In un certo senso il titolo che ha messo il giornale della Confindustria – Sole 24 Ore, e poi i suoi articoli di questi giorni, di cui riprendiamo alcune parti, confermano che lungi dall’essere difeso, il salario resta e va sempre più in basso, sia rispetto all’aumento del costo della vita, all’inflazione, sia rispetto all’aumento dei profitti dei padroni, difesi ancora una volta anche da questa manovra finanziaria.
Il titolo di lunedì scorso del giornale diceva: Retribuzioni, spazio alle tasse piatte per rilanciare rinnovi e produttività”. Quindi da un lato la manovra del governo fa interventi sulle tasse, rilanciando la Flat tax per cui c’è una tassa unica sia per cittadini che per imprese, quindi in contrasto con un sistema progressivo, e a favore in particolare delle retribuzioni medio-alte del ceto medio, per cui si prevede una riduzione dal 35% al 33% dell’aliquota Irpef per i redditi tra 28mila e 50mila euro; dall’altra lega gli interventi sul salario all’incremento del lavoro, in funzione appunto dell’aumento della produttività e del lavoro nei giorni festivi, di riposo, lavoro notturno, ecc.
Nella sostanza, quindi, questi interventi, che apparentemente vogliono aumentare il salario, in realtà lo riducono perché sono condizionati a più lavoro.
D’altra parte questi interventi sui prelievi fiscali sono limitati nel tempo.
Per esempio: si alleggerisce dal 5% all’1%, il prelievo sostitutivo dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali sui premi di produttività, con una soglia massima degli importi agevolabili che passa da 3mila a 5mila euro all’anno. Questo cosiddetta “alleggerimento” vale solo per i premi dati nel 2026 e nel 2027,
Così, solo 2026 c’è un prelievo agevolato del 15% sulle somme date erogate ai lavoratori con reddito entro 40mila euro, per indennità di turno o per maggiorazioni e indennità legate al lavoro notturno e a prestazioni nei giorni festivi e di riposo.
C’è poi un prelievo sostitutivo dell’Irpef, legato ai rinnovi contrattuali del 2005/2006. Cioè un’imposta del 5% sugli incrementi retributivi che saranno versati ai lavoratori dipendenti del privato nel 2026. Questa previsione – si scrive - è per «favorire l’adeguamento salariale al costo della vita e rafforzare il legame tra produttività e salario».
Questa affermazione è, come si dice, “fare dello spirito al funerale”, primo perché gli incrementi retributivi che i padroni vogliono dare sono veramente irrisori e non permettono minimamente di adeguare il salario al costo della vita sempre più alto (e quindi il vantaggio dell’imposta sostitutiva dell’Irpef è ultra irrisorio); secondo, perché anche in questo caso lo scopo è di legare salario ad incremento della produttività. Infatti, il Sole 24 Ore scrive: “L’obiettivo del prelievo scontatissimo all’1% è sostenere la produttività, che resta stagnante, l’incremento medio annuo della produttività in Italia si è attestato attorno allo 0,2%, il più basso in Europa.
Ma alla fine il guadagno che i lavoratori beneficiari di un premio di produttività potrebbero incassare nel 2026 e nel 2027 è di 5 euro al mese!
La riduzione dell’1% dell’aliquota di imposta sostitutiva di premi dovrebbe essere – si dice – da stimolo per altre premialità – ma sotto condizione. Quali? Cioè miglioramenti avvenuti nell’arco di un anno su ”qualità, efficienza, innovazione…”, e più in specifico: soddisfazione del cliente, il rispetto dei tempi di lavorazione, e… la riduzione degli infortuni.
Come si vede anche questo minimo vantaggio deve comportare, non il lavoro già fatto o in corso, ma un lavoro maggiore, tempi più ridotti di produzione.
E poi c’è questa ignobile condizione della “riduzione degli infortuni”. Essa apparentemente a vantaggio di una maggior sicurezza per i lavoratori, ottiene l’effetto esattamente opposto; tante aziende dalle grandi alle più piccole, per dimostrare una riduzione degli infortuni, nascondono gli infortuni, ricattano o impongono ai lavoratori di far passare infortuni per malattie; quindi invece che più tutela diventa meno tutela, e il guadagno dell’azienda diventa un attacco alla salute dei lavoratori.
Ma vogliamo chiudere questa controinformazione accennando all’altro fronte, alle reazioni dei sindacati confederali a questi interventi del governo.
I sindacati – scrive la stampa - ritengono gli interventi governativi positivi, ma sollevano preoccupazioni per i limiti temporali e le soglie di accesso. Se da un lato si apprezza lo sforzo per sostenere la contrattazione e la produttività, dall'altro si evidenzia il rischio che i vincoli temporali e di reddito (fino a 28mila euro) possano limitare l'efficacia delle misure a un numero ristretto di lavoratori, creando disparità tra loro – quindi questo intervento dovrebbe per i sindacati riguardare anche i lavoratori con redditi medio-alti. Di questo si lamentano; mentre apprezzano le agevolazioni su accordi sugli incrementi di produttività, sui premi di risultato (che, attenzione, legano i premi appunto ai risultati dell’azienda, che i padroni possono anche falsare per non dare nulla).
Dicono che bisogna tutelare il potere d’acquisto rispetto all’inflazione ma non chiedono neanche la reintroduzione della scala mobile.
I sindacati più favorevoli alla manovra sono la Cisl e la Uil che parla di “segnale positivo per l’importanza di aumentare i salari”, soddisfatto perchè questo governo “riconosce il ruolo importante del contratto collettivo”, ma subito lega a questo la questione della legge sulla rappresentanza, allo scopo di contare solo loro sindacati confederali e soprattutto impedire e rendere nulla la contrattazione dei sindacati di base, al di là del numero dei lavoratori che rappresentano (in varie realtà più elevato degli iscritti ai sindacati confederali).
In conclusione, questa Legge di bilancio dimostra come il governo voglia dare solo briciole per i lavoratori, nessun intervento sul costo della vita e vantaggi ai padroni.
Noi pensiamo che è tempo, urgente, invece di porre al centro, soprattutto da parte dei sindacati di base, di classe la battaglia per il salario, come battaglia di classe, di scontro tra lavoratori e padroni e governo dei padroni.
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