Torniamo un momento sulla grande manifestazione nazionale per la Palestina che si è tenuta a Roma. Innanzitutto, è bene subito dire che è stata una manifestazione rabbiosa, compatta che ha portato unitariamente le parole d'ordine, l'appello dei giovani palestinesi, base da cui partire. Un corteo nazionale per la Palestina, per la lotta di liberazione anticoloniale, per spezzare l'assedio a Gaza, per fermare il genocidio. È un appello che si conclude giustamente con la situazione rispetto al governo italiano, a cui si dice: “esigiamo dal governo italiano l'interruzione degli accordi militari con Israele, la fine del genocidio a Gaza, che si adoperi per lo smantellamento delle colonie, dell'occupazione e del regime di apartheid, per gli aiuti umanitari e riconoscimento del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese, per il rispetto del diritto internazionale in Palestina”.
Su questa base è stata chiamata la mobilitazione a Roma che adesso dovrà riportare nelle mobilitazioni nelle varie città la continuazione delle parole d'ordine, in particolare quelle contro il nostro imperialismo. Questo, come noi giustamente abbiamo sempre detto, è il miglior sostegno che possiamo dare ai popoli in lotta, dalla Palestina, all'India, all'America Latina: combattere il nostro imperialismo.
Su questo aspetto è interessante mettere a contrasto quello che ad esempio, dice un post dei giovani palestinesi rispetto alla manifestazione di Roma - “il TG 3 ha fatto un servizio più o meno accettabile sulla manifestazione di Roma, partecipata da 50.000 persone. Questo dimostra che restare onesti con sé stessi e con gli altri porta a risultati e dimostra anche che la gente si è stufata di autocensurarsi sulla Palestina avallando il progetto occidentale criminale di Israele. In testa al corteo, eravamo in maggioranza arabi, musulmani, non arabi. Ci siamo rappresentati per la prima volta in questo paese,
com'è giusto che sia. La nostra narrazione ha prevalso, abbiamo fatto la storia in Italia, viva la resistenza palestinese" _ e quello che scrive invece un giornale come il Manifesto che in suo articolo dice il contrario rispetto alla rappresentazione che è stata fatta di questa mobilitazione. Infatti uno dei caratteri centrali che non vengono digeriti dalle cosiddette forze della sinistra, è la questione del popolo palestinese che ha rialzato la testa rivendicando il suo diritto a resistere per esistere. In questo articolo. di Carlo Lamia, che dice di essere un pacifista, già nel titolo non inquadra esattamente quella che è stata la manifestazione, scrivendo: “decine di migliaia in corteo a Roma per il cessate il fuoco”, per dare peso a una presenza pacifista che era comunque un'esigua minoranza, proprio sparuta. Ma quello che più è importante è questo tentativo di attaccare quello che è il centro della questione, la piattaforma, di cui viene attaccato il fatto centrale - che non tollera - e cioè che il 7 ottobre il popolo palestinese ha ricordato al mondo di esistere, ha dimostrato che sono ancora i popoli a scrivere la storia; scrivendo invece che la piattaforma sui cui è stata indetta la manifestazione era sbagliata, quando è esattamente il contrario.Questa manifestazione ha avuto il merito di raccogliere decine di migliaia di persone, di rompere il muro del silenzio e della propaganda, in particolare verso i mass media che in tutte queste settimane hanno accompagnato la campagna di guerra di Netanyahu e si sono uniti alle bombe che cadono su Gaza, ai continui assassini che vengono perpetrati a Nablus e nelle altre città della Cisgiordania da parte dello Stato di Israele, del suo esercito e dei suoi coloni.
In questo articolo su il Manifesto si dice, parole testuali, “inutile girarci intorno, sarebbe stato ingenuo pensare che alla manifestazione che si è svolta ieri a Roma in sostegno della Palestina non si sarebbe sentito il repertorio scontato di frasi e offese contro Israele”; quando invece per tutto il corteo gli slogan sono stati quelli giusti di rabbia, contro lo Stato nazisionista di Israele, mettendo al centro che la resistenza non si può attaccare, che tutti siamo uniti intorno alla resistenza del popolo palestinese fino alla vittoria, denunciando quella che è stata definita la finta democrazia dei paesi occidentali, che invece è un vero imperialismo che, anche in questo caso della Palestina, va solamente a foraggiare gli oppressori dei popoli; così come è stato detto chiaramente: "Senza giustizia non ci può essere nessuna pace" e che quindi il pieno sostegno alla lotta e alla resistenza del popolo palestinese è una parola centrale.
Invece, questo articolo fa da sponda alle questioni utilizzate dai giornali di destra, governativi, dai giornali borghesi, che non mancano di paragonare l'antisionismo all'antisemitismo, quando invece nel corteo è stato detto esattamente il contrario e quindi non ci si può stupire, come fa il giornalista, dei cartelli con la bandiera israeliana paragonata ad una svastica: e a che cos'altro dovremmo paragonarla secondo lui?
Non sappiamo a quale manifestazione abbia assistito questo giornalista, ma quello cui abbiamo assistito noi a Roma è un mare, è un popolo, è un popolo che scende in piazza, è un popolo di donne, di bambini, di giovani, di giovani palestinesi, arabi che hanno detto chiaramente che loro stanno dalla parte degli oppressi e che anche in questo paese sono dall'altro lato, anch'essi considerati di serie B.
Tutte queste questioni sono state espresse in particolare in un intervento fatto dai giovani palestinesi, che sarebbe utile diffondere in tutti i posti di lavoro, in tutte le scuole, perché riassume in maniera sintetica quella che è la situazione in Palestina e quello che rappresenta questa lotta non solo per i palestinesi ma per tutti gli oppressi - basterebbe elencare alcuni cartelli e striscioni che ci sono stati in questa manifestazione: “Il governo Meloni è complice del genocidio", "governo italiano supporta il genocidio del popolo palestinese", "chi tace è complice", "intifada fino alla vittoria”, Oppure cartelli chiari: “boicotta Israele", "con la resistenza del popolo palestinese per la fine del dell'apartheid israeliano”, Per arrivare appunto a questo intervento che è stato fatto durante il corteo e che riportiamo.
“Israele ha portato avanti da 75 anni la politica del terrore compiendo le peggiori atrocità sotto lo sguardo complice di tutto l'Occidente che non ha mai fatto niente per fermare il suo progetto coloniale. L'Occidente ha mentito su Iraq, Afghanistan, Yemen, Sudan, Siria, Libano, portando solo morte e distruzione. Questa volta non è diverso. Il nostro paese, l'Italia, è direttamente coinvolto nel massacro della popolazione palestinese, dal momento in cui forniamo basi militari come Sigonella per il trasporto di armi. Non solo, tanta della morte a cui stiamo assistendo in questi giorni è un prodotto made in Italy. Dobbiamo fermare la Leonardo e le esportazioni di armi verso paesi che come Israele compiono da decenni crimini di guerra. Dobbiamo fermare le navi militari nei porti, dobbiamo fermare la nostra complicità in questo genocidio. Lo ripetiamo ancora una volta: senza giustizia non ci può essere pace, senza ritorno non ci può essere pace, senza diritti non ci può essere pace. Vogliamo giustizia per i 700.000 profughi esiliati nel 1948. Vogliamo giustizia per gli oltre 8000 palestinesi ammazzati in questa settimana nella Striscia di Gaza. Vogliamo giustizia per i 9 milioni di profughi che aspettano il ritorno. Vogliamo giustizia per Shiren, Abu, Aklè, Naji, Alì, Nasura… Vogliamo giustizia per i 10.000 prigionieri politici che in questo momento si trovano nelle carceri israeliane. Vogliamo giustizia per tutte e tutti noi, noi figli di profughi costretti a vivere in un paese che non ci vede e non ci rappresenta, che ci ammazza tutti i giorni con la violenza del suo giornalismo. Ci avete costretti a vedere ancora una volta la nostra gente dormire in tende, ci avete costretti a vedere un padre di famiglia con i resti di suo figlio in un sacchetto, com'è che non riuscite ad avere empatia nemmeno di fronte a ciò? Avete lasciato morire migliaia di persone, avete ucciso giornalisti, famiglie, bombardato panetterie, scuole, ospedali. Avete impedito gli aiuti umanitari, bombardato il confine con l'Egitto. Avete tolto acqua, luce, gas, lasciando morire di stenti le persone. Ci avete disumanizzato e infantilizzato, avete distrutto centinaia di villaggi, città, fatto punizioni collettive. Queste 8000 persone le avete uccise voi Occidente, avete tutti le mani sporche di sangue e noi non ce lo dimenticheremo. Noi non dimenticheremo niente, come non abbiamo dimenticato quando ci avete costretto a vivere in campi profughi 75 anni fa. Chiamate le cose con il proprio nome, questo non è un conflitto, in campo non ci sono due parti uguali, c'è un oppressore e un oppresso, un colonizzato e un colonizzatore. Israele è una democrazia, dicono, così come l'Italia è una democrazia. Ma cos'è una democrazia che bombarda gli ospedali? Cos'è una democrazia che appoggia e sostiene il massacro dei palestinesi? È una democrazia malata, è una democrazia che di democratico ha solo il nome. È una democrazia che è specchio dei valori vuoti, inesistenti dell'Occidente. Noi giovani palestinesi vogliamo che le persone facciano pressione sulle istituzioni, scuole, università, posti di lavoro, di boicottare economicamente tutte le relazioni con Israele. Di fare corretta informazione, di sfidare il silenzio. Le persone arabe devono fare pressione sui propri governi affinché si chiudano i processi di normalizzazione con Israele. Vogliamo giustizia, vogliamo che l'Italia smetta di comprare il gas rubato dal mare di Gaza, vogliamo giustizia per il popolo palestinese e per tutti i popoli che combattono contro il colonialismo, la segregazione razziale e la supremazia bianca, il razzismo sistemico. Noi non siamo qui per mendicare la carità dell'Occidente, noi siamo qui perché siamo padroni del nostro destino. La libertà è la ricompensa più alta per qualsiasi sacrificio compiamo oggi noi siamo già liberi perché rifiutiamo di vivere da schiavi.”
Bene questa è la situazione che ci troviamo anche in Italia: una mobilitazione che deve andare avanti. E proprio questo che la nostra partecipazione ha messo al centro, anche a partire da un appello mondiale che arriva appunto da Gaza; la necessità di tornare dopo la manifestazione di Roma, a fare delle iniziative più incisive. Perché è questo che anche vari manifestanti non hanno capito: come mai non abbiamo utilizzato una manifestazione così grossa per andare all'ambasciata d'Israele? Tantissime persone con cui abbiamo parlato se lo sono chiesto anche nel corteo, così come con tantissime persone con cui abbiamo parlato, anche quelle con cui siamo andati a Roma, abbiamo detto che il problema della democrazia non è tanto della democrazia malata specchio dell’Occidente, ma più di una questione di classe. Perchè la democrazia in questo sistema borghese è il migliore involucro per la dittatura della borghesia contro il proletariato, per la dittatura degli oppressori contro gli oppressi, e quindi questa è una mobilitazione di classe antimperialista. Una mobilitazione che, come è scritto nell'appello mondiale che arriva da Gaza, necessita di alzare il livello dello scontro, di costruire delle iniziative permanenti fino alla fine di questo genocidio di Gaza e incondizionatamente con la resistenza palestinese. Perché noi vogliamo la vittoria del popolo palestinese e per questo dobbiamo e vogliamo lottare contro il nostro imperialismo, oggi il governo fascista Meloni, nello spirito della solidarietà internazionalista, per una nuova resistenza fino alla rivoluzione anche nel nostro paese. Questo è il miglior sostegno alla lotta di liberazione dei popoli e oggi di quello palestinese.
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