sabato 12 gennaio 2013

pc 13 gennaio - da la cause du peuple.. manifestazione a parigi per l'assassinio delle tre militanti kurde

Manifestation européenne suite à l'assassinat des militantes kurdes

Suite à l'assassinat de trois militantes kurdes, une manifestation européenne est appelée ce 
samedi 12 janvier 
à 12h 

jeudi 10 janvier 2013

Trois militantes kurdes assassinées à Paris

Ce sont près de 600 personnes qui se sont rassemblées ce matin, à l'annonce de l'assassinat de trois militants kurdes, dans le 10ème arrondissement de Paris. 
 
Fidan Dogan, représentante en France du Congrès national du Kurdistan et permanente du Centre d’Information Kurde, Sakine Cansiz, fondatrice du PKK, parti des travailleurs kurdes interdit en Turquie, et Leyla Soylemez ont été retrouvées mortes, tuées d'une balle dans la tête. 
Manuel Valls s'est déplacé en début de matinée sur les lieux, au Centre d’Information Kurde. La levée des corps a eu lieu en fin de matinée et la foule réunie s’est ensuite dirigée vers l’Institut Kurde de Paris. 





La Cause du Peuple
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pc 12 gennaio - buone notizie dalla francia - liberazione condizionata per Georges Ibrahim Abdallah

il comunicato in francese in via di traduzione

Libération conditionnée de Georges Ibrahim Abdallah

Après l’annonce de la nouvelle de la libération conditionnée de Georges Ibrahim Abdallah, le Collectif pour sa libération a émis un communiqué, que voici ci-dessous :



Aujourd'hui, 10 janvier 2013, la Cour d'appel de Paris a confirmé le jugement du tribunal d'application des peines du 21 novembre 2012 concernant Georges Ibrahim Abdallah.
 

Cette décision positive constitue une étape décisive dans le long combat judiciaire mené par Georges Ibrahim Abdallah pour obtenir sa libération. Celle-ci reste encore suspendue à la signature d'un arrêté d'expulsion par le ministère de l'intérieur avant le 14 janvier. A cette date, Georges Ibrahim Abdallah comparaîtra - une ultime fois - par visioconférence devant le tribunal d'application des peines, qui statuera finalement sur sa sortie de prison et son retour dans son pays, le Liban.
 

Après plus de 28 ans de prison, Georges Ibrahim Abdallah va enfin pouvoir rejoindre sa famille, qui n'a pas été autorisée à le voir durant toute sa détention dans les prisons françaises.
 

Ces 28 ans d'emprisonnement ont reposé, rappelons-le, sur une machination politico-judiciaire, reconnue depuis par certaines des plus hautes personnalités de l'État. Ces années de détention ont été prolongées par l'acharnement des gouvernements successifs, alors que Georges Ibrahim Abdallah était libérable depuis 1999.
 

Mais ces 28 ans de prison ne sont pas parvenus à briser la résistance de notre camarade, qui n'a jamais renié son engagement politique communiste durant ces longues années et qui n'a jamais failli dans la solidarité qu'il a toujours exprimée à l'égard des peuples en lutte, avec le peuple palestinien tout d'abord.
 

C'est cette force de résistance de Georges Ibrahim Abdallah qui a stimulé le mouvement de soutien exigeant sa libération, dont les manifestations se sont multipliées ces derniers temps, non seulement au Liban et partout en France, mais aussi en Belgique, en Tunisie, en Allemagne...
 

Nous sommes fiers d'avoir lutté aux côtés d'un camarade aussi digne et résolu dans son combat contre l'impérialisme et le sionisme, pour la liberté.

 

Collectif pour la libération de Georges Ibrahim Abdallah

Paris le 10 janvier 2013


pc 12 gennaio - buone notizie dalla spagna - liberato Alfon

Venerdì 11 Gennaio 2013 14:37

Liberato Alfòn, l'ultimo detenuto del 14N spagnolo ancora in carcere

  • altDopo quasi due mesi di detenzione nel carcere di Soto del Real, il 9 gennaio Alfòn (arrestato durante la giornata di sciopero del 14 novembre a Madrid) è stato rimesso in libertà.
    Alfòn era stato fermato nel quartiere di Vallekas la mattina del 14N assieme ad altre 15 persone ma era l’unico a trovarsi ancora in carcere; le accuse con cui la polizia lo aveva posto in stato di fermo erano quelle di detenzione di esplosivi, rivelatesi da subito del tutto infondate già a partire dalla perquisizione nell’abitazione di Alfòn.
    Nonostante l’assurdità della vicenda e l’inesistenza delle accuse a suo carico, ancora un paio di settimane fa il Tribunale aveva confermato la scelta di trattenerlo in carcere, dov’era tra l’altro sottoposto al regime ‘FIES’, che prevede restrizioni molto pesanti e viene applicato ai detenuti considerati più pericolosi e a rischio di evasione.
    Due giorni fa Alfòn ha potuto finalmente abbandonare la sua cella di Soto del Real; alla notizia della sua imminente liberazione decine di persone hanno deciso di raggiungere il carcere, dove il giovane di Vallekas, uscito intorno alle ore 18, ha trovato ad attenderlo una folla di solidali.
    Già a partire dal giorno successivo all’arresto, l’eco del caso di Alfòn aveva portato moltissime persone a dar vita a mobilitazioni e progetti volti a portargli solidarietà ed appoggio e a chiederne l’immediata liberazione, mentre sabato prossimo ci sarà un’intera giornata di iniziative con l’obiettivo di raccogliere fondi per le spese legali che Alfòn dovrà affrontare.
    A breve, infatti, si aprirà il processo a suo carico, sebbene il giovane non sappia ancora quali siano i reati di cui è accusato, a dimostrazione, una volta di più, di quanto questa vicenda sia espressione di un accanimento giudiziario infondato e dovuto alle forme di repressione preventiva messe in campo dalla polizia spagnola nella giornata del 14N.

    pc 12 gennaio - cariche e manganellate a Niscemi

    NoMuos: manganellate e cariche nella notte per l'arrivo della gru


    nomuos 3Stanotte i poteri forti di questo paese sono andati all'attacco dei diritti della popolazione di Niscemi e di chiunque lotti per la salute, il territorio, la pace e l'autoderminazione. Con un colpo di mano, utilizzando l'unica forza che conoscono e sanno esercitare ogniqualvolta si vogliano letteralmente calpestare i diritti delle persone, quella dei manganelli e delle cariche, le forze dell'ordine sono riuscite a forzare il presidio dei comitati NoMuos e a far entrare la maxi-gru (mezzo necessario al montaggio delle mega-antenne della vergogna) all'interno della base militare americana. Nonostante la risposta data dalla popolazione all'immediato allarme dei presidianti (che intorno a mezzanotte avevano saputo del possibile arrivo) sia stata importante, l'imponente schieramento di mezzi di polizia che scortavano la gru è riuscito a forzare i blocchi stradali effettuati dai manifestanti nella notte. Tutto ciò solo dopo aver militarizzato la zona con numerosissimi posti di blocchi impegnati ad impedire l'arrivo degli attivisti delle zone limitrofe a Niscemi. Concluso, purtroppo, il braccio di ferro notturno con l'ingresso del mezzo nella base i NoMuos comunque non demordono e sono decisi a rilanciare ulteriori momenti di lotta. Già oggi pomeriggio si terrà un'assemblea dei comitati NoMuos.

    Di seguito il report della nottata appena trascorso scritto ed inviato proprio dal presidio NoMuos di C.da Ulmo (Niscemi).

    REPORT NOTTE DEL 10-11 gennaio 2013: Niscemi INVASA da centinaia di forze di polizia. Con inaudita violenza sono stati rimossi i blocchi dei manifestanti per il passaggio del convoglio con i mezzi per il montaggio delle antenne MUOS.

    Alle 22,30 della sera del 10 gennaio é stato avvistato il convoglio con 4 camion e 2 gru della ditta COMINA scortati da numerosi reparti d'assalto di Polizia e Carabinieri lungo la Statale Catania-Gela. Il convoglio partito da Belpasso per evitare il transito attraverso la città ha proseguito lungo la SS115 per poi risalire da C.da Terrana a sud della base militare di Niscemi.

    Alle ore 00.30 gli occupanti del presidio, situato a Nord della base per timore di non riuscire ad impedire il passaggio del convoglio si sono mobilitati e diretti in C.da Terrana.

    Nelle stesse ore Niscemi veniva invasa da decine di truppe di Polizia e Carabinieri che hanno effettuato innumerevoli posti di blocco nei punti nevralgici di transito verso la base militare, non permettendo il passaggio delle persone, creando numerose difficoltà anche ai residenti che alle prime ore del giorno si recavano al lavoro.
    Cio' nonostante, numerosi attivisti e cittadini (allertati da internet e SMS) si sono recati in C.da Ulmo ma le forze di polizia schierate presidiavano tutti gli accessi ed hanno impedito a tutti di proseguire in direzione del convoglio, né di accedere al presidio di C.da Ulmo. Solamente gli attivisti che già si trovavano al Presidio di C.da Ulmo sono riusciti a raggiungere il convoglio in C.da Terrana.

    All'1.30 del mattino, in C.da Gallo (al bivio tra il borgo di S.Pietro e Caltagirone) si è tenuto un primo blocco da parte del Comitato NO MUOS di Niscemi unitamente ad alcuni membri di altri Comitati che sono riusciti a sopraggiungere nel frattempo da altre città. Le forze di polizia in tenuta anti-sommossa hanno reagito duramente e con violenza. Hanno effettuato alcune cariche, ma nonostante l'impeto dei poliziotti i manifestanti sono riusciti a resistere ai blocchi sotto le manganellate per alcune ore.

    La dinamica del blocco è stata estremamente dura, i manifestanti ripetutamente si opponevano con il corpo al passaggio dei mezzi pesanti in maniera pacifica, ma le forze dell'ordine, incitate dai capi dell'operazione, non rinunciavano ad utilizzare le maniere forti per rimuovere fisicamente gli attivisti con numerose cariche. Il convoglio alle 3.30 dopo ore di resistenza è riuscito a passare e a proseguire lungo la Strada Provinciale che porta alla base militare. Dopo aver superato il primo blocco alcuni reparti hanno impedito ai manifestanti di spostarsi per almeno un paio d'ore, assicurandosi che non riuscissero a raggiungere altri manifestanti che nel frattempo arrivavano dalla città.

    Altri attivisti che arrivavano dalla Città sono riusciti a superare i posti di blocco e a raggiungere la Strada Provinciale in posizione utile per effettuare un presidio per impedire il passaggio del convoglio.

    Alle ore 4. 00 circa nei pressi di C.da Vituso (lungo la S.P. Niscemi-Caltagirone) viene effettuato un secondo blocco stradale in maniera pacifica e civile. Nonostante che l'opposizione fisica dei manifestanti fosse del tutto serena, le centinaia di forze dell'ordine che scortavano il convoglio, anche questa volta non hanno esitato ad utilizzare le maniere forti per rimuovere fisicamente i singoli manifestanti.

    Dunque, dopo ore di resistenza civile, il convoglio è riuscito alla fine ad accedere alla base militare intorno alle 4.30 scortato e protetto da centinaia di agenti di Polizia e Carabinieri.

    Alle ore 5.30 i manifestanti sono riusciti a ritornare al presidio di c.da Ulmo ed hanno indetto un'assemblea immediata ed urgente, dopo un breve dibattito si è deciso di allertare ed informare la città di Niscemi del grave fatto accaduto. Alle ore 6.00 presso il Largo Spasimo si è tenuto un breve comizio rivolto ai niscemesi che si recavano al lavoro nelle campagne.

    Il presidio di C.da Ulmo denuncia il grave fatto accaduto questa notte, un invasione armata da parte dello Stato ha di fatto impedito l'esprimersi del territorio. Con la forza lo Stato ha voluto impedire che la popolazione che ospiterà questa installazione decida se accettare o meno il prezzo da pagare in termini di salute, pace e inquinamento. “E' un atto di prepotenza inaudita, che tuttavia non ci indebolisce” - dicono gli attivisti del presidio - “Il passaggio di questo convoglio non è una sconfitta ma l'inizio di una nuova fase della resistenza all'installazione del MUOS. Verrà probabilmente indetta a breve una grande mobilitazione per portare la questione alla ribalta nazionale”.

    E' convocata per domani 12 gennaio alle ore 15.00 un'assemblea generale del coordinamento regionale NO MUOS dove verranno decise le prossime mosse delle azioni di contrasto all'installazione.

    Ore 8.35 – Presidio NO MUOS di C.da Ulmo

    pc 12 gennaio - il Movimento No Tav risponde ai cacciatori di voto



    GIÙ LE MANI DALLA VALSUSA! GIÙ LE MANI DAL MOVIMENTO NO TAV!

    Comunicato Stampa – Per chi ancora non lo sapesse, per chi fa finta di non saperlo, per chi cerca di metterci il cappello, diciamo per l’ennesima volta che il Movimento No TAV è un movimento trasversale APARTITICO ma non apolitico, un movimento di base fatto dalla gente e che rispetta tutte le idee della gente senza guardare né da dove provengono né chi votano o chi hanno votato (unica discriminante: l’antifascismo e l’antirazzismo).
    Nel Movimento No TAV convivono, collaborano e si rispettano tutti: dai cattolici agli anarchici, dai buddisti agli agnostici, dagli iscritti ai partiti a coloro che non hanno mai votato in vita loro.
    Ogni No TAV (come persona, mettendoci la sua faccia) ha diritto di fare propaganda per il suo sport preferito, per la sua squadra del cuore o per il partito che più gli aggrada e che vorrebbe vedere al governo, ma il Movimento No TAV è al di fuori da queste passioni.
    Per il Movimento No TAV non esistono governi amici (l’esperienza insegna).
    In compenso il Movimento No TAV ha buona memoria e non dimentica e non perdona:
    - chi ha firmato il dodecalogo[1],
    - chi ha rifinanziato le missioni di guerra,
    - chi ha mentito spudoratamente in Parlamento[2] e
    - chi (per primo) ha promesso di mandare le truppe di occupazione in Val di Susa[3].
    Pertanto il Movimento No TAV diffida qualunque partito e i suoi sostenitori a utilizzare il suo nome per la propria propaganda elettorale.
    Chi lo fa, lo fa in modo fraudolento, scorretto e ignobile.
    IL MOVIMENTO NOTAV

    pc 12 gennaio - Università di Napoli .. borse di studio scippate



    Idonei non beneficiari: ma le borse di studio le dobbiamo scippare?

    E-mail Stampa PDF
    Da anni, ormai, è sotto gli occhi di tutti, soprattutto degli studenti, che l’università, lungi dall'essere un'isola felice staccata dal resto della società in cui viviamo, si trasforma, evolve - o, per meglio dire, involve - con essa, assecondando le esigenze del mercato e del capitale e rispondendo, in ogni sua rimodulazione, alla sola logica del profitto.
    In un momento di crisi come quello che attualmente viviamo, anche il mondo della formazione non viene risparmiato da misure che hanno come unico obiettivo quello di renderla quanto più “produttiva” possibile riducendo al minimo la spesa di denaro pubblico: ecco spiegati i test d’ingresso, i tagli a corsi ritenuti “inutili”, gli accorpamenti di facoltà ed atenei, la mancanza pressoché totale di servizi e diritti ormai solo formalmente garantiti agli studenti a fronte di tasse che continuano ad aumentare
    (vedi quella regionale per il diritto allo studio o l'aumento provocato dai tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario degli atenei contenuto nell'ultima legge di stabilità) e che non fanno altro che accentuare, all'interno del comparto universitario, una selezione di classe sempre più stringente. Negli atenei campani, ritenuti non virtuosi, spendaccioni e da quest'anno anche a rischio default, oltre alle mense e agli alloggi studenteschi da sempre quasi totalmente assenti o comunque  presenti in numero insufficiente, è diventata estremamente familiare, purtroppo, per gli studenti, la figura dell' “idoneo non beneficiario”. Dietro questa assurda dicitura in realtà ci sono migliaia di studenti che, pur rientrando pienamente nei parametri di reddito e merito necessari per ricevere la borsa di studio, non la ricevono per mancanza di fondi.
    Quest'anno, però, è stato forse toccato il fondo: tra gli immatricolati della Federico II (gli studenti del primo anno sia per la triennale che per la Magistrale) che hanno fatto domanda per la borsa, 2790 sono risultati idonei, ma solo 499 (circa il 17%!) la percepiranno effettivamente!
    Sappiamo benissimo che qualunque schieramento uscirà vincitore dalle prossime elezioni e succederà al governo Monti, sia esso di centro-destra o di centro-sinistra, non migliorerà in alcun modo la situazione. Abbiamo imparato a nostre spese cosa si cela dietro la retorica che parla di merito, di fondi alle università “migliori”, di poli d'eccellenza, di un sistema formativo che deve prendere a modello quello tedesco o quello inglese: addio all'idea di un'università di massa, accessibile a tutti, e solo miseria, sfruttamento, sacrifici che non siamo più disposti a sopportare!
    Che sia l'inizio dell'autunno o della primavera non importa: se vogliamo realmente riuscire a cambiare le cose dobbiamo istruirci, agitarci e organizzarci!
    “Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza”.

    I DIRITTI NON SI MERITANO, SI CONQUISTANO!

    pc 12 gennaio - manifestazione contro gli arresti a padova

    Questa mattina a Padova centinaia di studenti e attivisti dei movimenti sociali si sono concentrati con un presidio di massa davanti al Tribunale dove erano previsti i primi interrogatori a carico dei compagni colpiti dalle misure cautelari per le manifestazioni del 14 novembre scorso, in occasione dello sciopero europeo. Una piazza gremita di persone solidali verso i compagni.
    Intorno alle 10.30, dopo diversi interventi al megaofono davanti al tribunale, il presidio si è trasformato in corteo che  ha attraversato le vie del Portello è poi arrivato fino alla rotonda della Stanga e si è sciolto poi in Porta Portello.

    pc 12 gennaio - kurdi in piazza contro il crimine dello stato turco

     Kurdi in piazza: giustizia contro la trama omicida

    Col passare delle ore cresce la mobilitazione dei curdi in Europa. E si precisano i sospetti su esponenti dell'ultradestra turca presenti a Parigi.


    I kurdi chiedono di far luce su chi ha armato la mano omicida contro le proprie rappresentanti e manifestano in molte capitali dov’è presente la comunità. A Parigi l’appuntamento è per le 12 in Place de la Bastille, a Roma dalle 10 alle 14 a piazza Farnese davanti allo storico Palazzo sede dell’Ambasciata di Francia. La scelta è direttamente simbolica, viene lanciata una chiamata di correo al governo Hollande e al Ministero dell’Interno che non ha provveduto a prevenire l’odioso attentato vigilando sulle strutture della comunità. Le indagini prendono in considerazione molte le piste e le più svariate ipotesi. Fra quest’ultime una porta dritto a certe componenti dell’ultradestra turca presenti in territorio francese che fanno della capitale un abituale luogo di ritrovo e d’azione. Si tratta di rodati appartenenti alla struttura dei “Lupi grigi” e non solo. Ora la denominazione è quasi caduta in disuso, si mascherano in vari Paesi dell’Unione Europea dietro la sedicente “Federazione dei Turchi”. La struttura s’è costituita in Francia, Germania, Belgio, Austria, Danimarca, Olanda, Svizzera ricalcando la strada della storica migrazione da lavoro del popolo turco. Ma il “lavoro” di anziani e nuovi militanti ha scopi che rasentano l’eversione e in altre epoche l’hanno praticata. Quella Federazione mostra ben poco di federativo, nel migliore dei casi si tratta d’un organismo paneuropeo che esalta uno sfrenato nazionalismo.
    Arpacik segnalato

    Peraltro a “place Beauvau” molti di questi signori sono conosciuti, seguiti, schedati. Si chiamano Cemal Çetin, Aytekim Kiraç, Nihat Bozdac, Ersan e Tayfur Tastan, Yusuf Ziya Arpacik. Quest’ultimo ha alle spalle un perfetto curriculum paramilitare formandosi come squadrista e poi guardiaspalle del leader del Milliyetçi Hareket Partisi. Diventa quindi miliziano in Azebaijan poi combatte gli armeni del Karabakh. S’è ripetuto in Iraq con bande ultrazionaliste a Kirkouk. Certo il personaggio s’aggira attorno ai cinquantacinque anni, vive di ricordi postando su You Tube talune tardo comparsate dall’Iraq di questo tenore http://www.indirvideo.net/yusuf-ziya-arpacik-hq--319949.html . Però fu coinvolto nel caso Ergenekon e ha avuto un ruolo non secondario nell’attentato al Consiglio di Stato compiuto nel 2006 col colonnello Muzaffer Tekin. Se un pezzo dell’Intelligence appartenente allo “Stato profondo” si serva ancora di uomini come Arpacik non è dato sapere. Magari non per fare il killer visto che, anche grazie all’autopubblicità, l’ex ‘lupo grigio’ è ultra conosciuto oltreché ultra nazionalista. Comunque questa rete parigina può aver fornito appoggi e informazioni. Un’emittente della “Federazione dei Turchi” molto attiva nella propaganda, Radio Mit che sta per ‘Made in Turkey’, viene indicata come una strumento lobbistico con cui l’organismo cura operazioni garbate di reclutamento e avvicinamento a determinati obiettivi politici. L’uso dell’acronimo (Mıt è la sigla deli Servizi di Ankara) non sembra totalmente casuale.



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    pc 12 gennaio - ALL' EURECO COME ALLA THYSSEN: SI BRUCIANO LE VITE OPERAIE IN NOME DEL PROFITTO E DELL' ILLEGALITA' DEI PADRONI, COPERTE DALLE CONNIVENZE POLITICHE!*


    MERCOLEDI' 16 GENNAIO H. 9.00
    in concomitanza con l'udienza
    PRESIDIO davanti al TRIBUNALE DI MILANO
    corso di Porta Vittoria
    Con queste parole d'ordine, a un mese dallo scoppio alla Eureco- il 4 dicembre 2010-, la rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro ha dato vita a una mobilitazione nazionale e a un presidio a Paderno Dugnano, per affermare la VERITÀ: non di incidenti, non di morti bianche
    bisogna parlare, ma di morti annunciate, di omicidi commessi in nome del profitto e del malaffare.
    Parole d'ordine che indicano chiaramente come lo scoppio alla Eureco rappresenta un caso emblematico al pari della Thyssenkrupp di Torino, ma che, dopo i soliti “clamori” a caldo, rischia di cadere nel dimenticatoio. Cosa che non si può né si deve permettere, per 2 ragioni principali: ottenere giustizia per i familiari delle vittime- Sergio Scapolan-Harun Zeqiri- Salvatore Catalano- Leonard Shehu- e per gli operai feriti e che hanno perso il lavoro; evitare che il processo sia un passo indietro rispetto alla sentenza Thyssen, riaffermando per l'ennesima volta l'impunità per i padroni assassini e l'assoluzione delle istituzioni conniventi.

    Il processo è giunto ad una fase cruciale, dopo i rinvii decisi dal GUP perchè si giungesse ad una mediazione economica tra le parti responsabili dello scoppio e le parti civili lese, nonostante il parere contrario di due avvocati di parte civile che chiedevano il rinvio a giudizio degli imputati.

    Non possiamo che sottolineare con estremo dispiacere, ma anche rabbia, l' assenza di organizzazioni sindacali, associazioni, movimenti contro le devastazioni dei territori ai presidi a sostegno della difficile battaglia per avere giustizia e lavoro sicuro che si sta combattendo per lo scoppio all' Eureco, come all' Ilva di Taranto.
    La Rete, insieme al Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, come già avvenuto per le precedenti udienze del processo Eureco del 9 luglio, 28 settembre, 23 novembre, sarà in presidio davanti al Tribunale di Milano, in occasione della prossima udienza che si terrà il 16 gennaio, per dare continuità a questa battaglia ed invita tutti a partecipare-sostenere-rilanciare la mobilitazione.

    MERCOLEDI' 16 GENNAIO H. 9.00
    in concomitanza con l'udienza
    PRESIDIO davanti al TRIBUNALE DI MILANO
    corso di Porta Vittoria


    rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e territorio-nodo di Milano

    Per aderire, organizzare, proporre iniziative: retesicurezzamilano@gmail.com

    cell:338-7211377


    pc 12 gennaio - i proletari comunisti marxisti-leninisti-maoisti italiani al congresso del Partito Comunista del Nepal - maoista

    proletari comunisti- PCm Italia  sta prendendo parte al congresso del Partito comunista del Nepal maoista in svolgimento fino al 13 gennaio. Ha realizzato un intervento al congresso, partecipa anche alle sedute a
    porte chiuse, incontra dirigenti del Partito e delle masse nepalesi.
    Un ampio rapporto su tutto sarà realizzato per il blog e per il giornale nel corso di questo mese.
    Ora pubblichiamo stralci del testo dell'intervento

    Foto del 7º Congresso del PCN-maoísta.

     
     
     



    l'intervento del PCm Italia

    Portiamo  a questo congresso il saluto dei proletari italiani, dei ranghi del nostro partito delle masse popolari in lotta in Italia, ai nostri compagni in Nepal, ai membri del PCN-M, ai proletari e alle masse rivoluzionarie nepalesi.
    La formazione del vostro partito ha rappresentato un grande e importante passo in avanti per i proletari e il popolo del Nepal, per il proletariato mondiale e per l'intero Movimento Comunista Internazionale.
    È un passo che dato nuova speranza alle aspirazioni rivoluzionarie del popolo nepalese ed è stato motivo di gioia per tutti i maoisti e rivoluzionari, in tutto il mondo, che guardavano con preoccupazione e hanno preso posizione contro i tentativi di Prachanda/Battarai di liquidare la rivoluzione nepalese e imporre la capitolazione.
    Come la vostra Convenzione Nazionale ha segnalato: “La creazione dell'EPL, la creazione di basi d'appoggio e di governi popolari, il ruolo svolto dagli operai, contadini, dalle donne, dalle nazionalità indigene e dai Dalits, la coscienza che si è sviluppata in tutto questo processo sono alcune delle maggiori conquiste che abbiamo realizzato” e la formazione del nuovo Partito e questo congresso sono “una mossa in avanti fondandosi su questa base”.

    Il nostro partito – il partito comunista maoista d'italia – ha avuto sempre una forte posizione a sostegno della sinistra del partito prima e alla fondazione del partito dopo.
    Noi auspichiamo che dopo la nascita del nuovo partito si torni a una situazione di “normalità” in una relazione tra due partiti fratelli, tra cui ci possono normalmente accordi e dissensi.

    Noi da parte nostra .dobbiamo rilanciare nel nostro paese e nel mondo il sostegno alla rivoluzione nepalese che oggi vive una fase di complessità dato che non c'è GP in corso; la GP ha subito una battuta d'arresto, il partito che la guidava è degenerato e, oggi bisogna legare il sostegno internazionale alla importanza che ha la fondazione del al nuovo partito, questo congresso del partito aiuta questa ripresa dell'attività di sostegno alla rivoluzione nepalese

    Consideriamo di grande interesse che il nuovo partito presti grande attenzione alla trasformazione dei suoi dirigenti nello stile di vita, nel loro ruolo, abbandonando agi e privilegi acquisiti nella fase precedente, e in questo processo il PCN-M sta recuperando le energie migliori del vecchio partito.
    Oggi quello che per noi importante è la base ideologica e politica del nuovo Partito e non solo nel contesto della lotta di classe in Nepal, ma nell'arena internazionale e nella lotta per la costruzione di una nuova organizzazione MLM internazionale,dopo il collasso del MRI

    Le devastazioni della globalizzazione imperialista, le guerre di aggressioni e la devastante crisi economica del sistema imperialista e il suo impatto sui proletari e le masse popolari hanno risvegliato in tutto il mondo un’ondata di lotte e rivolte.

    In questo si sviluppa ed emerge una potenziale nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale che ha come punti di riferimento e ancoraggio strategico le guerre popolari guidate dai partiti maoisti. La realizzazione di questo potenziale dipende in ultima analisi da quanto i partiti MLM sono capaci di adempiere i loro compiti rivoluzionari. C’è purtroppo un ritardo su questo, seriamente aggravato dalla crisi del MRI, oggi defunto.

    In questa situazione occorre fare dei passi per lavorare alla costruzione di un’efficace organizzazione internazionale MLM che possa contribuire alla realizzazione dei compiti rivoluzionari e a portare la voce collettiva dei maoisti al proletariato e alle masse in lotta. Dovremmo per questo avanzare verso una nuova conferenza dei partiti e organizzazioni MLM di tutto il mondo. Questa conferenza dovrebbe assumersi il compito della costruzione di un’organizzazione internazionale fondata sul MLM.

    Noi riteniamo che questo compito debba essere assunto con il coinvolgimento dei partiti maoisti che dirigono guerre popolari e di tutte le forze maoiste, comprese quelle esterne al MRI, perché la conferenza si giovi anche dei loro punti di vista ed esperienze. Per raggiungere questo obiettivo condurre un processo di dibattito ideologico-politico come parte della preparazione per la conferenza e in funzione di questo obiettivo, sarà necessario organizzare un seminario sul “Bilancio delle esperienze del MRI, della CIML e delle altre iniziative internazionali”.

    Attraverso tutto questo processo, possono essere individuati i punti di unità e di differenze e si può arrivare a una piattaforma relativamente avanzata che diventi la base di una nuova unità internazionale concretizzata in una nuova organizzazione internazionale. Nelle circostanze attuali, la realizzazione di questa responsabilità internazionale può dimostrare un’espressione pratica dello slogan comunista internazionalista: “proletari di tutto il mondo, unitevi!”.

    Il sistema imperialista sta attraversando la sua più grave crisi dagli anni '30. I tentativi attuali per affrontarla e superarla non fanno che approfondirla ed estenderla.
    La crisi trova origine nelle leggi stesse di funzionamento del sistema capitalista. Essa è la manifestazione dei limiti della produzione per il profitto e della contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione, tra carattere globale e generalizzato della produzione e appropriazione privata. Nello scenario mondiale ciò significa un divario sempre più grande tra la ricchezza di un pugno di paesi imperialisti e la povertà di tre quarti dell'umanità dei paesi oppressi dall'imperialismo; tra la ricchezza nelle mani della borghesia e l'impoverimento assoluto e relativo dei proletari e delle masse popolari all'interno dei paesi imperialisti; tra la straripante ricchezza di una borghesia compradora e parassitaria e le condizioni di vita di miseria e fame delle masse proletarie e popolari nei paesi oppressi dall'imperialismo.

    Il mondo è ancora di fronte a due possibilità: o l’uscita dal capitalismo o una dolorosa ripresa temporanea da questa crisi rafforzando, potenziando i meccanismi del capitale e prolungando così la miseria delle masse.
    Le borghesie imperialiste di tutto il mondo approfittano della crisi per ristrutturare l'imperialismo su scala mondiale e salvarlo nell'interesse della propria classe e in funzione dei loro profitti. Questo porta a scaricare l’odioso peso della crisi sui proletari e le masse popolari. Nei paesi oppressi dall’imperialismo come nei paesi imperialisti aumentano la disoccupazione, la precarietà, il costo della vita e si intensifica lo sfruttamento sino a forme di moderno schiavismo, si tagliano i diritti dei lavoratori, si cancellano le loro conquiste sociali acquisite in anni di lotte, si chiudono le fabbriche con massicci licenziamenti, si mandano in rovina e si inducono al suicidio i contadini, si sviluppano tagli delle spese sociali e privatizzazioni della scuola, sanità, si estende la logica della mercificazione e del profitto ai beni primari, acqua, aria, sole, ecc.

    Nei paesi oppressi dall’imperialismo, le proteste, le ribellioni, le lotte di liberazione hanno trovato nelle rivolte dei Paesi arabi e del Golfo Persico una nuova altezza e una nuova alba. Giovani, proletari e masse popolari, e in alcuni casi settori organizzati di operai, hanno attaccato e rovesciato regimi dittatoriali asserviti all'imperialismo che sembravano inamovibili. Ciò ha aperto la strada a nuove rivoluzioni di nuova democrazia antimperialista, antisionista, antifeudale.

    È in questo contesto internazionale che la formazione del vostro Partito e questo congresso assumono un'importanza ancora maggiore nella situazione del movimento comunista internazionale.

    È la critica del prachandismo il maggiore contributo che i comunisti nepalesi possono dare oggi al MCI, il che richiede una valutazione autocritica e dialettica di quelle che sono stati formulati come “cammino prachanda”, “la democrazia a del 21° secolo”, e il PCN maoista deve anche assumersi le sue responsabilità in quello che è stato il collasso del MRI.

    Nonostante i suoi aspetti positive, il MRI non è riuscito a realizzare i compiti che si era assunto ed è entrato in crisi. quando il revisionismo è divenuto dominate, nella variante della “nuova sintesi” post-MLM di Bob Avakian, nel PCR USA, e, nella variante Prachanda-Bhattarai, nel PCNU(M), non solo questi partiti hanno deviato dalla via della rivoluzione e del comunismo, ma gli effetti distruttivi e screditanti di queste linee controrivoluzionarie hanno investito negativamente anche i partiti e organizzazioni interne al MRI, specificamente, in forma estesa e profonda, il Comitato del MRI (CoRIM). Sono queste le origini ideologiche immediate che hanno portato all’attuale crisi e collasso del MRI.

    Compagni,
    questo Congresso dimostra che revisionismo e imperialismo non possono fermare la marcia della rivoluzione nepalese.
    Questo Congresso dimostra che nulla e nessuno può arrestare l'emergere del potenziale di una nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale, in Nepal e nel mondo.
    Questo congresso mostra la forza del MLM e della via della guerra popolare, che torna a splendere in Nepal

    Viva il PCN-M!
    Viva la GP!
    Viva il MLM!
    Viva l'internazionalismo proletario!

    PCm Italia,
    gennaio 2013

    pc 12 gennaio - iniziativa a taranto questa sera

    sabato 12 gennaio 2013

    Tutto tutto, niente niente... questa sera dalle 19 in p.zza Della Vittoria

    ILVA tante parole, nessun fatto concreto, l’Ilva sta come prima, nessuna messa a norma con in più cassintegrazione; il governo fa leggi pilotate e Riva non ha messo ancora un centesimo. Non bastano giudici e manifestazioni cittadine.
    Difendiamo realmente lavoro e salute con la lotta organizzata degli operai in fabbrica unitaria con le mobilitazioni popolari dai Tamburi a tutta la città, contro padron Riva, governo/Stato dei padroni, sindacati confederali complici

    LAVORO Stefàno non fa nulla, è sempre assente, continua con le chiacchiere e le clientele politiche, mentre i problemi incancreniscono e la città va sempre peggio.
    Vogliamo  200 posti di lavoro nella raccolta differenziata porta a porta in tutta la città; bonifica dei quartieri Tamburi - Paolo VI assumendo i disoccupati dei quartieri; corsi di formazione retribuiti e finalizzati al lavoro vero per tutti i disoccupati; aumento delle ore e sicurezza del lavoro per i precari di ditte di pulizia, asili, appalti comunali, ecc.

    IMU tassa sui rifiuti, bollette, Equitalia, ecc. Governo, Regione, Comune. Aumentano tutto e noi non abbiamo soldi per pagare più niente.
    Organizziamo il non pagamento collettivo.

    Per organizzarti, per lottare, rivolgiti a:
    Slai cobas v. Rintone 22 Taranto slaicobasta@gmail.com  - 3475301704


    E adesso pretendono pure che li votiamo. 

    Non votiamo! boicottaggio elettorale attivo!

    pc 12 gennaio - UNA POESIA DI GIULIA, DA REBIBBIA

    Ci sono momenti


    Ci sono momenti in cui arriva il sole, attraversa le sbarre, filtra dal vetro, attraversa la bottiglia che hai sul tavolo, si allunga in stralci sul tavolo, ti scalda un po’ l’orecchio.

    Ci sono momenti in cui di notte guardi il soffitto, ascolti il silenzio, senti il rumore del vuoto del corridoio, ascolti il sibilo di una porta chiusa.

    Ci sono momenti in cui ti siedi a fumare una sigaretta all’aperto e guardi il cielo e pensi che se credessi in Dio lo ringrazieresti di poter godere di tanta bellezza anche da qui.

    Ci sono momenti in cui cammini per i corridoi e pensi che non ti usciranno più dai polmoni.

    Ci sono momenti, tanti momenti, in cui il tuo corpo è fermo e la tua mente ti sta immaginando mentre distruggi tutto quello che ti capita tra le mani.

    Ci sono momenti in cui pagheresti oro per una bella birra fresca.

    Ci sono momenti in cui ti arriva, da non sai bene dove, un odore di terra, di foglie, di autunno e ti ricordi.

    Ci sono momenti in cui il sole del cielo d’autunno ti fa ripensare alle montagne e al fiato dei tuoi cani.

    Ci sono momenti in cui finalmente tutte le parole vuote scompaiono, tutte le maschere cadono.

    Ci sono momenti in cui cadono tutte quelle degli altri senza che loro lo sappiano.

    Ci sono momenti in cui ti accorgi che questo posto ti ha cambiato e altri in cui pensi di essere sempre la stessa; e ti scopri e ti riscopri.

    Ci sono momenti in cui riconosci l’ora della giornata dal rumore che senti nei corridoi e ti accorgi che sta diventando normale.

    Ci sono momenti in cui di notte ti svegli di soprassalto perché una luce ti spia il sonno.

    Ci sono momenti in cui vedi una madre piangere perché non può fare la cosa più naturale su questa terra: stare con i suoi figli.

    Ci sono momenti in cui piangi per il pianto di quella madre, per gli abbracci negati, per i rapporti mutilati, perché pensi che per tanto dolore nessuno pagherà mai.

    Ci sono momenti in cui pensi che potresti guardare per ore il viso delle compagne che sono con te, perché sai che è solo per quegli occhi che non hai mai avuto paura di questo inferno.

    Ci sono momenti in cui pensi al dolore di chi viene a trovarti; alle loro facce che, tutte le volte che se ne vanno, sbigottite, dicono “la stiamo lasciando qui”.

    Ci sono momenti in cui il sangue si gela al pensiero della libertà perché pensi che non potrai portare fuori con te le tue compagne.

    Ci sono momenti, tanti momenti, in cui una risata irrompe come un tuono, come una cascata da un dirupo e si dipana fresca sulla pelle, sul viso, nella testa.

    Ci sono momenti in cui vedi tornare il sorriso sul volto di una compagna e pensi di non voler altro dalla giornata.

    Ci sono momenti in cui ti arriva la voce che qualcuno è uscito o evaso e le sbarre si incrinano e il sorriso è beffardo.

    Ci sono momenti, tanti, costanti, ripetuti in cui pensi ad un cumulo di macerie, a chiavi spezzate, a divise bruciate e senti la freschezza dei piedi nudi sull’erba e il respiro è profondo.

    pc 12 gennaio - PALERMO: "POLICLINICO SPORCO E PERICOLOSO"

    SANITA' PALERMO “Policlinico sporco e pericoloso” - Un esposto la prima grana per Li Donni

    Problema da affrontare per il neo commissario. Per Slai Cobas “98 unità di personale” per fronteggiare, “893 posti letto, 265 ambulatori, 2200 lavoratori e un migliaio di medici”.

    “Il Policlinico è sporco e pericoloso per la salute dei pazienti, le sale operatorie sono abbandonate alla sporcizia e non disinfettate”: troppo pochi i pulizieri e gli addetti alla sanificazione, “solo 98 – scrive lo Slai Cobas in un esposto alla Procura della Repubblica – mentre nel luglio del 2011 erano 300”. dal sindacato alla Procura, e anche all'assessorato regionale alla Sanità di Lucia Borsellino, che prende atto e scrive al commissario straordinario del Policlinico. C'è l'invito dell'assessorato al commissario straordinario “a verificare, a inviate una dettagliata relazione”. Il commissario straordinario è appena arrivato, si è insediato alle 15,30, è Renato Li Donni, e prende atto del problema. “Ci sono criticità ma non entro nel merito nella qualità dei modelli organizzativi finora messi in atto, c'è certamente il problema dell'Azienda Policlinico a muoversi nell'ambito di risorse ridotte”. Problema da affrontare subito per il neo commissario Li Donni. 

    Firmato dal coordinatore provinciale di Slai Cobas Domenica Sciortino, l'esposto in Procura riporta d'attualità il conflitto per l'appalto delle pulizie e la lunga vertenza per l'attribuzione che oggi – da novembre 2012 – è affidata all'azienda Pfe spa dopo un braccio di ferro con l'ex titolare dell'appalto.
    Un posto da evitare, il Policlinico, “98 unità di personale” per fronteggiare una emergenza igienico sanitaria gigantesca, “893 posti letto, 265 ambulatori 2.200 lavoratori, un migliaio di medici. I sopralluoghi effettuati dal Servizio di prevenzione e sorveglianza delle infezioni ospedaliere confermano la nostra denuncia”.
    “Nella sala parto di ginecologia e ostetricia, prima dell'inizio delle sedute operatorie non viene effettuata la disinfezione del pavimento e delle altre superfici, al termine dell'intervento non si rimuovono i rifiuti, né il lavaggio né disinfezione del pavimento”. Camere di degenza, ed è peggio. Non si disinfetta niente. Zone particolarmente a rischio, per Slai Cobas, “Ginecologia, Dermatologia, Ortopedia, Chirurgia oncologica e d'urgenza, Oculistica, Emodinamica”. “La logica del risparmio sulla pelle dei malati, utenti e lavoratori, è inammissibile, la salute e la sicurezza in ospedale (dove ci si reca per essere curati e non per morire) sono un diritto sancito dalla Costituzione”.

    E il sindacato chiama in causa per nome e cognome tutti i vertici del Policlinico e chiede alla Procura, “ove sussistano gli estremi di reato, il loro rinvio a giudizio”.

    Giornale di Sicilia 11 gennaio 2013

    pc 12 gennaio - CHI TARDI ARRIVA, CAMBIA IL SIMBOLO. CONSIGLI UTILI


    Sono appena stati depositati, presso il ministero dell'Interno, i simboli della prossima campagna elettorale, ed è già bagarre alla prima curva, per usare un'espressione mutuata dal gergo sportivo; si assiste ai lamenti di chi è arrivato tardi a consegnare i due contrassegni ufficiali, e protesta per essere stato preceduto da rappresentanti di liste-civetta: è il caso dei grillini, degli ingroiani, e dei montiani.
    A parte il fatto che avevano solo da presentarsi prima, invece di prendersela comoda, questi signori hanno davanti a sé - al netto della raccolta delle firme, che non penso possa essere effettuata con tanta facilità dalle civette -  una via di uscita molto semplice, per evitare di essere esclusi dalla contesa: cambiare in parte il loro logo, per tornare ad essere idonei ad essere presenti sulla scheda elettorale; di seguito alcuni consigli in tal senso.
    Il comico genovese si lamenta che "ci vogliono lasciare fuori dal Parlamento"; qualche tempo fa lo stesso personaggio asserì che "se non ci siamo noi, arrivano i nazisti tipo Alba Dorata": ora però lo stesso intende far comunella con i fascisti di Casapound Italia.
    Piacerebbe sapere che differenza c'è tra i due movimenti in questione; il Grillo potrebbe risolvere il problema del simbolo aggiungendo quello di Casapound all'interno del suo: renderebbe così chiaro a tutti il suo vero posizionamento politico, che non è certo nell'alveo della seppur falsa 'sinistra'.
    Per quanto concerne il pm palermitano, il rimedio sarebbe anche più semplice: vista la quantità di magistrati - oltre ad Antonio Ingroia, anche Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris, per citare soltanto i più noti - potrebbe sostituire la versione stilizzata del famoso quadro raffigurante il Quarto Stato con una bilancia, il simbolo della giustizia.
    Infine, elementare dovrebbe essere l'accorgimento per salvare il Fascista Sobrio: stante il fatto che nelle sue liste si trovano soltanto personaggi legati alle gerarchie cattoliche, ha solo da inserire una croce romana, e magari un inginocchiatoio, all'interno del proprio logo.
    Genova, 12 gennaio 2013

    Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova
    http://pennatagliente.wordpress.com

    venerdì 11 gennaio 2013

    pc 12 gennaio - Zingonia: RIQUALIFICAZIONE NON FA RIMA CON DEMOLIZIONE! NESSUNA SPECULAZIONE SULLE NOSTRE VITE!


    da bg report

    Ricorso al TAR e manifestazione: gli abitanti di Zingonia lottano su tutti i fronti

    Zingonia - E’ ufficiale e in pochi se lo sarebbero aspettato: sono ben tre gli avvocati che assistono il Comitato dei residenti delle torri nel ricorso al TAR che contesta l’accordo di programma su Zingonia. Un bel colpo di scena soprattutto per chi pensava che gli abitanti delle torri rimanessero passivi di fronte al progetto che prevede l’abbattimento delle loro abitazioni.
    L’accordo di programma

    pc 11 gennaio - l'appello dei compagni antifascisti di teramo va raccolto




    A tutti i gruppi, movimenti, comitati, singoli ecc. che in questi giorni ci hanno espresso la loro solidarietà e vicinanza.


    Per dare una risposta forte ed unitaria all'ennesimo attacco repressivo subito, abbiamo deciso di organizzare un corteo nazionale, qui a Teramo, per il prossimo 9 febbraio. A breve usciranno il manifesto e l'appello-comunicato.
    La manifestazione avrà quali tematiche centrali e basilari: 1. la solidarietà a tutti i condannati, gli arrestati e gli inquisiti per i fatti del 15 ottobre; 2. la lotta alla repressione che ogni giorno colpisce movimenti ed individui che non chinano la testa e che si ribellanno allo Stato di cose; 3. la battaglia contro il codice rocco in particolare (misure di prevenzione, avvisi orali, devastazione saccheggio ecc.) e la legislazione statale in genarale.

    Per ulteriori informazioni, contributi, contatti, adesioni ecc. teramo9febbraio2013@gmail.com

    pc 11 gennaio - INTERVISTA A OPERAI ILVA TARANTO

    La situazione all'Ilva. Intervista del blog Tarantocontro a 3 operai dell'Ilva – di cui due dello Slai cobas Ilva.

    Tarantocontro - Quanti operai sono attualmente in cigs?

    Andrea (del rep. Ofe-Lem, dello Slai cobas Ilva) - La cifra complessiva che l'Ilva ha annunciato non corrisponde al numero di operai che sta materialmente in cassintegrazione; una parte sta facendo lo smaltimento ferie.
    Nel mio reparto, Ofe-Lem, gli operai in ferie forzate attualmente sono 10 su 60 per 15 giorni. Andranno poi altri operai. Chi ha più ferie va prima. Ora toccherà a me.
    La cassintegrazione e le ferie forzate interessano l'area a freddo. Nell'area a caldo invece stanno lavorando a pieno ritmo, per esempio ai Parchi minerali.
    Nell'area a caldo si lavora fino alla produzione di bramme, dopo ci sono i vari laminatoi; è possibile che le bramme prodotte le stiano stivando, dato che, ripeto, nell'area a freddo l'attività è ridotta.

    Nel tuo reparto l'attività lavorativa com'è?

    Andrea - E' ridottissima, andiamo ad elemosinare sugli impianti il lavoro per manutenzione elettrica programmata. La sera si programma il lavoro per il giorno dopo. Oggi, ad esempio la mia squadra è andata ai parchi a fare due interruttori e poi c'è stato un intervento all'area 12. Altre squadre, come la manutenzione elettrica binari, hanno più lavoro.

    Abbiamo saputo della protesta di operai del TNA1, avvenuta l'altro giorno, ci racconti cosa è successo.

    Antonio (del TNA1) - In più di 50 lavoratori del TNA1 siamo andati alla direzione Ilva perchè noi stiamo da mesi sempre in cig, per chiedere di farci tornare a lavorare, come stanno facendo gli operai del TNA2, o di ricollocarci in altri reparti come è successo l'anno scorso in cui l'azienda ci ha trasferito in in acciaieria, ome-mua, batteria.

    Quanti sono gli operai del TNA1 in cigo?

    Antonio - 370 tra TNA1 e arena combinata, abbiamo finito le ferie, ci hanno anticipato anche le ferie del 2013, dal 31 dicembre hanno fatto partire la cassintegrazione. Ci hanno confermato la cig fino al 2 marzo.

    Perché gli operai del TNA1 sono stati messi in cig, mentre il TNA2 lavora?

    Antonio - Noi facciamo lo stesso lavoro degli operai del TNA2 che invece stanno lavorando. La differenza è che il TNA2 avendo impianti più ampi del TNA1 può trasportare sia i suoi coils che i nostri. In questo periodo il TNA2 sta prendendo sia le bramme dell'acciaieria 2 che quelle dell'acciaieria 1 che normalmente vengono prese dal TNA1
    Come operai possiamo fare anche noi il lavoro del TNA2, come capacità di impianti, no. Al TNA1 le bramme sono sequestrate, mentre al TNA2, no.

    Piero (del rep. Acciaieria 1, dello slai cobas Ilva) – Le condizioni di trattamento devono essere uguali per tutti. Se metti in cig sempre gli stessi vuol dire che li stai già destinando alla mobilità. L'azienda poi deve ancora dimostrare che questa cig era necessaria, visto che non ha avuto neanche la firma della Fiom.
    Noi dell'acciaieria 1 continuiamo a lavorare anche se le colate si sono un pò ridotte, ora ne facciamo 10/12, ma a volte anche 7/9, rispetto alle 18, perchè sta arrivando poca ghisa. Mentre all'Acciaieria 2 arriva più ghisa, dato che l'Afo 4 e l'Afo 5 sono più vicini.
    Le bramme dell’Acciaieria che prima le prendeva il TNA1, ora le prende il TNA2. Dobbiamo poi dire che, siccome l’area Batteria è sotto sequestro, l’Acciaieria è sotto sequestro, ecc., il TNA2 sta facendo nei fatti il lavoro su bramme sequestrate.

    Antonio – L’azienda dovrebbe presentare un piano vero, dicendo ora si ferma questo impianto e poi riprende in questi tempi, poi un altro, e così via. Invece non viene detto nulla.
    Per giunta sta arrivando ad alcuni di noi operai del TNA1 una lettera dell’INPS, per il tramite dell'Ilva, di "Dichiarazione di immediata disponibilità ad un percorso di riqualificazione professionale e all'adesione di una proposta di lavoro congruo", che noi dobbiamo riconsegnare firmata all'Ufficio personale Ilva. Che significa? La cosa è preoccupante, è la prima volta che succede.

    Piero – L’azienda dice che c'è crisi – non ha dato neanche i panettoni a Natale – ma, allora, non dovrebbe dare i premi in soldi ai capi turno, di 1000 euro a testa, e ai capi area.
    Nello stesso tempo, la maggiorparte degli operai, a cui erano stati bloccati i tesserini a fine novembre e che avevano avuto la promessa da Buffo il 27 novembre che quella settimana di fermata sarebbe stata comunque pagata, non ha ricevuto niente per quei giorni.

    La Procura ha deciso di aprire un conflitto di potere col governo sul decreto per l'AIA. L'Ilva sta usando questo per parlare di rischio stipendi. Come è la situazione?

    Andrea - Per quello di dicembre lo stipendio è garantito, anzi l'azienda ha fatto sapere che lo pagherà il giorno prima, venerdì 11, per "scusarsi" del ritardo della 13°. Per il prossimo mese invece c'è incertezza.

    Che clima c'è in fabbrica?

    Andrea - Tra gli operai c'è ancora paura perchè non si sa come va a finire. Ci sono lamentele verso i sindacati confederali, ma ora più per la gestione delle ferie forzate. I capi sono diventati delle pecorelle, e rispetto a mesi fa ora si fanno meno sentire.

    Sul fronte sindacale com’è la situazione tra gli operai?

    Piero – devo dire che, purtroppo, nonostante tutto quello che c’è stato in questi mesi in cui è venuto fuori anche che i sindacati confederali sono implicati nelle intercettazioni, io vedo rifare tessere con la Uilm. Manca la cultura dell'operaio di dire ora basta! Io protesto. Certo, spesso le reiscrizioni ai sindacati confederali, soprattutto Uilm, sono legate a questioni individuali che hanno gli operai e che la Uilm risolve. Ma questo non va bene. Per avere la forza, lo slai cobas deve avere le tessere, perchè il sindacato deve sapere su quanti contare. I lavoratori si nascondono dietro un dito, dicono: io mi faccio la tessera, ma poi non partecipano e invece vogliono anche essere “coperti” anche per comportamenti sbagliati, e sanno che lo slai cobas questo non lo fa.

    L'altro giorno mentre voi del TNA1 stavate alla direzione sono arrivati i delegati di fiom e uilm, che cosa vi hanno detto?

    Antonio - Niente, invece si sono presentati anche due della Digos. Noi volevamo parlare con il direttore dell’Ilva Buffo o qualcun altro della Direzione, ma i delegati hanno detto che non c'era nessuno.

    Piero - Nel reparto TNA1, mentre gli operai stavano a casa, i lavoratori delle pulizie continuavano a lavorare; a fronte della iniziativa degli operai del TNA1, i delegati sindacali hanno parlato con il capo reparto, e questi ha mandato a casa anche quelli delle pulizie. Alla fine, quindi, l’intervento dei delegati di Fiom e Uilm, invece che far rientrare gli operai del TNA1 è servito solo a mettere in cig anche gli operai delle pulizie.

    Alla fine cosa avete deciso?

    Antonio - I delegati sindacali ci hanno detto di andare a gruppi alla Prefettura, noi, invece, lunedì prossimo vogliamo tornare alla Direzione dell’Ilva, l’appuntamento è alle 9.
    Noi chiediamo allo Slai cobas Ilva di venire lunedì e di sostenerci.

    Sicuramente lo Slai cobas Ilva verrà e sosterrà qualsiasi azione voi vogliate fare, ma la direzione aziendale non li vorrà incontrare perché non riconosce organizzazioni sindacali alternative ai confederali e il diritto/libertà dei lavoratori di scegliersi la loro organizzazione. Cosa fare? Il 27 novembre, i lavoratori entrarono in massa nello stabilimento e andarono alla Direzione e così imposero al Direttore Buffo di scendere a parlare con tutti. Ora servirebbe un’iniziativa simile per costringere i responsabili dell’Ilva anche questa volta a scendere loro giù per incontrare gli operai del TNA1 e chi li rappresenta.

    Piero – L’azienda non vuole parlare con noi dello Slai cobas, con l’Usb, e tra un pò non vorrà incontrare neanche la Fiom. Ma questo non è giusto.

    Lo Slai cobas vuole riprendere l'attività sollevando anche altre questioni (accordo cambio tuta, livelli, sicurezza). Il 17 è vi sarà la prima udienza per il cambio tuta. Ci sarà un comunicato informativo ai lavoratori?

    Andrea - Si, facciamo un comunicato alla fabbrica, perchè gli operai mi chiedono sulle cause che stiamo facendo sul cambio tuta. Alcuni sono rassegnati perchè dicono che ormai vi è stato l'accordo e loro hanno già preso i soldi. Ma se i ricorsi vanno avanti e si vince sarebbe un segnale importante.

    Altra questione che si avvicina è il problema del rinnovo delle RSU, che dovrebbe essere intorno a maggio. Lo Slai cobas intende proporre, innanzitutto a Usb e ad operai che fanno riferimento al Comitato Liberi e Pensanti una lista unica per le prossime elezioni, in modo che le diverse aree di operai più combattivi si presentino unite. L'idea è di associare non tanto e non solo le sigle e organizzazioni di appartenenza, ma gli operai.

    Andrea - Sono daccordo. E' bene fare una proposta pubblica agli operai in questo senso.

    Piero – Anch'io sono d’accordo. Facciamo la proposta, e cominciamo a parlare con il rappresentante dell’Usb.

    Ma per fare avanzare questa proposta non è meglio che gli operai si parlino tra di loro e si realizzi una riunione?

    Andrea - Per quanto riguarda le riunioni, fuori dall'Ilva fuori dall'orario lavorativo, è difficile che gli operai vengano. Possiamo farla all'uscita delle 16 ad una portineria, anche se parteciperanno all'inizio pochi.
    Lanciamo la proposta per prendere accordi, poi essa deve essere gestita dagli operai. Rimuovendo gli ostacoli che possono venire da l'Usb che può volere fare solo una propria lista e dagli operai del Comitato Liberi e pensanti, il Comitato ora come ora fa un discorso contro i sindacati tout court.
    C'è un pò di tempo per discutere, e ci dobbiamo impegnare.
    Se non si realizzasse questa lista unitaria, diremmo agli operai perchè e a causa di chi non c'è stato l'accordo. E noi dello Slai cobas faremmo una lista nostra. Dobbiamo evitare, come in altre volte e su altre questioni - sicurezza, cambio tuta, raccolta firma per anticipare le elezioni Rsu, ecc. - che noi facciamo il lavoro, spianiamo la strada e poi se ne avvantaggiano gli altri.

    La lista unitaria può essere attrattiva anche per tutti i dissidenti interni ai sindacati confederali, soprattutto nella fiom, che non vogliono già iscriversi a un sindacato alternativo?

    Andrea - La lista alternativa è nell'interesse degli operai dell'Ilva. Se necessario, creeremo una condizione di “mediazione”. Da soli anche l'Usb non riuscirebbe, perchè vi è ancora la concezione tra i lavoratori è del delegato sindacale riconosciuto e tutelato, e questo l'azienda finora lo garantisce solo a quelli dei sindacati confederali. La stessa vicenda della lotta del Mof che è stata importante, per come è andata avanti dopo il presidio, non ha ancora risulto nulla Alla fine, agli occhi degli operai, la situazione è ancora come prima, l'accordo di novembre 2010 è ancora in piedi ed è sostenuto dai sindacati confederali, e gli operai vogliono ottenere qualcosa di concreto. Per questo, operai che si stavano per iscrivere all'Usb al Mof, e l'ho visto anche nel mio reparto, poi non lo hanno fatto.

    E' chiaro che se gli operai non cambiano mentalità non cambia la situazione.

    Andrea - Lo Slai cobas è un'organizzazione sindacale semplice e seria. Come abbiamo fatto per il 'cambio tuta', anche sulle RSU dobbiamo dire e proporre la cosa giusta da fare, la lista unitaria e alternativa, perchè occorre mettere insieme non un gruppo di operai, ma un'intera area di operai, articolata. Altrimenti non vincerà nessuno, o meglio, vincerà sempre l'azienda e i sindacati con federali suoi complici.