sabato 23 marzo 2024

pc 23 marzo - Il genocidio di Gaza e il complesso militare-industriale di Israele

Tariq Dana * | palestine-studies.org

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

12/03/2024

L'assalto genocida israeliano a Gaza ha messo in luce l'approccio crudo e calcolato delle sue operazioni militari, che prendono di mira in particolare le infrastrutture civili. Le intuizioni di ex funzionari dell'intelligence israeliana, riportate dalle pubblicazioni liberali israeliane +972 Magazine e Local Call, hanno evidenziato l'intento strategico di terrorizzare i civili attraverso il bombardamento mirato di strutture civili essenziali. Una strategia che, come ha detto un ex ufficiale dell'intelligence, si è trasformata in una "fabbrica di omicidi di massa", concentrandosi su aree residenziali, scuole, banche ed edifici governativi, tutti considerati "obiettivi di potere". I rapporti fanno luce sull'impiego sofisticato dell'Intelligenza Artificiale (AI) nella guerra, in particolare attraverso il Progetto Habsora "Il Vangelo" [1]. Questa tecnologia, analizzando i dati di sorveglianza, automatizza la generazione di liste di obiettivi, contribuendo all'elevato numero di vittime civili a Gaza. Questa tattica rappresenta una pietra miliare nell'applicazione dell'AI nelle operazioni militari, con Gaza che diventa un sito senza precedenti per tali campagne guidate dall'AI, soprattutto dopo il primo attacco guidato dall'AI nel 2021.

Questo genocidio fa luce sull'intreccio tra il militarismo nazionalista israeliano, la complicità degli Stati Uniti, la sperimentazione di armi letali e gli obiettivi geopolitici, che convergono tutti verso gli obiettivi di una guerra prolungata, dell'espansione coloniale e dello sradicamento sistematico dei Palestinesi. In particolare, rivela la misura in cui l'esistenza e la funzione stessa di Israele, come formazione coloniale

pc 23 marzo - Egitto - Scioperi operai: di nuovo in campo le operaie di Mahalla al Kubra


pc 23 marzo - Milano, manifestanti pro Palestina invadono il mercato di piazza Portello. UNA INIZIATIVA D'AVANGUARDIA CHE VA NELLA DIREZIONE GIUSTA E NECESSARIO DA ESTENDERE E CONTINUARE

articolo e video del sole24ore 

https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/milano-corteo-contro-azienda-accusata-esportare-armi-israele/AFm3abAD

Milano, corteo contro azienda accusata di esportare armi in Israele

LaPresse) - Un centinaio di persone hanno manifestato questa sera a Milano contro la C.A.B.I. Cattaneo, azienda che produce, tra le altre cose, componenti per mezzi speciali, marini e aerei, accusata dai dimostranti di fornire materiali all'esercito israeliano per alimentare la guerra in corso sulla Striscia di Gaza. "Siamo davanti alla C.A.B.I. Cattaneo perché è una fabbrica di armi, attiva nella subacquea e sta collaborando con Leonardo Fincantieri per fornire i mezzi subacquei alla marina statunitense anche a quella israeliana, nonostante la guerra in corso contro Gaza il genocidio in Palestina, l'Italia continua a vendere armi", spiega Arturo di 'Milano per la Palestina', "Questa denuncia del mercanto di armi e delle fabbriche di produzione di armi continuerà. A Milano non c'è solo questa e adesso ci stiamo documentando e studiando e faremo altre iniziative". I manifestanti hanno percorso in corteo le vie del quartiere dietro lo striscione con scritto 'Blocchiamo chi arma Israele" ma non hanno mai raggiunto l'ingresso dell'azienda presidiato da alcune squadre di poliziotti in tenuta antisommossa. Il corteo è poi proseguito e i manifestanti hanno occupato gli spazi del centro commerciale di piazza Portello dove sono presenti alcune attività accusate di finanziare Israele e la guerra di Gaza. Sono stati urlati slogan contro Biden, Macron, Netanyahu e anche nei confronti del presidente del consiglio, Giorgia Meloni. Ci sono stati alcuni momenti di tensione con gli addetti alla sicurezza della galleria commerciale, subito sedati dagli agenti di polizia presenti sul posto.


Ieri, presidio trasformato in corteo contro fabbriche di morte, nello specifico CABI Cattaneo

Presidio e corteo molto partecipato e con una buona risposta da parte degli abitanti, la maggior parte all' oscuro che cabi produca armi, solidali. In diversi si sono uniti al presidio e poi al corteo. Il corteo a visto la partecipazione delle tante realtà della solidarietà alla Resistenza del Popolo Palestinese e delle sue organizzazioni, che ha messo al centro il ruolo complice dell'imperialismo/fascista del governo Meloni al genocidio a Gaza e in CisGiordania. Mettendo in luce l'altra faccia di questa guerra - quella interna -fatta di tagli a sanità, scuola, servizi e repressione delle lotte sociali

pc 23 marzo - Contro la guerra, contro le fabbriche di morte: liber* tutt*. Corteo oggi a Palermo


Misure cautelari per tre militanti di Antudo per un sanzionamento alla Leonardo S.p.A.
Repressione su chi fa luce sulle fabbriche di morte e le guerre in atto

Palermo. Corteo contro repressione

e menzogne dei media

SABATO 23 MARZO – 16:30

Piazza Bellini

I tentativi giornalistici di descrivere Antudo si sono rivelati, come spesso accade, a dir poco imbarazzanti. E non ce ne stupiamo. Immersa in una confusione che tiene insieme un ambiguo “antagonismo”, i centri sociali e l’indipendentismo, la stampa non si smentisce nella propria voglia di “sbattere il mostro in prima pagina” seguendo le indicazioni delle questure.

A partire quindi dal recente episodio che vede tre militanti di Antudo colpiti/e da misure cautelari, cogliamo l’occasione per tornare ancora una volta sull’impegno politico e di informazione che ci ha portato dentro questa vicenda.

Partendo dalle questioni che agitano i territori siciliani, Antudo si è mobilitata nel segno della moltiplicazione dei percorsi di autodeterminazione e la rottura della dipendenza politica dalla forma dello Stato e dalla trama di relazioni che esso produce.

Antudo si costruisce quindi nei quartieri che si autorganizzano contro abbandono e crisi economica, nelle lotte contro gli impianti nocivi e le grandi opere, nelle rivendicazioni di chi ha scelto di restare in Sicilia, e in molti altri contesti.

Le parole d’ordine che risuonano in questi percorsi trovano eco in tutti luoghi del pianeta e si saldano con lotte vicine e lontane, lotte di abitanti e di territori che resistono a meccanismi di sfruttamento imposti dallo Stato e dal sistema economico tutto.

Sotto i venti di guerra che soffiano sempre più forte, Antudo ha incessantemente mobilitato e informato sul ruolo della Sicilia come piattaforma militare e sulle complicità dello Stato con disegni di dominio che continuano a produrre morte in tantissime parti del mondo.

Dietro queste iniziative vi è sempre stata la certezza che rimanere in silenzio di fronte ai massacri in Siria del Nord e dell’Est o a quelli di Gaza è inaccettabile.

Per questo motivo Antudo si è unita, insieme a molte altre realtà, a campagne di informazione e impegno che hanno svelato gli affari e i profitti della Leonardo SPA, la partecipata statale “signora della guerra” che nel 2023 chiude con 15,3 miliardi euro di ricavi, segnando un trend in continua crescita dovuto prevalentemente al comparto militare e alle esportazioni di armamenti che, mentre scriviamo queste righe, sterminano la popolazione palestinese.

Anche se Gaza è in corso un genocidio e l’escalation bellica mondiale accelera senza sosta, le attenzioni della giustizia italiana riguardano – ancora un volta- la tutela degli interessi e degli affari delle imprese di morte come la Leonardo SPA.

Le misure cautelari applicate a tre militanti di Antudo accusati/e di aver partecipato a un sanzionamento della sede palermitana della Leonardo SPA e di averne diffuso le immagini, chiudono il cerchio: la macchina repressiva dello Stato si attiva nel tentativo di silenziare ogni fonte di informazione alternativa, di mettere a tacere ogni iniziativa che rompe la complicità con lo stato di guerra permanente.

Per questo motivo dopo queste misure è ancora più importante schierarsi e rompere il silenzio sulla guerra, sulla Leonardo SPA e su tutte le aziende di morte.

Per questo chiamiamo a raccolta tutti e tutte per una manifestazione questo sabato 23 marzo a Palermo, a piazza Bellini, alle 16.30.

Contro la guerra e le fabbriche di morte, al fianco di chi viene repress* perché lotta contro la guerra e per una società più giusta, rilanciamo la mobilitazione per liberare il nostro territorio dalla Leonardo SPA e da tutti i responsabili del genocidio in atto in Palestina e delle politiche belliciste e guerrafondaie.

pc 23 marzo - India - 23 marzo Giornata Antimperialista in ricordo dei martiri rivoluzionari

PARTITO COMUNISTA DELL’INDIA (MAOISTA)

Ufficio Regionale Centrale

20 marzo 2024

Celebriamo lo storico 23 marzo come Giornata Antimperialista,
nell'immortale ricordo dei compagni rivoluzionari Bhagat Singh, Sukdev e Rajguru!

Sconfiggiamo l’imperialismo, distruggiamo il fascismo brahmanico Hindutva!

Continuiamo la nostra lotta per realizzare i sogni di tutti i grandi martiri del movimento per la libertà e lottiamo per l’India di Nuova Democrazia

Nella lunga storia di lotta del nostro movimento democratico popolare, il 23 marzo ha un valore rivoluzionario particolare nel cuore di tutti quanti si battono per una società giusta e allo stesso tempo disprezzano risolutamente l’imperialismo. Il 23 marzo i compagni Bhagat Singh, Sukdev e Rajguru sono stati impiccati dal potere coloniale britannico per schiacciare il movimento di liberazione anti-coloniale di allora. La vittoria della rivoluzione bolscevica aveva influenzato questi tre rivoluzionari indiani che formarono dell'HSRA (Associazione Rivoluzionaria Socialista dell'Hindustan). Il compagno Baghat Singh ebbe un ruolo fondamentale nella formazione dell'HSRA, e affermò chiaramente che quale che sia il colore le classi dominanti, che siano di pelle bianca, nera o altro, si deve continuare la lotta contro tutti gli sfruttatori.

Quegli stessi sfruttatori collusi con gli imperialisti oggi celebrano il loro martirio e in particolare lo celebra la direzione dell'RSS che si oppose duramente a Bhagat Singh e alla sua causa. Il BJP, organo politico dell'RSS, oggi rivendica tutti i combattenti per la libertà, compresi i compagni Bhagat Singh e i suoi, Non hanno alcuno diritto morale nemmeno di parlare dei combattenti per la libertà e di distorcere il loro movimento. Il nostro Partito, PCI (maoista), rende loro il suo omaggio rivoluzionario e combatte per la realizzazione delle loro aspirazioni rivoluzionarie.

Dopo l'indipendenza formale nel 1947, l'India è divenuto un paese semi-coloniale e le classi dominanti indiane, la grande borghesia compradora e i proprietari terrieri hanno continuato a servire senza esitazione i loro padroni imperialisti. Tutte le politiche economiche delle classi dominanti indiane dopo il 1947 sono state concepite al servizio degli interessi

pc 23 marzo - Un report sull'Assemblea per Ilaria Salis di Torino - da una compagna avvocata del Mfpr di Taranto

 Il 28 marzo a Budapest, si celebrerà la seconda udienza che vede imputata Ilaria Salis in un processo la cui valenza è unicamente politica. La procura dello Stato ungherese vuole mandare un messaggio a tutti i movimenti antinazisti e di sinistra europei: non venite a manifestare da noi, siamo un paese dove manifestazioni antinaziste non sono ben accette, non siamo un paese che accoglie il dissenso contro i neonazisti quindi andate da un'altra parte a manifestare, se venite qui subirete la sorte di Ilaria Salis e degli altri suoi compagni che in questo momento si trovano incarcerati.

Se ne è discusso a Torino, durante un interessante incontro organizzato presso la Casa del Popolo Estella, per ricordare quanto sta accadendo, ne ha parlato il padre di Ilaria, Roberto Salis, il quale ha ripercorso il dramma giudiziario che sta vivendo la figlia. Le condizioni disumane di detenzione sia a livello igienico che a livello di regime carcerario poiché per ben 35 giorni ad Ilaria non è stato concesso il diritto di parlare con alcuno; la procedura processuale che evidenzia palesi violazione dei diritti essenziali dell’imputato - ricordiamo che a tutt’oggi ad Ilaria non è stata data la possibilità di prendere visione delle prove raccolte a suo carico dalla procura ungherese; tutto evidenzia la compromissione del diritto di difesa in un racconto che sembra arrivare da un luogo molto lontano dallo stato di diritto che dovrebbe caratterizzare gli Stati membri dell'unione europea.

Ed infatti, Massimo Congiu, giornalista, studioso di geopolitica dell’Europa centro-orientale, ospite del

pc 23 marzo - Scritti e interventi sulla Comune di Parigi a base del discorso di proletari comunisti in occasione dell'anniversario del 18 marzo - 2

Mao e la Comune di Parigi

Da Mao opere

È DI ESTREMA IMPORTANZA PER IL POPOLO RIVOLUZIONARIO AVERE IN MANO IL FUCILE

L’esperienza storica della Comune di Parigi ha provato appieno che è di estrema importanza per la rivoluzione proletaria e la dittatura del proletariato possedere forze armate rivoluzionarie.
Parlando dell’esperienza della Comune di Parigi, Lenin cita un’importante tesi di Engels, ossia che in Francia, dopo ogni rivoluzione, gli operai erano armati; il disarmo degli operai era quindi il primo comandamento per i borghesi che si trovavano al governo dello Stato. Lenin ritiene che in questa conclusione di Engels, “l’essenza del problema, come del resto l’essenza della questione dello Stato (la classe oppressa dispone di armi?), è afferrata in modo ammirevole”.
La Comune di Parigi nacque durante l’accanita lotta tra la rivoluzione armata e la controrivoluzione armata. I 72 giorni di vita della Comune di Parigi furono 72 giorni di insurrezione armata, di lotta armata e di autodifesa armata. Ciò che provocò un timor panico tra i reazionari borghesi fu proprio il

pc 23 marzo - Newroz... rivolta resistenza - un intervento dei compagni turchi

in via di traduzione

Description No: 2024/2

Revolt, Resistance, Uprising against Annihilation, Denial and Assimilation; Occupation and Annexation; Exploitation, Hunger, Poverty and Fascism!

NEWROZ PİROZ BE!

Newroz is the symbol of the revolt of the exploited and oppressed peoples against the oppressors and exploiters in the thousands of years of class societies in our geography. Today, it has become the name of the rebellion and resistance of all oppressed peoples, especially the Kurdish people, against the persecution of cruelty, the rebellion of the blacksmith Kawa against the cruel and massacring Dehaks, and the burning of the fires of rebellion in all four corners.

We are welcoming Newroz in a period in which the attacks and massacres of the cruel Dehaks are increasing worldwide and in our geography. We are in a process where the conditions for a new imperialist sharing war are maturing and preparations are being made for it. The increasing rivalry of the imperialist bourgeoisie is triggering conflicts and occupations at the regional level. There are not only rivalries and "trade wars" between the imperialist blocs. The possibility of direct military confrontation is also increasing. As Russia's war of occupation of Ukraine evolves into a "protracted war" war between the imperialist camps, some spokespersons of the bourgeoisie make statements that "we must be ready for war".

The increasing rivalry between imperialist monopolies is increasing the aggression of reactionary forces in our geography. They raise their heads to take advantage of the crisis

pc 23 marzo - Taranto oggi manifestazione: Palestina/contro imperialismo

 

venerdì 22 marzo 2024

pc 22 marzo - Bologna. Studenti caricati dalla polizia,... ormai il governo Meloni/Salvini/Piantedosi ha dichiarato guerra agli studenti che protestano

contestavano la ministra Bernini e gli accordi tra università e Israele

Nella centralissima via Indipendenza di Bologna la polizia oggi ha caricato e spintonato gli studenti universitari da giorni in mobilitazione.

Ieri a Bologna gli studenti universitari avevano protestato davanti al Senato Accademico per chiedere la fine della censura nei confronti di chi si mobilita contro la guerra in Palestina, per pretendere il boicottaggio degli accordi con Israele ed il comparto militare industriale.

Il Senato Accademico si è rifiutato di rescindere gli accordi in ambito militare e bellico, esprimendosi invece con l’ennesima formula vaga e fumosa, ribadendo sostanzialmente la necessità di rispettare le normative ed il codice etico che, per quanto riguarda il dual use, si limita a “minimizzare eventuali danni”…

Vogliamo e pretendiamo un impegno concreto dell’Università che vada a rescindere tutti gli accordi con il Gruppo Leonardo, con la NATO e con i partner del governo sionista di Israele” hanno scritto in un comunicato gli studenti di Cambiare Rotta dell’ateneo bolognese.

Le mobilitazioni nel nostro Paese dimostrano che ottenere il boicottaggio è possibile e possiamo farlo solo tramite la lotta, come è successo ieri al Senato Accademico dell’Università di Torino, dove grazie alla mobilitazione si è riusciti ad ottenere la non partecipazione dell’Ateneo torinese al nuovo bando MAECI di cooperazione tra Italia e Israele”.

Ma oggi a Bologna è arrivata la Ministra Bernini per l’inaugurazione dell’anno accademico e gli studenti si sono mobilitati per farsi sentire, anche a luce delle dichiarazioni della ministra contro studenti e docenti dell’Università di Torino che hanno deciso di interrompere la collaborazione con le istituzioni israeliane.

Il corteo degli studenti arrivato a via Indipendenza ha cercato di raggiungere la sede del Teatro Manzoni dove si svolgeva la cerimonia con la ministra Bernini, ma ha trovato a fronteggiarlo uno schieramento della polizia che ben presto è passato alle vie di fatto caricando e spintonando gli studenti. Il corteo ha ricompattato le file e si è diretto in zona universitaria.

La protesta si è palesata anche all’interno del teatro dove era presente un gruppo di studenti con la bandiera della Palestina. Francesca rappresentante del Consiglio studentesco, è intervenuta poco prima dell’intervento della ministro dell’università, Anna Maria Bernini, con la kefiah al collo. “Da mesi assistiamo alla censura sistemica delle voci provenienti dalla comunità palestinese e di quelle che sono le richieste delle mobilitazioni studentesche” ha denunciato la studentessa.

pc 22 marzo - Iniziative per la Palestina

pc 22 marzo - Migranti sfruttati - Al Jazeera ha ragione... mentre la stampa italiana spesso tace

L'inchiesta di Al Jazeera: «Migranti sfruttati e maltrattati nelle terre di Barolo e Barbaresco»

Nell'inchiesta si racconta, tra le altre, la storia di Sajo, un 36enne del Gambia. Secondo la sua testimonianza sarebbero diversi i lavoratori privi di documenti che lavorano nei vigneti di Barolo e Barbaresco

Lavoratori migranti sfruttati e maltrattati nei vigneti piemontesi dedicati al vino pregiato. La denuncia arriva direttamente da Al Jazeera, la rete con sede in Qatar. Più nello specifico nell’articolo intitolato “Migrant workers exploited, abused in Italy’s prized fine wine vineyards”, dove si racconta, tra le altre, la storia di Sajo, un 36enne del Gambia. Secondo la sua testimonianza sarebbero diversi i lavoratori privi di documenti che lavorano per 12 ore nei vigneti di Barolo e Barbaresco (dove un ettaro fino a 1,5 milioni il prezzo di un ettaro), per una paga che va dai 3 ai 4 euro l’ora. Non solo. L’uomo denuncia anche diversi episodi di razzismo, oltre a condizioni di lavoro definite “disumane”.

Sajo afferma di aver trovato lavoro ad Alba, durante la stagione dell’uva, quando occorre nuova forza lavoro. Appena sceso dal treno venne avvicinato da un uomo, che gli offrì un lavoro nei vigneti con una paga di 3 euro l’ora. Accettò e si stabilì in un piccolo accampamento improvvisato che altri

pc 22 marzo - 23 marzo 1944 - 23 marzo 2024: 80 anni dall’eroica azione dei Gap di via Rasella

Dopo la caduta del regime fascista e la formazione del governo Badoglio a Roma erano confluite alcune divisioni dell’esercito regio: l’8 settembre viene firmato l’armistizio, all’alba del 9 settembre il re, Badoglio e le alte cariche militari abbandonarono la capitale e l’esercito si trovò senza direttive. Una parte di soldati cercò di contrastare l’esercito tedesco e, insieme a civili organizzati dai partiti antifascisti, si attesta a Porta S. Paolo dove si resiste finchè la soperchiante forza militare tedesca ha ragione dei resistenti.

Roma cade sotto il controllo degli occupanti nazisti  che fra il 1943 e il 1944 sottoposero la popolazione a terrore, massacri, torture.

È in questo contesto che si inserisce l’azione di via Rasella: in quell’occasione, i Gruppi di Azione Patriottica riuscirono in una coraggiosa operazione militare che vide l’assalto a un battaglione nazista che marciava nelle strade del centro, portando all’uccisione di 33 soldati delle SS. La rappresaglia nazista a questo evento fu, come tristemente noto, il massacro delle Fosse Ardeatine in cui trucidarono 335 prigionieri. 

Negli anni diversi sono stati i tentativi di criminalizzare l’azione di via Rasella da parte dei revisionisti storici - fino all’ “esternazione” di La Russa dello scorso anno: «Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non».

Sempre, coraggiosamente e coerentemente i gappisti protagonisti dell’azione hanno difeso la Resistenza partigiana e contrastato i tentativi di criminalizzarli. Essi ci hanno lasciato delle pagine memorabili sulla Resistenza romana.

Riprendiamo qui le note biografiche tratte dal sito dell’ANPI di alcuni dei protagonisti:

pc 22 marzo - Controinformazione rossoperaia e Formazione Operaia: strumenti necessari dell'azione dei comunisti oggi (da Controinformazione rossoperaia del 21/03)

per il dibattito tra i compagni, nelle avanguardie operaie, nel movimento per la costruzione del Partito comunista

La stampa economica dei quotidiani di ieri ha riportato che alla Unilever Group da 59,6 miliardi, la nuova dirigenza per conquistare la fiducia degli investitori e recuperare margini di profitto, ha dichiarato l'intenzione di scorporare la sezione gelati, un settore stagionale e con una logistica più complessa. E di preparare un taglio da 7500 posti di lavoro.

Nella sua semplicità questa notizia economico politica apre ad una grande verità che oggi ci è utile per tornare sul fatto che gli interessi dei padroni sono antagonisti, inconciliabili a quelli degli operai, di tutti i proletari. Semplicità naturalmente non vuol dire banale, lo possiamo notare se da un altro punto di vista osserviamo lo stato della classe operaia oggi.

L'individualismo fa danni enormi dentro le fabbriche, un modo di essere e di pensare che gli operai hanno assorbito e che porta a dire: “la lotta mette a rischio il posto di lavoro o il mutuo, devo pensare alla mia situazione”.

Ma è la vita nella società capitalista che è a rischio, quella dovrebbe spaventare. Si muore di profitto, di povertà, per razzismo. Non c'è un settore, un aspetto della vita, lavorativo, sociale, culturale, che le masse popolari attraversano, che si salva, che non sia duro, a rischio spaventoso o sotto attacco della reazione. E oggi ancora di più nella tendenza generale ad un allargamento globale dei conflitti con il nemico di casa nostra, imperialista e moderno fascista, governo Meloni, che ci trascina ogni giorno che passa in queste guerre.

Nelle statistiche per la povertà sono entrati in massa i lavoratori che non ce la fanno più a raggiungere

pc 22 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Palermo: contro guerra e repressione / dalla Fincantieri / parlano le lavoratrici

 

pc 22 marzo - Il sostegno al popolo palestinese e alla sua Resistenza deve continuare (da Controinformazione rossoperaia del 21/03)

Vogliamo mettere al centro alcuni aspetti che ci sono dietro la mobilitazione per la Palestina che si è sviluppata nel nostro paese e che raccoglie tutta una serie di necessità e indicazioni rispetto a quella che è la prospettiva internazionale dei popoli per liberarsi dall'imperialismo contro i piani di guerra e la guerra imperialista e il genocidio che avvengono in Palestina, ma che avvengono anche in altri paesi, dove ci sono, e si sviluppano, le guerre popolari.

La Palestina è un'opportunità per i proletari, per le forze comuniste ed è parte del lavoro che dobbiamo portare avanti anche nel nostro paese per smascherare quello che ci sta dietro, la disumanità di questo sistema imperialista/capitalista che bisogna abbattere perché o socialismo o barbarie.

Ogni giorno la Palestina ci dà questa indicazione. Fino a dove arriva questo sistema imperialista che compie i peggiori crimini e li compie quotidianamente verso le masse, verso i proletari, verso i popoli che rialzano la testa.

Per questo oggi è necessario continuare le mobilitazioni contro il genocidio del popolo palestinese. E non bisogna mai perdere di vista - e dimenticare – il perché avviene questo genocidio da parte di Israele e della copertura dell'imperialismo principalmente USA, ma anche la complicità di tanti altri paesi imperialisti, tra cui il nostro governo.

Questo genocidio avviene come una risposta all’azione della resistenza del 7 ottobre. Il 7 ottobre ha

pc 22 marzo - Scritti e interventi sulla Comune di Parigi a base del discorso di proletari comunisti in occasione dell'anniversario del 18 marzo - 1

"Il suo vero segreto fu questo: che essa fu essenzialmente un governo della classe operaia...

... il prodotto della lotta di classe dei produttori contro la classe appropriatrice, la forma politica finalmente scoperta, nella quale si poteva compiere l'emancipazione economica del lavoro... La Comune doveva dunque servire da leva per svellere le basi economiche su cui riposa l'esistenza delle classi, e quindi del dominio di classe. Con l'emancipazione del lavoro tutti diventano operai, e il lavoro produttivo cessa di essere un attributo di classe". (Karl Marx - "La guerra civile in Francia").

Il 18 marzo del 1871 nasceva la prima grande esperienza di potere del proletariato, la Comune di Parigi. La Comune di Parigi è durata due mesi e dieci giorni, dal 18 marzo al 28 maggio, ma questi due mesi hanno segnato tutta la storia dell'umanità.

Marx ne “La guerra civile in Francia”. Scrive alla fine: “Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno, come l'araldo glorioso di una nuova società. I suoi martiri hanno per urna il grande cuore della classe operaia. I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti”.

La Comune di Parigi per essere sconfitta ci volle un intero esercito, giorni e giorni di massacri. Ci furono più di 30 mila comunardi uccisi e tra questi anche tante donne e bambini. Seguirono 45mila arresti, decine di migliaia di condanne - molte trasformatisi in uccisioni - e di deportazioni, mentre migliaia di parigini fuggirono all'estero. In quei giorni ci fu un fiume di sangue che scorreva nelle strade.

Ma Lenin dice: "Il ricordo dei combattenti della Comune è onorato non solo dagli operai francesi, ma anche dal proletariato di tutto il mondo, perché essa non combattè per un obiettivo locale o strettamente nazionale, ma per l'emancipazione di tutta l'umanità lavoratrice, di tutti gli umiliati e offesi. Come combattente d'avanguardia della rivoluzione sociale, la Comune ha conquistato la simpatia in tutti i

pc 22 marzo - Massimo sostegno alla decisione dell'università di Torino per il blocco della collaborazione con Israele - info

Guerra a Gaza, l'Università di Torino blocca il bando di collaborazione con Israele. Meloni: «Scelta preoccupante»

L’ateneo è il primo a sospendere la collaborazione con le realtà accademiche israeliane ma precisa: lo stop è solo al bando Maeci, le altre attività continuano. Parziale vittoria per i collettivi studenteschi che hanno bloccato la riunione del Senato accademico. Sette ottobre: «Gravissimo»

«Considero preoccupante che il Senato accademico dell'Università di Torino scelga di non partecipare al bando per la cooperazione scientifica con Israele. E lo faccia dopo un'occupazione da parte dei collettivi. Se le istituzioni si piegano a questi metodi rischiamo di avere molti problemi». Sono le parole della premier Giorgia Meloni alla Camera, durante la replica nel dibattito sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo

Bloccato il bando di collaborazione con Israele

Cosa è successo. L’ateneo di Torino, primo a livello italiano, ha deciso di sospendere la collaborazione con le realtà accademiche israeliane. «Il Senato dell’Università ritiene non opportuna la partecipazione al bando del Ministero degli Affari Esteri (Maeci), visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza». La comunicazione si configura come una parziale vittoria per i collettivi studenteschi che hanno prima bloccato la riunione dei senatori e poi ottenuto un’assemblea pubblica per discutere la loro richiesta di boicottaggio di tutte le intese con le università israeliane. Dopo una lunga discussione, i vertici dell’ateneo hanno deciso di approvare un documento che di fatto chiude le porte ad un unico bando, quello pubblicato recentemente dal Maeci che mira a finanziare progetti congiunti di ricerca tra

giovedì 21 marzo 2024

pc 21 marzo - Formazione operaia - l'azione nella classe e la posizione di classe nei movimenti - Lenin "Che fare?"

Lenin dice che per sviluppare la coscienza politica del proletariato bisogna portare nella classe operaia la denuncia di ogni manifestazione di arbitrio e oppressione.

Ma naturalmente, si pone subito dopo il problema "Come farlo? Abbiamo forze sufficienti per farlo? Esiste un terreno per questo lavoro in tutte le altre classi? Non significherà questo o non porterà questo ad una rinuncia al punto di vista di classe?".

Domande ancora più giustificate se guardiamo ad oggi, alle condizioni di organizzazione, numeri e quadri dell'organizzazione comunista, e in particolare della nostra. Domande a cui la risposta facile che viene è No.

Ma la risposta di Lenin è invece altra. Parte dall'assunto che i comunisti sono innanzitutto "teorici... propagandisti, agitatori e organizzatori". E aggiunge: "ma si fa molto poco in questo senso. Troppo poco rispetto a quanto si fa per lo studio delle peculiarità della vita di fabbrica", anzi - diciamo noi - dell'attenzione che si presta alla vita e alle lotte degli altri settori di lavoratori. Lenin insiste che ci sono

21 marzo - Solidarieta' ai compagni di Antudo colpiti dalla repressione di Stato - giù le mani da chi lotta contro i padroni e il governo della guerra imperialista

LA QUESTURA DI PALERMO HA EMESSO TRE MISURE CAUTELARI RESTRITTIVE VERSO 3 COMPAGNI MILITANTI DI ANTUDO

“Una custodia cautelare in carcere e due obblighi di firma con accuse di atto terroristico e istigazione a delinquere per aver diffuso un video di un'iniziativa simbolica di protesta avvenuta alla sede della Leonardo SPA di Palermo nel novembre 2022 a tre militanti di Antudo. Oggi anche in Sicilia chi svela i piani criminali del governo italiano e delle sue fabbriche di morte viene represso e privato della sua libertà, mentre i responsabili dei massacri e del genocidio in atto a Gaza si riempiono le tasche con i grassi profitti dell'industria bellica. Libertà per chi lotta contro la guerra, Leonardo complice del genocidio!” (dal comunicato di Antudo).

MASSIMA SOLIDARIETÀ AI COMPAGNI COLPITI DALLA REPRESSIONE DI STATO
GIÙ LE MANI DA CHI LOTTA CONTRO LE FABBRICHE DI MORTE E DELLA GUERRA IMPERIALISTA.

Per il governo italiano, guidato dalla fascista Meloni, la Leonardo spa non si deve toccare. La Leonardo Spa, come si è denunciato con forza in questi mesi di manifestazioni, di protesta, a Palermo, davanti la fabbrica Leonardo con la

pc 21 marzo - Meloni in Egitto: i piani dell'imperialismo italiano e il ruolo di al Sisi al servizio dell'imperialismo (da Controinfo rossoperaia del 20/03)

Il Mediterraneo, l’Africa e il Medioriente sono l’altro fronte di guerra acceso dalla contesa interimperialista, con le truppe militari dei governi imperialisti sul terreno a rafforzare l’asse del terrore, assieme al loro alleato sionista, contro i popoli arabi con al centro la Palestina.

Questo fronte di guerra è strategico per lo Stato imperialista italiano, ce lo stanno ripetendo fino alla nausea i governi e i cosiddetti “analisti” vicini all’apparato militare-industriale Italiano, e il governo Meloni/Crosetto/Tajani è proprio sull’interventismo imperialista italiano che punta molto, la Meloni lo ha gonfiato talmente tanto da spingere la stampa asservita a battezzarlo “piano Mattei”, a dargli così una veste apparentemente strategica per nascondere invece la realtà fatta di respingimenti appaltati ai governi reazionari, di profitti derivati dalla rapina delle risorse energetiche e dalle merci che transitano nell’area, di imposizione del tallone di ferro degli eserciti imperialisti per schiacciare le aspirazioni dei popoli e dominare il commercio mondiale che transita nel Mar Rosso.

La presidenza italiana nel G7 e le elezioni europee sono un passaggio ulteriore per tutti i governi e i partiti

pc 21 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Ancora su Palestina - Situazione nelle fabbriche - L'importanza della Formazione Operaia

 

pc 21 marzo - Uscito il nuovo foglio del Mfpr: la grande mobilitazione del 8-9 marzo

 Scaricatelo, diffondetelo, fatelo circolare anche via internet


pc 21 marzo - l'Europa imperialista sceglie la via della guerra imperialista mondiale e la prepara con l'economia di guerra


Non c'è molto da aggiungere, spiegare di fronte alle gravi affermazioni del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel - che riportiamo di seguito - che parla di "economia di guerra" e se vogliamo la pace devi fare la guerra.
Certo, siamo in periodo di elezioni europee e i toni si fanno volutamente forti per raccogliere consensi, ma le dichiarazioni fatte da Charles Michel vanno insieme a fatti e altre dichiarazioni: ieri la Ue ha deciso una nuova dotazione di 4,5 miliardi all'Ucraina, primo pacchetto di 50 miliardi; Macron ipotizza anche l'invio di propri soldati in Ucraina; si annuncia il raddoppio entro fine 2025 dell'attuale produzione militare...  

Si preannuncia, di fatto, un'estensione della guerra, almeno in Europa, in nome della "nostra propria sicurezza".

Che significherebbe "economia di guerra", quali effetti sarebbero per le masse? Significherebbe concentrare parte dell'economia, fondi, produzione, risorse nella produzione militare; si parla di "beni a duplice uso" cioè beni che pur nati per uso civile, per la medicina, la ricerca scientifica, ecc., possono essere utilizzati per scopi militari; quindi spostare finanziamenti del governo verso missioni militari e armamento, togliendoli sempre più a fondi per il lavoro, il reddito, i servizi sociali, la salute, la scuola, ecc.

La "sicurezza" di cui parla è quella dei imperialisti, non certo quella delle masse popolari che verrebbe, proprio da quest'estensione degli interventi messa a rischio. E che non si tratti di "difesa" lo dice lo stesso Commissario quando dichiara che per la prima volta nella storia della UE verranno consegnate armi letali all'Ucraina.

La chiusura di questo scritto di Charles Michel è altrettanto inquietante. Scrive: Questa battaglia richiede una leadership forte: per mobilitare i nostri cittadini, le nostre imprese e i nostri governi...". Che significa "leadership forte"? Se non la dichiarazione chiara che guerra e governi di moderno fascismo.

Charles Michel: "Se vogliamo la pace dobbiamo prepararci alla guerra" - Gentiloni: "Bisogna sbrigarsi". 

"...l vento sta cambiando, perlomeno nelle intenzioni di Bruxelles e di un ampio fronte di capitali, unite nel convincimento che una nuova corsa alle armi è cominciata. E che, quindi, anche la Banca europea... debba adesso indossare l’elmetto e finanziare progetti per la difesa: il pressing è oggetto di una lettera firmata ieri da 14 Paesi, tra cui Italia, Francia e Germania....

...Come finanziare la nuova difesa comune, però, ancora non si sa. Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni parla di possibile nuovo debito comune..."

Dall’intervento di Charles Michel Presidente del Consiglio europeo

"...La Russia rappresenta una seria minaccia militare per il nostro continente europeo e per la sicurezza globale. Se la riposta dell’Ue non sarà adeguata e se non forniamo all’Ucraina sostegno sufficiente per fermare la Russia, saremo i prossimi.

Dobbiamo quindi essere pronti a difenderci e passare a una modalità di «economia di guerra». È

pc 21 marzo - Egitto e Palestina - quello che si appresta al Valico di Rafah

Un’isola di deserto chiusa da un muro: l’Egitto si prepara all’esodo palestinese

A febbraio, su ordine delle forze armate egiziane, un’area di 16 chilometri quadrati lungo il confine con Gaza è stata spianata. In corso anche la costruzione di una barriera in cemento. Il Cairo nega, ma il timore è che il paese si prepari all’arrivo di centinaia di migliaia di sfollati palestinesi.

Dai gabbiotti di cemento lungo il muro che separa Gaza dall’Egitto due soldati egiziani fanno segno di non scattare foto ai mezzi da lavoro. Al valico di Rafah, accanto all’ingresso per i camion umanitari, c’è una ruspa. Altri mezzi si intravedono nei campi vicini.

Appena un chilometro a sud del valico, a inizio febbraio è scomparsa un’intera zona agricola: un rettangolo imperfetto, quattro chilometri per quattro, per un totale di 16 km quadrati, alla frontiera. È come se la tagliasse in due: un pezzo corre lungo l’estremo sud di Gaza, un altro pezzo lungo il territorio israeliano.

Le immagini, disponibili grazie a Copernicus, cuciono insieme tre mondi antitetici: il Sinai semidesertico, militarizzato da un decennio di regime di al-Sisi; il sud di Israele, tasselli di campi

pc 21 marzo - ANTISIONISTA NON E' SINONIMO DI ANTISEMITA - Ignoranti...

L’edizione di domenica diciassette marzo della cloaca massima dello pseudo giornalismo italiano d’accatto, il Giornale, contiene un articolo dove – com’è da sempre costume di questo covo di buzzurri ignoranti che si pretendono giornalisti soltanto perché in possesso della tessera dell’Ordine – fa volutamente confusione tra due termini soltanto apparentemente sinonimi.

Nell’affanno di cercare un motivo per dipingere i nemici della “sinistra”, in questo caso i giovani che frequentano le Università italiane, come odiatori seriali incapaci di dialogare con coloro che la pensano diversamente da sé, si cimentano nel giochino di parificare l’antisemitismo con l’antisionismo, dando persino voce a tale Alessandra Veronese, docente di storia medievale presso l’Università di Pisa.

Costei afferma: «Il conflitto ha creato un clima di odio verso gli studenti ebrei e israeliani. Frasi ostili, apprezzamenti ostentati per il massacro del 7 ottobre. Molti cominciano ad avere paura, paura ad andare in giro con la kippah o con la stella di David, e qualcuno consiglia loro di dissimulare, per ragioni di sicurezza, la propria identità. Caccia al sionista? Sì, si può dire qualcosa del genere».

A parte il fatto che il così detto conflitto tra l’entità sionista e la Resistenza palestinese non è affatto una guerra, ma un vero e proprio genocidio, colpisce il fatto che una persona che dovrebbe essere di cultura confonda l’antisionismo con l’antisemitismo; nessuno, almeno a sinistra, nega il diritto di esistere ai discendenti di Sem in quanto professanti la fede ebraica: è il sionismo ad essere esecrato, in quanto movimento razzista che pretenderebbe che la Palestina fosse esclusivamente nelle sue mani, cacciando tutti coloro che la pensano diversamente.

Bosio (Al), 21 marzo 2024

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova

pc 21 marzo - Elezioni... di buone intenzioni è lastricato l'inferno

I cazzari elettoralisti e riformisti della 'sinistra opportunista' aspiranti parlamentari 

"Le elezioni possono, se opportunamente utilizzate, divenire strumento per la riorganizzazione della sinistra e per la costruzione di un progetto alternativo di società" -  Tenuto conto che secondo Stamegna... le sfide elettorali sarebbero "Attualmente l’unico campo su cui muoversi,* membro del Coordinamento nazionale di Potere al Popolo

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Le elezioni possono essere il passaggio per la trasformazione sociale?

* membro del Coordinamento nazionale di Potere al Popolo

Le elezioni politiche si inquadrano oggi come mera affermazione di rapporti di forza interno a gruppi che agiscono in un sistema paralizzato. La finalità non è più quella di una contrapposizione tra visioni e modelli diversi di società, ma solo quella di testimonianza della propria esistenza. Il mondo si muove su interessi particolari a cui ci si sottomette pur di esserci.

Alcune organizzazioni di sinistra, intendendo con queste le piccole formazioni socialiste e comuniste oggi presenti in Italia, che potrebbero costituire la spinta per un rilancio della politica come strumento di cambiamento, continuano a lavorare nella logica delle elezioni e del maggioritario, a cui dicono di opporsi, ma in cui puntualmente ricadono ad ogni tornata elettorale, non comprendendo che non riusciranno ad emergere finché non si porranno come forza alternativa ed indipendente rispetto al quadro politico generale.

Questo non vuol dire rinunciare a partecipare alle sfide elettorali. Attualmente questo è l’unico campo su cui muoversi, ma la partecipazione alle elezioni deve essere inquadrata come una opportunità per

mercoledì 20 marzo 2024

pc 20 marzo - Roma: censura per chi parla di Palestina a scuola - intervista al professore del liceo Righi Roma

di redazione Monitor Roma

 

Professore, ci racconta dei provvedimenti a cui è stato sottoposto?

Sono stato sottoposto a due procedimenti disciplinari: uno da parte della dirigente scolastica, l’altro da parte del ministero, seguito a un’ispezione con una specie d’interrogatorio a scuola. Il primo procedimento si è concluso con una sanzione del tipo “censura”. Attendo ancora l’esito del secondo.

Come si è arrivati al primo procedimento disciplinare?

La censura segue un incontro avvenuto a scuola tra la dirigente scolastica e i genitori di un alunno di cittadinanza italo-israeliana. Questi ultimi lamentavano la mia presunta faziosità sulla questione palestinese e la verbalizzazione nel registro di classe del nome del ragazzo e della sua cittadinanza italo-israeliana.

La cosa in realtà era andata diversamente. A partire dalla seconda settimana di ottobre ho fornito alle mie classi alcuni spunti di riflessione sulla questione israelo-palestinese, con riferimento ai valori educativi dell’uguaglianza degli esseri umani e del ripudio della guerra.

Durante una delle mie lezioni lo studente di cui sopra ha spiegato di essere di religione ebraica e cittadino italo-israeliano e ha chiesto di leggere un documento, da lui elaborato a casa, per illustrare il suo punto di vista sulla questione israelo-palestinese. Come di consuetudine, nel rispetto del diritto di parola di tutti e tutte, e della pluralità dei punti di vista, ho acconsentito alla richiesta del ragazzo.

Al termine della lezione, come di norma, ho verbalizzato sul registro di classe le attività didattiche del

pc 20 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Il viaggio della Meloni in Egitto: interessi imperialisti/sostegnoalla dittatura/blocco dei migranti

 

pc 20 marzo - GENOCIDIO IN CORSO, CONTRO DONNE BAMBINI OSPEDALI E OPERATORI SANITARI, video/testimonianza di un infermiere Partorire a Gaza Nord Gaza: situazione catastrofica

 

Partorire durante la guerra: “Sentivo la mia carne strapparsi”

Le donne di Gaza stanno sperimentando aborti spontanei, nascite senza anestesia, parti prematuri e morti neonatali.

di Eman Ashraf Alhaj Ali (*)

La difficile situazione delle future mamme è uno straziante sottotitolo della più grande tragedia che si sta consumando nella Striscia di Gaza. All’interno dell’enclave assediata, il santuario del grembo materno è diventato un campo di battaglia dove la vita in fiore vacilla sull’orlo del baratro, minacciata dallo stress del conflitto, dallo spettro della fame e dal potenziale omicidio della madre del bambino.

Numerose donne sono arrivate in ospedale morte o morenti, troppo tardi per essere salvate, insieme ai loro bambini“, ha detto al New Arab la pediatra di Medici Senza Frontiere Tanya Haj-Hassan. “Per alcuni, tuttavia, potremmo fare tagli cesarei post-mortem“, risparmiando almeno una delle vite. Secondo The Lancet, si stima che 183 donne partoriscano ogni giorno a Gaza, di cui il 15% ha bisogno di cure mediche a causa della gravidanza o di complicazioni legate al parto.
Però quasi il 40% degli ospedali sono distrutti o funzionanti solo parzialmente e quasi due terzi delle cliniche di assistenza sanitaria di base sono chiuse. Mentre gli ospedali sono sotto pressione sotto il peso della domanda travolgente e delle risorse in diminuzione, le future mamme si trovano di fronte a un terribile dilemma: partorire in mezzo al caos a casa o rischiare il pericoloso viaggio in cerca di assistenza medica. I corridoi delle strutture mediche, un tempo affollati, traboccanti di attesa, ora testimoniano l’agonia silenziosa delle madri che partoriscono tra le macerie, le loro grida attutite dal fragore assordante del conflitto. Il tributo della guerra si estende oltre il regno fisico, infiltrandosi nel tessuto stesso della salute materna: il benessere emotivo delle donne.
Le future mamme come Aya Ahmad devono andare avanti nonostante non sappiano se il loro bambino vive ancora nel loro grembo, dopo che il feto si è improvvisamente calmato.
E Asmaa Sendawi ha recentemente partorito nelle condizioni più precarie. Come crescerà il nuovo bambino?

Ho partorito il mio bambino nel cuore della notte“, ricorda Asmaa. “Era troppo pericoloso camminare per strada e abbiamo provato molte volte a chiamare un’ambulanza. Alla fine, siamo riusciti a prendere un carretto trainato da asini. E ci è voluta un’ora per arrivare all’ospedale più vicino che era ancora funzionante, almeno un po’. Ce l’ho fatta a malapena“.

Le donne che sperimentano complicazioni durante il parto affrontano gravi pericoli.
Khadija Ahmed, 29 anni, è finalmente rimasta incinta dopo 10 anni di costi esorbitanti mentre tentava il trapianto di embrioni. Desiderava ardentemente il giorno della nascita e il momento in cui avrebbe potuto abbracciare il suo bambino. Tuttavia, Khadija ha avuto bisogno di un taglio cesareo e non c’è stata alcuna anestesia. Secondo la CNN, l’anestesia è tra gli articoli più frequentemente rifiutati per l’importazione a Gaza da Israele, insieme a stampelle, ventilatori, macchine a raggi X e bombole di ossigeno.

Potevo sentire il coltello squarciare gli strati del mio stomaco e sentire il suono della mia carne che si strappava. Non riesco nemmeno a descrivere come suona; è paragonabile a nient’altro. Sentivo ogni volta che l’ago mi pungeva la pelle e il filo veniva tirato attraverso“.

Fortunatamente, Khadija è svenuta per il dolore, portando un po’ di sollievo. Il suo bambino è sopravvissuto e sta bene, ma è molto anemica ed esausta. Se sopravvivono a questa prova, le attendono molte nuove paure. The Lancet riporta che molte madri vengono dimesse dall’ospedale entro tre ore dal parto. “Mi sto rifugiando assieme a molti sfollati nelle tende a Rafah, nonostante il clima rigido dell’inverno“, dice Noor Zakari. “Sono preoccupata per la salute del mio bambino appena nato, perché non ci sono abbastanza vestiti o coperte“. “Ogni giorno porta con sé nuovi orrori, nuove tragedie“, riflette Tanya di Medici Senza Frontiere, con la voce carica di dolore. “Stiamo assistendo alla distruzione sistematica di un’intera generazione, una generazione derubata della speranza, dell’innocenza, della vita stessa“.

L’impennata degli aborti spontanei, dei parti prematuri e delle morti neonatali testimonia l’impatto devastante della guerra sui membri più vulnerabili della società. Eppure, la presenza di una nuova vita evoca una speranza che tremola come una candela nel vento, un faro di luce in mezzo all’oscurità che avvolge Gaza. Di fronte ad avversità inimmaginabili, lo spirito indomito delle madri di Gaza sopravvive, a testimonianza del potere duraturo dello spirito umano di perseverare nelle circostanze più difficili. Tra le strade di Gaza cosparse di macerie, le future mamme si aggrappano al più debole barlume di speranza, la loro resilienza è una testimonianza del potere duraturo dello spirito umano di fronte a imperscrutabili avversità. Nei momenti più bui, le loro storie fungono da faro di luce, un promemoria del fatto che anche in mezzo al caos del conflitto, lo spirito umano rimane intatto.

(*) Tratto da We are not numbers.

Mamme in 30 minuti

di Maurizio Debanne – Medici Senza Frontiere

In 30 minuti, a Gaza, una donna che ha partorito naturalmente deve lasciare il suo letto d’ospedale per fare posto alle nuove partorienti. Quando la lista d’attesa non è lunga, le dimissioni avvengono dopo 2 ore. Per il cesareo, le donne devono lasciare l’ospedale dopo solo 2 ore nei giorni più caotici, ma comunque mai oltre le 6. E questo perché a Gaza solo 13 dei 36 ospedali sono ancora parzialmente funzionanti. Ogni giorno, quando cammino per andare in ufficio, non faccio altro che pensare a quanto possano valere 30 minuti…

L’ultima cosa da perdere

La suocera di Noor ha le idee chiare: sua nipote si deve chiamare Salam, perché mai come oggi, da queste parti, c’è bisogno di Pace. Ma Noor non ha ancora deciso, è stanca e pallida. Ha bisogno di assumere ferro e vitamina C. Noor è una delle nostre pazienti in un ospedale a Rafah, appena starà meglio dovrà tornare a vivere nella sua tenda di plastica. La sua vera casa è a Jabalya, nel nord, ma oggi è ridotta a un cumulo di macerie.