proletari comunisti

sabato 11 giugno 2016

pc 11 giugno - Ballottaggio elettorale a TORINO/BOLOGNA/MILANO/ROMA .. al peggio non c'è limite.. in particolare a sinistra

Il ballottaggio elettorale nelle diverse città sta offrendo una continuità in peggio della già ignobile campagna elettorale, conclusasi in generale con risultati scontati.

Il PD di Renzi ha perso una montagna di voti, ma nessuno di questi voti, e sottolineiamo nessuno, è andato a sinistra di Renzi, rendendo ancor di più la contesa attuale, con l'eccezione di Napoli di cui abbiamo fin troppo parlato, quella che un tempo settori di sinistra, non necessariamente extraparlamentari, avrebbero considerato una “contesa tra due destre”.

A Torino Fassino - che avrebbe fatto bene a collocarsi prima là dove Renzi lo vede meglio, su uno scranno para istituzionale del parlamento di 'nominati' che esiste e che ancor più si preannuncia - ha già fatto nel primo turno una figura di m..., ottenendo un voto “maggioritario”, per modo di dire, nettamente al di sotto della storia dei Chiamparino; e davvero rischia di essere impallinato nel ballottaggio da una delle oscure “signore” nominate da Grillo.
Ma a Torino effettivamente nessun voto è andato a “sinistra”. E ne ha fatto le spese quell'Airaudo che pensa ancora di rappresentare operai e sinistra a Torino, ma che in realtà ha ricevuto i voti, per così dire, che si merita.
Comunque, Renzi si è già smarcato anche a Torino.

Farebbe sicuramente più male a Renzi e agli interessi che rappresenta la perdita di Milano. Qui le due destre sono travestite da due manager catapultati alla poltrona di sindaco direttamente dalla postazione di affari lucrosi di cui si sono occupati fino a ieri. Ma anche a Sala è andata molto peggio di quanto lui stesso temesse, perchè non solo Parisi l'ha quasi raggiunto, e non si vede dove Sala andrà a prendere altri voti, visto che Parisi ha già messo in cassa i voti di tutte le destre e aspetta “giulivo cantando” il voto dei grillini, per molti aspetti più a destra di lui.
Per cui, con il prevedibile astensionismo che si allargherà, è possibile che sul filo di lana qui ci sia il ribaltone.
Un inciso su Milano, perchè qui bisogna dire qualche verità che in generale viene taciuta.
Dario Fo sta facendo una brutta vecchiaia. Noi tutti a sinistra abbiamo amato Dario Fo, e ancor più amavamo Franca Rame, ma da tutto il periodo della fascinazione grillina, la mente di Dario è confusa, e non per l'età, ma per l'abbandono di ogni riferimento di sinistra e di classe nel suo modo di pensare, di esprimersi. Per cui, un pò sconcertati un pò no, abbiamo assistito all'apologia dell'oscuro reazionario Casaleggio, persona che in un qualsiasi contesto di sinistra non solo non avrebbe diritto di parola ma neanche diritto di presenza. Ed è di queste ore, l'intenzione esplicita di Dario Fo di votare il candidato di destra, Parisi - sarà effetto indotto non solo del grillismo ma della corsa al “capezzale di Berlusconi”.

A Bologna, invece, Renzi “se la sfanga”, perchè effettivamente l'avversario di Merola sono i leghisti. Certo, la Bologna di oggi ha, a parte la sovversione sociale molto attiva di cui abbiamo già parlato, una deriva umana e morale del consumarsi del modello emiliano delle cosiddette “regioni rosse”, i cui sintomi sono molto appariscenti in ogni angolo di Bologna. Per cui Merola vincerà in un dilagare dell'astensionismo.
Però, per favore, qualcuno ci risparmi gli insulti all'intelligenza, alla dignità di persone, che l'aspirante sindaco, Merola, sta producendo. Merola grida ora, anche lui: “Potere al popolo”, in una specie di macchiettistica imitazione del depositario del “logo”, De Magistris; parla di “sfruttati contro gli sfruttatori”; va al corteo dei metalmeccanici; dice che non applicherà le tasse comunali ai redditi fino a 15mila euro...
C'è, però, il rischio che questo attivismo di Merola sia un boomerang. Perchè finchè ne poteva parlare in televisione, tutto bene, ma alla prima uscita in periferia (scrive Il Manifesto): “ha dovuto affrontare i cittadini infuriati con l'amministrazione: “sei venuto qui perchè hai bisogno dei nostri voti. Dove sei stato finora?”.
Poi, Merola non sottovalutasse l'alleanza di ferro, non dichiarata, tra leghisti e grillini, questi ultimi con l'ignobile Bugani che è molto tentato dal segreto dell'urna, come dice lui: “dalla possibilità di mandare a capo il tanto odiato “Pdmenoelle””.

Veniamo, quindi, a Roma che non è mai stata 'capitale' come oggi della “cattiva politica”. Qui la Raggi si appresta a raccogliere il plebiscito di ogni tipo di destra reazionaria e Renzi, e tutti i suoi potentati diversamente collocati, cercano di buttarla in caciara, chiamando a fare del voto un referendum se Roma deve fare o non fare le olimpiadi (stiano tranquilli... non le avranno comunque), chiamando a raccolta innanzitutto il mondo dello sport, i palazzinari di ogni ordine e grado, ecc. ecc.
Ma si tratta di un agitarsi inutile. A Roma la cosa più interessante non è chi farà il sindaco, ma il fatto che queste elezioni abbiano certificato come tutto ciò che appare di “sinistra” o che rivendica di essere tale, al di fuori delle lotte sociali, sia sub degradato ad elettoralismo cialtrone, sia che si tratta di professori universitari, sia che si tratti di quegli “attivisti permanenti del sociale”, quasi sempre para assistiti, alla greppia delle pubbliche amministrazioni e dell'imponente apparato parassitario del sistema dei partiti vecchi e nuovi, del sistema delle associazioni, comprendente anche una fetta di ex centri sociali.
Non vale la pena sprecare parole per Fassina e fassiniani vari, che dopo l'ignominiosa fine elettorale si scannano tra Giacchetti e Raggi, sempre con la disgustosa boria di voler rappresentare il nuovo inizio della “sinistra”.

Ma guardiamo a Il Manifesto che ospita nelle sue pagine di oggi, sabato 11 giugno, due lunghi editoriali, uno invitando al voto PD, l'altro invitando al voto 5 Stelle.
Durante la campagna elettorale, Il Manifesto, sia con la voce di Norma Rangeri, sia con vari articoli, appelli, aveva invitato con enfasi a votare oltre che Fassina anche nominativamente questo o quel candidato, presentato come il più nobile delle persone. Spariti dalla contesa come non pervenuti tutti questi nomi, ora tutti gli argomenti sono sprecati per stare “con un piede in due staffe”, o, “più nobilmente”, per tenere aggrappati lettori e redattori al carro della più degradante delle campagne elettorali che Roma abbia vissuto.
E, quindi, Floridia in un editoriale ci spiega che Renzi ha già avuto il colpo (con la precedente votazione) ma che, appunto per questo, “Renzi sta cominciando a normalizzarsi e quindi l'atteggiamento nei suoi confronti potrebbe anche uscire da una logica che in definitiva rischia di apparire subalterna, valutato sempre e solo in funzione di quello che lui fa, dice o pensa di fare”. Quindi, conclude “... non può essere considerata un'eresia il voto al candidato che esprime comunque un'opzione democratica”. Il linguaggio contorto del signore che scrive, e che in un giornale di “sinistra” non avrebbe spazio neanche nella parte delle lettere, è sostanzialmente: non teniamo conto di quello che Renzi dice e pensa di fare e votiamo Giacchetti, chiamato, qui, “opzione democratica”!

Più articolato, meno obnubilato, ma molto peggiore, è il lungo editoriale a firma di Guido Liguori che invita a votare i 5 Stelle “a piccoli passi”. E per convincere della bontà di questa scelta, deve fare il pieno delle “stronzate”.
Parte dal dire che “le altre liste più di sinistra o più di movimento non hanno vantato risultati significativi”, e aggiunge, che ormai 5 Stelle sono “vincitori e primo partito”, anzi, sono sempre meglio.
Una cosa sembrava assodata in questa campagna elettorale, e all'inizio tutti l'hanno detto, che Virginia Raggi era telecomandata da Grillo, la Raggi non lo aveva negato, anzi l'aveva giustificato per le “competenze e ruolo istituzionale” del Grillo stesso. Arriva invece questo Liguori per dire che “il movimento di Grillo ottiene oggi il suo lusinghiero risultato, introducendo, forse a sorpresa, un elemento di controtendenza con la personalizzazione della politica largamente diffusa: chi conosceva Virginia Raggi e Chiara Appendino prima che iniziassero le comunali? E' un fatto su cui riflettere. Esso indica che vi è un movimento di popolo che si esprime attraverso perfetti sconosciuti... con tanti saluti alla “democrazia del leader””. Neanche gli apologeti di Mussolini all'epoca riuscivano in questi lambiccati culti del movimento di popolo e del leader.
Non solo, ma ormai Liguori cammina sicuro e recupera, con un altro ragionamento abbastanza contorto, secondo cui un altro risultato dei pentastellari è riuscire sulle orme di Veltroni ad amputare le eccedenze, cioè a cancellare le “sinistre”, e, quindi, Grillo sta facendo uguale, ma lo sta facendo attivando “un fronte di lotta di difesa della democrazia”. Quindi, in un soprassalto aggiunge: “Rileggendo quanto ho scritto, mi accorgo di aver usato termini “classe politica”, “elites”, propri di quella teoria elitista che era sì una teoria reazionaria, ma - prosegue impunito - con la quale già Antonio Gramsci aveva capito che si doveva fare i conti”. E, qui, parte filato per descrivere con ampie citazioni di politologhi che “il popolo dei 5 Stelle ha riempito le piazze anche rispondendo a parole d'ordine demagogiche, alla famosa antipolitica... Populismo si dirà. Certo. Ma non tutti i populismi sono uguali, vi sono populismi di destra e populismi di sinistra”.
Quindi, dopo un richiamo a Podemos in Spagna, al Fronte ampio in Uruguay, tira nel suo campo: “populista è anche De Magistris”, e, quindi, continua, dicendo che De Magistris aveva alle spalle i ritratti di Che Guevara e Berlinguer (populisti anche loro, intende Liguori). Da tutto questo scaturirebbe che “è possibile un'alleanza tra la sinistra e un partito populista per far saltare il tappo delle elites al potere... le condizioni in Italia non ci sono ancora, possiamo però provare a costruirle, iniziando da queste elezioni comunali”. Pertanto, che indicazioni di voto dare? E qui, Liguori sottolinea: “alle compagne e ai compagni, a questo 5% che ancora si raccoglie intorno alle bandiere rosse della sinistra? Nessuna indicazione? Tutti liberi di disperdersi... tra astensione, Pd, 5 Stelle? Sarebbe solo la non scelta di chi ha paura di dividersi. Bisognerebbe, invece, con coraggio fare un passo. Offrire apertamente questi voti ai candidati 5 Stelle... In cambio di cosa? Non di posti o di potere, certo. In cambio di gesti simbolici e politici... la collocazione a Strasburgo, per esempio... - Liguori sa bene che a Strasburgo il M5S è parte del gruppo delle destra con l'inglese Farage – che facciano intendere a noi e a tutti che i 5 Stelle sono e vogliono essere, per dirne una, antifascisti e antirazzisti”.
I 5 Stelle sono il partito, compresi i deputati e larga parte dei suoi elettori, meno antifascisti e meno antirazzisti – a parte i leghisti dichiarati – che ci siano nel panorama politico italiano, e Grillo ha sempre avuto questa posizione di 'pancia' e di 'testa'. Ma Liguori ben sapendo di aver scritto un insulto alla verità dice: “I 5 Stelle credo non accetterebbero oggi... ma non aspettiamo di subire gli eventi, prepariamoli... Da qui potrebbe partire un discorso nuovo per la sinistra in Italia”.

La pensa lo stesso CONTROPIANO - RETE DEI COMUNISTI E ALLEATI- USB?
si direbbe di si visto l'ampiezza e il risalto con cui pubblica il testo di LIGUORI

Perchè si può votare Cinquestelle

populismo di sinistra

Ma non c'era bisogno degli argomenti di Liguori...! Larga parte dei seguaci della sinistra anti euro ha già votato al primo turno per il M5S; anche illustri studiosi di “sinistra” dello Stato quali Giannulli hanno già sponsorizzato dalle pagine di Contropiano il M5S; a Torino Airaudo ha detto che “i nostri voti sono già andati a Grillo”.

Mentre, chiaramente, tutti i rottami dell'ex sinistra, Rifondazione, Vendola, ecc., seguaci indiretti dell'ignobile carrierista Gennaro Migliore, ora urlano “la scheda bianca è un tragico errore. Votiamo Giacchetti”.

Insomma, la misura è colma, diciamo noi.

Come abbiamo scritto nel precedente testo e nell'ultimo numero del giornale proletari comunisti, lavoratori, giovani, movimenti di lotta, devono non solo non partecipare a questo 'gioco', ma rafforzare la convinzione che lo scontro di classe con governo, padroni, poteri locali, domanda il liberarsi dalle 'mosche cocchiere' e dagli 'agenti nelle nostre fila', dalla cosiddetta “sinistra romana”. 
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Pubblicato da fannyhill alle 23:54 Nessun commento:
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pc 11 giugno - Quotidiano Francia - i maoisti francesi per il 14 giugno

Mardi, toutes et tous dans la rue pour affronter la bourgeoise et sa loi.
foto di Parti Communiste maoïste.
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pc 11 giugno - Quotidiano Francia - lo Stato borghese pone una serie di divieti per la manifestazione nazionale del 14 giugno


L’Etat relance une série d’interdiction de manifester pour la manif du mardi 14 juin 2016

Attention, l’État retente le coup, plusieurs personnes participant au mouvement social contre la Loi travail se sont vues notifier samedi par les forces de l’ordre des interdictions d’être présent à la manifestation du 14 Juin et dans le quartier de République. Ces décisions "individuelles" vont sûrement continuer à être distribuées dans les jours prochains, à Paris comme en province. Elles sont basées sur l’article 5 3° de la loi sur l’État d’urgence.
Plus précisément il est interdit aux personnes concernées d’être présentes dans le 5è, 6è, 7è, 13è, 14è et 15è arrondissements de Paris entre 10h et 20h mardi 14 Juin et sur la place de la République et aux alentours de 18h à 7h le lendemain matin.
Important : cette fois, les flics refusent de remettre la décision aux gens concernés, ce qui empêche de faire le recours. Pour pouvoir attaquer la décision devant la justice administrative, il faut impérativement en avoir une copie. Or, les flics font signer l’arrêté mais ensuite refusent de remettre la copie aux intéressé-e-s !
Il faut donc refuser de signer tout papier s’ils ne sont pas en deux exemplaires dont une copie pour vous.
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Pubblicato da maoist alle 23:30 Nessun commento:
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pc 11 giugno - Dalla Cgil all’Usb: “Scusate il ritardo” ... Dalla padella alla brace... Così davvero il 'ritardo' dalla costruzione del sindacato di classe diventa epocale... Il tempo. neanche lungo. sancirà di che cosa di tratta

CGIL fuoriusciti assemblea
Oggi, 11 giugno, a Roma, un’assemblea molto partecipata ha sancito l’adesione ad USB di tanti dirigenti e militanti che hanno ritenuto concluso il proprio percorso in Cgil.
Provengono da tante regioni, da aziende, fabbriche ed uffici, da categorie diverse, con un obiettivo comune: continuare l’esperienza e la lotta sindacale nell’Unione Sindacale di Base.
Sergio Bellavita, nella sua introduzione, rivolto sorridendo ad USB ha detto “… eccoci in USB, scusate il ritardo….”. Una battuta alla quale è stato risposto con calore con un applauso e con un sentito: “Benvenuti!”.
La storia dell’opposizione in Cgil è sostanzialmente finita. Da anni compagne e compagni hanno tentato di mantenere in Cgil la speranza di un cambiamento radicale delle politiche di questa
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Pubblicato da maoist alle 23:21 Nessun commento:
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pc 11 giugno - Un editoriale di un coglione - Infoaut sale sul carro dei 5 stelle, come prima era salito su quello dei 'forconi' - Quando il movimento è tutto e il fine è ..un altro

Un coglione in libertà

La situazione può diventare eccellente?

  • Negli anni tante cose si possono dire del M5s, ma certamente nulla che abbia a che fare con il terrore per il cripto-fascismo. Anzi, adesso dovrebbe essere a tutti chiaro che quei grotteschi allarmi sono stati (oggettivamente e talora anche soggettivamente) al servizio del vero nemico, cioè il Partito Democratico, e del suo mostruoso gemello leghista, quello sì davvero espressione di una destra sociale.
Coglione, ma la Lega vota PD o Grillo?

Ora, invece, improvvisamente illuminati dai raggi delle amministrative, ecco che tanti degli ideologi anti-grillini, con la loro ontologica puzza sotto il naso per il cosiddetto populismo e soprattutto per il popolo in carne e ossa, compiono un’imbarazzata svolta. Con goffe contorsioni linguistiche e improbabili analisi di fase, tentano di salire sul carro dei possibili vincitori, dopo avere per l’ennesima volta fallito nel sostegno alle cadaveriche listarelle di sinistra. Ovviamente, non si sente nessuna autocritica per gli errori prospettici del recente passato, né per le continue scomuniche emanate nei confronti di chi ha provato a confrontarsi con le ambivalenze soggettive della composizione del M5s e del cosiddetto populismo. C’é solo, ancora una volta, lo sguardo rivolto alle dinamiche istituzionali, all’autonomia del politico, ai codici della rappresentanza. Ed è ancora una volta, manco a dirlo, lo sguardo sbagliato.

Coglione, cosa c'è di più di 'autonomia del politico' del Movimento di Grillo, strutturalmente estraneo a ogni movimento sociale e di classe, in ogni angolo del paese?

In questi anni, infatti, il M5Ss è mutato. Irrigidito nella sacralità costituzionale e dunque legalitaria, ha perso varie occasioni per spingere avanti quell’esigenza di movimento che in esso si riversa. Tuttavia, la caoticità che ha continuato a connotarlo non è stata del tutto intorpidita nel ruolo istituzionale: all’oggi il M5s resta, anche in modo indipendente dalla volontà della sua nuova dirigenza, uno spazio di espressione quantomeno elettorale del rifiuto del governo renziano della crisi e di contrapposizione al PD. Permane insomma un’anomalia, che impedisce la chiusura del cerchio del Partito della Nazione. 

Da questo punto di vista, nel suo essere caotico punto di raccolta di pulsioni e passioni diverse e comunque di malcontento, il M5s può essere tradito solo dalla fretta del governo, cioè dall’omologazione istituzionale che negli ultimi anni i suoi dirigenti hanno parzialmente determinato.
In questo scenario, che fare almeno sul breve periodo? Osiamo una risposta: scommettere in modo ragionato e organizzato sul caos

Coglione, ma quale caos? Basta che vedi Roma per renderti conto che non c'è niente di più candidato costruito per vincere della signorina telecomandata Raggi

L'autunno caldo del coglione... con i 5 stelle nel referendum 
costituzionale... 
siamo capaci verso l’autunno di stare dentro, in modo ragionato e organizzato appunto, a quel no sociale che da tanti soggetti diversi si leva rispetto al referendum costituzionale? Sia chiaro: fin dal principio la costituzione è stata giocata contro le lotte, in quanto dispositivo di compromesso, pacificazione e neutralizzazione del conflitto di classe. Inoltre, appellarsi oggi a una difesa della costituzione formale quanto è da ormai molto tempo abrogata dalla costituzione materiale è debole e velleitario. Ma non è questa la posta in gioco. Per molti soggetti colpiti dalla crisi, soprattutto di un ceto medio che vive repentini processi di declassamento e impoverimento, la costituzione è una sorta di significante vuoto, riempito dalla propria voglia di riscatto e giustizia sociale. È un mito mobilitante, e come tutti i miti può essere usato indipendentemente dal suo significato reale. È quindi evidente che la posta in gioco è l’accettazione o la contrapposizione del governo Renzi,

Si può essere contro Renzi da destra, Lega-5 stelle, o da sinistra attivando un movimento sociale e di classe

Il coglione ha già scelto
e in questa partita possiamo entrare in interlocuzione con tante delle figure che oggi hanno espresso non solo con l’astensione ma anche con il voto alle amministrative il rifiuto delle politiche del PD.
Ancora una volta, grande è il disordine sotto il cielo: siamo in grado di provare a trasformarlo in una situazione eccellente?
Pubblicato da maoist alle 23:16 Nessun commento:
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pc 11 giugno - Rosarno - l'ex on. Soriero, ex Pci, è una carogna razzista

L'ex onorevole Giuseppe Soriero, docente di storia del mezzogiorno presso l'Università di Catanzaro, studioso del sud e cultore del “dramma della fuga dei giovani”, è una carogna razzista, peggiore della ndrangheta.
Giustamente Tonino Perna in una lettera a Il Manifesto ha stigmatizzato le cose che questo lurido personaggio, ex Pci, ha detto nel corso della trasmissione 'Linea notte'.

Chiamato in causa per esprimere un giudizio su quello che stava avvenendo a Rosarno: l'assassinio da parte di un carabiniere e la protesta dei braccianti migranti, tenuti in condizioni di schiavitù in un inumano ghetto, questo troglodita dichiarava: “C'era un ruolo determinante della ndrangheta nei recenti gravi episodi che hanno portato alla morte del giovane maliano... La questione più grave è che i migranti, braccianti di Rosarno si drogano e che bisognerebbe intervenire per stroncare questo fenomeno”. E a chi gli chiedeva dallo studio “ma come fanno questo africani che sono poverissimi, che prendono 15 euro al giorno, a comprarsi la droga?”, Soriero diceva, prima, che “si tratta di contributi che lo Stato dà alle associazioni...”, poi “la ndrangheta distribuisce gratuitamente la droga per controllare questi migranti...”.

Tonino Perna nella sua lettera a Il Manifesto prosegue, scandalizzato, che “non si possono fare simili affermazioni”, che “Soriero deve smentire e chiedere scusa ai braccianti di Rosarno e a tutti i migranti la cui immagine è stata così brutalmente calpestata...”.

Diciamo: lascia perdere Perna... A questo professore bisogna rendere la vita difficile, all'Università di Catanzaro prima di tutto, e se va ancora in giro a presentare il suo libro “Sud: vent'anni di solitudine”, con prefazione di Romano Prodi.
Pubblicato da fannyhill alle 23:15 Nessun commento:
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pc 11 giugno - L'imperialismo yankee sotto la presidenza Obama rilancia i bombardamenti in Afghanistan, mentre opera per unire in un'unica alleanza militare asimmetrica tutti i paesi dell'Asia in funzione anticinese

DOPO MESI di dibattito il presidente americano Barack Obama avrebbe preso la decisione di espandere l’azione militare Usa in Afghanistan ed autorizzare ove necessario anche  bombardamenti aerei per colpire e  fermare i talebani ,che si starebbero preparando a una controffensiva estiva. Lo riportano alcuni media americani citando fonti dell’amministrazione.
La Casa Bianca prevede quindi un’intensificazione dell’aiuto alle forze armate afghane, come da tempo chiedono i vertici militari Usa, cambiando anche le regole di ingaggio. I 9.800 soldati americani ancora in Afghanistan, comunque, non saranno coinvolti in combattimenti diretti.
Pubblicato da maoist alle 23:01 Nessun commento:
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pc 11 giugno - Manifestazioni metalmeccaniche: i sindacati confederali danno i numeri... Occorrono scioperi come forma della guerra di classe oggi necessaria

I dati ufficiali degli scioperi regionali per il contratto forniti dalle segreterie confederali metalmeccaniche parlano di partecipazione dell'85% dei lavoratori.
Pur non entrando in questo gioco delle cifre, la gran parte degli operai sa bene che questa cifre non corrispondono al vero e che le manifestazioni regionali tenutesi sono state in generale poco partecipate, tranne alcune eccezioni, e che proprio le manifestazioni sono un termometro molto più serio delle cifre sbandierate dai vertici confederali.
Ma, soprattutto, è il clima di queste manifestazione che in generale testimonia la scarsa partecipazione degli operai.
In quasi nessuna manifestazione vi è stata alcun tipo di contestazione, mentre qualsiasi sindacalista che oggi facesse delle assemblee generali nelle fabbriche del nostro paese sa bene che queste contestazioni, per non dire di più, ci sarebbero, eccome.
I cortei sono stati pieni di delegati e funzionari sindacali, in generale coperti da permesso sindacale, e si può dire che quasi sempre abbiamo visto manifestazioni piene di bandiere cisl e uil che spesso e volentieri non corrispondono affatto alla effettiva rappresentanza anche degli operai.
Un esempio tra tutti Landini, che generalmente in manifestazioni di pochi anni fa era circondato da masse di operai, in genere della Fiom, che lo vedevano come loro effettivo portavoce – anche allora però più televisivo e da comizio – della parte più viva, critica verso Fim e Uilm, sindacati del padrone e verso la stessa Cgil della Camusso. Invece, questa volta sfilava quasi esclusivamente con una massa di bandiere della parte sindacalizzata della Fim, che si vede solo in questo tipo di manifestazioni.
Quindi, lasciamo perdere “l'85%”... !
Tanto per capirci, all'Ilva di Taranto la Fim cisl deve fare un gioco truccato dei dati per trasformare uno sciopero non partecipato in uno partecipato, e, quindi, parla del 42% dei lavoratori nel servizio del 1° turno. Fosse anche vero, corrisponderebbe a meno del 10% del totale dei lavoratori dell'Ilva, facendo tara di un circa 20% che è fuori dalla fabbrica per varie ragioni.

Questo non vuol dire affatto che gli operai non vogliono il CCNL e non hanno chiaro la piattaforma dei padroni metalmeccanici che vuole praticamente cancellare il contratto nazionale, dare aumenti ad una piccola parte dei lavoratori, dando un colpo definitivo ai salari già bassi e falcidiati, per non parlare di altre cose, come condizioni di lavoro, sicurezza, diritti, che in questa contesa contrattuale non ci sono neanche entrati, non solo per volere dei padroni ma soprattutto per volere delle direzioni sindacali.
Ma tutti comprendono che lo scontro sui contratti è dettato dalla logica del padrone, per cui: se tu dai un dito io mi prendo tutta la mano, sapendo di poter contare, non solo sull'unità del fronte padronale ma sul governo più padronale del dopoguerra.
Questo dato era stato bene analizzato da proletari comunisti in un articolo fatto a suo tempo, che inquadrava esattamente, sindacalmente e politicamente, la contesa contrattuale, e che ripubblichiamo in altro post.

Ritornando, per così dire, sul pezzo, Palombella, artefice prima all'Ilva e poi da segretario nazionale Uilm dei peggiori accordi nazionali e aziendali, rivendica che il contratto sta a buon punto e che “siamo a metà del guado” e che ora l'opera deve essere portata a termine. E' già un preannuncio di una firma, con piccoli ritocchi, della trattativa in corso. Ha fatto questo discorso a Napoli, dove esiste già la battuta giusta: “Facimme a facc feroce”, e quindi annuncia un possibile nuovo sciopero generale con manifestazione nazionale a Roma.

Ma, a dir la verità, questa volta Landini ha fatto peggio di Palombella. Ormai da quando ha abiurato alla parte del “grande oppositore e della voce di lotta della Fiom” e ha abbandonato la farsesca storia della “coalizione sociale” (su cui è calato un ignominioso silenzio, che se fosse una persona dignitosa dovrebbe rifiutarsi di camminare per strada), è divenuto più realista del re. A Bari ha parlato più del dissenso manifestatosi all'assemblea della Confcommercio coi fischi a Renzi, che di indicazioni ai lavoratori per dare un “fischio” un po' più solido al governo, esprimendo alla fine una posizione perfino più moderata dei commercianti che hanno fischiato: “Il giudizio non è positivo su questo governo. Ma più che fischiare, credo che il problema sia cambiare le politiche del governo”.

Per questo proletari comunisti considera grottesche le posizioni di quei gruppi, appartenenti alla sinistra di classe, che hanno tenuto bordone, con roboanti proclami e pratica meschina, agli scioperi in corso.
La strada della ricostruzione del sindacalismo di classe, dell'organizzazione di classe, della lotta per modificare i rapporti di forza nelle fabbriche, passa al contrario da una coerente battaglia nelle fabbriche di non adesione a questi scioperi, di costruzione di assemblee autonome e di rilancio dello scontro su tutti i temi possibili, in cui sindacalisti interni od esterni siano considerati controparte e non alleati.
Per costruire scioperi che siano forma della guerra di classe oggi necessaria.
La strada è difficile, il cammino è tortuoso, ma è l'unica prospettiva per una effettiva ripresa.

Proletari comunisti – PCm

11 giugno 2016 
Pubblicato da fannyhill alle 22:56 Nessun commento:
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pc 11 giugno - "Lo scontro sui contratti è uno scontro sindacale nella forma, tutto politico nella sostanza"

(Dal giornale proletari comunisti di novembre 2015)
Contratto metalmeccanici – una battaglia sindacale e politica

I padroni, forti del governo Renzi, il governo più padronale del dopoguerra, si sentono sufficientemente forti per un'ulteriore offensiva antioperaia, antisindacale.
Per questo i toni del presidente della Confindustria, Squinzi, negli ultimi tempi sono sempre più simili a quelli di Marchionne.
In materia di rinnovi dei contratti si vuole dare un colpo finale al contratto nazionale. Dietro l'affermazione di rito “il contratto collettivo nazionale di lavoro mantiene la sua centralità e la sua funzione”, si procede invece con una sua sostanziale cancellazione, rimandando le materie della trattativa su salario, condizioni di lavoro, mansioni alla cosiddetta “contrattazione aziendale” che è stata da sempre la fregatura per imporre, azienda per azienda e poi in generale, taglio dei salari, più sfruttamento, con allungamento orario di lavoro, ecc.
Sugli aumenti salariali si vuole sostanzialmente cancellare ogni riferimento all'inflazione programmata e lasciare in campo solo il legame tra salario e produttività, dove però la stessa produttività è ormai intesa come mercato.

Ma questo sarebbe ancora nell'ordine delle cose, queste richieste padronali non sono nuove e sono una costante negli ultimi decenni, prima della crisi, durante la crisi, con il sostegno di tutti i governi che si sono succeduti.
Il salto di qualità della richieste della Confindustria è contenuto nella prima regola delle linee guida che la Confindustria ha appena diffuso alle categorie impegnate nella prossima tornata contrattuale: “Non si deve assolutamente rinunciare ad applicare le novità del jobs act”.
Questo pone la Confindustria tutta sulle linee contenute sostenute da Marchionne per il gruppo Fiat, oggi Fca che era stato uno dei motivi dell'uscita della Fiat dalla Confindustria. E' il punto che sancisce il legame ferreo tra padroni e governo Renzi che si pone a diktat nel rinnovo dei contratti nazionali e inserisce i nuovi contratti nella cornice dell'assetto neocorporativo di stampo moderno fascista.
Mettere a premessa dei contratti il jobs act, vuol dire mettere a premessa la libertà di licenziamento, la flessibilità e precarietà selvaggia e l'azzeramento dei diritti dei lavoratori nel loro complesso, sia pure sotto la veste “valido per i nuovi assunti”.

Se non si comprende questo è evidente che non si coglie il nodo politico che è al centro del rinnovo contrattuale, che non è tanto le piattaforme, su cui si assiste al solito gioco delle parti.
Gioco delle parti, tanto per cominciare, che non esiste nella maggiorparte delle categorie che rinnovano i contratti. I chimici, ad esempio, hanno presentato pressoché sempre piattaforme unitarie e hanno firmato accordi spesso senza scioperi, sempre non rispondenti alle esigenze dei lavoratori e peggiorativi nelle normative sulle condizioni di lavoro, secondo una linea collaborazionista neocorporativa che è storica di questi sindacati di categoria dal finire degli anni '70 in poi.
Quindi prendiamo in considerazione i metalmeccanici che sono il cuore, come sempre, del rinnovo dei contratti nazionali. Qui il gioco delle parti vede Fim e Uilm che hanno già presentato la loro piattaforma, e la Fiom che ne presenta un'altra tutta di bandiera, ben sapendo che non conterà nulla ai tavoli della trattativa reale e serve solo al gruppo dirigente per animare il falso movimento che non ha portato alcun risultato agli operai, almeno nelle ultime tre tornate contrattuali.
Ma il punto vero su cui occorre battersi perchè ci sia comprensione tra gli operai, è che le piattaforme non contano davvero nulla. Lo scontro sui contratti è uno scontro sindacale nella forma, tutto politico nella sostanza.
La classe operaia e i lavoratori hanno necessità di contestare la gabbia neocorporativa padroni e governo, trasformando la vicenda contrattuale in guerra di classe, il che significa agire dentro le fabbriche e le assemblee operaie, fuori e contro tutte le direzioni sindacali, imponendo rivendicazioni salariali, tutele del lavoro e delle condizioni di lavoro sulla base di nuove forme di lotta che non riconoscano nessuna legittimità alle normative vigenti e alla ritualità che sono solo una camicia di forza per imporre la cancellazione del contratto nazionale e non la sua ripresa, le norme della subordinazione assoluta agli interessi dei padroni e la riduzione della classe operaia a senza diritti e in regime di schiavismo.
Dal giornale proletari comunisti pcro.red@gmail.com
lo trovi integrale sul blog
http://proletaricomunisti.blogspot.com
Pubblicato da fannyhill alle 22:00 Nessun commento:
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pc 11 giugno - Quotidiano FRANCIA: la repressione contro le masse in lotta usa armi sempre più potenti

Une nouvelle arme "moins léthale" est apparue aux côtés des policiers anti-émeute français depuis le début du mois d’avril dernier, elle impressionne par son gabarit. D’abord prise pour un Arwen 37, une ’sulfateuse flashball’, par les observateurs, l’information est finalement niée par un officiel français qui précise que l’arme est utilisée comme "lance-grenades à répétition". Finalement, l’arme est identifiée comme un Penn Arms PGL 65-40, qui peut effectivement servir de lance-grenades, mais aussi de lanceur d’autres projectiles puisque son fabriquant en offre plusieurs, dont des balles en plastique. Elle a déjà fait plusieurs blessés graves aux USA -parmi le mouvement Occupy- et a tué un manifestant en Palestine. L’arme est prévue pour effectuer des tirs tendus, ce que les policiers français ne sont pas censés faire, mais il est peu probable que l’un d’entre eux ait un problème à s’habituer.
Penn Arms PGL 65-40
Pubblicato da prolcompa alle 20:56 Nessun commento:
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pc 11 giugno - Costruire il sindacato di classe tra gli operai e le masse proletarie a partire dalla critica delle posizioni - Analisi critica della carta dei diritti della Cgil diffusa in varie fabbriche italiane

richiedi a pcro.red@gmail.com

Pubblicato da maoist alle 07:07 Nessun commento:
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pc 11 giugno - Anche a Napoli il primo partito è l'astensionismo - anche nel ballottaggio la parola d'ordine di proletari comunisti resta: demolire le illusioni elettorali - prendere posizione nello scontro DeMagistris/governo Renzi

Elezioni amministrative del 5 giugno a Napoli

Aventi diritto al voto:  788.291
Votanti:  426.602, pari al 54,12%
Schede bianche:  7.804, pari all’1,83%
Schede nulle:  15.386, pari al 3,61%
Schede contestate:  91, pari allo 0,02%
Totale voti non validi:  23.291, pari al 5,46%
Totale dei voti validi:  403.311, pari al 48,66%

Leggi sul numero di proletari comunisti giugno
l'analisi critica del documento di Je sò pazzo
Pubblicato da maoist alle 06:49 Nessun commento:
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pc 11 giugno - 'Il giornale' di Berlusconi pubblica il Mein Kampf - grave provocazione che merita una risposta - bruciarne le copie - attaccarne la sede...

"Così Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti vira verso sentieri che mai nessuno in Italia aveva osato percorrere. Il "Mein Kampf", libro manifesto della Germania razzista alla base dell'Olocausto, arriva in edicola (gratis) allegato sabato prossimo al giornale della famiglia Berlusconi. 
Pubblicato da maoist alle 06:35 Nessun commento:
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venerdì 10 giugno 2016

pc 10 giugno - Al ballottaggio a Roma-Torino-Bologna-Milano estendere e allargare l'area del boicottaggio elettorale dei proletari e delle masse popolari - leggi valutazione città per città sull'ultimo numero di 'proletari comunisti' giugno 2016 - richiedi a pcro.red@gmail.com


Pubblicato da maoist alle 18:25 Nessun commento:
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pc 10 giugno - Francia, dentro il movimento di lotta in corso, oggi scioperi nei trasporti e iniziative contro Euro 2016 in una Parigi militarizzata - I rivoluzionari portano la mobilitazione per la liberazione di Georges I. Abdallah

France : Manif dimanche prochain à Paris pour Georges Abdallah, 
Une manifestation nationale unitaire pour exiger la libération de Georges Abdallah aura lieu dimanche 19 juin, à Paris. Cette manifestation partira à 14 heures de la Place des Fêtes pour aller à République où après des interventions brèves se déroulera un concert de soutien.
Fresque pour G. I. Abdallah Fresque pour G. I. Abdallah

Voir le dossier: France - Georges I. Abdallah avec les tags: France - Nos sources
Pubblicato da maoist alle 18:15 Nessun commento:
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pc 10 giugno - Quotidiano Francia - manifestazioni e repressione

Francia: nuovi scontri, nuovi arresti

Diverse centinaia di persone hanno manifestato giovedì nel centro di Nantes, contro la legge sul lavoro. Il raduno era stato vietato dal prefetto della Loire-Atlantique. Fin dai primi minuti, ci sono stati scontri con le forze dell’ordine, presenti in gran numero. A questi ultimi sono stati lanciati oggetti e loro hanno sparato gas lacrimogeni. Parte dei manifestanti divisa in piccoli gruppi, è stata circondata dalla polizia. La folla è rimasta completamente ferma per circa due ore, gridando "Liberate i nostri compagni" e cantando canzoni militanti. In totale, alle 21:30, la polizia aveva fatto 26 arresti.
A Parigi qualche centinaio di persone si è ammassato vicino alla riunione di governo sul "progresso sociale" a Parigi di mercoledì. Dall'annuncio della tenuta di una riunione di governo, con la presenza di Jean-Christophe Cambadélis, Myriam El Khomri, Manuel Valls e Stéphane Le Foll sul tema "Legge sul lavoro: di fronte alla regressione della destra al Senato, difendiamo il progresso sociale" (!), gli oppositori della Loi travail hanno deciso di autoinvitarsi. Visto che è stato negato l’accesso dalla polizia antisommossa, i manifestanti hanno scandito slogan: "tutti odiano il PS" prima di ripartire con un corteo improvvisato che ha provocato alcuni incidenti.
Assedio della sede della MEDEF
Loïc Canitrot, membro della Compagnia “Jolie môme”, e uno dei fondatori della “Notte in piedi”è stato ferito dal responsabile della sicurezza del MEDEF, durante l'azione spettacolare dei precari dello spettacolo presso la sede della organizzazione dei padroni e successivamente è stato arrestato. Un centinaio di lavoratori precari aveva invaso infatti la sede della MEDEF
Una sesta persona è stata arrestata a Parigi nell'inchiesta sulla macchina della polizia andata in fiamme il 18 maggio nei pressi di Piazza della Repubblica. La persona arrestata, un francese di 40 anni, è stato arrestato nella metropolitana prima di essere portato in carcere. In questo caso, già cinque persone sono sotto inchiesta, notoriamente per tentato omicidio di agenti di polizia, distruzione e violenza da parte di una banda organizzata. Essi riconoscono la loro presenza sulla scena, ma negano di aver partecipato alle violenze. Tre persone sono state arrestate in attesa di giudizio: Antonin, 21 anni, suo fratello minore Angelo, 18 anni, e un americano di 27 anni. Altri due sospetti, Bryan, 19 anni, e Leandro, 32 anni, restano liberi sotto controllo giudiziario. I sospetti sono stati identificati attraverso una testimonianza anonima, quella di un agente di polizia infiltrato presente sul luogo...
10 juin 2016
Les CRS protégeant le meeting du PS

Au siège du MEDEF

La manifestation de Nantes
Pubblicato da maoist alle 18:13 Nessun commento:
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pc 10 giugno - Quotidiano Francia - si prepara alla grande lo sciopero generale e la manifestazione nazionale del 14 giugno!

14 juin, jour de manifestation nationale au moins 350 bus montent à Paris !


Le 14 juin à l’appel des directions syndicales aura lieu un grand jour de mobilisation contre la loi Travail. Des bus vont monter de toute la France pour une grande manifestation sur Paris départ de la place d’Italie. 
Pubblicato da maoist alle 18:09 Nessun commento:
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pc 10 giugno - All'aquila il 25 giugno manifestazione

41 bis uguale tortura



nuvolapioggia

L’Aquila, sabato 25 giugno 2016: manifestazione in città e sotto il carcere
L’orario e il programma della giornata verranno comunicati nei prossimi giorni.

Da circa un anno chi è sottoposto al regime previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario non può più ricevere libri, né qualsiasi altra forma di stampa, attraverso la corrispondenza e i colloqui
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Pubblicato da maoist alle 17:49 Nessun commento:
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pc 10 giugno - CONTRO LA STRAGE QUOTIDIANA - LA LOTTA DELLE DONNE DEVE FARE PAURA!

58 femminicidi (conosciuti) dall'inizio dell'anno; ancora una volta il 90% fatti da mariti, fidanzati, "brave persone".
Certo, "brave persone"... Ideologicamente fasciste, con la pistola "sotto il cuscino" (che non gli viene tolta, nonostante tutto, vedi all'ex guardia giurata di Pordenone). Certo, "brave persone"... come il marito di Federica De Luca di Taranto, già condannato per violenza sessuale (Luigi Alfarano, nel 2014 aveva patteggiato un anno e otto mesi di reclusione per atti sessuali e violenza privata nei confronti di una giovane promoter dell’Ant, di cui era coordinatore. La vittima raccontò di essere stata condotta con una scusa nella villa dell’agro di Palagiano (la stessa in cui ha ammazzato il figlio e si è tolto la vita), dove Alfarano le avrebbe chiesto con insistenza di baciarlo prima di palpeggiarla). Certo "brave persone"... nonostante denunciate per stalking. 
"Brave persone"... con una concezione e pratica maschilista, per cui va tutto tranquillo finchè possono esercitare il loro controllo sulla "propria donna", in famiglia, il loro misero potere di possesso, o fin quando un uomo che non vale niente può fare il "forte" (dice la madre di Sara Dipietroantonio, bruciata viva: "...lei aveva una marcia in più e da parte di Vincenzo c'era un grande senso di inferiorità...").

MA NON SI TRATTA AFFATTO DI STORIE INDIVIDUALI - E' UNA STRAGE DI MASSA, DI BASSA INTENSITA', FRUTTO INEVITABILE DI QUESTO SISTEMA SOCIALE BORGHESE, CHE NELLA SUA MARCIA MODERNO FASCISTA ALIMENTA TUTTO CIO' CHE E' REAZIONARIO, ALIMENTA "GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE".

Dice ancora la madre di Sara: "Sono 70 anni che c'hanno dato il voto, quando ci daranno l'opportunità di dire: io ti voglio lasciare e lasciami viva. Ci riusciremo? Quante saremo ancora a morire? Il ritmo è di una donna morta ogni tre giorni. Questo mi preoccupa tanto, è una strage. E' una strage di innocenti come mia figlia".

Si tratta proprio di una strage, che questo Stato, questa polizia, questa magistratura non vogliono e non possono impedire.
ALLORA? Sono le donne devono fare PAURA! Le donne organizzate devono diventare PERICOLOSE, per gli uomini, per lo Stato, per la polizia. Fare una lotta che faccia paura a tutto questo sistema da moderno medioevo. 

Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario non vuole solo denunciare! Ma vuole e chiama le donne ribelli a prendere il "bastone" e a tirare fuori i denti!


A Taranto, striscioni in tutta la via della casa di Federica, ammazzata dal marito 




Pubblicato da fannyhill alle 17:32 Nessun commento:
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pc 10 giugno - A Rosarno la verità è una sola: quelli dei braccianti migranti che protestano - un carabiniere ha assassinato sekhim! - Razzismo di Stato - Massima solidarietà nazionale





Pubblicato da maoist alle 17:31 Nessun commento:
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pc 10 giugno - Mentre scaricano sui proletari e masse popolari la crisi economica, nella Nato a guida imperialismo Usa, i governi e stati dei paesi imperialisti europei aumentano le spese militari

    La crisi dei migranti e le tensioni interimperialiste dentro la nuova tendenza alla guerra vengono ad alimentare le spese militari

    dal Sole 24 ore - 31 maggio
    La spesa militare dei Paesi europei che fanno parte della Nato aumenterà quest’anno per la prima volta dopo quasi un decennio. Non sono stati diffusi dati ufficiali ma è certo - come ha affermato il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg - che le tensioni, non solo economiche, con la Russia di Vladimir Putin e la crisi dei migranti stanno facendo aumentare i problemi di sicurezza in tutto il continente. «Le previsioni per il 2016, sulla base dei dati preliminari che ci hanno fornito le Nazioni alleate, mostrano che ci sarà per la prima
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Pubblicato da maoist alle 17:14 Nessun commento:
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pc 10 giugno - Giulio Regeni - l'osceno balletto sul suo barbaro assassinio domanda che si denuncino con forza i legami economici tra padroni italiani e egiziani - il caso ENI è conosciuto, non altrettanto il caso TENARIS DALMINE

(dal corriere della sera)
Il gruppo bergamasco ha conquistato il mese scorso una importante commessa per la fornitura di tubi per la pipeline di 230 chilometri al servizio del maxi giacimento del gas Zohr, scoperto l'anno scorso dall'ENI nel mare davanti all'Egitto. 
Si tratta di un ordine di 60.000 tonnellate pari a un sesto dell'intera produzione 2015..
Pubblicato da maoist alle 17:04 Nessun commento:
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pc 10 giugno - SECONDO INCENDIO ALLA "CAVALLERIZZA" DI TORINO - SARA'... MA E' OGGETTIVAMENTE IN SINTONIA CON LO SGOMBERO VOLUTO DAL COMUNE. SOLIDARIETA' AI COMPAGNI E COMPAGNE!

Rogo alla Cavallerizza, gli occupanti: “E’ doloso”

Rogo alla Cavallerizza, gli occupanti : “E’ doloso”

di Giulia Zanotti
La polizia sta indagando sulla natura dell’incendio che questa mattina ha avvolto un’area adibita a teatro del complesso della Cavallerizza Reale.
Intanto gli occupanti dell’Assemblea Cavallerizza 14.45 in un loro comunicato fanno sapere che secondo loro la natura dell’incendio è dolosa. «Alle ore 9 i cittadini di Assemblea Cavallerizza – fanno sapere in una nota – impegnati nelle pulizie mattutine dei portici hanno notato del fumo fuoriuscire dai camerini del teatro della Manica Corta, un luogo che da mesi è privo di corrente elettrica. Pertanto qualsiasi ipotesi di corto circuito è da escludere».
Per la Cavallerizza, per cui il Comune di Torino ha già pronto un progetto di riqualifica come polo culturale, si tratta del secondo incendio in poco tempo. Nell’estate 2014, infatti, il fuoco aveva distrutto parte dell’ultimo piano della struttura. Allora le indagini avevano accertato che si trattasse di un rogo doloso ma erano poi state archiviate senza trovare il responsabile.
Pubblicato da fannyhill alle 16:09 Nessun commento:
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pc 10 giugno - "MIGRANTI ECONOMICI COME PROFUGHI" - UNA GIUSTA SENTENZA DA APPLICARE DOVUNQUE

(Dalla Stampa)
“Migranti economici come profughi”: il giudice che dà la protezione ai poveri.
Un’ordinanza del Tribunale di Milano: hanno gli stessi diritti

Sei povero? Hai diritto a essere accolto in Italia. Cita la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo il giudice del Tribunale di Milano Federico Salmeri a sostegno dell’ordinanza con cui concede a un ventiquattrenne del Gambia il permesso di soggiorno in virtù della protezione umanitaria. Permesso che era stato rifiutato dalla Commissione territoriale. «Ogni individuo ha il diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali essenziali».
Un principio tanto semplice quanto rivoluzionario: la povertà è condizione sufficiente a restare, alla stregua di guerre e persecuzioni.  
Un’ordinanza che da Milano rimbalza tra gli operatori umanitari di Lampedusa, offrendo uno spiraglio ai cosiddetti migranti economici, per i quali finora sono fioccati i respingimenti. Cosa di cui il giudice (della prima sezione civile) è pienamente consapevole. Non importa - scrive - che quest’interpretazione apra al rischio di un riconoscimento di massa della protezione umanitaria. «Si badi infatti - spiega - che il riconoscimento di un diritto fondamentale non può dipendere dal numero di soggetti cui quel diritto viene riconosciuto. Per sua natura, un diritto universale non è a numero chiuso».  
No, quel giovane deve essere accolto semplicemente perché in Gambia c’è una povertà tale da esporlo a una condizione di «vulnerabilità», parola citata in diverse pronunce della Corte di Cassazione: l’aspettativa di vita è di 59,4 anni (in Italia 82), il Pil pro capite di 1600 dollari (in Italia 35 mila), esiste una «stagione della fame» che dura ogni anno da due a quattro mesi. E chi, tra i disperati sui barconi non è vulnerabile? Quale madre incinta? Quale padre senza cibo da dare ai figli? Quale bambino solo? Il fatto stesso che si mettano in viaggio, dice il giudice, dimostra che non hanno altra possibilità. «Apparirebbe infatti contraddittoria e inverosimile - obietta il giudice - la scelta del ricorrente di percorrere un viaggio così tanto lungo, incerto e rischioso per la propria vita, se nel Paese di origine godesse di condizioni di vita sopra la soglia di accettabilità». Il rimpatrio? «Lo porrebbe in una situazione di estrema difficoltà economica e sociale, imponendogli condizioni di vita del tutto inadeguate, in spregio agli obblighi di solidarietà nazionale e internazionale». 
Pubblicato da fannyhill alle 15:10 Nessun commento:
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pc 10 giugno - Il programma razzista anti-rom di Raggi, la "signorina Grillo", spazzatura da eliminare a Roma come altrove con il "non voto" e la lotta sociale e politica

Al contrario del giornalista, autore dell'articolo che riportiamo, noi pensiamo che l'ideologia della Raggi e del suo partito non è razzismo "inconsapevole" ma è organico e al servizio del razzismo di Stato utile ai poteri forti, all'immondizia politico-sociale che alimenta Mafia Capitale a Roma.


I diritti agli italiani, i doveri ai Rom: Virginia Raggi, antiziganista a sua insaputa.

Carlo Gubitosa da L'Espresso
Di recente ho riassunto in questa infografica pubblicata nel volume "Tracce Migranti" alcuni dati sulla questione Rom pubblicati dall'associazione "21 Luglio", che negli ultimi due anni ha prodotto nei suoi rapporti annuali quella che considero finora la piu' seria analisi sul problema dell'antiziganismo, dei campi nomadi come ghetti segregazionisti, della logica emergenziale come comodo espediente per avere sempre un cattivo su cui puntare il dito mentre si chiedono voti ai cittadini.

"Il Rapporto Annuale 2015 - scrivono dall'associazione - contiene inoltre un focus sulla situazione a Roma, dove oggi circa 8 mila persone vivono in baraccopoli istituzionali, micro insediamenti e “centri di raccolta”. Nel solo 2015, nella Capitale, le autorità locali hanno condotto 80 sgomberi forzati (+135% rispetto all’anno precedente, quando gli sgomberi erano stati 34). Tali azioni - prosegue il rapporto - in violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, hanno coinvolto 1.470 persone, tra cui donne e minori, per un costo complessivo superiore a 1,8 milioni di euro, pari a 1.255 euro per ogni persona sgomberata".

Ma per Virginia Raggi, in ossequio ai piu' classici stereotipi dell'antiziganismo, il "dato piu' devastante" relativo ai campi Rom e' che ci costano troppo (e non che sono dei ghetti indegni dove il
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Pubblicato da prolcomra alle 11:18 Nessun commento:
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pc 10 giugno - Tunisia: affari della borghesia sulla pelle del popolo

Lo spiegano i padroni - con Licia Mattioli, presidente del Comitato tecnico di Confindustria per l’internazionalizzazione - spinti dalle imprese che hanno già avviato in loco delle attività e che continuano a vedere nella Tunisia, grazie anche alla vicinanza geografica, una piattaforma produttiva naturale. Il paese presenta buone chance per gli investitori italiani, anche se non è ancora completamente uscito dalle turbolenze economiche e politico-sociali». Tre le opportunità che offre, ha continuato la Mattioli, ci sono una normativa favorevole in materia di incentivi, il basso costo dei fattori di produzione, una manodopera qualificata e una popolazione giovane, altamente scolarizzata. «A questo si aggiunge la complementarietà dei nostri sistemi produttivi, l’importante processo di riforme e i piani di sviluppo recentemente adottati che rendono interessanti le prospettive di cooperazione bilaterale, in ragione anche del fatto che l’Italia vanta una posizione promettente in Tunisia: siamo il secondo paese fornitore - ha concluso la Mattioli - il secondo cliente e il secondo investitore con una quota di mercato di circa il 16 per cento».

La Tunisia a caccia del suo boom economico 

dalla stampa ROLLA SCOLARI

Autostrade, ponti, centrali elettriche, fotovoltaico: così il presidente Essebsi prova a cambiare l’economia
Collegare la capitale alla periferia impoverita dove fermenta il dissenso è anche un tentativo di controllo maggiore del territorio.  

L’Unione europea ha approvato giovedì un prestito da 500 milioni di euro per la vicina Tunisia. L’obiettivo sarebbe quello di sostenere il Paese nelle sue sfide economiche dando così una spinta al processo democratico. Il Fondo Monetario internazionale ha da poco annunciato un simile passo - un prestito di 2,8 miliardi di dollari in quattro anni -, mentre il governo di Tunisi lavora a un colossale piano di sviluppo da presentare a novembre.
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Pubblicato da LuigiLerisVIVE alle 08:20 Nessun commento:
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pc 10 giugno - Giulio Regeni assassinio di Stato del boia Al-SIsi - Padroni italiani, governo Renzi vi riteniamo complici e responsabili!

(da ultimo numero del giornale proletari comunisti):
"...Le uniche cose vere che abbiamo letto nei giorni successivi sono stati gli interessi economici dell'Italia in Egitto, il ruolo dell'Eni, i legami politici e militari tra Italia ed Egitto, il sostegno alla dittatura di al-Sisi e alla sua repressione di massa, compresa la sua guerra di classe nei confronti delle lotte operaie e dei sindacati indipendenti, che Giulio con la sua onesta ricerca aveva cercato di far conoscere.
Ebbene, sono queste seconde verità che hanno ucciso Giulio. E a queste ci dobbiamo attenere per pretendere che questa questione non cada nel dimenticatoio e che sia ben presente nella lotta contro l'imperialismo italiano, contro il regime del boia al-Sisi, contro il governo Renzi...

L'appello dei Regeni: "L'Egitto ora ci dica se Giulio è morto così". Genitori in campo dopo l’inchiesta di Repubblica. Gli investigatori italiani: ecco le bugie del regime
di GIULIANO FOSCHINI e FABIO TONACCI

ROMA. "La Procura generale del Cairo deve rispondere alle rivelazioni pubblicate ieri da Repubblica". A chiederlo sono i genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, dopo la pubblicazione del dossier recapitato all'ambasciata italiana a Berna, e all'attenzione della procura di Roma, che ricostruisce la presunta responsabilità degli apparati egiziani nella morte del ricercatore italiano. "Esiste ­ dicono i genitori di Giulio ­ la necessità di rompere il muro di silenzi e bugie intorno all'uccisione di nostro figlio. Davanti a una
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Pubblicato da LuigiLerisVIVE alle 07:36 Nessun commento:
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pc 10 giugno - PALERMO: LA "CAMPAGNA ELETTORALE" DEI PRECARI IN LOTTA

LA CITTA' E I PAESI DELLA PROVINCIA SI RIEMPIONO DELLE LOCANDINE CHE DENUNCIANO IL LICENZIAMENTO DEI PRECARI DELLE COOP SOCIALI
 
MANIFESTAZIONE DAVANTI LA PREFETTURA
Pubblicato da red fight alle 07:29 Nessun commento:
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giovedì 9 giugno 2016

pc 9 giugno - Nella contesa imperialista mondiale, l'imperialismo russo si propone come nuovo grande alleato dello Stato d'israele

Terza visita in nove mesi al Cremlino del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sembra suggellare una vera e propria luna di miele tra i due paesi, in nome degli interessi condivisi. Man mano che Israele accentua il suo isolazionismo e la sua conflittualità nei confronti di Unione Europea e Stati Uniti, infatti, si avvicina oggettivamente ad una Russia che invece vuole spezzare l’assedio al quale la costringono Washington e Bruxelles. Anche se i due paesi hanno agende e obiettivi distanti.... per quanto riguarda il Medio Oriente, i punti in comune sono assai più numerosi di quanto non sembri.
Stando alle dichiarazioni diffuse dalle due parti dopo l’incontro di ieri a Mosca, il colloquio tra i due leader è stato più che fruttuoso. La Russia e Israele rafforzeranno la cooperazione per combattere il terrorismo, poiché su questo punto i due Paesi “sono alleati senza se e senza ma” ha fatto sapere Vladimir Putin durante una conferenza stampa congiunta con il premier israeliano. Il leader del Cremlino ha anche informato che con Netanyahu ha discusso della situazione in Siria e della prosecuzione dei contatti
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Pubblicato da maoist alle 16:41 Nessun commento:
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pc 9 giugno - Salari al minimo storico - La lotta per il salario è necessaria alla ripresa del movimento della classe operaia, ma la strada è altra rispetto al sindacalismo della collaborazione, anche per questo non va fatto lo sciopero dei metalmeccanici

Dall’agenzia Adnkronos 5/6/2016
Lavoro, allarme Bankitalia: rischio crescita salari 2016 al minimo storico.
Con nuovi accordi prevedibili modifiche contratti al ribasso.
La crescita dei salari potrebbe toccare il ”minimo storico” nel 2016. Senza la sigla di nuovi contratti l’incremento delle retribuzioni quest’anno si dimezzerebbero rispetto al 2015, fermandosi allo 0,8%. A lanciare l’allarme è Bankitalia che, nella relazione annuale, descrive una dinamica salariale che mostra già da tempo segni di rallentamento, e che a partire dalla fine del 2015 si è ”ulteriormente affievolita”. Lo scorso marzo i contratti non rinnovati pesavano per circa il 50% per cento del monte salari. Palazzo Koch spiega che anche i pochi contratti rinnovati nella seconda metà del 2015 ”non prevedono tranche di aumento significative nel corso del 2016” perché riflettono aspettative di inflazione deboli. Stime di Bankitalia rivelano che a partire dal 2008 è cresciuto il grado di correlazione tra variazione dei salari e aspettative di inflazione.
Gli accordi raggiunti in alcuni settori, come quello della chimica-farmaceutica e della gomma-plastica, prevedono ”possibili futuri aggiustamenti” in caso di una inflazione che si discosti in modo significativo da quella presa a riferimento nel contratto. Il ”rischio”, secondo Bankitalia, è di una ”ulteriore intensificazione delle pressioni al ribasso sulla dinamica dei prezzi, se l’evoluzione dell’inflazione dovesse continuare a essere peggiore di quella prevista nei contratti”.
Inoltre si è ”rafforzata” la relazione negativa, tra dinamica delle retribuzioni e tasso di disoccupazione. La progressiva diffusione di elementi variabili della retribuzione, sommato al ricorso ai contratti a tempo determinato, ha consentito alle imprese di ”negoziare con i lavoratori salari più in linea con le condizioni cicliche, prevalenti al momento della stipula del contratto di lavoro”. Secondo gli studi di Bankitalia le imprese più grandi hanno limitato la crescita dei salari medi unitari, mentre quelle minori hanno ridotto l’occupazione con maggiore frequenza. Inoltre si evidenzia che le imprese medie piccole ”pagano salari più bassi, prossimi ai minimi fissati dai contratti nazionali e spesso privi di componenti salariali aggiuntive, quali bonus”.

(tratto da operai contro)
Pubblicato da maoist alle 16:22 Nessun commento:
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pc 9 giugno - Qualcuno spieghi ai sindacalisti di "Sindacatoaltracosa" perchè in Italia non si fa come in Francia e perchè essi stessi sono parte del problema e non della soluzione - allegato articolo dal n. di proletari comunisti di giugno - richiedi a pcro.red@gmail.com

9-10 giugno, metalmeccanici. Si faccia come in Francia o sarà a un contratto a perdere
PRETENDIAMO CHIAREZZA INTRANSIGENZA E CONTINUITA’.

Nei prossimi giorni i metalmeccanici e le metalmeccaniche scioperano. La Fiom, insieme a Fim e Uilm, ha infatti indetto il blocco degli straordinari (già da sabato 28 maggio e poi sabato 11 giugno), 4 ore di sciopero articolato in fabbrica e 8 ore di sciopero generale con manifestazioni regionali per giovedì 9 e venerdì 10 giugno.
Vi parteciperemo e saremo in prima linea, come sempre, per respingere l’attacco di Federmeccanica al contratto nazionale, ai nostri diritti e al nostro salario. Non nascondiamo però i limiti di questa vertenza e più in generale della mancanza di una mobilitazione della Cgil, resa tanto più evidente dalla lotta dei lavoratori e delle lavoratrici francesi, che a pochi chilometri da

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pc 9 giugno - ALMAVIVA - SULLA LOTTA DEI LAVORATORI - PER IL DIBATTITO

Pubblichiamo questo lungo intervento di ex lavoratrici del call center Atesia (poi Almaviva) organizzati a suo tempo come Collettivo Precariatesia (oggi "Assemblea per l'autorganizzazione" di Roma), che nel 2005 portò avanti per molto tempo una grande lotta che riuscì a strappare nel più grosso call center la trasformazione dei contratti co.co.co in contratti di lavoro subordinati. 
Lo pubblichiamo, al di là che non proprio tutto condividiamo, soprattutto i toni e il metodo dell'intervento/bilancio post - noi siamo per intervenire in corso d'opera -, perchè riteniamo che sia necessaria una riflessione, prima di tutto degli stessi lavoratori più coscienti di Almaviva, sulla lotta che si è portata avanti finora, sui risultati dell'accordo negativo, delle posizioni e contraddizioni emerse, ecc. 
Questo perchè la lotta e tutta la vicenda devono rimanere, per forza, aperte, e quindi devono evidentemente andare più avanti, soprattutto sciogliendo questioni come l'indipendenza dalla linea perdente dei sindacati confederali, l'affermazione nella lotta, tra i lavoratori di una posizione di classe, contro rischi anche tra i lavoratori di aziendalismo e/o corporativismo, e altro.
Nei prossimi giorni pubblicheremo anche stralci di nostri comunicati usciti nel corso della lotta, in cui affrontavamo anche ad alcune di queste questioni.

Da ex del Collettivo precariatesia - Oggi Assemblea per l'autorganizzazione

L'hastag noi siamo Almaviva è salito agli onori della cronaca in quanto utilizzato per difendere
migliaia di posti di lavoro, in riferimento all'annuncio dei licenziamenti da parte di Almaviva stessa.
Ricordiamo infatti che il 31 Maggio scadevano i contratti di solidarietà e la società dichiarava di non riuscire più a mantenere il livello occupazionale date le condizioni del settore dei call center. Ampio spazio su mass-media mainstream è stato dato alla notizia. Da una parte potrebbe sembrare normale dato che si parlava di migliaia licenziamenti a livello nazionale, in particolare a Palermo, Roma e Napoli. Diciamo subito che ovviamente per noi nessuna/o debba perdere il salario per gli interessi padronali e che quindi i licenziamenti vanno sempre respinti. Partendo da qui possiamo provare ad analizzare quello che è successo e che succede.
La vicenda, per ora, è finita con un pessimo accordo. Peggiore di quello che era stato respinto tramite
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pc 9 giugno - FORMAZIONE OPERAIA - CONTRO LE ILLUSIONI PICCOLO BORGHESI CHE NASCONDONO LA BASE DELL'IMPERIALISMO

Pubblichiamo un altro stralcio dell'intervento ad un seminario del Professore marxista Giuseppe Di Marco della Università Federico II di Napoli, che affronta un aspetto importante , la critica alle illusioni pacifiste piccolo borghesi che vogliono, in maniera antistorica e anti materialista, salvaguardare le basi del capitalismo, che invece inevitabilmente portano all'imperialismo e all'acutizzarsi delle contraddizioni che originano le crisi.


Lo sviluppo pacifico del capitalismo è un illusione piccolo borghese della pacifica libera concorrenza che ti porterebbe ad una situazione di pace e di prosperità generale. Qui dietro ci sono tutte le ideologie di natura welfaristica. 
Lenin dice: questo tipo di socialisti erano quelli che all'inizio della guerra si erano schierati a difesa della patria e contro l'aggressione esterna che viene a turbare lo sviluppo pacifico del capitalismo all'interno. Questi sostenevano che il capitalismo stava portando a poco a poco le nazioni a riappacificarsi, e che il socialismo avrebbe accentuato e portato alle estreme conseguenze questa tendenza delle nazioni. Ma Marx afferma: i conflitti tra le nazioni hanno origine dallo sfruttamento di un individuo da parte di un altro all'interno di ogni nazione. 
Effettivamente c'è una tendenza, almeno ideale, del capitalismo alla “pace”. Ma siccome il capitalismo è un sistema contraddittorio, si incarta su sé stesso.
E il movimento operaio del '900 tiene scritto in corpo questa contraddizione. Allora, i socialisti della II Internazionale pensavano: siccome il capitalismo ha la tendenza alla pace allora tu con una serie di riforme attenui le contraddizioni e poi ti trovi una situazione favorevole al socialismo, 
Lenin risponde: guardate non è possibile, perchè siccome il capitalismo è un sistema contraddittorio e specialmente il tardo capitalismo, questa diventa un illusione piccolo borghese. 
Che significa illusione piccolo borghese? Marx lo aveva detto a proposito di un anarchico, Proudhon, che pensava che bastasse abolire il denaro, ma poi lasciare il valore di scambio e tutto il resto, per poter risolvere i problemi sociali. Dice Marx: qui c'è veramente l'idea del piccolo borghese privato che attraverso il suo “onesto” lavoro e la libera concorrenza può creare un mondo pacifico.
Dice Lenin: questa è la tipica illusione del piccolo borghese il quale crede in uno sviluppo pacifico ed elude le contraddizioni che invece ci stanno nel capitalismo.
E allora, questi socialisti sono sostanzialmente dei piccolo borghesi che pensano a questo sviluppo pacifico che non c'è. Ma quale base economica c'è dietro questi? Chi sono, chi li manda? 
Queste sono le ideologie che nascono all'interno dell'imperialismo, cioè all'interno di capitali monopolistici, di Stati imperialisti che sfruttano le colonie, e dalle colonie ricavano, oltre i loro profitti, dei sovraprofitti. Con questi sovraprofitti mantengono una parte della classe operaia ad un livello di vita più elevato, l'aristocrazia operaia che convive con operai poveri all'interno di un paese, il tutto a svantaggio dei poveri che stanno nell'altra parte del mondo. Vale a dire: nel tuo paese tieni il welfare, hai pure la miseria, ma hai una parte di operai arricchiti, nel resto del mondo tieni la miseria.
In questo modo che fai? Spacchi la classe operaia e hai una parte di classe operaia diventata per stile di vita piccola borghesia e che ragiona con la mentalità piccolo borghese, questa parte si allea con la borghesia e tiene in piedi questo sistema.
Qual'è la base economica di tutto questo? I sovraprofitti che si fanno attraverso la colonizzazione.

Adesso, cominciamo a vedere da dove viene la formazione di questo blocco imperialista.
La prima cosa da notare è la base economica dell'imperialismo, che il capitalismo si evolve verso la formazione di monopoli. Che significa monopoli: se, per esempio, Trenitalia e Italo tengono in mano e controllano tutte le ferrovie, è facile vedere che si spartiscono la torta e dicono, per es., mettiamo la domenica i treni per Salerno alla stessa ora, per cui 8 treni diventano 4, mettiamoci d'accordo sul movimento dei prezzi così dominiamo tutto il mercato e diamo un colpo alla concorrenza. A quel tempo questo processo lo portavano avanti le grandi compagnie tedesche o americane di elettricità, le compagnie petrolifere, ecc.
Ora il piccolo borghese che cosa pensa? Pensa che non i monopoli, ma la politica dei monopoli sia una deviazione. Dice: questi sono dei parassiti, sono dei professionisti, contro di questi ci vuole la libera concorrenza, ed è trovato il toccasana. Cioè, parlando in termini odierni, ci metto l'Autority per la libera concorrenza e così abbiamo calmierato e abbiamo ottenuto la libera concorrenza. E qui le analogie con l'oggi ci stanno...
Risponde Lenin: guarda, non hai capito niente né di questo né del marxismo. Perchè il monopolio nasce precisamente dalla evoluzione della libera concorrenza. Quindi non è una cosa che è contraria alla libera concorrenza, ma è un'evoluzione della libera concorrenza che ad un certo punto si rovescia nel suo opposto, nel monopolio. Attraverso il meccanismo, che Marx stesso aveva detto, per cui ogni capitalista ne “ammazza” altri. Se io sono più forte che faccio? Compro le altre imprese e a questo punto le aggrego, oppure mi alleo con altri grandi colossi, faccio un grande cartello, un grande trust, un grande sindacato e cosa ho fatto? Ho concentrato tutti i mezzi di produzione. E in questo modo, a poco a poco, si realizza una tendenza che Marx aveva spiegato molto bene: il capitalismo tende a concentrare i mezzi di produzione e a socializzare i mezzi di produzione. E da questo punto di vista il capitalismo ha una funzione progressiva, perchè ti rende i mezzi di produzione sociali; cioè ti prepara una condizione materiale, per cui tu in un altra società hai già i mezzi di produzione comuni. Ma la forma di appropriazione capitalista rimane privata. Per cui ad un certo punto si sviluppa questo urto, tra mezzi di produzione concentrati, economia dei mezzi di produzione, aumento della forza produttiva della società che spinge in avanti, mentre la forza di proprietà la frena e la tira indietro. E' come se sotto bollisse e sopra c'è un tappo che ad un certo punto salta. Questa è la crisi. 
L'urto violento tra la grande socializzazione dei mezzi di produzione e il carattere privato della forma di appropriazione per cui, rispetto alla ristrettezza della proprietà privata, questa ricchezza prodotta da mezzi di produzione sociali appare sproporzionata, cioè abbiamo una sovrapproduzione, che la società non riesce a smaltire. Ma perchè non riesce a smaltire? Non perchè tutti sono “sazi”. Al contrario, ma perchè - ragionava Marx - il carattere privato dell'appropriazione fa sì che la ricchezza è prodotta in grande quantità con mezzi di produzione sociali, nel momento in cui però questa ricchezza la vai a vendere, perchè il capitalismo funzione sulla produzione di merci, allora devi trovare i compratori. Ma il consumatore come fa a consumare se non ha in mano mezzi di produzione? Il consumo è sempre consumo capace di pagare – diceva Marx - ma il consumo presuppone un certo tipo di distribuzione dei mezzi di produzione. Dove i mezzi di produzione sono distribuiti inegualmente, perchè c'è la proprietà privata, è chiaro che la ricchezza non si riesce a consumare. E queste sono le crisi ricorrenti.

Lenin diceva che con queste grandi concentrazioni di ferrovie, di elettricità, ecc, si socializzavano i mezzi di produzione, però, la forma di proprietà rimaneva privata. E allora, qui si creava l'"urto", si creava quella contraddizione da cui scoppiavano le guerre. E diceva: il protezionismo qui ci sta pure, però io vi faccio un esempio, l'Inghilterra che era la nazione più libro scambista dell'ottocento adesso proprio dal libero scambio è arrivata ai monopoli.
Quindi, vedete che la formazione dei monopoli, cioè la concentrazione dei monopoli è il risultato dell'evoluzione della libera concorrenza.
Se questo punto lo fissiamo bene, capite dove stava l'errore di Kautsky e degli opportunisti. Che quando loro parlavano di sviluppo pacifico e pensavano alla libera concorrenza, non avevano capito che invece proprio dalla libera concorrenza che venivano i monopoli e dai monopoli veniva la guerra.
I monopoli non sono la "colpa" del protezionismo, sono proprio l'evoluzione della libera concorrenza che ad un certo punto produce il suo opposto. 
E. allora, o tu fai la rivoluzione e la fai transitare verso il socialismo, oppure ti fotti, e hai guerre, catastrofi, la realtà piena di orrori.
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