sabato 4 novembre 2023

pc 4 novembre - Un appello del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina

 

A tutte le persone onorevoli della nostra nazione e alle persone libere del mondo

Di fronte al fiume di sangue che scorre a Gaza, le parole sono diventate inutili: sollevarsi, resistere, assaltare le ambasciate dei paesi aggressori, incendiarle, distruggerle. Chiedere la cessazione delle forniture di petrolio e gas ai paesi coinvolti nell’aggressione.

Il tempo è fatto di sangue e la storia non perdona… State certi che il popolo palestinese non vi abbandonerà.

Popolo libero, il nemico fascista cerca vendetta sul campo di Jabalia, così come sul campo di Nuseirat e sul campo di Shati, commettendo atroci massacri che superano le atrocità commesse dai nazisti nella loro oscura storia.

Sei tonnellate di bombe americane distruttive. Una tragedia scolpita nella coscienza dell’umanità. Chi tace su questo assassino è complice del genocidio e della privazione dei palestinesi della loro umanità.

Un’entità moralmente, politicamente e militarmente sconfitta che cerca di ottenere la vittoria a scapito del nostro sangue palestinese.

Il campo di Jabalia, la misericordia della rivoluzione e il simbolo della resistenza e della fermezza palestinese, è in prima linea nella battaglia per l’onore sulla linea del dovere. È uno spirito caratterizzato da resilienza, fermezza e grande coraggio.

Il nemico, con la sua campagna di terra, cerca di nascondere i suoi inevitabili fallimenti con massacri e massacri contro i civili palestinesi. Rendo omaggio agli uomini della resistenza nelle loro diverse formazioni che affrontano questa aggressione, e ai figli resilienti del nostro popolo che rifiutano i piani di sfollamento nonostante il genocidio intrapreso contro di loro dal nemico.

La grande Gaza con le stature dei suoi eroi e il sangue dei suoi figli, è le nostre radici nelle profondità della terra. Risorgerà da sotto le ceneri.

Le condanne verbali non abbattono gli aerei né impediscono che i razzi cadano sulle teste degli innocenti. Pertanto chiediamo:

– Espellere gli ambasciatori dell’aggressore.

– Un grido di rabbia e dignità a tutte le strade arabe per fermare il pompaggio di petrolio e gas verso i paesi coinvolti nell’aggressione.

– È tempo di chiudere le basi militari americane nei paesi arabi.

– I sindacati dei lavoratori nei porti internazionali dichiarino il loro rifiuto di scaricare o caricare qualsiasi spedizione di armi da o verso lo Stato dell’entità sionista.

Confidiamo nel nostro popolo, in noi stessi, nella nostra dignità, libertà e nel nostro valore di vita.

31 ottobre

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