La Spezia - Nove anni e 4 mesi di reclusione per l’omicidio di un sospetto trafficante e altri 4 anni e 6 mesi di carcere per le dichiarazioni false agli inquirenti.
Sono pesantissime le richieste di condanna avanzate ieri dai pm Tiziana Lottini e Luca Monteverde nei confronti dei due agenti della polizia stradale Alessandro Mainardi, 44 anni, e Roberto Bergamaschi, 47 anni. La sentenza del giudice per l’udienza preliminare Mario De Bellis sarà pronunciata il prossimo 3 marzo, subito dopo le arringhe difensive dei legali che assistono i due poliziotti. I fratelli di Karim Talbi, il nordafricano ucciso da un colpo di pistola esploso da uno degli uomini della Stradale a conclusione di un rocambolesco inseguimento sull’autostrada A12, nel gennaio di quattro
anni fa, si sono costituiti parti civili e hanno chiesto al tribunale un risarcimento pari a 300 mila euro con una provvisionale immediatamente esecutiva di 150 mila euro.
Secondo la ricostruzione fornita dagli imputati, Talbi viaggiava su un’auto, assieme a due complici, trasportando un ingente carico di eroina, destinato probabilmente al mercato spezzino e della Versilia. La vettura dello straniero, intercettata, aveva tentato una disperata fuga, finendo però per essere bloccata dalla pattuglia della polstrada. Dal veicolo - testimoniarono gli agenti Mainardi e Bergamaschi - scesero due persone e l’inseguimento proseguì a piedi, nei campi che costeggiano il casello di Sarzana.
Poi all’improvviso - sempre secondo i verbali redatti dagli indiziati - udirono uno scoppio e videro un bagliore. Convinti di essere divenuti bersaglio di colpi d’arma da fuoco, i poliziotti reagirono. Non è mai stato chiarito chi abbia sparato il proiettile mortale. Fatto sta che Karim Talbi morì dissanguato, il torace perforato da una pallottola di cui non è mai stata rinvenuta l’ogiva. Le indagini dei pm Monteverde e Lottini e della squadra mobile della Spezia hanno però appurato che la vittima fu la sola a fuggire a piedi e che era certamente disarmata. Stava scappando, sì, ma l’autopsia eseguita non ha mai permesso di stabilire se fosse stata colpita alle spalle o frontalmente.
Ora, a distanza di quattro anni, il primo processo si avvia alla conclusione e le richieste della Procura non lasciano spazio a dubbi: per i magistrati quello di Karim Talbi fu omicidio volontario e li poliziotti, al fine di giustificare l’uso delle pistole, mentirono ai propri superiori e agli inquirenti.
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