lunedì 6 giugno 2016

pc 6 giugno - Milano elezioni amministrative - la guerra dei due manager continua - la lotta di classe non è ancora cominciata

da speciale elezioni - proletari comunisti giugno
Milano - “Chi vota manager è...”

Le elezioni a Milano sono le peggiori degli ultimi anni. Anni peraltro segnati da diverse affermazioni dei peggiori arnesi della politica e dei partiti della borghesia: alla Regione si è passati dal corrotto e disgustoso Formigoni al razzista-leghista Maroni.
Al Comune, nella precedente elezione era successo qualcosa di diverso. Un movimento democratico con vasti settori della piccola e media borghesia era riuscito a far vincere un sindaco che li rappresentava nei loro limiti e illusioni, Pisapia. Gli anni di Pisapia hanno dimostrato che le illusioni erano “fantasie” e che la sostanza è stata quella di rovesciare le stesse promesse elettorali – vedi, prima tra tutte, la questione Expo; e che i “limiti” erano fino in fondo limiti di classe: la piccola e media borghesia quando va al potere, tra borghesia e proletari-masse popolari, sceglie la borghesia.
Il risultato della giunta Pisapia si esprime negli attuali candidati. Sala discende direttamente da Pisapia, il cui finale altro non è stato che un passaggio di consegne all’”uomo dell’Expo” perchè porti avanti la politica reale della borghesia milanese e nazionale; Parisi, manager berlusconiano, con sotto il vestito la nera e melmosa canottiera dei fascio-razzisti di Salvini.
La campagna elettorale ha confermato tutto il peggio di questi due candidati, diventati indistinguibili a chi li ascolta e perfino a sé stessi.
Sala ha finito per presentare “a sua insaputa” il libro di un candidato sindaco di estrema destra, e Parisi, come scrive Il Manifesto “più a suo agio nel contraddittorio e davanti ad una telecamera – e più di “sinistra” esagerano alcuni - rispetto a Sala”.
Due candidati, la cui più grande divisione sono le “piste ciclabili”.

Sala è una vittoria di Renzi, mentre Parisi, se vince, sarà considerato una vittoria di Salvini. Su scala nazionale questo peserà.
I grillini hanno dato vita ad una sorta di pantomima, con candidati eletti come ad un reality, di scarsa audience e di scarsa qualità. Il voto ai grillini non è di protesta ma è di consenso al degrado della politica e alla ‘Casaleggio & figlio’. 

Ciò che è mancato in questa campagna elettorale è la sinistra di classe e di massa che osasse occupare la scena praticando la contestazione e il boicottaggio dei candidati. Mentre anch’essa, checchè se ne dica, si è adagiata, partecipando alla Milano annoiata e distratta che ha seguito la campagna elettorale. 
Lo spazio elettorale a sinistra è stato occupato da liste e personaggi che sembrano avere introiettato la miseria del riformismo. 

La “sinistra x Milano” è l’ex “cerchio magico” di Pisapia, leggi “poltrone”, che cerca di rimanere legata al carro. Le poltrone son finite ma qualcosa resta... Il loro esponente principale, Luca Paladini, chiede voti per “condizionare Sala, come unico modo per valorizzare il lavoro di Pisapia”. Fin troppo chiaro! 
Chi non può “condizionare” (Prc, Lista Tsipras, Possibile), si presenta con “Milano in comune”, che punta in sostanza a sostenere Sala al ballottaggio, se ce ne sarà bisogno. Si tratta di un modo differente, più nobile in apparenza, per partecipare al quiz delle elezioni: quale manager vincerà?

Infine, due parole per Luciano Muhlbauer. Come spiega Il Manifesto, “Luciano Muhlbauer c’è. La sua presenza non scontata mette in difficoltà i delusi che a sinistra avevano già deciso di saltare un giro. Gli astensionisti più convinti vacillano, altri hanno ceduto quasi a malincuore: “se c’è Luciano, voto”. in realtà le ragioni per non votarlo.
Il primo. “Ci sarebbe voluto un processo partecipativo ben più articolato e ampio... in momento di stanca del movimento e il peso dell’epilogo desolante dell’esperienza Pisapia ha seminato disorientamento e delusione... Ci sarebbe voluto un processo tipo Barcellona, ma qui mancano i presupposti... A sinistra in aree di movimento c’è aria da astensione, anche in ampi settori della cosiddetta “sinistra diffusa”. E’ il prezzo delle delusioni e delle aspettative disattese”. Appunto, Muhlbauer.
E allora, perchè votare Muhlbauer?... “Astenersi significa consegnare la città a Salvini o al PD di Sala”; ma votarti Muhlbauer è uguale, e non è l’astensione che ha consegnato loro la città, ma Pisapia e gli altri. 
Ma Muhlbauer promette di peggio al ballottaggio: “Nessuna difficoltà e nessuna indicazione. Si tratta di prendere sul serio gli elettori... I punti di vista sono diversi. Chi dice che piuttosto che quelli di Salvini, allora mi turo il naso e c’è chi dice che questa operazione del Pd e di Renzi non la può votare...”.

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