da una testimonianza
...Giulio Regeni aveva scelto
il suo modo per essere un compagno e di esprimere
la sua vicinanza alla
lotta di classe e ai lavoratori.
La sua vita di studente
prima e di ricercatore marxista
dopo è stata tutta
protesa verso l’analisi e l’evoluzione dei
movimenti operai.
La sua ricerca l’ha
portata direttamente sul campo,
in uno dei luoghi dove la
lotta di classe è più dura e difficile, l’Egitto.
Collaborava con il
giornale il Manifesto e puntualmente arrivavano le sue
analisi e i suoi reportage
che venivano pubblicati sotto uno pseudonimo.
L’hanno ucciso gli
apparati di sicurezza egiziani del regime del generale
Al Sisi che hanno cercato
di camuffare poi quella che è stata un’esecuzione
al termine di brutali
torture lo scorso 25 gennaio anniversario della
rivolta di piazza Tahrir.
Non è la prima volta. Si
parla di 600 oppositori fatti sparire dagli
“squadroni della morte”.
Giulio aveva appena
inviato un articolo pubblicato dal Manifesto
sulla riorganizzazione dei
sindacati indipendenti oggi in Egitto sotto
il regime di Al Sisi.
Un'analisi lucida e precisa che metteva in
luce come la lotta di
classe da parte dei lavoratori organizzati in
quel paese sia ancora
attiva e come covi sotto le ceneri di una repressione brutale.
Con queste parole
terminava il suo pezzo:
“sfidare lo stato di
emergenza e gli appelli alla stabilità e alla pace sociale
giustificati - dalla
guerra al terrorismo - significa oggi pur
se indirettamente mettere
in discussione alla base la retorica
su cui il regime
giustifica la sua stessa esistenza e
la repressione della
società civile."....
Ruggero Rognoni
PCL
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