sabato 8 novembre 2025

pc 8 novembre - Milano per la Palestina

pc 8 novembre - Interventi nella giornata della Rivoluzione d'Ottobre - 1 - Alle fabbriche - Appalto ex Ilva - Nel 108° anniversario dell’Ottobre Rosso 1917, affermiamo nelle file della classe operaia la via della rivoluzione proletaria!

Nel centottesimo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, il titolo generale che potremmo dare a questa giornata è “la Rivoluzione d'Ottobre è la via per mettere fine alla guerra imperialista, allo sfruttamento e all'oppressione dei popoli”. La Rivoluzione d'Ottobre è la via per rovesciare i governi dei padroni e delle classi sfruttatrici per costruire il nuovo potere, il nuovo Stato, fondato sul potere dei soviet, vale a dire i consigli operai e popolari, la democrazia proletaria, la dittatura del proletariato sui padroni, sui fascisti e su tutti i nemici dei proletari e dei popoli oppressi.

La Rivoluzione d'Ottobre è stata preparata attraverso una guerra di classe, una guerra rivoluzionaria e oggi, nella sua attualizzazione, attraverso una guerra popolare.

Il lungo corso della storia che è il titolo generale delle iniziative che facciamo oggi nelle città dove siamo presenti e dove riusciamo a farlo, richiede la ripresa attualizzata della via della Rivoluzione d'Ottobre. Naturalmente la ripresa di questa via contrasta con l'idea presente nei movimenti, sia in quelli sindacali di base sia nei movimenti di massa, dentro cui noi lavoriamo e partecipiamo e che appoggiamo, ma che richiede l'abbandono dell'idea che “il movimento è tutto e fine è nulla”.

Tutti coloro che praticano questa visione della lotta sindacale di classe e dei movimenti in realtà rinunciano al lavoro per finalizzare i sindacati, i movimenti, all'obiettivo della conquista del potere del proletariato che è l'unica soluzione alle rivendicazioni e all'istanze che il sindacalismo di base e di classe lotta e i movimenti di opposizione politica, di solidarietà internazionale, di carattere antifascista, antimperialista, antirazzista, rivendicano.

Noi appoggiamo ogni lotta e cerchiamo di dare un contributo personale di organizzazione fino a dirigerle là dove abbiamo la forza e il consenso e l'appoggio e l'organizzazione dei lavoratori con noi. Però questa lotta la facciamo non a servizio del singolo gruppo di lavoratori che sta lottando insieme a noi ma nell'interesse dei proletari in generale e nell'interesse dei popoli.

Non è il cambiamento di una singola realtà dei lavoratori, il miglioramento che pure perseguiamo con la lotta il nostro unico obiettivo: ma è quello di far crescere la coscienza dei proletari che lottano e indirizzarli verso una lotta superiore, che è la lotta politica per la conquista del potere politico, che è l'unica soluzione che può dare risposte definitive alle istanze su cui i movimenti e le lotte si sviluppano.

Nel movimento presente vogliamo lavorare per il futuro e ricostruire adeguatamente, adeguando alle condizioni odierne gli strumenti di lavoro per questo futuro.

Il Partito, il sindacato di glasse, il fronte unito, la forza militante e militare perché una rivoluzione non è un pranzo di gala ma è una lotta violenta perché il potere proletario prenda il posto del potere della borghesia e richiede una forza militare, un esercito proletario che sia in grado di tradurre l'esito finale di questa battaglia in una vittoria del proletariato, questo l'Ottobre ci ha insegnato.

Nella giornata del 7 novembre è importante andare soprattutto alle fabbriche a parlare alla classe operaia odierna così com’è oggi, con i suoi limiti innanzitutto di coscienza di classe e di coscienza politica ma questo non ci deve impedire di portare tra gli operai la questione della rivoluzione e oggi in particolare la questione della via dell'Ottobre, la questione della via dell'insurrezione come necessaria affinché i lavoratori non solo riescano a liberarsi delle catene dell'imperialismo e del capitalismo ma che lo facciano nell'unico modo possibile: con la conquista del potere proletario, tutto il potere ai soviet di Lenin, tutto il potere agli operai diciamo oggi, agli operai organizzati, ai consigli degli operai organizzati, tutto per il potere operaio.

Fare questo tra le file operaie in questi giorni è molto difficile, lo abbiamo già detto e comunque va fatto, per questo oggi siamo stati ai cancelli dell’ex Ilva di Taranto all’ingresso degli operai dell'appalto dell'Acciaierie che fanno parte comunque - tra operai diretti e operai dell'appalto - della più grande fabbrica di questo paese e abbiamo fatto ai lavoratori, agli operai un discorso breve e conciso che teneva conto delle loro condizioni, dei loro problemi a cui prestano maggiormente attenzione ma ponendo chiaramente l'obiettivo necessario alla lotta attuale degli operai.

E’ stato detto all’Ex Ilva/Appalto:

Verso lo sciopero generale del 28 novembre: le organizzazioni sindacali di base, compreso lo Slai Cobas per il sindacato di classe, stanno preparando a livello nazionale uno sciopero generale che speriamo abbia il successo ottenuto in altre occasioni, come quello del 22 settembre e del 3 ottobre. Nello stesso tempo si prepara anche una manifestazione nazionale che speriamo grande quanto quella per la Palestina del 4 ottobre.

Chiaramente lo sciopero generale è una necessità di fronte ai problemi che gli operai, i lavoratori, i cittadini stanno avendo in questi ultimi mesi: si tagliano le spese sociali, non si mette niente per il salario, il lavoro, la salute, la sanità, la scuola e invece si investono miliardi sulle armi, ormai su tutto il bilancio dello Stato viene indirizzato essenzialmente verso la guerra, e il ministro della guerra -

pc 8 novembre - Interventi nella giornata della Rivoluzione d'Ottobre - 2 - "...Vi sono due classi, il proletariato e la borghesia.."

Un libro da leggere e rileggere
Agli operai, 

riportiamo un pezzo tratto da questo grande libro scritto da John Reed, all'epoca giornalista americano, militante, che partecipò direttamente ai giorni decisivi dell'insurrezione in Russia; decisivi per gli operai, le masse contadine del mondo intero, descrivendo quasi ora per ora quello che succedeva.

Questo dialogo tra un lavoratore/soldato e un intellettualino/studente piccolo borghese dice una cosa fondamentale, ieri come oggi: "Vi sono due classi: Il proletariato e la borghesia...", e che non ci può essere alcuna conciliazione, alcuna alleanza neanche momentanea (come vogliono i rappresentanti del governo, o dei sindacati collaborazionisti, intellettuali, piccoli borghesi venduti, compresi quelli che si spacciano anche per rivoluzionari ma hanno in disprezzo i lavoratori, e ingannano gli operai, per sottometterli in realtà agli interessi della classe dominante) 

Due classi. La classe del proletariato che lotta e deve lottare per un mondo nuovo, senza sfruttamento, con il potere in mano a chi produce ogni giorno la ricchezza della società; e la classe della borghesia che nel perseguire ad ogni costo il profitto dei padroni e la difesa del suo potere, distrugge la società, fa le guerre, ed è essa stessa espressione di putrefazione, corruzione, morte. E, come dice il soldato, o si sta con una o con l'altra...

Questa lotta, gli operai devono avere fiducia, non pensare che niente può cambiare, può essere fatta anche oggi. La Rivoluzione d'Ottobre non è da guardare come un quadro del passato, ma dice, prima di tutto proprio agli operai, che la rivoluzione è possibile, come è possibile costruire oggi un Partito comunista veramente rivoluzionario, come quello costruito da Lenin, perchè la storia del proletariato guarda e impara dal passato, ma per andare avanti!

Operai, lavoratori, leggete questo Libro.

Da "Dieci giorni che sconvolsero il mondo" 

  "...All'ingresso della stazione, stavano due soldati con la baionetta in canna; un centinaio di persone, commercianti, funzionari e studenti inveivano contro di loro e li apostrofavano con violenza. Si vedeva che si sentivano a disagio ed umiliati come ragazzi rimproverati ingiustamente. Un giovanotto, alto, dal viso arrogante, che vestiva l'uniforme di studente, guidava l'attacco.

— Voi comprendete, suppongo — diceva con tono insolente — che prendendo le armi contro i vostri fratelli, diventate gli strumenti di una banda di assassini e di traditori.
— Non è così, fratello — rispondeva il soldato seriamente. — Voi non capite. Vi sono due classi, il proletariato e la borghesia. Noi...

pc 8 novembre - Interventi nella giornata della Rivoluzione d'Ottobre - 3 - "...per mantenere il costante dominio lo Stato non lesina mai l’esercizio della violenza..."


Da un operaio ex Ilva in Cisg

Ben oltre cent’anni fa Lenin ci avvertiva del fatto che ciò che sarebbe divenuta l’Unione Europea, allora definita Stati Uniti d’Europa, non sarebbe stata altro che l’unione di stati coloniali pronti a spartirsi le colonie; ed oggi gli accadimenti (ma basterebbero le criminali parole di Merz sul lavoro sporco di Israele) mettono in luce come quelle parole profetiche si siano di fatto avverate. 

Ma l’acutizzazione delle mire coloniali dell’Occidente cosiddetto democratico, la sua aumentata ferocia e, di conseguenza, il suo totale disprezzo per i popoli ed il loro diritto alla vita ed all’indipendenza, sono segnali inequivocabili della profonda crisi del sistema capitalista che ci governa e degli imperialismi da esso generati. I crimini regolarmente commessi dalla Nato, il genocidio spettacolarizzato in diretta TV del popolo palestinese così come i massacri in India da parte del regime di Modi, l’immane tragedia dei migranti, i conflitti nel continente africano, dalla Libia alla Repubblica Democratica del Congo passando per il Sudan, l’imposizione dei dazi da parte degli USA e delle sue mire espansionistiche verso il Canada e la Groenlandia e le minacce di attacco al Venezuela, o ancora il riemergere dei neonazismi e dei neofascismi, con tutto il carico di odio e di violenza che si portano appresso, stanno qui a dimostrare, per l’ennesima volta, come l’unico vero fine di chi tende le redini del potere sia nient’altro che l’interesse economico e la fame di dominio che ne scaturisce. 

Non c’è alcuna ragione di miglioramento sociale in questo, ma anzi tutto il suo opposto. La violenza è dunque insita nella natura stessa degli Stati, i quali esercitano il potere attraverso il dominio della forza. 

La retorica identifica nel concetto di Stato l’insieme di tutti coloro i quali ne possiedono la cittadinanza,

pc 8 novembre - Interventi nella giornata della Rivoluzione d'Ottobre - 4 - La Palestina: "...Oggi si deve guardare a domani. Ed e' sempre la Resistenza dei Popoli che indica il percorso..."


Da una compagna di "#iostoconlapalestina" - Taranto

L'onda lunga del 7 di ottobre 2023 è arrivata da un capo all'altro del mondo. Per quanto riguarda qui in Italia e' emersa la catalizzazione della lotta contro lo Stato, lo scontro con lo Stato e lo scontro contro il suo braccio armato repressivo, carabinieri polizia, finanza. Questo e' un dato fondamentale. Da qui repressione, arresti leggi e decreti fascisti col beneplacito di tutte le istituzioni ed i rappresentanti del famoso "campo largo". 

Economia di guerra e da guerra, militarizzazione del territorio e delle scuole di ogni ordine e grado, delle universita', insegnamento sull'uso delle armi, parate militaresche ovunque e apologia della guerra. Dio, patria, famiglia, questo il diktat, con stampa e media asserviti ai grandi gruppi finanziari del potere. C'e' il domani da affrontare... senza trionfalismi pero'. Senza crogiolarsi nelle avvenute mobilitazioni grandi e significative, certo, ma che rischiano di disperdersi se non le si da' continuità' politica e contestuale a quel che sta' accadendo per mano del capitale e dell'imperialismo. 

Oggi, quindi, si deve guardare a domani. Ed e' sempre la Resistenza dei Popoli nonostante tutto, (passi avanti... passi indietro...la Palestina e' piu' di cent'anni che resiste) che c'insegna, che indica il percorso, 

venerdì 7 novembre 2025

pc 7 novembre - Lenin in ottobre

https://www.resistenze.org/video/cuurfm04-romm-lenin.mp4

pc 7 novembre - In occasione dell' anniversario della Rivoluzione d'Ottobre - Sostenere la rivoluzione palestinese - rossa palestina

pc 7 novembre - In occasione dell'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre - Sostenere la rivoluzione indiana

pc 7 novembre - In occasione dell'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre - per la rivoluzione proletaria oggi -strike the bourgeoisie

https://www.youtube.com/watch?v=iJcOfPv2K9g

pc 7 novembre - 108° Anniversario della Rivoluzione d'ottobre - Manifesto: «Donne lavoratrici, prendete le armi!» (1917) - Lev Brodarty

pc 7 novembre - Nel 108° anniversario dell’Ottobre Rosso 1917, affermiamo nelle file della classe operaia la via della rivoluzione proletaria!

pc 7 novembre - MILANO SABATO 8 NOVEMBRE IN PIAZZA PER LA PALESTINA

 

pc 7 novembre - Formazione rivoluzionaria delle donne - dal blog femminismorivoluzionario

Anuradha. Ghandy - 3 fine 

VISIONE D’INSIEME SUL MOVIMENTO DELLE DONNE IN OCCIDENTE 



https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/2025/11/formazione-rivoluzionaria-delle-donne.html

pc 7 novembre - Bergamo sabato manifestazione per la Palestina

 CORTEO SAB 8 NOVEMBRE h 14:30 - Porta Nuova/Piazza Gaza 

 La mobilitazione continua

RETE  BERGAMO PER LA PALESTINA 

pc 7 novembre - "Bella ciao" Palestina

 

pc 7 novembre - Contro la politica imperialista/neocoloniale anti-immigrati del governo Meloni/Nordio "liberatori" di Almasri

da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 6/11

Torniamo sul fronte di denuncia, di lotta contro la politica dei respingimenti antimmigrati che sta portando avanti questo governo, in particolare sul conferimento a paesi terzi come Libia e Tunisia, attraverso accordi sottoscritti, attraverso finanziamenti, mezzi militari, addestramento, dell’attività di impedimento delle partenze che per i migranti in fuga da fame, povertà, guerre, significa prigionia nei lager come in Libia, torture, schiavismo, violenze di ogni tipo, violazione dei diritti umani e morte per alcuni di essi che non riescono a partire.

Il governo Meloni sostiene questo crimine e cerca di mantenerlo il più possibile nascosto ma è questo uno dei punti su cui si basa la sua azione con il cosiddetto Piano Mattei, un piano neocoloniale che ha l’obiettivo di far fare ad altri paesi il “lavoro sporco” dei respingimenti e della rapina delle risorse, dei profitti e delle materie prime con l’ENI che fa da capofila di questi paesi.

Veniamo a parlare di alcuni fatti che sono sui quotidiani della stampa borghese in questi giorni, come l’arresto in Libia del criminale aguzzino libico Almasri e delle carceri in Albania.

Il 2 novembre 2025 il governo italiano avrebbe potuto interrompere il Memorandum Italia-Libia, e invece non lo ha fatto e dunque, il 2 febbraio 2026 verrà automaticamente prorogato per altri tre anni. E’ un accordo “sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo stato della Libia e la Repubblica italiana", così è la dicitura di questo Memorandum, sottoscritto a partire dal 2017 dal governo Gentiloni con il ministro dell’Interno Minniti e lo sottolineiamo per dimostrare, ancora una volta, che il centro sinistra, il PD in particolare, ha aperto un’autostrada a questo governo per quello che riguarda i respingimenti antimmigrati, non dimentichiamo che questo è il governo che ha lasciato morire i migranti a Cutro, che sta facendo la guerra alle ONG che soccorrono i migranti in mare con il decreto Piantedosi e con l’assegnazione di “porto sicuro” sempre più lontano dai confini più vicini agli sbarchi che comporta più tempo per raggiungerli e aumenta le sofferenze per chi è sopravvissuto ai viaggi.


Una politica razzista dall’alto, inaugurata proprio dal centro sinistra, già da molti anni, con i blocchi navali, pensiamo allo speronamento della nave albanese nello stretto di Otranto nel ’97 con 81 morti, e tutta la politica razzista repressiva che ne è seguita, con l’istituzione dei cpr, con gli ostacoli alle domande di asilo, fino ad arrivare al Memorandum.

Con il Memorandum con la Libia, l’Italia fornisce motovedette, finanzia i mafiosi, i criminali che gestiscono i lager di Stato in Libia, per trattenere forzatamente gli immigrati in prigioni fatiscenti dove torture, violenze, tratta di esseri umani sono documentate da Onu, Corte penale internazionale e organizzazioni indipendenti.

Nel marzo 2023, la Missione d'inchiesta delle Nazioni Unite in Libia ha accertato che nel paese sono

giovedì 6 novembre 2025

pc 6 novembre - Stellantis/auto: tra annunci di ripresa futura e attuale scaricamento della crisi sugli operai, la lotta e le rivendicazioni da sostenere

da ORE12/Controinformazione rossoperaia  del 05.11.25

La crisi del gruppo Stellantis in particolare in Italia continua a essere caratterizzata da piani aziendali che dicono una cosa e ne fanno un altra e dai sindacati confederali che non rispondono a tutto questo con la ripresa della lotta generale.

In particolare la questione principale, per cui stiamo cercando di programmare l'intervento tra gli operai e operaie, è la questione di Melfi.

“A Melfi nuove commesse e riconversione, queste sono le strade per salvare l'indotto Stellantis in Basilicata” viene detto. Però nella sostanza le cose vanno diversamente.

Da un lato l'azienda annuncia un avvio della ripresa produttiva e la presentazione della nuova Jeep Compass, e questo viene considerato in generale una notizia positiva, dall'altro però continua lo stillicidio di lavoratori dell'indotto che vengono sostanzialmente messi fuori, licenziati o inseriti in cassa integrazione che, oggi come oggi, appare senza futuro.

E come se si dessero la mano i lavoratori delle ditte dell'appalto stanno reagendo con uno stato di agitazione, con mobilitazione e presidi permanenti, in particolare alla PMC, alla Brose e alla Tiberina.

L’andazzo però di questa lotta sembra seguire un copione già scritto, vale a dire si chiede l'intervento della Regione e si finisce per entrare nella spirale delle aree di crisi complessa che comprendono cassa integrazione ed eventuale formazione. Questo non è esattamente quello che vogliono gli operai, né tanto meno ciò che può rassicurare il loro futuro di salario e il lavoro, perché in ultima analisi questa situazione fa sì che intanto i lavoratori sono fuori dalla fabbrica e senza prospettive di lavoro.

Il problema dell'indotto si sta facendo più acuto anche perché stanno arrivando alla fine tutte le casse integrazioni e questa questione fa sì che non ci sia prospettiva di ripresa del lavoro a breve e in un certo senso neanche a medio periodo, perché le promesse di ripresa legate alla Jeep Compass, affermate dalla Stellantis, si basano su una previsione di mercato e di macchine che non corrispondono allo stato delle cose di grave crisi che il gruppo Stellantis sta attraversando un po' in tutti i paesi, e in Italia vengono scaricati effettivamente i rischi peggiori.

Su questo evidentemente la nostra idea resta sempre quella che abbiamo cercato di sollevare in altri interventi e in particolare direttamente alcuni mesi fa alla Stellantis di Mirafiori e più recentemente alla Stellantis di Melfi.

Per noi il punto è mettere in sicurezza i lavoratori attraverso la loro permanenza in fabbrica e non la loro mandata in cassa integrazione, né tantomeno il loro cosiddetto autolicenziamento che è la linea principale che la Stellantis sta seguendo e che ha portato fuori tantissimi lavoratori da tutti gli stabilimenti.

Non è il nostro compito in questa occasione fare una rassegna dettagliata di quello che sta avvenendo nei vari stabilimenti, cosa che faremo in ulteriori interventi, ma quello di concentrarci su alcuni degli stabilimenti dove è possibile intervenire per poter interagire sia con le lotte che i lavoratori dell'indotto stanno facendo in questi ultimi mesi sia con i diretti, lavorando per costruire una piattaforma operaia che non divida la situazione stabilimento per stabilimento ma che unisca gli operai su una ripresa generale degli stabilimenti.

Chiaramente in questa ripresa generale ci sta che la verifica degli organici debba avvenire a partire dalla difesa del posto di lavoro di tutti quelli che già lavorano e da accettazioni di soluzioni intermedie che vadano all'interno di contratti di solidarietà e indennità, rotazione della cassa integrazione, ma soprattutto serve un'integrazione salariale per tutti gli stabilimenti della Stellantis per riportare i livelli salariali falcidiati dalla cassa integrazione verso una parità salariale, prendendo anche a riferimento altre fabbriche, altri complessi industriali dove ai lavoratori è stata data un'integrazione salariale alla cassa integrazione per avvicinarla alla paga base.

Questa in corso è una situazione di cassa integrazione generalizzata e sostanzialmente senza prospettive certe in nessuno degli stabilimenti, nonostante le assicurazioni che vengono date dalla Stellantis e dai sindacati ad essa maggiormente legati o asserviti. Di fatto quello che è certo è che non si può vivere di cassa integrazione né tanto meno noi siamo per la via degli esodi incentivati. Noi siamo perché gli organici attuali della Stellantis restino quelli che sono e che tutti i lavoratori possano ricevere un'integrazione salariale alla cassa integrazione. In prospettiva evidentemente la rivendicazione di lavorare meno, lavorare tutti attraverso una riduzione dell’orario di lavoro, continua a essere una rivendicazione strategica che i lavoratori dei gruppi industriali più importanti devono prendere nelle loro mani per poter portare a casa la tutela del lavoro e del salario.

Nell'industria dell'auto, ma non solo nell'industria dell'auto, avanza la nuova crisi della mancanza dei chip. Senza i chip cinesi, la produzione dell'auto in Europa rischia uno stop imminente. A lanciare quest'allarme è l'associazione delle case automobilistiche che rappresenta tutti i big del settore, in particolare la BMW, la Mercedes-Benz, Volkswagen, Renault e così via.

Quindi la crisi dei chip, originata dalla situazioni mondiale, dalla guerra commerciale, dalla politica dei dazi di Trump dentro la più generale crisi di sovrapproduzione relativa creata dal sistema capitalista a livello mondiale, fa sì che ora si sia arrivati a un nuovo punto di svolta, tanto da far dire che è possibile la chiusura delle linee di assemblaggio nei prossimi giorni, dato che le varie industrie dell'auto in particolare si trovano di fronte a forniture che stanno esaurendo.

Chiaramente queste crisi non sono però temporanee, possono avere punti di acutezza in certi momenti, ma la sostanza è che queste crisi sono dentro la più generale situazione mondiale ed è chiaro che queste crisi a noi interessano soprattutto dal punto di vista per ciò che manifestano nell'attuale stato effettivo del sistema capitalista a livello mondiale - e nel particolare del settore dell'auto - e in secondo luogo per le ricadute che possono avere sui lavoratori.

Su questo è fondamentale che gli operai vengono messi a riparo da questo tipo di crisi e che i fermi produttivi imposti non ricadano immediatamente sui lavoratori mandandoli a casa e quindi sulla loro immediata riduzione salariare.

Quindi noi pensiamo che le organizzazioni sindacali debbano entrare in campo su questo terreno, non certo per farsi sostenitori delle proprie aziende nella contesa mondiale che le attraversa, né tanto meno partecipare all'odiosa campagna anticinese che vuole mettere i lavoratori in alleanza con i propri padroni e quindi facendo degli operai la ruota di scorta degli interessi dei padroni, delle loro imprese in Italia, in Europa e nel sistema automobilistico mondiale.

Noi siamo invece perché la strada sia del tutto diversa e che si realizzano accordi aziendali e generali che permettano ai lavoratori in occasione di queste punte di crisi di salvaguardare il salario e il lavoro. Su questo aspettiamo anzitutto che si crei una unità di posizione nell'azione interna della fabbrica che possa essere credibile e generalizzata verso l'intera classe operaia innanzitutto del gruppo auto ma non solo.

pc 6 novembre - Gli USA hanno presentato il loro piano coloniale per il futuro di Gaza

Un piano imposto sotto la gestione israeliana; un piano per continuare, sotto la maschera della "pace", una pacificazione imposta con le armi, per sterminare le forze della Resistenza palestinese, per fare terra bruciata di ogni opposizione a questi piani, con l'accordo e il ruolo complice dell'Autorità nazionale palestinese; mentre con i cosiddetti "piani di ricostruzione", si vogliono rinchiudere/ammassare i palestinesi in aree sotto occupazione israeliana. 

Questo piano non può, non deve passare! La mobilitazione solidale deve continuare.

Dall'Indipendente

5 Novembre 2025

Gli Stati Uniti d’America hanno presentato ai Paesi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una bozza di risoluzione che delinea i prossimi passi del piano di colonizzazione di Gaza. Il progetto intenderebbe istituire una Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF) con i compiti di smilitarizzare la Striscia, amministrarne la sicurezza, addestrare un corpo di polizia palestinese, e gestire il flusso degli aiuti umanitari, ma non esclude di attribuirle «compiti aggiuntivi, se necessario». La ISF resterebbe in carica due anni, verrebbe istituita sotto l’egida del corpo di pace presieduto da Trump con la partecipazione di Tony Blair, e opererebbe «in stretta consultazione e cooperazione con Israele ed Egitto». Un piano, precisano i quotidiani israeliani, dichiaratamente rivolto a «imporre» le condizioni della pace, e non a mantenerla. Parallelamente gli USA hanno avanzato ai Paesi del Golfo un piano per la ricostruzione della «Nuova Gaza», che prevedrebbe di cominciare i lavori dalle aree sotto il controllo delle IDF... 

Il mandato dell’ISF includerebbe «la supervisione della smilitarizzazione della Striscia di Gaza attraverso la distruzione delle infrastrutture terroristiche e militari, impedendone la ricostruzione e garantendo il disarmo permanente dei gruppi armati non statali», si legge nel JP. Inoltre, l’ISF avrebbe il compito di «proteggere i civili, supportare le operazioni umanitarie, fornire addestramento e assistenza alla polizia palestinese e coordinarsi con i Paesi interessati per garantire i corridoi umanitari»... Lo scopo dichiarato è quello di «imporre» la pace; nessuna forza di peacekeeping, ma un corpo legalmente riconosciuto rappresentato da una sola parte – quella israeliana. Con l’istituzione della ISF, insomma, gli USA vorrebbero appaltare Gaza a una gestione israeliana. Nel frattempo, l’Autorità Nazionale Palestinese porterebbe avanti un percorso di riforma e ristrutturazione interna per eventualmente un giorno prendere in mano la Striscia...

Parallelamente, gli Stati Uniti avrebbero presentato ai Paesi del Golfo un ulteriore progetto per la ricostruzione parziale della Striscia. A dare la notizia è stato il quotidiano Times of Israel, che, citando funzionari arabi, spiega che il piano «prevede la costruzione di circa una mezza dozzina di aree residenziali nella metà orientale della Striscia, attualmente sotto il controllo israeliano»; il piano partirebbe in particolare dalle aree nel Governatorato di Rafah, che risulta quasi interamente sotto il controllo delle IDF da tempo. Il progetto statunitense prevedrebbe che i palestinesi si trasferiscano nelle aree residenziali della «Nuova Gaza»... I cittadini, insomma, potrebbero essere costretti a vivere in aree sotto occupazione militare israeliana.

pc 6 novembre – L’industria italiana si “ferma” a 1.120 miliardi di ricavi e miliardi di profitti grazie soprattutto alla produzione bellica

 

Mentre Orsini, capo di Confindustria, non fa che piangere lacrime di coccodrillo in ogni incontro istituzionale e ad ogni manifestazione pubblica, dicendo che in questo paese e in Europa non c’è la dovuta attenzione all’industria, i padroni della “manifattura” come viene chiamata dai borghesi la grande industria anche quest’anno possono festeggiare con un introito generale di Millecentoventi miliardi di euro! E un “ritorno” in termini di profitti superiori al 10% del capitale investito! E questo per il 44% per cento delle imprese analizzate dal “Rapporto Analisi dei Settori Industriali Ottobre 2025 di Prometeia e Intesa Sanpaolo.” “quasi dieci punti oltre i livelli 2019”. E questo stato di cose nelle loro previsioni si protrarrà fino al 2027.

Insomma il “rallentamento” che il Rapporto vede “all’interno di un contesto mondiale che resta comunque pieno di incertezze” come sempre non impedisce ai padroni di continuare a trarre immensi profitti dallo sfruttamento della forza lavoro.

A fronte di questi dati positivi dal lato dei padroni, il Rapporto deve prendere in considerazione anche quelli negativi che riguardano però il proletariato e le masse popolari, anche se lo fa nel suo linguaggio, chiamando domanda interna ciò che viene speso per gli acquisti di lavoratori e masse popolari in generale, che è di fatto ferma, mentre quella che funziona è la domanda dall’estero per le esportazioni.

I settori che vanno bene elencati nel Rapporto, secondo quanto ne scrivono Repubblica e il Sole24Ore, e prevedono “le maggiori opportunità di crescita al 2027 si riscontrano per i settori legati alla doppia transizione, iniziando dall'Elettronica, con un fatturato deflazionato in aumento a ritmi del +2,2% medio annuo nel biennio 2026-27; il settore presenta buone prospettive di sviluppo legate alla digitalizzazione e all'intelligenza artificiale, pur risentendo della debolezza che caratterizza il comparto dei semiconduttori. Seguono Meccanica (+2,2%), sostenuta dal riavvio del ciclo degli investimenti in macchinari e attrezzature e dal contributo dei progetti legati al PNRR…” (per loro c’è sempre l’aiuto dello Stato!), mentre per “Autoveicoli e moto” è previsto un (+2%), che dovrebbe recuperare il meno 9%! del 2024. Si tratta solo di una previsione ottimistica visto che si ammette che questo settore “continuerà a scontare una difficile transizione all'elettrico, in un contesto di domanda europea poco dinamica e di incertezza in termini di impatto delle nuove politiche tariffarie statunitensi sul funzionamento delle catene del valore automotive.”

Il buon andamento di questi settori è dovuto al balzo del settore legato alla produzione di armi: solo per la Leonardo nei primi nove mesi “il bilancio parziale del 2025 è largamente positivo: gli ordini complessivi salgono del 24,3% a 18,2 miliardi, i ricavi del 12,4% a 13,44 miliardi, e l’ebita del 22,7% a 945 milioni, e la Rheinmetall, che va a gonfie vele nella produzione militare: “Nei primi nove mesi del 2025 il fatturato di Rheinmetall è cresciuto del 20% attestandosi a 7,5 miliardi di euro (6,99 miliardi di franchi), nel 2024 erano stati 6,6 miliardi. La crescita nel solo settore militare è stata del 28%. Lo comunica oggi la stessa azienda tedesca. Il risultato operativo cresce del 18%. … Restano centrali i mercati tedeschi, europei e ucraini” mentre, per il settore civile persiste la “debolezza del mercato … con il risultato che il Gruppo registra nuovamente un calo rispetto all'anno precedente".

Infatti, è l’economia di guerra che prospera e con essa i padroni e i loro manutengoli politici che si arricchiscono sempre di più.

pc 6 novembre - ORE 12 Controinformazione rossoperaia - Contro la politica imperialista/neocoloniale anti-immigrati del governo Meloni/Nordio "liberatori" di Almasri

 

pc 6 novembre - Ci uniamo al dolore dei familiari di Octav Stroici - Contro ogni ipocrisia, falsi interventi dei complici al governo delle morti sul lavoro

Alla morte, ennesima, questa volta dell'operaio Octav Stroici nel crollo della Torre dei Conti a Roma, la cosa più ignobile sono le dichiarazioni della Ministra Calderone (ex capo dei consulenti del lavoro per le aziende), e della Meloni che usano anche le morti dei lavoratori per farsi autopropaganda. 

Abbiamo già analizzato, denunciato come inutili a difendere la vita dei lavoratori, i punti del DL "per la tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro": https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/11/pc-3-novembre-ore-12-controinformazione.html; ma ciò che più è inaccettabile è la filosofia bastarda che sta dietro a questi ulteriori provvedimenti. Essa mostra che nulla questo governo dei padroni vuole e può fare per impedire queste morti che aumentano sempre più; morti che sono veri e propri assassinii da parte di padroni grandi, medi, piccoli, delle Istituzioni locali e soprattutto nazionali. Il governo, i suoi ministri sono lontani mille miglia dalla realtà concreta dei lavoratori e operano ogni giorno per peggiorare questa realtà, mentre danno vantaggi, premi alle imprese.

Per questo governo, i padroni - che per tutelare i loro profitti tagliano al massimo i costi del lavoro, e prima di tutto quelli per la sicurezza, che tagliano i salari, che ricattano i lavoratori ad accettare condizioni di lavoro a rischio, che, se non occupano in "nero", mettono in costante precarietà i lavoratori, che grazie agli appalti e subappalti (ampliati e stabilizzati dal governo Meloni) possono scaricare nascondere le proprie responsabilità, ecc. ecc. - e lavoratori che vengono sfruttati, ricattati, impoveriti..., sono "alleati". Di conseguenza i lavoratori non devono vedere i padroni come controparte, nemici, responsabili delle loro morti, delle loro condizioni di lavoro, e quindi non devono lottare contro di essi...
Questa è una logica neo corporativa/fascista, incarnata e propagandata tra i lavoratori soprattutto dalla Cisl. 

Riportiamo alcune di queste frasi vergognose dette sul corpo dell'operaio ucciso - per esse non servono neanche commenti.

Meloni: (a proposito del DL): "Abbiamo mantenuto un altro impegno preso con gli italiani";

Calderone: "Questo provvedimento porta a bordo misure molto ampie... Il messaggio che vogliamo mandare è chiaro: mettiamo in sicurezza il futuro"; "...Le imprese e i lavoratori sulla sicurezza sono alleati... su questo ho trovato la massima condivisione da tutte le parti sociali nelle tante riunioni che hanno portato al decreto... che mi piace immaginare come un lavoro corale";

Sempre Calderone: "Dal 1° gennaio 2026, tutte le aziende virtuose potranno godere di vantaggi economici importanti... E' un investimento imponente... Solo per il prossimo anno si stima una spesa di 502,7 milioni che negli anni aumenterà costantemente. Si aggiungono, inoltre, 90 milioni per la revisione dei contributi in agricoltura, come ha ricordato il collega Lollobrigida...";

Ancora: "L'introduzione della patente a crediti è un'azione che rivendico..." (un provvedimento che non ha impedito infortuni, morti dei lavoratori - ndr); 

"L'innovazione tecnologica è poi anche fondamentale nella prevenzione del rischio, grazie all'enorme mole di dati di cui oggi possiamo disporre... impariamo dall'esperienza".

Da Il Sole 24 Ore

pc 6 novembre - Leggi, fai conoscere, scrivi, organizzati con il Movimento femminista proletario rivoluzionario (MFPR) - https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/

 

pc 6 novembre - "Quando il mondo dorme”, di Francesca Albanese

di Edoardo Todaro *

Di rapporto in rapporto, mettere in evidenza la politica sistematica, deliberata di genocidio portata avanti dall’entità sionista che occupa da decenni la Palestina, è quanto sta facendo Francesca Albanese.

Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i territori palestinesi occupati, è stata messa al bando, sottoposta a sanzioni imposte dagli USA. Sanzioni dovute a quanto da lei denunciato, come nelle ultime 24 pagine di Quando il mondo dorme, dove si evidenziano i legami militari, commerciali e diplomatici, perché – riprendendo l’ultimo suo rapporto- “Il genocidio …. è un crimine a livello internazionale”.

 

Sono passati 5 mesi dal momento in cui Rizzoli ha edito Quando il mondo dorme, e quanto l’autrice ci descrive è tutto lì: un genocidio in piena regola. Quanto abbiamo sotto mano travalica, volutamente e consapevolmente, la denuncia su quanto l’occupazione sta portando avanti.

In queste pagine ci imbattiamo in qualcosa che non può, e non deve, essere rimosso: storia, presente e

pc 6 novembre - Torino - Esseri schifosi nel governo, nelle istituzioni. Una denuncia da condividere

Asl di Torino: un sistema di favori al servizio della politica?

L’Italia è un paese anziano e in calo demografico ma gli investimenti nel comparto sanitario e socio-assistenziale sono sempre meno.

La manovrina di quest’autunno, la terza per il governo Meloni, propaganda di avere dato centralità alla sanità per fare fronte alle liste d’attesa e ai disagi che, sempre più spesso, portano la popolazione italiana a decidere di non curarsi per l’inaccessibilità alla salute. Eppure sembra chiaro che i pochi soldi stanziati non copriranno nemmeno un’unghia del reale fabbisogno per un intervento strutturale nel comparto. Infatti le priorità del governo sono dichiaratamente altre, il riarmo, la spesa bellica, attenersi alle indicazioni dell’Europa.. alla faccia del governo sovranista! 

Una delle regioni che sta subendo una maggior regressione in termini di accessibilità e qualità del servizio è il Piemonte. In queste settimane sono scoppiati non pochi bubboni tra le mani di chi intende gestire l’ambito sanitario come il proprio cortile di casa. Se da un lato soffia il vento dello scandalo per le vicende legate all’Asl To4 e alla cricca di Agostino Ghiglia – agli onori delle cronache per diversi argomenti in questi giorni – dall’altro lato le amicizie di alcuni personaggi con la Questura e la Procura fanno capolino per strumentalizzare vicende che riguardano i movimenti sociali, sperimentando l’uso amministrativo della repressione. 

Ma andiamo con ordine. 

“Quegli annosi problemi”

Basta scorrere le pagine dei quotidiani dell’ultimo anno per accorgersi che i problemi che riguardano la

mercoledì 5 novembre 2025

pc 5 novembre - Yankee go home! Fermare l’aggressione imperialista USA in Venezuela

Imperialismo è guerra, è rapina, è oppressione delle nazioni e dei popoli oppressi, è neocolonialismo.

Abbiamo ampiamente parlato di quello che a livello mondiale avviene nei confronti della Palestina e non ci torniamo se non ribadendo la necessità di proseguire la mobilitazione operaia, studentesca e popolare nei confronti dello Stato Sionista di Israele, dell'imperialismo americano e i loro piani e a sostegno del popolo palestinese, in particolare della sua resistenza armata in una situazione così difficile.

Ma Trump, l'imperialismo americano, come si sa, ha aperto tutti i fronti all'insegna del MAGA, a “fare l'America più grande” e si intende, in certi aspetti, a tentare disperatamente di riaffermare l’egemonia e il dominio americano nel mondo su tutti i piani. E' chiaramente per gli Stati Uniti è sempre stato estremamente importante il cosiddetto “cortile di casa”, vale a dire i paesi dell'America Latina.

C'è una lunga storia qui del dominio americano, dei colpi di Stato e dei regimi instaurati in questi paesi

pc 5 novembre - Contro la scuola per il riarmo e la guerra di Meloni/Valditara

da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 04.11.25

Il 4 novembre c’è stata una mobilitazione nelle scuole, soprattutto nelle piazze - si parla di 30 piazze - all'insegna della parola d'ordine “la scuola non si arruola”.

Le manifestazioni riguardano a nord e a sud le città dove sono presenti le organizzazioni studentesche di opposizione. Al centro viene la denuncia del ruolo crescente che la scuola va assumendo nel quadro della preparazione bellica, nell'addestramento delle forze militari, nella ricerca militare e nella costruzione dell'ideologia al servizio della guerra imperialista che in generale si chiama militarismo.

In particolare questa protesta contesta la diffusione di quell’ideologia e dell'economia di guerra ed è in diretta continuazione evidente con la mobilitazione nell'università, nelle scuole che il movimento studentesco ha prodotto nei mesi scorsi, innanzitutto in solidarietà con la Palestina e contro i legami

pc 5 novembre - ORE 12 Controinformazione rossoperaia - Stellantis/auto: tra annunci di ripresa futura e attuale scarico della crisi sugli operai, la lotta e le rivendicazioni da sostenere

 

pc 5 novembre – Sanità in Sicilia: Da Cuffaro a Romano in 18 indagati per associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta… di fogna parlavamo e di fogna si tratta


A volte ritornano? No, perché non se ne erano mai andati. Di fogna avevamo scritto nell’articolo del 14 ottobre scorso (https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/10/pc-14-ottobre-malasanita-in-sicilia-tra.html): come si vede la fogna è ben piena e rigurgita costantemente delinquenti istituzionali.

Se è la Dc di Cuffaro e il partito di Noi Moderati di Lupi (ma non troppo moderati quando si tratta di soldi!) a finire adesso sotto i “riflettori” della giustizia borghese, gli altri partiti sono chi più chi meno, e parliamo solo di questo caso, coinvolti, a cominciare dalla Lega di Salvini che questa estate aveva mandato Durigon a concordare un accordo elettorale tra Lega e Dc di Cuffaro appunto.

Cuffaro, come è stato ben evidente in questi anni del dopo galera, e come viene fuori adesso dalle 250 pagine dei magistrati, ha messo le mani su una buona fetta di apparato regionale, compreso l’assessorato alla Famiglia, con a capo Nuccia Albano con il suo capo della segreteria, Vito Raso che è anche lui indagato.

Della Lega, invece, è pure Luca Sammartino, ancora sotto processo per corruzione, che è stato chiamato da Schifani a riprendere il “suo” posto di assessore all’agricoltura un mese fa.

La lunga lista degli indagati in generale si può leggere in questo articolo del manifesto che riportiamo sotto.

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Appalti e tangenti. Chiesto l’arresto di Totò Cuffaro

Alfredo Marsala

Palermo Gli indagati sono 18. Ma il numero in questa vicenda giudiziaria che colpisce il centrodestra conta fino a un certo punto  

Totò Cuffaro, foto LaPresse

Totò Cuffaro – foto LaPresse

Gli indagati sono 18. Ma il numero in questa vicenda giudiziaria che colpisce il centrodestra

pc 5 novembre - 7 morti sul lavoro in un solo giorno - Padroni/stato/governo ASSASSINI!

di Carlo Soricelli*

Giornata tragica quella del 3 novembre, con la morte di sette lavoratori sui luoghi di lavoro, a cui si aggiunge una vittima per affaticamento sul lavoro e un’ulteriore persona deceduta in un infortunio domestico causato da un incendio.
Ecco chi sono le vittime:

  • Marco Lazzetta, 63 anni, settore edilizio – Napoli (Campania). È morto per le conseguenze di un infortunio avvenuto il 10 settembre scorso.
  • Lavoratore di 31 anni, di nazionalità indiana – Brescia (Lombardia). È precipitato nel vuoto mentre lavorava in una cava di marmo.
  • Gianfranco Uselli, lavoratore italiano – Piacenza (Emilia-Romagna). Travolto da un muletto il suo primo giorno di lavoro.
  • Franco Gallittu, 56 anni – Sassari (Sardegna). Schiacciato dal trattore con cui stava lavorando.
  • Tarcisio Valsi, 56 anni, settore lapideo – Verbania Cusio Ossola (Piemonte). Caduto dal cassone di un autocarro.
  • Octav Stroici, 66 anni, di nazionalità romena – Roma (Lazio). Travolto dal crollo della Torre dei Conti; rimasto sepolto per undici ore, è deceduto poco dopo il recupero.

Anche novembre si apre dunque in modo drammatico, sulla scia di un ottobre segnato da oltre 150 morti complessivi, di cui 124 sui luoghi di lavoro.
Gli 
stranieri deceduti sono già oltre il 30% del totale, e la maggior parte delle vittime ha meno di 60

martedì 4 novembre 2025

pc 4 novembre - Dentro le prigioni israeliane e sotto le macerie di Gaza, emergono gli orrori - Israele come i peggiori nazisti/stato criminale e genocida da cancellare

Dentro le prigioni israeliane e sotto le macerie di Gaza, emergono gli orrori

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L’Ufficio Stampa dell’Associazione dei Prigionieri palestinesi ha riferito che il numero dei prigionieri uccisi dall’inizio dell’aggressione israeliana a Gaza è salito a 81, le cui identità sono state verificate. Decine di altri rimangono dispersi a causa della pratica israeliana delle sparizioni forzate.

Il prigioniero palestinese Mohammed Hussein Ghawadra, del villaggio di Bir al-Basha a Jenin, è morto mentre era detenuto nelle carceri israeliane. Mohammed Ghawadra è il padre del prigioniero liberato Shadi Ghawadra, che è stato deportato in Egitto dopo il suo rilascio.

Dall’entrata in vigore del cessate il fuoco all’inizio di ottobre, Israele ha restituito i corpi di 195 detenuti palestinesi, la maggior parte dei quali rimane non identificata. Molti corpi mostrano segni di gravi

pc 4 novembre - L'oscena apologia e propaganda di nazionalismo e guerra dei rappresentanti dello Stato e governo imperialista italiano

IV Novembre, l’anniversario del Grande Massacro

Pubblichiamo questo significativo e drammatico stralcio dello straordinario film “Uomini contro” di Francesco Rosi ispirato al libro di Emilio Lussu “Un anno sull’altopiano”. Tra gli attori un grande Gianmaria Volontè che recita la parte di un ufficiale dell’esercito italiano che invita a porre fine a “questa guerra di morti di fame contro altri morti di fame” e a rivolgere i fucili contro i generali che mandavano i soldati al macello.

La Prima Guerra Mondiale è stata definita anche come il “Grande Massacro” per l’altissimo numero di soldati morti, feriti, mutilati, morti per fame e malattie, fucilati per diserzione.

Un grande carneficina scatenata da monarchie e stati imperialisti spesso imparentati tra loro (erano infatti cugini il Re di Inghilterra, lo Zar di Russia e l’imperatore Guglielmo di Germania) e in conflitto tra loro per motivi di espansione territoriale, reputazione personale, interessi materiali. Dal ripudio di quella guerra scaturì la Rivoluzione d’Ottobre in Russia. Andò meno bene in Italia.

Una riflessione critica sulla Prima Guerra Mondiale dovrebbe essere materia obbligatoria di studio nelle scuole. Ma un governo che sta trascinando di nuovo il paese in una guerra in Europa – l’Ucraina – è arrivato a censurare proprio questa riflessione critica tra chi nelle scuole insegna e sta diffondendo a piene mani nel paese la propaganda di guerra per abituare l’opinione pubblica – e giovani e studenti in particolare, la carne da cannone per domani – a convivere e sostenere gli spiriti animali guerrafondai.

4 Novembre, Giornata dell'Unità nazionale. 

4 Novembre, Giornata dell'Unità nazionale. Mattarella: «Riconoscenza a chi lottò per un'Italia libera e democratica»

Il ministro della Difesa Guido Crosetto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella 

La Giornata dell'Unità nazionale

Ma la celebrazione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate non salta e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio al ministro Guido Crosetto: «Il 4 novembre segna la data in cui l'armistizio di Villa Giusti pose termine alla Guerra mondiale che

pc 4 novembre - Anche la Nigeria nel mirino di Trump

Le mani sul petrolio nigeriano e sulle rotte energetiche e marittime e il contenimento di Cina e Russia in Africa sono i principali motivi che hanno spinto il presidente dell'imperialismo USA a minacciare un intervento militare in Nigeria.

Anche l'imperialismo italiano con ENI e Saipem sono presenti e fortemente interessati al petrolio nigeriano tanto che l'ENI ha subito 3 processi per corruzione per il giacimento petrolifero OPL 245.

da farodiroma (ampi stralci)

"...se il governo nigeriano continuerà a “permettere l’uccisione dei cristiani”, gli Stati Uniti interromperanno subito ogni aiuto economico e potrebbero addirittura ricorrere ad un intervento militare per “eliminare completamente i terroristi islamici”.

Trump ha accusato la Nigeria di essere teatro di “una minaccia esistenziale per il cristianesimo”, avanzando una retorica bellica e ordinando al Dipartimento della Guerra di prepararsi a un’azione.

Il Ministero degli Affari Esteri nigeriano ha subito diramato una smentita ufficiale: “Le affermazioni di

pc 4 novembre - Scritto di Marwan Abdel Al /dirigente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (3 novembre 2025).

QUANDO FALLIRÀ LA PROMESSA GIALLA?

Da Balfour a Trump, dal distintivo giallo alla linea gialla, la stessa storia si ripete in un unico colore, un colore che macchia le mappe e dipinge sia la geografia che la memoria.

Più di un secolo dopo la Dichiarazione Balfour, la tragedia palestinese continua a rinnovarsi in forme diverse, ma conserva un’unica essenza: la persistenza del progetto coloniale occidentale attraverso nuovi strumenti e nomi mutevoli. La Dichiarazione Balfour del 1917 era, nella sua essenza, la proclamazione di un ordine mondiale costruito sulla negazione dei popoli indigeni e sulla loro sostituzione con i coloni, non come un incidente storico, ma come una pietra angolare della moderna “civiltà occidentale”. Non era tanto una promessa agli ebrei quanto una promessa all’Impero britannico stesso: una garanzia che il suo dominio in Oriente sarebbe durato attraverso la creazione di uno Stato che svolge una duplice funzione: servire gli interessi occidentali e smantellare la geografia araba dall’interno.

Quasi un secolo dopo, la prima promessa di Trump è arrivata nel 2017, riconoscendo Gerusalemme come capitale dell’Occupazione, seguita dalla sua seconda promessa nel 2025, il cosiddetto “Piano Trump”. Ancora una volta, la scena è apparsa nella sua forma più cruda. Proprio come Balfour ha concesso terre che non possedeva a coloro che non le meritavano, Trump ora offre un “cessate il fuoco” che non cessa il fuoco, una cosiddetta fine della guerra che non pone fine alla guerra, ma piuttosto riprogetta la geografia palestinese per adattarla al progetto di sterminio sistematico.

Ciò che oggi viene chiamato “cessate il fuoco” è semplicemente il perfezionamento dei massacri di ieri,

pc 4 novembre - ORE 12 Controinformazione rossoperaia - Contro la scuola per il riarmo e la guerra di Meloni/Valditara - Yankee go home! Fermare l’aggressione imperialista USA in Venezuela