giovedì 5 dicembre 2024

pc 5 dicembre - Nota sullo sciopero generale del 29 novembre - la lotta nelle fabbriche - i passi da fare

È assolutamente necessario tornare sullo sciopero generale del 29 novembre e collocarlo oggi con una valutazione che guarda a quello che sta realmente avvenendo nelle fabbriche e nei posti di lavoro. 

Innanzitutto una valutazione generale: lo sciopero generale è stato da noi condiviso e sostenuto perché era necessario per rispondere alla manovra finanziaria del governo e per rimettere in circolazione la mobilitazione dei lavoratori in tutto il paese in forma generale.

Abbiamo più volte detto che ci vuole uno sciopero generale ma serve uno sciopero generale che penalizzi tutto l'apparato industriale e che si traduca in manifestazioni forti sia nelle piazze sia nel territorio, inteso in senso lato, comprendente blocchi e forme di lotta per rendere chiaro il grado di opposizione tra i lavoratori. Così non è stato, alcune manifestazioni sono state abbastanza partecipate, pensiamo a Bologna, a Genova e, per quanto riguarda il Sud, a Palermo, ma in generale il livello di partecipazione alla manifestazione non è stato niente di che, non solo nei numeri, ma anche nella composizione di questi cortei che hanno

pc 5 dicembre - Dopo la manifestazione nazionale di Roma - Milano in piazza per il 61° sabato

CORTEO a Milano 7 DICEMBRE - concentramento ore 15,00 in Porta Venezia

pc 5 dicembre - Riuscita presentazione del libro sul processo Ilva "Ambiente svenduto"

Oltre i preannunciati interventi di Alessandro Marescotti presidente di PeaceLink, dell'Avvocata Antonietta Ricci e di Calderazzi Margherita per il coordinamento Slai cobas, si sono collegati e sono intervenuti avvocati delle parti civili: Vitale da Torino e Lamanna di Taranto in trasferta a Bologna.

Assemblea di qualità alta. Elogiatissimo il libro. Avanza una lettura marxista di quanto è successo e succede nella più grande fabbrica in Italia e nella città di Taranto, sintetizzato e rappresentato nel processo Ilva.

Da questo, la comprensione che la battaglia del processo va portata sul terreno politico strategico contro il modo di produzione capitalista / il capitalismo ‘feroce’ / la giustizia borghese passata (dal processo di 1° grado all'Appello) dalla tragedia alla farsa. La battaglia per vincere deve uscire dal tribunale, diventando processo al sistema/programma di trasformazione della fabbrica e sociale, adeguata al futuro dell’umanità globalizzata: dall’Amazzonia a Taranto.

Questi in sintesi i contenuti più significativi degli interventi.

A cui si è unita, in maniera esemplificativa, una esposizione del libro, attraverso una breve lettura dei passi più emblematici di questo processo storico, "strategico" come dicevano gli stessi padroni imputati.

Nei prossimi giorni metteremo a disposizione la registrazione degli interventi.

Il libro "Processo "Ambiente svenduto" - Un lungo processo raccontato attraverso 7 anni di udienze" è disponibile - si può richiedere a slaicobasta@gmail.com o WA 3519575628 (costo 10 euro)

mercoledì 4 dicembre 2024

pc 4 dicembre - Sempre è solo genocidio, crimini di guerra contro il popolo palestinese

Raid di Israele sul campo di Nuseirat: morti 4 bambini

Almeno 5 persone sono rimaste uccise in un raid aereo israeliano sul campo rifugiati di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, e fra loro ci sono 4 bambini. Lo riferisce l'ospedale Awda, dove sono stati portati i corpi, aggiungendo che altre 15 persone, perlopiù bambini, sono rimaste ferite. Secondo quanto riferito dall'ospedale, i 5 si trovavano davanti ai rifugi nel campo di Nuseirat, che risale alla guerra del 1948 che portò alla creazione dello Stato di Israele.

Gaza, più di 44.530 morti in 14 mesi di guerra

Sono più di 44.530 i morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. Lo denuncia il ministero della Salute di Gaza, che nel 2007 finì in mano a Hamas. Da quasi 14 mesi l'enclave palestinese è nel mirino delle operazioni militari israeliane contro Hamas in risposta all'attacco in Israele. Secondo il bollettino rilanciato dalla tv satellitare al-Jazeera, da allora nella Striscia si contano 44.532 morti, 30 dei quali nelle ultime 24 ore, e 105.538 feriti.

Guterres: “Gli aiuti a Gaza sono scandalosamente bloccati”

In mezzo ai giganteschi bisogni umanitari di Gaza, gli aiuti sono scandalosamente bloccati. L'incubo non è una crisi logistica. È una crisi di volontà politica e di rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario". Lo scrive su X il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres.

Decine di coloni incendiano le case dei palestinesi in Cisgiordania

Nella notte decine di coloni hanno dato fuoco a edifici e veicoli palestinesi in Cisgiordania dopo che gli agenti avevano demolito 3 edifici in un vicino avamposto israeliano nei pressi del villaggio palestinese di Beit Furik, vicino Nablus. Lo riporta il Times of Israel, citando la ong Yesh Din, secondo cui i coloni hanno dato fuoco alla casa di una famiglia di 7 persone a Huwara e a 2 veicoli. I vicini hanno salvato la famiglia dalle fiamme, ma il padre è stato attaccato con pietre e bastoni ed è stato ricoverato in ospedale con fratture al cranio, riferisce il gruppo. Ynet riporta inoltre che i coloni hanno anche bruciato una casa in costruzione, un negozio di alimentari e un veicolo a Bayt Furik, vicino a Nablus. Secondo l'amministrazione civile, che gestisce gli affari civili in Cisgiordania, l'avamposto dei coloni era illegale ed era stato costruito su un terreno privato palestinese.

pc 4 dicembre - Stellantis Cassino - operai in lotta ma sindacalismo collaborazionista e sindacalismo 'reticente' li lasciano soli

Certamente non è così che si costruisce e costruirà il fronte operaio nell'approfondimento della crisi
Doveva essere uno sciopero totale, degli operai Stellantis in solidarietà con il presidio degli operai delle imprese. Prima dichiarato da tutti, poi revocato da FIM e UILM seguiti da FIOM e FLMU. Un gioco di sigle e parrocchie sindacali sulle spalle degli operai.

da operai contro

Mentre in Germania gli operai Volkswagen bloccano la produzione, da noi di fronte all’evidenza dello smantellamento di alcuni reparti, alla ristrutturazione e riduzione incentivata di migliaia di operai, il sindacalismo compromesso continua a chiedere inutili tavoli concertativi al governo!
Emblematica la situazione allo stabilimento Stellantis di Cassino, dove l’azienda ha deciso di non rinnovare gli appalti di alcuni servizi interni allo stabilimento ciociaro. Trasnova, De Vizia, Teknoservice, Logitech complessivamente circa 150 operai che dal 31 dicembre saranno senza salario. Da oltre 10 giorni, questi lavoratori in maggioranza della UIL, hanno aperto un presidio all’ingresso

pc 4 dicembre - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Sciopero generale, lotta nelle fabbriche: un passo "indietro" per farne due avanti

 

pc 4 dicembre - La crisi mondiale dell'auto e la lotta operaia - info Volkswagen

 

in via di traduzione

Knapp 100.000 Beschäftigte von Volkswagen haben am Montag an den nach Auslauf der „Friedenspflicht“ von der IG Metall ausgerufenen Warnstreiks teilgenommen. Alleine im Stammwerk Wolfsburg sollen es um die 47.000 gewesen sein.

Die kommende Verhandlungsrunde für den Haustarifvertrag bei VW, wo es um die Seiten des Unternehmens angekündigten Massenentlassungen, Lohnkürzung um zehn Prozent und die Schließung von womöglich drei Werken gehen soll, soll am kommenden Montag, den 9. November beginnen.

100.000 Arbeiter eines einzigen Unternehmens, die im ganzen Land an einem einzigen Tag ihre Arbeit in neun Werken (Wolfsburg, Hannover, Braunschweig, Salzgitter, Emden, Baunatal, Zwickau, Dresden, Chemnitz) niederlegten, zeugen erneut von der Kampfbereitschaft breiter Teile des Volkes. Die Arbeiter sind streikbereit, aber die Gewerkschaft nicht. Die IG Metall hat sich dieses Mal einfallen lassen, in jeder Schicht den Warnstreik in einer verbrecherisch kurzen Dauer von zwei Stunden lang

pc 4 dicembre - La crisi mondiale dell'auto / la crisi della Stellantis e le dimissioni di Tavares - 2 - La sovrapproduzione nell’industria automobilistica internazionale

Cominciamo a pubblicare testi utili a comprendere lo stato delle cose -2

La divisione sociale del lavoro nell’industria automobilistica, a livello internazionale, è in subbuglio, non solo per la questione della transizione dal motore endotermico a quello elettrico, ma è costellata dallo spettro della sovracapacità produttiva.

Se in Italia gli impianti produttivi del gruppo Stellantis lavorano, ormai da tempo, a singhiozzo (1), la situazione non è nemmeno tanto rosea in Germania: il colosso di Wolfsburg, per la prima volta nella sua storia, nel mese d’ottobre dell’anno corrente, ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti, con la conseguente perdita di miglia di posti di lavoro e la riduzione del salario del 10%.

Per chi ha scarsa memoria storica, vale la pena ricordargli che stiamo parlando del marchio Volkswagen che, nei primi anni ’90 del secolo scorso, ha avuto il coraggio di adottare la soluzione che mirava a salvaguardare i posti di lavoro, con uno storico accordo che prevedeva la riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore settimanali, a parità di salario.

Le ripercussioni della crisi automobilistica tedesca creano un effetto domino su quella italiana, in quanto in questo comparto, l’Italia ha ridotto notevolmente la produzione di automobili (prodotti finiti), mentre ha incrementato le quote di mercato dei pezzi di automobili, i quali vengono assemblati in altri contesti produttivi. In altri termini, ci siamo specializzati nella componentistica per i marchi francesi e tedeschi.

Se in Europa si respira un’aria asfittica, negli USA, sebbene il settore sia in ripresa, non ha ancora raggiunto la produzione del periodo prima della pandemia. Tuttavia, nonostante la produzione di auto elettriche non sia decollata, anche per la difficoltà di approvvigionamento dei semiconduttori, le

pc 4 dicembre - La crisi mondiale dell'auto / la crisi della Stellantis e le dimissioni di Tavares -1

Cominciamo a pubblicare testi utili a comprendere lo stato delle cose -1
La produzione della Fiat Panda nello stabilimento di Pomigliano
La produzione della Fiat Panda nello stabilimento di Pomigliano (Alessandro Garofalo/LaPresse)

Chi succederà a Carlos Tavares, che domenica sera si è dimesso da amministratore delegato di Stellantis, dovrà gestire il momento più complicato della storia del gruppo automobilistico, alle prese con un notevole calo delle vendite negli Stati Uniti e in Europa. I problemi da affrontare sono tanti, vengono da lontano, molti riguardano il mercato globale dell’auto, e non sarà facile risolverli in pochi mesi come chiedono gli investitori, i governi, i sindacati e i lavoratori.

L’Italia è un problema nel problema, perché da mesi gli stabilimenti sono quasi fermi in attesa di un piano industriale mai arrivato. Migliaia di lavoratori sono in cassa integrazione, i rapporti con i sindacati sono ormai logori, così come quelli con il governo che più volte ha chiesto maggiori investimenti in Italia, invano.

In Italia nel settore automobilistico lavorano complessivamente 167mila persone, che diventano 1,2 milioni se si considera anche l’indotto diretto e indiretto, cioè la rete di aziende e professionisti coinvolti. Tutto il comparto genera nel complesso 90 miliardi di euro di fatturato all’anno e incide sul PIL, il prodotto interno lordo, per il 5,2 per cento. Ha insomma un impatto enorme sull’economia del paese. Circa i tre quarti di queste imprese hanno a che vedere con Stellantis, in maniera più o meno diretta e più o meno esclusiva. Non si chiama più Fiat, non è più italiana, eppure da Stellantis dipende la tenuta di buona parte del sistema industriale italiano.

Al ritmo tenuto negli ultimi mesi, in tutto il 2024 Stellantis produrrà circa 500mila veicoli negli stabilimenti italiani (i principali sono Mirafiori in Piemonte, Cassino in Lazio, Pomigliano in Campania, Melfi in Basilicata e Atessa in Abruzzo). È uno dei dati più bassi degli ultimi 20 anni. Nel

pc 4 dicembre - La grande manifestazione di Roma per la Palestina (da ORE12 Controinformazione rossoperaia del 3/12)

Partiamo dalle cose che noi consideriamo essenziali nella nostra valutazione. Per primo, i giovani palestinesi, la principale forza che ha voluto questa manifestazione, di cui pubblichiamo il loro intervento conclusivo fatto dal palco. Poi i nostri interventi al corteo. Il grande corteo che sfilava aveva bisogno di essere raccontato e che, insieme agli slogan, si affermasse quello che stava avvenendo e cosa era la manifestazione. Infine, dato che questo blog e ORE12/Controinformazione rossoperaia è un blog fatto dai compagni e compagne di proletari comunisti operanti nello Slai Cobas, nel Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario e in altri organismi solidali fino in fondo con la resistenza palestinese, abbiamo trascritto l'intervento fatto dal camion della manifestazione di un compagno operaio della Dalmine e della compagna di Palermo. Segue il commento alla manifestazione che riteniamo in grado di fare oggi per fornire a chi c'è stato e a chi non c'è stato una prima visione di quello che la manifestazione ha significato.

Intervento dei giovani palestinesi

Noi palestinesi d'Italia vi ringraziamo ancora tutte e tutti per essere qui con noi oggi. E ci troviamo qui, dove ci siamo trovati anche il 5 ottobre e noi quella data ce la rivendichiamo. Noi continueranno assolutamente in piazza, nonostante la repressione, nonostante i divieti, possono fare tutto, ma noi continueremo a lottare e, come abbiamo detto da più di un anno questa parte, noi continueremo a lottare per un semplice motivo: che noi portiamo in Italia la voce della resistenza palestinese e di quella libanese e sappiamo che non ci si ferma davanti all'oppressore, davanti all'occupante, davanti al colonizzatore, ma si continua a lottare perché la vittoria è possibile e oggi la vittoria è più vicina.

Noi ringraziamo ancora una volta tutti i lavoratori e le lavoratrici che ieri hanno portato avanti uno sciopero fondamentale, uno sciopero contro la guerra, perché sappiamo che portare la voce della resistenza palestinese in Italia vuol dire questo, vuol dire fermare la guerra e i lavoratori e le lavoratrici hanno il potere di fermare questo sistema di guerra e devono avere tutto il potere in questo paese.

Noi, ancora una volta, rivendichiamo di lottare fino alla vittoria e lottare fino alla vittoria significa lottare per una Palestina libera dal fiume al mare, ma significa anche lottare per la cessazione del sistema che vuole opprimere il nostro popolo che è lo stesso che schiaccia i lavoratori e le lavoratrici in Italia, è lo stesso che finanzia la guerra e non finanzia la scuola, è lo stesso che finanzia i carrarmati e le bombe e non ci dà le case e non ci dà il pane.

E questo significa stare oggi dalla parte giusta della storia.

A noi non interessa costruire un progetto elettorale che morirà fra qualche mese. A noi interessa la rivoluzione, la distruzione di un sistema di genocidio, di guerra che affama, che distrugge in Italia così come in Palestina. E non ci fermeremo fino a quando non avremo la vittoria che, lo diciamo ancora una volta, oggi più vicina di ieri. Grazie.

Nostro commento alla manifestazione

Quella di Roma è stata innanzitutto una grande manifestazione. Oltre 20.000 persone, probabilmente 25.000, alcune fonti parlano di 30.000. La principale sfida è stata vinta con questa manifestazione. Occorreva andare ben oltre i numeri del 5 ottobre, in cui la grande manifestazione di solidarietà con la Palestina era stata vietata dal governo perchè era troppo contigua al 7 ottobre e, quindi, era una manifestazione a sostegno del terrorismo in Palestina, e i manifestanti erano sostanzialmente “terroristi”. Il divieto fu combattuto e fatto saltare da una combattiva manifestazione convocata dai Giovani Palestinesi e dall'UDAP che ha visto in piazza le forze che realmente non solo volevano solidarizzare con il popolo palestinese e denunciare il genocidio, ma anche respingere il divieto e mettere sotto accusa il governo imperialista italiano della Meloni, complice del genocidio, che usava il

martedì 3 dicembre 2024

pc 3 dicembre - per la liberazione di Georges Abdallah - 6 dicembre Se è ora, è ora!

 

vendredi 6 décembre : la libération de Georges Abdallah, c’est maintenant ou maintenant !

Partout, en France et ailleurs, à l’appel de la Campagne unitaire pour la libération de Georges Ibrahim Abdallah, soyons nombreuses et nombreux pour faire du 6 décembre une journée de mobilisation et d’actions coordonnées.

Le 19 décembre se tiendra une nouvelle audience judiciaire pour notre camarade. En première instance sa demande de libération conditionnelle a été acceptée et il devait sortir de prison (après plus de 40 ans) le 5 décembre, mais le Parquet ayant fait appel la décision a été suspendue. Faisons entendre toujours plus fort notre solidarité avec Georges Abdallah et notre exigence de le voir enfin libre !

Après le succès de la manifestation parisienne du 30 novembre, soyons massivement présent.e.s, avec la CGT Énergie Paris, au

meeting

vendredi 6 décembre, à partir de 18h30

Bourse du travail (annexe)

(salle Hénaff, 29 boulevard du Temple, Paris 11e, métro République)

On ne lâche rien !

Libérons Georges Abdallah, c’est maintenant ou maintenant !

Palestine vivra ! Palestine vaincra !

pc 3 dicembre - La guerra in Syria - info da Rojava

 in via di traduzione

1 Rojava

Les forces islamistes en Syrie se divisent en trois forces : primo le Daech (État islamique) qui n’a plus de territoire mais une solide organisation clandestine, secundo les supplétifs de l’armée turque baptisés Armée nationale syrienne (ANS) qui occupent depuis 2018-19 deux territoires conquis aux kurdes (Afrin et Serekanie), et un territoire conquis au Daech (al-Bab); tertio les forces rassemblées par Hayat Tahrir al-Sham (anciennement al-Nosra, la branche syrienne d’Al-Qaïda) et qui tiennent la région d’Idlib, adossée à la Turquie, dans le nord ouest syrien. Ce sont ces forces qui viennent de passer à l’offensive.

L’offensive n’est sans doute pas commanditée par la Turquie, mais elle ne pourrait se faire sans qu’elle la tolère : la région d’Idlib est entièrement dépendante des approvisionnements venant de Turquie. L’offensive est un succès : ont été pris une grande partie de la ville d’Alep, la seconde ville du pays, qui avait été reprise en 2016 par le régime après des années de combats acharnés, 50 villages et plusieurs bases militaires. L’offensive se prolonge vers le sud, vers la ville d’Hama. Les combats sont limités : les troupes du régime se débandent.

Les forces du Rojava démocratique, à l’ouest de l’Euphrate, sont divisées en trois territoires : primo la région de Manbij, à l’est d’Alep, qui est adossée au reste du Rojava, secundo les quartiers kurdes d’Alep (qui jusqu’à présent ne sont pas touchés par les combats) et tertio le territoire de Sheba/Tell Rifaat, au nord d’Alep, – ces deux territoires n’étaient reliés à Manbij, et donc au reste du Rojava, que par des routes contrôlées (et parfois fermées) par le régime.

La volatilisation des forces du régime ont permis aux YPG et YPJ d’Alep et de Sheba/Tall Rifaat d’occuper plusieurs positions pour établir des corridors unissant toutes les zones kurdes non-occupées. Les YPG-YPJ ont reçu pour cela d’importants renforts des Forces Démocratiques Syriennes. Ces forces n’ont pas eu à livrer combat jusqu’à présent, mais les Turcs effectuent des bombardements et l’ANS a effectué une progression à partir d’al-Bab qui pourrait menacer le corridor. Les questions qui se posent sont : jusqu’à quel point le régime est en crise? Et quelle sera l’attitude de la Turquie ? (une offensive contre les territoires kurdes non-occupés à l’ouest de l’Euphrate est-elle envisagée?).

Edit 16H30: Les combats entre les SDF et les islamistes ont commencé. Le corridor entre les quartiers kurdes d’Alep et Sheba/Tall Rifaat est établi, le corridor en direction de Manbij est coupé par l’offensive de l’ANS qui a progressé vers le sud. L’ANS a lancée une attaque en direction de la ville de Tall Rifaat avec des blindés fournis par la Turquie.
Edit 21H30: La situation se dégrade, le deuxième corridor est à son tour coupé: les quartiers kurdes d’Alep sont à nouveau isolés.

2 Rojava

L’offensive des deux grands blocs islamistes, celui rassemblées autour du Hayat Tahrir al-Sham (anciennement al-Nosra, la branche syrienne d’Al-Qaïda), et celui des supplétifs de la Turquie rassemblés sous l’étiquette « Armée Nationale Syrienne », se prolonge. La premier bloc priorise son offensive contre le régime, nettoie les territoires conquis et continue sa progression vers le sud. La vitesse de cette progression s’est ralentie, sans que l’on sache qui le régime a pu établir de nouvelles lignes de défense où si l’offensive touche à ses limites pour des problèmes d’effectif ou de logistique.

Le deuxième bloc, en bon supplétif de la Turquie, a concentré ses efforts à combattre les Kurdes. La région de Shebah/Tall Rifaat a été attaquée par l’ANS qui s’est emparée des campagnes et des villages environnants la ville de Tall Rifat et les grands camps de réfugiés (des dizaines de milliers de Kurdes ayant fuit l’invasion turque du canton voisin d’Afrin en 2018). La carte ci-dessous ne l’indique pas, mais il reste des unités kurdes dans cette zone. Les islamistes ont aussi réussi à couper les corridors que les Kurdes avait pu établir hier entre leurs différentes zones à l’ouest de l’Euphrate. Des négociations sont en cours pour l’évacuation des civils des camps de réfugiés et de Tall Rifaat.

Ayant perdu du terrain à Sheba/Tall Rifaat, les Forces Démocratiques Syriennes en ont gagné sur la rive ouest de l’Euphrate, par une attaque venant de Tabka. La partie de la banlieue  Nord-Est d’Alep qui a été occupée hier, par une progression à partir des quartiers kurdes de la ville dans la tentative d’établir un corridor vers l’Est, a également été conservée. Toute cette zone kurde d’Alep est néanmoins totalement isolée du reste du Rojava.

secours rouge

3 Rojava

Le bloc emmené par al-Nosra (coalition islamiste hétérogènes composée surtout de jihadistes et de Frères musulmans, mais aussi d’autres organisations) continue son offensive contre le régime en direction d’Hama. Il organise les zones conquises. Le bloc de l’ANS, pur proxy de la Turquie, continue de cibler les Kurdes. Des tensions existent entre les deux blocs. Ainsi, al-Nosra voulait remettre en service la centrale électrique d’Alep, mais les mercennaires de l’ANS, comme ils le font toujours, avaient pillé tout ce qui pouvait être emporté et saccagé le reste.

Les forces de l’ANS appuyée par l’artillerie turque se concentrent autour de la région de Manbij – des escarmouches ont déjà eu lieu avec les FDS, faisant plusieurs tués. L’ANS harcèle aussi les quartiers kurdes encerclés à Alep. Des milliers de réfugiés fuyant les forces islamistes ont quitté la zone de Sheba/Tall Rifaat pour se diriger par un froid polaire vers les régions du Rojava démocratique par un corridor humanitaire (photo).

Plus au Sud-Est, les FDS ont pris la dernière tête de pont tenue par le régime à l’Est de l’Euphrate, une large poche de sept localités à la hauteur de la ville de Deir ez-Zor. Cette zone étaient occupées par des milices iraniennes. L’aviation américaine bombarde ces milices, l’aviation russe bombarde al-Nosra, l’aviation israélienne bombarde le Hezbollah, et l’aviation turque bombarde les SDF…

secoursrouge

pc 3 dicembre - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - La grande manifestazione di Roma per la Palestina

 

pc 3 dicembre - Liliana Segre nega il genocidio dei palestinesi... fornendo un assist ad Israele, all'imperialismo Usa e al governo fascista Meloni. E finalmente qualcuno la attacca

Da Matteo Nucci da Il Manifesto del 3/12

"...è apparso sul Corriere della Sera un articolo di Liliana Segre in cui le argomentazioni per negare la portata genocidaria del massacro di palestinesi sono chiare e semplici, ma talmente poco consistenti che non è possibile far finta di nulla... 

Il suo ragionamento è veloce: «Nella drammatica situazione di Gaza non ricorre nessuno dei due caratteri tipici dei principali genocidi generalmente riconosciuti come tali (…) Uno è la pianificazione della eliminazione, almeno nelle intenzioni completa, dell’etnia o del gruppo sociale oggetto della campagna genocidaria, l’altro è l’assenza di un rapporto funzionale con una guerra. Anche i genocidi commessi durante le due guerre mondiali (armeni, ebrei, rom e sinti) non ebbero la guerra né come causa né come scopo, anzi furono eseguiti sottraendo uomini e mezzi allo sforzo bellico».

Ora, rispetto al primo punto, dispiace che la senatrice Segre non sia informata della lunga lista di dichiarazioni che in questi mesi sono state pronunciate dai principali attori del massacro. Non solo all’indomani dei fatti di inizio ottobre 2023, quando l’emozione poteva prevalere sulla ragione, ma in tutti questi quattordici mesi, gli inviti a spazzar via Gaza sono stati chiari. Certo nessuno ha scritto nero su bianco: vogliamo il genocidio. Ma non è certo necessario avere una prova del genere per assicurarsi della natura di frasi come «dimezzeremo la popolazione» ultima delle prese di posizione esplicite, pronunciata pochi giorni fa dal ministro Smotrich.

PIÙ INTERESSANTE però è il secondo punto. Spiega, Segre, che i genocidi non hanno rapporto con la

lunedì 2 dicembre 2024

pc 2 dicembre - Leggi e fai circolare il blog internazionalista marxista-leninista-maoista Maoistroad - da tutto il mondo in lingua originale

 ultimi post

pc 2 dicembre - Martedì a ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - La grande manifestazione di Roma per la Palestina

Dal fiume al mare Palestina libera - un fiume e un mare di manifestanti a Roma

pc 2 dicembre - Le mani fasciste del cerchio magico della Meloni sempre più occupano le istituzioni, mentre ampia copertura del ministro degli interni alle provocazioni naziste

Tommaso Foti, dal Msi al Pnrr: chi è il nuovo ministro degli Affari europei dopo Fitto

Il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti

Il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti

 (ansa) - 64 anni, piacentino di destra: ritratto del capogruppo alla Camera di FdI che in questi mesi ha rappresentato il volto bonario del melonismo. Ma non sono mancati gli scivoloni nostalgici


Dalla foto in divisa SS a capogruppo di FdI alla Camera: chi è Galeazzo Bignami

BOLOGNAGaleazzo Bignami, enfant prodige della destra bolognese e amico d’infanzia di Giorgia Meloni, lascia l’incarico da viceministro ai Trasporti e sostituisce Tommaso Foti, che ha firmato daministro, come capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera

Nazisti a Varese, lo sfregio al sacrario partigiano e il silenzio del ministro Piantedosi

Può un’organizzazione neonazista continuare nelle sue scorribande e provocazioni in una Repubblica nata dalla Liberazione? Fino a quando si può accettare che un gruppo di fan di Hitler e Mussolini perseveri nello sfregiare la memoria del Paese, le istituzioni e le leggi? Le domande assumono un peso ancora maggiore se questo gruppo è formalmente sotto inchiesta da sette anni per tentata ricostituzione del partito fascista.

Sì, può! se c'è un governo in marcia verso il moderno fascismo al servizio della borghesia imperialista italiana.

pc 2 dicembre - La forte manifestazione per la liberazione di G. I. Abdallah a Parigi di sabato

Georges Abdallah, tes camarades sont là ! 🔴 📍

Paris 🔥
Puissante manifestation samedi 30 novembre réunissant plus de 2000 personnes à Paris pour exiger la libération de Georges Abdallah à l'appel de la Campagne Unitaire et de nos camarades de @europalestine @liguejeunesserevolutionnaire1 et @jeunesrevolutionnaires et de nombreuses autres organisations.
Merci à tous ceux qui ont répondu présents et qui ont fait que ce succès soit possible !

✊️ A l'approche de l'audience du 19 décembre et de la journée nationale du 06 décembre, ne lâchons rien et intensifions, amplifions et coordonnons toujours plus la mobilisation !

Que mille initiatives fleurissent pour la libération de Georges Abdallah !
Georges Abdallah doit être libéré !

Palestine vivra et Palestine vaincra !
Libérons Georges Abdallah !✌️
S.R.I.S.

pc 2 dicembre - La giornalista pro-palestinese Marine Vlahovic trovata morta a Marsiglia - crimine di matrice sionista all'ombra del legame Macron/Netanyahu


Una voce libera e impegnata ridotta al silenzio

Marine Vlahovic si era affermata come una delle figure giornalistiche più impegnate a favore della Palestina. Rifiutando gli stereotipi mediatici, denunciava regolarmente il trattamento iniquo dei palestinesi nei media occidentali. Il suo impegno andava oltre il giornalismo: inviava attrezzature e medicinali ai suoi colleghi di Gaza e cercava di aiutarli a sfuggire alle violenze.

«Non era solo un’osservatrice. Era una militante per l’umanità, un’amica, una voce coraggiosa», ha

pc 2 dicembre - MILANO: “VERITA’ PER RAMY E FARES” - Due testimoni: "Abbiamo visto tutto, i carabinieri li hanno presi da dietro"


IN 600 ALLA FIACCOLATA IN CORVETTO 

https://www.radiondadurto.org/2024/11/30/milano-verita-per-ramy-e-fares-la-diretta-della-fiaccolata-al-corvetto/

Ramy, due testimoni alle Iene: "I carabinieri hanno cancellato dei video"

Durante la puntata andata in onda nella serata di domenica 1 dicembre, la loro versione sull'incidente che è costato la vita a Ramy Elgaml... I testimoni, che dichiarano di non conoscere Ramy, hanno sostenuto che il mezzo su cui viaggiava il ragazzo non sarebbe scivolato, ma sarebbe stato urtato dall’auto delle forze dell’ordine.

“Stavamo tornando da una discoteca. Abbiamo visto tutto, i carabinieri li hanno presi da dietro. Ho cominciato a fare tantissimi video. Un video mi è stato cancellato da un carabiniere. Poi ho fatto tanti altri video e mi sono stati cancellati da altri due carabinieri,” ha raccontato uno dei presunti testimoni oculari.

 “Lo avrà fatto accidentalmente, ma allora perché cercare di occultare le prove?” Secondo il gruppo, “i mezzi per sistemare le strade” sarebbero addirittura arrivati “prima dei mezzi di soccorso”.

Tra le testimonianze raccolte, anche quella di Nada, la fidanzata di Ramy. Come numerosi amici del ragazzo, ha negato categoricamente che il giovane fosse un rapinatore. “Lavorava dalle 6 del mattino alle 6 del pomeriggio,” ha detto Nada.