mercoledì 8 giugno 2016

pc 8 giugno - Sicilia: accordo su ammortizzatori in deroga per 20.000 lavoratori…

Dopo i dati sulla disoccupazione in Sicilia (1 milione) arrivano quelli degli operai e dei lavoratori che aspettano gli ammortizzatori sociali che arrivano alla cifra enorme di circa 20.000, senza contare tutti quelli che comunque non rientrano nei “parametri” stabiliti per percepire cassa integrazione ecc. ecc.
Questa la dice lunga sulla crisi, sui ridimensionamenti e sulle chiusure delle varie aziende nell’isola, e purtroppo si tratta di una tendenza ancora in corso e della quale non si vede la fine! E la dice lunga anche sulle chiacchiere dei politici, una serie infinita di burocrati parassiti, a cominciare da Crocetta, il cui governo da ogni punto di vista è stato un totale fallimento: lavoro e ambiente, innanzi tutto. Un governo che ha puntato soprattutto, grazie anche al “commissario” inviato dal Pd di Renzi, Baccei, sui tagli di spesa a tutti i livelli, tranne quelli necessari per mantenersi buona la clientela.

“L'accordo quadro sui criteri per l'accesso agli ammortizzatori sociali in deroga in Sicilia per l'anno 2016” siglato in questi giorni comprende infatti i lavoratori della “formazione”, cioè di quell’enorme
bacino elettorale gestito da anni dai sindacati confederali e dai vari partiti politici. Lo “scandalo” che ha coinvolto Francantonio Genovese, dirigente del Pd, ne è un chiaro esempio… come ne sono un esempio, a modo proprio, le contorte parole dell’assessore regionale al lavoro Gianluca Miccichè che giustifica così l’accordo: “Abbiamo ritenuto di dover strutturare un sistema in grado di garantire un sostegno al reddito al maggior numero possibile di lavoratori esposti a rischio di espulsione o espulsi dai cicli produttivi - dice Miccichè - secondo un equo criterio volto ad evitare rischi di stagnazione dei bacini di percettori di trattamenti in deroga e ad offrire pari opportunità di reingresso nel mercato del lavoro, attraverso un percorso strutturato di formazione e ricollocazione lavorativa. Abbiamo previsto inoltre di definire con l’agenzia nazionale Anpal un piano per le politiche attive del Lavoro in Sicilia".


Formazione per cosa? Reingresso nel “mercato del lavoro”, quando e dove? E che cosa sarebbero le “politiche attive del lavoro”? Viste le premesse dello stesso assessore! E visto che le aziende più grosse sono già chiuse o in pesante crisi come la Ex Fiat di Termini Imerese, la Fincantieri di Palermo, l’Almaviva… a chi andranno infatti i fondi? “Tra le altre vertenze, i fondi andranno ad Almaviva, Ansaldo-Breda, mensa Fincantieri, l'azienda alimentare Puccio, il negozio Stefanel, l'NH hotel e i lavoratori dell'ex Max Living.”...

Ma quelli più contenti sono proprio i sindacalisti della “formazione”, come riporta la Repubblica del 1 giugno: “Soddisfatti i sindacati per lo sblocco dei pagamenti degli ammortizzatori di parecchie vertenze. Come spiega Giuseppe Raimondi, segretario confederale Uil Sicilia con delega al mercato del lavoro. ‘Quelli che non hanno goduto a partire dal 2014 della cassa integrazione in deroga sono stati soprattutto gli enti di formazione che per un decreto interministeriale non sembravano rientrare nella fattispecie di imprese, quando invece tutti i tribunali li assoggettano a fallimento. L'assessore ha disposto con l'accordo l'intervento con fondi Pac per un totale di 106 milioni di euro. Fondi che sono stati messi a disposizioni anche per gli enti di formazione, una trentina, per un bacino di 1800 lavoratori e un totale di 20 milioni di euro: ne usufruiranno enti come Anfe regionale, Enfap, Enaip, Ecap’.”

Accordi come questo servono solo a smorzare la rabbia, salvaguardando la “pace sociale”, tenendo a bada migliaia di precari e disoccupati vecchi e nuovi e di conseguenza a salvaguardare le poltrone di sindacalisti e politici… lo “sbocco occupazionale” è solo un miraggio e infatti soprattutto i giovani emigrano. Uno “sbocco” diverso potremmo cominciare ad averlo se, abbandonando ogni illusione, le varie vertenze, le varie lotte ancora in corso si unificassero alla base per pretendere con la giusta determinazione i diritti negati.

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