sabato 4 novembre 2023

pc 4 novembre - Operai in diversi paesi cominciano a scendere in campo per la Palestina - immagini da Gran Bretagna e Canada


pc 4 novembre - Continua la mattanza genocida dello Stato sionista di tipo nazista d'Israele appoggiato dall'imperialismo USA

A Gaza colpiti ospedale pediatrico, una scuola dell'Onu e una cattolica. Raid contro ambulanze a Gaza City, 15 morti e 60 feriti Colpiti nella Striscia l'ingresso dell'ospedale per bambini al-Nasser, una scuola Unrwa nel nord della Striscia, con 12 morti, la scuola cattolica e la moschea Sheikh Zayed

pc 4 novembre - Ancora sulla grande rivolta operaia in Bangladesh

Ne abbiamo parlato per primi vedi post 2 novembre di proletari comunisti

In diversi centri del paese imperversano le manifestazioni, con tanto di fabbriche invase, per le condizioni di lavoro sempre più difficili, stipendi miseri e carovita

La delocalizzazione degli stabilimenti produttivi è sembrata a lungo una soluzione quasi “magica” per il capitalismo occidentale. Bastava portare la produzione più hard – pesante, inquinante, a basso valore aggiunto, ecc – in paesi arretrati, a salari quasi zero e senza diritti sindacali et voilà, il gioco era fatto. I profitti volavano, i salari in Occidente crollavano e con essi anche la forza contrattuale dei lavoratori di casa propria.

Ma ogni soluzione di questo genere non fa che “esportare” per qualche tempo il problema. Ma lo riproduce.

E così anche la lotta di classe nei paesi destinatari delle delocalizzazioni è diventata hard.

In diverse città industriali del Bangladesh sono in questi giorni esplose le proteste di decine di migliaia

pc 4 novembre - Ancora sullo stretto rapporto tra Israele e India, anche dal punto di vista militare. Una segnalazione utile

All'interno di un podcast giornalistico che parla anche dei rapporti Cina/Israele 

Il taglio è giornalistico ma ci sembra faccia un buon servizio per far conoscere queste cose e il regime di Modi.


https://m.youtube.com/watch?v=jX-wfcY0X_E&pp=ygUoYWx0cmkgb3JpZW50aSBwb2RjYXN0IG1vZGkgSXNyYWVsZSBpbmRpYQ%3D%3D

pc 4 novembre - Ambasciatrice Palestina: “Non è guerra di religione, questa è un’occupazione”

L’intervista Abeer Odeh, ambasciatrice della Palestina in Italia, realizzata da Fabrizio Rostelli per AlaNews. Ma che “stranamente” non è stata ripresa da nessun organo di informazione mainstream…

*****

Non è una guerra di religione. questa è un’occupazione secondo le leggi internazionali. La Palestina è conosciuta per essere multireligiosa e rispetta ogni altra religione. Hanno già ucciso circa 10.000 persone se consideriamo circa 2.000 persone sotto le macerie, questo è un genocidio.

Le persone sono sequestrate da più di 17 anni, sono in una prigione a cielo aperto. Devono dire benvenuto Israele? Sono stati spinti in un angolo. Siamo sotto occupazione, quindi abbiamo almeno il diritto di difenderci visto che la comunità internazionale è assente.

Hamas è un movimento palestinese di resistenza e nessuno può negarlo anche se non fa parte dell’OLP.

pc 4 novembre - Un appello del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina

 

A tutte le persone onorevoli della nostra nazione e alle persone libere del mondo

Di fronte al fiume di sangue che scorre a Gaza, le parole sono diventate inutili: sollevarsi, resistere, assaltare le ambasciate dei paesi aggressori, incendiarle, distruggerle. Chiedere la cessazione delle forniture di petrolio e gas ai paesi coinvolti nell’aggressione.

Il tempo è fatto di sangue e la storia non perdona… State certi che il popolo palestinese non vi abbandonerà.

Popolo libero, il nemico fascista cerca vendetta sul campo di Jabalia, così come sul campo di Nuseirat e sul campo di Shati, commettendo atroci massacri che superano le atrocità commesse dai nazisti nella loro oscura storia.

Sei tonnellate di bombe americane distruttive. Una tragedia scolpita nella coscienza dell’umanità. Chi tace su questo assassino è complice del genocidio e della privazione dei palestinesi della loro umanità.

Un’entità moralmente, politicamente e militarmente sconfitta che cerca di ottenere la vittoria a scapito del nostro sangue palestinese.

Il campo di Jabalia, la misericordia della rivoluzione e il simbolo della resistenza e della fermezza palestinese, è in prima linea nella battaglia per l’onore sulla linea del dovere. È uno spirito caratterizzato da resilienza, fermezza e grande coraggio.

Il nemico, con la sua campagna di terra, cerca di nascondere i suoi inevitabili fallimenti con massacri e massacri contro i civili palestinesi. Rendo omaggio agli uomini della resistenza nelle loro diverse formazioni che affrontano questa aggressione, e ai figli resilienti del nostro popolo che rifiutano i piani di sfollamento nonostante il genocidio intrapreso contro di loro dal nemico.

La grande Gaza con le stature dei suoi eroi e il sangue dei suoi figli, è le nostre radici nelle profondità della terra. Risorgerà da sotto le ceneri.

Le condanne verbali non abbattono gli aerei né impediscono che i razzi cadano sulle teste degli innocenti. Pertanto chiediamo:

– Espellere gli ambasciatori dell’aggressore.

– Un grido di rabbia e dignità a tutte le strade arabe per fermare il pompaggio di petrolio e gas verso i paesi coinvolti nell’aggressione.

– È tempo di chiudere le basi militari americane nei paesi arabi.

– I sindacati dei lavoratori nei porti internazionali dichiarino il loro rifiuto di scaricare o caricare qualsiasi spedizione di armi da o verso lo Stato dell’entità sionista.

Confidiamo nel nostro popolo, in noi stessi, nella nostra dignità, libertà e nel nostro valore di vita.

31 ottobre

pc 4 novembre - Da Cagliari il NO al 4 novembre - No alla festa delle forze armate

IN SARDEGNA NON ABBIAMO NIENTE DA FESTEGGIARE CON GLI ESERCITI

Dopo settant’anni di occupazione di gran parte della Sardegna, di devastazione ambientale, di saccheggio del territorio, di morti e malattie legate alla presenza di Basi della NATO e di eserciti di tutto il mondo che si addestrano in Sardegna e qui vengono a sperimentare nuove armi, il 4 novembre calate sulla nostra isola per festeggiare proprio qui la Festa delle forze armate.

Per noi non è una festa! E’ un mezzo usato per una ulteriore imposizione, quella di un’idea di Patria e Unità nazionale basate unicamente sull’esercizio della forza e delle armi, che tenta di ripristinare, di

pc 4 novembre - Uno striscione e parola d'ordine da condividere nelle manifestazioni di oggi

pc 4 novembre - Alluvione - Dal Collettivo Lavoratori GKN


Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

🤝 Provare a uscirne, insieme
💢200 millimetri di pioggia in due ore, il Bisenzio che sale di sette metri, case allagate, macchine distrutte. Cementificazione, consumo del territorio, tagli ai servizi e infine cambiamento climatico. Quanto accaduto ci ricorda l’urgenza di cambiare, di ottenere qui e ora giustizia climatica. Ma in questa lotta, dobbiamo essere tutte e tutti.
📣 E per questo oggi corriamo immediatamente a tendere la rete della solidarietà attiva e di aiuto a chi tra Firenze, Prato e Pistoia ha subito i danni dell’ennesimo “evento climatico eccezionale”.
⚒️️ Come Brigate di solidarietà Attiva (Bsa), Collettivo di Fabbrica ex Gkn, K100 Camilo Cienfuegos, Centro Storico Lebowski, Soms Insorgiamo, Circolo Arci di Quinto, lavoratori Mondoconvenienza in sciopero abbiamo istituito un coordinamento degli sforzi per gli aiuti e per i punti di maggiore bisogno. Potete segnalare tutte le richieste di aiuto (solo messaggi VIA WHATSAPP, NO CHIAMATE) AL NUMERO DEL COLLETTIVO: 3478646481
Abbiamo attivato un punto di raccolta per la piana presso
Presidio ex Gkn, via Fratelli Cervi 1, Campi Bisenzio
Segnaleremo di volta in volta il materiale da portare. Per ora invitiamo a portare già da domattina il seguente materiale:
❗LISTA MATERIALE UTILE:
STIVALI
Pompe idrovore
Tira acqua
Guanti
Casse di acqua
Taniche
Generatori
Torce
Power bank
Scope
Cassette
Calzini
Pale
Pile stilo e mezze torcie
👉👉👉Da domani – sabato 4 – saremo già attive e attivi con nostre squadre di volontari a Campi Bisenzio, in una modalità che sia armoniosa e non invasiva con le squadre di soccorso già presenti.
Domenica 5 diamo appuntamento a tutte e tutti, dalle h 8, presso Gkn per distribuirci poi sul territorio, a spalare, o a intervenire nei diversi punti di urgenza individuati.
👉👉👉Sull’assemblea di domenica 5, presso Gkn, seguirà un comunicato specifico domattina.

venerdì 3 novembre 2023

pc 3 novembre - Continua la sporca campagna del regime fascista 'indutva' di Modi contro la resistenza palestinese - per criminalizzare all'interno le minoranze mussulmane

info in via di traduzione

En Inde, les nationalistes hindous instrumentalisent à leur profit la guerre entre Israël et le Hamas

Depuis les attaques du Hamas du 7 octobre, des torrents de fausses informations et de discours islamophobes se déversent sur les réseaux sociaux. Pour le BJP, le parti du premier ministre, l’Etat hébreu représente un modèle d’Etat nationaliste religieux.

Capture d'écran d'une vidéo diffusée le 7 octobre 2023 sur le compte X officiel du Bharatiya Janata Party, établissant un lien entre l’attaque du Hamas en Israël, le 7 octobre, et les attentats terroristes perpétrés sur le sol indien entre 2004 et 2014. Sur ces captures, on lit, de haut en bas : « Entre juin 2004 et mais 2014, 3332 membres des forces de sécurité ont perdu la vie dans des attaques terroristes en Inde »  et  « Il est très difficile de prévenir chaque attaque terroriste ».

Il n’aura fallu que quelques heures après l’attaque du Hamas contre Israël, le 7 octobre, pour que les nationalistes hindous commencent à instrumentaliser le conflit à leur profit. « Ce qu’Israël subit aujourd’hui, l’Inde en a souffert entre 2004 et 2014. Ne jamais pardonner, ne jamais oublier », peut-on lire dans message posté sur X (anciennement Twitter) du Bharatiya Janata Party (BJP), le parti du premier ministre, Narendra Modi, accompagné d’une vidéo choc faisant notamment figurer des images des attentats de Bombay dans lesquels plus de 160 personnes avaient été tuées en 2008. Une façon pour le BJP d’établir un lien avec les attentats terroristes perpétrés sur le sol indien entre 2004 et 2014, lorsque le Congrès national indien, aujourd’hui dans l’opposition, dirigeait le pays.

pc 3 novembre - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia - Dalla solidarietà alla Palestina alla lotta contro la repressione e per gli interessi proletari e popolari

pc 3 novembre - Cosa c'è dietro il gravissimo incidente nella miniera di ArcelorMittal in Kazakistan

 Il 29 ottobre abbiamo pubblicato un post su questo blog:"ArcelorMittal uccide anche in Kazakistan" sulla morte di decine di operai in una miniera.

Cosa c'è dietro questa strage Lo avevamo raccontato nel Dossier: "L'impero di Mittal", che invitiamo a richiedere (a tarantocontro@gmail.com o a WA 3519575628) 

In particolare è illuminante leggere il paragrafo "Salute sicurezza e incidenti nelle miniere di carbone ATM"

ArcelorMittal Temirtau Kazakistan

il sommario del documentato Dossier

La vicenda
Arcelor Mittal Temirtau (AMT), fondata nel 1950, è una delle più grandi acciaierie integrate al mondo.
L’impianto siderurgico, insieme a tutti gli impianti infrastrutturali, miniere di carbone, di minerale di
ferro e centrale elettrica, fu acquistato da ArcelorMittal – allora Ispat nel 1995, dal governo del Kazakistan. Situato nella città di Temirtau, 170.000 abitanti, nella regione di Karaganda, Kazakistan centrale, si estende su circa 5000 ettari e ha una capacità produttiva di acciaio di circa 5,5 milioni di tonnellate l’anno. AMT gestisce otto miniere di carbone nella regione, con una produzione totale di 12 202 milioni di tonnellate di carbone vegetale nel 2007. Nello stesso anno la produzione di acciaio laminato dell’AMT è stata di 3,581 milioni di tonnellate. L’impianto esporta circa il 90% della sua produzione, principalmente in Russia, Iran e Cina.
La popolazione delle città di Temirtau e Karaganda e di tutta l’area circostante (circa 1 milione di persone) dipendevano, anche indirettamente, dall’impianto, che rappresentava quasi il 10% del PIL del

pc 3 novembre - Palestina - Questa volta ci rivolgiamo agli operai

Centinaia e centinaia di morti anche in queste ore a Gaza.

Questa volta ci rivolgiamo agli operai.

Operai, dovete far sentire la vostra voce, forte. Voi che conoscete i pesanti attacchi alle condizioni di lavoro di vita, ai minimi diritti, siate dalla parte dei palestinesi, siate dalla parte dei bambini in tanti massacrati, alcuni parlano di un cimitero di bambini che c'è a Gaza.

Le notizie che vengono da Gaza sono veramente un colpo al cuore, di chi il cuore ce l'ha. Dice un giornalista, se ci fosse una parola per descrivere qualcosa di più grande di un massacro sarebbe questo. Non si distinguono più le case, le persone sono seppellite sotto le loro stesse case. Un uomo urla sopra un cumulo di macerie.: “ho perso tre figli, li ho persi tutti!”. Nell'ospedale il caos è totale, i medici sono sfiniti... i feriti, vengono deposti sul pavimento perché non ci sono più letti, ci sono gli interventi senza anestesia perché non ci sono più gli anestetici. E c'è poi la morte lenta togliendo luce, carburante, centinaia di neonati rischiano di morire nelle incubatrici; migliaia di donne non possono partorire negli ospedali; viene negata l'acqua, il cibo, impedito l'accesso a Gaza dei camion che portano viveri e generi essenziali. Si vuole togliere la vita a quelli che sopravvivono dalle bombe. 

Quelli uccisi, ormai sono più di 10.000, i bambini, più di 4 mila, a Gaza i palestinesi sono tutti molto giovani e quindi si sta uccidendo una intera generazione.

I lavoratori palestinesi sono stati arrestati, torturati!

L'intenzione di Israele è quella di fare piazza pulita non solo di Hamas, non solo dei combattenti, ma fare piazza pulita di un intero popolo.

Questo è l'orrore!

E allora operai, come si fa a non reagire, a non denunciare, a non far sentire la propria voce? E’ tempo di farlo! Nessuno può dire: io non so... Nessuno può voltarsi dall'altra parte!

Non ci sono parole, "vergogna" è troppo poco per parlare dell'atteggiamento, del silenzio assurdo, dei sindacati. I sindacati, che non hanno neanche simbolicamente chiamato a un'ora di fermata, ma neanche a un minuto di silenzio, niente. In questa maniera si è complici.

Perché oggi non non ci si può nascondere: o si sta dalla parte del palestinesi, dalla parte di un popolo oppresso, massacrato, o si sta dalla parte di Israele. E’ giusto e necessario che il popolo palestinese che ha visto morire, imprigionare uomini, donne, giovani, bambini, non da oggi ma da 75 anni, abbia, tramite la sua organizzazione alzato con forza la testa e colpito lo stato assassino di Israele che oggi usa contro i palestinesi l’orrore simile al nazismo quando massacrava gli ebrei.

Oggi o si sta dalla parte dei proletari e masse palestinesi o si sta dalla parte di un governo - come quello nostro - che va a stringere le mani dell'assassino Netanyahu, che non ha neanche votato quella mezza risoluzione dell'ONU di "cessate il fuoco", e che contribuisce non solo poi a parole, ma contribuisce con le armi, contribuisce con i propri soldati a quello che sta avvenendo in questi giorni.

E allora come si può pensare che ci si possa voltare dall'altra parte?

Operai, come si può pensare che non sono questioni che riguardano noi, che non riguardano la nostra vita, che non riguardano i nostri giovani, i nostri figli, perchè riguardano proprio l'umanità.

Gli operai nel passato hanno dato un grosso contributo, anche con i loro corpi, i loro scioperi, alla fine della guerra, del fascismo e del nazismo, in Italia.

Ora è tempo che ognuno prenda la propria coscienza e la propria partecipazione, azione in mano, nelle fabbriche in particolare, ma in tutti i posti di lavoro, bisogna fare qualcosa, bisogna fermarsi anche un'ora, anche con uno sciopero.

Pensate quanto questo possa incidere, per esempio, nelle fabbriche, in cui in questi giorni, in queste ore si stanno producendo le armi che poi massacreranno i nostri fratelli, le nostre sorelle e i bambini in Palestina. Alla Leonardo, alla Fincantieri, in altre fabbriche di produzione di armi, sono produzione di morte. E allora in queste fabbriche deve anche pesare, farsi sentire, “l'altra voce”: di fronte alla disumanità l'umanità della classe, l’umanità degli operai che sempre stanno da una sola parte, stanno dalla parte di chi come loro è oppresso, di chi come loro muore per il lavoro in Italia, negli altri paesi e lì muore sotto le bombe.

Ora è questo il momento, ognuno metta la sua faccia, il suo cuore, faccia anche pressione verso i sindacati che si stanno ponendo anche in questo caso dalla parte dei profitti dei padroni delle industrie belliche, che si stanno ponendo dalla parte del governo. Questo non lo dobbiamo permettere! Dobbiamo dire forte, operai: NON IN NOSTRO NOME!

pc 3 novembre - Dall'Università di Tunisi: cultura al servizio della Resistenza palestinese

Oggi nel 106esimo anniversario della sciagurata dichiarazione di Balfour, la lezione si è spostata alla Città della Cultura con la visione del film Alam del regista Firas Khoury, nell'ambito della Settimana del Cinema Palestinese.

Non abbiamo bisogno di Istituto Italiano di Cultura - Institut Français de Tunisie - Goethe Institut e British Council, strumenti del "soft power" imperialista e filo sionista, ma di Cultura al servizio della Resistenza Palestinese. 

giovedì 2 novembre 2023

pc 2 novembre - Tunisia - tutto un paese in favore della causa palestinese - info

in via di traduzione e in attesa di corrispondenze dirette

En Tunisie, les députés planchent sur une loi pour criminaliser la « normalisation » avec Israël

Dans un pays très mobilisé en faveur de la cause palestinienne, la proposition d’initiative parlementaire, en phase avec les positions du président Kaïs Saïed, rend passible de lourdes peines de prison tout citoyen en contact avec « l’entité sioniste ».

Manifestation propalestinienne à Tunis, le 21 octobre 2023.

Les Tunisiens accusés d’avoir des relations avec l’Etat d’Israël, ses sociétés ou ses citoyens, seront-ils bientôt passibles de la prison à perpétuité ? C’est ce que prévoit une proposition de loi adoptée le

pc 2 novembre - La condizione operaia e la lotta nelle grandi fabbriche del nostro paese, inserite in un contesto sempre più internazionale -Dalla controinformazione rossoperaia del 1/11


Non è vero che gli operai non possono lottare e vincere in Italia e in altri paesi. Il recente grande sciopero degli operai americani dell'auto ne è un esempio. Ne stiamo parlando da tempo e abbiamo portato il messaggio alla Stellantis, in particolare alla Stellantis di Melfi, come all'ex Ilva di Taranto e, in generale, in tutte le fabbriche in cui operiamo. 

Questo sciopero si è parzialmente concluso proprio in questi ultimi giorni con accordi che le grandi multinazionali dell'auto negli Stati Uniti sono stati obbligati a fare. Via via sono caduti come pere mature tutti i gruppi, dalla Ford alla Stellantis e, infine, alla General Motors. 

Chiaramente l'accordo che è stato fatto deve essere sottoposto alle assemblee dei lavoratori e va considerato approvato solo quando le grandi assemblee degli operai americani che hanno partecipato allo sciopero lo approveranno. Pensiamo che questo avverrà, ma anche fonti stampa dicono che in alcune realtà operaie dell'auto vi sarà pure una critica ai risultati di quest'accordo, e questo non certo perché non siano stati dei grandi risultati in paragone a quello che avviene nelle lotte operaie - non solo negli Stati Uniti ma in tutti i paesi del mondo, Italia compresa - quanto perché gli operai in questo sciopero hanno preso coscienza della loro forza e prendendo coscienza della loro forza hanno alzato il tiro delle loro rivendicazioni e delle prospettive della lotta operaia negli Stati Uniti, e per quello che essa ha significato per gli operai in tutti i paesi capitalisti e imperialisti nel mondo. 

Uno sciopero che aveva obiettivi molto avanzati: forti aumenti salariali che permettessero

pc 2 novembre - Da Viterbo per la Palestina- FROM THE RIVER TO THE SEA PALESTINE WILL BE FREE - inforeport

 

Martedì siamo scesi in piazza a Viterbo in sostegno alla resistenza del popolo palestinese.
Una piazza che non avevamo chiamato noi, ma che per vie traverse ci aveva chiesto l'adesione formale, un'adesione che come compagne e compagni abbiamo deciso di non dare in quanto il comunicato d'indizione era lontano anni luce non solo dalle nostre posizioni ma dalla realtà stessa.
Abbiamo scelto di essere coerenti con le indicazioni che arrivano dalla Palestina: siamo scesi in piazza con solo bandiere palestinesi e bandiere rosse tenendo fuori i simboli delle nostre organizzazioni politiche.
Questo ha portato difatti a un certo clima di tensione già dalla nostra entrata in piazza, con slogan di classe e un volantino urticante per le belle anime che vorrebbero una pace calata dall'alto a discapito solo della Palestina.
Nel nostro intervento, l'ultimo per inciso ma allo stesso tempo il piú applaudito dalla comunità arabo-islamica in piazza, abbiamo smascherato la mistificazione che vuole dividere la resistenza palestinese in buoni e cattivi, terroristi e non, ribadendo due concetti fondamentali: primo l'unità delle forze della

pc 2 novembre - Palestina - Mentre il regime fascista indiano di Modi si schiera con lo stato sionista di tipo nazista di Israele, ci impongono la revisione del post con il comunicato del PCI (Maoista) solidale con il popolo palestinese! Non ci Stiamo!

riceviamo e pubblichiamo

Ciao,
   Come forse già saprai, le nostre Norme della community (https://blogger.com/go/contentpolicy) descrivono i limiti di ciò che consentiamo, e non consentiamo, su Blogger. Abbiamo ricevuto una richiesta di revisione per il tuo post intitolato "pc 25 ottobre - Dall'India alla Palestina - Dichiarazione del Partito comunista dell'India (maoista) - diffusa in tutto il mondo dal blog maoistroad". Abbiamo stabilito che viola le nostre norme e abbiamo eliminato il post, in precedenza all'indirizzo http://proletaricomunisti.blogspot.com/2023/10/pc-25-ottobre-dallindia-alla-palestina.html.

    Perché il tuo post del blog è stato rimosso?
    I tuoi contenuti hanno violato le nostre norme relative ai contenuti di natura terroristica. Per ulteriori informazioni, visita il link in questa email alla nostra pagina delle Norme della community.

    Per richiedere una revisione del post, fai clic sul link di seguito: https://www.blogger.com/go/appeal-post?blogId=2541329510772586152&postId=2186115288440426535. Questo comporterà una revisione del post.

    Ti invitiamo a rivedere l'intero contenuto dei tuoi post del blog per assicurarti che siano in linea con i nostri standard, poiché ulteriori violazioni potrebbero comportare la chiusura del tuo blog.

    Per ulteriori informazioni, consulta le seguenti risorse:

    Termini di servizio: https://www.blogger.com/go/terms
    Norme della community di Blogger: https://blogger.com/go/contentpolicy

    Cordiali saluti, 

in via di traduzione e pubblicazione


Guerre Israël-Hamas : comment l'Inde est devenue l'un des principaux soutiens de Netanhayu

Depuis l'attaque du Hamas en Israël le 7 octobre, les contenus antipalestiniens pullulent sur les réseaux sociaux indiens. Une stratégie orchestrée par les nationalistes hindous au pouvoir, qui considèrent la minorité musulmane comme un ennemi de l'intérieur.

Le Premier ministre indien Narendra Modi accueille le chef du gouvernement israélien Benjamin Netanyahu à sa sortie de l’avion, à New Delhi, le 14 janvier 2018.
Le Premier ministre indien Narendra Modi accueille le chef du gouvernement israélien Benjamin Netanyahu à sa sortie de l’avion, à New Delhi, le 14 janvier 2018. © Prakash Singh, AFP

Il y a actuellement deux sujets qui agitent les réseaux sociaux en Inde : la Coupe du monde de cricket et la guerre entre Israël et le Hamas. Mais c'est surtout ce deuxième événement qui a attiré l'attention du service de fact-checking indien Boom. Ces dernières semaines, des dizaines de photos et de vidéos détournées de leur contexte d'origine auraient été partagées dans le cadre d'une campagne de désinformation ayant pour objectif de dénigrer le camp palestinien, rapporte Al-Jazira.

Guerre entre Israël et le Hamas : les infox islamophobes venues d'Inde

Mi-octobre, une analyse de tendances sur X (ex-Twitter) montrait qu'une large majorité des messages partagés avec les hashtags #IsraelUnderAttack ou #IStandWithIsrael venaient d'Inde. Ce qui n'a pas manqué d'étonner certains universitaires : "La dimension que ça a pris sur les réseaux sociaux en Inde est un peu surprenante puisque, d'habitude, ce sont plutôt des phénomènes de politique interne qui font parler. C'est moins étonnant quand on parle des nationalistes hindous qui s'intéressent de près à la situation au Proche-Orient et aux méthodes antiterroristes d'Israël", analyse Nicolas Blarel, professeur de relations internationales à l'université de Leyde et auteur de "The Evolution of India’s Israel Policy", paru en 2015.

"En Inde, le Lashkar-e-Taiba est comparé au Hamas"

Si Narendra Modi s'est contenté sur X d'affirmer son soutien à Israël, sa formation, le Parti indien du peuple (Bharatiya Janata Party, BJP), a tout de suite établi un lien entre l'attaque du Hamas et les attentats islamistes perpétrés sur le sol indien, notamment ceux de Bombay en 2008 qui avaient fait plus de 160 morts.au pouvoir depuis 2014, le parti nationaliste hindou considère partager les mêmes problématiques sécuritaires que le pouvoir israélien. "Ils estiment tous les deux qu'ils sont envahis par les musulmans et qu'ils doivent lutter contre un terrorisme transfrontalier. En Inde, le [groupe islamiste] Lashkar-e-Taiba, qui attaque depuis le Pakistan, est comparé au Hamas", décrypte Nicolas Blarel.Si, avec 180 millions de pratiquants, les musulmans ne représentent que 15 % de la population indienne, ils sont considérés par la majorité hindoue (80 %) comme des ennemis de l'intérieur, et sont fréquemment victimes de violences, tout comme les chrétiens.

Premier marché d'équipement militaire d'Israël

Désormais Premier ministre, le dirigeant nationaliste a fait de l'Inde l'un des plus gros alliés d'Israël, derrière les États-Unis. "Modi s'est toujours présenté comme un grand ami d'Israël", confirme Nicolas Blarel. Le 14 janvier 2018, pour la première fois en 15 ans, le chef du gouvernement israélien Benjamin Netanyahu s'était rendu en Inde. "Nous sommes à l’aube d’une nouvelle ère dans la formidable amitié entre l’Inde et Israël", avait alors déclaré le patron du Likoud.

Six mois plus tôt, c'est le Premier ministre indien Narendra Modi – élu en 2014 – qui avait effectué une visite de trois jours en Israël pour la première fois de l’Histoire, afin de célébrer le 25e anniversaire de l’établissement des relations diplomatiques entre les deux pays.

Depuis une dizaine d'années, les deux alliés multiplient les échanges économiques. Le commerce bilatéral a été multiplié par deux en cinq ans, pour atteindre 10,7 milliards de dollars en 2022. Principaux secteurs concernés : l’agriculture, l’informatique, la santé... et surtout la défense. En 2021, l'Inde représentait le premier marché d'exportations militaires israéliennes avec 8,3 milliards de dollars. Parmi les équipements de pointe achetés, le fameux système de défense antimissile Barak-8 développé par Israel Aerospace Industries.

L'Inde n'a pourtant pas toujours été une alliée d'Israël. En 1967 et 1973, durant les deux guerres israélo-arabes, l’Inde a soutenu le camp arabe, avant de devenir en 1975 le premier pays non arabe à autoriser l’Organisation de libération de la Palestine (OLP) à ouvrir un bureau sur son territoire. Mais cette ligne change à partir des années 1990. L'Inde normalise ses relations diplomatiques avec Israël en 1992. Six ans plus tard, quand l'Inde est visée par des sanctions économiques pour ses essais nucléaires, Israël est l'un des rares pays à poursuivre ses échanges. "Depuis cette époque, Israël est considéré comme un fournisseur fiable, par rapport aux États-Unis ou à la Russie", conclut le chercheur Nicolas Blare

Dall'India alla Palestina - Dichiarazione del Partito comunista dell'India (maoista) - diffusa in tutto il mondo dal blog maoistroad"

Puoi comunque richiederla in inglese e italiano a:

pcro.red@gmail.com

csgpndia@gmail.com

pc 2 novembre - Rivolta e barricate operaie in Bangladesh - info

Nelle prossime ore arriva agli operai in lotta la solidarietà internazionalista dello Slai cobas per il sindacato di classe

in via di traduzione

Au Bangladesh, des ouvriers du textile érigent des barricades pour réclamer des salaires plus élevés

Plusieurs milliers d’ouvriers, travaillant dans des usines sous-traitantes de grandes marques comme Gap, H&M ou Levi Strauss, manifestent depuis plusieurs jours, confrontés à une augmentation du coût de la vie sans que leur rémunération évolue.

Manifestation d’ouvriers du textile à Dacca, au Bangladesh, mardi 31 octobre 2023.

« Nous voulons un salaire décent. » Après plusieurs jours de manifestations au Bangladesh et des heurts qui ont causé la mort d’au moins deux personnes, des milliers d’ouvriers ont érigé des barricades sur des avenues de la capitale, Dacca, mercredi 1er novembre. Ils réclament des hausses de rémunérations aux usines de textile qui fournissent de grandes marques occidentales.

Selon la police, au moins 5 000 ouvriers du textile ont dressé des barrages routiers dans le quartier de Mirpur dans la capitale. Mais selon un correspondant de l’Agence France-Presse (AFP) sur place, le nombre de manifestants pourrait être nettement plus élevé.

Le commissaire adjoint de la police métropolitaine de Dacca, Omar Faruq, a déclaré qu’« aucune violence » n’avait été signalée mercredi. Cependant, environ 1 500 manifestants ont jeté des pierres sur plusieurs usines de la ville industrielle de Gazipur, a déclaré le chef régional de l’unité de police industrielle, Sarwar Alam. « Nous avons tiré des gaz lacrymogènes et des grenades assourdissantes pour disperser les manifestants », a-t-il expliqué.

Usines fournissant Gap, H&M ou encore Levi Strauss

Les ouvriers exigent un salaire mensuel minimum de 23 000 takas (190 euros), soit près de trois fois

pc 2 novembre - Manovra economica - peggioramento delle condizioni di vita per i proletari e masse popolari - Da Controinformazione rossoperaia del 30/10


Il governo Meloni ha presentato questa settimana al Parlamento la legge di bilancio per il 2024, la cosiddetta "legge finanziaria". Doveva essere presentata il 20 ottobre, invece arriva con 10 giorni di ritardo sulla tabella di marcia, dopo essere passata di bozza in bozza. Siamo alla quarta bozza perché all'interno dei partiti di maggioranza non si è trovato un accordo su alcuni punti.

La manovra nel complesso è di 24 miliardi, 15 miliardi dovrebbero servire a coprire il costo di un anno del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori, cioè i circa 80 euro lordi al mese, per 14 milioni di lavoratori che nella sostanza sono una specie di "bonus Renzi" di vecchia conoscenza; 5 miliardi per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, se e quando questi contratti saranno rinnovati, che comunque sono assolutamente insufficienti perché non coprono né l'inflazione, il costo della vita, né la perdita di potere d'acquisto di tutti questi anni, come certificato dalle statistiche ufficiali; poi ci sono 3 miliardi per la sanità, ma anche qui, se si volesse raggiungere un minimo di spesa per evitare alcuni dei problemi enormi che ci sono nello sfascio sanitario ci vorrebbero almeno 10 miliardi, come dicono alcuni esperti che sono al di fuori del governo, cioè raggiungere il 7% del prodotto intorno lordo. 

Ma tutto questo deve essere fatto in deficit, dice il governo, e cioè bisogna trovare i soldi per coprire

mercoledì 1 novembre 2023

pc 1 novembre - Riflessioni sulla grande manifestazione di Roma del 28 ottobre per la Palestina - Da Controinformazione rossoperaia del 30/10


Torniamo un momento sulla grande manifestazione nazionale per la Palestina che si è tenuta a Roma. Innanzitutto, è bene subito dire che è stata una manifestazione rabbiosa, compatta che ha portato unitariamente le parole d'ordine, l'appello dei giovani palestinesi, base da cui partire. Un corteo nazionale per la Palestina, per la lotta di liberazione anticoloniale, per spezzare l'assedio a Gaza, per fermare il genocidio. È un appello che si conclude giustamente con la situazione rispetto al governo italiano, a cui si dice: “esigiamo dal governo italiano l'interruzione degli accordi militari con Israele, la fine del genocidio a Gaza, che si adoperi per lo smantellamento delle colonie, dell'occupazione e del regime di apartheid, per gli aiuti umanitari e riconoscimento del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese, per il rispetto del diritto internazionale in Palestina”.

Su questa base è stata chiamata la mobilitazione a Roma che adesso dovrà riportare nelle mobilitazioni nelle varie città la continuazione delle parole d'ordine, in particolare quelle contro il nostro imperialismo. Questo, come noi giustamente abbiamo sempre detto, è il miglior sostegno che possiamo dare ai popoli in lotta, dalla Palestina, all'India, all'America Latina: combattere il nostro imperialismo.

Su questo aspetto è interessante mettere a contrasto quello che ad esempio, dice un post dei giovani palestinesi rispetto alla manifestazione di Roma - “il TG 3 ha fatto un servizio più o meno accettabile sulla manifestazione di Roma, partecipata da 50.000 persone. Questo dimostra che restare onesti con sé stessi e con gli altri porta a risultati e dimostra anche che la gente si è stufata di autocensurarsi sulla Palestina avallando il progetto occidentale criminale di Israele. In testa al corteo, eravamo in maggioranza arabi, musulmani, non arabi. Ci siamo rappresentati per la prima volta in questo paese,

pc 1 novembre - ORE 12 - controinformazione rossoperaia - Gli operai dell’auto Usa hanno vinto e dicono SI PUÒ lottare e vincere - Appello agli operai per la Palestina

 

pc 1 novembre - La Nato occupa il Mediterraneo - info

La portaerei USS Dwight D. Eisenhower ha passato nella notte lo stretto di Gibilterra e si dirige nel Mediterraneo orientale.

Quando arriverà ci troveremo in presenza della più grande concentrazione di navi NATO in assetto operativo da parecchi decenni: tutto compreso saranno 43, esclusi i sommergibili il cui numero non è noto.

In realtà le navi sono potenzialmente molte di più, perché dal 23 ottobre al 6 novembre in acque italiane si tengono le esercitazioni Dynamic Mariner 23 del NATO Allied Maritime Command (MARCOM), che comprendono altre 30 navi, tra cui il Cavour, di 14 nazioni NATO.

Queste esercitazioni sono parecchio importanti per l’Italia (e spiegano forse in parte la smania di azione meloniana, o meglio crosettiana) perché nel 2024 la nostra marina sarà a capo del NATO Response Force Maritime Element (NRF/M), che è una bella responsabilità e “dobbiamo fare bella figura”.

Infatti contemporaneamente a Dynamic Mariner altre navi della marina italiana sono impiegate nelle

pc 1 novembre - Bergamo: come è morto in carcere Oumar Dia?

Cosa è successo a Oumar Dia, 21enne morto nel carcere milanese di San Vittore?

E’ la domanda, pressante, che famigliari e amici del ragazzo si fanno e fanno alle istituzioni. Per pretendere risposte, mercoledì 1 novembre ci sarà la camminata “Uniti per Oumar”, con ritrovo alle ore 16 in piazza Sant’Agostino, 22 a Milano.

Oumar, nel giugno 2023, è stato raggiunto da un condanna di 4 anni per il furto di un cellulare, avvenuto tre anni prima. “Dal carcere di Bergamo Oumar – denunciano amici e famigliari – è stato trasferito presso il carcere di San Vittore e solo tre giorni dopo il trasferimento la madre è stata avvisata del cambiamento. Durante quei 3 misteriosi giorni le condizioni di Oumar sono totalmente oscure a famiglia e persone interessate”. Improvvisa e tragica la notizia della morte, giustificata dalle parole  “è impazzito, era malato ed è morto improvvisamente”. Parole che non convincono nessuno, dato che Oumar, pochi giorni dopo la morte, sarebbe stato messo ai domiciliari.

Non solo: la mamma, arrivata all’obitorio di San Vittore, denuncia di avere trovato “il corpo del figlio legato con dei fili, mentre era passata ben una settimana dalla morte biologica.

martedì 31 ottobre 2023

pc 31 ottobre - Nuova repressione contro il centro sociale Askatasuna a Torino

Ieri, all’alba, gli agenti della Digos hanno notificato sei misure cautelari (obblighi di firma) ad altrettanti militanti del centro sociale. I provvedimenti arrivano dopo la pronuncia della Cassazione sul reato associativo a seguito di una serie di ricorsi.

Per la Cassazione, Askatasuna, avrebbe creato, soprattutto in Val di Susa, un vero e proprio «laboratorio di sperimentazione» per quanto riguarda le violenze, confermando così la sussistenza di «un’organizzazione stabile che ha dimostrato di essere operativa in più settori sociali».

Nel dossier dell’inchiesta coordinata dalla pm Manuela Pedrotta si evidenzierebbe il ruolo di regia che

pc 31 ottobre - Dirigente di Hamas accusa il governo italiano... mentre a Gaza i morti sono saliti a 8306 - info

Intervistato nel programma televisivo Agorà della Rai, il dirigente di Hamas Basem Naim, ha affermato che la posizione dell’Italia su Gaza E’ un errore gravissimo che trasforma l’Italia in una delle parti dell’aggressione contro il nostro popolo”. Secondo Basem Naim. “Israele oggi non agisce da solo. Israele agisce per conto di Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito e purtroppo anche dell’Italia, che ha inviato alcune truppe nel Mediterraneo”. “Come possiamo affrontare tutto questo? – si è poi chiesto Naim -. “Possiamo soltanto dire che la comunità internazionale ha oggi la stessa responsabilità degli israeliani per tutte le stragi commesse ogni giorno contro il nostro popolo”.

Gaza sempre sotto le bombe. I morti sono saliti a 8.306

Continuano i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, dove sono state particolarmente colpite Khan Yunis, nel sud, e Al Bureij, nella regione centrale. Secondo l’ultimo bilancio diffuso dal ministero della Salute di Gaza, nei bombardamenti israeliani almeno 8.306 persone sono state uccise, di cui 3.457 minori e 2.136 donne, e oltre 6.300 sono rimaste ferite.

L’ospedale per pazienti oncologici di Gaza, detto ospedale dell’amicizia turco-palestinese, è stato danneggiato ieri da un bombardamento israeliano. Lo ha reso noto il ministero della Salute della Striscia di Gaza, in un comunicato stampa diffuso ieri dal direttore dell’ospedale, Sobhi Skaik. Nel testo si legge che l’ospedale, colpito per la seconda volta dalle Idf, ha subito “gravi danni”, che hanno “messo in pericolo la vita dei pazienti e del personale”. 

da Contropiano

pc 31 ottobre - Uno striscione a Taranto al Ponte Girevole a 30 metri dall'Ammiragliato verso la manifestazione di sabato 4 novembre

pc 31 ottobre - Tornando alle giornate di lotta del 20/21 - Un intervento a una riunione nazionale di proletari comunisti per il dibattito

Tornando sullo sciopero e mobilitazioni del 20 e 21 ottobre dobbiamo guardare al "bicchiere mezzo pieno" e al "bicchiere mezzo vuoto". 

In queste due giornate noi abbiamo rappresentato la nostra linea in tutte le iniziative in cui siamo riusciti ad esserci. Abbiamo portato l'altra linea rispetto alla linea dominante, sia in relazione allo sciopero del 20 sia in relazione alle manifestazioni del 21. Abbiamo fatto una buona propaganda e agitazione, portando un chiaro indirizzo nella nostra azione, che ha posto al centro fondamentalmente la questione del governo. 

La lotta al governo, la denuncia  della natura del governo effettivamente sono stati i lati deboli delle manifestazioni, e dello sciopero. Lati deboli per l'orientamento delle forze che li hanno organizzati - senza voler estendere questo orientamento ai partecipanti alle iniziative. Questi lati deboli non hanno  permesso di concentrare le lotte in un attacco che assumesse l'obiettivo del governo, nonostante che negli scritti la lotta contro il governo Meloni c'era, Ma concentrare la lotta sul governo Meloni è cosa un pò diversa che inserirlo in un volantino, voleva dire caratterizzare le manifestazioni  contro il governo in modo tale che il governo se ne accorgesse. Invece la stampa ha potuto silenziare queste iniziative, piuttosto che attaccarle, considerandole obiettivamente manifestazioni marginali.

Noi abbiamo sempre detto che è necessario creare in questo paese la polarizzazione; senza

pc 31 ottobre - Londra -Oltre 150.000 in piazza in solidarietà con la Palestina

Oltre 150.000 in piazza in solidarietà con la Palestina

Elizabeth Short | morningstaronline.co.uk
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

22/10/2023

I manifestanti denunciano la disinformazione dei media e accusano i laburisti di "non avere spina dorsale"


Manifestanti durante una marcia a favore della Palestina organizzata da Stop the War Coalition e Palestine Solidarity Campaign nel centro di Londra. Data dell'immagine: sabato 21 ottobre 2023.

Decine di migliaia di persone in tutta la Gran Bretagna hanno marciato sabato a sostegno della Palestina, in un'eclatante dimostrazione di solidarietà.

Londra ha attirato la folla più numerosa, superando le 150.000 persone, mentre proteste di massa hanno avuto luogo a Cardiff, Glasgow e Birmingham.

Migliaia di persone si sono anche radunate davanti alla sede della BBC, a Salford nel Greater Manchester, per il modo in cui i media hanno raccontato il conflitto.

Le forze israeliane hanno continuato a bombardare Gaza con brutali attacchi aerei dopo che più di 1.400 israeliani sono stati uccisi nell'attacco senza precedenti di Hamas al territorio israeliano il 7 ottobre.

Da allora Gaza è stata bloccata e bombardata senza sosta da Israele. Secondo il Ministero della Sanità palestinese, sono stati uccisi più di 4.300 palestinesi, per lo più civili.

Sabato pomeriggio migliaia di persone si sono riunite a Marble Arch, nel centro di Londra, issando cartelli con le scritte "Libertà per la Palestina" e "Stop ai bombardamenti su Gaza".
uesto Paese in una violazione del diritto internazionale, sostenendo il bombardamento di civili innocenti a Gaza".

I manifestanti alla manifestazione hanno anche intonato: "Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera".

Il Ministro dell'Interno Suella Braverman ha affermato che lo slogan, insieme alle bandiere palestinesi, potrebbero essere interpretati come trasgressioni di carattere "razzista" e soggette a un potenziale divieto ai sensi della legge sull'ordine pubblico.
La violazione dell'ordine pubblico era tra le accuse mosse ai 10 arrestati durante la protesta a Londra.

Nell'ambito della repressione, la polizia sta anche indagando su un conducente della metropolitana che ha intonato "Libero, libero", al quale i passeggeri hanno risposto "Palestina" attraverso l'altoparlante del treno.

A Salford, 5.000 manifestanti hanno manifestato davanti alla BBC per la sua copertura dei crimini di guerra israeliani.

La Palestine Solidarity Campaign (PSC) di Manchester ha accusato la BBC di "ripetere la propaganda israeliana" dicendo che la distruzione di martedì dell'ospedale arabo cristiano battista al-Ahli a Gaza era stata causata da un razzo di Hamas e non da un attacco di Israele.

"Questo nonostante nessun razzo palestinese fosse in grado di causare la carneficina e la morte di massa che abbiamo visto in quell'ospedale e la prova dei reiterati avvertimenti all'ospedale che Israele stava per bombardarlo oltre a tre avvertimenti telefonici alla chiesa evangelica di Gerusalemme da parte delle forze di occupazione israeliane", ha dichiarato PSC.

"La BBC è stata grande tifosa e sostenitrice tra i media per il genocidio di Israele a Gaza, reso ancora più efficace dalla patina di rispettabilità che le è ingiustamente accordata".

Un altro manifestante fuori dalla BBC, Martin Odoni, ha detto: "Sono ebreo e ogni volta che Israele commette un'atrocità sostiene di farlo in nome del popolo ebraico. Penso che sia mio dovere venire qui e dimostrare che, in realtà, molti ebrei non sostengono ciò che Israele sta facendo. Molti di noi non sono affatto sionisti. Quando massacrano i palestinesi, non approvo, anzi, lo condanno totalmente".

Ha anche aggiunto a proposito del modo in cui BBC si esprime: "Beh, guardate i titoli: se vengono uccisi degli israeliani, dicono che questi israeliani sono stati uccisi dai palestinesi. Quando vengono uccisi dei palestinesi, si dice che i palestinesi sono morti, anche se è Israele che ha attaccato. C'è una palese parzialità nel modo in cui la BBC riporta questi eventi e qualcuno deve dirglielo".

A Birmingham, i manifestanti hanno espresso preoccupazioni simili mentre una folla di 10.000 persone si riversava per le strade del centro città.

Una manifestante, Abeera Kamran, ha descritto la copertura dei media come "ostile, discriminatoria e piena di pregiudizi. Non è solo la copertura mediatica, ma ogni istituzione usa un linguaggio oscuro che nasconde la verità della questione, che è il genocidio contro i palestinesi". È difficile seguire un telegiornale in questo momento senza sentirsi confusi o strumentalizzati".

Un'altra manifestante, Aqsa Ijaz, si è lamentata: "I media tradizionali hanno diffuso un sacco di falsità. Non hanno mostrato l'orrore che sta accadendo a Gaza e non solo a Gaza, ma anche in Palestina".

Sua sorella Mariyam, che ha partecipato alla manifestazione con lei, ha detto che "la disinformazione è molto diffusa. Una mia rappresentante locale, Nicola Richards, mi ha inviato un'e-mail in cui diffondeva la falsità secondo cui Hamas avrebbe bombardato l'ospedale di al-Ahli, cosa che in realtà è completamente infondata. Queste persone per cui abbiamo votato ora diffondono queste bugie, quindi è davvero straziante".

Il manifestante Usman Patel ha espresso la sua delusione per la posizione dei laburisti nei confronti di Israele, dopo che il leader Keir Starmer ha detto che Israele "ha il diritto" di tagliare la corrente e l'acqua a Gaza. Patel ha sottolineato che molti musulmani della zona sono sostenitori del partito. "Molti consiglieri si sono già dimessi", ha detto. "Non c'è nessuna spina dorsale nel partito laburista".

 

pc 31 ottobre - Ancora cariche poliziesche contro gli studenti antifascisti all'Università di torino

Nuovi scontri all'Università tra studenti e polizia 

 “È ancora lecito contestare senza vedere teste rotte?”

Nuove tensioni al Campus, dove le forze dell'ordine hanno affrontato in assetto antisommossa alcuni giovani di sinistra che manifestavano con veemenza contro un evento organizzato dal Fuan

La polizia sale le scale dell’Università di Torino e carica gli studenti che protestano nei corridoi del Campus Einaudi. E' quanto si vede in un filmato pubblicato sui social e che riaccende la polemica sugli scontri tra forze dell'ordine e universitari a Torino, dopo gli episodi di inizio mese con la contestazione alla Meloni e ai suoi ministri con la messa a ferro e fuoco di via Po e del centro città in occasione dell'evento "L'Italia delle Regioni".

Ieri il reparto mobile è stato schierato davanti all'aula dove era in corso una conferenza sulla questione armena alla presenza di una ventina di studenti di estrema destra del Fuan. Lì fuori era prevista la