Quello che è in corso a Gaza ad opera
dell'esercito israeliano è un genocidio in diretta perché nonostante che le tv
raccontano, riportano notizie di quello che succede, sono sempre al di qua della tremenda realtà della carneficina, della deportazione di massa in corso.
L'enorme fiume di palestinesi in fuga, mentre l'esercito rade al suolo la città
e uccide tutto ciò che si muove, sono immagini che non hanno precedenti nella
storia dell'umanità.
Non che i massacri e i genocidi siano mancati
nella storia del mondo diviso in ricchi e poveri, sfruttati e sfruttatori nel
mondo imperialista che ha già visto da un lato l'immane genocidio rappresentato
dall’Olocausto e dall'altro tante altre pagine di massacri, distruzioni,
carneficine ai danni dei popoli, ma quello che sta avvenendo in questi giorni,
in queste ore, è senza precedenti e avviene con il silenzio e la complicità
dell'intera comunità internazionale. Anzi con
l'ostentazione che viene innanzitutto dall'imperialismo americano,
dall'esercito sionista, dai governanti sionisti, che rivendicano quello che si sta compiendo è esattamente quello che si vuole fare.
E tutto questo non avviene soltanto perché
siamo dentro un sistema che produce mostri e disumanità ma avviene perché siamo
dentro un sistema capitalista, imperialista, fondato sul profitto. Ed è chiaro che, quindi, non può che dire la
verità il caporione nazisionista, Smotrich, quando dice che “qui si faranno affari
d’oro per tutti e ce li spartiremo noi e gli americani”.
E proprio di fronte a questo cinismo che
supera ogni limite, ciò che avviene nelle
istituzioni nazionali e internazionali fa realmente indignare.
La grottesca ipocrisia delle cosiddette
decisioni della comunità europea dimostrano ancora una volta che ormai tutto il
mondo è paese e che le leggi barbare del sistema, che hanno come caporione
l'imperialismo americano e la sua presidenza,
oggi sono merce comune all'interno di tutte le potenze, tutti i governi
imperialisti e soprattutto dimostrano che i parlamenti sono la "foglia di fico" di questa situazione. I parlamenti non sono il luogo dove è rappresentato il
popolo che discute i grandi eventi e che raccoglie le istanze di coloro che
vengono definiti “elettori”, ma sono il luogo dove si consumano i misfatti
all'ombra della cosiddetta “democrazia” borghese.
La risoluzione europea dice esclusivamente che
si metteranno delle sanzioni di tipo economico nei confronti di Israele, ma
naturalmente non toccando il commercio delle armi. Tutti coloro che hanno presentato e perfino
approvato questa risoluzione dicono che non è contro Israele, mostrando che in realtà è una farsa che permette a Israele di continuare a fare
quello che deve fare.
Ma c'è di anche peggio, perché in questo Parlamento
ci sono anche forze parlamentari, tra cui quelle che sono al governo del nostro
paese, che non appoggiano neanche questa risoluzione.
Ed è chiaro quindi che il popolo palestinese,
la sua resistenza è sola ad affrontare realmente il piano genocida, la
carneficina, lo sterminio di donne e bambini che va producendo lo stato
sionista di Israele.
Che dire dei paesi arabi pure attaccati,
vilipesi, insultati nei loro stessi diritti nazionali, pur pretendendosi in
maggior parte alleati del governo americano e perfino protetti
dall'imperialismo americano, a fronte delle aggressioni militari, fuori dal diritto internazionale, come quelle avvenute prima nei confronti
dell'Iran, della Siria, del Libano, e che hanno colpito recentemente il Qatar,
che pure è il paese dove avvengono i cosiddetti “negoziati di pace”, che
finora non hanno portato né pace né nessun risultato sul fronte del cessate di
fuoco, ma hanno soltanto permesso a Israele di continuare la sua carneficina e la
sua deportazione?
E che dire della Cina, che pure si dice “antagonista
internazionale” e che nulla fa nei confronti del genocidio in atto, perché
anch'essa è all'interno di una politica di potenza e di dispiegamento delle
forze, in vista di una contesa mondiale, e considera Israele un paese amico e
non certo nemico? Per non dire della Russia di Putin e tutto il resto.
Tutte le potenze imperialiste sono complici
del genocidio, tutte le potenze imperialiste sono più o meno dalla parte dello
Stato sionista di Israele e questa è la cosa grave che rende disperata la
battaglia della resistenza del popolo palestinese.
A fronte di tutto questo cresce la mobilitazione
mondiale e nel nostro paese non possiamo che salutare positivamente che
comincino a muoversi anche i sindacati, sia pur con forte ritardo.
Noi dello Slai Cobas sc, come gran parte del
sindacalismo di base, da tempo siamo al fianco del popolo palestinese nel
nostro paese e animiamo manifestazioni, iniziative, denunce, per esprimere solidarietà e sostegno e per denunciare il ruolo di complicità, appoggio che l'imperialismo e
il nostro governo hanno nel genocidio in atto.
Per questo siamo intimamente
legati alle organizzazioni palestinesi nel nostro paese che stanno facendo di tutto
perché il popolo italiano in generale comprenda tutto questo e scenda in campo
a loro fianco in questa battaglia che è politica, sociale, ma che è anche di
civiltà e di umanità, e che mette in luce come da una parte stanno gli Stati, i governi con le loro guerre, genocidi, repressione, piani di morte e distruzione e dall'altro stanno le istanze dei proletari e dei popoli che vogliono un mondo in
cui tutto questo venga cancellato.
Le fabbriche, gli operai delle grandi fabbriche, l'universo dei lavoratori
metalmeccanici hanno fatto finora poco o niente su questo. Non c'è giustificazione rispetto a questo silenzio della classe operaia.
Sicuramente la condizione nelle fabbriche resta abbastanza grave sul piano dei
salari, delle condizioni di lavoro, della difesa del posto di lavoro e c'è il
dramma dei morti sul lavoro, ma non riuscire a produrre un movimento reale che
esprima la solidarietà a fronte a quello che sta avvenendo in Palestina è una
macchia per i proletari, per la classe operaia del nostro Paese. In questo
senso ogni segnale che si muove in questa direzione solidale lo salutiamo e lo
sosteniamo.
Il 19 settembre abbiamo aderito, partecipato allo sciopero di 4 ore, che in alcune
realtà è stato esteso a 8 ore, proclamato dalla FIOM all'interno di una campagna e di
un'iniziativa presa dalla CGIL in generale che però non è quella dello sciopero
generale né quello dello sciopero in tutti i posti di lavoro ma ancora una volta di
iniziative essenzialmente verso le Istituzioni del sabato che non hanno altro senso che pura testimonianza.
Lo sciopero è importante e deve essere l'inizio; così
come importante è lo sciopero indetto da alcuni sindacati di base di lunedì 22 settembre contro il
genocidio e la deportazione, a sostegno della lodevole iniziativa per
rompere l'assedio, far arrivare aiuti umanitarie rappresentata dalla Flottilla, dalle navi che stanno cercando di raggiungere Gaza.
Tutti questi scioperi domandano un vero sciopero generale, perché di fronte a questioni che riguardano
i destini di un popolo, che rappresentano alla fine i destini dell'intera
umanità, di fronte a un sistema che marcia verso la guerra e vuol riempire il
mondo di crimini in nome delle leggi del Capitale e del profitto, i lavoratori devono
svolgere un ruolo di prima linea.
Su questo però la chiarezza deve ancora venire.
Occorre andare a fondo sulle ragioni di questo massacro, di
questo genocidio, occorre comprendere che esso è il cuore, l'epicentro
di una situazione mondiale che richiede ben altro che scioperi di solidarietà e
di testimonianza. Per fermare la guerra, i genocidi e la
ricaduta sulla vita dei proletari e delle masse popolari ci vuole ben più di un
sciopero generale anche se senza lo sciopero generale questo “di più” non potrà
venire.
Stiamo tornando a una delle fasi della storia in cui sono in
discussione le sorti dei proletari e dei popoli, come già lo sono state nella I e nella II guerra mondiale e in tante vicende parziali. Su questo bisogna ancora mettere bene in luce il
legame che c'è tra ciò che avviene in Palestina e ciò che avviene all'interno
dei singoli paesi, tra ciò che succede al popolo palestinese e tra i
popoli oppressi del mondo, e cosa succede ai proletari e masse popolari all'interno del "ventre della bestia" dei paesi imperialisti.
E’ su questa strada che dobbiamo marciare e
quindi gli scioperi, le iniziative di questi giorni che meritano la massima partecipazione
sono anche una parte dell'operazione-verità che bisogna fare sulla situazione
economica, politica, mondiale, sulla natura dei governi che ci governano ma
anche sulla natura dello Stato, delle istituzioni, dei parlamenti sempre più i luoghi amministrati da comitati d'affari della borghesia e dove si dà
copertura a tutto ciò che c'è di peggio in questo sistema sociale, dato che i parlamenti non sono più il luogo - se mai lo siano stati – dove
possono essere rappresentate le istanze democratiche, dei proletari e delle masse.
Serve un'altra democrazia, un altro
Stato, un altro sistema sociale e le battaglie di oggi devono servire a questo
cambiamento epocale di cui abbiamo bisogno; cambiamento epocale che ha bisogno del ruolo centrale della classe operaia, che non può fare a meno quindi della mobilitazione della classe, di tutti i lavoratori.
Per questo gli scioperi di questi giorni vanno utilizzati per fare un passo avanti nella lotta ma soprattutto
nella comprensione e nella coscienza, nell'organizzazione dei
lavoratori.