da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 12.09.25
La guerra ormai è all'ordine del giorno secondo la Nato, secondo tutti i paesi imperialisti.
Da tempo denunciamo come ogni azione sviluppata dai paesi imperialisti, dall'invasione della Russia alla reazione della Nato che ha trasformato questa invasione in un pretesto per sviluppare una politica sempre più aggressiva che ha come obiettivo di attaccare la Russia, all'interno della più gigantesca contraddizione tra paesi imperialisti che vede da un lato l'imperialismo americano, la Nato, i governi europei ad essi allineati, di cui l'Italia ha un ruolo di prima linea essendo il nostro governo totalmente a servizio sotto la presidenza Meloni dei piani degli interessi dell'imperialismo americano e di Trump, e dall'altro la Russia e la Cina che contrastano i piani dell'imperialismo USA di diventare nuova potenza egemone e quelli dei paesi imperialisti europei che cercano un loro spazio vitale all'interno della crisi economica, della lotta per il controllo dell'energia e delle rotte commerciali.
In questo contesto di guerra imperialista “a
pezzi” o di guerra imperialista in preparazione gli ultimi
avvenimenti non fanno che accentuare la giustezza di questa nostra analisi e di
questa nostra denuncia.
Un presunto sconfinamento della Russia nei confronti della Polonia - peraltro oscuro in molti aspetti come viene detto da diverse fonti che non siano quelle della Nato - ha acceso i motori di questo nuovo passaggio della guerra. Si parla di 40.000 soldati posti ai confini della Russia da parte della Polonia e del pieno appoggio che a questo viene dato da tutti i paesi europei che si dimostrano pronti a dare il loro sostegno e la loro presenza diretta, non soltanto i cosiddetti paesi “volenterosi” ma anche l'Italia che peraltro era presente con un suo aereo nel luogo dove si è generato l'ultimo cosiddetto “incidente militare” dello sconfinamento dei droni russi.
Ma è certo che quello che è partito dopo questa situazione rende davvero sempre più grave l'emergenza
guerra. E’ una corsa di tutti i governi imperialisti e in primis degli Usa di Trump che è il grande utilizzatore finale di questa vicenda della contesa interimperialista che ha come teatro l'Ucraina.Alla domanda se il conflitto mondiale è alle porte, il capo militare della Nato, che oggi è un italiano, Giuseppe Cavo Dragone, risponde “non direi che siamo vicini, però siamo dentro a un processo di questa natura, stiamo studiando l'evento per attribuirgli il giusto valore”.
Quindi non hanno un giudizio effettivo
da dare su questo possibile sconfinamento russo - perché essi stessi dicono che
potrebbe essere stato un errore o come potrebbe essere stato un “errore nella
gestione dello sciame dei droni” o prodotto di “interferenze volute nell'ambito
della guerra elettronica che ha alterato le rotte”; si
dice anche che i droni possono essere stati deviati da interferenze, interferenze di
matrice Ucraina, interferenze di matrice Nato. Questo
non è certo una giustificazione per l'imperialismo russo ma è un'ambizione indiretta
che l'incidente può essere stato provocato per innescare il processo che poi
si è sviluppato nei giorni successivi.
Siamo a uno stadio ancora più avanzato di
questi preparativi intrecciati ad azioni concrete che possono creare il
cosiddetto “incidente” che accende i fuochi e trasforma effettivamente una
guerra potenziale in guerra reale.
Il nostro problema su questo è dire con forza
che noi siamo contro la guerra
interimperialista e contro ogni imperialismo.
Per noi la
Russia e la Cina sono paesi imperialisti, potenze imperialiste in contesa con l'imperialismo USA
innanzitutto, con la Nato che resta
uno strumento dominato dall'imperialismo americano e con i vari governi imperialisti europei che, ora
uniti e ora divisi, in realtà hanno interessi propri che vogliono tutelare in
una prospettiva di guerra di ripartizione mondiale.
Per questo noi non consideriamo nel campo dell'antimperialismo tutte le forze che oggi si riconoscano, appoggino direttamente e indirettamente e giustifichino, il ruolo imperialista della Russia e della Cina.
E questa posizione nel nostro paese esiste eccome, esiste
all'interno dei partiti di governo - vedi la contesa con Salvini - come esiste
all'interno dei partiti dell'opposizione, così come esiste in quella che
dovrebbe essere un'opposizione proletaria, popolare, fuori dal Parlamento,
anti-imperialista e contro la guerra.
Per questo fondamentale è la posizione del proletariato, la posizione operaia.
Gli operai non hanno patria in una
guerra interimperialista. Gli operai che sono nei paesi
imperialisti praticano e si basano sull'internazionalismo proletario, in cui tutti i proletari sono
loro fratelli qualunque sia il loro paese, e tutti i padroni, i governi borghesi sono loro nemici.
Rispetto a questo, nel nostro paese c'è un grande lavoro da fare.
Il cosiddetto discorso del 3% e del 5% non è una cosa che l'Italia subisce, come anche parte dell'opposizione parlamentare sostiene, ma è qualcosa che i signori della guerra, le grandi industrie belliche, la borghesia imperialista italiana, all'interno dello sviluppo disuguale e delle forze disuguali economiche, politiche e militari dell'imperialismo, vogliono. Non c'è nessuna decisione subita da parte degli USA, nessuna decisione subita dalla NATO, ci sono gli interessi propri che, se il terreno diventa la guerra e l'economia di guerra, si traducono per la borghesia italiana e i suoi governi, in partecipazione alla guerra, e qualsiasi governo che si riconosca negli interessi generali degli imperialisti italiani diventa un governo di guerra.
Certo, il governo che abbiamo è quello più
schierato con l'imperialismo americano, la Meloni in particolare, e la
coalizione e il partito che rappresenta, è servo dei servi come è tradizione dei
partiti di matrice o eredi del fascismo.
In questo contesto questo governo ha una
faccia guerrafondaia che è ideologica, politica, economica, culturale, che va
al di là degli interessi stessi delle diverse frazioni della borghesia
imperialista italiana. Questo governo è fortemente per l'aumento delle spese
militari, per la guerra e per l'economia di guerra, e Giorgetti è costretto ad ammettere, anche dalla platea dei padroni nel convegno a Cernobbio, che la spesa sociale,
la finanziaria, ecc., può non essere “lacrime e sangue”, però ci sono le spese
militari e quindi sarà lacrime e sangue collegate alle spese militari che
significa carovita, taglio della sanità, della scuola, dei fondi sul lavoro, finalizzare
i piani industriali, le grandi opere, ai piani di guerra.
Un autentico movimento contro la guerra parte
da una precisa denuncia di tutti gli interessi in campo e di tutte
le forze in campo e in essa afferma la
posizione proletaria e antiimperialista che non è pacifista.
La lotta per
la pace nell'imperialismo significa rovesciare i governi e i piani di guerra
dell'imperialismo, il sistema imperialista che produce guerra che ha sempre
fatto con la prima, la seconda, la terza guerra mondiale.
Guerra alla guerra significa manifestazioni per bloccare sia la macchina bellica che la macchina produttiva.
Guerra alla guerra significa rovesciare i governi.
Su questo piano si ricostruisce l'unità, il fronte proletario, popolare, antiimperialista nel nostro paese, ma nella chiarezza di che cos'è e chi sono gli imperialisti a livello mondiale, da che parte stiamo nella lotta antiimperialista a livello mondiale, da chi sono e chi non sono i signori della guerra e i complici dei signori della guerra nel nostro paese e qual è il tipo di fronte che su questo dobbiamo costruire.
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