Leonardo e Fincantieri: vola l’Italia nella difesa mondiale
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Tra bolle d’innovazione e sfide navali, l’industria bellica italiana accelera: i conti di Leonardo e Fincantieri, le strategie, i rischi.
L’industria globale della difesa vive una fase di espansione che ridefinisce gerarchie e modelli di business. La pressione degli scenari internazionali, gli investimenti in tecnologie dual use e l’ingresso di player nativi digitali stanno modificando la mappa del potere industriale. In questo contesto, l’Italia gioca la sua partita con due protagonisti: Leonardo e Fincantieri.
Leonardo mostra progressi veri su ricavi, ordini e marginalità, spinta da elettronica per la difesa, aeronautica e soluzioni cyber. La società ha rafforzato la pipeline commerciale, incrementando il backlog e la visibilità sui flussi futuri. La crescita non è solo quantitativa: si sposta il baricentro verso prodotti a più alto contenuto tecnologico, con impatti positivi sui margini potenziali e sulla competitività internazionale.
Nel perimetro navale, Fincantieri combina crescita e trasformazione. La cantieristica tradizionale
continua a generare volumi, ma la leva più interessante è l’area underwater, dove capacità ingegneristiche, sensoristica avanzata e integrazione di sistemi aprono spazi di mercato ad alto valore. Il nodo è duplice: gestire la volatilità dei programmi europei e mantenere la redditività mentre si investe per scalare tecnologie che richiedono tempo, capitale umano e partnership robuste.Dove l’Italia può spingere davvero
Primo: accelerare sull’innovazione in droni, intelligenza artificiale, cyber difesa e spazio, portando i progetti dalla sperimentazione alla produzione scalabile. Secondo: potenziare la cooperazione europea per massa critica e interoperabilità, evitando duplicazioni costose. Terzo: avere una politica industriale coerente che favorisca filiere nazionali, formazione specialistica e certezza regolatoria. Quarto: garantire stabilità dei finanziamenti con pipeline chiare e contratti esigibili, perché tempi e cash flow sono l’ossigeno del settore.
La difesa del prossimo decennio si gioca dove hardware e software si incontrano. L’ascesa di imprese focalizzate su AI, analytics e sistemi autonomi indica che il vantaggio competitivo si sposta sulla velocità di sviluppo, sull’integrazione tra piattaforme e sul ciclo rapido “dati-decisione-effetto”. Per l’Italia, la sfida è coniugare tradizione manifatturiera e leadership digitale: senza questo mix, il rischio è rimanere fornitori di componenti invece che architetti di sistema.
Se l’Italia passerà dagli annunci agli strumenti, potrà diventare un riferimento europeo nel nuovo volto della difesa.

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