Non c'è molto da aggiungere, spiegare di fronte alle gravi affermazioni del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel - che riportiamo di seguito - che parla di "economia di guerra" e se vogliamo la pace devi fare la guerra. Certo, siamo in periodo di elezioni europee e i toni si fanno volutamente forti per raccogliere consensi, ma le dichiarazioni fatte da Charles Michel vanno insieme a fatti e altre dichiarazioni: ieri la Ue ha deciso una nuova dotazione di 4,5 miliardi all'Ucraina, primo pacchetto di 50 miliardi; Macron ipotizza anche l'invio di propri soldati in Ucraina; si annuncia il raddoppio entro fine 2025 dell'attuale produzione militare...
Si preannuncia, di fatto, un'estensione della guerra, almeno in Europa, in nome della "nostra propria sicurezza".
Che significherebbe "economia di guerra", quali effetti sarebbero per le masse? Significherebbe concentrare parte dell'economia, fondi, produzione, risorse nella produzione militare; si parla di "beni a duplice uso" cioè beni che pur nati per uso civile, per la medicina, la ricerca scientifica, ecc., possono essere utilizzati per scopi militari; quindi spostare finanziamenti del governo verso missioni militari e armamento, togliendoli sempre più a fondi per il lavoro, il reddito, i servizi sociali, la salute, la scuola, ecc.
La "sicurezza" di cui parla è quella dei imperialisti, non certo quella delle masse popolari che verrebbe, proprio da quest'estensione degli interventi messa a rischio. E che non si tratti di "difesa" lo dice lo stesso Commissario quando dichiara che per la prima volta nella storia della UE verranno consegnate armi letali all'Ucraina.
La chiusura di questo scritto di Charles Michel è altrettanto inquietante. Scrive: Questa battaglia richiede una leadership forte: per mobilitare i nostri cittadini, le nostre imprese e i nostri governi...". Che significa "leadership forte"? Se non la dichiarazione chiara che guerra e governi di moderno fascismo.
Charles Michel: "Se vogliamo la pace dobbiamo prepararci alla guerra" - Gentiloni: "Bisogna sbrigarsi".
"...l vento sta cambiando, perlomeno nelle intenzioni di Bruxelles e di un ampio fronte di capitali, unite nel convincimento che una nuova corsa alle armi è cominciata. E che, quindi, anche la Banca europea... debba adesso indossare l’elmetto e finanziare progetti per la difesa: il pressing è oggetto di una lettera firmata ieri da 14 Paesi, tra cui Italia, Francia e Germania....
...Come finanziare la nuova difesa comune, però, ancora non si sa. Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni parla di possibile nuovo debito comune..."
Dall’intervento di Charles Michel Presidente del Consiglio europeo
"...La Russia rappresenta una seria minaccia militare per il nostro continente europeo e per la sicurezza globale. Se la riposta dell’Ue non sarà adeguata e se non forniamo all’Ucraina sostegno sufficiente per fermare la Russia, saremo i prossimi.
Dobbiamo quindi essere pronti a difenderci e passare a una modalità di «economia di guerra». È
giunto il momento di assumerci la responsabilità della nostra propria sicurezza. Non possiamo più contare sugli altri o essere in balia dei cicli elettorali negli Stati Uniti o altrove.Dobbiamo rafforzare la nostra capacità, sia per l’Ucraina che per l’Europa, di difendere il mondo democratico. Un’Europa più forte contribuirà anche a rafforzare l’alleanza Nato e potenzierà la nostra difesa collettiva.
Possiamo essere fieri di quanto abbiamo fatto finora, ma c’è ancora molto che possiamo e dobbiamo fare.
In una telefonata a due giorni dall’inizio della guerra il presidente Zelensky ha chiesto all’Ue di inviare armi. Insieme all’Alto rappresentante Borrell ci siamo adoperati con i leader dell’Ue per consegnare armi letali all’Ucraina. Non era mai successo prima nella storia della nostra Unione.
Abbiamo anche intensificato la nostra azione sul fronte militare. Dall’inizio della guerra l’industria europea della Difesa ha aumentato del 50% la sua capacità di produzione ed entro la fine del prossimo anno raddoppieremo la produzione europea di munizioni, portandola a oltre 2 milioni di pezzi.
Dobbiamo fare di più per aiutare l’Ucraina e rafforzare la nostra difesa europea. Dobbiamo essere in grado di parlare non solo la lingua della diplomazia, ma anche quella del potere.
Quest’anno, la Russia dovrebbe spendere il 6% del Pil per la difesa, mentre l’Ue continua a spendere in media meno del 2% del Pil previsto dall’obiettivo della Nato.
Sono decenni che l’Europa non investe a sufficienza nella nostra sicurezza e difesa. Oggi siamo di fronte alla più grande sfida di sicurezza dalla Seconda guerra mondiale, per cui dobbiamo rafforzare la nostra prontezza alla difesa. Per farlo, sarà necessario che il nostro pensiero compia una transizione radicale e irreversibile verso una forma mentis incentrata sulla sicurezza strategica.
Dobbiamo dare priorità all’Ucraina e dobbiamo anche spendere di più, in modo più intelligente e meno frammentato...
Il nostro obiettivo dovrebbe essere di raddoppiare entro il 2030 i nostri acquisti dall’industria europea, così da garantire una maggiore prevedibilità alle nostre imprese. Contratti pluriennali le incentiveranno inoltre ad aumentare la loro capacità di produzione.
Gli investimenti nella Difesa sono costosi, ma senza è impossibile accrescere la nostra produzione in questo settore. Dobbiamo trovare modi per facilitare l’accesso dell’industria ai finanziamenti sia pubblici che privati. Anche l’emissione di obbligazioni europee per la difesa al fine di raccogliere fondi per acquistare materiale o effettuare investimenti nella nostra industria potrebbe rappresentare un mezzo potente per rafforzare la nostra base tecnologica, industriale e di innovazione. Dobbiamo inoltre valutare la possibilità di ampliare il mandato della Banca europea per gli investimenti e adattare la politica di prestiti per consentirci di fare di più a sostegno della nostra industria europea della Difesa, ad esempio cambiando la definizione di beni a duplice uso.
Questa battaglia richiede una leadership forte: per mobilitare i nostri cittadini, le nostre imprese e i nostri governi a favore di un nuovo spirito di sicurezza e di difesa in tutto il continente europeo.
Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra".
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