A volte ritornano? No, perché non se ne erano mai andati. Di fogna avevamo scritto nell’articolo del 14 ottobre scorso (https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/10/pc-14-ottobre-malasanita-in-sicilia-tra.html): come si vede la fogna è ben piena e rigurgita costantemente delinquenti istituzionali.
Se è la Dc di
Cuffaro e il partito di Noi Moderati di Lupi (ma non troppo moderati quando si
tratta di soldi!) a finire adesso sotto i “riflettori” della giustizia
borghese, gli altri partiti sono chi più chi meno, e parliamo solo di questo
caso, coinvolti, a cominciare dalla Lega di Salvini che questa estate aveva
mandato Durigon a concordare un accordo elettorale tra Lega e Dc di Cuffaro
appunto.
Cuffaro, come è
stato ben evidente in questi anni del dopo galera, e come viene fuori adesso dalle
250 pagine dei magistrati, ha messo le mani su una buona fetta di apparato
regionale, compreso l’assessorato alla Famiglia, con a capo Nuccia Albano con
il suo capo della segreteria, Vito Raso che è anche lui indagato.
Della Lega,
invece, è pure Luca Sammartino, ancora sotto processo per corruzione, che è
stato chiamato da Schifani a riprendere il “suo” posto di assessore all’agricoltura
un mese fa.
La lunga lista degli
indagati in generale si può leggere in questo articolo del manifesto che
riportiamo sotto.
***
Appalti e tangenti.
Chiesto l’arresto di Totò Cuffaro
Alfredo Marsala
Palermo Gli
indagati sono 18. Ma il numero in questa vicenda giudiziaria che colpisce il
centrodestra conta fino a un certo punto
Totò Cuffaro – foto LaPresse
Gli indagati sono 18. Ma il numero in questa vicenda giudiziaria che colpisce il centrodestra
(l’ennesima in Sicilia) conta fino a un certo punto. Due i nomi eccellenti: Totò Cuffaro e Saverio Romano. Il primo è il leader della Dc o almeno quello che rivendica il simbolo della “balena bianca” ed era già stato in carcere con la condanna definitiva per mafia; il secondo è il deus ex machina di Noi moderati, il volto siciliano di Maurizio Lupi. Due degli azionisti di maggioranza del governatore Renato Schifani. Per entrambi e gli altri sedici la procura guidata Maurizio De Lucia ha chiesto l’arresto. I reati contestati: corruzione, associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti.Appalti truccati nella sanità è il contesto su cui hanno
indagato i Ros dei carabinieri che hanno effettuato perquisizioni nelle
abitazioni dei politici e delle persone coinvolte nell’inchiesta su presunti
favori ad aziende su affidamenti per milioni in cambio di tangenti. Le indagini
piombano sul centrodestra in Sicilia, sempre più dilaniato dalle inchieste e
dalle guerre intestine per l’accaparramento del consenso nell’ottica delle
elezioni regionali, che sulla carta si terranno tra due anni ma potrebbero
essere anticipate. Il quadro, al netto del garantismo, è disarmante: Gaetano
Galvagno di FdI, presidente del parlamento siciliano, è indagato per
corruzione, peculato, truffa e falso; Luca Sammartino, vice presidente della
regione siciliana e uomo di punta della Lega di Salvini è a processo per
corruzione; Elvira Amata (FdI), assessore regionale al Turismo, è indagata per
corruzione nella stessa inchiesta di Galvagno; Carmelo Pace, capogruppo della
Dc all’Ars, è tra i 18 destinatari della richiesta di arresto; Roberto Di
Mauro, capogruppo del Mpa di Raffaele Lombardo, è indagato per associazione a
delinquere e turbata libertà degli incanti e frode nelle pubbliche forniture in
un’altra indagine della procura di Agrigento.
Dalle pagine dell’indagine dei pm di Palermo viene fuori l’ennesimo caso di mala amministrazione della cosa pubblica con al centro un comitato d’affari occulto, al cui vertice ci sarebbe Cuffaro. Secondo l’accusa, l’ex presidente della regione avrebbe utilizzato l’influenza guadagnata nel corso della sua lunga carriera politica e messo a disposizione la sua rete di conoscenze per incidere su concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire imprenditori amici, procurare loro vantaggi e, al tempo stesso, rafforzare il proprio consenso. I pm parlano di una associazione criminale in grado di «infiltrarsi e incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrativo della regione e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero di cittadini». Al centro dell’attività del comitato d’affari nomine di dirigenti e funzionari pubblici e regionali negli enti e apparati amministrativi di maggior rilievo in settori nevralgici come sanità, appalti e opere pubbliche, «in modo da condizionare, attraverso questa pregressa opera di fidelizzazione, l’attività di indirizzo politico-amministrativo della regione».
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