"Non siamo di fronte alla conservazione di valori del passato ma alla aggressiva politica di ripristino di dottrine e gerarchie "superate" da lotte sociali e sviluppo democratico".
Questa frase rappresenta un pò la sintesi di un articolo di Marco Bascetta uscito oggi su 'il manifesto', intitolato: "Trump alla restaurazione di san Kirk, genealogia di una vendetta".
Ne riportiamo di seguito dei passaggi che ci sembrano utili a comprendere perchè noi parliamo - ed è giusto parlare - di "moderno fascismo". Chiaramente con la frase sintesi di Bascetta siamo d'accordo con la prima parte non con la seconda, dato che lo "sviluppo democratico" (poi va capito cosa intende il giornalista per "sviluppo democratico") è comunque dentro questo sistema borghese e non può combattere realmente il fascismo, esserne la risposta di uscita. La risposta è la rivoluzione socialista che rovescia il sistema borghese.
Ma torniamo ad alcuni passaggi dell'articolo:
...IL CLIMA MINACCIOSO e aggressivo che si respira in questi giorni negli Usa, con le sue miserabili imitazioni europee, si inserisce perfettamente nel disegno ormai evidente tracciato da Donald Trump e dal suo Maga. Quello di identificare ed enfatizzare un nemico interno dai contorni piuttosto indefiniti (la sinistra) per combattere... Rispetto a questa missione tutti i passi finora compiuti dal presidente sono stati assolutamente logici e coerenti: il relativo disimpegno sui fronti internazionali e l’elusione di ogni attrito politico eccessivo con le potenze maggiori sullo scacchiere globale, la caccia allo straniero e le deportazioni, l’invio di truppe nelle metropoli americane governate dai democratici per fronteggiare fantomatiche emergenze, le epurazioni, la crociata contro le istituzioni accademiche e le voci critiche dei mezzi di comunicazione...
...la destra trumpiana... trasferisce in patria il fronte della guerra. Il tutto spacciato non come una forzatura di parte ma come una grande opera di cancellazione del cattivo nuovo...
NEL RIFERIRSI alla destra, o anche all’estrema destra, negli Usa come in Europa, si usa correntemente il termine di conservazione... C’è nella scelta di questa definizione fuorviante un errore non privo di conseguenze. Oggi non ci troviamo affatto di fronte alla conservazione di valori del passato minacciati da un progresso fuori controllo, o da una accelerazione foriera di angoscia e disorientamento, ma a dover fronteggiare una aggressiva politica di “restaurazione”, ovverosia il ripristino di dottrine, precetti, obblighi e gerarchie...
MENTRE LA “conservazione”, che tra le destre attuali non ha quasi cittadinanza, presenta un elemento di prudenza, di freno, di attaccamento a convincimenti consolidati, la restaurazione è invece segnata da una natura aggressiva, bellicosa, da spirito di vendetta e volontà di distruzione. Deve combattere un nemico, sconfiggere, per così dire, un usurpatore... La “restaurazione” assume invece la maschera del nuovo, della rottura con una stagione trascorsa, di un ritorno che può attuarsi con ogni mezzo, anche il più avveniristico, e ricostruire nelle forme più arbitrarie e feroci i miti dell’autenticità. È insomma un ambiente carico di violenza reazionaria.
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