Premessa allo studio de “L'Imperialismo” - II PARTE
Nel
paragrafo 3 della Prefazione del 6 luglio 1920 al Libro
“L'imperialismo” Lenin da un giudizio definitivo e finale sul
carattere della 1° Guerra mondiale (di cui l'anno scorso è stato
“celebrato” il centenario), sulla sua effettiva sostanza, e
sull'insieme dei partiti e organizzazioni della II Internazionale che
pur approvando un Manifesto nel 1912, lo tradiranno in blocco non
appena la guerra si avvicinò ed esplose.
Ma l'importanza che
Lenin segnale è il rapporto tra guerra e rivoluzione.
Questo negato, allora come adesso, dal pacifismo, dai
socialdemocratici e dall'opportunismo.
Oggi
che siamo di fronte alla tendenza e al coagularsi di tensioni che
possono portare ad una nuova esplosione mondiale, mentre
quotidianamente già si sviluppa quella “guerra mondiale in corso”
che attraversa i focolai della Sirai, del Medio Oriente,
dell'Ucraina, come della Libia, ecc., è decisivo che i mlm si
sottraggano, si distinguano e contrastino la canea opportunista e
affermino con le parole di Lenin che le “vicende attuali, siano
pure esse lunghe e faticose, potranno sboccare soltanto in una
rivoluzione proletaria e nella sua vittoria”.
Nel
4° paragrafo Lenin chiama per nome e cognome gli avversari
dell'epoca che sono anche gli avversari di oggi, e li definisce in
maniera puntuale e precisa nella loro ideologia e appartenenza di
classe che ne produce la politica, strettamente legata alla fase
dell'imperialismo: “Questa
corrente di idee è per un verso il prodotto della decomposizione e
della putrefazione della II Internazionale -
oggi diremmo della socialdemocrazia, di destra o di sinistra che sia,
del revisionismo, del neorevisionismo e del movimentismo (ndr) – e
per un altro il risultato inevitabile dell'ideologia piccolo borghese
che tutto il modo di vita tiene prigionieri dei pregiudizi
democratici e borghesi”.
Lenin,
proseguendo, ci mostra come sia le tendenze apparentemente di
sinistra, simili al kauskysmo dell'epoca, sia le forze più legate al
pacifismo e al democratismo finiscano per convergere nel negare in
teoria, ma soprattutto in politica e in pratica, l'assunto
fondamentale del nesso tra contraddizioni dell'imperialismo, crisi
rivoluzionaria e rivoluzione proletaria.
Su
questo, quindi, Lenin indica la strada che per i comunisti, i
rivoluzionari, i proletari avanzati oggi è anche un compito:
“analizzare e smascherare gli errori teorici”, smascherandone le
pretese di marxismo e i contenuti politico e pratici di esso.
Questa
necessità scaturisce allora come adesso in particolare nei paesi
imperialisti dal fatto che “queste
correnti sono ancora largamente diffuse in tutto il mondo. Il partito
del proletariato ha il dovere di combattere queste tendenze per
strappare alla borghesia i milioni di piccolo borghesi turlupinati e
i milioni di lavoratori le cui condizioni di vita sono – almeno nei
paesi imperialisti – più o meno piccolo borghesi”.
Quest'ultima
indicazione di Lenin vale anche nel nostro campo nei confronti dei
gruppi economicisti e operaisti che trascurano, non tanto e non solo
l'aristocrazia operaia, puntello
dell'imperialismo nei paesi
imperialisti, quanto il fatto che nei paesi imperialisti anche
milioni di lavoratori sono avvolti in condizioni di vita, e diremmo
noi stile di vita, più o meno “piccolo borghesi”. E, in questo
contesto le lotte economiche in quanto tali, normali o radicali che
siano, non intaccano sostanzialmente questo dato e il nesso
imperialismo/crisi, guerra/rivoluzione comporta una rottura e
deviazione dallo sviluppo spontanea, lineare, fosse anche
autorganizzato, delle lotte operaie e dei lavoratori in quanto tali.
Per
comprendere esattamente di che si parla e quale è alla fin fine la
natura dello scontro, allora come oggi, tra comunisti conseguenti,
oggi diremmo marxisti leninisti maoisti, e le correnti
socialdemocratiche e opportuniste, è bene qui parlare con Lenin di
“lotta armata e guerra civile tra le due correnti”, mettendo in
luce che l'odierna contesa, che è teorica, ideologica e politica, è
di netta divisione organizzativa, e premessa necessaria di una
contesa che, nello sviluppo della questione imperialismo/crisi,
guerra/rivoluzione corrisponde a due fronti contrapposti, è
necessariamente armata, come la storia dimostra, perchè queste
correnti finiscono e finiranno per convergere con l'azione dello
Stato. Parliamo di una “guerra civile” perchè questo contrasto
vive nelle fila stesse del proletariato e delle masse popolari e
domanda che i comunisti eliminino dalle fila del proletariato queste
correnti, per avere le necessarie basi di unità e di forza per
combattere e vincere contro lo Stato borghese imperialista.
La
parte finale di questa storica prefazione affronta il nodo di fondo
dello scontro nel movimento operaio, ne traccia la base economica di
un “fenomeno di portata storica mondiale” - come dice Lenin.
Lenin
ne indica l'aspetto determinante, costituito dall'essere
l'imperialismo un sistema in cui un pugno di Stati particolarmente
ricchi e potenti saccheggiano tutto il mondo; un sistema centrato sul
dominio del capitale finanziario e dell'esportazione dei capitali.
Questo sistema produce un sovraprofitto da cui si trae quello che è
necessario per corrompere nella fila della classe operaia e del
movimento popolare i capi operai e lo strato superiore
dell'aristocrazia operaia.
Quando
Lenin parla di corruzione utilizza molti aggettivi per non cadere
nella facile vulgata dei sindacalisti venduti, dei politici di
sinistra corrotti, Lenin dice “in mille modi”, diretti e
indiretti, aperti e mascherati. E questo è particolarmente
importante nella nostra epoca dove possiamo dire che i modi sono
anche più di mille e avvolgono uno strato molto ampio che va non
solo dai dirigenti e apparati sindacali, dall'insieme dei ceti
politici della sinistra borghese, ma anche da diversi strati del ceto
politico dell'estrema sinistra e di movimento che divengono ostili in
quanto tali all'organizzazione di classe e all'organizzazione
rivoluzionaria del proletariato.
E'
questa la base materiale anche economica dell'anti partitismo che è
sempre e solo diretto da parte dei ceti politici dell'estrema
sinistra e del movimento principalmente contro il partito del
proletariato, e che esprime non solo contenuti politico
programmatici, ma anche concezioni e stile di vita che sono il
riflesso del parassitismo e della putrefazione dell'imperialismo.
Tornando
a Lenin, Lenin afferma che “questo
strato di operai imborghesiti, di aristocrazia operaia, completamente
piccolo borghese per
il suo modo di vita,
per i salari percepiti, per la sua filosofia della vita, costituisce
il principale puntello sociale (non militare) della borghesia. Questi
operai sono veri e propri agenti della borghesia nel movimento
operaio, veri e propri commessi della classe capitalista nel
movimento operaio, veri propagatori di riformismo e sciovisnismo”
E'
del tutto evidente come questa definizione si attanaglia non solo ai
vertici degli attuali sindacati dei paesi imperialisti, ma a tutto
l'insieme dei suoi gruppi dirigenti, dei suoi apparati, di buona
parte dei suoi attivisti.
E
questa, per fare l'esempio del nostro paese, è la questione
dell'internità o meno alla Fiom, principale sindacato operaio. Non è
possibile praticare un sindacalismo di classe e meno che mai una
politica di classe nella fase imperialismo/crisi, guerra
/rivoluzione, senza comprendere, distaccarsi ed agire su questo. In
ultima analisi possiamo dire che non si può parlare di avanguardie
operaie se questo dato non è compreso. Quindi, non si può far
coincidere tout court avanguardie delle lotte operaie, così come
sono nel contesto dell'attuale movimento operaio e avanguardie
operaie intese nel senso del sindacalismo di classe autentico e
soprattutto del partito rivoluzionario della classe operaia.
Lenin
prosegue: “durante
la guerra civile del proletariato contro la borghesia (essi) si
pongono necessariamente e in numero non esiguo a lato della
borghesia, a lato dei versagliesi contro i comunardi”.
Qui
Lenin ci indica la dinamica di questo contrasto, che non è destinato
ad attenuarsi ma ad acuirsi, via via che si acuisce lo scontro di
classe e si trasforma in guerra civile.
Oggi
per noi “guerra civile” è la guerra civile prolungata dentro la
strategia e il percorso della guerra popolare in un paese
imperialista, dall'inizio al suo culmine, la vittoria
dell'insurrezione.
Via
via che si rafforza il partito rivoluzionario del proletariato agente
nel movimento operaio e popolare, insieme ad avanguardie delle masse
che si arruolano nel partito del proletariato, alcune avanguardie, in
realtà legate all'aristocrazia operaia, passano dall'altra parte e
conciliano e cedano allo Stato borghese o partecipano più o meno
attivamente all'attività controrivoluzionaria della borghesia.
In
conclusione, diciamo che nella fase della nascita, costituzione,
inizio dell'attività rivoluzionaria del nuovo partito rivoluzionario
del proletariato nel nostro paese, come negli altri paesi
imperialisti, è imprescindibile assimilare quello che Lenin ci
indica: “Se
non si comprendono le radici economiche del fenomeno, se non se ne
valuta l'importanza politica e sociale, non è possibile fare nemmeno
un passo verso la soluzione dei problemi pratici del movimento
comunista e della futura rivoluzione sociale”.
PER
QUESTO OGGI IL TESTO SU L'IMPERIALISMO E' ASSOLUTAMENTE NECESSARIO
ALLA FORMAZIONE OPERAIA, MILITANTE
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