martedì 9 settembre 2025

pc 9 settembre - Dalle macerie alla Resistenza, breve report dal corteo a Giulianova



Centinaia di persone di tutte le età, hanno partecipato domenica 7 al corteo indetto dal campetto occupato a un anno dal suo sgombero.


Un corteo ricco ed eterogeneo ma determinato, che ha accolto la carovana partita dalle Marche, contro il genocidio e la repressione, per la libertà di Gigi, compagno anarchico agli arresti domiciliari senza neanche la possibilità di lavorare perché ritenuto socialmente pericoloso, per la libertà di Anan, sotto processo a l'Aquila in quanto partigiano palestinese, per tutti gli spazi sociali sotto sgombero, per i proletari sfrattati, per il campetto che ora non c'è più, ma continua a resistere ed esistere nelle lotte.

Un corteo che ha rilanciato il presidio/assemblea pubblica davanti la Leonardo a L'Aquila, con la consapevolezza che sono i popoli in lotta a fare la storia e non gli stati e i governi dei padroni, con i quali i sindacati confederali sono sempre pronti a scendere a patti, salvo piagnucolare la solidarietà per la Global Sumud Flottilla dopo aver ignorato per 2 anni il genocidio palestinese e senza aver indetto per questo neanche un'ora di sciopero.

In tal senso la compagna dello Slai Cobas s.c. ha fatto appello ai lavoratori e alla FIOM CGIL presenti al corteo di invertire questa rotta e di raccogliere il grido dei lavoratori di Gaza, a partire da un punto che per noi è imprescindibile nel movimento di solidarietà con la Palestina, che è il sostegno a tutta la sua resistenza e a tutti i suoi prigionieri, come Anan Yaeesh, che lo stato italiano vuole condannare per condannare la lotta di liberazione di un intero popolo.

Il toccante intervento di una compagna Palestinese al corteo

Tra i numerosi interventi al microfono abbiamo potuto ascoltare la voce di Gigi ai domiciliari, e a fine corteo siamo andati vicino a casa sua, da dove ci ha salutati con fuochi d'artificio. Altro che "socialmente pericoloso", Gigi è amato dal popolo, perché Gigi è figlio del popolo. La sua colpa è la solidarietà.

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