sabato 13 settembre 2025

pc 13 settembre - Netanyahu può andare avanti nel genocidio... Nessuno ha intenzione di fermarlo. Che i proletari e i popoli portino la loro "guerra" nel ventre della bestia imperialista

Il genocidio, l'affamamento di un intero popolo, di bambini, la carestia ormai riconosciuta da vari organismi internazionali, la totale deportazione dei palestinesi da Gaza per rinchiuderli in campi di concentramento dai quali uscire vorrà dire essere ammazzati; le uccisioni di presunti esponenti di Hamas bombardandoli in paesi terzi; le uccisioni di giornalisti, di civili considerati dai droni "terroristi", le torture e uccisioni di chi viene arrestato, e ultimi, i droni che colpiscono la Flottilla...
tutti questi crimini contro l'umanità vengono perpetrati senza alcun mascheramento, anzi rivendicati, propagandati. 

Il nazismo cercava di nascondere, mascherare gli stessi campi di concentramento, ma il nazisionismo di Israele spiattella tutti gli orrori, non li nasconde, anzi la loro propaganda fa parte della guerra contro i palestinesi, e usati come messaggio terrorista per tutti i popoli e paesi arabi. 

Ma ciò che è parte, maledettamente complice diretto di questo moderno nazismo sono, oltre chiaramente Trump - l'altro orrore del mondo, tutti i paesi imperialisti, ma con loro anche le Istituzioni di diritto internazionale, come l'ONU, che di fronte alle aperte violazione di ogni norma internazionale rispondono con inutili, patetiche, impotenti risoluzioni. 

Questo da un lato copre, dall'altro non intacca minimamente i criminali disegni di Netanyahu di

pc 13 settembre - Un saluto militante e riconoscente a Tyler Robinson... contro il fascismo e i fascisti nel mondo ORA E SEMPRE RESISTENZA


 «Hey fascista! Prendi questo». «Oh bella ciao, bella ciao» 

pc 13 settembre - Assemblea nazionale a Roma per la manifestazione nazionale del 4 ottobre


 

LA LOTTA PAGA – L’ASSEMBLEA SI TERRÀ AL CINEMA AQUILA IL 14 SETTEMBRE ALLE ORE 10.00

Dopo la conferenza stampa di lunedì 8 settembre davanti al Campidoglio, il Comune è stato costretto a fare un passo indietro: l’assemblea si terrà al Cinema Aquila!

Questa è una vittoria importante, ma è solo l’inizio. Per questo, il 14 settembre dobbiamo essere in tante e tanti: l’intero movimento, organizzazioni, realtà e sindacati sono chiamati a costruire insieme un anno politico unitario, capace di rafforzare la mobilitazione per la Palestina e dare forza al grande corteo nazionale del 4 ottobre.

Il 14 settembre non sarà soltanto un’assemblea, ma l’inizio di un percorso politico che vuole trasformare la solidarietà in organizzazione e la rabbia in lotta.

Il 4 ottobre non sarà un punto di arrivo, ma il primo passo di un anno di mobilitazioni, boicottaggi e resistenza, fino alla liberazione della Palestina.

API – Associazioni dei Palestinesi in Italia

Comunità Palestinese in Italia

GPI – Giovani Palestinesi d’Italia

Movimento Studenti Palestinesi in Italia

UDAP – Unione Democratica Arabo Palestinese

Di seguito l’indizione dell’assemblea:

Come organizzazioni palestinesi in Italia convochiamo un’assemblea pubblica domenica 14 settembre alle ore 10:00 presso il Nuovo Cinema Aquila a Roma, in preparazione del grande corteo nazionale del 4 ottobre.

Con la manifestazione del 4 ottobre vogliamo costruire un anno politico unitario sotto la bandiera palestinese, al fianco della resistenza del nostro popolo, per la fine del colonialismo sionista – pericolo non solo per la Palestina, ma per il mondo intero – per la liberazione e per il diritto al ritorno del nostro popolo.

Invitiamo tutte le realtà, organizzazioni e associazioni ad aderire alla manifestazione scrivendo a manifestazionepalestina@gmail.com

Palestina Libera
Stop al Genocidio
Fermiamo il Sionismo con la Resistenza

pc 13 settembre - Ravenna/manifestazione del 16: i confederali traducano in fatti l'appello dei sindacati palestinesi


Lo Slai Cobas di Ravenna aderisce e partecipa alla mobilitazione del 16 settembre "Fuori Israele dal Porto di Ravenna" promossa dal movimento BDS contro il transito/carico di armi diretto allo Stato sionista genocida e il progetto Undersec. In questa protesta sosterremo l'appello dei sindacati palestinesi e la costruzione dello sciopero necessario nelle fabbriche e al porto di almeno di 1 ora con fermate/blocchi/assemblee. 

Domani, assieme alle altre componenti che hanno promosso la manifestazione del 16, faremo una conferenza stampa alla Darsena, nello stesso luogo dove partirà il corteo, alle ore 11.

E' positivo che finalmente i sindacati confederali abbiano rotto il silenzio e hanno preso una posizione su questo. Ma fanno ancora troppo poco. 

Una nave carica di armi diretta a Israele è partita da Ravenna il 30 giugno senza autorizzazione e in aperta violazione della legge 185/90 che vieta le esportazioni verso Paesi in guerra o che violano i diritti umani. Il ministro Salvini su questo ha scaricato la responsabilità sull'Autorità portuale e copre il tutto,

venerdì 12 settembre 2025

pc 12 settembre - Ex-Ilva: tragedia e farsa marciano insieme ai danni di operai e masse

da Ore12/Controinformazione rossoperaia dell'11.09.25

Le fabbriche in questo Paese ancora non si mobilitano, eppure sono gli operai, in ultima analisi, il bersaglio grosso dei governi e dei padroni che scaricano su di essi la crisi economica, la crisi sociale, in termini di salari, posti di lavoro, condizioni di sfruttamento, morti sul lavoro. Il futuro della classe operaia è a rischio e gli operai sono fermi, paralizzati dalle loro direzioni sindacali che, a parte qualche strillo, sono ferme ancora più di loro. I sindacati metalmeccanici non sono in grado di ottenere il contratto, i sindacati metalmeccanici al carro di padroni del governo ad elemosinare incontri a Roma per cercare di risolvere le vertenze aziendali, dalle più importanti, come la Stellantis, le Acciaierie, la siderurgia, a quelle minori che toccano una miriade di fabbriche sul posto di lavoro.

Eppure anche su questo si fanno inconcludenti incontri a Roma con le regioni che sono diventate la seconda stanza delle trattative a perdere, dove si discute solo di ammortizzatori sociali mai di difesa dei posti di lavoro, mai di allargamento dell'occupazione attraverso la linea della riduzione dell'orario di lavoro per lavorare meno/lavorare tutti, mai a tutela effettiva delle condizioni di lavoro divenute di massimo sfruttamento e di condizioni di sicurezza che mettono a rischio la vita dei lavoratori e degli operai, anche se ancora meno che nei cantieri e nei luoghi del lavoro nero dove muoiono giornalmente i lavoratori.

Ma anche lì nulla. FIOM e UILM, con la FIM che è diventata collaterale al Governo e ai padroni, sono sindacati impotenti a difendere gli interessi dei lavoratori e gli operai devono far da sé, devono ricostruire dal basso il sindacalismo di base di classe.

Partiamo dalle due vertenze più importanti del nostro Paese perché riguardano la classe operaia delle fabbriche più grandi di questo Paese, dall'ex Ilva di Taranto alle fabbriche del gruppo Stellantis.

La questione Ilva di cui abbiamo parlato diverse volte combina da tempo la tragedia con la farsa. La tragedia è la situazione delle fabbriche che è di non lavoro, di cassintegrazione e di attese infinite di una soluzione effettiva della crisi dell'ex Ilva.

La farsa perché l'azione del Governo dall'inizio alla fine è una farsa, lo abbiamo sempre denunciato.

Il passaggio da ArcelorMittal a vuoto, le promesse del Governo di unire lavoro e salute si sono rivelate del tutto inutili a risolvere a tutt'oggi la crisi dello stabilimento. L'ultima farsa è stata quella della Baku Steel, con una gara fatta per la Baku Steel, per i padroni azeri e il loro Governo che era obiettivamente il padrone effettivo. Una gara che aveva visto assegnare alla Baku Steel la nuova Ilva.

La Baku Steel ha messo subito sul tappeto il problema del gas, il problema della nave rigassificatrice, e il Governo gli ha confezionato una gara, una prospettiva e una discussione che è centrata sulla nave rigassificatrice che alimenterebbe i DRI e i DRI che alimenterebbero i nuovi forni elettrici concentrati a Taranto ma con la possibilità di un forno elettrico a Genova. Ma ben presto si è visto la Baku Steel aveva interesse innanzitutto al gas, al legame con l'oleodotto della TAP e al ruolo che questa multinazionale che è più del gas che dell'acciaio, perché come acciaio ha una fabbrica che è un quinto delle Accierie di Taranto, quindi assolutamente non centrale nella siderurgia mondiale e nazionale.

Tutto un dibattito, tutto un casino tra Governo e istituzioni che un giorno sì, un giorno no, dicono “sì, ma” al Governo sul piano, concentrando e raccogliendo le critiche ambientaliste che riguardano soprattutto la questione della nave di rigassificatrice, ma trascurando del tutto le richieste dei lavoratori di essere tutelati.

Nessun operaio deve uscire dalla fabbrica, dalla zona industriale, perché non c'è futuro, soprattutto a Taranto se questo dovesse avvenire.

Così come devono essere tutelati gli operai dell'appalto, così come si deve evitare che questa grande città industriale, perché tale è Taranto nel nostro paese, di diventare un deserto “alla Bagnoli” o, ancora peggio, un luogo di microaffari all'insegna di un tessuto lavorativo industriale precario e senza prospettive.

Ebbene, tutto questo casino si arriva alla nuova gara e la nuova gara ci dice che restano in campo Jindal e Bedrock.

Tutto ciò sarà ufficializzato probabilmente il 15 ma lo anticipa il giornale dei padroni: “Si ritirano gli azeri della Baku Steel”.

Quindi in sostanza tutto il lavoro che ha fatto il Governo in tutti questi mesi era fondato sul niente e i lavoratori hanno pagato ancor più con l'incertezza, con una situazione interna alla fabbrica, in particolare a Taranto, caratterizzata dalla cassa integrazione permanente.

E ora tornano in campo Jindal e Bedrock, ma all'interno di un piano e di una proposta di acquisto che è peggiore della precedente, perché è centrata ancora più sulla riduzione del peso industriale della siderurgia e degli stabilimenti, in particolare di quelli di Taranto. È centrata su una soluzione a spezzatino, è centrata su una soluzione che intende dare tutto ai padroni e nulla ai lavoratori e, per quanto riguarda la città, solo demagogia, con la sponda utile offerta dall'ambientalismo antioperaio, o almeno di quella parte dell'ambientalismo che è essenzialmente antioperaio.

Di conseguenza, che cosa succede secondo il sole24ore? “Sarebbero in campo due candidature per l'intero complesso, la società indiana Jindal Steel International e il fondo statunitense Bedrock Industries”. Poi però al loro caso vi sarebbero ancora una volta una serie di industrie italiane, in primo luogo la Marcegaglia, che vogliono in un certo senso la soluzione-spezzatino per singoli stabilimenti e pezzi degli stabilimenti separando e distruggendo il gruppo industriale e lasciando la patata bollente a Taranto.

Per gli americani finora non si è capito niente o quello che si è capito è fin troppo chiaro: Bedrock sin dall'inizio ha detto: “datemi lo stabilimento, non vi do una lira, lo rimetto in sesto, con i soldi con cui lo rimetto in sesto vi paghiamo, ma intanto datecelo”. Bedrock è un gruppo, è un fondo di investimento che già ha fatto operazioni di questo genere nel rapporto tra Canada e Stati Uniti e quindi è interno a quell'insieme dei fondi di investimento che hanno interesse agli affari finanziari e non certo allo sviluppo industriale e sicuramente secondo un'ottica internazionale che non è quella della siderurgia mondiale ma è quella della grande finanza mondiale.

Il giornale dice che “si lavora anche a un'alleanza tra indiani e americani” e in interno a questo alcune società italiane si sarebbero proposte, peraltro non del settore dell'acciaio, quindi sostanzialmente il core industriale di tutto il gruppo viene sottratto allo sviluppo effettivo industriale delle aziende con la ricaduta sugli operai.

Tutto questo ha il sapore di una farsa tenendo conto che l'ingegneria finanziaria che richiede tutto questo affinché possa venire a capo lascia intendere che i tempi ancora una volta saranno lunghi e in questi tempi lunghi si accentuerà la crisi degli stabilimenti, in particolare quello di Taranto, che viene scaricata sugli operai in cassa integrazione eterna - questa volta sì anticamera di effettivi esuberi - e sulle fabbriche dell'appalto che, pur continuando a lavorare per la manutenzione per tenere in piedi i due stabilimenti in una soluzione di ridimensionamento industriale, saranno poi colpiti sul piano dei licenziamenti e della riduzione dell’occupazione.

Questa è la notizia, l'approfondimento di essa la faremo alla luce dei fatti effettivi che si produrranno e delle carte che non siano un'anticipazione del stampa.

Torniamo però alle fabbriche. Noi in questi giorni stiamo insistendo in particolare verso gli operai e le loro organizzazioni sindacali che, come abbiamo detto, sono però una parte del problema e non certo una parte della soluzione per i lavoratori.

Stiamo insistendo che gli operai scendano in campo, non siano in eterna tese di chiari incontri romani inconcludenti, che sappiano già che i sindacati sono d'accordo e che il rinvio continuo della riunione sulla cassa integrazione ha il solo scopo di impedire che i lavoratori prendano coscienza diretta della situazione che si produrrà con i risultati della gara e con il piano del governo.

Gli operai devono scendere in campo con una piattaforma operaia che abbiamo in parte discusso e diffuso tra i lavoratori e che gode del loro consenso.

Seppure lo Slai Cobas è l'unica forma classista e combattiva di sindacato presente in questa fabbrica rispetto ai sindacati confederali e la loro ruota di scorta che è l'Usb, questa piattaforma operaia richiede che i lavoratori facciano sentire la loro voce autonoma attraverso lo sciopero, attraverso le manifestazioni, attraverso il blocco, perché tutte iniziative, anche quando accennate o che si esprimono in fuochi di paglia, non trovano né una prospettiva, un piano di lotta, né una piattaforma. Una piattaforma che sposerà le rivendicazioni ambientali giuste, quelle compatibili con il risanamento dell'Ilva e compatibili con la continuità della grande fabbrica, che poi significa della concentrazione operaia che oltre che il vero futuro di questa fabbrica è il vero futuro di questa città se si vuole rovesciare il tavolo contro la logica del profitto e dello sfruttamento che si è tramandata da Riva ad ArcelorMittal e che sicuramente sarà ereditata dai nuovi padroni.

Esistono le possibilità per “unire lavoro e salute” come si dice banalmente, vale a dire per unire a una piattaforma operaia una piattaforma ambientale che attraverso uno scontro prolungato metta i piedi sul piatto e imponga a padroni/governo/Stato che questa fabbrica continua se i lavoratori sono salvaguardati nel salario, nel lavoro, nella salute, nelle condizioni di lavoro e che la città abbia la possibilità di avere una fabbrica meno inquinante e, soprattutto, che ci siano le condizioni perché questo avvenga in un quadro in cui impazza la crisi siderurgica mondiale, la guerra commerciale, la politica dei dazi, ecc ecc..

A fronte ad una situazione in cui è difficile trovare gruppi industriali che facciano proprie le rivendicazioni operaie e ambientaliste sarebbe ragionevole la nazionalizzazione, non perché pensiamo che la nazionalizzazione in regime capitalista sia la soluzione, essa è una fase di transizione che permette agli operai la continuità lavorativa e alle politiche ambientaliste di avere una sponda e costruire un rapporto di forza differente in fabbrica a livello nazionale, dentro il contesto mondiale.

Ma il governo dice un NO secco alla nazionalizzazione, questo governo serve i padroni privati, serve il profitto degli industriali e lo Stato deve contribuire soltanto con la solita logica di aiutare i padroni a fare i padroni, aiutare i padroni a fare i profitti.

Per questo esiste il problema non solo della gara ma esiste il problema del governo, i lavoratori si devono schierare nettamente contro questo governo contro le sue soluzioni rivendicando con la piattaforma operaia e la piattaforma ambientale un'altra soluzione. E questo se richiede che sia lo Stato a prendere nelle mani lo stabilimento davvero anche con la forma della nazionalizzazione sarebbe uno spazio entro cui sviluppare questo tipo di conflitto.

 

pc 12 settembre - Report dalla manifestazione davanti alla Leonardo a L'Aquila


Una settantina di persone erano presenti questa mattina a bloccare, con un'assemblea pubblica, la via di accesso principale alle sedi di Leonardo spa e Thales Alenia Space, nella zona industriale ovest dell'Aquila.

Non appena ci siamo disposti con striscioni e cartelli, la polizia ha cercato di strapparceli e di rompere il blocco, ma non ci sono riusciti, e dopo circa un'ora si sono ritirati.

Oltre agli slogans numerosi interventi al microfono hanno ribadito il sostegno alla resistenza palestinese e la solidarietà ad Anan, Ali e Mansour, sotto processo a L'Aquila con l'accusa di terrorismo. Sono state ricordate le prossime udienze per rilanciare la campagna, e lo Slai Cobas s.c. ha letto e diffuso la mozione contro guerra e riarmo ai passanti. Molti ci hanno ringraziato, soprattutto le donne. Un ambulante ha rallentato col suo furgoncino e ci ha detto: se non avevo da fare mi fermavo anch'io e mi mettevo di traverso sulla strada

Verso le 11 ci siamo spostati al vicino centro commerciale con un corteo improvvisato, e lì siamo rimasti per circa un'ora








Una rassegna stampa:








pc 12 settembre - Guerra alla guerra nelle università - info


Assemblea nazionale universitaria, 13-14 settembre, Pisa

Tanti atenei, un solo apparato bellico – industriale, lo stesso nemico per tuttə. In un sistema che è già in guerra, in uno Stato che sta investendo su tutti i livelli nell’escalation bellica, la produzione scientifica dell’accademia diventa un tassello fondamentale di questa spirale.

Lo vediamo in mille forme: nella frammentazione di una ricerca iper specializzata dietro cui si possono nascondere le complicità con la guerra e il genocidio, negli accordi dei nostri atenei con le aziende belliche e nella scientifica erosione dei bilanci che fa pensare che non ci siano alternative a queste

pc 12 settembre - Ravenna verso la manifestazione al Porto del 16 settembre - info

La mobilitazione del 9 agosto davanti all'Autorità portuale di Ravenna aveva preso l'impegno di continuare ad insistere sulla rottura dei legami tra Porto e Israele, presente con il progetto Undersec a Ravenna che appalta la sorveglianza e la sicurezza dei traffici del porto ai sionisti, così il transito/carico di armi potrà continuare indisturbato. Per questo ci siamo basati sulla denuncia di Linda Maggiori che scrive su il manifesto, l'altraeconomia e altre testate, fuori dal fossile, una pacifista che è attiva anche su Faenza/Palestina, che è venuta alla manifestazione. La nostra proposta è stata appoggiata da student4palestine, studenti provenienti dall'estero che studiano a Ravenna.

Dopo la manifestazione del 9 agosto abbiamo proposto di preparare l'accoglienza alla delegazione sionista a Ravenna il 16 - è stato preparato un 'esposto con una manifestazione che non sia solo a sostegno ma che raccolga la mobilitazione della solidarietà alla Palestina.

Intanto è stata resa nota la notizia di un carico di armi 
partito il 30 giugno dal Porto senza autorizzazioni, su 
Undersec cominciano a parlare altre testate come Il Fatto e il sindaco scrive a Salvini 

pc 12 settembre - Immagini e nostro intervento al presidio-blocco alla Leonardo di L'Aquila

 

info
La Leonardo ha messo i dipendenti in smart working, dato che a L'Aquila si progetta e non si produce.
Nell' unica strada di accesso un blindato della polizia a protezione ha cercato di caricarci e portarsi via
un compagno senza successo. Quindi si sono messi a dirigere il traffico, rallentando la circolazione,
mentre noi davamo i volantini alle macchine che passavano. poi la polizia se ne è andata ed è rimasta
solo la Digos con noi.

pc 12 settembre - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - La guerra imperialista che avanza - Il riarmo e la lotta proletaria antimperialista

 

pc 12 settembre - Francia: "blocchiamo tutto!"





La Francia scende in piazza all'insegna del “blocchiamo tutto” per rispondere a Macron e alla sua dittatura del grande Capitale, dell'industria bellica, alla sua arroganza a fronte del risultato elettorale che lo aveva penalizzato, non aveva dato il mandato effettivo a chi dall'elezione era riuscito come vincente - in questo caso la coalizione di sinistra - pur di non dare il governo a chi comunque aveva ottenuto la maggioranza relativa tra le forze presenti alle contese elettorale. Macron ha sottoposto il Paese a un'instabilità attraversata da governi che sono caduti uno dietro l'altro perché espressione minoritaria della dittatura macronista.

È giusto quindi che le masse tornino in piazza, dal basso, proletari, piccola borghesia, settori del commercio e parte dei cittadini che non ci stanno al proseguimento di questa azione del governo Macron.

Blocchiamo tutto” significa cercare di bloccare non solo le attività produttive ma anche le strade,

pc 12 settembre - Un video semplice e superficiale, comunque utile - nei prossimi giorni in collegamento con i compagni del Nepal diremo altro

giovedì 11 settembre 2025

pc 11 settembre - USA, il lurido agitatore fascista Charles Kirk al servizio del fascio imperialista Trump raccoglie ciò che semina

Kirk è il fondatore di Turning Point USA un gruppo di giovani fascisti attivo nelle università contro gli studenti che protestano al servizio della repressione poliziesca e di stato promuovendo il suprematismo bianco, il razzismo e l'odio contro gli immigrati e tutti gli studenti di sinistra - E' stato uno dei maggiori attivisti per l'elezione di trump seminando odio e violenza verbale e fisica, ricavandone un ruolo di consigliere nella nuova amministrazione diventando un riferimento della base fascista del presidente

Il suo giro nelle università è all'insegna di una campagne volta a impore la dittatura trump nelle università, al di là delle circorstanze e della persona che ha sparato ha seminato vento e ha raccolto tempesta

Ora il lurido fascio imperialista Trump vuole usare questa morte per una campagna da guerra civile contro gli studenti progressisti e di sinistra e tutte le forze di questa area che animano la protesta negli USA per marciare verso un regime di dittatura para nazista al servizio del grande capitale e della parte più reazionaria della società usa 

NON POTEVA MANCARE NEL SUO RUOLO DI ZELANTE E BELANTE SERVETTA LA MELONI, che si muove con lostesso programma e prospettiva nel nostro paese un moderno fascismo al servizio dei padroni, della guerra, della repressione e della ulteriore oppressione sfruttamento dei proletari e delle masse popolari

Gli Usa insegnano però che chi semina vento raccoglie tempesta!

proletari comunisti/PC m Italia

11 settembre 2025

pc 11 settembre - La Fiom mobiliti le fabbriche, i lavoratori per la Palestina. Risponda all'appello dei sindacati palestinesi

 Alla Fiom

All'assemblea Generale del Comitato Centrale della Fiom-Cgil

Il Documento conclusivo uscito dall'assemblea del 3 settembre ha sicuramente fatto un passo avanti, che rompe finalmente il silenzio di questi mesi a livello nazionale da parte della Fiom nazionale, ma non di alcuni delegati in alcuni posti di lavoro, rispetto alla condanna del genocidio di Israele e alla solidarietà al popolo palestinese e alle sue richieste.

Di questo occorre prendere atto positivamente e auspichiamo che questa presa di posizione arrivi a tutti i lavoratori nelle fabbriche e in tutti i posti di lavoro.

Importante è passare dalla denuncia e dal sostegno verbale alle azioni. 

Nel Documento si scrive: "...occorre allargare la mobilitazione a sostegno della Palestina; incalzare il governo Meloni, la stessa commissione europea, affinchè sanzionino le politiche di Israele con il blocco degli accordi commerciali, con la fine della collaborazione militare e l'invio di armi, con sanzioni economiche...".

Bene. Ma purtroppo le azioni a cui si impegna la Fiom nel documento risultano inadeguate a

pc 11 settembre - Notizie dalle iniziative contro le Basi e la guerra

Campeggio no base 5-6-7 settembre – Comunicato conclusivo

Il campeggio territoriale No Base del 5-6-7 settembre è stato un momento fondamentale nella crescita della lotta del movimento No Base, aprendo nuovi spazi di organizzazione e di lotta, unendo persone e realtà differenti nell’obiettivo comune di fermare la base militare. Ci ha unitə e avvicinatə, dando vigore alla comunità in lotta che da Viareggio, a Livorno, a Pontedera si riconosce nell’urgenza di non accettare più la militarizzazione e il sacrificio del nostro territorio per la guerra. 

Con il campeggio guardiamo con rinnovata fiducia all’idea di fermare la guerra dai nostri territori, immaginando nuove forme di diserzione, nuove alleanze e strumenti per bloccare i flussi di armi e mezzi che innervano l’HUB militare toscano, per intervenire e impedire che la nuova base militare per GIS e Tuscania venga costruita, a San Piero a Grado, a Pontedera, ovunque.

Il Presidio di Pace dei “Tre Pini” è stato il cuore di tutto questo: siamo convintə che al centro delle

pc 11 settembre - Fuori Israele genocida dal porto di Ravenna! 16 settembre manifestazione a Ravenna ore 17:30

pc 11 settembre - Palestina: il vero terrorismo è quello dello Stato sionista di Netanyahu

da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 10.09.25

Qual è il vero terrorismo? E’ sotto gli occhi di tutti, il 7 ottobre saranno due anni che è in atto un vero e proprio stato del terrore permanente da parte dello stato sionista di tipo nazista di Israele, sostenuto in tutte le forme dall'imperialismo americano e, in particolare oggi, dalla presidenza Trump, con la collaborazione di tutti i governi imperialisti e la tiepida differenziazione da parte di Russia e Cina.

Il popolo palestinese è solo di fronte allo stato del terrore, che non cela il suo obiettivo: distruggere il popolo palestinese, cacciarlo dalla sua terra, annetterla e costruire il “Grande Israele” come grande potenza all'interno dell'area del Medio Oriente, che agisca non solo contro il popolo palestinese ma con l'intere masse arabe e i loro stati.

A fronte di questo la comunità internazionale, l'ONU, si è dimostrata la foglia di fico di questa

pc 11 settembre - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Ex-Ilva: tragedia e farsa marciano insieme ai danni di operai e masse

 

pc 11 settembre – Migranti: Lampedusa si riempie (e si svuota…) mentre il governo moderno fascista si vanta del numero dei “rimpatri”

 

Anche in questi giorni il polmone di Lampedusa pieno di migranti continua a respirare a pieno ritmo, si gonfia e si sgonfia di persone, alcune “vive”, alcune con ferite da ustioni da carburanti, e altre morte: ragazzi, donne, donne incinte, bambini, e neonati di diversi paesi, africani ma non solo. Siamo a circa 2500 dalla scorsa domenica… con il loro portato di storie incredibili, di orrore per ciò che lasciano, miserie e guerre… ma soprattutto pieni di speranze e voglia di vivere.

Migranti caricati sulle navi e talvolta sugli aerei e portati negli hotspot… È una via crucis inarrestabile! Dalle migrazioni nel Mediterraneo, ma anche in altri mari, effetto del capitalismo-imperialismo, non si torna indietro, e quindi i governi dei paesi imperialisti possono solo fare propaganda politica sulla pelle, letteralmente, dei migranti, disumanizzando una umanità in movimento e soprattutto rendendosi di fatto complici, lo vogliano o no, delle morti in mare e non solo, ma non possono fermare il “fenomeno”.

In Italia è il viscido razzista Salvini che in questi giorni è tornato sull’argomento, visto che non ne ha

mercoledì 10 settembre 2025

pc 10 settembre - La giornata di lotta in Francia - prime info - dalla stampa borghese riprese dal blog maoistroad

France - mouvement du 10 septembre infos

La presse bourgeoise - les manifestations ont rassemblé entre 175 000 et 250 000 personnes dans toute la France

Des centaines de rassemblements et des défilés ont eu lieu, le plus souvent dans le calme, mais ont été ponctués d’incidents notamment à Rennes, Paris et Nantes. Le ministère de l’intérieur a comptabilisé « 812 actions et 262 blocages », et 473 interpellations.

Lors de la manifestation du mouvement Bloquons tout, à Lille, le 10 septembre 2025. - AIMÉE THIRION POUR « LE MONDE »
Lors de la manifestation du mouvement Bloquons tout, à Lille, le 10 septembre 2025

« Lire des médias indépendants, mener des luttes locales, les gagner, y trouver de la force, pour ne pas rester dans la désespérance », propose Muriel, venue avec Céline à Châtelet

Sur la place du Châtelet, Céline, 64 ans, podologue à la retraite, et son amie Muriel, 63 ans, professeur au collège pour les élèves non francophones (UPE2A) s’interrogent comme beaucoup sur les modes d’action.

« Je n’ai pas fait grève, mais je souhaitais avoir un tout petit impact quand même en venant aujourd’hui », confie Muriel, qui entend se mobiliser le 18 septembre. Au contraire, Céline n’ira pas défiler avec les syndicats. « Les syndicats comme les partis, ils ne font pas ce qu’il faut. Ceux qui sont au pouvoir s’en foutent éperdument de nos rassemblements. Or, il faut pourtant trouver un moyen de les arrêter, qu’ils cessent cette politique », explique-t-elle, en évoquant le rejet de la taxe Zucman sur les plus riches, mais aussi le manque d’action contre le réchauffement climatique.

« Les manifs, ça ne suffit plus, il faut renverser plus », insiste-t-elle. « Je suis tellement en colère, je crois qu’il faut que je m’investisse davantage dans des luttes, que je sois davantage dans l’action. » Elle s’intéresse désormais aux modalités plus radicales, comme celles du mouvement écologiste Extinction Rebellion.

« On a tellement perdu toutes les causes pour lesquelles on a défilé, reconnaît Muriel. Mais tout de même, ces manifestations, c’est un moment important de convergence des luttes et ça nous porte. » Elle non plus ne supporte plus « cette surdité du pouvoir aux urgences sociales et climatiques, et cette arrogance terrible du pouvoir », dont la nomination de Sebastien Lecornu est un « exemple criant ».

« Les syndicats gagnent parfois des luttes, sur le terrain, fait-elle valoir. Je me dis que c’est peut-être à un plus petit niveau justement qu’on peut agir, lire des médias indépendants, mener des luttes locales, les gagner, y trouver de la force, pour ne pas rester dans la désespérance. »

Le ministère de l’intérieur recensait 175 000 participants en fin d’après-midi en France ; ils étaient 250 000, selon la CGT

Lors de la manifestation du mouvement Bloquons tout, dans les rues de Clermont-Ferrand, le 10 septembre 2025.
Lors de la manifestation du mouvement Bloquons tout, dans les rues de Clermont-Ferrand, le 10 septembre 2025.

Quelque 175 000 personnes – 250 000 selon la CGT – participaient aux 550 rassemblements et 262 blocages recensés mercredi à 17 h 45 en France dans le cadre de la mobilisation Bloquons tout, a annoncé le ministère de l’intérieur, qui ajoute que le centre opérationnel de gestion interministérielle des crises (Cogic) a recensé « 267 incendies de voie publique ».

Au total, 473 interpellations ont été effectuées, dont 203 à Paris, et 339 personnes ont été placées en garde à vue, dont 106 dans la capitale, selon ce point, faisant état de « la présence de nombreux militants radicaux dans les cortèges », engendrant des « troubles à l’ordre public ». « La situation est particulièrement tendue à Rennes, Nantes et Paris où des sommations ont été effectuées à la suite de prises à partie de forces de l’ordre », affirme le ministère. Enfin, 13 membres des forces de l’ordre ont été blessés légèrement, selon ce bilan.

La CGT estime, elle, que la grève a été bien suivie dans de nombreux secteurs, avec notamment des dizaines de milliers de grévistes dans les hôpitaux, au moins 10 000 grévistes aux Finances publiques, 25 % de grévistes à la SNCF ou encore plusieurs dizaines de salles de spectacles, de musées et de services publics culturels impactés. Pour l’organisation syndicale, la réussite de la mobilisation confirme « l’exaspération sociale du pays face à la stratégie de passage en force permanent du président de la République et du patronat ».

La CGT, qui a par ailleurs dénoncé « fermement la stratégie de maintien de l’ordre déployée par le ministre de l’intérieur démissionnaire », a appelé à la grève le 18 septembre.

Lors de la manifestation du mouvement Bloquons tout, à Toulouse, le 10 septembre 2025.
Lors de la manifestation du mouvement Bloquons tout, à Toulouse
A Toulouse, dans le cadre de la journée de mobilisation Bloquons tout, le 10 septembre 2025.
A Toulouse, dans le cadre de la journée de mobilisation Bloquons tout
Sur la place Saint-Cyprien, en fin de manifestation, à Toulouse, le 10 septembre 2025.
Sur la place Saint-Cyprien, en fin de manifestation, à Toulouse, l

 France Inter touchée par la grève, certains journaux locaux de France 3 en versions dégradées

pc 10 settembre - Grande rivolta della gioventù e del popolo in Nepal contro il governo dei falsi comunisti, revisionisti e traditori del popolo - Massima info e sostegno

Domani giovedì - collegamento diretto con i compagni maoisti nepalesi all'opposizione di questo infame governo e in settimana report sul blog 

 Kathmandu è in fiamme

22 people were murdered by the repressive forces of Nepal after demonstrations erupted yesterday. The protests were triggered by a government arbitrary social media ban, which prohibited several platforms, such as Facebook, X and YouTube. The widespread corruption in the rotten Nepali parliament was also protested. As it was reported by the democratic revolutionary newspaper Moolbato: “For decades, the Nepali people have been humiliated and victimized due to the brokered parliamentary system, widespread corruption, anti-national agreements, and the intervention of foreign powers. The lives of poor peasants, workers, students, and unemployed youth are trapped in a cycle of misery and injustice. Brokers who rely on State power have imposed double and triple taxes, considered an economy filled with remittances as an achievement, and imposed a mountain of inequality, deprivation, and exploitation on the people.

 Per decenni, il popolo nepalese è stato umiliato e perseguitato a causa del sistema parlamentare mediato, della corruzione diffusa, degli accordi antinazionali e dell'intervento di potenze straniere. Le vite di contadini poveri, operai, studenti e giovani disoccupati sono intrappolate in un ciclo di miseria e ingiustizia. Gli intermediari che fanno affidamento sul potere statale hanno imposto doppie e triple tasse, hanno considerato un'economia basata sulle rimesse come una conquista e hanno imposto alla popolazione una montagna di disuguaglianze, privazioni e sfruttamento. 

Now the Nepali people have had enough and have directed their class-hatred to the ones who imposed this burden on their shoulders. Since the betrayal of the People’s War in Nepal by Prachanda, the traitors imposed misery, country-selling and exploitation on the Nepali people. KP Sharma Oli, from Communist Party of Nepal (Unified Marxist-Leninist) led the coalition government since the departure of Prachanda on July 2024 and carried out these same anti-people’s measures.

The protests started peacefully and the repressive forces attacked them brutally by using water cannons, batons and firing rubber bullets. The police and soldiers soon started to use live ammunition and murdered many protesters:

"Oggi si sta sviluppando una protesta in tutto il paese, organizzata dalla Gen Z, contro il divieto dei social media imposto dal governo di coalizione guidato da Oli. Durante la protesta, la polizia ha usato cannoni ad acqua, gas lacrimogeni, ha caricato usando lathis [Nota del traduttore: bastoni di legno] e proiettili in varie città del paese, tra cui la valle di Kathmandu. Secondo vari rapporti dei media, 17 giovani manifestanti sono stati assassinati alle 17:15 [Nota del traduttore: come abbiamo detto, ora il bilancio delle vittime è salito a 19 persone]. Centinaia di altri giovani sono rimasti feriti. Innanzitutto, il nostro partito condanna fermamente la repressione della polizia e gli omicidi commessi dal governo Oli sui giovani che protestavano pacificamente. Inoltre, il nostro partito chiede con forza che il governo del Nepal fermi la repressione della polizia, fornisca un adeguato risarcimento alle famiglie dei defunti e fornisca cure gratuite ai feriti". È chiaro che il governo Oli sta diventando estremamente fascista vietando i social media e usando la forza per reprimere i giovani disarmati che protestavano contro di essi. Il nostro Partito si oppone fermamente a questo. .... Il nostro Partito chiede che il divieto sui social media venga revocato immediatamente.

A protest is being organized across the country today, organized by Gen Z, against the ban on social media imposed by the Oli-led coalition government. During the protest, police used water cannons, tear gas, charged using lathis [Translator’s note: sticks made out of wood] and bullets in various cities of the country including the Kathmandu Valley. According to various media reports, 17 protesting youths have been murdered as of 5:15 pm [Translator’s note: as we said, now the death-toll reached 19 people]. Hundreds of other youths have been injured. First of all, our Party strongly condemns the police repression and murders committed by the Oli government on the youths who were protesting peacefully. In addition, our Party strongly demands that the government of Nepal stop the police repression, provide proper compensation to the families of the deceased, and provide free treatment to the injured.

It is clear that the Oli government is becoming extremely fascist by banning social media and using force to suppress unarmed youth who protested against it. Our Party strongly opposes this. It is wrong for the government to suddenly close social media without making laws and regulating social media. Our Party demands that the ban on social media be lifted immediately.

A curfew has been imposed, but thousands of youth took to the streets yesterday, as well as today. No matter how brutal the reaction by the government was, the youth did not stop its protests, but actually increased its justified anger against the government and the Nepali State.


dal manifesto

Ieri il primo ministro Oli ha sollevato il blocco dei social e si è dimesso, ma non è bastato. La folla ha attaccato i luoghi e le persone simbolo della corruzione locale: ha dato alle fiamme il parlamento, le residenze di Oli, dei suoi ministri, di ex premier come Jhala Nath Khanal (la cui moglie, ultrasettantenne, è morta per le ustioni); poi è passata agli hotel di lusso come l’Hilton di Kathmandu (di cui la famiglia Oli detiene quote), alle sedi dei media considerati vicini all’establishment, al quartier generale della compagnia telefonica nazionale Ncell, fino alla sede del Nepali congress, il principale partito di opposizione.

 i figli e le figlie dell’élite politica, sugli stessi social network indicati dal governo in carica come fucina di fake news, per anni hanno mostrato senza alcuna remora come vive chi nasce in una famiglia «giusta»: party di lusso, borsette di marca, automobili e orologi esclusivi. Su trenta milioni di abitanti, il 90% utilizza i social e, evidentemente, ha tratto le proprie conclusioni.

pc 10 settembre - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Palestina: il vero terrorismo è quello dello Stato sionista di Netanyahu - Francia: "blocchiamo tutto!"

 

pc 10 settembre - Già due attacchi alla Global Sumud Flotilla da parte dei nazisionisti israeliani

Da Fanpage

Il nazisionismo israeliano con a capo il ricercato per delitti contro l’umanità Netanyahu è passato subito dalle parole ai fatti. Aveva fatto intendere, definendo i membri della spedizione della Flotilla terroristi, che avrebbe impedito in ogni modo l’arrivo delle barche a Gaza, ed è passato agli attentati, per adesso con i droni, nelle acque territoriali di paesi stranieri. Aggiungendo violazione su violazione delle norme internazionali. Queste palesi violazioni di ogni regola internazionale, sono accompagnate da dichiarazioni di oggettivo sostegno dei paesi imperialisti, dagli Stati Uniti all’Italia complice del genocidio del popolo palestinese.
Tanto complice che anche all’interno non tollera le manifestazioni di sostegno alla Palestina, come quella di Roma attaccata dalla polizia.
Ma il governo moderno fascista se ne deve fare una ragione perché tante manifestazioni ci sono già state e a sostegno della Flotilla e della Resistenza palestinese tante ancora se ne preparano…
















































pc 10 settembre - Dalla strage sui posti di lavoro alle spese militari: denuncia, lotta operaia!

da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 9/09

La fase dopo l’estate è cominciata così come avevamo lasciato la fase pre-estiva.

Una strage continua sui posti di lavoro, quattro morti e tre feriti gravi nella sola giornata di ieri.

La prima vittima è un operaio di 69 anni che è precipitato con il cestello di una gru da oltre 12 metri a Torino. Un operaio immigrato, Joseph Gamal, egiziano, con moglie e tre figli in Egitto, a cui mandava lo stipendio, stava cambiando un cartellone pubblicitario quando il cestello della gru ha ceduto. Il suo compagno di lavoro si è sentito male. Nel 2021 ci fu in quella stessa zona, in via Genova, un incidente simile che fece tre morti.

A Catania, Salvatore Sorbello, un operaio metalmeccanico di 53 anni, è morto cadendo da 8 metri di altezza. Stava lavorando sul tetto di un capannone.

Mentre a Monza, nell'azienda metalmeccanica specializzata in lavorazioni industriali, Gusberti, è morto un operaio di 48 anni rimasto schiacciato sotto i macchinari con cui stava operando.

E lo stesso è avvenuto sulla banchina del Tevere, nei pressi di Trastevere, dove un operaio è stato schiacciato da un muletto.

E nello stesso tempo in altre fabbriche e posti di lavoro ci sono stati tre feriti gravi, a Desio, Monfalcone, Novara.

La strage sui posti di lavoro per ragioni di mancanza di sicurezza per i profitti, riguarda lavoratori immigrati, anziani perfino. In questi posti di lavoro dove si lavora normalmente gli operai perdono la vita, con ritmi che vanno sempre più clamorosamente crescendo.

Si è parlato del 2024 come anno nero, ma il 2025 è stato anche peggio.

607 morti sul lavoro quelli soltanto registrati dall'INAIL, con un aumento del 5,2%. A questo vanno aggiunti i 350.000 infortuni e la crescita delle malattie professionali del 9,9%.

Ebbene, governo, padroni, sindacati confederali non fanno nulla su tutto questo.

E parliamo di padroni, perché sono loro i responsabili, grandi, medi, piccoli, per la legge del profitto,