giovedì 10 gennaio 2013

pc 10 gennaio - il PCm Italia al congresso del Partito Comunista del Nepal maoista - una prima informazione

Dal punto di vista della partecipazione di massa, il Congresso del nuovo PCN-Maoista ha avuto una partenza entusiasmante.
Molti del previsto sono stati i delegati, militanti, simpatizzanti e volontari che hanno partecipato alla cerimonia pubblica di inaugurazione dei lavori. Considerando la capienza masssima stimatsa dell'ampio spiazzo su cui era montato il palco, oltre 10.000 lo hanno riempito per due terzi e, tenendo conto del continuo ricambio di folla durante le oltre 4 ore di interventi, si può stimare che abbiano partecipato forse anche il doppio.
Quella che invece ha pienamente corrisposto alle previsioni è stata l'articolata composizione della gran massa raccolta in piazza: gente da tutto il Nepal, dalle regioni da dove nel 93 era partito il processo dei 10 anni di guerra popolare, con una ben evidente presenza delle donne e delle nazionalità oppresse e lo schieramento ordinato, entusiasta e sempre presente del contingente delle brigate dei giovani volontari, responsabili del servizio d'ordine.
Ai lati del grande palco c'erano due enormi pannelli, visibili anche dal fondo della spianata, dedicati ai martiri della guerra popolare, con centinaia di volti, con nomi e date, sovrastati dai ritratti dei classici del comunismo internazionale. Dietro le sedie dei relatori e dirigenti, un altro striscione gigante annunciava il 7 congresso.
La serie di interventi e saluti è stata aperta dal Segretario generale del Partito Ram Bahadur Thapa e chiusa dal presidente del partito, compagno Kiran. Nel mezzo, tra gli altri, i canti e le parole delle ricostituite squadre di azione culturale, l'intervento di un rappresentante della nazionalità oppressa del Terai, gli interventi, molto ben accolti e tra i più applauditi dei compagni Matrica Yadav e Moni Thapa, che oggi hanno annunciato il loro ritorno al Partito dopo che già anni fa avevano abbandonato con quello di Prachanda e Battarai, denunciandone già allora la degenerazione, i brevi saluti delle delegazioni internazionali da Europa e Nordamerica.
Del contenuto dei discorsi, ovviamente tenuti in nepalese e non disponibili in forma scritta, non possiamo riferire molto se non poche battute riassuntive che il compagno incaricato dell'accoglienza ci ha tradotto sommariamente. Ha preso molti appunti e più tardi terremo una riunione in cui cercherà di ricostruire per noi i contenuti del dibattito di oggi.  Riportiamo qui solo pochi flash.
I due maggiori dirigenti hanno spiegato i vari passaggi della relazione che sarà discussa nella parte non pubblica del congresso. Lo hanno fatto in forma semplificata, rinunciando a slogan e terminologia rigorosa, spiegando che quello per cui il partito lotta e va discutere come ottenere è un “sistema politico nepalese”: un sistema e un potere nelle mani del popolo nepalese, che dia risposte alle sue esigenze e difenda l'indipendenza della nazione. Per fare questo occorrono tre cambiamenti: cambiare il partito e noi stessi, cambiare l'assetto di trattati ineguali e la dipendenza dall'India, cambiare e rendere attuale il programma della rivoluzione. Cambiare tutto ciò resta una sfida difficile, ma possibile da vincere.
Nelle esibizioni delle squadre culturali è risuonato l'interrogativo: dove è finito? Dove è finito tutto il sacrificio, l'entusiasmo, la crescita e le conquiste plasmate dagli anni della guerra popolare? L'intervento del rappresentante del popolo del Terai ha portato la riflessione che in passato le singole minoranze si sono impadronite del diritto all'autodeterminazione proclamato dal Partito per fomentare particolarismo e separatismo, anche su questo occorre cambiare.
I pungenti e, come già detto, applauditissimi interventi di Yadav e Moni Thapa hanno espresso appello all'unità: “siete finalmente pronti ad accettare il mio saluto?”, “io oggi sono pronto a andare insieme a voi”; la ricostruzione circostanziata di alcuni episodi e passaggi salienti del cambio di natura della e tradimento di Prachanda e Battarai; alcune indicazioni critiche “per riprendere la via rivoluzionaria occorre concentrarsi sui dirigenti perché cambino il loro stile di vita e di lavoro” “senza ripresa dell'attività militare, non c'è ripresa della rivoluzione”.
Il congresso continua i suoi lavori con le sessioni a porte chiuse.
Il rappresentante del Partito Comunista maoista -Italia è ammesso a partecipare e a intervenire anche nella parte a porte chiuse.
Daremo conto del nostro intervento nel blog di domani.

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