre parte dell'opposizione di piazza Tahir, che si definiva progressista, lo appoggiava, così come parte della 'sinistra' revisionista e troskista - non tutta in verità - italiana e parte degli egiziani presenti in italia. Tutte queste forze si dovrebbero vergognare
Il governo di Renzi ha fatto e dichiarato il regime di Al SISI suo principale interlocutore economico politico, militare nell'area, anche sul fronte dell'immigrazione, ed ha operato quotidianamente, anche nei giorni in cui Giulio Regeni veniva massacrato per i profitti e gli affari dei padroni italiani nel paese e nell'area.
Il governo Renzi e l'imperialismo italiano sono complici dei crimini del regime di Al Sisi
Per questo non basta denunciare quello che è successo, ma occorre mobilitarsi per fare pagare un alto costo politico al regime militare e al governo Renzi
Una mobilitazione straordinaria intensa, coraggiosa, continuata per tutto il tempo necessario e con l'utilizzo progressivo di tutte le forme di lotta e di tutti i mezzi necessari.
proletari comunisti - PCm Italia 5 febbraio 2016 info: pcro.red@gmail.com http://proletaricomunisti.blogspot.com
Scoppia la rivolta dei detenuti nel carcere di Canton Mombello a Brescia
Nuova protesta nel carcere di Canton Mombello contro le condizioni disumane all'interno del penitenziario di Brescia.
Lunedì sera quattro ragazzi tunisini hanno incendiato una cella minacciando di far esplodere una bombola del gas. L'iniziativa dei detenuti tunisini è stata accolta dagli altri prigionieri scatenando una reazione a catena all'interno del carcere. "Attimi di terrore", dicono dal sindacato della polizia penitenziaria che sono poi intervenuti sedando la rivolta. Le condizioni all'interno del carcere di Canton Mombello sono disatrose: fra sovraffollamento e condizioni igienico sanitarie pessime, il carcere di Brescia è uno dei peggiori d'Italia.
Nel carcere, soprannominato dai detenuti “il lager”, si violano quotidianamente le norme vigenti: le condizioni disumane che i detenuti sono costretti a subire sono state più volte denunciate attraverso lettere fatte arrivare all'esterno. Ma se qualche detenuto viene individuato dalla direzione penitenziaria questo viene etichettato come elemento “scomodo” e trasferito in altri carceri lontani da casa.
I beni di prima necessità, che la direzione carceraria dovrebbe passare di norma, non vengono dati ai detenuti, creando così un vero e proprio business che costringe i detenuti a comprarsi, per chi può permetterselo, gli articoli igienici e sanitari attraverso la spesa interna al carcere i cui i prezzi sono notevolmente gonfiati.
Che ne dica Salvini, che ha commentato la rivolta di lunedì con il solito cliche razzista e xenofobo “questi immigrati hanno rotto i coglioni, fuori!", la rabbia dei detenuti scaturita in rivolta è giusta e necessaria, perché unico mezzo a loro disposizione per attirare l'attenzione sul carcere di Mombello, il lager d'Italia. (da infoaut)
Lezioni di Costituzione affidate a generali e ammiragli, concorsi spaziali con tanto di premi offerti dalle aziende produttrici di sistemi di morte, seminari e conferenze sulle missioni “umanitarie” delle forze armate italiane in Afghanistan, Iraq, Somalia, Libano e nei Balcani.
La buona scuola dell’era Renzi sarà sempre più militare e militarizzata, riserva di caccia del complesso militare-industriale-finanziario e megafono dei pedagogisti-strateghi della guerra globale. Dopo il Protocollo d’Intesa sottoscritto nel settembre 2014 dalle ministre Stefania Giannini e Roberta Pinotti, il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica (MIUR) e quello della Difesa varano una serie di iniziative “didattiche e formative” per gli studenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, statali e paritarie, con lo scopo di “favorire l’approfondimento della Costituzione italiana e dei principi della Dichiarazione universale dei diritti umani per educare gli alunni all’esercizio della democrazia e favorire l’acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo delle competenze relative per l’esercizio di una cittadinanza attiva a tutti i livelli del sistema sociale”.
Con circolare inviata il 15 dicembre 2015 dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti e la Valutazione del Sistema Nazionale d’Istruzione, i dirigenti scolastici e gli insegnanti di tutta Italia sono stati invitati a contribuire al successo delle proposte educative della nuova partnership libri-moschetto. Le iniziative per l’anno scolastico in corso e per quello 2016-1017 occupano quasi tutti i campi disciplinari: dalla storia alle scienze, dalle nuove tecnologie al diritto, dallo sport all’educazione stradale.
Per celebrare i 70 anni della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, MIUR e forze
Come riportato da un articolo
della Repubblica del 3 febbraio, il Pentagono ha chiesto per quest’anno la
cifra di 580 miliardi di dollari per le spese di guerra, quasi l’equivalente di
tutto il Prodotto interno lordo della Svizzera! E stiamo parlando di cifre
ufficiali, perché considerando quelle occulte secondo alcuni studi, la cifra
vera è quasi il doppio!
E all’interno di questa cifra “Il Pentagono vuole quadruplicare la spesa
per la difesa in Europa”
Gravissimo atto repressivo neo confronti di uno studente del liceo Villari a Napoli.
Uno studente ha ricevuto un ammonimento dalla preside dopo aver esposto
uno striscione di solidarietà agli studenti feriti a martellate del
liceo Vittorini. All' ammonimento è seguita una promessa di sospensione se si fosse
ripetuto un gesto simile. Gli studenti e le studentesse del liceo non si
piegheranno alle minacce ricevute dalla dirigenza della scuola! È
inammissibile che un gesto di solidarietà venga considerato un atto
vandalico. Pertanto mostriamo massima solidarietà allo studente colpito dalla preside e a tutto il collettivo della scuola! (ReteAntifascistaNapoletana)
Stamattina
uno studente del liceo Pasquale Villari è stato
sanzionato con
un'ammonizione scritta dalla dirigente
dell'istituto, a causa della sua
partecipazione all'affissione
di uno striscione di solidarietà agli
studenti del Vittorini,
questi ultimi colpiti qualche giorno fa da una
violenta
aggressione di chiaro stampo fascista. Lo studente,
rappresentante d'istituto e membro attivo del nostro
Collettivo, ha
addirittura ricevuto una minaccia di
sospensione nel caso l'episodio
dovesse ripetersi.
Siamo profondamente indignati da questo provvedimento
repressivo, che in pieno stile Buona Scuola, mira a
colpire un singolo
al fine di nuocere la collettività
scolastica da sempre attiva in prima
linea nella nostra città.
Ribadiamo che quelli ad essere in torto non
sono i membri
del nostro Collettivo, nè tantomeno un singolo, bensì chi
ha aggredito con mazze e martelli degli studenti mentre
tornavano a
casa. Il provvedimento di oggi suscita tutta la
nostra indignazione nei
confronti di chi dovrebbe promuovere
solidarietà e coscienza critica
nelle scuole, invece della solita
repressione utile solo a lasciar
passare indisturbati atti gravissimi
come l'aggressione fascista
verificatasi al Rione Alto venerdì scorso.
Se la Dirigente pensa
d'intimidirci ci ritroverà ancora più uniti
per contrastare il clima
autoritario e repressivo che dopo
l'approvazione della Buona-Scuola si
cerca d'instaurare nei nostri istituti. Se toccano uno, toccano tutti. Collettivo Autonomo Studentesco Villari
CRONACA ANSA
Scontri a Roma, nel quartiere della Montagnola, durante il tentativo
di sgombero di un’immobile occupato per poche ore dal movimento Action
diritti per la casa. La polizia ha fermato alcuni attivisti di Action
dopo gli scontri. Per disperdere gli attivisti, durante i momenti che
hanno preceduto la carica, la polizia ha usato anche idranti. Gli
attivisti hanno lanciato oggetti e bottiglie contro gli agenti e usato
alcuni cassonetti come barricate.
L’immobile si trova a viale Ostiense. Al tentativo di sgombero alcuni
attivisti hanno resistito ed è iniziato un lancio di oggetti contro i
poliziotti intervenuti anche con blindati. “In questi ultimi 13 anni, i
movimenti di lotta per il diritto all’abitare, sono stati gli unici a
costruire risposte e ad ottenere delibere -scrivono i manifestanti in
una nota- In un contesto di grave emergenza abitativa che tocca oltre
50.000 famiglie, grazie alla determinazione di centinaia di persone che
si sono organizzate resistendo agli sfratti, occupando e
manifestando,dopo anni di completa assenza della politica, la regione ha
stanziato i primi 200 milioni di euro per l’attuazione di un piano per
l’emergenza abitativa, soldi però fermi da oltre 2 anni. Due anni nei
quali il Comune di Roma non ha fatto niente”.
Rohith Vemula , de 26 años, era un estudiante de doctorado en la
Universidad Central de Hyderabad, en el sur de India. Pertenecía a la
casta social más oprimida en la India, los llamados dalit
o "intocables". Por ello había sufrido todo tipo de abusos y
discriminaciones. El
Atenas, 4 febrero. Decenas de miles de ciudadanos griegos se manifestaron hoy por todo el país en el marco de una huelga general convocada contra la reforma del sistema de pensiones y para exigir el fin de las políticas de austeridad.
En la capital, más de 100 mil personas según los organizadores, 40 mil de acuerdo con la
In Egitto, la seconda vita dei sindacati indipendenti. L’ultimo reportage di Giulio Regeni, su un’affollata assemblea di uomini e donne per la libertà. Iniziative popolari e spontanee rompono il muro della paura nato dopo la speranza della primavera araba
Giulio Regeni
IL CAIRO
il Manifesto edizione del 05.02.2016
Pubblichiamo qui l’articolo inviatoci da Giulio Regeni, e sollecitato via e-mail a metà gennaio, sui sindacati indipendenti in Egitto. Ci aveva chiesto di pubblicarlo con uno pseudonimo così come accaduto altre volte in passato. Dopo la sua scomparsa, rispettando prudenza e opportunità, l’abbiamo tenuto nel cassetto sperando in un esito positivo della vicenda. Dopo il barbaro omicidio al Cairo del ricercatore friuliano abbiamo deciso di offrirlo ai lettori come testimonianza, con il vero nome del suo autore, adesso che quella cautela è stata tragicamente superata dai fatti.
"Al-Sisi ha ottenuto il controllo del parlamento con il più alto numero di poliziotti e militari della storia del paese mentre l’Egitto è in coda a tutta le classifiche mondiali per rispetto della libertà di stampa. Eppure i sindacati indipendenti non demordono. Si è appena svolto un vibrante incontro presso il Centro Servizi per i Lavoratori e i Sindacati (Ctuws), tra i punti di
L'iniziativa #tutteaColonia va - come scrive Il Messaggero che aveva lanciato l'iniziativa - va dall'eurodeputata del Pd Alessia Mosca al ministro Roberta Pinotti, a Valeria Fedeli, a Mara Carfagna... "La città è piena di polizia ma lo sforzo sarà quello di tenere tutto sul
piano del «business as usual». La Germania sta vivendo una fase molto
rischiosa, stretta tra le politiche di accoglienza e la reazione di una
parte della popolazione. Solo partendo dalla complessità del momento si
può comprendere, e in fondo giustificare, il cortese rifiuto della
sindaca di Colonia che, accampando precedenti impegni, non ha raccolto
la proposta inviata dall'Italia tramite canali istituzionali. Esponenti
della Camera e del Senato l'avrebbero volentieri incontrata per
esprimerle la vicinanza delle donne italiane, ma la sindaca ha detto:
«Nein».
COLONIA: DE TE FABULA NARRATUR
"CONTRO IL SESSIMO, CONTRO IL RAZZISMO" - CONTRO LA
POLIZIA, LO STATO IMPERIALISTA
Dopo
la violenza sessuale di massa a decine e decine di donne a Colonia,
ma anche ad Amburgo, Francoforte e altre città della Germania, si è
scatenata la canea razzista imperialista e la guerra dei "valori",
insieme a misure attuate o annunciate di blocco delle frontiere o
espulsione dei profughi.
Le
donne molestate, braccate, offese, stuprate diventano l'occasione per
una guerra di civiltà (a parole) e di reazione fascista (nei fatti),
come per una sporca battaglia politica ricattatoria
della
destra, e questa volta accettata da tutti, compresa la sindaca
"solidale con gli immigrati", come la Merkel.
A
Colonia è avvenuto un fatto gravissimo,e
in quelle dimensioni e forme, nuovo.
Che
a capodanno in alcuni paesi europei centinaia, migliaia di uomini,
prevalentemente giovani, arrivino dai quartieri della periferia e
calino nel centro delle cittadelle imperialiste per rubare,
borseggiare, è già accaduto; avviene per esempio da anni nel cuore
di Madrid, a puerta del Sol, dopo la mezzanotte quando tantissima
gente sta nella piazza a festeggiare. Non sono profughi, sono nella
maggioranza nativi di quei paesi, sono gli abitanti di quelle
banlieues, che non stanno solo a Parigi, ma in ogni cittadella
imperialista, emarginati, discriminati, che vedono nel capodanno
l'occasione per arraffare ciò che si può. Sono organizzati? Sì e
no. Sono tanti che arrivano insieme, a gruppi, ma non si può dire
che c'è una unica regia dietro.
Il
problema che a Colonia a questo si è unita una bestiale caccia alle
donne, le molestie/violenze sessuali di massa, le offese. Questo è
il fatto grave! Non l'immigrazione e gli immigrati!
Tutti
coloro che ora vogliono allontanare da sè, dal rispettoso (verso le
donne) occidente si guardino
Egitto, sul corpo di Giulio Regeni «segni di tortura e ferite coltello».
...In questi giorni al Cairo c’era una missione, ora interrotta, del Business Council italo-egiziano, al Cairo per rafforzare i legami economici con l’Egitto. In questo caso non è solo una questione di aziende, investimenti e affari. Con il presidente al-Sisi Matteo Renzi ha creato un rapporto di amicizia personale, investendo sul futuro egiziano e sulla sua sicurezza, fondamentale per il Medio Oriente.....
Sul corpo di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato morto
ieri in un fosso alla periferia del Cairo, ci sono segni di
bruciature di sigaretta, tortura, ferite da coltello e segni di una
«morte lenta». Lo ha riferito il procuratore egiziano alla Associated
Press. Il cadavere di Regeni, scomparso il 25 gennaio
è stato ritrovato lungo una strada desertica che porta ad Alessandria.
Era stato per primo il sito on-line del quotidiano egiziano «al Watan» a
parlare di «segni di tortura sul corpo del giovane 28enne », oltre che
di 12 coltellate al petto e alle spalle e «di orecchie mozzate».
Lo stesso giornale che cita fonti giudiziarie e di
sicurezza, ha aggiunto altri particolari scrivendo che «il corpo è stato
trovato davanti alla fondazione `Hasem Hassan´ sulla strada desertica
Cairo-Alessandria all'altezza di 6 October City (immenso quartiere
all'estrema periferia del Cairo, ndr), distante circa una quarantina di
chilometri dal luogo della scomparsa.
PUBBLICITÀ
La polizia egiziana depista e mente
La polizia parla di «incidente stradale»
La polizia locale egiziana ha provato ad accreditare un’altra
versione dei fatti, sostenendo che «non c'è alcun sospetto crimine
dietro la morte del giovane» e parlando di un «incidente stradale» come
causa del decesso. E il direttore dell'Amministrazione generale delle
indagini di Giza , il generale
pour la relaxe des 8 de Goodyear :
Alès – 17h30 Palais de Justice
Angers – 17h préfecture
Belfort – 12h devant le Tribunal
Besançon – 17h Place Pasteur
Bordeaux – 11h30 Préfecture
Dieppe – 17h sous-préfecture
Dole – 17h30 sous-préfecture
Grenoble – 10h30 préfecture
La Ciotat – 11h local CGT rue Bouronne
Le Havre – 11h30 Local du Parti socialiste (rue de Neustrie) et 17h30 sous-préfecture
Limoges – 11h30 Place d’Aisne
Lyon – 18h Place Bellecour
Marseille – 14h Rond-Point du Prado
Montbéliard – 16h30 sous-préfecture
Nancy – 14h Place de la République (Gare)
Nantes – 11h30 sous-préfecture
Narbonne – 18h30 sous-préfecture
Paris – 11h Place de la Nation (attention, modification du lieu prévu initialement !)
Rennes – 11h30 Plateforme colis Postal (rue du Gros guillaume au Rheu)
Saint-Nazaire – 14h sous-préfecture
Strasbourg – 11h place Kléber
Toulouse – 11h30 place Charles de Gaulle
Tourcoing – 12h Parvis Saint-Christophe
Tours – 17h30 Place Jean Jaurès
Al Liceo Pansini si è tenuta una grande assemblea con gli studenti
aggrediti venerdì scorso da esponenti di Casa Pound armati di mazze e
martelli. tantissimo interesse da parte di ragazzi, anche giovanissimi.
si è parlato non solo dell'aggressione ma più in generale di cosa sia il
fascismo oggi, perché vada combattuto, a quali interessi sia
funzionale. molti ragazzi, per quanto lontani dalla politica, non hanno
esitato a dichiararsi antifascisti, contrapposti a chi se la prende con i più deboli, con l'immigrato o l'omosessuale, con chi fa agguati e usa violenza...
insomma, si conferma che per Casa Pound l'aggressione è stata un
boomerang: pensata per acquisire - nel modo sempre bestiale dei fascisti
- un po' di spazio politico, ora, grazie alla mobilitazione, quello
spazio glielo ha chiuso. ma - l'abbiamo già detto - bisogna continuare.
perché quello che è successo è troppo grave, dimostra la chiara
mentalità omicida di Casa Pound. e per impedire a queste beste di fare
altre aggressioni, tutta la città si deve schierare e prendere parola,
tutti devono fare il vuoto intorno ai gruppi fascisti, attaccare il loro
sentimento di impunità.
Napoli è una città bellissima, che sta
vivendo un bellissimo riscatto sociale, di orgoglio e di partecipazione.
Non permetteremo che qualcuno impedisca o metta fine a tutto questo!
seguiranno aggiornamenti... chi ci vuole dare una mano ci contattasse!
Processo Ikea a Bologna: 1 anno e 10 mesi di carcere per Vincenzo
Questa mattina il tribunale di Bologna ha emesso la sentenza in primo grado che condanna Vincenzo
a 1 anno e 10 mesi di carcere insieme ad altri compagni e compagne
inquisiti che dovranno scontare diversi mesi di prigione. Ricordiamo che
il processo contro il nostro compagno è stato montato dalle autorità
cittadine per punire la prima iniziativa di lotta e solidarietà di
classe nei confronti degli operai e delle operaie della logistica a
Bologna.
Erano
i giorni di maggiore scontro ai cancelli dei magazzini Ikea di Piacenza
picchettati ogni mattina dai presidi operai del SICOBAS a cui
partecipavamo con numerose delegazioni. Rispondemmo quindi con
entusiasmo e determinazione all’appello degli operai a organizzare
iniziative di boicottaggio e solidarietà nei propri territori. E così
costruimmo il presidio a Bologna “Chiudere Ikea”, che fin da subito si
dovette scontrare con le cariche della celere e le continue provocazioni
della Digos.
Vincenzo,
come sempre generoso e solidale, viene condannato al carcere per aver
difeso l’iniziativa di lotta, partecipata da numerosi operai bolognesi e
solidali, dalle aggressioni della polizia e della Digos. L’iniziativa
si concluse con la vittoria del presidio visto che dagli alto parlanti
qualche responsabile Ikea annunciò che il grande magazzino per quel
giorno era chiuso, e Bologna poteva così dare un contributo reale e
concreto alla giusta battaglia dei facchini Ikea di Piacenza. Da quel
giorno iniziò quella straordinaria solidarietà di classe tra sfruttati a
bologna che ancora oggi lega operai della logistica, occupanti di casa,
studenti medi e universitari, e disoccupati della città in tante lotte
come la vertenza Granarolo, o la lotta per la casa.
Ed
è sulla strada della solidarietà di classe che dopo la sentenza di oggi
continueremo a camminare insieme ai tanti compagni e alle tante
compagne di lotta che abbiamo conosciuto in questi ultimi anni e che
siamo certi insieme a Vincenzo incontreremo in nuove importanti giornate
di conflitto e antagonismo sociale! Affrontiamo quindi questa
condanna continuando il nostro quotidiano lavoro al fianco di operai,
sfrattati, disoccupati e giovani delle periferie, consapevoli di essere
nel giusto e accolti dal calore dei territori dove lottiamo giorno e
notte, siano i quartieri popolari, la zona universitaria o l’interporto.
Solidarietà a Vincenzo e a tutti i compagni e le compagne condannati!
Alla lotta… al fianco di operai, sfrattati, disoccupati e giovani dei quartieri popolari!
Gruppi
di manifestanti si scontrano con la polizia. Lanci di lacrimogeni nel
tentativo di disperdere il corteo che risponde con molotov e pietre. Gli
scontri si sono verificati in piazza Syntagma dove la polizia ha
tentato di spezzare il gruppo di migliaia di giovani greci scesi in
piazza in occasione dello sciopero generale per protestare contro le
continue misure di austerità imposte dal governo Tsipras.
Terzo
sciopero generale in Grecia in quattro mesi. La protesta arriva dopo la
giornata di serrata dei canali di informazione – niente tg, giornali,
radio e notizie online. Il terzo sciopero generale contro il governo
Tsipras, toccherà trasporti e aerei, i collegamenti via mare con le
isole, stazioni di servizio, medici e avvocati.
Da lunedì gli agricoltori bloccano le autostrade e scenderanno in piazza durante le manifestazioni
Il
ritrovamento del corpo alla periferia del Cairo potrebbe essere un
depistaggio da parte dei servizi segreti egiziani che rimangono tra i
principali sospettati per la scomparsa il 25 gennaio del giovane
italiano che studiava in Egitto.
Epilogo
drammatico per la scomparsa di Giulio Regeni, scomparso il 25 gennaio
al Cairo. Il corpo dello studente friulano è stato rinvenuto in un
“fosso”. Su di esso vi sarebbero segni di tortura. A ritrovare
il corpo, secondo la stampa locale, sono stati gli abitanti della zona
Hazem Hassan della Città del 6 Ottobre, un immenso sobborgo all’estrema
periferia della capitale egiziana. Era stato gettato sulla strada
desertica del Cairo-Alessandria.
Il giornale al Watan ha scritto che il corpo di Regeni era totalmente nudo nella parte inferiore con tracce di torture e di ferite. Lo
studente italiano abitava in un appartamento del Cairo per scrivere una
tesi sull’economia egiziana presso l’American University. Oltre alla
possibilità di un depistaggio da parte dei servizi di sicurezza, che il
25 gennaio erano impegnati ad impedire manifestazioni e raduni per
l’anniversario della rivoluzione anti Mubarak del 2011, ....
Restano da spiegare le torture che chiamano in
causa i servizi segreti giù responsabili tante volte in passato di abusi
a danno di cittadini, anche stranieri, arrestati nelle strade del Cairo
durante manifestazioni politiche. Il 25 gennaio Regeni, che si stava
recando al compleanno di un amico, si trovava non lontano da Piazza
Tahrir e la presenza della polizia politica era massiccia. In
particolare l’italiano si stava spostando a piedi tra il quartiere di
El Dokki, sulla sponda sinistra del Nilo, e il centro che è su quella
destra, diretto dalla stazione della metropolitana di Bohoot a quella di
Bab Al Louq, circa 5 km in linea d’aria più a ovest, nei pressi di
piazza Tahrir.
Una fonte della polizia locale sostiene che la scomparsa sarebbe legata a non meglio precisati “motivi personali”.
da NenaNews
Nella zona industriale di Gurgaon, una zona alla periferia della capitale
Delhi, le lotte operaie sono tantissime e significative. C’è in corso una
riflessione sulle forme organizzative e sul rapporto con le organizzazioni
sindacali ufficiali. Gli operai che curano la rivista Gurgaon News le riportano
e le analizzano con attenzione mettendole in collegamento con altre lotte, in
particolare con quelle degli stessi settori dei paesi imperialisti.
Rivolte e
proteste di massa spontanee:
* Rivolte
nelle aree industriali di NOIDA e Okhla, February 2013
* Blocco di massa spontaneo delle fabbriche, Faridabad, January 2014
* Rivolta di Orient Craft, Gurgaon, March 2014
* Proteste di massa spontanee nel Complesso della Zona Industriale NOrd,
Faridabad,
September 2014
* Rivolta di Udyog Vihar, Gurgaon, February 2015
* Rivolta di Orient Craft, Gurgaon, June 2015
Occupazione
di fabbriche e scioperi selvaggi:
* Vertenza
dell’Auto di Napino, Manesar, 2010 to April 2014
* Munjal Kiriu, Manesar, December 2013 - January 2015
* Shriram Piston, Pathredi, January 2014 – May 2014
* Jay Ushin / JNS, Manesar, February 2014 - September 2014
* Asti Electronics, Manesar, February 2014
* Baxter, Manesar, February 2014
* Bajaj Auto, Gurgaon, February 2014
* Track Components, Manesar, April 2014
* Subros, Manesar, May 2014
* Autoliv, Manesar, June 2014
* Wearwell, Okhla, September 201
* Orient Electric, Faridabad, October 2014
* Premium Moulding, Gurgaon, October 2014 to June 2015
Questo è solo un elenco parziale delle lotte; in questo articolo ne
riportiamo alcune e altre le approfondiremo in seguito.
***
GurgaonWorkersNews no.64 - November 2015 –
Materiale per il dibattito sulla 'classe operaia globale' e l’organizzazione
Dopo quasi dieci giorni di rivolta in tutto il paese nonostante repressione e coprifuoco, dalla fine di Gennaio continuano le proteste nel paese in forme più o meno pacifiche.
Infatti seppur non vi siano più rivolte vere e proprie nel paese (sia per dinamiche interne della rivolta stessa che è nata spontanea sia per l'apparato repressivo che ha imposto e fatto rispettare un pesante coprifuoco su tutto il paese dalle 20:00 alle 05:00) i disoccupati e i lavoratori continuano a reclamare lavoro e sviluppo nelle aree più povere del paese.
In particolare restano molto calde le regioni di Siliana e Kasserine.
Nella prima vi sono stati dei blocchi stradali (i manifestanti chiedono la costruzione di una scuola) e un sit-in davanti la sede del municipio da parte dei futuri impiegati dello stesso che nonostante abbiano già vinto il concorso, ancora aspettano la nomina per poter lavorare.
A Kasserine, dove la protesta non si è mai fermata, ormai da settimane i manifestanti occupano la sede del governatorato e hanno organizzato diversi scioperi generali; molti di essi sono in sciopero della fame e, all'inizio di questa settimane alcuni sono stati ricoverati in gravi condizioni, altri invece si sono cuciti la bocca per protestare verso l'indifferenza dei media nazionali che stanno attuando in maniera sistematica una congiura del silenzio sulle proteste in corso, in particolare nella città in cui è nata la rivolta il mese scorso.
Ieri nella città di Boussalem forte protesta dei disoccupati che rivendicano l'apertura di un progetto concernente la vicina zona industriale.
Anche nella capitale vi sono state forti proteste con occupazioni di alcune sedi istituzionali come quelle del governatorato e del municipio.
Ieri vi è stata una manifestazione a Bab Souika nella capitale organizzata da lavoratori e disoccupati, contro le violenze poliziesche di questi giorni contro i manifestanti.
Infine l'associazione dei disoccupati diplomati ha annunciato una marcia di protesta nella capitale con destinazione la Kasbah (sede del governo) per il prossimo 15 Febbraio.
Seguiranno aggiornamenti...
L'IMPERIALISMO fase suprema del capitalismo - DI LENIN
Premessa allo studio de “L'Imperialismo” - II PARTE
Nel
paragrafo 3 della Prefazione del 6 luglio 1920 al Libro
“L'imperialismo” Lenin da un giudizio definitivo e finale sul
carattere della 1° Guerra mondiale (di cui l'anno scorso è stato
“celebrato” il centenario), sulla sua effettiva sostanza, e
sull'insieme dei partiti e organizzazioni della II Internazionale che
pur approvando un Manifesto nel 1912, lo tradiranno in blocco non
appena la guerra si avvicinò ed esplose.
Ma l'importanza che
Lenin segnale è il rapporto tra guerra e rivoluzione.
Questo negato, allora come adesso, dal pacifismo, dai
socialdemocratici e dall'opportunismo.
Oggi
che siamo di fronte alla tendenza e al coagularsi di tensioni che
possono portare ad una nuova esplosione mondiale, mentre
quotidianamente già si sviluppa quella “guerra mondiale in corso”
che attraversa i focolai della Sirai, del Medio Oriente,
dell'Ucraina, come della Libia, ecc., è decisivo che i mlm si
sottraggano, si distinguano e contrastino la canea opportunista e
affermino con le parole di Lenin che le “vicende attuali, siano
pure esse lunghe e faticose, potranno sboccare soltanto in una
rivoluzione proletaria e nella sua vittoria”.
Nel
4° paragrafo Lenin chiama per nome e cognome gli avversari
dell'epoca che sono anche gli avversari di oggi, e li definisce in
maniera puntuale e precisa nella loro ideologia e appartenenza di
classe che ne produce la politica, strettamente legata alla fase
dell'imperialismo: “Questa
corrente di idee è per un verso il prodotto della decomposizione e
della putrefazione della II Internazionale -
oggi diremmo della socialdemocrazia, di destra o di sinistra che sia,
del revisionismo, del neorevisionismo e del movimentismo (ndr) – e
per un altro il risultato inevitabile dell'ideologia piccolo borghese
che tutto il modo di vita tiene prigionieri dei pregiudizi
democratici e borghesi”.
Lenin,
proseguendo, ci mostra come sia le tendenze apparentemente di
sinistra, simili al kauskysmo dell'epoca, sia le forze più legate al
pacifismo e al democratismo finiscano per convergere nel negare in
teoria, ma soprattutto in politica e in pratica, l'assunto
fondamentale del nesso tra contraddizioni dell'imperialismo, crisi
rivoluzionaria e rivoluzione proletaria.
Su
questo, quindi, Lenin indica la strada che per i comunisti, i
rivoluzionari, i proletari avanzati oggi è anche un compito:
“analizzare e smascherare gli errori teorici”, smascherandone le
pretese di marxismo e i contenuti politico e pratici di esso.
Questa
necessità scaturisce allora come adesso in particolare nei paesi
imperialisti dal fatto che “queste
correnti sono ancora largamente diffuse in tutto il mondo. Il partito
del proletariato ha il dovere di combattere queste tendenze per
strappare alla borghesia i milioni di piccolo borghesi turlupinati e
i milioni di lavoratori le cui condizioni di vita sono – almeno nei
paesi imperialisti – più o meno piccolo borghesi”.
Quest'ultima
indicazione di Lenin vale anche nel nostro campo nei confronti dei
gruppi economicisti e operaisti che trascurano, non tanto e non solo
l'aristocrazia operaia, puntello
Gli operai licenziati da Sessa Marine, che continuano a lottare per riavere il loro posto di lavoro.
Cosa vogliono i Cobas?
Il sindaco di Cividate al Piano, dal giornale di Treviglio, ha rivolto questa domanda ai lettori, ...
La risposta è semplice. Lo Slai Cobas per il sindacato di classe, sta dalla parte degli operai, vuole e si batte per i diritti, il salario, un posto di
lavoro dignitoso per tutti.
Noi possiamo invece chiedere, cosa fa il sindaco per gli operai? Davanti alla chiusura immotivata di una fabbrica con tanto lavoro, cosa ha fatto
per fermare questa speculazione?
E oggi ci permettiamo di aggiungere, con che coraggio 'il comune ha preso 150.000 euro dalla Sessa Marine', con un accordo rivendicato dallo stesso sindaco, quando ci sono più di cento operai che ancora non hanno ricevuto stipendi arretrati del 2013 e la liquidazione (tfr) perché l'azienda dichiara che 'non ha soldi'? E' uno scandalo.
Questo abbiamo portato, parlando direttamente con molte persone, nel presidio, organizzato venerdì mattina a Cividate davanti al comune. E non ci stancheremo di ripeterlo, in tutte le piazze e in tutte le sedi necessarie.
Vogliamo il pagamento immediato degli stipendi arretrati del 2013 e del TFR.
Vogliamo che tutti sappiano la verità sulla chiusura della Sessa Marine, una fabbrica dichiarata in crisi con gli operai licenziati quando il lavoro c'è e continua scandalosamente in mille forme! Posto di lavoro che ci spetta e che rivendichiamo con forza, anche con la causa legale che abbiamo avviato e che inizierà con la prima udienza, il 16 febbraio al tribunale di Bergamo.
“Se fossimo 170 italiani
a scioperare e a bloccare, giorno e notte, l’ingresso e l’uscita delle
merci dalla fabbrica, bene, state sicuri che avremmo già avuto parecchie
prime pagine dei giornali. E invece siamo stranieri e ci riservano dei
trafiletti”.
Continuano
le proteste e le mobilitazioni 6 anni dopo le grandi manifestazioni di
piazza che costrinsero l’allora presidente Ben Alì alla fuga.
In particolare a Kasserine, città da cui è partita quella che viene definita la “Rivoluzione della dignità”, è occupato da due settimane il Governatorato, con manifestanti in sciopero della fame e con le bocche cucite.
Nel frattempo gli scontri continuano a Tunisi e in altre città, con decine di arresti.
Il governo, tra le misure specifiche per risolvere
la situazione, aveva promesso la creazione di 5.000 posti di lavoro,
notizia poi smentita: si trattava della regolarizzazione di posti
precari già esistenti.
Secondo il presidente tunisino Essebsi, che ha
rilasciato un’intervista al quotidiano locale La Presse, “la gestione
della Troika (l’alleanza tra i partiti Ennahda,Ettakatol e Congresso
della Repubblica formatasi dopo le elezioni del 2011) sotto gli ordini
di una branca dell’islam politico ha lasciato la Tunisia in una situazione ancora più precaria di prima sul piano economico, sociale, politico e diplomatico”.
L'accordo fatto tra Fca e Sindacati confederali, ad esclusione della Fiom, di dare un bonus ai lavoratori per i risultati di produttività raggiunti nel 2015, presentato come una sorta di premio, elargizione dell'azienda, è tutt'altro:
- si tratta di briciole a fronte dei profitti che la stessa Fca dice di aver realizzato nel 2015, ben più alti di quelli preventivati, e raggiunti proprio per l'intensificazione dell'attività lavorativa degli operai;
- questo bonus viene usato come pressione, sia di fatto sia esplicita, perchè lavorino di più per raggiungere gli obiettivi del 2018 (tradotto: per far realizzare ancora più profitti all'azienda);
- esso è legato ai risultati di ogni singola unità produttiva misurata dal sistema Wcm, quindi gli operai verranno divisi a seconda se si sono ben sottomessi al grado di sfruttamento.
Il sistema WCM, finalizzato ad
una generale riduzione dei costi dello stabilimento, adotta la metodologia ERGO-UAS - di cui parliamo in altro articolo in questo blog - una metrica del lavoro cioè un metodo per la determinazione
dei tempi necessari per eseguire il lavoro nelle postazioni di una
fabbrica e quindi per la determinazione dei ritmi di produzione.
Il Sistema WCM è fino in fondo oggi scienza del
capitale, in cui il massimo sviluppo delle forze produttive
corrisponde al massimo sfruttamento dell'operaio come appendice delle macchine; e si può dire
che alla massima divisione del lavoro corrisponde una
massima divisione dello stesso operaio.
Per gli operai e le operaie gli effetti sono pesantissimi.
L'esempio da noi più evidente è la Sata di Melfi.
A Melfi si sta sperimentando la fabbrica sempre in produzione. Gli operai sono la carne per farla andare a ritmi impossibili, lavorando sempre, vivendo per lavorare, senza più riposi di sabato e domenica, le turnazioni sono programmate in modo tale da utilizzare consecutivamente la forza lavoro senza soluzione di continuità. Gli operai sono soprattutto stanchi fisicamente. Alle ridotte pause (in cui non c'è tempo neanche per andare nei bagni, perchè posti anche lontano), si aggiunge l'intensità del lavoro. Dopo alcune ore di lavoro – dicono gli operai - ci si sente già esauriti.
In questo sistema anche il salario viene sempre più calcolato sulla base dell'efficienza produttiva dello stabilimento, parametrato all'indice raggiunto del sistema Wcm.
(dalla stampa) - Ammonta in media a 990 euro il bonus che Fca
darà a tutti i dipendenti del Gruppo in relazione ai risultati di
efficienza produttiva per il 2015. Per i lavoratori Cnh, invece,
l'importo medio è di 825 euro. L'entità del bonus è stato comunicato
nell'incontro a Roma tra Fca e Cnh Industrial con le segreterie
nazionali di Fim, Uilm, Fismic, Associazione Quadri e Ugl. In tutto sono
interessati 86mila lavoratori.
I risultati variano a seconda delle performance realizzate da ogni
singola unità produttiva così come misurate dal sistema Wcm (World Class
Manufacturing). A livello di Gruppo - spiega Fca - la media complessiva
dei compensi erogati sarà uguale al 4,5% delle retribuzioni
contrattuali. Tale importo, unito alle somme già erogate trimestralmente
nello scorso anno, porta l'incremento retributivo medio riferito al
2015 al 6%. La nuova politica retributiva e stata introdotta nel luglio
del 2015 e prevede di far partecipare direttamente tutte le persone ai
risultati di produttività, qualità e redditività nell'ambito del piano
industriale dell'Azienda.
Fca - ricorda l'azienda - ha chiuso il 2015 con una performance ottima
e ha abbondantemente superato gli obiettivi che si era posta.
Nonostante ci siano stati alcuni cambiamenti nelle condizioni dei
mercati rispetto alle aspettative del piano, l'azienda, con l'aiuto di
tutti i suoi dipendenti, ha reagito con velocità e con decisione e,
grazie a ciò, si e mantenuta sulla strada giusta per raggiungere gli
obiettivi che si era posta per il 2018.
I lavoratori di Fca, se si considerano i 330 euro già erogati e i 990
euro medi previsti dal bonus comunicato oggi ai sindacati, hanno avuto
nel 2015 incrementi salariali intorno a 1.320 euro. Punte a Pomigliano e
Verrone, dove si arriva a 1.584 euro. Lo spiega la Fim. In Cnh la cifra
complessiva del 2015 è di 1.115 euro.