venerdì 3 novembre 2023

pc 3 novembre - Palestina - Questa volta ci rivolgiamo agli operai

Centinaia e centinaia di morti anche in queste ore a Gaza.

Questa volta ci rivolgiamo agli operai.

Operai, dovete far sentire la vostra voce, forte. Voi che conoscete i pesanti attacchi alle condizioni di lavoro di vita, ai minimi diritti, siate dalla parte dei palestinesi, siate dalla parte dei bambini in tanti massacrati, alcuni parlano di un cimitero di bambini che c'è a Gaza.

Le notizie che vengono da Gaza sono veramente un colpo al cuore, di chi il cuore ce l'ha. Dice un giornalista, se ci fosse una parola per descrivere qualcosa di più grande di un massacro sarebbe questo. Non si distinguono più le case, le persone sono seppellite sotto le loro stesse case. Un uomo urla sopra un cumulo di macerie.: “ho perso tre figli, li ho persi tutti!”. Nell'ospedale il caos è totale, i medici sono sfiniti... i feriti, vengono deposti sul pavimento perché non ci sono più letti, ci sono gli interventi senza anestesia perché non ci sono più gli anestetici. E c'è poi la morte lenta togliendo luce, carburante, centinaia di neonati rischiano di morire nelle incubatrici; migliaia di donne non possono partorire negli ospedali; viene negata l'acqua, il cibo, impedito l'accesso a Gaza dei camion che portano viveri e generi essenziali. Si vuole togliere la vita a quelli che sopravvivono dalle bombe. 

Quelli uccisi, ormai sono più di 10.000, i bambini, più di 4 mila, a Gaza i palestinesi sono tutti molto giovani e quindi si sta uccidendo una intera generazione.

I lavoratori palestinesi sono stati arrestati, torturati!

L'intenzione di Israele è quella di fare piazza pulita non solo di Hamas, non solo dei combattenti, ma fare piazza pulita di un intero popolo.

Questo è l'orrore!

E allora operai, come si fa a non reagire, a non denunciare, a non far sentire la propria voce? E’ tempo di farlo! Nessuno può dire: io non so... Nessuno può voltarsi dall'altra parte!

Non ci sono parole, "vergogna" è troppo poco per parlare dell'atteggiamento, del silenzio assurdo, dei sindacati. I sindacati, che non hanno neanche simbolicamente chiamato a un'ora di fermata, ma neanche a un minuto di silenzio, niente. In questa maniera si è complici.

Perché oggi non non ci si può nascondere: o si sta dalla parte del palestinesi, dalla parte di un popolo oppresso, massacrato, o si sta dalla parte di Israele. E’ giusto e necessario che il popolo palestinese che ha visto morire, imprigionare uomini, donne, giovani, bambini, non da oggi ma da 75 anni, abbia, tramite la sua organizzazione alzato con forza la testa e colpito lo stato assassino di Israele che oggi usa contro i palestinesi l’orrore simile al nazismo quando massacrava gli ebrei.

Oggi o si sta dalla parte dei proletari e masse palestinesi o si sta dalla parte di un governo - come quello nostro - che va a stringere le mani dell'assassino Netanyahu, che non ha neanche votato quella mezza risoluzione dell'ONU di "cessate il fuoco", e che contribuisce non solo poi a parole, ma contribuisce con le armi, contribuisce con i propri soldati a quello che sta avvenendo in questi giorni.

E allora come si può pensare che ci si possa voltare dall'altra parte?

Operai, come si può pensare che non sono questioni che riguardano noi, che non riguardano la nostra vita, che non riguardano i nostri giovani, i nostri figli, perchè riguardano proprio l'umanità.

Gli operai nel passato hanno dato un grosso contributo, anche con i loro corpi, i loro scioperi, alla fine della guerra, del fascismo e del nazismo, in Italia.

Ora è tempo che ognuno prenda la propria coscienza e la propria partecipazione, azione in mano, nelle fabbriche in particolare, ma in tutti i posti di lavoro, bisogna fare qualcosa, bisogna fermarsi anche un'ora, anche con uno sciopero.

Pensate quanto questo possa incidere, per esempio, nelle fabbriche, in cui in questi giorni, in queste ore si stanno producendo le armi che poi massacreranno i nostri fratelli, le nostre sorelle e i bambini in Palestina. Alla Leonardo, alla Fincantieri, in altre fabbriche di produzione di armi, sono produzione di morte. E allora in queste fabbriche deve anche pesare, farsi sentire, “l'altra voce”: di fronte alla disumanità l'umanità della classe, l’umanità degli operai che sempre stanno da una sola parte, stanno dalla parte di chi come loro è oppresso, di chi come loro muore per il lavoro in Italia, negli altri paesi e lì muore sotto le bombe.

Ora è questo il momento, ognuno metta la sua faccia, il suo cuore, faccia anche pressione verso i sindacati che si stanno ponendo anche in questo caso dalla parte dei profitti dei padroni delle industrie belliche, che si stanno ponendo dalla parte del governo. Questo non lo dobbiamo permettere! Dobbiamo dire forte, operai: NON IN NOSTRO NOME!

Nessun commento:

Posta un commento