giovedì 18 settembre 2025

pc 18 settembre - Processo Anan - portiamo la difesa dei prigionieri politici palestinesi in ogni manifestazione per la Palestina - Intervento della compagna di SRP de L'Aquila

La campagna per i prigionieri politici palestinesi, in seguito all’arresto a fini di estradizione di Anan Yaeesh a fine gennaio 2024, si è sviluppata per tappe, assumendo col tempo una definizione e un significato sempre più politici.

La prima tappa è stata appunto l’opposizione all’estradizione di Anan, che in poco tempo ha visto schierarsi, anche sul piano legale, un campo largo di forze, coinvolgendo anche figure istituzionali o paraistituzionali (Amnesty International, M5S, Luigi Manconi, ecc.), e riuscendo a creare intorno al caso Anan un’ampia cassa di risonanza, anche mediatica, scongiurando l’estradizione.

Con l’arresto per 270 bis di Anan e di altri 2 palestinesi, nel marzo 2024, la campagna si è spostata sempre più dal piano “umanitario” al piano politico.

Questo, se da un lato ha visto scendere in campo nella campagna, organizzazioni e soggettività impegnate nella lotta contro la repressione, il carcere e la militarizzazione, dall’altro ha constatato la defezione di forze collaborazioniste o semplicemente “umanitariste”, sgombrando il campo da ogni ambiguità sul piano della mobilitazione, ma anche ampliandola a livello popolare.

La spinta decisiva verso questa tendenza l’ha data lo stesso Anan nella sua dichiarazione all’udienza preliminare nel febbraio 2025, dove ha rivendicato la piena legittimità della resistenza palestinese all’occupazione sionista e il suo ruolo nella stessa.

Per quanto riguarda la vicenda giudiziaria, questa si è articolata sinora in 4 passaggi principali:

  • La decisione sull’inestradabilità di Anan, il giorno successivo al suo nuovo arresto e a quello di Ali e Mansour (il 13 marzo 2024);

  • La decisione della Cassazione di annullare il mandato d'arresto per Ali e Mansour (l’11 luglio 2024);

  • La decisione del tribunale dell’Aquila di rinviare a giudizio tutti e 3 i palestinesi, con Anan in custodia cautelare da oltre un anno (26 febbraio 2025);

  • Il processo politico iniziato il 2 marzo e ancora in corso, gravato da pesanti violazioni del diritto alla difesa, tanto da tornare all’attenzione di quelle organizzazioni umanitarie, come Amnesty, che dopo essere intervenute contro l’estradizione sono state riluttanti nel fornire la loro disponibilità nel processo per “terrorismo”.

In tutti questi passaggi la mobilitazione dei compagni non è mai mancata, non c’è stata un’udienza senza un presidio, anche se la partecipazione ha visto alti e bassi.

All’inizio del processo vero e proprio, erano presenti anche i GPI, arrivati la mattina presto anche da Bergamo. La loro presenza è stata uno sprone per la partecipazione locale alle iniziative successive, che hanno visto nel corteo in centro del 25 giugno, la prima manifestazione a L’Aquila fortemente schierata con la resistenza palestinese, per la liberazione di tutti i suoi prigionieri politici, contro ogni complicità nel genocidio.

La 3 giorni di mobilitazione a giugno ha spianato anche la strada ad iniziative più problematiche da un punto di vista repressivo, come quella del 12 settembre alla Leonardo. Anche per questa mobilitazione sarà fondamentale l’apporto dei compagni da fuori regione, in particolare del coordinamento romano per la Palestina, ma anche della rete dei compagni umbri, con i quali siamo in collegamento costante per la solidarietà concreta ad Anan Yaeesh.

Come SRP, ma anche come Slai Cobas s.c., abbiamo sostenuto e promosso tutte le iniziative di solidarietà con i prigionieri palestinesi sin da subito, e non soltanto davanti al tribunale dell’Aquila, che abbiamo utilizzato per dare visibilità, quantomeno mediatica, alla campagna.

Questo ci ha permesso di interagire con molte altre realtà, sia regionali che nazionali, coinvolgendole nella campagna e rafforzandoci.

Il nostro intervento a Parigi alla manifestazione per Georges Abdallah, ha colpito i GPI, in particolare quelli di Bologna, presenti a quel corteo con Urgence Palestine.

Per settembre sono previste altre 2 udienze, il 19 e il 26, e probabilmente saranno le ultime del primo grado. Quindi bisognerà prepararsi ai passi successivi se la sentenza sarà di condanna.

Con il finire del processo in primo grado, è chiaro che ci sarà un calo della mobilitazione, almeno a L’Aquila. E bisognerà sfruttare il tempo prima dell’appello per allargare la campagna davvero a livello nazionale e popolare, tra i lavoratori, prendendo ad esempio la mobilitazione per Georges Abdallah. Perché non si può far finta di non capire che la condanna di un partigiano palestinese vuol dire condannare un intero popolo, così come non si può parlare di resistenza senza guardare a quella in Palestina e senza difendere un pezzo di essa che è detenuto nelle galere italiane.

La difesa dei prigionieri palestinesi deve essere una parola d’ordine costante in ogni manifestazione per la Palestina.

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