giovedì 7 dicembre 2023

pc 7 dicembre - 3° Formazione Operaia - Lenin 'Che fare?' - Ancora su "spontaneità e coscienza" - Nuovi commenti

Sono pervenuti vari commenti alla 1° Formazione operaia del 23 novembre.

Questi commenti sono importanti perchè permettono di approfondire e attualizzare le lezioni di Lenin, di aprire una discussione, non certo da "tavolino" ma in funzione dell'azione necessaria dei comunisti e delle avanguardie proletarie.

Per questo anche questo giovedì abbiamo scelto di continuare a pubblicare parte dei commenti arrivati e un commento su uno di essi di una compagna della redazione.

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1) Da un compagno di Bergamo La formazione operaia di Lenin è molto importante per tutti i proletari ma serve prima di tutto a noi compagni operai che ci riteniamo avanguardia e operiamo nella quotidianità per non perdere la bussola, la direzione che guida la nostra pratica in questa fase dove è centrale lavorare per l’autonomia e l’organizzazione per il partito. Lenin scrive: "Il compito della socialdemocrazia è di introdurre nel proletariato (permeare) la coscienza della sua situazione e della sua missione. Non occorrerebbe far questo se la coscienza emanasse da sé dalla lotta di classe"

Il rapporto tra spontaneità e coscienza. Quando si opera nella quotidianità si deve saper cogliere gli embrioni di coscienza all’interno del movimento spontaneo, senza scadere nell'economismo. Lenin dice: "Gli economisti vogliono che i rivoluzionari riconoscano il ”pieno diritto del movimento nell’ora presente", "In Russia critici ed economisti sono per la conservazione di ciò che esiste…".
Sottomissione alla spontaneità (e rassegnazione),
vuol dire ciò che esiste "nel momento presente”.

Ma come si diceva nell’anniversario della 
Rivoluzione d’ottobre questo richiede studio, ma “uno studio agente legato alla pratica quotidiana che permetta all'avanguardia di fare un passo in avanti.” E, come diceva Lenin, nella visione di un attacco concentrico dove la lotta

pc 7 dicembre - Operai, la lotta delle donne deve interessare e interpella anche voi - Tra gli operai dei Cantieri Navali di Palermo

per portare il forte messaggio della grande manifestazione del 25 novembre contro la violenza sulle donne di Roma.

L'Mfpr, nel giorno del funerale di Giulia Cecchettin, rende iniziativa pratica l'appello del padre di Giulia verso gli uomini

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Ieri ai Cantieri Navali al turno pranzo le compagne Mfpr hanno portato agli operai il messaggio/informazione della grandissima manifestazione del 25 novembre contro la violenza sulle donne con un volantino ma anche con locandine affisse attorno alla fabbrica. 

Femminicidi, stupri, molestie, 106 donne uccise e la maggior parte in famiglia ma la violenza è istigata anche dall’alto da questo governo Meloni di ideologia fascio-sessista e impregnato di personaggi fascisti al servizio dei padroni, quei padroni che per il profitto sfruttano operai e operaie fino ad ucciderli, come è successo a Luana, a Layla e ad Anila, operaie di un lunghissimo elenco, assassinate anche dalla violenza dello sfruttamento e oppressione padronale che è alla base di questo sistema capitalistico. 


Diversi operai, nel sentire di cosa si trattava, si sono fermati, prendendo il volantino e hanno in generale espresso condivisione sulla questione della condanna dei femminicidi, oggi peraltro era il giorno dei funerali di Giulia Cecchettin, uccisa barbaramente dall’ex fidanzato, un operaio ha detto “se avessi potuto sarei andato al funerale della ragazza… non si può accettare tutto questo”, così alcuni operai hanno detto di avere visto le immagini della manifestazione di Roma e in particolare uno di loro, così come ci stanno dicendo altri lavoratori e lavoratrici in altri posti di lavoro, ha ribadito che  “ neanche negli scioperi sindacali ci sono per ora questi numeri in protesta”, ma hanno espresso critiche a Landini condividendo la denuncia delle compagne del Mfpr sul fatto che la Cgil/Fiom non ha indetto neanche una protesta/sciopero su questa tematica, vedi anche gli scioperi dell’8 marzo indetti solo dai sindacati di base e di classe,  per non parlare degli operai e delle operaie che muoiono in fabbrica… 

Nello stesso tempo però alcuni operai se da un lato si sono detti d’accordo sul fatto che la violenza sulle donne in questo paese è una emergenza,  “siamo noi uomini il problema…” ha detto un operaio, dall’altro hanno però posto alcune

pc 7 dicembre - L'avvoltoio Nordio usa la morte di Giulia per attaccare gli immigrati - Schifoso bastardo!

Dal blog femminismorivoluzionario

Ieri abbiamo sentito parole alte, dignitose, serie, nel profondo dolore, da parte del padre di Giulia - parole che chiedono un effettivo cambiamento perchè il femminicidio di Giulia serva ad una coscienza collettiva contro i femminicidi di tante donne.

Ma nello stesso tempo abbiamo dovuto sentire ipocrite dichiarazioni della Meloni, di Ministri, di politici che sono complici della morte delle "Giulie".
Abbiamo anche dovuto sentire una schifosa dichiarazione ignobile da parte di un "avvoltoio", il Min. Nordio che ha usato la morte di Giulia, fatta da un "bravo ragazzo",  di "buona famiglia", un ragazzo italianissimo, per attaccare i migranti.   
Nordio "...in commissione d’inchiesta sul femminicidio, ammette la sconfitta delle strategie preventive. E assicura il «forte impegno del governo» per metterne a punto una più efficace. In arrivo un Osservatorio sul fenomeno e un vademecum, con grafica e termini molto chiari, per illustrare i segnali di allarme che una donna deve saper cogliere. Sul patriarcato, riconosce «che si è sedimentato per millenni nell’animo dei maschietti» e sottolinea che «arrivano in Italia persone abituate a concepire la donna come una cosa. Per loro un atteggiamento che noi riteniamo criminoso è quasi inesplicabile che venga punito».

E' veramente squallido strumentalizzare Giulia per rafforzare repressione e punizioni verso i migranti.
Non lo permettiamo!

pc 7 dicembre - Protesta studentesca a Tunisi presso l'ambasciata italiana

traduzione italiana da Tunisie Resistant

Il sito italiano "L'altra Tunisia" riporta la notizia di una protesta studentesca davanti all'ambasciata italiana in Tunisia, lunedì 4 dicembre. Questi studenti vogliono continuare i loro studi universitari in Italia, il Ministero degli Affari Esteri italiano richiede che tutti loro debbano superare un esame di livello linguistico B1 come precondizione per ottenere un visto per studiare.

Gli studenti hanno organizzato questa protesta perché avendo pagato corsi molto costosi al Centro Culturale Italiano di Tunisi, dopo aver pagato le tasse d'esame e dopo aver superato l'esame... si sono visti rifiutare il visto!

Nelle ultime settimane sui social circolavano storie di dipendenti dell'Ambasciata italiana in Tunisia responsabili del visto per studenti che facevano domande "strane" sull'età (es. "se hai 26 anni come mai vuoi andare a studiare?" ecc. ).

Gli striscioni nelle foto rivendicano il diritto alla dignità e al rispetto e il diritto allo studio, il diritto a un esame giusto (e non un esame di 30 secondi!) e non ultimo il razzismo dell'ambasciata italiana in Tunisia.

Quanto successo rientra nel quadro del modo d'agire dell’imperialismo italiano nei paesi oppressi dall’imperialismo come la Tunisia, dove l’imperialismo dietro parole come “accordi bilaterali”, “amicizie”, “legami culturali” e così via, vuole solo sfruttare le risorse del paese e della sua gente anche in modo meschino e "straccione"!

Students protest against Italian embassy in Tunisia for unjust visa refusals

“L’altra Tunisia” italian website reported about a student protest in front of Italian Embassy in Tunisia,

pc 7 dicembre - Sabato 9 dicembre Presidio regionale solidale con la Palestina sotto la sede Rai di Pescara, ore 11

PRESIDIO IN SOLIDARIETA' AL POPOLO PALESTINESE

Sede Rai Abruzzo, Pescara, Via De Amicis 27
9 Dicembre, ore 11:00
Da ormai quasi due mesi l’esercito israeliano bombarda Gaza a tappeto .
Al momento in cui scriviamo Il numero delle vittime è superiore a 20,000 persone. Migliaia di persone sono ancora sotto le macerie e circa duemila sono scomparse; più della metà delle vittime sono bambini.
L’occidente nel frattempo contribuisce al genocidio del popolo palestinese sul fronte degli armamenti e sul fronte mediatico: se aziende come Leonardo contribuiscono ad armare l’esercito israeliano, i media contribuiscono ad una narrazione distorta del genocidio e disumanizzante del popolo palestinese.
I telegiornali sostengono che il 7 ottobre sia iniziata una guerra, tacendo sui massacri e le violazioni dei diritti umani che israele pratica ai danni dei palestinesi dal 1948.
Si tace anche sulle denunce espresse da organizzazioni umanitarie come Amnesty International o da istituzioni sovranazionali come l’ONU.
Si tace sul regime di apartheid perpetrato da israele, sui bambini e sui civili arrestati e giudicati senza processo dai tribunali militari nei territori occupati illegalmente da israele.
Scenderemo quindi in strada per manifestare il nostro dissenso e la nostra solidarietà al popolo palestinese, scegliendo la sede Rai della regione Abruzzo come luogo di incontro, puntando il dito contro un sistema mediatico complice di una narrazione genocida, chiedendo:
Un immediato e definitivo cessate il fuoco
Il riconoscimento da parte dei media del progetto genocida israeliano
Il riconoscimento del diritto alla terra ed al ritorno per i palestinesi
La fine dell'occupazione israeliana

Coordinamento Abruzzo per la Palestina


pc 7 dicembre - ORE 12 settimanale n. 9 - scarica il pdf

 

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pc 7 dicembre - Le bestie sioniste di stampo nazista al governo in Israele - criminali di guerra in servizio permanente effettivo - devono essere fermate - massimo sostegno alla resistenza palestin


info pal

Ministro israeliano chiede l’esecuzione di tutti i prigionieri palestinesi

Tel Aviv – MEMO. Il ministro israeliano del Patrimonio, Amichai Eliyahu, ha chiesto l’esecuzione dei prigionieri palestinesi in modo che non vengano rilasciati in qualsiasi futuro negoziato con la resistenza palestinese.

da InfoPal

Secondo il sito web Ynet, Eliyahu ha dichiarato: “Si tratta di una questione degna di nota. Gli israeliani in questa guerra sono quelli che agiscono correttamente e sono quelli che sorvegliano, dobbiamo fidarci di loro”.

Riferendosi a coloro che, secondo lui, sono dietro l’uccisione di tre israeliani a Gerusalemme durante il fine settimana, ha detto: “Siamo uno Stato che rispetta la legge, ma abbiamo urgentemente bisogno di deferirli a Dio, in modo che non vengano rilasciati nei patti”.

Il mese scorso la Knesset israeliana ha discusso un controverso progetto di legge sulla “esecuzione dei prigionieri palestinesi”. Il deputato israeliano d’estrema destra Itamar Ben-Gvir aveva posto l’introduzione della pena di morte come condizione per l’ingresso della sua fazione nella coalizione di governo di Benjamin Netanyahu prima della sua formazione.

Ben-Gvir ha dichiarato che il suo partito Otzma Yehudit, o Potere Ebraico, “è quello che ha presentato il progetto di legge per l’esecuzione dei prigionieri palestinesi”, aggiungendo che il progetto “dovrebbe ricevere il sostegno di tutti i membri della Knesset.

pc 7 dicembre - Contro gli sgomberi e la repressione - massima solidarietà e mobilitazione

Sgomberi a catena dal Sud al Nord Italia

Tra ieri e oggi diversi spazi occupati.... sono stati colpiti da un duro attacco repressivo.

Ieri mattina lo sgombero dello studentato 95100 e del consultorio autogestito Mi cuerpo es mio ha colto in maniera inaspettata i compagni e le compagne che fanno parte di queste esperienze. Lo studentato, occupato dal 2018 in risposta alla mancanza di assegnazioni degli alloggi e delle borse di studio a studenti e studentesse universitarie per insufficienza di fondi regionali, ha rappresentato in questi anni un punto di riferimento per le giovani e i giovani della città, per chi ha esigenze che vengono avversate quotidianamente dalle condizioni di performatività e carrieristiche che impone l’università. Uno spazio di incontro e confronto, che ha ospitato moltissime iniziative così come variegate realtà sociali e

pc 7 dicembre - Torino Polizia al Campus è strategia di "repressione del dissenso”

...dopo le cariche della polizia gli studenti richiedono le dimissioni di Geuna

TORINO – “La polizia, se deve essere presente, deve tutelare la sicurezza di tutti, non solo di una parte”: e l’aula da oltre 400 persone del Campus Einaudi applaude Alessandra Algostino, la docente colpita dalle manganellate della Digos e che ora indossa un collare bianco causa trauma cranico.

Oggi all’assemblea di discussione sui fatti di ieri, in cui la polizia ha manganellato studenti e docenti per difendere del Fuan, hanno partecipato anche l’Anpi, diversi docenti e i rappresentanti dei collettivi di UniTo. Grandi assenti: il rettore Stefano Geuna ed Egidio Dansero (responsabile del Dipartimento di CPS).

“I fascisti non sono entrati grazie a tutti noi”

“Per noi  è stata comunque una vittoria politica: – spiega Sara, di Askatasuna – siamo riusciti ad essere in tanti a respingere i fascisti del Fuan dall’università. Se non sono entrati è grazie a noi e alla nostra mobilitazione.”

“Azioni ripetute per reprimere il dissenso”

“Ci stanno dando il segnale che ovunque cerchiamo di aprire spazi, non c’è posto; sia in università che altrove. – interviene un portavoce di Cambiare Rotta – Questo è diventato uno stato di polizia e ce ne dobbiamo rendere conto. Non solo a Torino: ricordiamo oggi a Bologna, ma anche a Catania e in altre città. Dobbiamo andare oltre i singoli episodi e renderci conto che tutte queste sono azioni per reprimere il dissenso politico interno al paese.”

“Chiediamo le dimissioni del Rettore Geuna”

“Dobbiamo trovare un referente politico per tutto questo – termina lo studente in cattedra – e questo è il rettore Stefano Geuna. Chiediamo le sue dimissioni, la responsabilità di questi fattacci è sua.”

Richiesta che tuttavia non è condivisa da tutta la platea: c’è chi propone, sulla scia del blitz al rettorato, che serva prima una presa di posizione chiara sulla violenza della Questura torinese.

“Garantire la sicurezza di tutti, non solo di una parte”

“Ho ricevuto tanta solidarietà da parte di tanti, – interviene Alessandra Algostino, indossando ancora il collare bianco dopo il trauma cranico riportato – ma mi sarebbe piaciuto che queste dichiarazioni fossero arrivate anche la scorsa volta, in cui le teste manganellate erano quelle degli studenti. Il diritto di contestazione deve essere garantito: la polizia se deve essere presente deve tutelare la sicurezza di tutti, non solo di una parte. Il Fuan è accompagnato sempre da un ingente spiegamento di forze. Se sono così celeri quando vengono chiamati da questo collettivo, perché non sono così veloci quando vengono chiamate da altre persone oggetto di violenze, come le donne?”

“E' una strategia iniziata con il decreto Rave”

“Si tratta di una cornice più ampia del singolo episodio, – continua la docente di diritto costituzionale – riguarda una strategia che travolge i lavoratori in sciopero, ma anche gli attivisti per il clima e gli studenti. É cominciato con il decreto Rave ed è proseguito con una serie di operazioni legali per reprimere il disagio sociale.”

Parla Rocco, il ragazzo fermato dalla Polizia al Campus: “pestato senza motivo, cercavo di aiutare una ragazza caduta”

“Mi hanno denunciato per sei reati – racconta il ragazzo a Quotidiano Piemontese – ora ho i

mercoledì 6 dicembre 2023

pc 6 dicembre - Roma occupati 9 istituti in una notte - Evviva!

Sono 9 i licei occupati dagli studenti in questo momento a Roma. Alle mobilitazioni del coordinamento dei collettivi autonomi romani delle scorse settimane (al Ripetta, Pilo Albertelli, Machiavelli, Visconti e Enzo Rossi, nel quartiere Pietralata) si sono aggiunte ieri le occupazioni del Manara, Morgagni, Virgilio, Mamiani, Colonna, Righi, Tasso, Archimede e Aristofane.

Di queste la maggior parte è avvenuta in contemporanea, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre scorso, altre nel primo mattino.

«La protesta dicono le studentesse e gli studenti dei collettivi – è in continuità con le mobilitazioni contro la guerra, per la Palestina Libera e quelle per Giulia Cecchettin». A niente sono valsi i tentativi di queste settimane da parte della dirigenza scolastica di trasformare la protesta imminente in ore autogestite: le assemblee degli studenti li hanno bocciati.

Né è servita come deterrente la petizione contro l’occupazione di alcuni genitori del liceo Tasso,

pc 6 dicembre - Ultime su Acciaierie d'Italia - dal blog tarantocontro

  • Ma oggi era sciopero o no? Oppure una iniziativa s...
  • Ultime Acciaierie - Riunione in corso a Palazzo Ch...
  • Mittal ha fatto enormi utili - Ma l'ex Ilva è scom...
  • pc 6 dicembre - Licenziamenti in GKN - appello del Collettivo di Fabbrica - infosolidale

     

    In Gkn sono ripartiti i licenziamenti. Ad oggi saranno definitivi il primo gennaio 2024.
    L’assemblea permanente per due anni e mezzo non si è piegata. Verrebbe soppressa per licenziamento. Non abbiamo modo di ricapitolare qua tutti i passaggi della nostra lotta, tutti i trucchi e inganni messi in campo contro di noi. Ci limitiamo a dire questo: avevamo chiaro quale fosse il loro calcolo. Ma non abbiamo avuto la forza di impedirlo. Avevamo e abbiamo ragione, che è la base della forza. Ma non è la forza in sé.
    Due anni e mezzo si sono rivelati un tempo lunghissimo per una assemblea permanente, brevissimo per cambiare un intero sistema.
    Né abbiamo tempo e modo di entrare qua nel potenziale intreccio di interessi tra il vecchio fondo speculativo, nuova proprietà e probabilmente un pezzo di politica.
    Basti dire questo: da anni sul sito di Gkn Firenze manca un piano industriale e ad oggi nessuno sa cosa si vuole fare degli 80mila metri quadri di area dello stabilimento.
    L’ora dei nostri licenziamenti – che abbiamo chiamato ora x – sopprime definitivamente una storia sindacale e industriale per dare vita a una operazione immobiliare. E’ il completamento definitivo della delocalizzazione.
    Qualcosa che diventa ancora più intollerabile in un territorio che è stato appena alluvionato.
    Forse se qua ci fosse stato il verde, come prima della costruzione di questa fabbrica e di tanti altri capannoni, l’acqua esondata si sarebbe sfogata nei campi. Il verde non c’è più in nome del “lavoro”. Il lavoro ora ci viene tolto. Rimangono le ferite, le case esondate, il dover accettare ogni volta un lavoro sempre più precario e povero.

    Appello ai gruppi di supporto, movimento sindacale, realtà solidali, artiste/i, intellettuali.

    del Collettivo di Fabbrica – Lavoratori GKN Firenze (*)

    Abbiamo un progetto industriale, elaborato faticosamente dal basso. Ma senza un intervento pubblico,

    pc 6 dicembre - Torino - scontri all’università: cariche della polizia sugli studenti che manifestavano contro il Fuan - Gli studenti hanno fatto benissimo - Giù le mani dagli antifascisti

    Dalla stampa - Al Campus Einaudi oggi pomeriggio, 5 dicembre, una quindicina di attivisti del Fuan, l’organizzazione studentesca di destra, avevano organizzato un’attività di volantinaggio. La notizia si è sparsa velocemente e circa 150 ragazzi dei collettivi studenteschi glielo avrebbero impedito: a quel punto sono intervenute le forze dell'ordine in assetto anti sommossa, con un ingente numero di camionette insieme alla Digos. Sono cominciati lanci di uova, bottiglie e altri oggetti... ci sono stati scontri contro il cordone della polizia, che ha effettuato cariche. Il traffico della zona ha subito rallentamenti e deviazioni fino alle 18 circa, quando è arrivata la prima carica.

    Gli agenti hanno spintonato con gli scudi, alzando i manganelli: “è stata improvvisa – racconta una studentessa – tanto che quasi nessuno aveva i cellulari pronti per riprendere.”

    Pochi minuti dopo la seconda carica: ancora senza provocazione degli studenti, la Digos ha scelto di manganellare le prime file del corteo (come mostrato in video). La terza carica è arrivata quando il reparto si stava allontanando dal lato di corso Regina che porta al centro.

    Un funzionario di polizia è stato ferito alla testa  e 2 agenti del reparto mobile sono stati ricoverati in ospedale. Gli investigatori della Digos hanno fermato uno dei manifestanti e identificato una ventina

    pc 6 dicembre - ORE 12 controinformazione rossoperaia di oggi non verrà pubblicata - Pubblichiamo una lettera - giovedì esce il nuovo numero di ore 12 settimanale stampato - info pcro.red@gmail.com

     

    Una lettera ricevuta da una lavoratrice di Palermo che è come un editoriale 


    Ogni giorno un passo in più

    Intimidire la magistratura per paura di indagini scomode, magari su finti moderati con la passione per le armi

    Voler dare maggiori poteri al presidente del consiglio per soffocare senza intralci gli ultimi sprazzi di democrazia

    Inasprire le pene a fronte di legittime proteste e  richieste di diritti a cui non si vuole dare risposte

    Proteggere imprese e multinazionali  a discapito dei lavoratori che pagano in termini di salario basso, precariato e morti sul lavoro

    Cercare di abolire il diritto allo sciopero conquistato attraverso lotte dei lavoratori

    Mantenere lo stato della scuola ridotta a progettificio e fornitura di giovani utili al lavoro allontanandosi dall’essere fonte di cultura,  di crescita e confronto personale e collettivo

    Mentire sui tagli alla sanità pubblica per favorire la sanità privata quando anche i malati oncologici devono rinunciare alle cure

    Tacciare di terrorismo tutte le volte che si esprime solidarietà al popolo palestinese perché solo il terrorismo di Israele deve essere legittimato

    Non avere neanche timore dell’ira funesta di un Dio che invocano e che li vede trattare i migranti come stracci in vendita, senza pietà per le morti di uomini, donne e bambini nel mostro mare, senza vergogna

    Aiutare solo le donne che fanno figli come se la vita di una donna avesse meno senso senza maternità

    Far finta di contrastare i femminicidi senza far nulla per rendere le donne libere economicamente, libere di dire no a uomini violenti che pensano di averle comprate

    Di fronte ad una marea di donne e uomini che hanno manifestato a Roma contro la violenza sulle donne focalizzare l’attenzione sull’attacco all’associazione ProVita, come se ProVita non fosse altrettanto violenta nel considerare l’aborto un delitto e non una libera scelta

    La libera scelta, si, è il filo comune, è quella che questo governo vuole impedire su tutti i fronti

    Se questo non è fascismo mi chiedo cos’è e se questo non è il momento di dire basta mi chiedo se ci sarà tempo domani

    Il mio slogan: il mio sangue non sarà più tuo. Dove “tuo” sta per una molteplicità di soggetti

    pc 6 dicembre - Una inchiesta che mostra i piani genocidi di Israele: A Gaza “Una fabbrica di omicidi di massa” attraverso l’intelligenza artificiale

     

    The Guardian

    Il quotidiano britannico The Guardian, in un lungo servizio che riprende una inchiesta di Yuval Abraham sul sito israeliano +972, ha rivelato come le forze armate israeliane stiano utilizzando l’intelligenza artificiale per individuare gli obiettivi palestinesi da colpire ma anche per calcolare i civili che moriranno come “effetti collaterali”. L’inchiesta riporta come l’esercito israeliano non ha fatto mistero dell’intensità dei suoi bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Nei primi giorni dell’offensiva, il capo delle forze aeree ha parlato di attacchi aerei incessanti, “24 ore su 24”. Le sue forze, ha detto, stavano colpendo solo obiettivi militari, ma ha aggiunto: “Non siamo chirurgici”. Tuttavia – scrive The Guardian – è stata prestata relativamente poca attenzione ai metodi utilizzati dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) per

    martedì 5 dicembre 2023

    pc 5 dicembre - Università contro Israele. Organizziamo il boicottaggio accademico in tutto il paese

    Appuntamento: giovedì 7 dicembre, ore 18:00, assemblea nazionale telematica

    L’assemblea sarà composta in due blocchi di interventi, quella programmata con contributi di analisi e approfondimento e una seconda parte libera di dibattito e confronto con le città università in mobilitazione da Torino a Bari.

    pc 5 dicembre - Catania: sgombero poliziesco per lo Studentato 95100 - info e massima solidarietà

    A Catania sgombero poliziesco ai danni dello Studentato 95100, nato nel 2018 per dare risposte al bisogno di un tetto sulla testa da parte di studenti universitari e precari della città etnea.

    A fianco, dal 2020, sorge il Consultorio “Mi cuerpo es mio”, spazio medico e sociale autogestito, che si batte tutti i giorni contro la violenza di genere, sgomberato anch’esso.

    “La risposta – denunciano compagne-i di Catania – di ordine pubblico, comune e istituzioni all’indomani del 25 novembre è questa: decidere di sgomberare uno dei pochi posti che si oppone e contrasta la violenza di genere sul territorio, in cui giovani e meno giovani si organizzano contro il patriarcato”

    pc 5 dicembre - La mobilitazione internazionale e internazionalista per la Palestina nel blog marxista-leninista-maoista Maoistroad - da tutto il mondo in lingua originale

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      December (10)

    pc 5 dicembre - Le grandi fabbriche - necessità della lotta sindacale, sociale e politica contro padroni e governo - Da Controinformazione rossoperaia del 4/12



    Il Sole 24 ore del 3 dicembre in un trafiletto scriveva: “Stellantis si avvia a chiudere il 2023 con quotazioni da record in borsa, più 50% da inizio dell'anno, per una capitalizzazione che supera i 60 miliardi di euro e con utili in forte aumento che permetteranno di remunerare gli azionisti, oltre che con un rialzo dei dividendi, anche con un buy back da un da un miliardo e mezzo”.

    I padroni cioè dichiarano profitti, utili, e soprattutto i padroni delle grandi multinazionali, le multinazionali dell'auto come la Stellantis. Sono questi profitti a livello internazionale che hanno permesso di fronteggiare, ad esempio negli Stati Uniti d'America, il più grande sciopero degli operai dell'auto degli ultimi anni, uno sciopero che ha portato a dei risultati concreti tra i lavoratori, anche se inferiori a quelli che i lavoratori avevano richiesto con la loro piattaforma molto avanzata centrata sul salario - il 45% in più era la richiesta -centrata sul ripristino sulla scala mobile per fronteggiare il crescente aumento del costo della vita e centrata sulla riduzione della precarietà, un'arma nelle mani dei padroni per ricattare l'insieme dei lavoratori. Questa piattaforma degli operai dell'auto era - ed è - indicativa per tutto il movimento operaio e lo sarebbe ancor più per la Stellantis in Italia.

    Quindi i padroni dichiarano profitti ma intanto continuano nello scaricare sui lavoratori la crisi generale e lo scontro generale che vi è nel mercato mondiale e nello stesso tempo intensificare lo sfruttamento e l'estorsione del plusvalore di tutti gli operai. E’ la condizione attuale nelle fabbriche Fiat, da Mirafiori a Melfi, sta lì a dimostrarlo.

    C'è da aggiungere che Stellantis in particolare considera l'Italia una sorta di anello debole del sistema multinazionale che la mantiene. Infatti, nonostante queste avanzate generale del gruppo Stellantis la produzione di auto nel nostro paese è scesa nel 2022 sotto le 500.000 unità. L'ottava posizione in Europa, dietro anche Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca. Da mesi, sia la Stellantis che il governo dicono che vogliono approntare un piano per raddoppiare la produzione in Italia a 1 milione di

    autovetture. Però il centro è ancora una volta lo Stato: Stellantis chiede che sia lo Stato, con adeguati incentivi, a permettere questa operazione, ma  lo stesso Sole 24 Ore dice che questo piano è solo un proposito.

     lo stesso Sole 24 Ore dice che questo piano è solo un proposito. Naturalmente questo fa sì che le prospettive occupazionali, in particolare nell'appalto negli stabilimenti della Stellantis, siano molto gravi.

     Si tiene l' ennesimo tavolo presso il Mimit dove governo, Stellantis, sindacati e Regioni si incontreranno ma, riteniamo che le speranze dei lavoratori di trovare in questi tavoli una soluzione sia del tutto infondata come finora si è dimostrata.

    Per noi nel gruppo Stellantis la linea è quella che stiamo portando a Melfi come a Mirafiori ogni qualvolta ci andiamo. Lo Slai Cobas propone innanzitutto di difendere i salari, di difendere l'occupazione, di contrastare i peggioramenti delle condizioni di lavoro, di contrastare i trasferimenti da stabilimento a stabilimento. Questo è possibile innanzitutto con l'unità dei lavoratori, i lavoratori devono costruire la loro unità alla base e su questo la loro lotta può cambiare le cose.

    I sindacati confederali, che pure a parole si oppongono agli effetti più gravi del piano della Stellantis, per ora, con i loro scioperi, non sono stati in grado di cambiare le cose.

    Servirà in tutto l'anno a venire un duro lavoro di organizzazione di classe, degli operai, delle grandi fabbriche, un lavoro che faccia riferimento alla grande lotta dell'auto di questi mesi in America, perché solo da una Piattaforma operaia è possibile ripartire. Lavorare di rimessa rispetto agli attacchi padronali e ai piani padronali sostenuti a piene mani dal governo, finora non ha pagato per i lavoratori.

    Per i lavoratori dell’ex ILVA. L'ennesimo consiglio d'amministrazione dovrebbe decidere le sorti dello stabilimento. Questo consiglio d'amministrazione è centrato,  sul problema, se ArcelorMittal metterà la sua parte in investimenti per rilanciare la produzione e gli stabilimenti stessi, in un quadro in cui lo Stato si dovrebbe occupare in generale dei processi di transizione ecologica e di ambientalizzazione.

    Finora quello che si è visto è che il governo, lo Stato, sono disponibili a mettere soldi in un pozzo senza fondo: dopo 680 milioni di euro dati poco fa, ora si parla di cifre astronomiche, sull'immediato 350 milioni, in prospettiva oltre 4 miliardi che lo Stato da versare nel gruppo Acciaierie d'Italia affinché ne venga garantita la sopravvivenza e la ripresa.

    Siamo all'interno della logica di sempre, quella di socializzazione delle perdite e di privatizzazione dei profitti. In questa situazione la posizione dei sindacati tutti - tranne lo slai cobas insiste perché lo Stato e questo governo in particolare si facciano carico della crisi che attraversano gli stabilimenti e in particolare il più grande di essi, situato a Taranto.

    Lo sciopero generale degli stabilimenti con la manifestazione a Roma non ha avuto finora alcuna risposta dal governo né lo sono state le trattative aziendali che si limitano a gestire l'esistente. ArcelorMittal, attraverso la sua amministratrice delegata, la Morselli, conduce il gioco e ogni giorno questo si riflette contro i lavoratori perfino non pagando gli straordinari e con gli annosi e permanenti problemi di sicurezza

    Acciaierie d'Italia ha stabilito un premio di 150 € per gli operai, legato alla sicurezza. Chiaramente si tratta di una mancia discrezionale, per di più con criteri corrispondenti esclusivamente ad "algoritmi" piuttosto che alle condizioni effettive di salute e sicurezza che vi sono negli stabilimenti. L'effetto può essere di scoraggiare i lavoratori dal denunciare gli infortuni per non perdere il premio, dividere i lavoratori e far passare la logica che gli infortuni dipendono dai lavoratori.

    Ma per noi il punto chiave è se attualmente gli operai saranno in grado di rovesciare il tavolo attraverso la loro lotta e imporre una Piattaforma operaia incentrata sulla difesa di tutti i posti di lavoro degli stabilimenti, in particolare a Taranto e dell'appalto - e si tratta di una platea che arriva a 15.000 lavoratori - e se a partire da questo sarà possibile imporre la difesa salariale, anche attraverso l'integrazione alla cassa integrazione.Sul fronte sicurezza, è chiaro che se si lotta si è in grado di difendere la sicurezza in fabbrica, cercando anche misure nuove di organizzazione e di gestione delle condizioni quotidiane di insicurezza, se non si lotta le richieste non hanno alcun seguito e la situazione della sicurezza continua ad essere a rischio nella fabbrica.

    Sono giorni in cui gli operai e alcune parti sindacali hanno innanzitutto la preoccupazione che l'annunciata chiusura della fabbrica, che in qualche maniera viene anticipata dal fermo dell'altoforno 2, cosa che comporterebbe evidentemente il funzionamento della fabbrica a Taranto intorno a un solo altoforno, possa essere una chiusura pilotata dello stabilimento come un'arma di ricatto nelle mani della Morselli/ArcelorMittal e  per imporre in condizioni di emergenza il finanziamento che richiede al governo senza alcuna contropartita.

    L'USB ha annunciato una manifestazione nazionale per il 20 gennaio. Una manifestazione nazionale a Taranto che richiami l'attenzione sulla situazione esistente in quella che resta la più grande fabbrica di questo paese, è giusta e necessaria e in un certo senso tardiva - da tempo era una delle proposte dello Slai Cobas che però non ha la forza materiale per organizzarla -il problema che essa è centrata essenzialmente sukl discorso ' solo lo stato' può risolvere la situazione. Noi diciamo quale Stato? Lo stato del capitale? Lo stato gestito attualmente dal 'comitato d'affari' costituito dal governo Meloni e i suoi ministri?  Ora l'importante è  che questa manifestazione sia effettivamente partecipata dagli operai di Taranto, perché da questo dipende anche il peso nazionale che la manifestazione potrà avere.

    Noi da tempo proponiamo una lotta ad oltranza che preveda il blocco della produzione per più giorni e il blocco della città, la creazione di un'emergenza reale che costringa padroni e governo a rispondere non alle esigenze di ArcelorMittal ma alle esigenze salariali, di lavoro, di sicurezza e di tutela dell'ambiente, di operai e masse popolari della città di Taranto in particolare di quelle nei quartieri a più alto intensità inquinante.

    Rispetto alla situazione effettivamente esistente nelle fabbriche, all'emergenza che c'è di lavoro e salario, appaiono del tutto insufficienti obiettivamente le manifestazioni indette, in un quadro di uno sciopero a tappe, da Cgil e Uil.

    Certo, siamo per lo sciopero generale, per un vero sciopero generale contro il governocontro la linea antioperaia, antipopolare che esso segue e che contrapponga il fronte unito dei lavoratori al fronte unito dei padroni che oggi ha questo puntello importante che è il governo Meloni.

    Ma il percorso di queste manifestazioni se non parte dalla acutizzazione dello scontro sui posti di lavoro, se non chiama in prima fila le grandi fabbriche, il cuore centrale della classe operaia, sembra più servire a una campagna di stampo politico-elettorale piuttosto che alla conquista di risultati concreti per i lavoratori.

    Per noi lo sciopero generale è un percorso che nasce dall'acutizzazione dello scontro di classe in tutti i posti di lavoro, nelle fabbriche e in tutti i luoghi dello sfruttamento come sono la logistica e i settori precari e che abbia la capacità di unire le masse precarie e disoccupate, le masse povere che vengono attaccate dal governo anche attraverso la negazione del salario minimo, la sostanziale eliminazione di fatto del reddito di cittadinanza. Masse popolari che sono colpite dal carosanità, dal caroscuola e dalla permanenza continuità della precarietà e disoccupazione e che non trovano tutt'ora la possibilità di una battaglia generale che possa portare risultati concreti e invertire la rotta che finora permette ai padroni di continuare a dichiarare profitti, sia quelli industriali che quelli della finanza, profitti fondati sullo sfruttamento, sulla precarietà, ma anche sulla evasione fiscale; sul fatto che lo Stato borghese e il suo governo mentre diventano sempre più vessatori nei confronti delle masse proletarie, dei settori più poveri del commercio e dell'artigianato e della piccola industria, favorisce invece l'evasione fiscale dei grandi padroni mentre porta avanti un grande drenaggio finanziario dalle tasche dei cittadini in generale alle tasche dei padroni.

    Il fronte della chiusura delle fabbriche resta grave. Alcune fabbriche stanno opponendo una resistenza come alla Lear di Torino, con forme di lotta, occupazione, presidi permanenti. Altrove, invece, i lavoratori non sembrano in grado di opporre la stessa resistenza ai piani dei padroni che uniscono delocalizzazione, chiusura mirate, che lasciano i lavoratori in mezzo alla strada o alla mercè di banditi industriali che usano i soldi pubblici con l'obiettivo esclusivo della crescita dei loro profitti, non garantendo nè occupazione né condizioni di conservazione dei diritti dei lavoratori-

    E' il caso della Tessitura Albini di Mottola, con gli operai e operaie in presidio permanente soft da alcune settimane, un presidio che ha l'obiettivo di impedire che lo stabilimento venga svuotato dal gruppo Albini per essere poi consegnato a un'altra attività industriale, in questo caso il gruppo Ekasa, che non ha garantito finora alcunché ai lavoratori sul fronte dell'occupazione - propone l'assunzione dalla naspi di una parte di essi a tempo determinato - mentre giustamente i lavoratori rivendicano l'assunzione di tutti con contratti a tempo indeterminato.Questo scontro attualmente vive una fase cruciale da cui i prossimi giorni decideranno l’effettiva realtà. Lo Slai Cobas - oltre che partecipando attivamente alla lotta - comunque impugnerà i licenziamenti e continuerà nelle forme necessarie la lotta.

    Le lotte operaie, lo sviluppo della lotta sociale sono il brodo di cultura necessario dell'opposizione politica al governo fascio-padronale della Meloni.

    È chiaro che esiste un intreccio tra lo sviluppo delle lotte che producono anche una dinamizzazione della coscienza dei lavoratori, l’uscita dalla passività, dalla divisione e dall'accettazione delle condizioni esistenti imposte da padroni e governo e la lotta contro il governo Meloni. La ripresa della lotta operaia permette di sviluppare l'agitazione e la propaganda politica per la costruzione di una vera opposizione politica al governo, che certamente non può fare affidamento sui partiti parlamentari che  provengono dai precedenti governi dei padroni e oggi non sono in grado di opporsi al governo Meloni, un governo che unisce l'elemento di continuità con l'elemento di discontinuità rappresentata dalla natura fascista, imperialista, sessista, razzista, esplicita dei suoi partiti e dei suoi rappresentnti principali.

    Questo tipo di intreccio tra le lotte sociali e l'opposizione politica  domanda, nel nostro paese, la ricostruzione del Partito dei lavoratori, la costruzione di un Fronte unito per opporre una lotta reale all'altezza dei tempi al governo reazionario della Meloni, allo Stato del capitale, al sistema capitalista/ imperialista

     

    lunedì 4 dicembre 2023

    pc 4 dicembre - Aggiornamenti Resistenza palestinese a Gaza City e Khan Younis

    Sono già 316 i morti palestinesi a Gaza dalla ripresa dei combattimenti. Altri 664 sono stati segnalati come feriti. Altre centinaia di vittime sono rimaste bloccate sotto le macerie. Secondo il ministero della Sanità palestinese, il numero totale di vittime dall’inizio del conflitto è di 15.523, con 41.316 feriti. Il bilancio delle vittime palestinesi nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’invasione israeliana è salito a 15.523, il numero dei feriti ha raggiunto i 41.316. In Cisgiordania i palestinesi uccisi sono saliti a 242.

    A Gaza le Brigate Al Quds affermano che i loro combattenti si sono scontrati con una forza di fanteria israeliana nell’area di Abu Haddaf, a nord-est di Khan Yunis (sud della Striscia di Gaza), e li hanno bombardati con colpi di mortaio e RPG, mentre le Brigate Al Qassam affermano di aver attaccato le forze israeliane nel quartiere di Sheik Radwan di Gaza City e di aver colpito un convoglio israeliano finito su un campo minato a nordest di Khan Younis. Giungono segnalazioni di combattimenti sempre a Sheik Jarrah, e nei quartieri di An Nasr e Abu Skandar.

    Il giornale israeliano Times of Israel riferisce che il tenente generale Herzi Halevi, ha confermato che l’esercito di Tel Aviv sta iniziando ad operare nel sud di Gaza, mentre le operazioni di terra continuano nella parte settentrionale della Striscia.

    Parlando alle truppe della Divisione Gaza nel sud di Israele, Halevi afferma che “sia ieri che oggi, abbiamo ucciso comandanti di battaglione di Hamas, comandanti di compagnia e molti operativi. E ieri mattina abbiamo iniziato la stessa mossa nel sud della Striscia di Gaza“.

    “Non sarà meno potente delle operazioni nel nord di Gaza, non avrà meno risultati”. Filmati non verificati circolati online nell’ultimo giorno hanno mostrato carri armati israeliani nel sud di Gaza, a nord di Khan Younis. La stessa Hamas ha affermato di essersi scontrata con le truppe israeliane nella zona.

    Netanyahu ha mandato un minaccioso avviso ai ministri e ai parlamentari del Likud invitandoli a “stare attenti alle vostre parole, in particolare in tempo di guerra”, ed evitare di entrare in discussioni personali, “comprese le critiche alle forze di sicurezza”.