venerdì 31 luglio 2015

pc 31 luglio - Renzi in Israele superato ogni limite del sostegno allo Stato sionista

Non era facile superare Berlusconi, quando nel 2010 andò a Gerusalemme a prostrarsi in adorazione davanti ai nazisti sionisti accolto dalle ovazioni della Knesset, il parlamento israeliano. Non era facile, ma cinque anni dopo il nuovo duce Matteo Renzi ci è riuscito abbondantemente, con la sua visita di Stato di due giorni in Israele, la prima di un capo di Stato dopo la firma dell'accordo con l'Iran sul nucleare. Una visita per rassicurare il boia Netanyahu che malgrado quell'accordo che egli considera “un patto col diavolo” l'Occidente sta sempre dalla parte di Israele e lo difenderà in eterno come parte integrante di se stesso. Ma soprattutto per confermare e rafforzare il “legame speciale” tra Israele e l'Italia a tutti i livelli – politico, militare e commerciale – già stretto da Berlusconi, consolidato dai governi Letta e Monti e da oggi innalzato da Renzi a vera e propria religione di Stato dell'Italia imperialista, con la sua dichiarazione d'amore incondizionato a Israele e al suo duce Netanyahu che ha fatto il 22 luglio davanti alla Knesset, ricevendone non a caso in cambio ovazioni raramente tributate ad altri capi di Stato.
E non è esagerato parlare di religione, dato che è proprio con immagini e riferimenti religiosi che il premier italiano ha esordito rivolgendosi al parlamento sionista, parlando di Gerusalemme, “che evoca emozioni e brividi solo a nominarla”, e del “salmo che ci trasmette l'immagine delle tribù che salgono verso il Tempio cantando la gioia di avvicinarsi nella città santa e lodando il nome del Signore”; della Bibbia, che “sottolinea anche come a Gerusalemme fossero posti 'i seggi del giudizio, i seggi della casa di Davide'”; e quindi del suo “pellegrinaggio” a Gerusalemme, che è “anche un pellegrinaggio laico”, quello che “si compie visitando la Vostra assemblea”: con ciò sposando surrettiziamente, senza averne nessun mandato del parlamento italiano, e in pieno contrasto con tutte le risoluzioni dell'Onu, la tesi annessionista del governo di Tel Aviv che rivendica Gerusalemme occupata con la guerra del 1967 come la capitale storica di Israele fino dai tempi del re Davide.

Renzi esalta il mito dell'“eterno Israele”
E che questa non sia un'interpretazione azzardata delle sue parole lo conferma un altro passaggio del suo discorso, quando proclamando la sua adesione al progetto “Due Stati per Due popoli”, e rivendicando in questo ambito “il diritto del popolo ebraico al proprio Stato nazionale” (mentre per quello palestinese, significativamente, ha concesso solo “il diritto all'autodeterminazione”), Renzi ha proferito queste parole che hanno scatenato un tifo da stadio nella sala: “L'esistenza dello Stato d'Israele non è una gentile concessione della comunità internazionale dopo la Shoah. L'esistenza di Israele precede di secoli ogni accordo internazionale. E lo Stato Israele esiste nonostante
l'Olocausto”. Il che non è altro che la tesi da sempre sostenuta dai sionisti per giustificare l'invasione della Palestina - strappata con la forza alle popolazioni arabe colà residenti da secoli per fondare lo Stato illegale di Israele - secondo la quale quei territori spetterebbero di diritto divino solo agli ebrei in quanto donati loro direttamente da Dio millenni fa.
Con ciò Renzi, quindi, fa suo e proclama a tutto il mondo il mito sionista dell' “eterno Israele”, che è sempre esistito e sempre esisterà al di là della storia e dei tempi. Nemmeno Berlusconi si era spinto tanto oltre, e anche in questo, come in tante altre cose, l'allievo di Rignano sull'Arno dimostra di aver superato il suo stesso maestro di Arcore. Tant'è vero che, trascinato dalla sua stessa retorica messianica, si è spinto fino a tirare addirittura in ballo la propria famiglia, legandone il destino a quello dello Stato sionista: “Qualcuno – ha proseguito infatti il premier - oggi prova ancora a mettere in dubbio il diritto all'esistenza di questo Stato. Per tutto quello che ci siamo detti fino ad adesso appare chiaro a tutti e a ciascuno che voi non avete semplicemente il diritto a esistere. Voi avete il DOVERE di esistere. Il dovere di esistere, il dovere di resistere, il dovere di tramandare ai vostri figli, ma anche ai miei tre figli. Francesco, Emanuele, Ester. E noi saremo sempre al vostro fianco in questa sfida”.
A sottolineare questo destino messianico di Israele, e per legarlo storicamente all'Italia in modo da giustificare il “rapporto speciale” che lo stesso Netanyahu ha voluto rimarcare (chiamato familiarmente “dear Bibi” da Renzi, mentre costui lo ricambiava con ripetuti “caro Matteo”), il nuovo duce si è perfino reinventato la storia del nostro Paese, e in particolare quella della lotta di Liberazione dal nazifascismo, coll'esaltare il presunto contributo alla Resistenza della fantomatica “brigata ebraica” (quella che cerca sempre di entrare provocatoriamente nei cortei del 25 Aprile inalberando la bandiera sionista), e omaggiando con un colpo ad effetto uno dei suoi vecchi reduci fatto venire appositamente in aula, inchinandosi a lui per essere venuto “a combattere in Italia per liberarci” e per aver deciso di “rischiare la vita – ciò che ha di più prezioso – per la libertà di persone sconosciute: mio nonno, di mio padre, la mia libertà, quella dei miei figli e dei figli dei miei figli”. Stando alla sua retorica da imbonitore da fiera, insomma, l'Italia non è stata liberata dai partigiani e dal popolo in armi, ma nientemeno che dalla “brigata ebraica”!

Renzi: “Basta con il boicottaggio di Israele”
Il “rapporto speciale” tra i due Paesi esaltato da Renzi e Netanyahu si traduce naturalmente anche in una quantità di accordi, palesi o segreti, di tipo commerciale, militare e di ricerca scientifica (militare inclusa) che il premier italiano è venuto a rafforzare, visitando l'Università di Tel Aviv ed esaltando nel suo discorso gli accordi tra le università israeliane e quelle italiane. In questo quadro, per rispondere a pappagallo all'invettiva del premier israeliano che aveva detto (in italiano) “basta con il boicottaggio”, in riferimento alla campagna internazionale di boicottaggio dei prodotti israeliani, il nuovo duce ha richiamato un altro applauso a scena aperta della sala sentenziando: “Sono stato accolto dalla firma di accordi di cooperazione con alcune università italiane e ho assistito a un bel dibattito dal titolo 'I Cube: Italy, Israel, Innovation. From knowledge to growth'. Anche per questo dico che chi pensa di boicottare Israele non si rende conto di boicottare se stesso. Possiamo avere opinioni legittimamente diverse su singoli eventi o specifici accadimenti, è accaduto e sicuramente continuerà ad accadere come è normale nella storia quotidiana di un'amicizia, ma sappia la Knesset che l'Italia sarà sempre in prima linea per la collaborazione, mai per il boicottaggio”.
Ma dove Renzi ha toccato l'apice del suo diluvio di sviolinate alle orecchie dei nazisti sionisti della Knesset è stato sul tema del “nemico comune” rappresentato dal “terrorismo”, con in prima fila lo Stato islamico, ma includente anche organizzazioni armate antisioniste come i palestinesi di Hamas e i libanesi di Hezbolla. In questo quadro Renzi ha esaltato le truppe italiane, che “sono impegnate giorno dopo giorno in Libano, in Iraq, in Afghanistan, in Kosovo e lo saranno ovunque si renderà necessario partecipare insieme alla coalizione internazionale in operazioni finalizzate a fermare la barbarie. Perché di questo si tratta: una lotta contro la barbarie, uno scontro senza quartiere tra una minoranza di estremisti violenti e la stragrande maggioranza di quanti credono nei valori del dialogo e della civiltà”. E ha promesso ai nazisti di Tel Aviv che (noi italiani, ndr) “non smetteremo mai, un solo istante, di combattere dalla parte giusta. Insieme a voi, naturalmente. Insieme ai nostri storici alleati e amici Stati Uniti d'America, punto di riferimento indispensabile per intere generazioni negli sforzi di pace del mondo”.
In questa guerra santa alla “barbarie” ha reclutato anche i “vostri vicini arabi, in particolar modo quelli moderati”, come Giordania ed Egitto: “Noi siamo ancora più a fianco del governo egiziano per affrontare le sfide che ci attendono”, ha aggiunto a questo proposito rammentando il recente attentato islamico all'ambasciata italiana del Cairo ed esaltando implicitamente il suo asse privilegiato col dittatore egiziano Al Sisi, alleato anche di Israele.

Italia e Occidente sempre al fianco di Israele
Quanto al recente accordo con l'Iran, che pure ha dovuto difendere, visto il ruolo svolto dalla Mogherini nelle trattative e gli interessi commerciali dell'Italia in gioco in quel Paese, Renzi si è affrettato a rassicurare il governo e il parlamento sionisti che “Insieme agli Stati Uniti d'America noi riteniamo che questo accordo possa costituire un compromesso utile a rendere meno insicura la regione. Vorrei essere molto chiaro: non sarà mai possibile alcun compromesso in ordine al futuro di Israele. E non lo facciamo per un atto di rispetto o di generosità. Dobbiamo essere molto chiari e espliciti: la vostra sicurezza è anche la nostra sicurezza”.
Anzi, citando il David di Michelangelo (simbolo della “vostra cultura che è la nostra cultura”) a emblema della comune lotta contro il Golia del “terrorismo islamico”, Renzi ha terminato il suo discorso tra gli applausi dell'assemblea sionista ribadendo solennemente che “noi, popolo italiano, governo italiano, abbiamo affetto riconoscenza e stima nei vostri confronti, e vi diciamo anche, a testa alta, che se in alcune circostanze non abbiamo le stesse opinioni su tutto, abbiamo la stessa opinione su un fattore fondamentale: il vostro destino è il nostro destino, la vostra sicurezza è la nostra sicurezza, insieme costruiremo un mondo più giusto, più bello, più uguale”.

29 luglio 2015 

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