lunedì 20 gennaio 2025

pc 20 gennaio-Speciale Ore12 Controinformazione rossoperaia sull'accordo/tregua a Gaza


Da qualche ora è in atto la tregua sancita dall'accordo in Palestina.

Questa è una buona notizia e giustifica ampiamente le giornate di esultanza che le masse palestinesi hanno realizzato nelle piazze della Striscia di Gaza all'annuncio di questo accordo. Le masse palestinesi vogliono che finiscano i bombardamenti, che finisca il quotidiano stillicidio di morti e distruzione che l'esercito genocida dello Stato di Israele, armato dall'imperialismo, ha realizzato da circa un anno e mezzo.

Il popolo e solo il popolo è la forza motrice della storia.

Noi gioiamo insieme alle masse, così come salutiamo le valutazioni positive che vengono dalle organizzazioni della resistenza palestinese. La resistenza palestinese è l'unico depositario delle decisioni nel corso di questa guerra, le masse palestinesi e la resistenza palestinese hanno realizzato con il loro straordinario, indomabile, sacrificio e resistenza a un anno e mezzo del genocidio i cui particolari non stiamo qui a riprendere perché sono stati sotto gli occhi di tutti e sotto l'occhio del mondo.

L'accordo, dal punto di vista della resistenza, contiene dei punti ritenuti positivi:

lo scambio dei prigionieri. La liberazione dei prigionieri palestinesi è un risultato assolutamente importante.

Il ritiro delle forze israeliane. Scrive il comunicato, espressione delle forze in Italia che sostengono la resistenza: “l'esercito israeliano si ritirerà nel corso delle fasi di cessate il fuoco dalla Striscia di Gaza. Il ritiro comprenderà anche l'asse Netzarim che divide in due la Striscia e l'asse Philadelphia che separa Gaza dall'Egitto. E’ riconosciuto nell'accordo il ritorno dei profughi al Nord, il piano di pulizia etnica per svuotare il nord di Gaza è così respinto. Secondo l'accordo, gli sfollati del nord di Gaza che sono stati spinti verso il sud potranno fare ritorno senza limitazione. Infine, è previsto l'ingresso degli aiuti umanitari che sono stati finora usati come strumento di pressione contro i palestinesi, specialmente al Nord della Striscia di Gaza. L'ingresso degli aiuti riprenderà a ritmi concordati e arriveranno anche a nord di Gaza.

Questi sarebbero risultati certi di una tregua che giustificherebbero la posizione attuale della resistenza di adesione all'accordo e il sostegno che viene alla resistenza dalla solidarietà internazionale che si è espressa in forma estesa e grande sul piano mondiale.

Il piano genocida dello Stato di Israele ha creato condizioni tali che la resistenza ha accettato per fermarlo con questo accordo. Ogni altra soluzione avrebbe permesso allo Stato sionista di Israele di continuare ininterrottamente i bombardamenti e nello stesso tempo di rendere ancora più difficile le incredibili condizioni di sopravvivenza delle masse in tutta la Striscia di Gaza, per di più in un contesto generale che evidentemente non è favorevole alla resistenza palestinese e alla lotta del popolo palestinese.

In Cisgiordania l’autorità collaborazionista ha aperto il fuoco e ha sviluppato la repressione verso la brigata Jenin per imporre nella Striscia di Gaza il dominio assoluto di questa forza collaborazionista, nel mentre i coloni, sostenuti dall'esercito israeliano, hanno continuato la loro azione di aggressione e di occupazione di parte del territorio della Cisgiordania. Quindi la resistenza e le masse palestinesi si sono trovate sostanzialmente tra due fuochi, il fuoco del dell'esercito sionista sostenuto dall'imperialismo e l'aggressione interna in Cisgiordania di un'Autorità palestinese che ha sposato le ragioni dell'occupante e risponde ai diktat dell'imperialismo. Anzi, per essa viene prevista, nelle dichiarazioni, nei piani del sionismo e dell'imperialismo, una installazione come governo fantoccio non solo in Cisgiordania ma nella Striscia di Gaza. Questa è una condizione sfavorevole alla resistenza del popolo palestinese.

E’ andato avanti il piano israeliano di soffocare, almeno temporaneamente, le forme di solidarietà e le forze della solidarietà col popolo palestinese. Questo in Libano con l'attacco a Hezbollah e l'occupazione di una parte del territorio libanese, come in Siria dove, approfittando del crollo del regime antipopolare di Assad, lo Stato di Israele ha bombardato il territorio siriano, le sue postazioni militari, ha occupato le alture del Golan e ha esteso questa occupazione con la chiara intenzione di conservare il controllo in Libano di parti del territorio e di avere sia in Siria che in Libano governi favorevoli alla repressione delle forze solidali al popolo palestinese.

Una condizione quindi di oggettivo accerchiamento della resistenza e di possibilità che il regime sionista producesse un'ulteriore sforzo nella pulizia etnica e nel genocidio.

Né la resistenza ha potuto contare sull'aiuto degli Stati arabi reazionari. Lo stesso Iran che si è sprecato in dichiarazioni di solidarietà al popolo palestinese e alle forze che hanno combattuto a suo fianco, dagli Hezbollah agli houthi, è restato sostanzialmente immobile di fronte agli attacchi ricevuti sul suo territorio da parte dello Stato sionista d'Israele.

Per non dire il ruolo che hanno svolto il regime giordano, il regime egiziano e i regimi delle monarchie petrolifere arabe.

Quindi la resistenza non ha avuto il sostegno dei paesi arabi nonostante lo Stato di Israele abbia apertamente attaccato i regimi arabi e abbia fatto capire che il suo disegno è quello di essere potenza predominante a livello regionale.

Infine il cambio di Presidenza negli Stati Uniti ha reso credibile la minaccia imperialista di un passo ulteriore nel piano genocida. Trump ha apertamente dichiarato di avere tutte le intenzioni di lasciare mani libere allo Stato sionista di Israele, intensificando il suo sostegno economico, militare, politico e diplomatico con Israele perché possa condurre fino in fondo la sua guerra contro Hamas, contro la resistenza, contro il popolo palestinese e che venga ristabilita l'alleanza di ferro sotto l'egida dell'imperialismo tra lo Stato d'Israele e regimi arabi.

Trump, ancora prima del suo insediamento, ha dichiarato che se il 20 gennaio non ci fosse stato un accordo a difesa degli interessi generali dell'imperialismo USA e della copertura totale del regime sionista governato da Netanyahu, avrebbe scatenato l'inferno. Nello stesso tempo Trump, proprio nelle ore che precedono il suo insediamento, fa sentire chiara la sua voce attraverso ministri e parti della sua amministrazione che dichiarano apertamente che la Presidenza Trump dell'imperialismo americano sarà la più vicina che ci sia mai stata alla storia al regime sionista israeliano.

Sono state queste le condizioni che hanno reso possibile il sì del governo Netanyahu all’accordo. Sono state queste le assicurazioni che sono state date al regime di Netanyahu che l'hanno spinto a firmare l'accordo e a sopportare la dissidenza interna al governo, testimoniata dalle dimissioni, poche ore fa, dei ministri dell'estrema destra, tranne il ministro delle Finanze che indebolisce solo parzialmente il regime di Netanyahu, visto che ottiene subito il consenso all'accordo della cosiddetta opposizione interna allo Stato d’Israele.

Quindi, nel valorizzare i risultati che la resistenza palestinese e il popolo con i suoi festeggiamenti fa in queste ore dell'accordo è assolutamente necessario guardare al quadro complessivo che ci fa dire, come proletari comunisti, che è presto per festeggiare come una grande vittoria questo accordo e quando si dice che è presto per festeggiare con una grande vittoria, in nessuna maniera si vuole sottovalutare il peso e l'importanza che la resistenza ha conseguito in questo drammatico anno e mezzo in cui non solo è riuscita a evitare la sua distruzione pianificata da regime sionista sostenuta dall'imperialismo, non solo, è riuscita a far sì che numerose perdite siano state inflitte alle forze armate genocide del sionismo, è che non si sia indebolito il rapporto, soprattutto a Gaza, tra masse popolari e resistenza.

Non va utilizzata l'argomentazione che la resistenza del popolo e delle masse popolari è invincibile per sottovalutare lo stato reale delle cose in questo momento drammatico e cruciale della lotta del popolo palestinese.

La resistenza è invincibile se il popolo è unito. La resistenza è invincibile se ha nel suo DNA un progetto e un piano, una guerra di popolo di lunga durata guidata dalle forze proletarie progressiste in grado di sconfiggere, come la storia ha sempre dimostrato, il regime sionista sostenuto dall'imperialismo. Altrimenti, dietro la tregua e dietro l’elogio della resistenza e del popolo, si cela non l'avanzamento, ma lo status quo.

Lo status quo rende fragile la tregua e l'accordo. Tutti sanno che la tregua è fragile, come pure l'accordo, tutti sanno che il regime sionista è pronto a utilizzare qualsiasi pretesto per continuare sistematicamente l'attacco alle forze della resistenza con il piano di estensione dell'occupazione e del genocidio.

Quindi in questo contesto è necessario non fermarsi, ma avanzare. In questo contesto è necessario riorganizzare la resistenza delle masse, è necessario ricostruire e far avanzare l'unità del popolo palestinese perché agisca come blocco unico contro il regime sionista. È molto positivo che i tanti martiri della resistenza palestinese, uccisi dalla mano criminale dello Stato d'Israele, abbiano trovato nel contesto di una manifestazione aperta della barbarie del genocidio sionista la possibilità di rinnovare le proprie forze, perché è chiaro che nuove leve, come viene dichiarato, hanno alimentano la resistenza e il piano genocida non ferma, ma alimenta la ribellione e la volontà delle masse palestinesi di resistere e contrattaccare e costruire le condizioni, interne e internazionali, perché la vittoria sia possibile.

Per questo il nostro punto di vista è che bisogna ora più che mai intensificare la solidarietà internazionale e internazionalista intorno alla resistenza palestinese, ora più che mai essere vicini alla parola d'ordine di fondo della resistenza palestinese che dice che la Palestina deve essere liberata “dal fiume al mare”, ora più che mai continuare la lotta all'interno dei nostri paesi per mettere fine al sostegno incondizionato, politico, militare ed economico, che tutte le forze dell'imperialismo, a partire dall'imperialismo americano, intendono fare per chiudere per sempre la partita della resistenza palestinese, per chiudere per sempre il futuro della Palestina e ripristinare a livelli più alti il tallone di ferro del dominio dello Stato sionista come gendarme mondiale in tutta l'area contro le nazioni e i popoli oppressi dell'area, contro la resistenza di tutti i popoli e la lotta di liberazione nazionale e sociale di essi.

Quindi nell’unirci alla resistenza e al popolo palestinese, tocca a noi fare la nostra parte e la nostra parte è di valutare esattamente lo stato delle cose dentro cui si muove il rafforzamento della nostra azione tattica e strategica, a fianco del popolo palestinese e della resistenza fino alla vittoria.

Tutti noi consideriamo come fondamentale la lotta di liberazione del popolo palestinese e pensiamo che essa sia ritenuta tale da tutti i proletari e dai popoli oppressi di tutto il mondo che stanno manifestando la loro solidarietà. Il migliore aiuto alla resistenza palestinese, alla lotta di liberazione, è rendere sempre più forte la lotta all'interno dei paesi imperialisti e all'interno di tutti gli Stati, le nazioni oppresse, della via della liberazione internazionale dall'imperialismo, via che storicamente non può che essere la guerra di popolo in ogni paese oppresso dall'imperialismo e nelle condizioni adatte a ciascun paese, la guerra rivoluzionaria che rappresenta il necessario strumento di unità all'interno dei paesi imperialisti.

domenica 19 gennaio 2025

pc 19 gennaio - A Milano, ancora per la Palestina

 













pc 19 gennaio - Un libro utile e interessante per il dibattito

Le classi sociali in Italia oggi

Recensione al libro di Pier Giorgio Ardeni edito pochi mesi fa da Laterza.

di Gian Marco Martignoni

Se già Gyorgy Lukacs, nella prefazione autocritica all’edizione del 1967 di “Storia e coscienza di classe“ , nel sottolineare i pregiudizi idealistici che avevano caratterizzato il suo capolavoro giovanile si era interrogato sulla “formulazione di una coscienza «attribuita di diritto», nella slavina ideologica che ha duramente investito il movimento operaio organizzato, è stata addirittura messa in dubbio, sulla scorta di un certo blayrismo d’accatto, l’esistenza delle stesse classi sociali, in nome di una presunta predominanza della classe media.

Questo discorso ha fatto breccia ed è diventato un cardine delle politiche inaugurate dalle formazioni politiche che si sono susseguite alla mutazione genetica della sinistra post-1989: mentre un tempo la classe operaia veniva considerata il motore della trasformazione sociale, l’affermazione del neoliberismo ha coinciso con la fine di qualsiasi prospettiva di emancipazione delle classi subalterne. Cosicchè dai partiti di classe velocemente si è passati ai partiti “pigliatutto“ o interclassisti, in quanto, come acutamente segnala Pier Giorgio Ardeni nel recente libro “Le classi sociali in Italia oggi“ (Laterza, pagg. 277, euro 20), l’abbandono di ogni bussola di classe ha permesso alle formazioni reazionarie e populiste di cavalcare

pc 19 gennaio - Ribadiamo la presa di posizione di 'proletari comunisti' sull'accordo in corso in Palestina - un ulteriore approfondimento per ore 12 Controinformazione Rossoperaia uscirà a breve

La prima presa di posizione di Proletari Comunisti è stata espressa in un WatsApp il 16 gennaio

Noi pensiamo che sia presto per festeggiare, noi pensiamo che 

vada ribadito ora più che mai che la lotta è di lunga durata e che

bisogna costruire la guerra di popolo. 


Serve la solidarietà e l’azione internazionale e internazionalista 

più che mai contro il regime genocida e guerrafondaio 

israeliano e le mani libere con sostegno militare promesse 

dall’imperialismo Usa targato Trump, al cui carro si legano i 

governi imperialisti europei - Italia del governo Meloni in prima

fila - i regimi arabi reazionari, i collaborazionisti dell’Anp.

pc 19 gennaio - "I primi ad opporci alle guerre imperialiste siamo chiamati noi operai con gli scioperi..." - Un intervento di un compagno operaio dell'Ex Ilva Taranto

 

Guerra, ricorre continuamente, ad ogni edizione di ogni tg megafono della propaganda imperialista. Non possiamo fare a meno di sentire come questa barbarie della politica sia sempre più condizione da normalizzare tra le masse. Perché sì, la guerra non è conseguenza di condizioni sfavorevoli dovute a strane congiunzioni astrali, ma bensì è frutto della specifica volontà dei capitalisti e dei governanti che li rappresentano di tutto il mondo, i nostri mostri compresi. Ad ogni periodo di crisi del capitale, ad ogni stagnazione dei profitti seguono sempre delle guerre, che portano nient’altro che miseria, sofferenza, perdita tra le genti cosiddette “comuni”, alle quali noi apparteniamo, e nuove spartizioni di bottino tra i ricchi che usano, che abusano, dei poveri ai quali queste guerre vengono imposte con la forza e la violenza di combatterle.

Ed è la rapina di nuove terre che ha giustificato e che comunque continua a giustificare, nonostante la tregua, attraverso la narrazione filosionista dei media di regime, il genocidio dei palestinesi, il più grande massacro che la Storia recente ricordi. E questo massacro è potuto accadere grazie agli immensi aiuti inviati dall’Occidente al proprio cane da guardia in Medio Oriente. I più grandi alleati di Israele non è un caso che siano gli Stati Uniti, una nazione che sin dalla sua nascita ha conosciuto la violenza, una nazione nata essa stessa dal massacro dei popoli indigeni per far posto ai coloni, una nazione che è come un’epidemia la quale ovunque arrivi uccide.

Sappiamo benissimo qual è la politica di Trump nei confronti dello scontro tra palestinesi ed israeliani, ma l’amministrazione a maggioranza democratica con a capo Biden, con un colpo di coda prima di

pc 19 gennaio - Il governo prepara nuove norme per espellere gli immigrati - Facciamole fallire come i centri di detenzione in Albania...


"Il numero di espulsioni e rimpatri dei cittadini stranieri diventerà uno dei parametri più importanti per valutare prefetti e questori. Lo ha deciso il ministero dell’Interno, che sta lavorando a una nuova stretta, le stazioni di polizia dove trattenere i migranti irregolari e verrà messa in atto una riorganizzazione interna più gerarchica del rapporto tra territori e dipartimento di Pubblica sicurezza". 

Per fortuna, dobbiamo "ringraziare" la burocrazia italiana, la carenza dei fondi necessari per mettere a disposizioni aerei, la forte resistenza dei paesi di origine dei migranti a riprendersi i migranti..., perchè non sarà così semplice passare dalla normativa ai fatti.

Ma sull'immediato queste ulteriori norme repressive per cacciare i migranti daranno luogo a continue vessazioni, ad ancora più lunghe detenzione nei centri-lager, a controlli repressivi, e agli arbitri di polizia, prefetture.  La nuova stretta dovrebbe introdurre tre tipologie di possibilità di espulsione: come

sabato 18 gennaio 2025

pc 18 gennaio - "I diritti speciali nello Stato senza limiti" - Un commento di A. Algostino - A proposito di scudi penali e privilegi delle forze dell'ordine - Qual'è e chi fa la violenza

Alessandra Algostino (Su Il manifesto del 18/1/25)

Le immagini e la retorica delle forze di polizia vittime della supposta violenza dei manifestanti, oltre a stridere con il contenuto degli stessi video, sono emblema di una concezione autoritaria dello stato e strumento della sua legittimazione culturale. Raccontano di una distorsione della verità, di una narrazione che, grazie ad una informazione troppo spesso supina, è ripetuta con insistenza, sino a tramutarsi in univoca realtà, modellando così «l’opinione e quindi la volontà politica nazionale» (Gramsci).

Un suggerimento per giornalisti mainstream, ma anche per pubblici ministeri e giudici: assistere a qualche manifestazione, possibilmente non dietro il cordone della polizia.

Evocare a gran voce scudi penali e privilegi per le forze dell’ordine, arricchendo il corredo già pronto nel disegno di legge sicurezza (aggravanti, tutele rafforzate, pagamento di spese legali, licenze d’armi), supporta l’idea di uno stato fondato sull’autorità e sull’obbedienza.

Autorità e obbedienza appartengono ad orizzonti estranei alla democrazia, che si fonda, imprescindibilmente, sulla partecipazione e sull’uguaglianza, sulla «pari dignità sociale» (articolo tre della Costituzione), sul pluralismo e sul conflitto.

Nella democrazia disegnata dalla Costituzione – dovrebbe essere ovvio – al centro è la persona, la garanzia della sua dignità, non lo Stato e le sue istituzioni; la seconda parte della Costituzione (l’organizzazione dello Stato) è strumentale rispetto alla prima (principi, diritti e doveri della persona).

Sostituire il principio di autorità alla partecipazione, la ragion di stato al pluralismo e al conflitto, la primazia delle istituzioni alla centralità della persona, non è certo poco in termini di sovversione dei paradigmi democratici, ma non nemmeno è tutto.

La volontà di istituire privilegi per le forze di polizia, di dotarle di immunità, scardina anche il principio di uguaglianza e il concetto di limite. Ci sono cittadini “più cittadini” di altri, funzionari pubblici più rilevanti di altri, a dimostrazione che lo Stato non intende identificarsi con i cittadini e nemmeno con la garanzia del diritto all’istruzione o del diritto alla salute, ma con l’ordine pubblico; fine non è la sicurezza dei diritti e la sicurezza sociale, ma una coesione sociale intesa come sterilizzazione della società, a beneficio di alcuni.

L’uguaglianza come connotato del diritto proprio di una democrazia cede il passo a diritti speciali: il

pc 18 gennaio - ANCHE A BERGAMO IN PIAZZA PER RAMY DOMENICA 19 GENNAIO, SOSTEGNO E PARTECIPAZIONE

Dalla manifestazione del 9 gennaio a Milano, corso Lodi, immediatamente dopo la diffusione dei video dell'inseguimento criminale e omicida da parte dei carabinieri al motorino di Ramy e Fares al Corvetto. Un video per non spegnere la rabbia, la voglia di  giustizia e di rivolta contro lo stato di polizia.

google.com/file/d/1AzGa2qm1rWeawghtA3kUEPVnKTS_0Ulb/view?usp=sharing


 

Dall'appello per il presidio dell'Assemblea per Ramy, Bergamo.

Le immagini dell’inseguimento della moto sulla quale viaggiava Ramy ElGaml sono terribili, ancor di più lo sono se oltre al video si attiva l’audio e si ascoltano le parole degli agenti. Ramy è morto a 19 anni, ucciso dall’urto alla fine di un inseguimento insensato, senza sapere quale fosse il capo di imputazione, senza concedere la garanzia di rimanere vivo. Ma la garanzia se la sono assicurata gli agenti che hanno condotto la caccia. Se la sono assicurata minacciando due testimoni e costringendoli a cancellare i video che avrebbero dato immediatamente una chiara lettura dei fatti di quella sera.

Ora, dopo l'uscita di quelle immagini, lo Stato tenta di ammorbidire quello che è stato un vero e proprio assassinio, lo fa reprimendo le proteste di tutti quei giovani che in queste settimane hanno manifestato per Ramy.

Il viceministro Salvini aveva detto al Tg2 Post: "vedere che ci sono carabinieri indagati per la tragica morte di un ragazzo mi fa male"; il ministro dell’Interno, Piantedosi aveva dichiarato: "anche per loro vale la presunzione di innocenza". Lo Stato, il governo Meloni dicono chiaro che il cuore di questo loro sistema sono carabinieri, polizia, altrimenti la loro Italia, l'Italia dei padroni, dei ricchi, degli speculatori, dei parassiti "crolla".

Senza giustizia non ci può essere, non ci deve essere pace! Noi tifiamo per rivolta. Tifiamo per la rabbia di questi ragazzi, perché è questa che ci permette di tenere viva la possibilità che per Ramy ci sia giustizia.

pc 18 gennaio - A.C.A.B.: la Val Susa secondo Netflix vs la realtà che viviamo. UNA FICTION DA BOICOTTARE

Movimento No Tav da notav.info

In Val Susa abbiamo avuto modo di vedere A.C.A.B., la serie prodotta dalla multinazionale americana Netflix e uscita mercoledi 15 gennaio. Eravamo curiosi di osservare come una fiction di tale portata avrebbe trattato la nostra terra e la nostra lotta. Quello che abbiamo visto non ci ha colpiti: la Val Susa, in questo caso, è solo un pretesto narrativo per introdurre la storia dei reparti celere protagonisti.

È significativo, tuttavia, che la lotta No Tav venga mostrata in modo macchiettistico e violento, in linea oltretutto con la retorica giornalistica che abbiamo visto in questi anni. La rappresentazione equilibra forzatamente le violenze, suggerendo una simmetria tra le parti, con un ferito per parte, come se il peso

pc 18 gennaio - Nuovo corteo a Milano per la Palestina

 

SABATO 18 GENNAIO Invitiamo tutte e tutti a partecipare al

67° corteo a Milano organizzato dalle associazioni palestinesi per

FERMARE IL GENOCIDIO a Gaza e la PULIZIA ETNICA in Cisgiordania

Partenza ore 16 Porta Venezia con termine in San Babila

(viale Piave-viale Premuda-Piazza 5 Giornate-C.so Porta Vittoria-Largo Augusto-C.so Europa)

pc 18 gennaio - Cisl: "Partecipazione al Lavoro" = subordinare per legge i lavoratori alle sorti delle aziende/del capitale

"L’edizione di giovedì sedici gennaio della cloaca massima dello pseudo giornalismo italiano, il Giornale, contiene un articolo nel quale si dà conto di uno scontro verbale tra Maurizio Landini, segretario della Cgil, ed il suo omologo Luigi Sbarra della Cisl.
Motivo del contendere è l’indecente proposta di legge, elaborata dai cislini e recepita positivamente dalla compagine governativa, sulla partecipazione attiva dei lavoratori alle sorti delle aziende.
Qualora il progetto venisse accolto – e tradotto in legge – dalla cricca fascioleghista, i salari e gli stipendi dei dipendenti sarebbero pericolosamente legati all’andamento dei conti economici del padrone: in questo modo si incentiverebbe l’autosfruttamento per gonfiare ancora le tasche di costui.
Lo Sbarra si difende sostenendo che «la legge di iniziativa popolare promossa dalla Cisl punta a unire il Paese su un nuovo modello di sviluppo basato sulla corresponsabilità e sulla democrazia economica», ma è soltanto un inganno da cui gli unici veri produttori della ricchezza del Paese devono guardarsi come se fosse una nuova forma di peste.
La ricetta proposta dal massimo esponente della corporazione porta la stessa sempre più nelle braccia delle compagini governative"

Da un commento di Stefano Ghio - proletari comunisti Genova

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Che la Cisl sia sempre più in sintonia con i piani dei padroni e del governo Meloni lo si è visto anche negli ultimi scioperi - in particolare quello generale del 29 novembre - avvalorando così non solo la politica economica antioperaia e antipopolare ma in questa fase innanzitutto l'azione repressiva anti sciopero del governo.

La proposta di legge "sulla partecipazione al lavoro" è frutto di questa linea. Su di essa la Cisl nei mesi passati ha fatto una campagna e aveva raccolto le firme nei posti di lavoro; e la proposta è stata presentata alla camera da esponenti, non a caso, di Fdi, Fi e Noi con l’Italia.

Su di essa avevamo subito preso posizione in questo blog e tra i lavoratori.

La "partecipazione al lavoro" è di fatto una collaborazione dei lavoratori con i padroni per salvaguardare i profitti delle aziende, che come tutta la storia passata e recente ha insegnato non significa affatto ricaduta positiva per migliorare le condizioni di lavoro, salariale, della

pc 18 gennaio - Alla Fiera di Verona armi e caricatori di aziende israeliane. Rete Disarmo: “No ai prodotti di chi è accusato di crimini di guerra”...ovvero

il legame stretto tra il governo moderno fascista Meloni e il genocida nazi/sionista, che mostra le mani sporche di sangue dell'Italia nel genocidio in corso (dopo le proteste di Rete Disarmo le aziende israeliane sono state escluse(?), ndr)

Gli attivisti, in occasione dell'European Outdoor Show, chiedono inoltre il divieto di accesso ai minori ai padiglioni in cui sono esposte le armi, fatta eccezione per chi è iscritto alle Federazioni sportive da tiro

di Futura D'Aprile | 16 Gennaio 2025 

La Fiera di Verona si prepara a ospitare anche quest’anno la European Outdoor Show (Eos), la manifestazione dedicata alla caccia, pesca, tiro sportivo, nautica e sport all’aria aperta che dal 2021 si tiene nella città veneta. Quest’anno dall’8 al 10 febbraio nei cinque padiglioni che occupano i 60mila metri quadri di Verona Fiera, l’ente che ospita Eos all’interno dei suoi spazi, sono attesi 578 tra espositori e rappresentanti provenienti da tutto il mondo. Scorrendo la lista pubblicata sul sito ufficiale di Eos si trovano i nomi noti del mondo delle armi da caccia e dello sport italiani, così come aziende con sede negli Usa o nei vari paesi europei. Ma non solo. Tra i prodotti esposti nella prossima edizione ci saranno anche quelli di due aziende israeliane, la Bul Armory, che realizza armi da fuoco di alta qualità, e la Maglula, che produce invece caricatori. Le due aziende non saranno direttamente presenti all’evento, ma i loro prodotti saranno esposti da Origins STB e da Paganini.

A rendere nota questa notizia è stata la Rete italiana pace e disarmo, che monitora la manifestazione veronese fin dalla sua prima edizione. “Quando ci siamo resi conto che i prodotti delle aziende

venerdì 17 gennaio 2025

pc 17 gennaio - Il governo Meloni/Crosetto prepara l'undicesimo pacchetto di aiuti e la partecipazione italiana alla missione internazionale in Ucraina

Economia di guerra che peggiora sempre più la condizione dei lavoratori e delle masse mentre i padroni delle armi continuano ad ingrassarsi con profitti vertiginosi: il governo Meloni questo vuole e questo sta facendo da quando è al governo, con dentro il massimo rappresentante del complesso militare-industriale italiano, Crosetto, già sul libro paga della Leonardo.

Su questo terreno, quello dell'invio di armi e partecipazione italiana su tutti i teatri di guerra, non assistiamo alle balle della capa del governo che parla di risultati storici mai ottenuti su occupazione, su finanziamenti a Sanità, Scuola e Trasporti, sul taglio di tasse e altre bufale riportate dalla propaganda,

pc 17 gennaio - Ancora un colpo alla propaganda del governo Meloni: secondo il Fondo Monetario Internazionale non c’è crescita economica in Italia

 

Ancora una batosta per il governo moderno fascista Meloni che arriva direttamente dal Fondo Monetario Internazionale, di cui l’imperialismo italiano fa parte.

Nel suo aggiornamento al 'World Economic Outlook' diffuso oggi, come riporta la Reuters, Il Fondo monetario internazionale ha limato le sue stime per la crescita italiana nel 2024 e 2025 rispetto allo scorso ottobre.

Nonostante uno dei fini statutari del Fondo sia quello di “dare fiducia agli stati membri”, per il 2024 il

pc 17 gennaio - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Sulla tregua tra nazisionisti e resistenza palestinese

 

pc 17 gennaio - Migranti: il sistema dei Centri di permanenza per il rimpatrio a processo a Potenza

 Questi centri infernali per i migranti sono disumani e illegali e vanno chiusi immediatamente! 

Dei migranti nel settore maschile di un Cpr – Ansa

Si è svolta presso il Tribunale di Potenza l’udienza preliminare del processo penale sul “sistema” del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Palazzo San Gervasio che vede sul banco degli imputati avvocati, medici, agenti di polizia dell’ufficio immigrazione della questura di Potenza nonché il direttore del centro e la società che lo gestiva su appalto della prefettura.

I reati contestati dalla procura riguardano tutte le figure professionali chiamate a intervenire per la gestione e il funzionamento del centro di detenzione. L’indagine farebbe emergere un sistema criminale che aveva lo scopo di massimizzare i profitti dalla filiera delle deportazioni.

Gli stranieri detenuti, grazie alla compiacenza degli agenti di polizia e degli operatori del centro,

pc 17 gennaio - Taranto Palestina/Guerra/NO stato di polizia

 

ora più che mai con la palestina - in piazza sabato ore 18 piazza immacolata!

 

giovedì 16 gennaio 2025

pc 16 gennaio - Meloni, la servetta in servizio permanente effettivo dei peggiori mostri dell'odierno imperialismo

Il governo italiano assicura l’impunità a Netanyahu

Per sapere alcune notizie sull’Italia occorre scoprirle sulla stampa israeliana. Apprendiamo infatti dal Times of Israel che il governo italiano ha rassicurato i funzionari israeliani che il primo ministro Benjamin Netanyahu non sarebbe stato arrestato in base a un mandato della Corte Penale Internazionale se avesse visitato il nostro paese.

Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha sollevato la questione durante i suoi recenti incontri a Roma con il ministro degli Esteri e il ministro della Giustizia italiani. Solo nel pomeriggio di mercoledi ne hanno riferito le agenzie. Nessun accenno alla questione è stato fatto nell’intervista rilasciata dal ministro israeliano al Corriere della Sera nè nelle interviste-tappetino rilasciate a Rai News e Bruno Vespa su Rai 1.

A Sa’ar è stato assicurato dai ministri che il governo italiano ha ricevuto un parere legale secondo cui i capi di Stato, incluso Netanyahu, hanno l’immunità durante le visite in Italia, sulla base della

pc 16 gennaio - La Milano di Ramy e quella delle zone rosse. Un contributo


Il Ministro dell’Interno Piantedosi ha inviato una direttiva ai prefetti di diverse grandi città italiane per invitarli a individuare, con apposite ordinanze, aree urbane dove vietare la presenza di soggetti considerabili pericolosi o con precedenti penali. I controlli e i fermi sono a discrezione della pattuglia di turno, con un potenziamento degli strumenti per disporre l’allontanamento dalla città di soggetti privi di residenza. A Milano le zone rosse sono distribuite in tutta la città a macchia d’olio, e non includono solo zone centrali ma anche quartieri popolari come via Gola o Corvetto.

Istituite a Bologna, a Firenze, il 30 dicembre nel milanese, il 31 a Napoli, l’8 gennaio a Roma, queste aree off limits per alcune persone, saranno in vigore fino al 31 marzo; dalla loro istituzione a oggi, sono state controllate quasi 25 mila persone ed emessi quasi trecento provvedimenti di allontanamento (daspo urbani) a persone che non possedevano la residenza. In realtà, era già da diverso tempo che una particolare fascia di popolazione di Milano subiva questo tipo di controlli e allontanamenti dal territorio cittadino; si tratta per lo più di maschi, giovani e/o originari di altri paesi. Per un controllo dei documenti, un cittadino straniero (con permesso di soggiorno) rischia la deportazione dentro un Cpr, l’espulsione dalla città e anche dal territorio italiano. Ramy Elgaml è figlio di Corvetto, di questa Milano cupa, di un Egitto lontano. L’uscita del lungo video che mostra i suoi ultimi istanti di vita, mentre si trovava su una moto insieme all’amico

pc 16 gennaio - Lo stato sionista genocida di Israele non rispetta nessuna tregua ma continua a massacrare il popolo palestinese con l'appoggio USABiden/Trump

La prima presa di posizione di Proletari Comunisti è stata espressa in un WatsApp questa mattina.

Noi pensiamo che sia presto per festeggiare, noi pensiamo che vada ribadito ora più che mai che la lotta è di lunga durata e che bisogna costruire la guerra di popolo. 

Serve la solidarietà e l’azione internazionale e internazionalista più che mai contro il regime genocida e guerrafondaio israeliano e le mani libere con sostegno militare dell’imperialismo Usa targato Trump al cui carro si legano i governi imperialisti europei i regimi arabi reazionari, i collaborazionisti dell’Anp.

Venerdi a ORE 12 per Controinformazione Rossoperaia su questo blog un'analisi, un giudizio, una indicazione.

 Raid su Gaza dopo la tregua, 73 morti

da Repubblica

"...Il governo ha rinviato la riunione per discutere la tregua. Cinquanta morti stamattina nella Striscia: Israele ha colpito Gaza con raid intensi prima dell’alba, poche ore dopo l'accordo per il cessate il fuoco a Gaza..."