martedì 18 marzo 2025

pc 18 marzo - Milano: immagini dal presidio d'emergenza per Gaza di nuovo sotto attacco

 





























pc 18 marzo-Riarmo e industria dell’auto, organizzare la risposta operaia

 

L'industria dell'auto va riconvertita in funzione della guerra e viceversa. Negli scorsi giorni, un'ipotesi che nell'ambito della borghesia, dei padroni, delle Istituzioni europee era già abbastanza avanzata, è diventata pubblica.

Partiamo da dove questa cosa fa più effetto, la Germania.

La capitalizzazione di mercato del produttore di armi Rheinmetall ha superato quello del colosso automobilistico Volkswagen. Un segno del passaggio economico della Germania dalle auto alla Difesa. Alla chiusura di ieri alla borsa di Francoforte, Rheinmetall si è attestata su 57,24 miliardi di euro rispetto ai 54,81 miliardi di euro della Volkswagen. Il valore della Rheinmetall è più che triplicato da quando Donald Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti.

Assieme a altre aziende europee della difesa, la Volkswagen e Rheinmetall operavano con tendenze diverse e invece ora diventano una sola cosa. Il produttore di armi sta beneficiando dell'impennata della spesa europea per il riarmo mentre la Volkswagen attraversa quella che è la crisi dell'auto.

In questa congiuntura la scelta quindi – se di scelta si può parlare - è di convertire in sostanza buona parte dell'industria dell'auto in eccedenza in industria bellica e permettere alle grandi multinazionali belliche di fondersi con l'industria dell'auto. Questo aiuto ha avuto un effetto immediato anche in Italia dove il governo, tramite il ministro Urso si è fatto subito attivo, portavoce e agente di questa tendenza a far riconvertire parte dell'industria dell'auto in industria bellica.

pc 18 marzo - MILANO: GAZA SOTTO ATTACCO PRESIDIO IN EMERGENZA h 20

 


pc 18 marzo - Israele riscatena il terrore su Gaza. 400 palestinesi uccisi - in piazza ora e giornate nazionali per la palestina il 29/30 marzo - dobbiampo tornare a essere decine di migliaia

 colpire gli interessi economici, politici e militari di Israele in Italia - combattere la complicità di stato e governo imperialista italiano

 dobbiampo tornare a essere decine di migliaia

Israele riscatena il terrore su Gaza. 350 palestinesi uccisi

Gli attacchi aerei israeliani su Gaza, secondo quanto riferisce “Al Jazeera” hanno causato almeno 400 morti tra i palestinesi, mentre un ufficiale israeliano citato dai media di israele ha avvertito che non è esclusa nelle prossime ore una nuova invasione di terra della Striscia: secondo l’ufficiale, l’offensiva iniziata nella notte “proseguirà per tutto il tempo necessario, e si estenderà oltre gli attacchi aerei”, col potenziale ritorno delle forze terrestri israeliane nel territorio di Gaza.

Gli attacchi aerei israeliani si sono concentrati pesantemente sui campi profughi di Khan Younis e Gaza City, con alcuni degli attacchi più intensi che si sono svolti vicino al confine con l’Egitto. La popolazione locale è stata sottoposta a violenze estreme, con i medici che lottano per far fronte al crescente numero di vittime in mezzo ai continui bombardamenti, riferiscono i media locali.

Al Jazeera” ha riferito che carri armati israeliani stanno bombardando le aree orientali della città di Abasan a Khan Younis, nel sud della Striscia, e che nell’area sono in corso intensi scontri a fuoco.

In una dichiarazione Hamas ha puntato l’indice contro il primo ministro israeliano Netanyahu e “l’occupazione nazionalsionista”, accusandoli di “infidi attacchi contro i civili assediati e indifesi di Gaza”. “Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di annullare l’accordo sul cessate il fuoco, esponendo i prigionieri a Gaza a un destino ignoto”, si legge nella dichiarazione di Hamas, che fa riferimento agli ostaggi israeliani tuttora nelle mani dell’organizzazione palestinese.

Hamas ha chiesto ai mediatori del cessate il fuoco di ritenere Israele responsabile della ripresa delle ostilità ed ha chiesto alla Lega Araba e all’Organizzazione della Cooperazione Islamica di sostenere i palestinesi nel “rompere l’ingiusto assedio imposto alla Striscia”. Infine ha inoltrato una richiesta al Consiglio di sicurezza dell’Onu di convocare una riunione urgente e adottare una risoluzione che obblighi Israele a “fermare la sua aggressione”.

Izzat al Risheq, membro dell’ufficio politico di Hamas ha dichiarato che “la decisione di Netanyahu di tornare alla guerra equivale alla decisione di sacrificare i prigionieri dell’occupazione e ad una loro condanna a morte”, e ha aggiunto che “il nemico non otterrà attraverso la guerra e la distruzione ciò che non è riuscito ad ottenere tramite i negoziati”. In una nota, anche la Jihad islamica palestinese ha puntato l’indice contro Israele, accusando lo Stato ebraico di “sabotare deliberatamente” il cessate il fuoco a Gaza e di voler proseguire la sua “guerra di sterminio” dei palestinesi.


Secondo la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt,il governo israeliano ha consultato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump prima di riprendere le ostilità a Gaza. “Come chiarito dal presidente Trump, Hamas, gli Houthi, l’Iran – tutti coloro che cercano di terrorizzare non solo Israele ma anche gli Stati Uniti – pagheranno un prezzo, e si scatenerà l’inferno”, ha detto la portavoce ai microfoni dell’emittente televisiva statunitense “Fox News”. 


pc 18 marzo - VIVA LA COMUNE DI PARIGI! Con il potere in mano agli operai tutto è possibile! 154° anniversario (18 marzo 1871- 18 marzo 2025)

FORMAZIONE OPERAIA: VIVA LA COMUNE DI PARIGI! 

Con il potere in mano agli operai tutto è possibile!

"Il suo vero segreto fu questo: che essa fu essenzialmente un governo della classe operaia, il prodotto della lotta di classe dei produttori contro la classe appropriatrice, la forma politica finalmente scoperta, nella quale si poteva compiere l'emancipazione economica del lavoro... La Comune doveva dunque servire da leva per svellere le basi economiche su cui riposa l'esistenza delle classi, e quindi del dominio di classe. Con l'emancipazione del lavoro tutti diventano operai, e il lavoro produttivo cessa di essere un attributo di classe". (Karl Marx - "La guerra civile in Francia").

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Pubblichiamo, di seguito, un intervento sulla Comune di Parigi, rivolto prima di tutto agli operai e una locandina della iniziativa in occasione del 150° anniversario  (2021






Il 18 marzo del 1871 nasceva la prima grande esperienza di potere del proletariato, la Comune di Parigi. La Comune di Parigi è durata due mesi e dieci giorni, dal 18 marzo al 28 maggio, ma questi due mesi hanno segnato tutta la storia dell'umanità.
Marx ne “La guerra civile in Francia”. Scrive alla fine: “Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno, come l'araldo glorioso di una nuova società. I suoi martiri hanno per urna il grande cuore della classe operaia. I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti”.
La Comune di Parigi per essere sconfitta ci volle un intero esercito, giorni e giorni di massacri. Ci furono più di 30 mila comunardi uccisi e tra questi anche tante donne e bambini. Seguirono 45mila arresti, decine di migliaia di condanne - molte trasformatisi in uccisioni - e di deportazioni, mentre migliaia di parigini fuggirono all'estero. In quei giorni ci fu un fiume di sangue che scorreva nelle strade. 
Ma Lenin dice: "Il ricordo dei combattenti della Comune è onorato non solo dagli operai francesi, ma anche dal proletariato di tutto il mondo, perché essa non combattè per un obiettivo locale o strettamente nazionale, ma per l'emancipazione di tutta l'umanità lavoratrice, di tutti gli umiliati e offesi. Come combattente d'avanguardia della rivoluzione sociale, la Comune ha conquistato la simpatia in tutti i luoghi in cui il proletariato soffre e lotta... Il rombo dei cannoni di Parigi ha risvegliato dal loro sonno profondo gli strati più arretrati del proletariato e ha dato dappertutto un impulso alla propaganda socialista rivoluzionaria. Per questo la causa della Comune non è morta, per questo continua a vivere fino ad oggi in ognuno di noi. La causa della Comune è la causa della rivoluzione sociale è la causa della completa emancipazione politica ed economica dei lavoratori, è la causa del proletariato mondiale. E in questo senso è immortale".

La Comune di Parigi viene organizzata in una fase in cui la Francia che aveva tentato nel 1870 di fare la guerra alla Prussia ne viene schiacciata. Il popolo cerca di resistere, di rilanciare la battaglia contro i nemici prussiani, impone la proclamazione della Repubblica, contando di ottenere riforme sociali e invece trova nel governo, Thiers - "questo nano mostruoso", come scrive Marx, "(che) mai durante la sua lunga carriera politica, si è macchiato neppure di un solo provvedimento, sia pure dei più insignificanti, di qualche utilità pratica. L'unica sua coerenza è stata l'avidità di ricchezze e l'odio contro coloro che le producono" - colui che si inginocchia nei confronti dei prussiani e vuole disarmare le masse. Una situazione che provocava per le masse una gravissima condizione in cui mancava tutto e  che portò alla decisione il 18 marzo di insorgere, cacciare il governo che aveva firmato una pace disastrosa ed eleggere il 26 marzo e proclamare il 28 marzo la Comune di Parigi

“I prezzi aumentavano e molti prodotti sparirono dal mercato, come la carne bovina. Si vendeva la carne di cavallo, poi fu la volta della carne di gatto, di cane e di topo. A dicembre furono abbattuti gli animali del giardino zoologico, e furono macellati gli elefanti, gli orsi, le antilopi. Furono introdotte le tessere per la carne, e i più poveri, che avevano bisogno di denaro, le vendevano. Essenziale alimento quotidiano rimaneva il pane, «un impasto nero che torceva gli intestini».
L'inverno 1870-1871 fu particolarmente rigido, e per l'alto costo della legna e del carbone la popolazione smantellò palizzate, segò gli alberi dei parchi del Bois de Boulogne, di Vincennes, degli Champs-Élysées, di qualche boulevard, e si rubò legname dai depositi e dalle fabbriche. L'erogazione del gas interrotta, razionato il petrolio, le strade di notte erano immerse nel buio più completo. La situazione sanitaria peggiorò. Prima della guerra la mortalità a Parigi era di 750 decessi a settimana, con l'assedio passò a 1.500 in ottobre e a 4.500 a gennaio”.
Questo è stato il contesto della insurrezione di Parigi.

La Comune fu il primo governo operaio. In due mesi e dieci giorni prese provvedimenti che andavano nella direzione degli interessi del proletariato e del popolo.
Scrive Marx: "La Comune fu composta dai consiglieri municipali eletti a suffragio universale nei diversi mandamenti di Parigi, responsabili e revocabili in qualunque momento. La maggioranza dei suoi membri erano naturalmente operai, o rappresentanti riconosciuti dalla classe operaia. La Comune doveva essere non un organismo parlamentare, ma di lavoro, esecutivo e legislativo allo stesso tempo. Invece di continuare a essere l'agente del governo centrale, la polizia fu immediatamente spogliata delle sue attribuzioni politiche e trasformata in strumento responsabile della Comune, revocabile in qualunque momento. Lo stesso venne fatto per i funzionari di tutte le altre branche dell'amministrazione. Dai membri della Comune in giù, il servizio pubblico doveva essere compiuto per salari da operai. I diritti acquisiti e le indennità di rappresentanza degli alti dignitari dello stato scomparvero insieme con i dignitari stessi. Le cariche pubbliche cessarono di essere proprietà privata delle creature del governo centrale. Non solo l'amministrazione municipale, ma tutte le iniziative già prese dallo stato passarono nelle mani della Comune...”
“...la Comune si preoccupò di spezzare la forza della repressione spirituale, il "potere dei preti", sciogliendo ed espropriando tutte le chiese in quanto enti possidenti. I sacerdoti furono restituiti alla quiete della vita privata, per vivere delle elemosine dei fedeli, ad imitazione dei loro predecessori, gli apostoli. Tutti gli istituti di istruzione furono aperti gratuitamente al popolo e liberati in pari tempo da ogni ingerenza della chiesa e dello stato. Così non solo l'istruzione fu resa accessibile a tutti, ma la scienza stessa fu liberata dalle catene che le avevano imposto i pregiudizi di classe e la forza del governo... I magistrati e i giudici dovevano essere elettivi, responsabili e revocabili come tutti gli altri pubblici funzionari...”
“...La Comune fece una realtà dello slogan delle rivoluzioni borghesi, il governo a buon mercato, distruggendo le due maggiori fonti di spese, l'esercito permanente e il funzionalismo statale...”
“Meravigliosa - continua Marx - fu la trasformazione operata dalla Comune di Parigi! Sparita ogni traccia della Parigi meretricia del II impero! Parigi non fu più il ritrovo dei grandi proprietari fondiari inglesi, dai latifondisti assenteisti irlandesi, degli ex negrieri e loschi affaristi americani, degli ex proprietari di servi russi e dei boiardi valacchi. Non più cadaveri alla Morgue, non più rapine e scassi notturni, quasi spariti i furti. Invero, per la prima volta dopo i giorni del febbraio 1848, le vie di Parigi furono sicure e senza nessun servizio di polizia. "Non sentiamo più parlare - diceva un membro della Comune - di assassinii, furti e aggressioni. Si direbbe davvero che la polizia abbia trascinato con sé a Versailles tutti i suoi amici conservatori". Le cocottes avevano seguito le orme dei loro protettori, gli scomparsi campioni della famiglia, della religione e sopratutto della proprietà. Al posto loro ricomparvero alla superficie le vere donne di Parigi, eroiche, nobili e devote come le donne dell'antichità. Parigi lavoratrice, pensatrice, combattente, insanguinata, raggiante nell'entusiasmo della sua iniziativa storica, quasi dimentica, nella incubazione di una nuova società, dei cannibali che erano alle sue porte!”.

E' veramente emozionante ed entusiasmante leggere tutto quello che la Comune fece in quei pochissimi giorni, giorno per giorno.

pc 18 marzo - Strage di Braccianti in Sicilia dopo la Raccolta delle Arance. - prima info/solidale

 


Rosario Lucchese, 18 anni, Salvatore Lanza, 54 anni, e Salvatore Pellegriti, 56 anni. Tutti e tre erano lavoratori agricoli originari di Adrano, in provincia di Catania. Erano impegnati nella raccolta delle arance per conto di un’azienda di Adrano e stavano rientrando a casa dopo una giornata di lavoro nei campi di Francofonte, nel siracusano.

La dinamica dell’incidente

Secondo una prima ricostruzione, il pulmino su cui viaggiavano i braccianti e un furgone si sono scontrati frontalmente per cause ancora da accertare. L’impatto è stato così violento che i vigili del fuoco hanno dovuto intervenire per estrarre le vittime dalle lamiere dei veicoli. Sul posto sono giunti due elisoccorsi e diverse ambulanze per trasportare i feriti negli ospedali della zona. 

I soccorsi

I soccorritori hanno lavorato tempestivamente per estrarre i feriti e le vittime dai mezzi coinvolti. Due elisoccorsi e diverse ambulanze hanno trasferito i feriti negli ospedali vicini. 

La sicurezza stradale e le condizioni di lavoro

Questo tragico evento solleva nuovamente l’attenzione sulla sicurezza stradale e sulle condizioni di lavoro dei braccianti agricoli. Spesso, questi lavoratori sono costretti a lunghi spostamenti su strade pericolose per raggiungere i luoghi di lavoro, aumentando il rischio di incidenti. È fondamentale che le autorità competenti e le aziende agricole adottino misure preventive per garantire la sicurezza dei lavoratori durante gli spostament


La strage di braccianti sulla statale 194: Adrano piange Rosario (18 anni) e i due Salvatore

Tre morti e sette feriti, quattro dei quali in gravi condizioni, il tragico bilancio del frontale sulla Ss194 in territorio di Carlentini

E’ una strage quella che si è consumata nel primo pomeriggio di oggi pomeriggio sulla strada statale 194 “Ragusana” nei pressi dello svincolo di contrada Cannellazza, nel territorio di Carlentini (Siracusa). Tre persone decedute e sette feriti, quattro dei quali in gravi condizioni. E’ questo il tragico bilancio dell’incidente stradale avvenuto oggi poco prima delle 14.

Le vittime – tutte di Adrano – sono Rosario Lucchese, aveva solo 18 anni; Salvatore Lanza, 54 anni e Salvatore Pellegriti, 56 anni. Tutti lavoratori agricoli di un’azienda catanese, che stavano effettuando la raccolta delle arance per conto di una ditta di Adrano. La vittima più giovane lavorava soltanto da una settimana. Le altre due sono sposati e con figli. Le salme si trovano nella camera mortuaria di Carlentini e il magistrato di turno ha autorizzato per domani il loro trasferimento ad Adrano

Secondo una prima ricostruzione il pulmino a 9 posti sul quale viaggiavano i braccianti ed un furgone si sono scontrati frontalmente per cause ancora da accertare. I vigili del fuoco hanno estratto le vittime dalle lamiere dei veicoli e due elisoccorsi e diverse ambulanze hanno trasferito i feriti in ospedale. Sul posto i carabinieri hanno effettuato i rilievi e raccolto elementi per accertare la dinamica dell’incidente.

Il dolore

I braccianti erano impegnati nella raccolta delle arance a Francofonte e stavano rientrando ad Adrano dopo una giornata di duro lavoro in un agrumeto. 

 i sindacati si mobilitano per questa strage di lavoratori. «Bandiere a lutto in tutte le sedi Uila per ricordare i tre operai agricoli di Adrano morti oggi a causa di un incidente stradale sulla Ragusa-Catania. Piangiamo le vittime e confidiamo nella pronta guarigione dei feriti, mentre assicuriamo sin d’ora assistenza sindacale e legale ai familiari» hanno detto Nino Marino, segretario generale della Uila Sicilia, e Nino Lombardo, segretario territoriale Uila di Adrano. «Siamo pronti a sostenere – aggiungono – ogni iniziativa perché sia fatta piena luce su questo tragico episodio avvenuto su una delle più famigerate tra le nostre tante, troppe, strade della morte

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«Profondo cordoglio» è espresso anche da Flai Cgil e Cgil di Catania e Sicilia. «La nostra vicinanza – aggiungono – va alle famiglie colpite da questa immane tragedia, ai colleghi delle vittime e a tutta la comunità. Siamo addolorati anche per i sette feriti, attualmente in gravi condizioni, ai quali auguriamo una pronta guarigione. Ancora una volta, un incidente stradale segna il mondo del lavoro ponendo con forza anche il tema della sicurezza negli spostamenti di chi, quotidianamente, si muove per raggiungere il proprio impiego. Oggi è il giorno del dolore e del cordoglio, ma la tragica morte di questi lavoratori deve scuotere le coscienze affinché si possano attuare indispensabili politiche di sicurezza sotto vari profili


pc 18 marzo - non dare tregua ai sostenitori di riarmo europeo e italiano - Torino, Enrico Letta contestato dagli studenti

 all'inaugurazione dell'anno accademico: 

«800 miliardi per il riarmo Ue e tu hai detto di apprezzare»

Proteste e urla anche contro il rettore Geuna da parte del Cau Torino, con la scritta: «Contro tagli e genocidio, Bernini mandante e Geuna complice»

Enrico Letta e Stefano Geuna contestati - gli studenti durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Torino. ha protestato contro l'ex premier e il rettore. 

Nel momento in cui Geuna è salito sul palco, dalla platea del Teatro Regio si sono alzati alcuni ragazzi e ragazze con uno striscione, a firma Cau Torino, con scritto: «Contro tagli e genocidio, Bernini mandante e Geuna complice». «Il rettore complice del genocidio in Palestina interrompa i rapporti con Israele e si preoccupi dei tagli della ministra Bernini, 700 milioni in meno per lo studio - hanno urlato -. Il governo taglia, vivete in un mondo immaginario e fuori da questa cerimonia la gente viene uccisa da bombe made in Usa, Italy e France», hanno detto chiedendo di salire sul palco a parlare, mentre dal resto della platea si sono alzati alcuni fischi e
richieste di lasciar proseguire la cerimonia. 

La contestazione ha riguardato anche Enrico Letta, ex premier: «Ottocento miliardi per il riarmo e tu hai detto di apprezzare». L’intervento dell’ex parlamentare del Pd è stato interrotto per qualche minuto e il manifestante (un esponente dei collettivi studenteschi) è stato allontanato dalle forze dell’ordine.

Una protesta conclusa , quando gli studenti sono stati allontanati dalle forze dell'ordine. Alcuni studenti erano in presidio anche all'esterno, prima dell'inizio della cerimonia.

 

Proteste fuori e dentro il Regio di Torino per l’inizio dell’anno accademico

Alcuni studenti dell’organizzazione studentesca Cambiare Rotta si sono alzati dal pubblico che hanno chiesto di intervenire

TORINO – Mentre si stava svolgendo il discorso del rettore dell’Università degli Studi di Torino, Stefano Geuna, stamattina al Teatro Regio per l’inizio dell’anno accademico, alcuni studenti dell’organizzazione studentesca Cambiare Rotta si sono alzati dal pubblico che hanno chiesto di intervenire.

“Rettore lei è complice del genocidio in Palestina – hanno urlato dalla platea gli studenti – interrompa i rapporti con Israele e si preoccupi dei tagli che la ministra sta facendo allo studio, 700 mln in meno. Il governo – hanno continuato – taglia sanità, istruzione mentre fuori da questa cerimonia la gente viene uccisa da bombe made in Usa, Italy e France”.

“Non c’è nulla da celebrare: gli studenti sono schiacciati dal carovita e dalla precarietà. Vogliamo un’università davvero accessibile, non un’istituzione piegata agli interessi delle aziende” – hanno concluso prima di essere scortati fuori dalla Digos.


Anche fuori dal Teatro Regio alcuni studenti protestavano contro il riarmo dell’Europa, la riforma dell’Università della ministra Bernini e la precarizzazione.

pc 18 marzo - Il governo Meloni sta minando intenzionalmente la democrazia

Il rapporto della Civil Liberties Union for Europe accusa il governo Meloni di compromettere lo stato di diritto e di limitare la libertà dei media, evidenziando un pericolo per la democrazia in Italia. Il rapporto inserisce l’Italia tra i cinque paesi che minano intenzionalmente i principi democratici in Europa.

di Marika Ikonomu da il Domani

«Un preoccupante deterioramento dello stato di diritto in Italia», con «tendenze preoccupanti» e una «regressione rispetto al 2023», in diversi «settori fondamentali»: dall’indebolimento dell’indipendenza della magistratura, all’erosione dello spazio civico, oltre alle minacce alla libertà di stampa e alla mancanza di regolamentazione trasparente sul lobbying e sul finanziamento dei partiti politici. È quanto emerge dal rapporto “Liberties Rule of Law Report 2025”, un’analisi indipendente della situazione dello stato di diritto dei paesi dell’Ue, realizzata dalla Civil Liberties Union for Europe. Per l’Italia hanno lavorato alla ricerca la Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild), Antigone, A buon diritto, Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e STRAtegic LItigation (Strali). Riferito all’anno 2024, l’analisi, alla sua sesta edizione, è «il più approfondito “rapporto ombra” sullo stato di diritto», i cui risultati confluiranno nel ciclo di monitoraggio dello stato di diritto della Commissione europea. In base agli elementi emersi, Liberties – spiega Cild – «colloca l’Italia tra i paesi “demolitori”, insieme a Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia, in quanto i loro governi minano sistematicamente e intenzionalmente lo Stato di diritto in quasi tutti gli aspetti».

Stato della democrazia

È a causa di alcune riforme promosse dal governo che «l’equilibrio istituzionale è in pericolo» – segnala il rapporto – perché dirette a ridurre il potere del parlamento. A minare il bilanciamento tra i poteri dello stato, e nello specifico tra quello esecutivo e legislativo, l’uso frequente dei decreti legge da parte del governo: nella legislatura in corso sono stati 79 i decreti legge varati, di cui 67 convertiti in legge. A questo si aggiunge il tentativo di estendere il periodo di conversione da 60 a 90 giorni, inserito in un disegno di legge proposto da Forza Italia. Anche la riforma del “Premierato”, già approvata in prima lettura dal Senato, e l’assenza – dopo 32 anni – di un’istituzione nazionale per i diritti umani «sollevano interrogativi sulla separazione dei poteri, la tutela dei diritti umani e l’equilibrio democratico in Italia», continua lo studio.

Il sistema giudiziario

pc 18 marzo - 300 morti... 29/30 marzo giornata della terra - in piazza ovunque

 

Hamas, '300 uccisi dai raid israeliani su Gaza City' - 

pc 18 marzo - riprendono i massacri e il genocidio a Gaza - mobilitazione immediata - non possiamo aspettare il 12 aprile!

 

Quasi 300 morti a Gaza in 24 ore

Un'immagine di Gaza dall'alto Un'immagine di Gaza dall'alto Foto di Abdallah ElHajj via Istockphoto

Centinaia di persone continuano a essere uccise e ferite ogni giorno a Gaza 

Come riportato da Al-Jazeera, Israele continua a bombardare a tappeto la Striscia di Gaza, 

Per dare un’idea della portata e della gravità del conflitto, sempre secondo Al-Jazeera, solo il 10 dicembre 2023 sono state uccise 297 persone e più di 550 sono state ferite.

I residenti di Gaza hanno anche riferito di aspri combattimenti nel quartiere di Shujayea a Gaza City e nel campo profughi di Jabalia, una densa area urbana. La Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) ha dichiarato che le forze israeliane hanno fatto irruzione in un’area vicino alla clinica dell’UNRWA, nel cuore del campo di Jabalia, dove le sue squadre di emergenza e i medici gestiscono un presidio medico.

Israele aveva ordinato l’evacuazione del nord di Gaza all’inizio della guerra, ma decine di migliaia di persone sono rimaste, temendo che il sud non sarebbe stato più sicuro o che non sarebbe mai stato permesso loro di tornare a casa.“L’esodo di massa continua. Coloro che fuggono dal nord di Gaza per sopravvivere lo descrivono come il “viaggio della morte””, ha detto Tareq Abu Azzoum di Al Jazeera, riferendo da Rafah, nel sud di Gaza.

Allo stesso tempo, “il sistema sanitario di Gaza è in ginocchio e al collasso”, ha affermato il capo dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, con solo 14 dei 36 ospedali funzionanti.Come riportato dal sito ufficiale dell'OMS, secondo il Ministero della Salute, il tasso di occupazione dei letti negli ospedali operativi è del 171%, mentre nei reparti di terapia intensiva il tasso di occupazione arriva fino al 221%.

Il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, Ashraf al-Qudra, ha dichiarato in un’intervista telefonica ad Al Jazeera che dall’inizio della guerra, il 7 ottobre, sono morte più di 18.000 persone, la maggior parte delle quali donne e bambini. Inoltre, circa 40.000 persone, sempre per lo più donne e bambini, sono rimaste ferite.

 

Per saperne di più, visita:

https://www.aljazeera.com/news/2023/12/10/nearly-300-killed-in-gaza-in-24-hours-as-hamas-netanyahu-trade-threats 

https://www.who.int/news/item/04-12-2023-who-appeals-for-protection-of-the-health-system-from-further-attacks-and-degradation-of-its-capacity 

pc 18 marzo - il governi dei paesi imperialisti lo dicono chiaro: L’economia di guerra la pagano i cittadini con i tagli al Welfare e più tasse - serve lo sciopero generale qui e ora!

da il manifesto

 "I paesi Ue saranno spinti a fare dure scelte sulla spesa". Il vicepremier Tajani dice che "Giorgetti è preoccupato dei conti pubblici, ma questo è un problema di sicurezza nazionale". La pagheranno i cittadin

Aumentare la spesa militare senza restare prigionieri del debito pubblico e degli interessi in più da pagare con i soldi presi della spesa sociale. Al netto dell’enfasi militarista sui «valori» dell’«Europa» che avvolge un’ampia parte della politica e dell’opinione pubblica italiana, è questa la contraddizione reale che il governo Meloni sta cercando di affrontare. Senza trovare molte soluzioni che possano essere prese seriamente in considerazione a Bruxelles dove si stanno decidendo i contenuti del «piano di riarmo» annunciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

Il discorso, e le repliche, che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni terrà oggi e domani al Senato e alla Camera in vista del Consiglio Ue saranno dominate dal retropensiero esplicitato dall’Ocse. Nell’aggiornamento dell’«Economic Survey» di marzo, l’organizzazione internazionale degli studi economici a Parigi ieri ha esplicitato il dilemma che ha portato sabato scorso il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti a contestare il «Riarm Eu». Per questa organizzazione neoliberale un’economia sovra-indebitata come quella italiana sarà costretta a fare «dure scelte sulla spesa» sociale. Fuori dal gergo allusivo usato in queste circostanze, il governo Meloni dovrà decidere di tagliare la spesa sociale molto di più dei 12 miliardi di euro imposti dal nuovo patto di stabilità entrato in vigore da gennaio e dalla procedura per deficit eccessivo intrapresa dalla Commissione Ue.

La spesa per i militari è già aumentata negli ultimi tempi. Solo in Italia quest’anno è arrivata a 32 miliardi di euro. E, con il «Rearm Europe», dovrà moltiplicarsi. La Commissione Ue ha accolto una proposta del governo Meloni e riconoscerà lo scorporo della spesa militare dal calcolo del deficit e del debito. Il problema però non è risolto. La deroga aumenterà le già notevoli disparità nella capacità di investimenti (non solo militari) che esistono tra i paesi europei. Prendiamo la Germania, il motore della proposta di riarmo, dove oggi si vota la riforma costituzionale che toglierà il tabù sull’aumento del debito pubblico in nome di una nuova economia di guerra. Berlino ha uno spazio di bilancio più che doppio rispetto a Roma. Con un debito pubblico al 63% si calcola che arriverà anche al 75 -80%. È in base a questa percentuale che sono stati ricavati gli «800 miliardi» che von der Leyen vuole spendere in quattro anni: 650 a carico del debito degli stati membri, 150 di prestiti da ripagare. Meloni & Co. devono gestire un debito pubblico da 135% sul Pil, in crescita. I 30 miliardi in più all’anno stimati, per quattro anni, aumenteranno questa montagna. E cresceranno anche gli interessi.

pc 18 marzo - a sostegno dei 'ribelli Houthi' contro imperialismo USA e sionismo genocida

 

Missili Houthi contro portaerei Usa

In risposta ai raid Usa 

in solidarietà con il popolo palestinese

Missili Houthi contro portaerei Usa
Ansa
Nave greca attaccata dagli Houti nel Mar Rosso

I ribelli sciiti Houthi dello Yemen hanno annunciato di aver risposto ai raid Usa con missili e droni contro la portaerei Harry Truman.

"In risposta a questa aggressione, le forze armate hanno condotto una operazione militare specifica che ha preso di mira la portaerei statunitense USS Harry S. Truman e le sue navi da guerra nel Mar Rosso settentrionale con 18 missili balistici e da crociera e un drone", ha affermato il portavoce militare degli insorti, Yahya Saree, in una dichiarazione televisiva.

pc 18 marzo - oggi giornata internazionale per la libertà dei prigionieri politici

 lanciato da ATIK associazione dei lavoratori turchi in Europa

18 Marzo, Giornata Internazionale per la libertà dei prigionieri politici

SIAMO LA VOCE DEI PRIGIONIERI POLITICI,
LIBERT
À PER TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI!


In ogni epoca storica, quanti hanno messo in gioco la propria vita per la dignità umana contro gli oppressori hanno pagato un caro prezzo. Le sofferenze che il sistema capitalista imperialista ha inflitto ai popoli del mondo e alla natura per mantenersi in vita stanno trascinando il nostro pianeta verso la catastrofe in un grande disastro. Nell’ultimo periodo in molte parti del mondo abbiamo assistito all’estensione di occupazioni e guerre regionali per una nuova spartizione imperialista. Gli stati imperialisti stanno precipitosamente aumentando la spesa per armamenti ed eserciti. Per questo loro conflitto cercano di renderne parte tutti i settori della società. Cercano di introdurre leggi sul servizio militare obbligatorio e di indirizzare i giovani alle scuole militari, con propaganda manipolatoria mirata a loro. Il rischio che chiunque si opponga a queste politiche è la morte o la prigionia. Perciò è essenziale combattere contro questo marcio ordine.

L'esistenza di prigionieri politici è la prova che la lotta contro l'imperialismo è implacabile. È nostro dovere stringerci a loro, sostenerne la lotta, supportarli e liberarli. I prigionieri politici, che trascorrono un lungo periodo della loro vita in prigionia, in questa condizione sono privati dei loro diritti, subiscono oppressione e tortura. Questa sopraffazione è esercitata in molti modi nei paesi in cui il fascismo è forma di governo. I molti altri paesi, i prigionieri politici affrontano lunghi periodi di detenzione, punizioni disciplinari, pressioni per "addomesticarli" e persino condanne a morte, eppure continuano a resistere per la liberazione dell'umanità senza arretrare di un solo passo.

Molte volte nella storia abbiamo assistito alle loro gloriose resistenze. Pur ristretti in cella, non si possono imprigionare il loro animo e coscienza né rinunciano a combattere contro i mali sociali come chi sta "fuori".

Il rivoluzionario libanese Georges Abdallah, prigioniero in Francia dal 1984, non è stato rilasciato nonostante la decisione degli stessi tribunali borghesi di liberarlo. Mumia Abu Jamal, prigioniero negli Stati Uniti dal 1981, è ancora detenuto. In Turchia, centinaia di prigionieri politici, in particolare A. Öcalan, sono tenuti in isolamento e sottoposti a isolamento totale. Nelle stesse prigioni turche, a circa 600 prigionieri, nonostante siano gravemente malati sono negate terapie e sono lasciati morire. I rivoluzionari democratici di Turchia e Kurdistan sono incarcerati in molti paesi europei, in particolare in Germania. Il timore verso le organizzazioni e gli attivisti politici è la prova che la democrazia borghese è una bolla e l'imperialismo una tigre di carta. Tutto il mondo sa come l'Israele sionista tiene in prigione e tortura migliaia di palestinesi.

Lo stato peruviano, violando persino le sue stesse leggi, priva molti oppositori e rivoluzionari del loro diritto a difendersi e li condanna all'ergastolo. I corpi dei rivoluzionari deceduti non vengono nemmeno restituiti alle loro famiglie, come nel caso del dottor Abimel Guzman (presidente Gonzalo). In particolare nei paesi del Medio Oriente, sui prigionieri politici la legge è applicata come su nemici da punire più severamente. In Iran, decine di prigionieri colpevoli di aver resistito al regime fascista e partecipato alle proteste sono stati giustiziati, e l'esecuzione di molti altri prigionieri è ancora sul tavolo.

Dobbiamo sostenere le lotte dei prigionieri politici, non importa dove si trovino nel mondo, e richiamare l'attenzione pubblica su questi centri di tortura, esecuzione e oppressione. Il 18 marzo organizziamo azioni di massa per porre fine all'oppressione dei prigionieri politici. Portiamo le voci dei prigionieri alle masse locali e di immigrati!

Libertà per i prigionieri politici!

testo in inglese e francese  in via di traduzione -

On March 18, International Day of Freedom for Political Prisoners

LET'S BE VOICE FOR POLITICAL PRISONERS, FREEDOM FOR ALL POLITICAL PRISONERS!

At every moment in history, those who have risked their lives for human dignity against oppressors have paid a great price. The damages that the Imperialist Capitalist system has inflicted on the peoples of the world and nature in order to maintain its existence are dragging our planet into a great disaster. In recent times, we have witnessed the spread of regional wars and occupations to many parts of the world for new imperialist sharing. Imperialist states are rapidly increasing their armament and military budgets. They are trying to make all segments of society a party to this conflict among themselves. They are trying to introduce compulsory military service laws and direct young people to militesto in inglese e francese  in via di traduzione - tary schools, especially with manipulative discourses applied to young people. The danger that awaits those who oppose all policies is either death or captivity. Therefore, it is essential to fight against a rotten order.

The existence of political prisoners is proof of a relentless struggle against imperialism. It is our duty to embrace them, support their struggle, support them and carry them out. Political prisoners, who spend a long period of their lives in captivity, are exempted from their rights throughout this process and are subjected to oppression and torture. These oppressions are experienced in many ways in countries where fascism is effective in governmental forms. Political prisoners, who face long periods of detention, disciplinary punishments, "taming" attacks and even death sentences in different countries, continue to resist without taking a single step back for the liberation of humanity.

History has witnessed many of their glorious resistances. Although they are in limited spaces, their hearts and consciousness cannot be held captive, and they do not give up fighting against social problems as much as the "outsiders".

Lebanese revolutionary Georges Abdallah, who has been held captive in France since 1984, has not been released despite the decision of the bourgeois courts to release him. Mumia Abu Jamal, who has been held captive in prisons in the USA since 1981, is still being held in prison conditions. In Türkiye, hundreds of political prisoners, especially A. Öcalan, are being held in solitary confinement and are being subjected to total isolation. Similarly, in Turkish prisons, around 600 prisoners are being denied treatment despite being seriously ill and are being left to die. Revolutionary democrats from Turkey and Kurdistan are being held in prisons in many European countries, especially in Germany. The fact that bourgeois democracy is a bubble and imperialism is a paper tiger is evidence of how much they fear political organizations and individuals. The whole world knows that Zionist Israel is holding thousands of Palestinians in prisons and torturing them.

lunedì 17 marzo 2025

pc 17 marzo - ORE 12 settimanale n.32 - per leggerlo e stamparlo

 

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pc 17 marzo - La situazione in cui siamo e il nostro cambio di passo - Editoriale

E’ il tempo in cui i proletari, le masse, si dovranno rendere conto, per esperienza diretta, della situazione in cui siamo e in cui c’è un cambio di passo.

E’ innanzitutto un cambio di passo della borghesia, dell'imperialismo, che tira le somme della sua crisi sistemica sul piano economico, politico, militare, culturale, ideologico, e si rende conto che o afferma il suo potere totalitario e riesce in questa maniera a fronteggiare una crisi epocale e devastante, o è destinata a “perire”. Chiaramente si trova in vantaggio rispetto alle masse, perché le masse non hanno altro oltre che la loro lotta che essenzialmente oggi è spontanea, o inquinata dal riformismo e opportunismo, perché serve la ricostruzione dei loro strumenti politici per opporsi realmente su scala mondiale all'imperialismo e alla sua marcia.

Anche noi comunisti non siamo forti abbastanza, o meglio, siamo quelli che possiamo essere nella dinamica mondiale. Vi è chiaramente uno sviluppo diseguale del movimento comunista, ci sono Paesi in cui i comunisti sono più forti e altri in cui sono allo stadio iniziale.

Noi dobbiamo essere lucidi rispetto a questo. Ci vorrà tempo perché in qualche modo il proletariato e le

pc 17 marzo - Milano 16 marzo - DAX vive!

 

Dax resiste contro guerra e stato di polizia: corteo antifascista e anticapitalista a Milano

Alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione di Davide Dax Cesare sfila a Milano il corteo che lo ricorda e che aggiorna, ogni anno, le lotte a cui partecipava prima di essere ucciso per mano fascista il 16 marzo 2003.

da Radio Onda d’urto

Un corteo che cade nella tre giorni di iniziative organizzate dall’Associazione Dax 16 marzo 2003 nata 5 anni dopo l’uccisione per continuare il lavoro di memoria su fatti della “notte nera” di Milano.

Almeno 2mila le persone che, nonostante il meteo, hanno sfilato nel capoluogo lombardo, dentro la tre giorni “Dax Resiste. Antifascismo è anticapitalismo. Contro guerra e stato di polizia”.

pc 17 marzo - Padova Antifascista

 

Padova: Un migliaio di antifasciste e antifascisti davanti alla prefettura contro la manifestazione di Casapound

Manifestazione antifascista  sabato 15 marzo a Padova, con oltre un migliaio di partecipanti, contro l’annunciata sfilata nazionale di Casapound, relegata alla periferia della città, mentre antifascisti-e hanno sfilato in centro storico.

“Padova – si legge su Global Project – ha riaffermato la sua forte identità antifascista, opponendosi fermamente al corteo di CasaPound. La città ha risposto compatta e determinata, testimoniando ancora

pc 17 marzo - Torino /Askatasuna - senza commento

Gasparri, Zangrillo e Rosso davanti al centro sociale Askatasuna di Torino con un cartello: «Lo Stato sta arrivando». Contestati dagli attivisti

Gasparri accompagnato dal ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e dal senatore Roberto Rosso ( FI) si è presentato al centro sociale con un cartello azzurro: «Lo Stato sta arrivando»

«Se ci fosse un campionato dei cattivi, quelli di Askatasuna lo guiderebbero abbondantemente, magari loro saranno contenti per queste parole, ma per l’Italia non è un primato e questa città non lo merita». Così il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, al termine di un incontro con il questore Paolo Sirna e i sindacati di polizia. Durante la riunione, che si è svolta questa mattina in questura, sono stati affrontati molti temi, dal pagamento degli straordinari alle carenze degli organici, ma l’argomento centrale sembra essere stato il centro sociale di corso Regina Margherita 47

Qui Gasparri, accompagnato dal ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e dal

pc 17 marzo - Mirafiori - Un commento


A Mirafiori a tirare gli operai per la giacca della tuta…

A partire dal volantino diffuso venerdì 14 alla portineria 2 di Mirafiori dalla Fiom e Cgil in uscita da un convegno sulla transizione ecologica condiviso con associazioni ambientaliste e non solo. Un volantinaggio, scrivono i media locali in contrapposizione con la presenza di Meloni a Torino. Magari! sarebbe il caso di dire vista la vitale necessità di concentrare nelle fabbriche la lotta per rovesciare il governo Meloni del moderno fascismo, imperialista al servizio di Trump, della mano libera ai padroni, del razzismo, della repressione...

Invece alla portineria 2, la portineria storica delle carrozzerie, Fiom e Cgil si sono assunti la responsabilità di portare tra gli operai un volantino programmatico significativo, che follemente fa il verso alle scelte di governo, istituzioni e padroni rispetto alla crisi, mantiene il sindacato e le sue richieste in posizione subordinata in continuità con quatno fatto in tutti questi anni, usando la transizione ecologica come richiamo per trascinare ancora i lavoratori in questa spirale.

Quindi gli operai si sono trovati nelle loro mani un volantino che attribuisce la crisi dello stabilimento e del gruppo alle scelte di Stellantis, quando la crisi dell’ auto ha investito l’intero settore, una crisi di sovrapproduzione nel quadro più generale di crisi e di sviluppo dei conflitti, dove Stellantis naturalmente sta facendo il suo. Un volantino che acriticamente evoca la motorizzazione elettrica e la politica ambientale come via di uscita, come se il problema fosse produrre un motore a benzina piuttosto che un motore elettrico e non, nel modo di produzione capitalista per il profitto, quali sono i rapporti di forza tra padroni e la classe operaia nella difesa dei suoi interessi immediati, per il lavoro, il salario come per la salute, in fabbrica tanto quanto nel territorio e in prospettiva per mettere fine allo sfruttamento.

Giovedì 13 marzo, ne ha dato un esempio Elkan, nella crisi nominato presidente di ‘Vento’, bonariamente definita start up, una macchina per far soldi dai soldi, un fondo cosiddetto venture capital, da 75 milioni di euro per finanziare le nuove imprese tech ad altro rischio e con conseguenti alti profitti, sostenuto da Exor la cosiddetta cassaforte della famiglia Agnelli. in tutta evidenza una scelta finanziaria che distoglie fondi dalla produzione industriale.

Quindi il volantino in maniera contraddittoria agita una soluzione, una proposta presentata come un passo in avanti rispetto ‘alle 500 fabbriche metalmeccaniche chiuse, ai 35000 licenziati, alla situazione a Mirafiori peggiorata...’ ma non può rappresentare una via di uscita per gli operai, non certo per la bontà o meno della indicazione ambientalista, ma perché chiede ancora agli operai di mettersi nelle loro mani, in continuità con quella linea sindacale confederale che ha reso indifesa la classe operaia di fronte ai piani padronali, in fabbrica e nel paese. Una linea collaborazionista e perdente dei tavoli istituzionali e padronali senza il conflitto, degli operai in concorrenza tra stabilimenti, di un sindacato che fa leva sulla delega con gli operai ridotti a tesserati invece che protagonisti a tutto campo.

Dalle proposte senza classe operaia, alla classe operaia che prende nelle sue mani le proposte. Così dobbiamo rovesciare il volantino nella questione dell’autonomia operaia. Dalle soluzioni