sabato 12 luglio 2014

pc 12 luglio - Brasile: la lotta non si ferma!

In attesa di un'altra manifestazione che si terrà domani pubblichiamo l'editoriale che fa il punto fino a questo momento di uno dei giornali del movimento di lotta
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Editoriale – E la protesta popolare non tace
A nova democracia
Anno XIII, n ° 133, 1a metà di luglio, 2014


Si stima che più di 200 mila soldati sono coinvolti nella “sicurezza” per la Coppa del Mondo FIFA, per lo più volti a reprimere la parte del popolo che protesta contro l’evento. Sono ufficialmente 60.000 uomini delle forze armate, 10 000 della Forza di Sicurezza Nazionale, un migliaio della polizia federale; il resto si riferisce a polizia militare degli stati che ospitano i giochi.
Circa 1,9 miliardi di reais [circa 600 milioni di euro] sono stati spesi dal governo federale in attrezzature e logistica per tale truppa, oltre a ciò che è stato speso dai governi statali. Il sistema che integra i comandi delle forze di “sicurezza” è stato acquistato da Israele.
La Polizia Militare ha comprato armature da robocop, blindati, veicoli con cannoni ad acqua, pistole stordenti, hanno ampliato l’arsenale di armi con proiettili di gomma, gas lacrimogeni di vario tipo. I battaglioni sono stati addestrati dai militari francesi e mercenari della Blackwater, che ora va sotto il nome di Accademia.
Tutta questa operazione di guerra messa su per impedire che si portassero avanti le proteste “la coppa non ci sarà!”. L’intero apparato per garantire i profitti finanziari della FIFA e i dividendi elettorali dell’opportunismo. Gli utili della Fifa e delle multinazionali “sponsor” della manifestazione, così come i privilegi della Rede Globo, sono stati garantiti. Già, i voti, la maggior parte di essi è finita nello scarico grazie alla vittoriosa lotta popolare che ha percorso il paese con proteste militanti dal giugno 2013 e ha buttato acqua nella birra della campagna vanagloriosa che i governi  hanno provato a mettere su in questi giorni.
I gestori del vecchio Stato non sono riusciti a fermare le proteste con la repressione e comprando le organizzazioni dei loro “movimenti sociali” ufficiali. Così hanno troncato il diritto di manifestare attraverso tattiche militari per evitare perfino la concentrazione di manifestazioni politiche in strada, come le operazioni di “kettling” [manovra della polizia per confinare/accerchiare in una piccola area i manifestanti], o “avvolgimento”, create dalle SS di Hitler, soprannominate “Calderone di Amburgo.”
La PM circonda le manifestazioni con effettivi molto maggiori del numero di manifestanti. Si avvicinano e impediscono alla manifestazione di spostarsi. Procedono a degradanti e continue perquisizioni, spesso verso la stessa persona. Cercano di scoraggiare le persone che desiderano unirsi all’evento. Fermano indiscriminatamente durante le manifestazioni e perseguitano i manifestanti che alla fine rimangono isolati.
Tutte quelle stronzate che “le proteste pacifiche sono legittime” e che le forze di repressione combattono solo i “teppisti e vandali” non possono più essere nascoste, perché l’ordine è quello di prevenire qualsiasi manifestazione contro l’abbuffata della Coppa. Inoltre, posizionano posti di blocco ogni tanti chilometri intorno agli stadi e agli eventi esterni della FIFA, impedendo anche ai residenti di circolare nel perimetro.
È un elenco enorme di arbitrarietà e diritti revocati dalla direzione opportunista, che si affanna per mantenere la bella vita dei capi della FIFA e impedire che le proteste contro il governo si espandono. Tutte queste persone che difendono il vecchio Stato si sforzano di brandire la “costituzione cittadina”, lo “Stato democratico di diritto”, ma inferocite con le masse ribelli non fanno alcuna cerimonia mentre si strappano le vesti, di mandare a picchiare chi vuole prendersi le briciole del diritto di libera espressione e quello, tanto sbandierato come sacro da loro, di “andare e venire”.
Il problema per loro è che il diritto di protestare è garantito dal popolo stesso per le strade, e non da lettere scritte su carta. Le proteste seguono per tutta la Coppa del Mondo, praticamente in tutte le capitali, maggiori o minori, ma seguono, di fronte alla repressione, denunciando la sua brutalità, difendendo i propri prigionieri politici e mobilitando i lavoratori e sfruttati del mondo, che manifestano la loro solidarietà.
Questo è un diritto fondamentale e la sua rimozione dimostra solo il grado di degenerazione del vecchio Stato e dei suoi attuali dirigenti di turno. Questo dimostra che non ci si può aspettare la democrazia per il popolo in nessun paese in questa situazione e che anche la “protestare nelle urne”, come questa canaglia che governa il paese ama dire, non è possibile cambiare la società.
E se oggi la repressione può “avvolgere” le proteste, lo fa perché ora abbiamo più poliziotti che manifestanti, in una operazione di guerra mai vista in qualsiasi evento sportivo, da nessuna parte, in nessun momento. Ma verrà il giorno in cui saremo milioni di nuovo e sarà impossibile fermare la forza del popolo. Nel frattempo, i rivoluzionari e democratici si organizzano e si preparano per le grandi battaglie a venire.
E per quanto riguarda la “Coppa delle Coppe”, vinca chi vinca, ciò che è certo è che, come rappresentanti di questo vecchio ordine qui e nel mondo, il signor Blatter e la signora Rousseff, presenti o no, parlando o tacendo, saranno clamorosamente fischiati. E questa protesta non sarà niente rispetto alle lotte che si presenteranno con la crisi del paese.

pc 12 luglio - Israele nazista/terrorista: colpito da poco un orfanotrofio a Gaza, morte 3 bimbe - manifestazione cittadina anche a Palermo oggi pomeriggio

Con le masse popolari palestinesi, con la resistenza palestinese

Fermare lo sterminio nazista/terrorista dello Stato sionista di Israele  sostenuto dall'imperialismo USA, Europa, Italia


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Colpito orfanotrofio Gaza, morte 3 bimbe

Hamas, lanciato razzo su aeroporto Tel Aviv


(ANSA) - GAZA, 12 LUG - L'aviazione israeliana ha centrato sabato mattina un orfanotrofio a Beit Lahya (nord di Gaza), provocando la morte di tre piccole disabili. Israele sostiene che Hamas ha sistematicamente provveduto a nascondere missili e armi in moschee ed in istituti pubblici. Il braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam, afferma di aver sparato sabato mattina un razzo verso l'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv.

pc 12 Luglio - Assemblea No Muos contro la repressione. Alcune considerazioni critiche

Lo scorso Martedì si è tenuta un'assembla di movimento al CSOA Ex Karcere di Palermo in seguito all'ennesimo atto repressivo contro i militanti No Muos.
Stavolta trattasi di 4 fogli di via emessi dalla Questura di Caltanissetta verso 4 compagni e studenti dell'area Autonomia Contropotere a cui si "vieta" di fare ritorno a Niscemi.

Vi è stato un breve dibattito, a cui abbiamo partecipato, dove in particolare si è discusso su due questioni: la partecipazione al prossimo corteo No Muos dell'8 Agosto e come organizzarsi per rispondere alla repressione dello stato in generale e in particolare contro il movimento No Muos.

Il presente scritto non vuole essere un report dell'assemblea bensì un contributo di riflessione circa alcuni aspetti politici e ideologici emersi dalla stessa.

Diciamo fin da subito che dopo aver fatto un'analisi generale sulla repressione che lo Stato borghese mette in campo contro settori sociali e individui che a differenti livelli vengono colpiti e, raggiungendo una sostanziale convergenza sulla necessità di rispondere a tutto ciò, a nostro avviso il dibattito non è riuscito a dare le risposte adeguate che la situazione attuale richiede.

Ma andiamo per gradi:
  1. Circa la partecipazione al corteo, le modalità sono state condivise dall'assemblea e come riportato dalla conferenza stampa che i compagni interessati dal provvedimento repressivo hanno tenuto, le anime del movimento No Muos palermitano rimandano al mittente il tentativo di intimidazione e torneranno a Niscemi senza nessun pentimento ma rivendicando ancora una volta tutte le pratiche conflittuali e di lotta attuate in questi anni. Da un punto di vista strategico e di analisi politica circa il movimento No Muos l'assemblea ha registrato delle differenze di non poco conto:                 Abbiamo sostenuto che a nostro avviso è necessario che il movimento rivoluzionario e le avanguardie diano un contributo al movimento No Muos arricchendo l'analisi politica del movimento stesso e non limitandosi a delle semplici rivendicazioni di tipo "sindacale" quali la questione della nocività per la salute della popolazione causata dal Muos. Ci vuole invece un impegno ulteriore nella denuncia e mobilitazione dicendo innanzitutto che il Muos è uno strumento di guerra di importanza strategica per l'imperialismo, Usa in particolare. Nell'attuale contesto del mediterraneo e del Medio Oriente guardando alla situazione di Siria, Palestina ed Irak in particolare dove si prospetta un possibile nuovo intervento diretto degli USA in chiave anti-ISIS, il Muos è uno strumento fondamentale e funzionale per le attuali e nuove guerre di aggressioni.. I niscemesi e il movimento No Muos devono quindi "accettare la sfida" seriamente opponendosi con tutte le forze che il proprio territorio sia utilizzato a fini bellici dall'Imperialismo. Quindi acquisire una maggiore coscienza che lottare contro la guerra significa indirettamente lottare per la propria salute dato che il problema di leucemie e tumori causato dal Muos non cade dal cielo ma è altamente correlato alla finalità del Muos stesso che è fonte di morti sia "all'esterno" che all'interno".                                                                                                                                                                                                               
  2. Circa a risposta alla repressione, l'Ex Karcere ha proposto la formazione di una cassa di resistenza limitatamente al movimento palermitano e limitatamente alla questione No Muos.
Sulla prima questione il compagno dell' Ex Karcere ha tenuto a ribadire che la loro analisi sul movimento No Muos è differente dalla nostra. Innanzitutto a loro avviso se siamo in presenza di un riflusso del movimento ciò è da addebitare al fatto che troppo poco si è puntato sulla questione salute tema che potrebbe mobilitare più niscemesi. Al contrario puntare sulla questione della guerra e dell'imperialismo essendo tematiche "astratte" e "ideologiche" sarebbe utile solo per mobilitare "un centinaio di militanti" non la popolazione di Niscemi a cui "non gliene frega niente se la guerra non arriva a casa loro" e che invece si mobiliterebbe sicuramente in forme più copiose se fosse meglio a conoscenza dei rischi riguardanti la salute a cui vanno incontro: d'altronde "i siciliani ragionano che se ti toccano un familiare lo difendo a tutti i costi".

Da un punto di vista politico questa posizione è economicista e mostra un approccio alla politica di tipo "sindacalista" e da lotta economica/rivendicativa quando invece la lotta contro il Muos, come detto su e com'è evidente, è una lotta che coinvolge l'imperialismo americano, l'imperialismo italiano colluso con quest'ultimo, il governo regionale e quelli locali. E' una battaglia internazionalista e anti-imperialista, ridurla ad una questione rivendicativa, particolarista e localista denota un ristretta visone politica e strategica. Se i niscemesi non capiscono la loro importanza strategica nel contrastare l'imperialismo e il governo e si limitano a pensare come il compagno dell'Ex Karcere che si tratti solo di una lotta per "difendere la famiglia", difficilmente a nostro avviso si raggiungerà l'obiettivo perchè mancherà la coscienza adeguata per capire l'importanza piena di questa battaglia e di conseguenza la tattica adeguata da mettere in campo da un punto di vista di  MASSA.

Rimanendo sulle masse popolari, che è il punto centrale della questione e che come gridiamo spesso negli slogan "scrivono la storia", dalla posizione dei compagni si evince una totale sottovalutazione e disprezzo di fatto per le masse popolari. Perchè i niscemesi non dovrebbero capire che il Muos ha a che fare con la guerra? Perchè escludere a priori che la coscienza media del niscemese/siciliano non possa andare oltre i meri interessi privati/familiari? 
O al contrario, forse sono le cosiddette "avanguardie", come in questo caso l'Ex Karcere, che avendo questa visione che sottovaluta il ruolo delle masse popolari, contribuiscono a far rimanere quest'ultime arretrate? 
Infine, sentire da un compagno "comunista" che l'anti-imperialismo sia una questione "astratta" lascia un po' perplessi...

Sulla seconda questione, abbiamo detto che a nostro avviso e per tutto quello che era emerso dagli interventi, la lotta alla repressione non può limitarsi alla creazione di una cassa di resistenza. la questione va affrontata su un piano politico superiore e non meramente organizzativo. Abbiamo ribadito ancora una volta (come facciamo ormai da anni) che è necessaria la costituzione di un organismo ad hoc come il Soccorso Rosso Proletario per organizzare iniziative e per meglio rispondere unitariamente alla repressione. Recentemente in Francia vi sono stati tentativi positivi che vanno in questa direzione. Se il nemico è organizzato e attacca sistematicamente chi lotta, nel nostro campo dobbiamo fare lo stesso, puntando ad un maggior livello organizzativo e capacità di mobilitazione su questo terreno nonchè capacità aggregativa dei soggetti colpiti.

Il compagno dell'Ex Karcere ha ribadito ancora una volta che loro non sono interessati a strutture politiche di questo tipo come il Soccorso Rosso Proletario e che la loro proposta della cassa di resistenza ha l'obiettivo pratico di sostenere i compagni colpiti da multe o che devono fronteggiare i costi dei processi senza sentire la necessità di una struttura che si occupa di altro ancora. Per l'ennesima volta sentiamo dire a questi compagni che "chi fa questo tipo di politica deve mettere in conto la repressione e che è normale che ci sia". I compagni dicono questo per dire che non bisogna "stupirsi" se veniamo colpiti dalla repressione quindi, in un certo qual modo non c'è bisogno di "particolari" o "straordinarie" iniziative o organismi politici.

Invece noi diciamo, appunto perchè la repressione "è da mettere in conto", che diventi essa stessa un fronte di lotta  in cui serve organizzazione per poterla meglio fronteggiare senza lasciare questa questione al caso o semplicemente ad avvocati e/o casse di resistenza. Anche su questa questione l'approccio di questi compagni è economicista.

Speriamo che questo piccolo contributo critico dia inizio  ad un serio confronto e dibattito politico su queste questioni che ci permettano di avanzare tutti a danno del nemico.

pc 12 luglio - Solidarietà e mobilitazione per i migranti - basta stragi per il profitto imperialista

11 luglio  sit-in ieri pomeriggio a Palermo, al centro, in concomitanza all'iniziativa cittadina che si svolgeva anche a Taranto, non solo per solidarizzare, denunciare e controinformare ma anche per chiamare alla mobilitazione perché si metta fine all'orrore senza fine, alle stragi in mare, al calvario che continua per i migranti, uomini, donne spesso incinte, stuprate durante i tragici viaggi, bambini che riescono ad arrivare nel nostro paese.
Unitamente al volantinaggio è iniziata anche una raccolta firme con mozione che continuerà nei prossimi giorni anche nel posti di lavoro, nei quartieri sulla base di alcuni punti specifici, mozione/firme che saranno successivamente presentate al governo, nazionale e locale, di cui si è denunciata con forza la politica antiimmigrati "coperta" da ipocrisia e lacrime di coccodrillo dinnanzi alle morti dei migranti:
  • Per la libera circolazione dei migranti che arrivano nel nostro paese e corridoi umanitari per raggiungere altri paesi
  • Per l’abolizione delle leggi antimmigrati
  • Per la chiusura dei Cie/Cara - veri e propri moderni lager
  • Contro le spese militari (come gli F35) per le guerre imperialiste, trovare, invece, risorse per una dignitosa accoglienza e assistenza dei migranti utilizzando anche ogni struttura pubblica disponibile















prolcompa@libero.it

venerdì 11 luglio 2014

pc 11 luglio - LETTERA DI UN OPERAIO ILVA: LO SCIOPERO FIM, FIOM, UILM A TARANTO E' STATO UN FLOP

Lettera di un operaio Ilva slai cobas

Lo sciopero è stato un flop. È uscito un comunicato della segreteria nazionale Fim-Cisl che ne parlava trionfalmente: un grande successo con fermo totale degli impianti... Tutto falso!
Parlando con un amico che lavora alla manutenzione elettrica in Acc1 mi diceva che nessuno se l'è filato, probabilmente c'è stato qualcuno della manutenzione meccanica che ha partecipato. Situazione per nulla dissimile da quanto accaduto nel mio reparto, l'Ome/Mua, dove nella nostra zona, che conta circa 160 operai di cui un'ottantina effettivi oggi in forza lavoro, ha contato un solo scioperante, per altro attivista sindacale (non è riuscito a convincere nessuno ad uscire!). Probabilmente c'è stata qualche adesione in più alla zona Ricariche, dove lo scorso Novembre è stato eletto un delegato Uilm.
Nella seconda parte della giornata giravano voci che l'adesione fosse stata di duemila operai, ma quando mai?! Chi era in possesso di smartphone ha ricevuto foto dei presidi alle portinerie A e D, di una desolazione  sconfortante!!! Nessuna presenza alla A, forse un centinaio - a voler essere proprio di manica larga - alla D. Purtroppo non sono per nulla a conoscenza della partecipazione delle ditte d'appalto, l'unico contatto diretto che ho avuto è stato con un lavoratore giovanissimo della Chemipul il quale pareva piuttosto agitato, ma non perché avesse avuto contatto diretto con suoi  colleghi scioperanti, quanto piuttosto per aver ricevuto un consiglio dal suo caposquadra che gli diceva di tornare quanto prima a casa per non incorrere in probabili problemi all'uscita delle 15.00. Non essendo di Taranto non sapeva che fare, dato che la corriera che l'avrebbe riportato a casa sarebbe passata alle 15.30 e nel momento in cui ho parlato con lui erano appena le 13.15. Non posso provare la reale intenzione del suo caposquadra, se fosse cioè realmente in pensiero per lui o se intendesse far crescere il numero degli scioperanti.
Per concludere, una cosa di cui sono certo sarete già al corrente, il nuovo decreto porta ad un ulteriore slittamento - leggi: posticipo - dei lavori AIA e non si fa menzione minimamente alla copertura dei Parchi Minerali. Questo non può che darmi ulteriore conferma che il nostro (non eletto) Governo è formato da una banda di criminali non diversi dai fratelli Savi.


Comunicato dello slai cobas Ilva


Lo sciopero indetto da fim, fiom, uilm per il decreto sul prestito-ponte è andato male; nella maggior parte dei reparti non è andato oltre il 10%, nonostante la mobilitazione di capi, tecnici e l'assenso della direzione. Attivisti sindacali confederali e alcuni gruppi di operai che pensano solo allo stipendio, bevendosi le pressioni fim-fiom uilm, hanno poi presidiato la portineria usata dai sindacalisti confederali per farsi vedere dalla televisione.
La maggioranza dei lavoratori in massa non sono caduti nella trappola aziendalista dello sciopero 'forzoso' per il "prestito forzoso" che garantisce forse gli stipendi nel presente ma ancora alcun futuro nè per il lavoro, nè per la salute e la sicurezza in fabbrica e città.
Non si manda avanti una fabbrica a botta di decreti filoaziendali, di commissari nominati da confindustria, federacciai e banche in combutta con la famiglia Riva, in un mercato senza ripresa, e con acquirenti stranieri che vogliono fare l'affare - non parliamo poi del cosiddetto commissario ambientale Ronchi, quello che dice che a Taranto l'aria è buona ..
Non possiamo accettare di trasformare la tragedia in farsa!
Certo non aiutano la chiarezza in fabbrica chi si oppone ai sindacati confederali e allo sciopero aziendalista con proposte però di beneficenza o con proposte scopiazzate qua e là da noi dello slai cobas.

Oggi venerdì i coordinatori provinciali saranno alla fabbrica ore 15 port. A e in città ore 19 in p.zza Immacolata per chiarire sul decreto e la situazione, ma soprattutto per ripetere come un disco incantato, alcune cose:
Serve la lotta in fabbrica e in città ma per gli interessi degli operai e della città, e per un 'decreto operaio' che 'metta in sicurezza' innanzitutto i lavoratori e che metta i lavoratori a fianco dei cittadini, nella lotta comune per la salute la sicurezza il lavoro.


- Nessun operaio deve andare a casa!
- Gli stessi operai devono essere impiegati nella messa a norma della fabbrica, che è possibile!
- Salari e diritti non si toccano e devono essere garantiti per legge, sia che si lavori o che non si lavori per la messa a norma
- La prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai, durante questo periodo di marasma, confusione, l'inosservanza delle norme della sicurezza non deve essere giustificata dai lavori AIA
- In una fabbrica insalubre e nociva come è stata l'Ilva e come continua a esserlo in questa -situazione non si può stare e lavorare per tanti anni ma 20-25 anni bastano, con estensione, quindi, a tutti gli operai ILVA-INDOTTO dei benefici pensionistici e con l'applicazione di un nuovo contratto siderurgico. 

- La salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, per cui servono ore misure di emergenza visite mediche mirate, cure sanitarie gratuite, ospedale e strutture d'emergenza sanitarie - affidate eventualmente ad Emergency - per fronteggiare la situazione in fabbrica e nei quartieri inquinati da bonificare, con molti più soldi di quanto finora stanziati e mettendo a lavoro i tanti disoccupati di Taranto


Slai cobas per il sindacato di classe ILVA Taranto
via rintone 22 taranto - 347-1102638 - slaicobasta@gmail.com

pc 11 luglio - Arresti e denunce a Palermo per operai Gesip e ex Pip - contro la repressione delle lotte sociali

Multe, denunce penali, fermi, arresti temporanei, come sta avvenendo in questi giorni a Palermo contro alcuni operai della Gesip e degli Ex Pip in lotta da anni a difesa del lavoro e caricati più volte pesantemente dalla polizia, accusati invece loro! di violenza e danneggiamento, di manifestazione non autorizzata, interruzione di pubblico servizio, cui esprimiamo piena solidarietà.
E ancora, sgomberi forzati dei senza casa, fogli di via come quelli notificati in questi giorni contro attivisti No Muos da parte della procura di Caltanissetta, intimidazioni, polizia, Digos sempre presenti a “controllare” anche con foto e filmati illegali…

è tutto questo e altro che molti palermitani, per restare solo a livello locale, che lottano sopportano oramai da troppo tempo.

Ecco cosa hanno ricevuto in anni di lotte LAVORATORI, PRECARI, DISOCCUPATI, GIOVANI, STUDENTI, MILITANTI POLITICI E SOCIALI...
Tutti quelli che per difendere o trovare il posto di lavoro, una casa, per la difesa degli spazi occupati, lottano per diritti legittimi che questo Stato borghese nega continuamente - con tutte le sue amministrazioni nazionali e locali - invece di ricevere risposte concrete vedono trasformare le loro giuste lotte in QUESTIONI di ORDINE PUBBLICO, uno Stato che viola costantemente le proprie stesse regole leggi, le stesse leggi dello stato borghese: quelle sulla libertà di movimento e di espressione, ma soprattutto quelle fondamentali, quelle che dicono che ogni persona ha diritto ad una vita dignitosa! E lo fa ogni giorno proclamandosi anche con un'ipocrisia senza limiti “a favore del popolo!”

Questi governi e queste istituzioni moderno fasciste NON SONO INVECE PER NIENTE LEGITTIMATI ad agire in “nome del popolo”: la repressione da sempre più stato di polizia che mettono in campo serve per difendere la ricchezza dei padroni e dei politici al loro servizio accumulata grazie al sistema capitalistico e con la violenza con l’inganno con la truffa e la corruzione dilagante oggi ad un livello mai visto prima!

L’unica VERA LEGGITTIMITA’ E' DI CHI LOTTA PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO CONTRO una situazione in cui a pagare ogni forma di “crisi” sono sempre le stesse persone, i proletari innanzi tutto, e cioè quelli che per sopravvivere devono solo lavorare, quando questo lavoro si trova! E poi i più deboli come gli anziani, i giovani, i bambini…

È per questo che il “popolo” non ha altra via che quella di riprendersi la propria dignità di vita innanzi tutto con una rivolta popolare che spazzi via tutto il marciume… 
e in questa prospettiva/percorso la lotta specifica contro la repressione pone la necessità di costruire un fronte comune, di tutti i soggetti colpiti, che insieme possano fare da argine ai continui attacchi, alle continue intimidazioni e alla valanga di pressioni contro chi lotta.

Organizziamoci per fermare l’avanzare del moderno fascismo e dello stato di polizia

Contro la repressione delle lotte aderiamo/costruiamo il Soccorso Rosso Proletario

Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo – cobas_slai_palermo@libero.it

Dal comunicato del Coordinamento nazionale dello Slai Cobas per il s.c.
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe aderisce al Soccorso Rosso proletario perchè condivide la necessità di un fronte comune contro arresti e repressione, in particolare quelle che colpiscono le lotte proletarie e sociali e loro avanguardie.Esistono già naturalmente iniziative in questo senso che noi appoggiamo e di volta in volta ne condividiamo le battaglie e naturalmente non vediamo il soccorso rosso proletario come alternativo a queste, quanto ne vediamo una necessità politica perchè unisce alla solidarietà verso le avanguardie e le lotte proletarie, la più generale battaglia che colpisce, compagni, organizzazioni, movimenti in italia e nel nondo che si muovono nel nostro stesso campo, quella della lotta contro il capitalismo e l'imperialismo per un mondo senza sfruttamento e nelle mani della classe operaia e delle masse popolari.
Per questio sosteniamo SRP e mettiamo a disposizione le sedi, come riferimenti e luoghi di iniziativa e anche di informazione e formazione dei lavoratori, precari, disoccupati, tra cui tante donne, che aderiscono e lottano nel nostro sindacato.

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Manifestazioni violente: denunciati otto ex pip Lanci di pietre e molotov durante una protesta: denunciati 8 ex pip
Sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale pluriaggravata. Il 23 maggio del 2013 trasformarono una manifestazione in una guerriglia urbana contro i carabinieri schierati. La digos ha effettuato una perquisizione a casa degli indagati

Violenza e danneggiamenti  Arrestato il capopopolo della Gesip - In manette finisce uno degli storici capipopolo della Gesip. Blitz della digos stamattina fra gli operai dell'ex partecipata del Comune di Palermo. Gli arresti sono tre. In manette è finito Giacomo Giaconia, 55 anni. Gli altri due, Salvatore Spatola, 50 anni, e Francesco Madonia., 54 anni, sono finiti ai domiciliari. Le accuse sono pesanti: dalla violenza al danneggiamento, dalla manifestazione non autorizzata, all'interruzione di pubblico servizio. Già, perchè Giaconia in finito più volte sotto inchiesta in passato sarebbe sempre tornato in piazza per guidare la frangia più facinorosa dei precari. Nel 2012 lo avevano pure arrestato per le stesse accuse.

pc 11 luglio: Contro l'ennesima vendetta/montatura al movimento NO TAV, solidarietà ai compagni arrestati

NoTav. Altri arresti per l'attacco al cantiere del 13 maggio
Verso le 5.30 di questa mattina, la polizia si è presentata in grande stile, incappucciata e con armi alla mano, nelle abitazioni di quattro attivisti notav. L'operazione ha portato all'arresto di tre persone tra Milano e Lecce e ad almeno una perquisizione, nell'ambito dell'indagine che portò il 9 dicembre scorso all'arresto di 4 attivisti notav, accusati di terrorismo.
A richiedere le misure i due pm con l'elmetto Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, che evidentemente scontenti della decisione della corte di cassazione che ha negato la configurabilità del reato di terrorismo, ora puntano a prendersi la loro personale, quanto ridicola, rivincita, pensando bene di proseguire l'indagine riguardante l'assalto notturno al cantiere della Tav di Chiomonte tra il 13 e il 14 maggio 2013. L'operazione di oggi è significativa di come i due Pm cerchino ora di allargare il raggio di azione, andando a colpire altri compagni e compagne.
Secondo le prime informazioni, i tre arrestati questa mattina sono accusati di fabbricazione e porto d’armi di "armi da guerra e congegni esplosivi", danneggiamento, incendio e violenza a pubblico ufficiale aggravata. Sono tuttavia da verificare l'esattezza dei capi di imputazione, mentre i tre sono tutt'ora in questura. All'interno dell'operazione di questa mattina, anche una lunga perquisizione a casa di una quarta persona, sempre nel milanese.
Una prima diretta sugli arresti di stamattina da Radio BlackOut

pc 11 luglio - MANIFESTO: L'AQUILA: ANCORA UNA STRAGE ANNUNCIATA

Invitiamo a stampare, richiedere e affiggere, diffondere questo manifesto

giovedì 10 luglio 2014

pc 10 luglio - Da Spoleto, l'unica giustizia è quella proletaria...

riceviamo e pubblichiamo a cura di Soccorso Rosso Proletario srpitalia@gmail.com

Spoleto 10 luglio 2014
Pochi minuti fa alle ore 16,40, tre agenti di PS hanno prelevato Michele Fabiani dalla sua abitazione per condurlo nel carcere di Maiano di Spoleto. E' l'ultimo atto di una storia disonesta, battezzata dagli stessi organizzatori Brushwood. Per noi, da ora,  inizia una battaglia quotidiana per la liberazione immediata di Michele.

segue un nostro primo comunicato:
MICHELE LO VOGLIAMO SUBITO LIBERO PERCHE’ BRUSHWOOD E’ UNA STORIA DISONESTA LA CUI MORALE E’:
Lo Stato non è neutro, non è arbitro, è strumento dei poteri economici, politici, militari,  giudiziari e mediatici che dominano il sistema dei rapporti sociali in Italia.
Se sei anarchico e hai venti anni e sei accusato di terrorismo, per te ci sarà l’arresto preventivo, farai 400 giorni di reclusione, per nove mesi ti terranno in isolamento e nel carcere speciale e chiederanno per te 9 anni dietro alle sbarre, poi in appello ti diranno che l’associazione sovversiva non c’era e ti condanneranno a 2 anni e tre mesi. (Michele Fabiani).
Se sei Generale, Comandante dei ROS dei carabinieri, e sei accusato di  traffico di stupefacenti, di armi, e anche di peculato e associazione a delinquere, reati per i quali ti verranno richiesti 26 anni di carcere, non solo non farai un giorno di prigione, ma dopo essere stato condannato a 14 anni,  avrai la solidarietà del Ministro degli Interni e continuerai a Comandare per anni il Reparto Speciale dell’Arma fino alla pensione. (Generale Giampaolo Ganzer.)
Se continuerai ad essere anarchico non importerà se sono passati 7 anni, se ti sei sposato, laureato, se hai fatto il servizio civile con Legambiente e collabori con una Casa Editrice, perché quando la Cassazione dirà che i 2 anni e tre mesi sono la pena che ti meriti, ti verranno a prendere di nuovo per portarti in prigione. (Michele Fabiani).
Se sei ricchissimo e sei un politico di questo stato, accusato di corruzione, peculato, di reati fiscali e sessuali, dalle procure di mezza Italia,  quando la tua prima Cassazione dirà: 4 anni; non finirai in prigione ma passerai un po’ del tempo della tua condanna a concertare con il Presidente del Consiglio le future Istituzioni del Paese. (Silvio Berlusconi).
Ma anche se non sei così importante potrai avere un trattamento di riguardo, quando ti arresteranno con l’accusa di associazione a delinquere e corruzione, per te ci saranno gli arresti “buoni” dei domiciliari, in fin dei conti non sei un Sindaco Comunista scomodo, né uno “stronzo terrorista” (l’architetto Fabio Zita della Regione Toscana secondo la Lorenzetti) ma presiedi Italfer e hai governato l’Umbria. (Maria Rita Lorenzetti).
E’ lo Stato di sempre che “assolve” dalle pene dei loro reati e protegge dai meccanismi delle sue leggi la propria “ragione sociale” e  i propri servitori mentre punisce gli oppositori, al di là di ogni certezza e credibilità delle accuse.
Non accettiamo perciò come parenti, amici e compagni di Michele l’ingiustizia di ciò che si fa chiamare giustizia, non ci rassegniamo ad essa, protestiamo e torniamo a lottare, a denunciare la verità e chiediamo l’immediata libertà per Michele.

SABATO 12 LUGLIO in Piazza del Comune a Spoleto: "Michele libero subito"
CONFERENZA STAMPA - MANIFESTAZIONE

Michele Fabiani
Casa Circondariale/casa di Reclusione Spoleto
Via Maiano 10 cap 06049 Spoleto (Pg)
 
Comitato23Ottobre (Spoleto 9 luglio 2014)

pc 10 luglio - L'Aquila, ancora morti per l'Italia e l'Europa dei padroni!

Esplosioni a Tagliacozzo: si indaga per omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Tre morti e quattro feriti, ma la responsabilità è da ricercare anche nello stato e nell'UE
Valerio Paolelli (37 anni), Tonino Morsari (47) e Antonello D'Ambrosio (33) sono morti carbonizzati nelle esplosioni; 3 i feriti gravi (Kedhia Sofiane, Aurelio Chiariello e Onofrio Pasquariello) e 2 i lievi (Sergio Paolelli, titolare dell'azienda e il figlio Armando): questo il bilancio della strage di ieri a L'Aquila. 
 
“Le disgrazie possono capitare a chiunque” così Sergio Paolelli, titolare della Pirotecnica Paolelli a Tagliacozzo, commentò la tragedia di Città Sant’Angelo dopo l’esplosione, quasi un anno fa, della fabbrica di fuochi d’artificio dei fratelli Di Giacomo, dove persero la vita 4 operai e un vigile del fuoco, Maurizio Berardinucci, impegnato nelle operazioni di soccorso.
Ieri quella disgrazia è capitata a lui, a suo figlio e agli altri operai della Pirotecnica Paolelli.
“Antica azienda a conduzione famigliare, negli ultimi anni aveva assunto dei dipendenti impegnati soprattutto nei periodi estivi per le feste di paese e gli spettacoli, fino ad affermarsi nel mercato di tutto il centro Italia”. Ma la Pirotecnica Paolelli era anche  “una dei 27 stabilimenti abruzzesi ad alto rischio di incidenti, secondo una tabella del ministero dell’ambiente” e gli addetti ai lavori lamentavano una carenza di norme ad hoc volte a garantire la sicurezza. 
 
L'esplosione nella fabbrica di fuochi d'artificio Paolelli di Tagliacozzo é il quarto grave incidente accaduto negli ultimi 15 anni nella Marsica ad aziende che producono fuochi. Il primo incidente in un'azienda di Cerchio (L'Aquila) con un morto e tre feriti, mentre qualche anno dopo a Roccavivi di Balsorano (L'Aquila) un'esplosione uccise tre lavoratori.

Per il sindaco di Tagliacozzo però, questo non sarebbe un incidente, ma la “scena di un campo da bombardamento”:  quattro giorni fa, un proprietario delle casematte si lamentava con lui delle buche sulla strada interpoderale che portava al loro stabilimento...

Il presidente della regione D'Alfonso ha detto che si impegnerà a far rivedere la direttiva europea "Seveso", che impone agli stati membri dell'UE di identificare i propri siti a rischio e regola i limiti per le aziende che detengono nitrati di ammonio, materiale pirotecnico e per le aziende minerarie...

A cosa servono allora le lacrime di Napolitano? A cosa serve il cordoglio di uno Stato a cui non conviene indirizzare i "parametri" dell'UE verso una condizione di maggior sicurezza dei lavoratori?

Uno Stato che continua a tagliare sulla sicurezza non ha diritto di piangere sul sangue versato!
E’ dal Viminale che giungono segnali inequivocabili sulla riorganizzazione del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, che prevede pesanti tagli al personale operativo nella provincia dell’Aquila, un territorio ad altissimo rischio sismico che abbraccia da nord a sud tutto l’Abruzzo e costellato da queste polveriere a cielo aperto senza salvavita e senza condizioni strutturali e infrastrutturali di sicurezza. E mentre L’INAIL annuncia “il minimo storico degli infortuni mortali sul lavoro” omettendo di dire che gran parte degli infortuni non vengono neanche denunciati per paura di perdere il lavoro, il ministro del Lavoro Poletti propone di “utilizzare le riserve tecniche dell’Inail per costruire un fondo da utilizzare per investimenti a sostegno dello sviluppo”, dimenticando e seppellendo i morti per il profitto, per un lavoro insicuro, precario, povero, senza diritti, ma a sostegno delle imprese!
« Se vi può consolare sono io la moglie del wf morto nell'esplosione dei di giacomo...queste fabbriche vanno chiuse io me ne frego della legge scrivo quello che penso ho perso mio marito 47 anni... stava lì x soccorso chi me lo ridà. Loro rischiano ma lo fanno x soldi un wf rischia la vita x una miseria ». Questo lo sfogo di una donna, Patrizia Colatriani, moglie del vigile del fuoco Maurizio Berardinucci, che ha dato la vita per la vita e per una miseria « il problema di fondo è che la sicurezza manca completamente in alcuni ambienti di lavoro e i controlli talvolta scarseggiano nelle aziende, anche in quelle ritenute a rischio […] Quando i controlli mancano è forse meglio rinunciare a fuochi di artificio, specie quando le tragedie si susseguono così frequentemente ».

 
Napolitano quindi, risparmi le sue “generose” lacrime di coccodrillo ai morti per il profitto, alle morti di Stato e non umili la memoria di un vigile del fuoco col Premio Nassirya, perché i vigili del fuoco pagano la vita con la vita e per una miseria, mentre i padroni e i loro servi rischiano molto meno e lo fanno per soldi! 


Luigia De Biasi per lo Slai Cobas s. c. L’Aquila

pc 10 luglio - Una nuova strage da lavoro a Tagliacozzo L'Aquila - "non si possono tenere queste fabbriche senza condizioni di sicurezza e salvavita" dichiara la Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e territorio' info bastamortesullavoro@gmail.com

Fabbrica di fuochi d’artificio esplode a TagliacozzoSalta in aria la polveriera: tre morti e quattro feriti
Incidente in località San Donato nell'azienda pirotecnica Paolelli. Almeno quattro esplosioni a pochi minuti di distanza l'una dall'altra, la terza definita dai testimoni un "finimondo". Nei comuni vicini è saltata la corrente elettrica e molte finestre di appartamenti sono state distrutte. La moglie del vigile del fuoco morto a Città Sant'Angelo: "Queste fabbriche vanno chiuse"
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TAGLIACOZZO. Un boato, poi una colonna di fumo che si alza nel cielo e ancora altre esplosioni. Un'altra fabbrica di fuochi d'artificio esplode in Abruzzo e altre tre persone sono morte. A saltare in aria questa volta è la casamatta dell'azienda pirotecnica Paolelli a Tagliacozzo, in località San Donato. Sembra di vivere un film già visto, tutto ricorda quanto accadde un anno fa a Città Sant'Angelo, dove esplose la fabbrica dei fratelli Di Giacomo. I morti furono cinque. Il bilancio dell'esplosione nella Marsica è di tre morti: due corpi sono stati recuperati, mentre il terzo è stato individuato sotto una trave ma non è stato ancora estratto. Secondo quanto riportato dall'Ansa i tre sarebbero Valerio Paolelli, figlio del titolare Sergio rimasto ferito, di Antonio Morsani e di Antonello D'Ambrosio. Sono ricorsi alle cure dei medici dell'ospedale di Avezzano tre dei quattro feriti: l'algerino Kedhia Sofiane, il catanese Aurelio Chiariello e il napoletano Onofrio Pasquariello. Nell'azienda erano presenti nove persone: oltre alle tre vittime e ai quattro feritii, sono rimaste illese altre due persone (padre e figlio) che si trovavano nella fabbrica ma in un punto non toccato dall'esplosione. Terminati i primi soccorsi gli interventi sono stati sospesi per almeno 24 ore per permettere le operazioni di bonifica degli ordigni ancora inesplosi e perchè è il tempo minimo necessario per acongiurare altri pericoli. I corpi già estratti e quello ancora da estrarre (che ufficialmente è ancora considerato disperso) restano ancora quindi tra le macerie.
Come un bombardamento. Impressionante lo scenario materializzatosi davanti agli occhi dei soccorritori: nel giro di un quarto d’ora si sono succeduti diversi altri scoppi e la terra ha tremato, «come per un terremoto».

La prima deflagrazione ha provocato una densa colonna di fumo, visibile anche a distanza di alcuni chilometri, mentre nel bosco circostante si sono innescati alcun focolai di incendio. Vigili del fuoco, carabinieri e forestale hanno subito provveduto ad interdire la zona prima di perimetrare e sequestrare l’ampia area interessata dall’evento.

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Almeno quattro esplosioni a distanza di alcuni minuti l'una dall'altra. Sul posto sono subito arrivati i mezzi dei vigili del fuoco, artificieri, carabinieri e polizia. In tutto ci sarebbero state quattro esplosioni, a distanza di alcuni minuti l'una dall'altra. All'interno della polveriera erano presenti sette persone. Altri due dipendenti si trovavano all'esterno della casamatta. Al momento il personale medico del 118 con l’ausilio di un elicottero decollato dall’Aquila, ha portato via i primi due feriti.  La zona è stata subito interdetta per motivi di sicurezza. Si temono infatti altre esplosioni. Sul luogo è arrivato anche il sindaco di Tagliacozzo, Maurizio Di Marco Testa che ha assitito alla seconda esplosione.

I testimoni: "Un finimondo". Così un testimone che si stava allenando in una palestra a 500 metri dalla fabbrica di fuochi Paolelli descrive l'esplosione. Inizialmente due gli scoppi, racconta Lele. «Siamo usciti dalla palestra ed è arrivata la terza esplosione violentissima che ci ha scaraventati a terra». Questa terza esplosione, ha riferito un altro testimone, un medico di base in servizio all'Ospedale di Tagliacozzo, a 2km, Pietro Buzzelli, «ha creato un violento spostamento d'aria». «Sono stato il primo ad arrivare insieme ai carabinieri, ho visto e sentito il terzo botto sul posto: sembrava un terremoto, seguito da una grossa fumata bianca come quella di una bomba atomica», è il racconto del sindaco di Tagliacozzo, Maurizio Di Marco Testa.

Dopo lo scoppio il rogo.
La massa di calore che si è sviluppata dopo le esplosioni ha provocato anche un incendio nel bosco adiacente alla fabbrica che ha raggiunto un fronte di oltre 500 metri. Il rogo, che ha distrutto più di un un ettaro e mezzo di macchia, è stato domato dalle gurdie forestali che hanno anche coordinato le squadre dei volontari di Protezione civile. Nei pressi del luogo dell’esplosione per ore si sono avvertite piccole deflagrazioni e ci sono stati altri focolai d’incendio causati dai fuochi pirotecnici scagliati nelle vicinanze.
Danni anche nei paesi vicini.

Nei comuni limitrofi è saltata la corrente elettrica e molte finestre di appartamenti sono andate distrutte. L'esplosione ha provocato un fungo chiaro di grandi dimensioni, visibile anche a distanza di chilometri. L'azienda stava preparando, da quanto appreso, i fuochi per delle manifestazioni pirotecniche. Qualcosa però non è andato per il verso giusto.
Un anno fa l'esplosione a Città Sant'Angelo: 5 vittime. L'esplosione di Tagliacozzo avviene a poco più di un anno dalla tragedia di Città Sant'Angelo (tutti gli articoli). E tra le prime persone a commentare la tragedia sulla pagina fan del Centro è stata proprio la moglie di una delle vittime, il vigile del fuoco Maurizio Berardinucci: «Queste fabbriche vanno chiuse», è lo sfogo di Patrizia Colatriani.

Lo scorso 25 luglio nella frazione di Villa Cipressi esplose esplosione la fabbrica di fuochi d’artificio dei fratelli Di Giacomo. Alle 10,25 di quella drammatica mattina esplosero dirca cento quintali di materiale esplodente. Calcinacci, fiamme e vetri rotti ricaddero in un raggio di cinque chilometri. Lo scoppi sventrò una collina e rase al suolo sette depositi. Pesantissimo il bilancio: nell'esplosione morirono un ragazzo di 22 anni, Alessio Di Giacomo, il titolare Mauro Di Giacomo, 45 anni (papà di Alessio), suo fratello Federico, 50, e il nipote (figlio di un altro fratello) Roberto Di Giacomo, 39 anni. Tre mesi dopo la quinta vittima: Maurizio Berardinucci, vigile del fuoco di 49 anni morto al policlinico Gemelli di Roma dopo mesi di sofferenza e lotta contro le ustioni. Berardinucci faceva parte della prima squadra di soccorso che raggiunse il luogo della tragedia e fu investito da una degli scoppi che seguirono la prima esplosione.

pc 10 luglio - La solidarietà di Soccorso Rosso Proletario ai compagni del CPA Firenze processati

SABATO 12 LUGLIO al CPA fi-sud

SERATA BENEFIT PER I COMPAGNI DEL CPA ARRESTATI IL 4 MAGGIO E 13 GIUGNO 2011

Ore 19 00 Aperitivo old style al bar inferno
Ore 21 00 Cena popolare prezzo
Ore 23 Direttamente da Coppacabana Galluzzo dj mitra a seguire Backstrett Cois trash from Ponte a Greve

Primavera 2011 –Estate 2014 “Le lotte non si arrestano....”

Sono passati tre anni dall operazione contro il movimento fiorentino che in meno di due mesi portò a 35 misure di custodia cautelare e a quasi 100 indagati.
In quel periodo le mobilitazione furono tante dalle scuole per la riforma Gelmini, ai cortei antifascisti e contro l'apertura di Casa Pound, alla lotta contro l'apertura di un CIE in toscana alle iniziative contro la repressione. Nel frattempo, da ormai due anni la digos di Firenze seguiva queste mobilitazioni con estrema attenzione: intercettazioni, continui controlli, riprese e continue denunce.
La mattina del 4 maggio ci furono i primi arresti e la risposta nel pomeriggio fu immediata e cosi nei giorni a venire ci furono cortei cittadini per chiedere la liberazione degli arrestati.
La mattina del 13 giugno 2011 la seconda mandata di arresti: alcuni compagni furono messi ai domiciliari, uno in carcere e gli altri all'obbligo di firma.
A distanza di tre anni c è un processo ancora in corso che 86 compagni devono affrontare perchè si oppoggono allo sfruttamento e alla miseria del presente dove i lavoratori vengono pestati sé scioperano perchè o non vengono pagati o lavorano in condizioni disumane, gli studenti vedono sempre piú negato il diritto allo studio e gli antifascisti denunciati o arrestati perchè lottano nelle piazze o nelle strade contro le scorribande e le sfilate dei fascisti sempre piú difesi e tutelati dalle forze di polizia.
Noi diciamo che lottare prevede un prezzo da pagare ma proprio perchè l'abbiamo messo in conto siamo ancora qua!

Non ci avrete mai come volete voi!!!!     

cpa-news mailing list

pc 10 luglio - Il referendum promosso dai sindacati confederali per conto dei padroni alla Tenaris Dalmine non ottiene la maggioranza reale degli operai

GLI OPERAI HANNO AUMENTATO LA DISTANZA DA FIM FIOM UILM !
L'ACCORDO PER LA FLESSIBILITA' TOTALE HA AVUTO
44,4% DEI VOTI FAVOREVOLI SU 1405 
E 49,3% TRA I 1264 PRESENTI.

Fim Fiom Uilm e loro delegati, strombazzano di avere avuto il 67,6% di SI. Ma lo calcolano arbitrariamente sui 923 votanti.
Sprezzanti e imbroglioni fino alla fine, vorrebbero cancellare 341operai che hanno scelto di non votare.
E 141 operai assenti che non hanno potuto votare, ma che subiranno l'accordo, scompaiono dai calcoli.
624 sono il 44,4% dei 1405 aventi diritto al voto.
624 sono il 49,3% dei 1254 presenti alle votazioni.
Quindi il loro accordo non ha nemmeno una maggioranza.
Presenti 1264, 50%=632!!! 624 SI non bastano: BOCCIATI!
La campagna di informazione e di opposizione fatta da Slai Cobas SC e Flmu/Cub in fabbrica, ha segnato quindi un risultato. La nostra denuncia per la prima volta ha impedito il voto ingiustificato e filo aziendale degli impiegati. E con la nostra indicazione netta di voto per il boicottaggio, abbiamo provato ad unire gli operai contro l'accordo e nella necessaria rottura con FimFiomUilm. I NO hanno scelto la strada senza uscita di contestare l'accordo senza contestare gli autori. Tra l'altro hanno fatto raggiungere il quorum (50%) al referendum, rendendolo valido.
LA FABBRICA È DIVISA IN DUE. TRA CHI HA MESSO UN SI, E CHI IN MODI DIVERSI NON CI STA.
Non ci sta con questo piano di flessibilità totale che va a peggiorare le nostre condizioni di vita e di lavoro.
Perchè cedere i diritti non porta occupazione, solo maggior sfruttamento ed esuberi.
E allora la strada è una sola, RIBELLARSI. All'ideologia padronale della sottomissione e del ricatto.
RIBELLARSI a FimFiomUilm che ne sono i portavoce. Per loro gli operai si devono mettere in concorrenza
gli uni contro gli altri per dare le condizioni migliori di profitto ai padroni. Tra reparti, tra stabilimenti, tra Paesi.
PER NOI GLI OPERAI DEVONO UNIRSI E FAR CRESCERE LA LORO FORZA CONTRO CHI CI VUOLE SEMPRE PIÙ FLESSIBILI, PRECARI E SOTTOMESSI

ORGANIZZIAMO IL SINDACATO DI CLASSE NELLE MANI DEGLI OPERAI IN OGNI REPARTO


L'ACCORDO SULLA FLESSIBILITÀ VA RITIRATO!

SLAI Cobas per il sindacato di classe
via Marconi 1 Dalmine 335 5244902 sindacatodiclasse@gmail.com
FLMU/CUB coordinamento di bergamo
via Donizetti 10 Dalmine 339 7313300 flmu.cub.bg@email.it

pc 10 luglio - Bennet Origgio - il processo agli operai immigrati in lotta non raggiunge il suo obiettivo

LA LOTTA DI CLASSE NON SI PROCESSA!

Il disegno della procura di Busto Arsizio, delle società committenti e delle cooperative impiegate presso i magazzini Bennet di Origgio e delle proprie associazione di categoria, di criminalizzare con false accuse gli operai e il movimento di sostegno che diede vita per diversi mesi del 2008, quella che è stata la prima lotta autorganizzata del settore della logistica, è sostanzialmente fallito. Al pari dell'ulteriore obiettivo di criminalizzare per spaventare e fermare l’espansione a macchia d’olio delle lotte.
Questo il lascito del Tribunale che ha assolto in primo grado la gran parte dei compagni e delle compagne coinvolti limitandosi all'assurda condanna per quattro imputati agganciandola, nella totale assenza di risultanze probatorie concrete, alla testimonianza interessata e livorosa di un paio di crumiri. Ed è come se si fosse sgonfiata la bolla repressiva, ma una volta gettata la rete, qualcuno per forza ci dovesse rimanere dentro.
Il tentativo di reprimere nelle aule della giustizia borghese lo sciopero dei lavoratori di Origgio e la solidarietà militante praticata da diverse realtà politiche, non ha quindi trovato il riscontro sperato dalle parti civili (le stesse ditte committenti e cooperative appaltatrici) che avevano avanzato richieste per circa 400.000 euro di risarcimento contro gli/le imputati/e per il blocco definito illegale dell'attività produttiva unitamente alle richieste del pm complessivamente per qualche anno di reclusione.
Era infatti questo il vero imputato del processo: lo sciopero, tornato finalmente a essere declinato, grazie al protagonismo diretto e alla partecipazione attiva dei lavoratori della logistica, quale strumento di lotta operaia e momento efficace di conflittualità contro gli attuali processi di accumulazione e circolazione del capitale.
Prassi conflittuali incentrate senza compromessi sui propri immediati interessi di classe con metodi di lotta radicali che incidono materialmente sul profitto padronale e, quindi, in netta contrapposizione con la delega in bianco ai professionisti della concertazione sindacale per contrattare sulla propria pelle riduzione di diritti e salari.
Una lotta, ricordiamo, risultata alla fine vincente, che ha permesso di conquistare un deciso miglioramento delle condizioni salariali e normative per i lavoratori impiegati, che ha incominciato a rompere l'onnipresente condizione di sfruttamento e schiavitù presente negli appalti della logistica e che ha posto le basi per la successiva diffusione di un movimento autorganizzato in pressoché la totalità dei più grossi magazzini del nord e del centro Italia (da Piacenza ad Ancona, da Torino a Padova, da Brescia a Bologna...). Da allora infatti numerosi sono i lavoratori dei più diversi siti che assimilano la lezione e la praticano.
Un movimento che ha saputo col tempo, anche affrontando le inevitabili sconfitte parziali e i passi falsi (le lotte insegnano anche quanto si perde), superare le rivendicazioni economiche immediate e ribaltare a proprio favore rapporti di forza considerati immutabili in un settore strategico da sempre contraddistinto da ritmi di lavoro insostenibili e assoluta precarietà dei rapporti di lavoro. Un movimento che ha saputo costruire anche una serie di scioperi nazionali riusciti e mettere in campo una vera piattaforma rivendicativa. Insomma, un esempio per tutta la classe che ha fatto paura alla controparte padronale e ai suoi complici.
E' quindi evidente che questa lotta esemplare non poteva che determinare anche la reazione di un padronato colpito nei propri interessi materiali e sollecito nell'incalzare l'azione e la complicità della magistratura per tentare di annichilire un movimento che è riuscito, di lotta in lotta, a riaffermare dignità e a vincere la paura attraverso la solidarietà e l'unità di classe. Reazione che, per quel che riguarda questo singolo processo, è risultata fallimentare al pari del tentativo di trasformare questa lotta operaia in un problema di ordine pubblico da giudicare con la lente del diritto borghese.
Rivendichiamo invece il diritto operaio di scioperare nelle modalità che la lotta richiede e che l’unica legalità in cui ci riconosciamo è quella della lotta di classe.
Siamo consci che questo processo potrebbe essere solo il primo di altri tentativi di fermare per vie giudiziarie il movimento di lotta dei lavoratori nella logistica, ma siamo altrettanto consapevoli che la maturità e l'unità raggiunte dallo stesso permetteranno di affrontare e rispedire al mittente tutti i tentativi che il padronato metterà in campo per fermarlo.
CON I COMPAGNI “COLPEVOLI” DI LOTTARE
PACE SOCIALE VINCE IL CAPITALE – LOTTA DI CLASSE VINCONO LE MASSE


I compagni e le compagne del Centro Sociale Vittoria
www.csavittoria.org – info@csavittoria.org

pc 10 luglio - Fascismo padronale e fascismo sindacale si danno la mano con la legge sulla rappresentanza... il caso della Schneider electric di Stezzano BG

.....Alla Schneider Electric di Stezzano (Bg), i primi disastrosi effetti dell'accordo nazionale del 10 gennaio 2014, cosiddetto Testo Unico sulla rappresentanza. Sicuramente uno tra i primi casi nazionali in una grossa azienda multinazionale.
Dopo sei anni di presenza importante e alternativa nella RSU della storica azienda (ex Magrini Galileo), alle votazioni che ci saranno a breve, FLMU/CUB, che con 8 in lista è quella con il maggior numero di candidati, è stata esclusa dalla Commissione Elettorale di Fim/Fiom/Uilm all'unanimità, perchè non firmatari dell'accordo del 10/01/2014. (Fim presenta 3 candidati, Fiom 7, Uilm 2).
Hanno deciso, dicono, di adottare un accordo fascista, siglato il 10 gennaio 2014 da 4 persone, Bonanni, (cisl) Angeletti (uil), Camusso (cgil) Squinzi (confindustria). Un accordo frutto di una trattativa che nessuno ha visto, senza mandato, coinvolgimento e approvazione dei lavoratori. Un accordo che nega l'essenza del sindacato, ad es. vincolando i firmatari a non contestare gli accordi firmati 'dalla maggioranza' limitando anche il diritto di sciopero pena pesanti sanzioni; toglie ai lavoratori la certezza del voto sugli accordi mettendo questo diritto nelle mani dei soli delegati; introduce la revoca della carica di delegato (violando il voto dei lavoratori) in caso di dissenso con le segreterie sindacali...
I sindacati che non firmano e accettano integralmente questo accordo fascista, vengono esclusi dalle elezioni. Quindi un accordo tra le parti, che incostituzionalmente viene imposto a tutti. Un accordo basato su principi antidemocratici che toglie ai lavoratori la libertà di scegliere liberamente il proprio sindacato.
Ma i lavoratori che hanno a cuore la democrazia alla Schneider non ci stanno, non si arrendono, non rinunciano alla libertà di poter scegliere liberamente i propri candidati da votare.
E si stanno organizzando contro l'esclusione della lista FLMU/CUB e per la cancellazione di questo accordo. Possibile solo con una mobilitazione generale.
Solo così si può difendere la democrazia dal nuovo fascismo che questi ex sindacati stanno riportando in
fabbrica.

RSU FLMU/SCHNEIDER ELECTRIC
FLMU/CUB PROVINCIALE
per il sindacato
sergio caprini 3397313300 flmu.cub.bg@email.it

pc 10 luglio - Sull'asse governo-un’Agenzia unica sulle ispezioni? Un colpo alla Riforma Sanitaria e alla prevenzione nei luoghi di lavoro. PUBBLICHIAMO UN COMMENTO

Lettera aperta da Reggio Emilia: 27.6.14

In molti, ormai, danno per scontato che la legge di riforma sanitaria, Legge n^ 833/78, perderà un altro pezzo.
Leggiamo infatti (dal SOLE 24 ORE) che, con le dichiarazioni del 17 giugno u.s. , il Ministro del Lavoro
Giuliano Poletti conferma l'intenzione di voler istituire presso il Ministero stesso, una «Agenzia unica» per le
ispezioni riferite a tutte le problematiche delle imprese, dalle norme lavoristiche a quelle su salute e sicurezza,
oggi in capo a Inps, Inail, Min.Lav., Ausl e fisco.
È «una grande operazione di semplificazione, efficienza e risparmio», ha spiegato il ministro, in un video messaggio all'assemblea della Confesercenti.
Meno complicazioni per le imprese: «Crediamo - ha aggiunto Poletti - che non si possa più andare avanti con situazioni nella quale a una impresa può accadere che nel giro di pochi giorni si susseguono ispezioni del
ministero del Lavoro, Inps, Inail, magari quella della Asl e poi anche quella del fisco. In queste sistematica fila
di controlli se c'è qualcuno che si arrabbia ha molte ragioni per farlo».
L'obiettivo sarà quello di unificare in una unica agenzia tutti quei controlli, disturbando di meno l'azione degli
imprenditori. Quindi, ha chiosato il ministro, «più efficienza e meno complicazioni».
Da quanto si apprende la proposta di una Agenzia unica per le ispezioni verrà inserita tra le misure contenute
nel disegno di legge delega sul «Jobs act» all'esame della commissione Lavoro del Senato.
Sono davvero questi i motivi di fondo di tale decisione? Non e’ dato saperlo con precisione, almeno dalle
scarne dichiarazioni pubbliche del Ministro, anche se possono intuirsi.
Negli articoli di stampa che trattano il tema si parla di esigenze diverse:
- “ semplificare e risparmiare unificando in un’unica Agenzia tutti i controlli“ che hanno a che fare con i
luoghi di lavoro;
- “disturbare meno l’azione dei nostri imprenditori “ [con troppi controlli separati fatti dai vari Enti con
competenze di vigilanza] ;
- “piu’ efficienza e meno complicazioni” ;
- evitare duplicazioni / sovrapposizioni di azioni di natura ispettiva
- risolvere, una volta per tutte, problemi di coordinamento e omogeneità dell’operato dei Servizi di Prevenzione delle AUSL, (ri)mettendo in capo al Ministero del Lavoro da dove, con la L.833/’78, erano state spostate e affidate al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), le funzioni ed i poteri di vigilanza ed ispezione in materia di prevenzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro.
Dopo il referendum popolare del 18 aprile del 1993, che ha tolto le competenze di controllo sull'ambiente al
SSN per consegnarle alle Agenzie Regionali Protezione Ambiente (ARPA) , oggi un governo dove la “sinistra” si direbbe ben rappresentata, propone di smantellare una parte ben piu’ consistente della Legge di Riforma Sanitaria che la Sinistra degli anni ’70 e altre forze progressiste avevano fortemente voluto. Si toglie, così, un’altra importante competenza e funzione al SSN proprio in un’area, quella della Prevenzione degli Ambienti di Lavoro, che meriterebbe, invece, un radicale potenziamento, soffrendo tuttora di una condizione di sottodimensionamento in molte realtà regionali (vedasi resoconto Min. Salute sui Livelli Essenziali di
Assistenza 2012).
Ci sono molti quesiti di fondo che le scarne dichiarazioni del ministro sui motivi di tale scelta lasciano ancora
irrisolti.
1) Come mai il Ministro del Lavoro preannuncia questa importante modifica del SSN e della Legge 833/’78, con la chiusura dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro delle AUSL e il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (molto attenta all’Assistenza Ospedaliera e ai consumi di Farmaci,) non dice una parola, apparentemente poco interessata alla Prevenzione Primaria negli ambienti di lavoro, come da tradizione consolidata del Ministero che governa?
Si deve pensare che “chi tace acconsente” o forse non si rende conto del problema? E’ davvero convinta, il Min. della Salute della bontà della proposta del Min. Lavoro? Non ricorda, il Min. Lorenzin, che la Prevenzione dei danni da lavoro – cioe’ delle Malattie Professionali (MP) e degli Infortuni sul Lavoro (IL) - e dei relativi, imponenti costi sociali ed economici ad essi connessi, che si riflettono pesantemente anche sul bilancio del Fondo Sanitario Nazionale, e’ un obiettivo fondamentale posto in capo all’attività delle AUSL e fa parte integrante della L.833/’78, quella che molti ritengono la più importante Legge degli ultimi 40 anni?
Una adeguata tutela della salute, infatti, si può assicurare con efficacia SOLO se un unico ENTE gestisce e coordina tutte le attività di PREVENZIONE, CURA e RIABILITAZIONE a ciò finalizzate.
Questo ENTE non può che essere il Servizio Sanitario Nazionale e le sue specifiche articolazioni. Questo era (e dovrebbe restare) il fondamentale concetto espresso da quella Legge, sostenuto dalle forze politiche e sociali che con passione e vigore la sostennero e la vollero emanare.
Con tale Legge si voleva anche rimediare alla fallimentare gestione da parte degli organismi del Ministero del Lavoro delle norme allora vigenti (DPR 547/’55 e DPR 303/’56) per la prevenzione dei danni alla salute di origine professionale.
A tale scopo fu anche previsto il passaggio ai Dipartimenti e Servizi di Prevenzione del SSN delle competenze e dei poteri di vigilanza ed ispezione dal Min. Lav. (e dal suo Ispettorato del Lavoro) finalizzati alla prevenzione delle MP e degli IL. (artt. 20-22).
Sono le stesse competenze di Vigilanza ed Ispezione che ora il Min. Lav. vuole riprendersi, assecondando (inconsapevolmente?) aspettative mai sopite, in certi ambienti del Ministero, di una “rivalsa” per tale operazione e di un ritorno all’ ”antico”; favorite in ciò, dal disinteresse storico del Ministero della Salute che, anche in passato, su questa materia, ha spesso “lasciato il pallino” in mano al Ministero del Lavoro.
Paradossalmente alcuni rappresentanti di quelle stesse Organizzazioni Sindacali che allora hanno spinto con forza per l’approvazione della L.833 e il trasferimento alle AUSL dei poteri ispettivi, si dichiarano entusiasti della proposta del Min. Poletti [17 giugno 2014 : Guglielmo Loy, Uil “Finalmente un’Agenzia unica sulle ispezioni” ] giustificandola con “ la bassa percentuale annuale di ispezioni che non supera il 15% del totale delle aziende con dipendenti”..
Viste le premesse, questo sindacalista dovrebbe essere preoccupato, anziché entusiasta, considerando che l’obiettivo di questa operazione appare essere esattamente l’opposto di ciò che lui auspica, in quanto punta a contenere e limitare il numero delle ispezioni nelle aziende e, con ciò, i problemi per i datori di lavoro (ma non certo per i lavoratori).
Per altro verso, l’esplicita accusa del sindacalista al sistema attuale di essere poco “attivo” e - si potrebbe desumere - poco efficace, costituisce l’appunto più interessante tra quelli raccolti, da affrontare e verificare, anche se l’efficacia dell’azione di prevenzione delle MP e degli IL non si verifica conteggiando gli accessi nei luoghi di lavoro, che rappresentano solo un indicatore spurio di attività svolta.
2) Il problema e’ la scarsa incisività e capacità di intervento delle AUSL? Si provveda allora a istituire i Dipartimenti ed i Servizi di Prevenzione previsti dalla L. 833/’78 in tutte le regioni e le AUSL, dove ancora non ci sono, fornendoli di personale competente e di dotazioni adeguate! Si rimuovano o si commissionino i “GOVERNATORI” regionali o i DIRETTORI Generali delle AUSL o di Dipartimento che non si preoccupano di istituirli o di farli funzionare secondo gli standard nazionali!
Gli strumenti per controllare la situazione ci sono. Sono stati faticosamente predisposti da diversi anni: si facciano funzionare e si traggano le valutazioni conseguenti !
3) Il problema e’ la scarsa o carente efficienza / efficacia dei SPSAL, i Servizi delle AUSL, con funzioni di Prevenzione e Vigilanza sui luoghi di lavoro?
Da anni il Min della Salute produce, lodevolmente, la sintesi della erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza da parte di tutte le Regioni.
Anche se i dati di dettaglio alla base di tale documento, connessi alle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro, risentono ancora della soverchiante presenza di indicatori di processo (aziende ispezionate, sopralluoghi e ispezioni, sanzioni comminate, …. ) , mentre mancano quelli di risultato (stime di MP o di IL prevenuti, miglioramento delle condizioni di rischio infortunistico, ergonomico o di esposizione ad altri agenti patogeni, incrementi di consapevolezza e di capacità di gestione del rischio professionale da parte dei datori di lavoro o di autotutela dei lavoratori, …) e’ facile verificare l’incremento negli anni degli interventi e delle ispezioni eseguite da parte dei Servizi di prevenzione a fronte di una stazionarietà del Numero di operatori presenti, se non di una loro sensibile riduzione (almeno in alcune realtà) .
Un’esigenza vera e’ quella di attivare piani e strategie volte a favorire la “evidence based prevention”, impegnando i Servizi di Prevenzione a documentare l’efficacia del loro lavoro.
Non e’ certo una Agenzia “tuttologa” (che si occupa di tutto, dai controlli sul fisco alla regolarità del rapporto di lavoro o dei versamenti previdenziali, alla verifica delle norme del DL 81/’08) che può fare cio’ che gli attuali e dedicati Servizi di Prevenzione delle AUSL faticano ad assicurare: e cioè promuovere l’implementazione di misure di prevenzione efficaci e verificarne l’effetto positivo atteso (in termini di riduzione del rischio e delle tecnopatie indotte), nei comparti, aziende e lavorazioni “interessate” dagli interventi.
Sarebbe bene investire le risorse disponibili, tra cui quelle acquisite con le contravvenzioni comminate alle aziende inadempienti, per incrementare le competenze e capacità professionali degli operatori dei Servizi, orientandole ad una maggiore appropriatezza negli interventi oltre che una maggiore attenzione e capacità di analisi sui risultati ottenuti.
E [ perché no ?] sarebbe utile premiare anche economicamente i Servizi e gli operatori che dimostrano di aver ben operato e ben documentato i risultati veri di prevenzione ottenuti [dopo aver definito indicatori reali di cambiamento di una situazione di rischio] anche per limitare la forza di seduzione delle offerte di lavoro degli studi di consulenza privati, sugli operatori più capaci.
4) E’ forse lo spreco di risorse economiche che rende obbligatoria l’Agenzia unica? In Emilia Romagna il finanziamento dei Dipartimenti di Prevenzione delle AUSL che comprendono tutti i Servizi della Sanità Pubblica ( di Igiene Pubblica, Medicina Veterinaria, Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, Sicurezza Impiantistica ed Antiinfortunistica e, appunto, Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro, SPSAL ) si colloca complessivamente, all’incirca sul 4,5% del Fondo Sanitario Regionale. I SPSAL, i servizi titolari delle funzioni ispettive e di vigilanza nei luoghi di lavoro assorbono annualmente meno dell’ 1% (uno x cento) dell’intero FSR (che ammonta a c.a. 8 miliardi di Euro). E l’Emilia Romagna e’ notoriamente tra le Regioni che investe maggiormente nella Prevenzione e nella Sanità Pubblica.
Alla domanda sopra riportata va risposto, innanzitutto, che il costo annuale, diretto e indiretto, delleMP e degli IL e’ enormemente elevato. Secondo le stime dell’INAIL, condotte alcuni anni fa, poco aggiornate e in difetto, ma le uniche a noi note, il loro costo complessivo si collocava attorno ai 41 miliardi di Euro/anno. Oggi, vista la crisi economica e la notevole riduzione (assoluta) degli IL (anche se compensata dall’enorme aumento delle MP), il costo complessivo potrebbe essere leggermente diverso, ma e’ sempre enormemente superiore agli investimenti fatti per finanziare gli organi di vigilanza.
Se solo si mettessero i Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPSAL) nellecondizioni di intervenire efficacemente nei luoghi di lavoro e si perseguisse l’obiettivo di ridurre anche solo del 5% gli IL e le MP, si risparmierebbero attualmente (in base ai dati INAIL citati) circa 2,0 miliardi di Euro/anno a fronte di un costo odierno dei SPSAL (proiezione nazionale dei dati dell’Emilia Romagna) di circa 1,6 miliardi /anno: sicuramente un buon investimento!
5) Allora il problema e’ dato dalla eccessiva difformità nelle modalità di intervento, di approccio e di atteggiamento? Possiamo ammettere che essendo previsto un Servizio di Prevenzione presso ogni AUSL presente in ciascuna regione, questo può costituire un problema : esso, tuttavia, non potrà mai essere superato del tutto, ma solo mitigato.
In ogni città ci sono vigili urbani che hanno tra loro atteggiamenti differenti con i soggetti sottoposti alle norme del Codice della Strada (automobilisti, ciclisti, ecc.) e non e’ certo riunendoli sotto un solo “sindaco“ nazionale che si può ovviare a tale diversità .
Solo agendo continuamente, su piani mirati, con la formazione e l’aggiornamento professionale, nonché mettendo in atto le tecniche di gestione e di “governo clinico” anche nei Dipartimenti di Prevenzione, tale aspetto negativo può essere mitigato.
Anche il lavoro per Gruppi (Prov.li , Reg.li o Nazionali), su specifiche tematiche e la applicazione di riconosciute e verificate “Buone Prassi “ di prevenzione può limitare tale inconveniente, se si faranno adottare ad aziende con analoghi problemi , le stesse, sperimentate misure di prevenzione (e quindi gli stessi costi).
6) Il problema e’ legato al fatto che le aziende italiane sono subissate da differenti interventi ispettivi da parte di Enti di Vigilanza diversi?
Forse e’ questa la parte piu’ “vera” delle esigenze espresse, assieme al fatto che l’attività di vigilanza in se’, in periodi di crisi, e’ sicuramente meno tollerata dalle aziende rispetto a periodi di “vacche grasse” e tanto piu’ se Organi di Vigilanza di Enti Diversi (AUSL, ARPA, INAIL , Ispettorato del Lavoro, VV.FF, …) si presentano, casualmente, nella stessa azienda, in giorni ravvicinati per fare il loro dovere.
Per la nostra esperienza, nelle Regioni e nelle AUSL la particolare e prolungata fase di crisi delle aziende e’ tenuta in grande considerazione sia nella programmazione che negli “approcci” ispettivi; a tale esigenza si può rispondere che un “coordinamento” tra organi ispettivi di Enti diversi e’ obbligatorio e si sta anche sperimentando in alcune zone d’Italia, proprio per non sovrapporre interventi “in sequenza” ravvicinata, nelle stesse aziende.
Questo coordinamento, su indicazioni dei ministeri e delle autorità regionali competenti, può e deve essere implementato nella corrente programmazione annuale, anche in periodi meno critici di quello attuale.
Ma per affrontare i possibili problemi suindicati ed emendare possibili carenze attuali non e’ necessario istituire un’Agenzia unica della Vigilanza e Ispezione per le aziende che (almeno per quanto riguarda l’azione di prevenzione delle tecnopatie) rischierebbe di risultare meno produttiva e meno “economicamente “ valida di quanto oggi l’insieme dei Servizi di Prevenzione può essere, gettando via, in tal modo, “ bambino e acqua (neanche tanto) sporca ”.

dr. Fulvio Ferri
Medico del Lavoro
Coordinatore Prov.le FP CGIL Medici
Reggio Emilia