giovedì 10 gennaio 2013

pc 10 gennaio - Lo Stato di Polizia si assolve e si arma per far pagare la Crisi alle masse popolari



Global Forum, corte d’Appello di Napoli dichiara prescritti reati per dieci poliziotti
Il processo si riferisce ai fatti denunciati da esponenti dei movimenti no-global e da cittadini all'interno della caserma della polizia "Raniero" dove furono condotti manifestanti per essere identificati dopo gli scontri con la polizia. "Un’altra triste pagina per democrazia” scrive il sindaco di Napoli Luigi de Magistris su Twitter


Nessuna condanna. La Corte d’Appello di Napoli ha stabilito che i reati contestati a dieci poliziotti accusati di abusi e pestaggi nei confronti dei partecipanti della manifestazione contro il ‘Global Forum‘ svoltosi a Napoli nel marzo del 2001, sono prescritti. Il processo si riferisce ai fatti denunciati da esponenti dei movimenti no-global e da cittadini all’interno della caserma della polizia “Raniero” dove furono condotti manifestanti per essere identificati dopo gli scontri con la polizia nel tentativo di superare la ‘zona rossa’.
In primo grado agenti e due funzionari furono condannati dalla quinta sezione anche per il reato di sequestro di persona. Già in primo grado erano state dichiarate prescritte le ipotesi di reato di violenza privata, lesioni, abuso d’ufficio e falso. Per la procura di Napoli, gli 85 manifestanti che furono portati alla ‘Raniero’ furono picchiati e ‘tenuti segregati’; Riesame e Cassazione avevano annullato l’ordinanza per tale ipotesi di reato. Quando nel 2001 gli agenti della Squadra mobile si presentarono dai colleghi per notificare loro le ordinanze di custodia cautelare, i poliziotti presenti in questura attuarono una catena umana intorno l’edificio di via Medina, per impedire gli arresti.
Il 17 marzo di quell’anno ci furono scontri violenti perché il corteo dei movimenti no-global intendeva violare la zona rossa a ridosso di palazzo reale dove si svolgeva il Global forum. La rete No global presento’ un libro bianco sui pestaggi, raccogliendo le testimonianze dei ragazzi della ‘Raniero’. Pero’ ad accusare i poliziotti, nel corso del tempo, sono rimasti in pochi. Il reato di sequestro di persona era l’unico non ancora prescritto. ”Prescrizione pestaggi e abusi in caserma Raniero di Napoli (Global Forum 2001). Un’altra triste pagina per democrazia”. Così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris su Twitter.

C’è un settore della spesa pubblica che va a gonfie vele e purtroppo non è la scuola, non è la sanità. In contro-tendenza con tutti gli altri comparti, quello della Difesa nel 2012 ha subito meno tagli e ha ricevuto più fondi, forte di un doppio trattamento di favore che è proseguito fino all’ultimo, con una serie di colpi di coda che fanno discutere. L’ultimo si è consumato il 28 dicembre scorso con la proroga – quasi in sordina e a governo ormai dimissionato – delle missioni internazionali. Un provvedimento di solito accompagnato da forti tensioni e polemiche ma passato stavolta sotto silenzio, nonostante si portasse in pancia un vero e proprio giallo sui numeri. A prima vista il decreto sembra infatti ridurre la spesa rispetto al passato. Il budget messo sul tavolo dal governo è stato infatti pari a 935 milioni, inferiore di mezzo miliardo rispetto a quello del 2012. Il testo pubblicato in Gazzetta, però, indica che la copertura finanziaria alle operazioni militari è relativa soltanto ai primi nove mesi dell’anno, cioè fino al 30 settembre 2013. Insomma, alla fine dei conti il risparmio potrebbe essere solo sulla carta, un taglio col trucco. Un epilogo molto simile a quello dei tagli generali alla spesa strutturata del comparto difesa, anch’essi oggetto di fortissime polemiche, sia in Parlamento che fuori. Quelli di Tremonti prima e la spending review poi, si sa, sono stati “congelati” temporaneamente in vista della riforma dell’intero comparto. Quella che il generale Di Paola ha scritto per un anno e la Camera ha votato (distrattamente) il 12 dicembre, mentre fuori da Montecitorio le associazioni per il disarmo e i radicali protestavano inascoltati. Contestavano al governo metodo e merito: gli eventuali risparmi che si otterranno da questa operazione, sbandierata come una rivoluzione epocale, non torneranno affatto alle casse dello Stato, non contribuiranno per nulla al risanamento del debito pubblico o a garantire più servizi ai cittadini. Quelle risorse, a differenza dei tagli degli altri settori, resteranno a disposizione della Difesa e saranno impiegate per finanziare l’acquisto di nuovi sistemi d’arma, compresi i contestatissimi F35 che costeranno 15 miliardi di euro. La loro riduzione, urlata a gran voce e da più parti, si è fermata a 41 esemplari. Di novanta, a quanto pare, non si poteva proprio fare a meno. Dunque anche a questo servirà la riduzione di 43mila unità, il 25% del personale civile e militare attualmente impiegato nella difesa. Idem per i frutti, molto incerti, del fantomatico piano di vendita del 30% delle caserme che dovrebbe andare a compimento in cinque anni. Quello che si profila, stanti questi fondamentali, è un’escalation di investimenti nel-l’industria bellica nei prossimi 10-15 anni. Sulla cui assoluta necessità per il nostro Paese si dibatte da tempo. Qualcuno, e non è la prima volta, sta mettendo in dubbio anche le reali “performance” delle nostre industrie. Le associazioni pacifiste, ad esempio, hanno confrontato i dati sull’export dichiarati nella relazione al Parlamento e quelli contenuti nel Rapporto annuale dell’Unione Europea. E hanno scoperto una curiosa incoerenza tra i numeri: nel 2011 l’Italia avrebbe esportato armi e sistemi di difesa per 2,6 miliardi, per la Ue “appena” uno. Delle due l’una, o i dati sono ampiamente inattendibili o i ritorni degli investimenti militari non sono poi così certi, come ostentato da un governo che ha continuato a indossare l’elmetto. Materia di riflessione per la nuova legislatura. E infine ecco un altro colpo di coda, stavolta assestato dalla casta con le stellette: l’ausiliaria per generali e ammiragli in congedo, una sorta di indennità di chiamata, nel 2013 salirà del 21%, con un costo aggiuntivo per i contribuenti civili di 74 milioni di euro.
da Il Fatto Quotidiano del 9 gennaio 2013



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