sabato 1 agosto 2015

pc 1 agosto - Attacco al diritto di sciopero: Pompei, Alitalia, Fiumicino... ogni scusa è buona per il governo moderno fascista

Con un'altra scusa, questa volta ciò che è successo all'aeroporto di Fiumicino, dopo quella dell'assemblea dei lavoratori di Pompei che ha portato alla chiusura dei cancelli del sito archeologico per un paio d'ore e quella dello sciopero di 24 ore dei lavoratori dell'Alitalia a rischio posto di lavoro, di qualche giorno fa, il ministro Delrio torna a parlare di regolare gli scioperi nei sevizi pubblici, come riporta la Repubbllica di oggi.

Che si tratta di scuse colte al volo lo si vede per esempio in questo ultimo episodio di Fiumicino, un aeroporto di livello internazionale totalmente nel caos, in cui né lo sciopero né i lavoratori c'entrano assolutamente niente, mentre c'entrano eccome, i padroni dell'aeorporto e delle compagnie aeree che risparmiano sui costi non spendendo mai in serivizi infrastrutture!

Ma a Delrio interessa appunto la scusa: “i sindacati devono accettare regole nuove per gli scioperi nei servizi pubblici”, attaccando qua e là i lavoratori che “approfittano” del posto pubblico, “dimenticando” che il suo governo ha già approvato il Jobs Act, la legge sulla scuola e si appresta ad approvare quella sulla pubblica amministrazione. E ancora: “Io credo che la politica debba rimettere al centro della discussione i diritti dei cittadini [attenzione: i lavoratori per Delrio non sono cittadini, infatti aggiunge subito], ovvero dei passeggeri.” E torna sulle frasi che ormai circolano in questi giorni tra “professori ed “esperti” del governo: “Con i sindacati dobbiamo sederci attorno a un tavolo e riuscire a far atterrare la legge sulla rappresentanza sindacale su questo terreno.”

La falsità del pretesto è saltata agli occhi ancor di più nel caso dei lavoratori di Pompei visto che là si trattava addirittura di assemblea di cui era, e per forza, a conoscenza la direzione, e non di sciopero. Quindi che c'entra attaccare il diritto di sciopero? Ma appunto, come si vede, è proprio il diritto di sciopero il problema, un altro di quei diritti conquistati con durissime lotte, che il governo vorrebbe abolire.

Nel caso di Pompei perfino il sindacalista della Cisl, rsu del sito, che ha organizzato l'assemblea ha avuto una buona occasione per prendere in giro Renzi e il suo ministro Franceschini che ha parlato di “danno incalcolabile”, elencando i “numeri” per smentire le chiacchiere: “venerdì, giorno dell’assemblea delle polemiche, gli scavi sono stati visitati da 14.448 persone contro le 11.791 del giorno precedente. Di conseguenza l’incasso ha superato quota 145mila euro, il 23,3% in più rispetto alla vigilia”. Questo sindacalista è stato espulso dalla Cisl! Perché, come dichiarato dal segretario generale della funzione pubblica «in pieno contrasto con la linea cislina»! Oramai anche fare una assemblea sul posto di lavoro per la Cisl è in pieno contrasto con la sua linea!
Certo dopo che Renzi aveva detto «mi viene una rabbia incontenibile quando vedo le scene di ieri a Pompei» il sindacato governativo Cisl, diretto dalla Furlan, doveva immediatamente rispondere!
Renzi, che procede dunque con i modi che caratterizzano questo governo, di cui Delrio è pure degno rappresentante, e cioè con la bugia detta con arroganza, la menzogna che si trasforma sempre in minaccia con la sicumera di chi pensa di non poter essere smentito, ha aggiunto anche qualche altra frase contro i sindacati, di tipo fascista: “Bisogna salvare i sindacati da se stessi”...

Tutti insieme questi episodi fanno parte di una strategia che serve al governo a creare un terreno favorevole affinché alla ripresa delle attività, a settembre, possa far passare anche una legge molto più restrittiva sul diritto di sciopero...

pc 1 agosto - INTERVISTA A KALKAN DEL PKK - PROLETARI COMUNISTI: "OCCORRE UN BILANCIO AUTOCRITICO DELLA LINEA DEL PROCESSO DI PACE"

Riportiamo sotto ampi stralci della recente intervista ​di Duran Kalkan, membro del Comitato Esecutivo del PKK. 

Nonostante la Turchia, spartendosi i compiti nell'area con l'imperialismo Usa, stia portando avanti ogni giorno di più un massacro dei combattenti curdi con l'obiettivo di dare un colpo finale alla causa del popolo curdo, anche da questa intervista, oltre che da altri comunicati usciti in questi giorni nel bollettino dell'Uiki su Ocalan, non emerge alcun bilancio e passo indietro della linea generale del processo di pace con la Turchia espressa da Ocalan, non emerge una riflessione autocritica sull'appello al disarmo dopo la vittoria a Kobane che ha consentito a Erdogan di avere tempo per rilanciare con più forza il pesante attacco di questi giorni, una vera e propria guerra contro il popolo curdo. 

Si permane nell'illusione della debolezza e del declino del governo turco, e si sottovaluta di fatto il ruolo dell'imperialismo Usa; si permane nell'illusione che l’AKP stia andando verso la fine e sarà rimpiazzato da una Turchia democratica, attraverso una Rivoluzione di Autonomia Democratica, in cui la società curda e turca costruiscono le auto-amministrazioni che dovrebbero essere riconosciute dal parlamento e dal governo di Ankara.

Aver rilanciato dopo la vittoria di Kobane il processo di pace, del cessate il fuoco ora rischia di fare di Kobane-Rojava un vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro e di rendere vana l'eroica resistenza delle combattenti e combattenti curdi.

Noi auspichiamo che la linea della Resistenza porti alla strategia della guerra popolare di lunga durata per uno Stato del Kurdistan di Nuova Democrazia.
INTERVISTA
"Duran Kalkan, membro del Comitato Esecutivo del PKK in risposta alle domande postegli da Ersin Çelik per il programma Politik Alan (Arena Politica)... 

La settimana scorsa siamo stati testimoni del massacro di Suruç, delle operazioni di genocidio politico e dei bombardamenti aerei sulle zone di difesa Medya. Questi tre sviluppi possono essere valutati come parti di un nuovo concetto politico?
I recenti bombardamenti aerei hanno provato che le nostre accuse rivolte all’AKP per aver perpetrato i massacri di Amed e Suruç celandosi sotti la maschera dell’ISIS erano fondate, mentre le dichiarazioni ufficiali del governo dell’AKP lo negavano. I recenti bombardamenti aerei hanno fatto cadere la maschera e rivelato il vero volto e la realtà dell’AKP... in occasione della riunione del Consiglio di sicurezza nazionale del 30 Ottobre 2014. In tale occaisone il Presidente Tayyip Erdoğan aveva avanzato l’ipotesi di attacco con insulti contro il nostro leader e il Movimento, negando gli incontri di Imrali, la Dichiarazione Dolmabahçe e i preparativi per i negoziati che avevano seguito i tentativi di linciaggio indirizzati all’HDP. Ciò che accade adesso è il chiarificazione di una situazione ambigua. Quindi, valutiamo questi sviluppo come una guerra totale e particolare.
Adesso si è detto che questa guerra continuerà fino a che il PKK cesserà di esistere e la resistenza curda sarà eliminata...
Abbiamo preso parte al processo di pace con sincerità ed onestà. Un cessate il fuoco era stato annunciato in occasione del Newroz nel 2013 ma avevamo già iniziato ad agire in linea con il processo di pace successivamente all’inizio degli incontri con il leader Öcalan già da Gennaio 2013. Durante il Newroz abbiamo manifestato un’attitudine coerente e abbiamo mostrato grande attenzione nell’attenerci al cessate il fuoco in modo che la guerra in Rojava non fosse portata nel Kurdistan del Nord, nonostante il supporto fornito dalla Turchia ad ISIS, l’uccisione di migliaia di curdi nel Rojava e la morte di centinaia di giovani combattenti curdi provenienti dal Nord. In risposta l’AKP ha perseguito con persistenza una politica di minaccia e di ricatto.
E’ quindi venuto fuori che la strategia politica di temporeggiare è stata concepita allo scopo di preservare il governo e l’AKP stava per avviare un operazione contro i curdi non appena hanno vinto le elezioni del 7 Giugno mentre si aspettavano che il PKK sarebbe rimasto inattivo in questo processo. Questo piano ha scontentato a tal punto che il con la vittoria elettorale curda del 7 Giugno l’AKP ha vissuto un serio shock e tuttavia non ha rinunciato alle proprie intenzioni ed ha iniziato con le provocazioni passo dopo passo fino al realizzare il proprio proposito...

Appena sono stati sconfitti alle elezioni hanno iniziato a procedere con vari tentativi per avere una base su cui attaccare secondo il concetto di guerra totale. Sappiamo che l’AKP ha avuto un ruolo nel recente massacro a Kobane. Il massacro di Suruç è il più recente attentato commesso tramite i servizi segreti dell’AKP ed è la continuazione dell’attacco del 5 Giungo a Diyarbakir durante il comizio elettorale.

‘L’AKP VUOLE VENDETTA A CAUSA DELLA SCONFITTA SUBITA DURANTE LE ELEZIONI’...
Come avevo chiesto durante il processo di pace precedente: “Qual’ è il piano di questo stato e del governo una volta che i curdi depongano le armi? Non è stata data ancora risposta a questa domanda. Un sistema che esercita pressione e commette massacri contro curdi armati farebbe loro di tutto non appena essi restassero completamente indifesi.
L’AKP sta attualmente perseguendo politiche che hanno lo scopo di vendicarsi della sconfitta delle elezioni del 7 Giugno e della Rivoluzione del Rojava proprio come il caso di Suruç e i bombardamenti aerei... Il loro piano era sconfiggere la volontà dei curdi anche durante gli incontri di Imrali. Ed ora si stanno vendicando su Imrali dopo aver fallito nei loro propositi iniziali....

‘L’AKP FINIRA”
...Questi attacchi hanno ancora una volta smascherato l’AKP e eliminato le aspettative verso l’AKP, coda che è di maggiore importante per noi in quanto l’AKP non sarà in grado di ingannare più nessuno. Nessuno ha ancora aspettative nei confronti dell’AKP.
L’AKP sta iniziando il suo declino, annegherà nel sangue che avrà sparso. Farebbero meglio a fermare lo spargimento di sangue perchè altrimenti si concluderà molto male anche per loro... Pertanto, vorrei mettere in guardia l’AKP sul fatto che non potranno avanzare e riuscire a realizzare nulla con questo tipo di politica che li porterà soltanto in una posizione più pericolosa.

‘TUTTE LE OPERAZIONI CONTRO ISIS SONO UNA MENZOGNA’
...La guerra contro ISIS è una menzogna. L’hanno creata per coprire il massacro di Suruç e per modificare così l’agenda politica. Non esiste quella guerra. ISIS non ha mai sparato un singolo proiettile su di loro e ha rilasciato una dichiarazione a sostegno delle politiche dell’AKP, esprimendo preoccupazione per la creazione di uno stato kurdo.
Il sergente ucciso lì è stato assassinato dalla stessa Turchia. Non hanno sparato a nessun membro di ISIS. Tutte le operazioni contro ISIS sono una menzogna. Stanno colpendo i curdi e i poteri rivoluzionari-democratici facendo finta di colpire ISIS... ora l’AKP vuole fare il lavaggio del cervello all’opinione pubblica turca...
L’opinione pubblica vedrà presto se sono le relazioni dell’AKP o gli amici del leader curdo Abdullah Öcalan che stanno tentando di stabilire un’unità democratica sulla base della fratellanza e dell’amicizia tra popoli, e che guiderà la Turchia alla liberazione e alla democrazia...
Vendicarsi del massacro di Suruç significa far emancipare la Turchia dalla sua dittatura fascista stabilendo una più avanzata alleanza con il Movimento di Liberazione Kurdo e la libertà del popolo curdo... La migliore risposta all’AKP sarebbe quella di assicurare un’unità dei curdi e dei popoli turchi e formare un’unità democratica nella società della Turchia che sia basata su un senso di nazione democratica e su di un sistema che consente a tutte le identità, le culture e i popoli di condurre una vita libera insieme.

LE AMMINISTRAZIONI AUTONOME DEMOCRATICHE DOVREBBERO ESSERE
Sia il popolo curdo che i militanti della resistenza armata risponderanno agli attacchi ma è importante il terreno su cui ci si fonda. Al posto di chiedere vendetta e aspettarsi qualcosa da qualcuno la società dovrebbe stabilire le auto-amministrazioni, specialmente nelle aree in cui si sono avuti l’80-90 % dei voti. Essi dovrebbero fondare i propri meccanismi decisionali, amministrativi e assembleari...
La società dovrebbe posizionarsi in prima linea ed evitare di riporre le proprie speranze solo nella lotta della resistenza armata. Come requisito per una democrazia il popolo dovrebbe governarsi autonomamente nei distretti, villaggi e nelle città nelle aree metropolitane turche e del Kurdistan per raggiungere la democrazia.... Le auto-amministrazioni sono parte della democrazia e dovrebbero solo essere riconosciute dal parlamento e dal governo di Ankara.
C’è bisogno di intraprendere una lotta rivoluzionaria democratica che si basa sulla creazione di auto-amministrazioni democratiche. Sia la presa di posizione che l’autodifesa dovrebbero essere modelli avanzati su questa base che rivelerà il potere del popolo...

Quello che importa adesso è quale politica sarà portata avanti in Turchia, se sarà una dittatura centralizzata o una democrazia locale e se la libertà dei curdi e le identità degli altri popoli saranno riconosciute oppure tutte le identità si dovranno confrontare con una dittatura.
In questo senso c’è bisogno di un cambiamento strategico radicale che richiede discussioni e presa di coscienza... Quello che bisogna discutere infatti è la mentalità dell’AKP e la politica tradizionale turca.
La Turchia dovrebbe discutere riguardo al motivo per il quale l’Esercito turco ha dato ordine improvvisamente a 400 missioni militari esterne a mezzanotte. Cosa è successo alle relazioni amicali della Turchia con i curdi e agli sforzi di negoziazione con il PKK? La Turchia non può costringere alla resa i membri del PKK attraverso la repressione; come è stato annunciato dai media questo è parte di un concetto di guerra totale condotta contro i curdi tramite l’utilizzo delle forze militari e di polizia.
L’Esercito turco sta colpendo crudelmente ma dovrebbe anche riflettere su come farà a mantenere nelle sue fila i numerosi giovani curdi che stanno prestando servizio militare al suo interno...

Un’altra importante questione è l’avvento dei bombardamenti aerei a seguito dei quali il Primo ministro Davutoğlu ha annunciato un accordo su alcuni punti con il Presidente della Regione federale del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani. Come valuta la cooperazione dell’AKP e del KDP a tal proposito?
Come forze della resistenza del PKK abbiamo difeso Shengal, Mosul, Kirkuk e Hewler pagando un costo umano di centinaia di martiri caduti e che ricordo con rispetto. Abbiamo fatto la nostra parte per senso di fratellanza verso i curdi e per patriottismo senza esitazione né aspettandoci qualcosa in cambio ma perchè abbiamo visto il governo del sud del Kurdistan in stato di necessità e di pericolo.
Il governo federale del Kurdistan del Sud e i partiti stanno passando per una prova...

Vuole aggiungere qualcosa?
Tutti dovrebbero sapere che siamo entrati in un nuovo processo politico di lotta contro un attacco totale verso il quale il Movimento curdo , il popolo e la società democratica della Turchia opporrà resistenza. I militanti e guerriglieri, gli intellettuali e i politici e la gente faranno ognuno la loro parte.

...Ciascuno deve resistere agendo con coscienza e organizzare la sua propria difesa...
E’ possibile condurre la lotta politica e sostenere la lotta del popolo entrando a far parte delle fila della resistenza nelle montagne.
...L’Esercito non può permettersi di essere usato come un mero bastone per reprimere. Se l’Esercito sta preoteggendo i confini, il PKK non ha nulla in contrario ma chiunque attacca il popolo e i militanti della resistenza sarà di conseguenza avversato e avrà una risposta...
Il popolo curdo e i militanti della resistenza hanno il diritto di reagire agli arresti. Se l’AKP proseguirà il conflitto, dovrà sapere che tutti i servitori pubblici in Kurdistan si renderanno complici degli attacchi dell’AKP e ci sarà vendetta per ogni arresto e uccisione...
Infine, rivolgo un invito alla società curda, ai suoi amici e alla società democratica della Turchia affinché si mobilitino e partecipino alla lotta per realizzare una Rivoluzione di Autonomia Democratica... L’AKP sta attaccando a causa della sua debolezza. Ha subìto una sconfitta nelle elezioni, nella sua politica nei confronti della Siria, a Kobane e ora si trova in una situazione di stallo e nell’impossibilità di agire politicamente...
L’AKP sta andando verso la fine e sarà rimpiazzato da una Turchia democratica che è l’unica alternativa possibile... Questa lotta trasformerà la Turchia nel paese più democratico del Medio Oriente e del mondo nel 2015

La KCK ha evidenziato che diversamente dalle forze della guerriglia, che hanno continuato il cessate il fuoco e agito con grande responsabilità all’interno di questo processo, lo stato turco ha violato le condizioni della tregua e non ha evitato pratiche che incitano allo scontro...
D’altra parte – recita la dichiarazione – lo stato turco ha tratto vantaggio dalla tregua, non per una soluzione politica, ma per conquistare una posizione vantaggiosa nella preparazione di una guerra...
La KCK ha anche sottolineato che il movimento di liberazione curdo non accetterà più la violazione del cessate il fuoco e manifesterà la sua posizione contro politiche che lasciano la questione curda in fase di stallo..."

pc 1 agosto - Syriza il partito del memorandum dei governi imperialisti europei contro le masse greche - Tsipras sulla strada di Renzi - il KOE esce dal comitato centrale, ma a quando da parte del KOE l'uscita da Syriza e l'autocritica per esserci entrata?


Tsipras vuole una ‘Syriza 2.0’, di governo. Il Koe fuori dal Comitato Centrale

  • contropiano
  • Giovanni Di Fronzo
Tsipras vuole una ‘Syriza 2.0’, di governo. Il Koe fuori dal Comitato Centrale
Va avanti decisa la strategia per la rapida normalizzazione di Syriza portata avanti da Alexis Tsipras allo scopo di eliminare o rendere ininfluente il dissenso interno rispetto alla nuova linea di capitolazione nei confronti della Troika, che nei giorni scorsi il primo ministro ha definito ‘una ritirata strategica’.Dopo molti rinvii, giovedì si è finalmente tenuto il Comitato Centrale di Syriza, il primo dopo la firma del terzo memorandum, preceduto (come da insegnamento bertinottiano, verrebbe da dire) da un’intervista giornalistica in cui il Primo Ministro metteva già le carte in tavola e indirizzava la discussione all’interno del parlamentino del partito. Dai microfoni della radio “Kokkino” il suo intervento è stato chiaro, netto e di segno ultimativo, preconizzatore di un cambio totale di modello di organizzazione politica e di cultura politica: “Il modello Syriza non è fatto per governare”, ha affermato in un passaggio, “quel modello pluralista e polifonico è fallito…. Syriza non si è mai strasformato in un partito unitario e la responsabilità è solo mia” e, continuando sulla falsariga dei tristemente noti richiami alla cultura di governo “c’è una sinistra nella società che si esprime a milioni, mentre Syriza rimane ancora il partito dei 30 mila militanti”.
Sui parlamentari dissidenti, una quarantina, che non hanno votato le misure imposte dal memorandum si è espresso così: “Non posso capirli.  abbiamo deciso tutti insieme di fare di tutto per cercare di salvare le banche e quei cittadini che hanno scelto di non portare i loro risparmi all’estero. Poi torno indietro e mi sento dire: sosteniamo il governo ma votiamo contro l’accordo ottenuto. Non è possibile andare avanti così”. Il Primo Ministro, pertanto, afferma per la prima volta dopo il voto parlamentare di non essere disposto ad andare avanti con un governo di minoranza (anche se prima di tale voto aveva fatto balenare la possibilità di dimettersi nel caso in cui il gruppo parlamentare di Syriza non avesse lo avesse sostenuto in maniera compatta) e vorrebbe che i deputati dissidenti adempiano all’obbligo statutario di dimettersi in caso di dissenso con il voto deciso dalla maggioranza del gruppo parlamentare. Ovviamente, nel suo ragionamento il leader ellenico omette di dire che i parlamentari, come tutto il corpo dirigente e militante di Syriza, sono stati messi di fronte da un giorno all’altro al fatto compiuto della firma del terzo memorandum, nei confronti del quale ci sono state espressioni di dissenso ad ogni livello organizzativo, dalla segreteria al Comitato Centrale passando per la direzione; in questo quadro, pertanto, non si capisce a quale disciplina di partito possa appellarsi.
Il discorso indirizzato da Tsipras alla platea del Comitato Centrale, convocato, giova ripetere, a babbo morto, è stato del medesimo tenore, secondo quanto filtra. “Se qualcuno crede che un altro governo, un altro primo ministro avrebbe ottenuto qualcosa di meglio lo può dirlo e da questa sede. Se qualcuno crede che Syriza ha abbandonato il popolo venga a dirlo. Se qualcuno crede che Syriza deve abbandonare il governo lo dichiari. Se qualcuno crede che l’accordo che abbiamo è il peggiore dei tre memorandum che lo spieghi con argomenti”, “Non è possibile che alcuni considerano che si possa andare avanti all’infinito con i voti degli altri partiti e una parte del gruppo parlamentare dichiara che l’accordo è una catastrofe per il paese con l’assurdità che sostiene il governo”. Queste affermazioni sono state seguite da un riferimento esplicito ad elezioni anticipate nel caso in cui il dissenso non rientrerà e da una serie di considerazioni improntate sullo schema di ragionamento secondo il quale non c’era alternativa alla firma del memorandum, perché sarebbe impensabile uscire dall’eurozona, pena una catastrofica svalutazione della nuova moneta e la necessità di rivolgersi di nuovo al FMI, oltre che sul fatto che comunque l’accordo firmato lasci margini di manovra.
Durante l’intervento, il Premier ha, inoltre, formulato due proposte: convocare un congresso straordinario per il mese di settembre, nel quale chiarire la nuova linea strategica del partito nelle nuove condizioni date (ovvero, alla luce della linea di capitolazione già intrapresa e rispetto alla quale l’ex segretario non accetta alcun cambiamento di rotta) e tenere un referendum interno al partito sul tema del proseguimento delle trattative con i creditori (ovvero, se rimanere al governo oppure ritirarsi).
La strategia di Tsipras sembra chiara: tenere un congresso di normalizzazione nel mese di settembre, potendo rivendicare la vittoria di aver conseguito un prestito-ponte di 86 miliardi dalla troika (ma la conclusione positiva di tali trattative, prevista per il 20 agosto, è tutt’altro che scontata, viste le posizioni di FMI, Schaeuble e Parlamento Tedesco), per poi andare a nuove elezioni in autunno, sfruttando i sondaggi che gli danno un gradimento personale alle stelle, con probabile conseguimento della maggioranza assoluta, e la possibilità offerta dalla legge greca di poter presentare liste bloccate in caso di elezioni anticipate. In tal modo, egli si ritroverebbe in sella, rafforzato rispetto ad ora sia sul fronte parlamentare, con l’espulsione dalle liste e quindi dall’Assemblea legislative dei deputati critici, sia sul fronte interno al partito con la normalizzazione degli organi dirigenti, prima che le misure draconiane di austerità che ha già cominciato a far approvare possano dispiegare completamente i propri effetti sulle fasce sociali deboli e minare il vasto consenso di cui tuttora gode tra gli elettori e tra i militanti. La scarsa credibilità dei partiti filo-troika, d’altronde, fa sì che al momento l’operazione mirante a dar vita a una “Syriza 2.0” non debba preoccuparsi di competitori elettorali all’altezza.
A tale disegno, la Piattaforma di Sinistra, la quale fino ad ora ha avuto un atteggiamento ancora ambiguo sul sostegno o meno al governo (del tipo “lo appoggiamo, ma non votiamo le misure del memorandum”)  ha risposto con la richiesta della convocazione non di un Congresso Straordinario, bensì della Conferenza Permanente, cioè con la stessa composizione del congresso precedente; tale convocazione dovrebbe avvenire ai primi di agosto, quindi prima della fine prevista delle trattative per ottenere il prestito promesso dalla troika e dell’approvazione delle conseguenti misure di austerità e controriforme da votare in Parlamento. Anche in questo caso la strategia è chiara: la riconvocazione della platea congressuale “pre-capitolazione” farebbe emergere in maniera più netta il dissenso interno alla maggioranza del partito nei confronti del memorandum e smonterebbe la tattica del Premier di mettere il partito di fronte al fatto compiuto sulla nuova linea.
Al termine di un’accalorata discussione, le votazioni si sono concluse con una vittoria a metà da parte di Tsipras, che ha prevalso per quanto riguarda la convocazione del Congresso Straordinario a settembre, ma che si è visto bocciare (secondo alcune fonti l’ha ritirata all’ultimo per evitare di certificare il voto negativo nei suoi confronti) la richiesta di referendum interno sull’azione del governo. “Quanti referendum dobbiamo fare ancora? – ha polemizzato il portavoce della Piattaforma di Sinistra, Panagiotis Lafazanis - ne abbiamo fatto già uno e abbiamo preso il 62%”.
L’ago della bilancia nelle votazioni è stato rappresentato dai membri dall’ala sinistra della (ex) maggioranza, il cosiddetto ‘Gruppo dei 53’, nell’ambito del quale si deve registrare la defezione della componente proveniente dal KOE (Organizzazione Comunista di Grecia), che ha deciso di ritirare i propri 17 membri del Comitato Centrale, i quali hanno già presentata una lettera di dimissioni dall’organismo affermando che non hanno intenzione di partecipare ad un congresso predeterminato e che servirà solo a sancire la trasformazione di Syriza in un ‘partito del Memorandum’.
Al di là delle dichiarazioni di facciata e dei richiami all’unità, lo scontro interno a Syriza si va polarizzando sempre di più, in particolare intorno al tema principale: è possibile opporsi alle politiche di austerità restando nell’eurozona e nell’UE? Può un’opzione di governo riformista e di sinistra reggere e svolgere una funzione all’interno della gabbia rappresentata dalle compatibilità della troika? Su tali temi vi sono risposte differenti e opposte, oltre ad una vasta fascia di indecisi che la realtà dei prossimi mesi si incaricherà di orientare. 

pc 1 agosto - Sostenere tutte le manifestazioni antirazziste e antifasciste - Sabato 1 agosto corteo a Settimo torinese


Sabato 1 agosto appuntamento alle 9,30 a Settimo torinese, via Schiapparelli angolo via Leinì, sotto il cavalcavia, per una manifestazione antirazzista in solidarietà coi profughi del centro di accoglienza Fenoglio (recentemente ampliato) e contro Forza Nuova e altri neofascisti che hanno annunciato un presidio.
Ieri a Settimo c’è stata una riunione delle “anime” della sinistra cittadina, dove nonostante qualche paranoia è stato deciso questo appuntamento unitario che oltre ad allontanare i neofascisti può servire a risvegliare la coscienza antirazzista di una città che tra l’altro è stata uno dei fulcri dell’immigrazione dal sud negli anni ’60 – ’70.

pc 1 agosto - Palestina - intensificare la resistenza e dichiarare guerra ai coloni e ai loro insediamenti.

 FPLP: appello contro gli insediamenti in risposta all'assassinio del bambino palestinese

ali-dawabshehIl governo Netanyahu composto da terroristi e assassini ha la responsabilità di questo crimine dalla crudeltà indicibile che richiede a tutti noi di intensificare la resistenza e dichiarare guerra ai coloni e ai loro insediamenti.
Tali crimini efferati contro i bambini sono parte integrante del continuo terrore sionista contro il nostro popolo che si protrae da oltre 67 anni; i massacri fanno parte della strategia dei coloni sionisti nella loro guerra contro il popolo palestinese e riflettono la natura dello Stato sionista in Palestina.
Il Fronte ha esortato le masse palestinesi ad esprimere la loro rabbia e a rispondere a questo crimine a tutti i livelli, intensificando la resistenza contro l'occupazione e i coloni attraverso lo scontro e l'organizzazione di collettivi e la formazione di comitati popolari nei villaggi, nei campi profughi e nelle città in Cisgiordania, sottolineando che l'apparato di sicurezza dell'Autorità palestinese ha completamente fallito nel compito di proteggere il nostro popolo dai coloni e dalla loro violenza costante.
Il Fronte ha anche chiesto che i funzionari palestinesi dichiarino lo stato di emergenza e adottino misure urgenti per rispondere a questo brutale omicidio e ai crescenti crimini contro il nostro popolo, ribadendo la richiesta che l'Autorità palestinese termini il coordinamento di sicurezza con l'occupazione, in modo particolare dopo che sono stati presi di mira (bruciati) dei bambini, e vada alla comunità internazionale per delegittimare lo stato di occupazione e perseguire i capi militari e politici dei coloni sionisti presso tribunali internazionali per i loro crimini contro il nostro popolo.
Il Fronte ha sottolineato che l'intensificarsi dei crimini sionisti contro il nostro popolo richiede una reale unità di azione palestinese a tutti i livelli, che consideri con la massima priorità l'interesse collettivo palestinese. Il Fronte ha inoltre invitato tutte le forze progressiste nel mondo, i movimenti sociali e gli Stati a sostenere il popolo palestinese, denunciando i crimini dell'occupante contro il nostro popolo e promuovendo ed espandendo il boicottaggio globale e l'isolamento degli occupanti a tutti i livelli ed in tutte le sedi internazionali.

pc 1 agosto - Renzi si unisce al criminale Azzolini per pisciare in mano a magistrati, giornali, parlamento e opinione pubblica - bisogna cacciare lui e il suo governo di stampo corrotto e moderno fascista con tutti i mezzi



“...Qui non si sta parlando del bar dello sport ma della libertà o della privazione di libertà. C’è la Costituzione e ci sono delle leggi”. Due giorni dopo il salvataggio operato dal Senato, il premier ha detto la sua sul caso di Antonio Azzollini, ex presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama per il quale l’Aula, con il contributo decisivo dei senatori Pd, ha respinto la richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Trani per il crac da 500 milioni della clinica Divina Provvidenza"

venerdì 31 luglio 2015

pc 31 luglio - Renzi sei complice dei sionisti assassini!

UN BAMBINO PALESTINESE È STATO BRUCIATO VIVO IN UN ROGO CAUSATO DA COLONI ISRAELIANI
Un gruppo di estremisti israeliani ha dato fuoco a due case in Cisgiordania, uccidendo un bambino d 18 mesi
Un piccolo fagotto avvolto in una bandiera palestinese e in una Kefiah.
Ali Dawabsha, 18 mesi di vita.
Bruciato vivo dai coloni Israeliani.
Un colpo al cuore.
Sionisti siete la vergogna dell'umanità


"Voi avete il diritto di esistere e di resistere. Per i vostri e per i nostri figli" (Il premier Renzi nel discorso al parlamento Israeliano lo scorso 21 Luglio)

pc 31 luglio - Renzi in Israele superato ogni limite del sostegno allo Stato sionista

Non era facile superare Berlusconi, quando nel 2010 andò a Gerusalemme a prostrarsi in adorazione davanti ai nazisti sionisti accolto dalle ovazioni della Knesset, il parlamento israeliano. Non era facile, ma cinque anni dopo il nuovo duce Matteo Renzi ci è riuscito abbondantemente, con la sua visita di Stato di due giorni in Israele, la prima di un capo di Stato dopo la firma dell'accordo con l'Iran sul nucleare. Una visita per rassicurare il boia Netanyahu che malgrado quell'accordo che egli considera “un patto col diavolo” l'Occidente sta sempre dalla parte di Israele e lo difenderà in eterno come parte integrante di se stesso. Ma soprattutto per confermare e rafforzare il “legame speciale” tra Israele e l'Italia a tutti i livelli – politico, militare e commerciale – già stretto da Berlusconi, consolidato dai governi Letta e Monti e da oggi innalzato da Renzi a vera e propria religione di Stato dell'Italia imperialista, con la sua dichiarazione d'amore incondizionato a Israele e al suo duce Netanyahu che ha fatto il 22 luglio davanti alla Knesset, ricevendone non a caso in cambio ovazioni raramente tributate ad altri capi di Stato.
E non è esagerato parlare di religione, dato che è proprio con immagini e riferimenti religiosi che il premier italiano ha esordito rivolgendosi al parlamento sionista, parlando di Gerusalemme, “che evoca emozioni e brividi solo a nominarla”, e del “salmo che ci trasmette l'immagine delle tribù che salgono verso il Tempio cantando la gioia di avvicinarsi nella città santa e lodando il nome del Signore”; della Bibbia, che “sottolinea anche come a Gerusalemme fossero posti 'i seggi del giudizio, i seggi della casa di Davide'”; e quindi del suo “pellegrinaggio” a Gerusalemme, che è “anche un pellegrinaggio laico”, quello che “si compie visitando la Vostra assemblea”: con ciò sposando surrettiziamente, senza averne nessun mandato del parlamento italiano, e in pieno contrasto con tutte le risoluzioni dell'Onu, la tesi annessionista del governo di Tel Aviv che rivendica Gerusalemme occupata con la guerra del 1967 come la capitale storica di Israele fino dai tempi del re Davide.

Renzi esalta il mito dell'“eterno Israele”
E che questa non sia un'interpretazione azzardata delle sue parole lo conferma un altro passaggio del suo discorso, quando proclamando la sua adesione al progetto “Due Stati per Due popoli”, e rivendicando in questo ambito “il diritto del popolo ebraico al proprio Stato nazionale” (mentre per quello palestinese, significativamente, ha concesso solo “il diritto all'autodeterminazione”), Renzi ha proferito queste parole che hanno scatenato un tifo da stadio nella sala: “L'esistenza dello Stato d'Israele non è una gentile concessione della comunità internazionale dopo la Shoah. L'esistenza di Israele precede di secoli ogni accordo internazionale. E lo Stato Israele esiste nonostante

pc 31 luglio - Ancora rivolta a Cleveland contro gli sbirri assassini


altScontri sono scoppiati tra dei manifestanti del movimento Black Lives Matter e dei poliziotti, questa domenica 26 luglio a Cleveland. A margine di una conferenza ospitata dai sostenitori del movimento, un adolescente è stato arrestato dalla polizia locale, scatenando la furia dei partecipanti che hanno tentato di liberarlo. Il movimento di difesa della comunità afro-americano Black Live Matter è nato nel 2013, dopo l'assoluzione di George Zimmerman, un poliziotto americano che ha ucciso l' adolescente nero Trayvon Martin.
secoursrouge.org

pc 31 luglio - Bridgestone - Bari: padrone, governo, istituzioni locali, sindacati confederali tagliano i salari

Bari. La rabbia degli operai Bridgestone. Ancora tagli sui salari ed esuberi
Bari. La rabbia degli operai Bridgestone. Ancora tagli sui salari ed esuberi

Alla Bridgestone di Modugno (Bari) c'era già stato un accordo capestro nel 2013, dove i lavoratori erano stati costretti a rinunciare ad alcuni voci del salario: mensa, mini-quattordicesima, premi di anzianità e zero infortuni, e incentivi sulla produttività a cottimo”. Su un salario medio gli operai avevano già perso 400 euro. In base al nuovo piano presentato dalla  multinazionale giapponese Bridgestone , adesso dovranno rinunciare, a seconda dei casi, anche ad ulteriori 200/300 euro.
“Ci stanno togliendo tutti i diritti – gridano nell’assemblea tenutasi ai cancelli della fabbrica – in alternativa possiamo andare via, in maniera incentivata: siamo perennemente sotto ricatto”. Non solo. Sono stati confermati 187 esuberi (196 secondo altre fonti).
Nel 2013 nello stabilimento di Modugno, c’erano 950 lavoratori. Dopo l’accordo un centinaio hanno accettato gli incentivi proposti dall’azienda e sono usciti dall’organico entro il dicembre 2013, altri 200 sono andati via entro il dicembre 2014. Un prassi che viene definita “mobilità volontaria incentivata” ed è stata applicata per i lavoratori Bridgestone di Modugno di anno in anno fino al 2015, data in cui l’intesa, come abbiamo visto, è stata ridiscussa. Entro l’anno la multinazionale giapponese conta di aver ridotto i lavoratori a sole 377 unità.
I sindacati stanno in queste ore definendo i dettagli logistici e l'organizzazione del voto per un referendum su questo ennesimo accordo-capestro. La protesta operaia è esplosa nell’assemblea di ieri, quando si vengono a conoscere i dettagli del piano della Bridgestone per ridurre ulteriormente i costi del lavoro. L'azienda pretende ancora tagli agli stipendi con l'eliminazione degli scatti di anzianità, dei superminimi, delle maggiorazioni sui turn

pc 31 luglio - Fascismo padronale e moderno fascismo governativo contro i lavoratori Ansaldo Breda Pistoia


Pistoia. L'Ansaldo Breda spia e licenzia due lavoratori, grazie al Jobs Act

Pistoia. L'Ansaldo Breda spia e licenzia due lavoratori, grazie al Jobs Act

L'Ansaldo Breda ha licenziato "per giusta causa" due dipendenti dello stabilimento di Pistoia dopo averli fatti pedinare da agenti di una agenzia privata
I licenziamenti effettuati dello stabilimento di Pistoia sarebbero stati supportati da foto e video realizzati dagli investigatori a cui era stato dato l'incarico di pedinare i due dipendenti, uno in permesso per assistere familiari disabili, l’altro in malattia.
Entrambi, secondo l’azienda, sarebbero stati colti in situazioni incompatibili con il motivo ufficiale dell’assenza. La notizia del licenziamento ha sollevato forti critiche da parte delle organizzazioni sindacali che parlano di "abuso" mentre l’azienda si difende, affermando che "è tutto legale", sulla base del Jobs Act approvato dal governo e dal Parlamento. “Abbiamo proceduto perché la legge ce lo consente”, dicono nella direzione aziendale. La nuova legge consente “di utilizzare agenzie investigative se ci sono fondati motivi per credere che sia stato violato l’istituto della legge 104, o che siano stati compiuti abusi nei confronti della stessa azienda, come potrebbe esserlo quello di un dipendente che si dichiara in malattia e poi viene scoperto a fare altra cosa”. Sono state rispettate “sia le leggi che le procedure interne, avvalendoci, come prevedono le norme, anche di una società esterna per verificare eventuali abusi all’azienda stessa”.
Ma il licenziamento dei due lavoratori, si inquadra in una strategia aziendale che punta esplicitamente alla riduzione del personale a seguito della acquisizione della AnsaldoBreda da parte della multinazionale giapponese Hitachi. La futura azienda a guida giapponese infatti afferma vi voler tenere 1.974 dipendenti degli attuali 2.256, quindi ci sono quasi 300 esuberi da mettere in mezzo alla strada, con ogni mezzo. AnsaldoBreda ha chiesto formalmente l’apertura di una procedura di mobilità per 282 persone, su base volontaria. Di questi, 153 sono i dipendenti dello stabilimento di Palermo, che non rientreranno nella “nuova” AnsaldoBreda ma saranno parte di una “soluzione diversa” attualmente allo studio. Gli altri 129 esuberi si distribuiscono tra gli stabilimenti di Pistoia, Napoli e Reggio Calabria

giovedì 30 luglio 2015

pc 30 luglio - SPECIALE FORMAZIONE OPERAIA - LE RISPOSTE DEL PROF. GIUSEPPE DI MARCO DELL'UNIVERSITA' 'FEDERICO II' DI NAPOLI - 2° parte

Dopo questa risposta, sospenderemo la Formazione Operaia. Riprenderemo a metà settembre.
DOMANDA

DA UNA LAVORATRICE DELLA SCUOLA DI PALERMO
Una domanda… Marx anticipa nella parte della 'compera – vendita della forza lavoro' la questione del plusvalore prodotto dalla forza-lavoro dell’operaio in fabbrica.
Nel plusvalore come e se rientra il cosiddetto lavoro non produttivo? (vedi un’impiegata come me della scuola)…

RISPOSTA
DA GIUSEPPE ANTONIO DI MARCO
Non ho capito se questa lavoratrice della scuola vi lavora come insegnante o negli uffici amministrativi. Però la questione è perfettamente la stessa. Non solo, ma le prime battute del capitolo quattordicesimo del Capitale, intitolato «Plusvalore assoluto e plusvalore relativo» sembrano scritte da Marx apposta per rispondere alla domanda che ha fatto la lavoratrice e/ovvero la compagna. Perciò seguiamo e commentiamo questa pagina molto densa, perché – diciamolo già da adesso la risposta non è “no” o sì” secchi ma più complessa, e segue un modo di esporre la cosa che si chiama dialettico e che adesso non mette in conto si spiegare perché lo lasciamo emergere dal commento.
Comincia Marx col dire che in generale ogni lavoro è un rapporto dinamico che si stabilisce tra l’uomo e la natura, quindi un lavoro che si svolge tra questi due poli, soggetto (l’uomo) e oggetto (la natura). In che senso? Nel lavoro l’uomo si appropria della natura che è il suo materiale di lavoro, mediante un mezzo di produzione. Qui “natura” come materiale di lavoro è intesa in un senso ampio, quindi anche il corpo umano, nel caso del lavoro di un medico, o il cervello umano nel caso del lavoro di un maestro di scuola, cioè come Marx stesso dice, «un lavoro al di fuori della sfera della produzione materiale» sono “natura”. Così mezzi di produzione sono la mano o qualsiasi altro organo dell’uomo, mezzi della «propria natura» oppure, l’aratro, una macchina ecc. il più aggiornato computer o post computer i cui materiali sono della «cosiddetta natura» (queste parole tra virgolette stanno nei Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica). Inteso in questo senso, dice sempre Marx, «se si considera l’intero processo lavorativo dal punto di vista del suo risultato, mezzo di lavoro e oggetto di lavoro si presentano entrambi come mezzi di produzione, e il lavoro stesso si presenta come lavoro produttivo».
Però questa definizione di lavoro produttivo che, come si vede, raccoglie ogni lavoro umano, o meglio ogni lavoro che ciascun individuo fa anche da solo, quindi si riferisce a un «processo lavorativo semplice», non basta quando abbiamo a che fare con un processo di produzione capitalistico, perché in esso il lavoro si presenta sempre meno come individuale e sempre più come cooperativo e letteralmente “sociale”, posto che anche il lavoratore individuale sta in un rapporto sociale ma in un senso più ampio e diverso da come lo usiamo qui.
In un lavoro inteso come un processo individuale, il singolo lavoratore, pensiamo a un

pc 30 luglio - NO TAV: perché Resistere, vuol dire lottare ancora!

Documento di fine campeggio NoTav

altDomenica 26 luglio si è conclusa l’ultima edizione del campeggio di lotta contro l’alta velocità, con un bilancio complessivo che non può che essere positivo, sia per quel che riguarda la partecipazione sia sul piano delle iniziative di lotta intraprese.
Centinaia gli attivisti e i compagni accorsi ancora una volta da tutta Italia ed Europa  hanno riconosciuto la valsusa come meta centrale della lotta e l’hanno popolata lasciando un segno che non può che essere apprezzato da tanti e tante valligiane/i, portando un prezioso contributo a livello organizzativo e pratico, non solo per la qualità e quantità delle forze messe in campo, ma soprattutto per lo spirito di condivisione della lotta.
Numerose le iniziative messe in campo durante quest’estate, a partire dalla manifestazione popolare del 28 giugno che ha sfidato i divieti e l’apparato a difesa del cantiere, passando al mese di luglio con la carovana No Tav francese che si è conclusa a Chiomonte la notte dell’11 luglio in una nube di lacrimogeni, per poi arrivare ai 10 giorni di campeggio, occasione di confronto politico e non solo di iniziative determinate.
Oltre alla passeggiata notturna di venerdì 24 luglio in cui il movimento preparato e determinato è riuscito a fronteggiare l’arroganza della polizia a difesa del cantiere devastatore, il territorio è stato attraversato da volantinaggi ai mercati, contestazioni ad albergatori e ristoratori che ospitano e guadagnano sulla connivenza con chi devasta e specula in valsusa, blocchi ai cancelli del cantiere, battiture alle reti, sabotaggi nei confronti degli operai che senza alcuna dignità per la nostra terra si prestano alla realizzazione dell’opera, non che cene e pranzi in Clarea, a Chiomonte e negli altri luoghi simbolo del movimento, dibattiti, assemblee, concerti..
Come dicevamo poco sopra, il campeggio è stato luogo di intenso confronto politico.
A partire dalla Carovana del Rojava e i suoi racconti su Kobane e il recente massacro di Suruc, si è discusso della complessa situazione della Grecia, dei lavami tra le lotte in valle e a difesa del territorio con quelle della metropoli, sulle conseguenze dello “Sblocca Italia” e delle altre politiche renziane che vorrebbero mettere a profitto i nostri territori, snaturandoli, soprattutto nel sud del paese. Ci siamo confrontati con altri No Tav, quelli di Brescia e del Terzo Valico, cercando di immaginarci un futuro di lotte da condurre sempre più con obiettivi comuni e con la volontà di legarci maggiormente al territorio, alle sue contraddizioni politico e sociali.
Sicuramente registriamo anche dei limiti in quest’estate di lotta che discuteremo innanzitutto nelle nostre assemblee e coordinamenti, consapevoli di quanto la fase che attraversiamo, per tutti i movimenti e non solo il nostro, sia difficile.
In questi anni abbiamo dovuto maturare e rafforzarci, riuscire a resistere all’offensiva giudiziaria e confrontarci su un piano, se così dobbiamo definirlo, più pratico e strategico durante le iniziative al cantiere, poiché la controparte ci vorrebbe materialmente impedire l’attraversamento dei luoghi storici della nostra lotta e per far questo è disposta praticamente a tutto.
L’avversario contro cui combattiamo oggi è politicamente e militarmente più attento e preparato, ma nonostante questo non è ancora in grado di vincere e, possiamo dirlo, questo è merito nostro.
Ciò che ci attende è un periodo di confronto, per prepararci alla fase che ci attende e trovarci compatti e preparati agli scenari di lotta futura.
Niente deleghe o pessimismi, ma la consapevolezza che la Resistenza si fa un passo alla volta e che il cammino fin qui intrapreso è stato lungo e proficuo.
Avanti No Tav, resisteremo sempre un metro ed un minuto più di loro!
A breve nuove ed interessanti novità…

pc 30 luglio - Il regime di Erdogan, la Nato, l'imperialismo contro il movimento di liberazione dei kurdi a fianco del fascismo islamista

La denuncia del portavoce delle Unità a Difesa del Popolo (Ypg) kurde
Portavoce delle Ypg curde: “Erdogan pronto ad allearsi con al Qaeda”
"Pur di bloccare le ambizioni dei curdi di creare un proprio territorio autonomo nel Nord della Siria, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ora è determinato addirittura ad allearsi con la filiale siriana di Al Qaeda". E’ l’accusa lanciata da Mustafa Bali, portavoce delle Unità a Difesa del Popolo (Ypg), la milizia curda che lotta contro lo Stato Islamico e gli altri gruppi islamisti sunniti nel nord della Siria, il quale condanna i piani di Ankara di creare una safe zone, una "zona di sicurezza" nel Nord della Siria.
A intervistare Bali, che si trova a Kobane, città a maggioranza curda liberata a gennaio scorso dopo un lungo assedio dei jihadisti dell'Isis e più volte colpita in seguito dalle autobomba e dagli attacchi dei fondamentalisti, è l’agenzia Askanews.
Le operazioni militari appena lanciate dall'esercito turco contro le milizie jihadiste dello Stato Islamico (Isis) oltre il confine con la Siria sono "una farsa turca" che hanno obiettivi assai diversi rispetto a quelli dichiarati: in primis "colpire i curdi", afferma Bali, che non cita le mire territoriali turche in Siria e l’obiettivo di sostituire il governo Assad con uno più collaborativo.
Il vero obiettivo sarebbe bloccare la creazione di un territorio autonomo dei curdi siriani, separando due cantoni del Rojava da loro controllate. La zona indicata per la creazione della cosiddetto "zona cuscinetto" voluta da Ankara è lunga alcune decine di chilometri, parte da Kobane a Est e arriva ad Afrin a Ovest. "Si tratta di una zona mista controllata dall'Isis e abitata da curdi, arabi e turcomanni", afferma Bali, secondo cui finora l'esercito turco ha "bombardato solamente villaggi curdi".
"Dopo aver capito che l'Isis non è un partner vincente - prosegue il portavoce di Ypg, che accusa senza mezzi termini Ankara di connivenza con l'Isis - Erdogan punta ora sulla carta dei qaedisti, definendoli 'opposizione moderata'" al regime di Bashar al Assad. Un quadro che non corrisponde a realtà, secondo l'esponente curdo. "Intanto non esiste un'opposizione moderata, basti pensare che gli Usa dopo tre anni non sono riusciti a reclutare più di 60 combattenti da addestrare contro Damasco", argomenta Bali, spiegando che "oggi la cosiddetta opposizione moderata è composta da soli gruppi terroristi di stampo islamista come il Fronte al Nusra, Jeish al Fatah, Beit al Islam e Ahrar al Sham". Insomma gruppi islamisti "che in comune con Erdogan hanno l'avversione per i curdi".
Quindi "non capiamo la politica di Washington", che pare tacitamente assecondare il piano di Ankara per la creazione della zona cuscinetto, afferma il portavoce delle Ypg, sottolineando che "sarà difficile che gli americani possano accettare un'alleanza con terroristi islamici camuffati da opposizione siriana". In realtà – Bali non può non saperlo - Washington lo ha fatto nella prima fase della destabilizzazione della Siria e dell’Iraq, sostenendo, finanziando e armando alcuni gruppi fondamentalisti nel tentativo di disarcionare il regime di Damasco e tollerando la crescita dell’allora Isil, prima che prendesse forma un Califfato eccessivamente ingombrante e autonomo rispetto agli interessi di Washington nell’area.
Tuttavia, "le forze curde non cambiano strategia: noi combattiamo i terroristi a prescindere dal nome che portano, che sia Isis o al Qaida. In fondo il Fronte al Nusra ha cominciato a sgozzare la gente prima di quelli del Califfato nero" ricorda il portavoce delle milizie popolari curde.

pc 30 luglio - Sbirri assassini in servizio permanente effettivo

Padova, carabiniere uccide un uomo


Ucciso da un colpo d’arma da fuoco partito dall’arma di un carabiniere. È accaduto a Carmignano di Sant’Urbino in provincia di Padova, dove le forze dell’ordine erano intervenute dopo la chiamata di una famiglia che diceva che il figlio era andato in escandescenza per una lite. Mauro Guerra, 33 anni, in un primo momento avrebbe accettato di salire di sua volontà sull’ambulanza intervenuta sul posto, ma all’improvviso sarebbe riuscito a fuggire dal mezzo iniziando una fuga nei campi.
Stando alle prime ricostruzioni, Guerra, ex carabiniere, 1.90 di altezza per 130 kq di peso sarebbe stato raggiunto da uno dei militari presenti sul posto che lo avrebbe atterrato. .... l’intervento di un collega del militare che prima avrebbe sparato due colpi di avvertimento in aria, poi il terzo, quello fatale per Guerra.

pc 30 luglio - Azzollini e il PD di Renzi 'pisciano in bocca' al Parlamento - Renzi e la sua banda di criminali devono essere spazzati via!


Crisi d’identità del Partito democratico: ieri il capogruppo Zanda ha chiesto ai suoi di esprimersi liberamente, sconfessando il voto favorevole della Giunta per le autorizzazioni . L’altro vicesegretario, Lorenzo Guerini, parla di “scelta fatta dopo lettura delle carte”. La frattura, questa volta, è anche nel Pd renziano
Azzollini a suor Marcella: “Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca”




Secondo gli inquirenti la “portata intimidatoria” delle frasi alle monache “inaugura la stagione azzolliniana” del potere. Per chi indaga il presidente della Commissione Bilancio del Senato fa assumere persone di sua fiducia per dirigere di fatto l'ente "secondo i dettami del politico, controllarne quotidianamente gli affari, pilotare assunzioni e rapporti negoziali". In cambio del controllo, il senatore garantisce indebiti favori fiscali nei confronti della struttura. L'episodio dell'intimidazione raccontato ai pm da due testimoni che si trovavano nella stanza accanto a quella in cui è avvenuta la 


Bisceglie, direzione generale della casa di cura Divina Provvidenza. Giungo-Luglio 2009. All’interno il legale rappresentante Suor Marcella (all’anagrafe Rita Cesa) e le altre consorelle del consiglio generalizio. L’ospedale del Vaticano è già in condizioni finanziarie disastrose. Bisogna trovare una soluzione-tampone. E la politica ci mette lo zampino. Per questo c’è una riunione importante nell’ufficio di Suor Marcella. Che ascolta, senza poter parlare, la voce del potere. “Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca”. Detta così, alle suore. Il senatore Ncd Antonio Azzollini non usa giri di parole. Lui è il presidente della Commissione Bilancio del Senato praticamente da sempre (dal 2001 al 2006, poi dal 2008 al 2013 e riconfermato nella legislatura in corso), può decidere favori economici non di poco conto e, in questo modo, salvare la casa di cura, gravata da un buco di bilancio che gli inquirenti della Procura di Trani e la Guardia di Finanza hanno quantificato in 500 milioni di euro. Ma in cambio vuole la gestione della struttura, vuole decidere dirigenti e assunzioni. In una parola: vuole comandare. E quando comanda non bada a spese. I conti, già in rosso, esplodono.
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L’episodio della minaccia alle suore è raccontato agli inquirenti da due testimoni in altrettanti interrogatori: si tratta di Nicolino Antonio e Attilio Lo Gatto, padre e figlio, il primo ex dirigente della congregazione, il secondo dipendente della Ambrosia Technologies s.r.l., uno dei fornitori della Divina Provvidenza. Entrambi al momento della sparata di Azzollini si trovavano nella stanza adiacente a quella in cui il parlamentare ha intimato alle monache di obbedire ai suoi ordini. Per chi indaga ci sono pochi dubbi: le testimonianze sono attendibili anche perché corroborate da tutta un’altra serie di elementi che provano il modus operandi e la strategia del senatore. Che da quel giorno diventa il dominus dell’ente religioso. Tradotto: impone l’ingresso di alcuni uomini fidati ai vertici della struttura (con stipendi da capogiro per le casse disastrate della casa di cura), diventandone “dal 2009 amministratore di fatto”. Insomma: ne è il direttore e lì, nell’ospedale di Bisceglie fondato da don Pasquale Uva, si fa ciò che dice lui. L’obiettivo è chiaro: decidere “assunzioni di personale e scelte di fornitori a lui graditi, al fine di ordire la propria egemonia sull’Ente e dunque di assicurarsi un sicuro bacino di consenso politico-personale“, come scrivono gli inquirenti nell’ordinanza di custodia cautelare con cui hanno chiesto gli arresti domiciliari per il parlamentare del Nuovo centrodestra. Le accuse, pesantissime, parlano di associazione a delinquere e induzione indebita a dare o promettere utilità, concorso in bancarotta fraudolenta.
E quella intimidazione (“Non ricordo di aver mai pronunciato frasi di questo tipo. Ci mancherebbe altro” si è difeso l’ex primo cittadino) per chi indaga “inaugura la stagione del potere azzolliniano” sulla struttura. Un “colpo di stato” lo definisce il gip di Trani. Il disegno è molto semplice. Il senatore fa assumere all’interno della Congregazione tre ‘luogotenenti’ (Angelo Belsito, Rocco Di Terlizzi e in un secondo momento Giuseppe Domenico de Bari), che hanno un unico obiettivo: “Amministrare l’Ente secondo i dettami del politico – scrivono gli inquirenti – controllarne quotidianamente gli affari, pilotare assunzioni e rapporti negoziali, con tanto di trasmissione in anteprima al politico dei principali provvedimenti attinenti la gestione (bilancio, piano di concordato, progetti di esubero del personale, ecc.)”. E così accade: assunzioni di massa, sprechi e bilanci da far impallidire.
Un prezzo da pagare altissimo per la struttura sanitaria. Che però in cambio può contare sul potere squisitamente politico dell’ex sindaco di Molfetta. Che, una volta ottenuta la cogestione della Divina Provvidenza, si mette all’opera. Anche in questo caso le parole di chi indaga spiegano alla perfezione il meccanismo e l’azione di Azzollini, il quale si spende “per assicurare alla Congregazione la proroga legislativa della sospensione degli obblighi fiscali e contributivi, già goduta per effetto dell’art. 1, comma 255, della legge 311 del 2004, e più volte prorogata proprio grazie all’intervento del politico, recentemente per effetto dell’art. 1, comma 314, della legge n. 228 del 24.12.2012 (legge di stabilità 2013), sino al 31.12.2015, e, da ultimo, per effetto dell’art. 1, comma 188, della legge n. 147 del 27.12.2013 (legge di stabilità 2014), sino al 31.12.2016, beneficio in virtù del quale garantiva alla Congregazione un’indebita moratoria fiscale finalizzata a ritardare l’emersione dello stato di dissesto, e, conseguentemente a neutralizzare la richiesta di fallimento dell’Ente avanzata dalla Procura della Repubblica di Trani“. Ciò che succede dopo l’avvento del senatore alla casa di cura lo sintetizza il gip: tra il 2011 e il 2013, “a partire dal momento dell’esproprio di potere da parte del senatore Azzollini e del suo entourage, le assunzioni selvagge di personale alla sede di Bisceglie vennero decise dal politico”.

pc 30 luglio - Montatura repressiva contro cs Anomalia/Ex Karcere a Palermo: la Corte di cassazione dichiara inammissibile il ricorso del PG

PALERMO. Il 30 marzo scorso il Tribunale delle libertà aveva stabilito l'annullamento immediato delle ordinanze di misure cautelari ai danni dei 17 militanti dei centri sociali palermitani Anomalia e Ex Karcere proseguendo, di fatto, quel percorso che ha visto smontarsi pezzo dopo pezzo il teorema accusatorio messo in campo dalla locale Procura. I Giudici del Tribunale delle Libertà avevano dunque palesato i motivi secondo cui, a loro avviso, non esistevano i presupposti tecnico-giuridici per la prosecuzione delle misure cautelari imposte (obblighi di firma giornalieri a fronte dell'iniziale richiesta dei Pm di detenzione cautelare per gli stessi), rigettando il ricorso fatto in riesame dal pubblico ministero e sostenendo la sostanziale non-pericolosità sociale dei soggetti coinvolti.
Il pronunciamento dello scorso 30 marzo del Tribunale delle libertà ha smentito, così, il quadro di “pericolosità sociale” dipinto dalla procura e l’esito favorevole della sentenza che oggi si è data, relativo al ricorso in Corte di Cassazione richiesto dal pm Calogero Ferrara, delegittima ulteriormente le strategie repressive messe in campo contro il diritto ad organizzarsi, manifestare, esprimere il proprio dissenso. Nello specifico la Corte ha accolto la tesi della difesa dell’avvocato Giorgio Bisagna dichiarando l’inammissibilità del ricorso in Cassazione del pm Calogero Ferrara. Il ricorso è stato non solo rigettato ma definito dunque inammissibile e ciò segna un’ulteriore e definitivo ridimensionamento del lavoro d’inchiesta svolto dalla procura locale . 
Già lo scorso 30 marzo i giudici del tribunale delle libertà avevano avevano affermato che non vi era alcuna prova dell'esistenza di quel “sodalizio criminale” che costituirebbe l'associazione a delinquere “con finalità di turbamento dell'ordine pubblico” ipotizzata dall'accusa e il pronunciamento di oggi della Corte di Cassazione segna un’ulteriore passo in avanti nel percorso di smantellamento del castello giudiziario creato strategicamente dal pm per colpire i centri sociali.

http://palermo.gds.it/

mercoledì 29 luglio 2015

pc 29 luglio - SANITA’: IL DDL ENTI LOCALI E’ UN CRIMINE CONTRO L’UMANITA’

Così come per il ddl “buona scuola” anziché per il Jobs Act, per la Sanità il governo Renzi agisce come moderno fascista e impone la dittatura del profitto (continuando coi colpi di maglio alla demolizione della Costituzione) a discapito dei Diritti: alla cura, in primis, per i proletari, le classi meno abbienti, i migranti; alla prevenzione, alla ricerca.
Come al solito si usano termini quali “razionalizzazione della spesa” o “mala gestione” o ancora “taglio esami diagnostici non necessari” o “13 miliardi di euro risparmiati con meno esami diagnostici e minori visite specialistiche”. Un corollario di paroloni per giustificare un vero e proprio piano criminale.
Partiamo dalla citazione dell’art. 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Seguendo questo dettato universalistico, dal 1980 fu istituito il Servizio Sanitario Nazionale, frutto, principalmente, della grande stagione di lotte dei lavoratori della Sanità, e che è stato riconosciuto come modello di civiltà a livello internazionale. SSN che di fatto istituiva una sorta di “stato sociale”, applicando i principi di uguaglianza e pari diritti.
Ma passata la stagione delle lotte e protagonismo dei lavoratori della Sanità, lo Stato ha iniziato a demolire il SSN, trasormando le USL (Unità Sanitarie Locali) in ASL (Aziende Sanitarie Locali), attraverso la Legge 502/92. Quindi lo Stato si erge a imprenditore e, di fatto, le Asl hanno iniziato a guardare più ai bilanci che al “servizio” da erogare.

E’ questa trasformazione che ha costituito i grossi buchi nei bilanci della Sanità Pubblica. Bilanci taroccati per continuare a ricevere i finanziamenti (chiaramente da parte delle varie Direzioni, espressione del malaffare, della corruzione, delle ruberie) e che ha visto in prima fila le cosiddette Regioni “virtuose” (Lombardia, Toscana, Emilia, Piemonte, Veneto su tutte). Ospedali al collasso, con continue chiusure, a partire dei Servizi sul Territorio, dando il via alla stagione del “nomadismo della cura” (tradotto: i viaggi della speranza, principalmente dal Sud, a cui sono stati costretti migliaia di lavoratori, indigenti, ridotti in malora dall’aumento delle spese).
Ma è con la “spending review” che si è avanzato verso la barbarie: blocco del turn over (di fatto un taglio di posti di lavoro “camuffato”); tagli dei posti letto; taglio delle prestazioni e riduzione dei giorni di degenza (non si guarda ai fini della cura, ma dei costi: più giorni rimani ricoverato, meno guadagnano le Amministrazioni). Volendogli dare un nome non possiamo non usare “negazione dei diritti umani”.

Basta questo per poter affermare che col termine “esami diagnostici non necessari”, il governo si erge a giudice unico allo stesso diritto alla stessa Vita. Ma il governo fa di più: da un lato intimidisce i Medici di Base con la prospettiva di decurtazione dello stipendio, nel “caso” di prescrizioni “improprie”; infatti nel DDL si specifica: “Il medico, quando fa la ricetta, dovrà riportare l’indicazione della condizione di erogabilità. Le visite e i trattamenti che esulano da questi paletti saranno a totale carico dell’assistito”; e allo stesso tempo si impone a chi deve curarsi il ricorso alle prestazioni privatistiche e a pagamento. Così i vari ras della sanità privata continueranno a fare enormi profitti sulla pelle della collettività. Alla faccia della, loro, stessa democrazia...
Allo stesso tempo quando il governo parla di “risparmi da reinvestire”, se non fosse tragico, potremmo parlare di ennesima bufala. Sono decenni che non un soldo viene “riutilizzato” nella prevenzione, nella ricerca, nella ristrutturazione, nuove assunzioni. Mentre la cronaca quotidiana, da Milano a Palermo, da Bolzano a Lampedusa, ci mostra il marcio di questo sistema.
Va ricordato un altro aspetto che non ha trovato spazio sia nella cosiddetta opposizione sia nei mass media: la salute e sicurezza dei lavoratori della sanità e le cure per i malati di patologie derivate all’esposizione a sostanze cancerogene, quali amianto. Di fatto nelle varie Aziende ospedaliere sono state ridotti, in alcuni casi cancellati, i controlli sullo stato di salute dei lavoratori (conferma del fatto la vita dei lavoratori non conta un cazzo, tranne che per i profitti che produce per i padroni) e già si è costretti a pagarseli di tasca propria. A fronte del fatto che con le varie riforme pensionistiche, infermieri e personale di supporto (che fanno un lavoro altamente usurante), si troveranno a “prestare” il loro servizio fino a 67 anni, magari con una catetere vescicale o una stampella come supporto.

Il governo impone e le regioni applicheranno: tagli-privatizzazione-aumento delle tasse. La Grecia non è lontana.
Su una cosa siamo “d’accordo” con Maroni: “il governo Renzi ha dichiarato guerra”, ma non come dice il razzista Bobo alle “regioni virtuose”, ma una guerra ai lavoratori, ai pensionati, ai migranti, alle donne, alle masse popolari. E a questa guerra è necessario rispondere in maniera adeguata. Come i lavoratori della Scuola è necessario costruire una mobilitazione, scioperi, blocchi, che abbiano il carattere di una rivolta per, non solo, contrastare questo scempio, ma per cacciare questo governo.

pc 29 luglio - Sfruttamento selvaggio e delinquenza padronale... il ministro Poletti presenta i dati

Il Ministro del Lavoro, Poletti, quello del Jobs Act, e cioè dell'abolizione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, fortemente voluto dal governo Renzi, è costretto a rendere noti i dati dello sfruttamento selvaggio e delle “irregolarità” (che, viste le percentuali, sono più la regola!), e cioè della aperta delinquenza dei padroni di ogni ordine e tipo dei primi sei mesi di questo anno.
Riepilogando, secondo questi dati, da Inps/Inail sono state
  • controllate 75.890 aziende, più
  • 3.882 accertamenti in materia di Cassa Integrazione Straordinaria, di Cassa Integrazione in deroga, di Contratti di Solidarietà e di Patronati.

Quindi circa 80.000 aziende, di cui
  • 40.449 aziende contestate per illeciti
  • 18.215 lavoratori "in nero"
  • sospese 3.873 aziende per l'utilizzo di personale non dichiarato in misura pari o superiore al 20% di quello presente al momento dell'accesso
  • appalti illeciti (3.416 lavoratori) e comportato la
  • riqualificazione di rapporti di lavoro fittizi (3.834)
  • contestate numerose infrazioni in materia di orario di lavoro (4.499), con un sensibile aumento, rispetto al corrispondente semestre dell'anno 2014 e in materia di
  • salute e sicurezza sul lavoro, con 13.330 violazioni prevenzionistiche riscontrate
  • notevole incremento delle irregolarità, di natura penale, relative alla tutela delle lavoratrici madri
  • e all'impiego di lavoratori extracomunitari clandestini
  • contributi non versati euro 45.477.238
  • più altre schifezze varie come i “contratti romeni”...
    E non si tratta di un anno particolare, anzi... anche i titoli dei giornali sono uguali a quelli degli anni precedenti.
Quindi al normale sfruttamento del sistema capitalistico si aggiunge quello che aumenta i profitti in maniera “straordinaria”... e naturalmente per questa sfilza di reati i padroni, quando gli va proprio male, pagano solo qualche sanzione pecuniaria...

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http://www.lavoro.gov.it/Priorita/Pages/20150728_Risultati-attivit%C3%A0-ispettiva-I-trimestre-2015.aspx

pc 29 luglio - SPECIALE PROCESSO ILVA TARANTO - 4 - PARLANO GLI UOMINI DEI PADRONI: DAL PD A FORZA ITALIA - E... BISOGNA ESSERE EX MINISTRO PER DIRE COSE SENSATE

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MUCCHETTI: UOMO DEGLI INDUSTRIALI - PARLAMENTARE DEL PD
Non poteva mancare la voce "ultra autorevole" di Massimo Mucchetti, da sempre uomo degli industriali, con qualche problema con la Fiat di Marchionne, per anni editorialista di punta del Corriere della Sera e oggi parlamentare PD, presidente della Commissione industria del Senato.
Mucchetti è pienamente schierato perchè l'Ilva non si tocchi e utilizza ora anche i rinvii a giudizio per tornare sulla sua tesi: “Premessa la piena fiducia nel collegio giudicante, mi chiedo come sia possibile che la qualità dell'aria di Taranto sia migliorata così poco con l'acciaieria a scartamento ridotto. Ci sono altre fonti cospicue di inquinamento atmosferico?”.
Poi si dilunga sulle cifre necessarie e disponibili, sui risanamenti, mancati investimenti che hanno tutte lo scopo per dire che l'azione dei giudici è “piena di errori materiali sul piano contabile”.
Si occupa quindi dei parchi minerali, anche qui per mettere in dubbio i costi indicati dall'inchiesta giuridica. Scende in campo sulla tesi del Prof. Mapelli, perito dell'Ilva sulla questione del sequestro per avvalorare la tesi che esso porterebbe al fermo dell'intero sdtabilimento e al disastro dell'impresa, sostenendo che il governo a questo pone rimedio con il suo decreto. Ma la magistratura non ci sta.
E qui Muchetti pone la sua soluzione, una sorta di 'soluzione a monte', diciamo delle vere e proprie modifiche legislative: primo, che non si possono fare questi sequestri senza il giudizio preliminare della Cassazione e della Corte Costituzionale. Anzi pretende che questa strada sia a favore dei magistrati, “altrimenti si rischia di finire come in Francia”, dove la Procura risponde al governo – e quindi un caso come quello di Taranto sarebbe altamente improbabile.
Infine, alla domanda dell'intervistatore: “Il processo di Taranto si riferisce all'Ilva quando era gestita dai Riva, ma non sembra che con la gestione commissariale del governo si verifichino meno incidenti e ci sia più sicurezza”. E qui Muchetti rivolta la frittata: “Gli incidenti sul lavoro sono una tragedia vera... Oggi l'Ilva non ha padroni”. Come dire: non si può fare niente. 

GIOVANNI MARIA FLICK - DA QUANDO NON E' PIU' MINISTRO - COMINCIA A RAGIONARE
Hanno cercato di arruolare in questa contesa, il Corriere della Sera in particolare, l'ex Ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, anche lui presidente emerito della Corte Costituzionale.
Flick anche lui all'inizio si pone dei dubbi sul sequestro degli impianti, ma, pressato, risponde un po' diversamente da come l'intervistatrice pretende.
“Quello che posso dire è che a Taranto si è arrivati troppo in là. E' evidente. Siamo ormai al corto circuito e lo dimostra il fatto che 8 decreti siano intervenuti sull'azienda. Non vorrei che si ingenerasse la prassi che certe imprese siano troppo grandi per rispettare la legge, e nemmeno si può pensare che ad ogni decisione scomoda del giudice si possa ricorrere ad un decreto legge”.
Giusto professore, ma si renda conto che questa prassi è esattamente quella che il governo sta praticando.
L'intervistatrice incalza però nel cercare di schierare il professore: “Anche lei crede come il presidente della Confindustria, Squinzi, che il diritto non possa essere uno ostacolo all'impresa?”.
“Io credo – risponde Flick - che non si possa chiedere al magistrato provvedimenti che tengono conto dell'accettabilità sociale o della sostenibilità economica. Non è il suo mestiere. Lui deve rispondere alla legge, non ai requisiti socioeconomici...”.
E qui, purtroppo per l'intervistatrice, Flick mette un altro carico da 90: “Io mi preoccupo quando vedo certe cose. Mi riferisco al fatto che mi sembra preoccupante e mi lascia perplesso l'alleanza innaturale che si è formata tra politica, sindacato e impresa sull'acciaieria di Taranto. Ciascuno persegue fini diversi, ma tutti insieme invocano proprio quei concetti che dicevamo di “accettabilità sociale” o “compatibilità economica nelle decisioni del giudice”. E insiste: “Non seguirei fino in fondo il discorso di Squinzi che scorda una cosa fondamentale... dimentica completamente l'art. 41 della Costituzione: l'iniziativa economica non può svolgersi se reca danni a libertà, sicurezza e dignità umana. Squinzi non può denunciare la 'manina' e i pregiudizi del giudice nei confronti dell'impresa come ha fatto per Ilva e Fincantieri e non riconoscere contemporaneamente il braccino dell'impresa nella corruzione o il tentativo dell'impresa di sottrarsi alle regole e di vederle in una prospettiva solo formale e cosmetica”.
Ben detto, professore. Evidentemente non essere più ministro e presidente emerito aiuta nella libertà di pensiero.

SACCONI, UOMO PER ECCELLENZA DEI PADRONI
Non ci stupiamo affatto che a chiudere ulteriormente il discorso sia poi intervenuto un uomo per eccellenza dei padroni, l'ex Ministro Sacconi che è tuttora presidente della Commissione lavoro al Senato nonostante, o potremmo dire grazie, il parlamento renziano, grillino e quindi non certo targhettato Forza Italia.
Sacconi senza citare espressamente il caso in oggetto la butta sul generale e vede la vicenda frutto della ostilità nei confronti dell'impresa diffusa nel nostro paese in conseguenza del forte radicamento che, qui più che altrove, hanno avuto le posizioni ideologiche anticapitalistiche del '900. “Di conseguenza, risultano incomprensibili tutti quei provvedimenti cautelari (vedi sequestro Altoforno Ilva, non citato – ndr) che producono danni certi e immediati ai terzi incolpevoli come lavoratori, fornitori, clienti, azionisti; o determini il crollo di un marchio con effetti irreversibili”.
Poi prosegue: non si può accettare che si penalizzi sempre e soltanto l'impresa, né che l'informazione e la semplificazione dei social funzionino da incitamento alla giustizia sommaria...
Insomma, per Sacconi l'azione dei giudici né ispirata da un'ideologia anticapitalista novecentesca e tradotta in una giustizia sommaria da “dittatura del proletariato”.