sabato 11 aprile 2020

pc 11 aprile - L'ultimo saluto a Salvatore Ricciardi


Nella mattinata di oggi il quartiere di San Lorenzo a Roma ha voluto dare il suo ultimo saluto a Salvatore Ricciardi, ex prigioniero politico e voce di Radio Onda Rossa, morto due giorni prima.

Dalla camera ardente allestita dentro l’ospedale il feretro ha attraversato le strade del quartiere, passando sotto la sede di Radio Onda Rossa in via dei Volsci.

Un corteo spontaneo di compagne e compagni lo ha seguito, rispettando i distanziamenti e muniti di mascherine vista l’emergenza legata alla diffusione del nuovo Coronavirus.

In corteo sono giunti sotto le mura aureliane del quartiere per lasciare una scritta sui muri in suo ricordo.

In quei momenti sono giunti però sul posto idranti della polizia e  agenti in antissommossa, chiamati per reprimere l’iniziativa in nome del divieto di assembramento imposto dall’emergenza. I compagni e le compagne presenti sono stati identificati.


Da Roma Cristina, compagna di Radio Onda Rossa, ci racconta quanto accaduto. Ascolta


Da azione antifascista Roma Est:


Vi diciamo la verità: in quest'ultimo mese a casa ci siamo rimasti poco.
Siamo usciti per andare al lavoro e, soprattutto, per far parte della grande rete di solidarietà che si sta muovendo su Roma Est e che ha rotto l'isolamento di tante persone altrimenti abbandonate alla solitudine delle loro necessità.
Siamo scesi in strada anche oggi. Lo abbiamo fatto, come sempre, con coscienza.
Nel senso che eravamo consapevoli di cosa stavamo facendo, del perché andava fatto e di come.
Eravamo in via dei Volsci a dare l'ultimo saluto a Salvatore, nostro compagno. Noi e pochi altri, in strada, con tutte le cautele imposte da questi tempi maledetti. Passato il feretro stavamo tornando a casa quando la via è stata chiusa in entrambi i sensi da blindati, volanti ed agenti in assetto antisommossa, mentre un elicottero ci controllava dall'alto. Più centinaio di agenti con caschi e manganelli per una trentina di persone. Per procedere con le identificazioni la polizia ha creato quell'assembramento che da due mesi ci dicono di evitare e che, fino a quel momento, non si era creato.
Le nostre considerazioni non possono che essere politiche. Anzitutto, che stamattina come dall'inizio della pandemia, la presenza delle istituzioni nei territori si manifesta con la polizia. In secondo luogo che il concetto di sicurezza per le forze dell'ordine si traduce sempre nell'ottuso esercizio della forza e della minaccia, e mai dalla lettura e dalla comprensione delle situazioni andando a creare problemi dove prima non c'erano. Non che la cosa ci stupisca particolarmente, sia chiaro, ma nemmeno vogliamo abituarci a questo nuovo ordine di cose. Nell'ultimo mese abbiamo visto poliziotti pestare in gruppo persone sole uscite col cane o a fare jogging, rompere la testa a ragazzi che stavano fumando una sigaretta sotto casa, sparare ripetutamente col teaser a poveracci in fila alle poste, caricare operai che protestavano perché volevano sicurezza sul posto di lavoro.
La situazione di stamattina poteva essere evitata: sarebbe bastato un minimo di buonsenso. Sarebbe bastato lasciarci tornare a casa. L'unica certezza che abbiamo maturato nell'ultimo mese, e che è diventato un giuramento fatto a noi stessi, è che non ci abitueremo mai a tutto questo.


Da Soccorso Rosso Proletario:

Salvatore vive nelle nostre lotte, nelle lotte dei prigionieri, dei loro familiari, dei proletari, di tutti gli sfruttati contro questo mortifero sistema capitalistico.
Lo salutiamo oggi con l'Internazionale di Fortini, che a lui piaceva tanto

CIAO COMPAGNO SALVO, CHI AMA NON MUORE MAI


pc 11 aprile - Coronavirus nel mondo e lotta di classe internazionalista - sul blog in lingua originale Maoistroad

pc 11 aprile - India/Kerala - Noi domandiamo l'immediato e incondizionato rilascio di tutti i prigionieri politici

We While a public health crisis grips the country and hits hard the masses, repression by this brahminical fascist state continue unabated.
While Anand Teltumbde and Gautam Navlakha, whoʹs anticipatory bail was rejected by the court demands surrender under a fabricated case to jail activists pursuing social justice, Meeran Haider and Ashu Khan have been named in a false case to fabricate the event that unfolded in the anti-muslim communal violence that broke out in Delhi in February. In Assam, Akhil Gogoi was rearrested as soon as he stepped out of jail.
We stand in solidarity with all tireless defenders of justice who is targeted by this brahminical state. We demand immediate and unconditional release of all political prisoners, and repeal of the colonial law UAPA. We demand prison relaxations in the face of COVID-19 epidemic gripping the country.
Repeal charges against Anand Teltumbde and Gautam Navlakha. Quash fabricated case of Bhima Koregaon. Release all arrestees in the case.
Democratic Studentsʹ Union, Kerala

pc 11 aprile - TARANTO - LE LAVORATRICI SLAI COBAS NON SE NE STANNO A CASA...

Sfidano i divieti per organizzarsi:
"Cercavo di affiggere la lettera ma un carabiniere me l'ha impedito. Non mi sono data per vinta e le copie della lettera le ho distribuite a mano"

pc 11 aprile - Il catastrofismo ricattatorio della Confindustria è un alibi sulle proprie responsabilità e una giustificazione per il dopo

Il presidente degli industriali di Vercelli, Filippa: “Le aziende riaprano martedì o ci aspetta la miseria e un’ecatombe di posti di lavoro”

Mentre ad Aosta - Acciaieria Cogne si riapre tutto, chiaramente con la collaborazione che diventa cogestione dei sindacati confederali.
 
La Cogne Acciai Speciali si appresta ad ampliare la riapertura dei suoi reparti. Dopo una settimana di progressivo ritorno all’operatività dei reparti a freddo e della forgia e «verificata l’efficacia delle misure di sicurezza e delle procedure messe in atto nel corso dei sopralluoghi effettuati», a partire da martedì 14 aprile «riprenderà gradualmente anche l’attività produttiva dei restanti reparti a caldo all’interno delle filiere indicate dal relativo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri». Lo fanno sapere l’azienda e le organizzazioni sindacali in una nota congiunta.
«La decisione - si legge nel comunicato - è stata presa al termine di un’ampia e approfondita consultazione tra azienda e sindacati, che ha permesso di verificare positivamente il lavoro sinora svolto e avviare un confronto finalizzato a definire tempi e modi di riutilizzo degli spazi comuni, nell’ottica ovviamente di fare in modo che la Cogne Acciai Speciali continui a restare un luogo sicuro».
Per contenere gli spostamenti sul territorio e per gestire al meglio e in sicurezza la ripartenza di questi reparti, sono previsti una riduzione del numero di turni settimanali da martedì a venerdì e il mantenimento della modalità di lavoro agile (il cosiddetto smart working) per circa 200 addetti. Nello stabilimento sarà presente in ogni turno inizialmente circa il 16 per cento dei lavoratori totali che saliranno al 19 per cento nella giornata di venerdì quando riprenderà ad operare per soli due turni il reparto di laminazione.                          

pc 11 aprile - Si può essere più servi dei padroni e dello Stato della UIL di Piacenza? NO

Operai senza mascherine e DPI in tanti posti di lavoro e quartieri in una delle capitali del virus e il 'sindacato' Uil dona 250 mascherine per le forze dell’ordine piacentine.

Il prefetto di Piacenza Maurizio Falco ha ricevuto il segretario generale del sindacato Uil Trasporti Emilia Fabio Piccinini, accompagnato dal segretario generale aggiunto Maria Stella Vannacci e dal segretario Luca Azzali i quali hanno consegnato 250 mascherine (modello ffp2) per le esigenze più pressanti del nostro territorio in seguito all’emergenza Coronavirus. I dispositivi di sicurezza individuale sono stati donati al sindacato da una società di Parma che si occupa della produzione di macchinari per le filiere produttive alimentari. Il prefetto Falco ha precisato che le mascherine saranno rese disponibili per le necessità delle forze dell’ordine.

pc 11 aprile - Le distanze di classe da mantenere

pc 11 aprile - Il capitale mette in circolo tutto, a cominciare dai virus - un contributo




Uno studio che dovete leggere per forza. Nessuna ideologia, nessuna formulazione astratta. Solo un’analisi – quasi un documentario – di come ha funzionato fin qui il nostro mondo neoliberista. Una serie di immagini che legano deforestazione, allevamenti intensivi, diminuzione delle varietà genetiche, popolazioni immuni per storia millenaria a patogeni locali che – attraverso le filiere mondiali dell’agrobusiness – porta agenti patogeni finora “a chilometro zero” in tutto il mondo, in ogni angolo del pianeta. Presso popolazioni che non hanno alcun anticorpo specifico.
La “globalizzazione” ha partorito il più letale dei meccanismi distruttivi, ma sarebbe ancora affrontabile se ci fosse un governo del mondo unitario e orientato al benessere – o almeno alla sopravvivenza – del genere umano.
Invece viviamo in un ecosistema suicidiario che mette al primo posto in profitto di alcune aziende in competizione con tutte le altre; le quali orientano molto facilmente le scelte di Stati che sono in competizione con tutti gli altri. Basta vedere come la volontà di Confindustria abbia abbattuto qualsiasi possibilità di limitare le conseguenze dell’epidemia nelle regioni più industrializzate di questo Paese. Ma è così dappertutto…
Un sistema che non può perciò affrontare una pandemia minimizzando i costi umani e persino quelli economici. Un sistema che, se pure dovesse “tornare com’era prima”, sarebbe semplicemente in attesa di una nuova pandemia più micidiale dell’attuale, con la stessa impreparazione e “minimizzazione” del suo impatto sulle popolazioni.
La rassegna del mese del Monty Review: da https://monthlyreview.org
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COVID-19, la malattia causata dal coronavirus SARS-CoV-2, è il secondo virus che dal 2002 ha portato alla diffusione di crisi respiratorie gravi (Severe Acute Respiratory Syndrome, SARS), ed ha scatenato ora una pandemia mondiale. Dalla fine di marzo, intere città sono corse ai ripari e, uno ad uno, gli ospedali stanno esplodendo.
La Cina, l’iniziale epicentro, ha passato la fase acuta, così come Singapore e Corea del Sud. L’Europa, soprattutto Italia, Spagna e Francia, ma progressivamente anche gli altri Paesi, sono in piena crisi. L’America Latina e l’Africa stanno solo adesso iniziando ad accumulare casi.
Negli Stati Uniti, l’immediato futuro appare desolante. Negli USA il picco della pandemia dovrebbe arrivare a maggio, ma già adesso gli operatori sanitari e i pazienti sono in corsa

pc 11 aprile - Lombardia - C’è poco da querelare, i numeri cantano



E alla fine è finalmente spuntata, la parolina magica: querela. L’assessore al welfare (ahah! ndr) della Lombardia Giulio Gallera l’ha lasciata cadere in una delle sue conferenze quotidiane. Incredibile davvero che nel centro della bufera, con le Mercedes luccicanti dei monatti che portano via le salme (quando non i camion dell’esercito, come a Bergamo) si senta questo sottofondo di “Qualcuno verrà querelato!”, di “Ci vediamo in tribunale!”.
Da cittadino lombardo, abitante e lavorante in Lombardia, sento montare una certa

pc 11 aprile - USA, LA CIVILTÀ DELLE FOSSE COMUNI - un contributo


L’epidemia sta facendo strage di operai e lavoratori, soprattutto afroamericani e latinos, mettendo a nudo e amplificando un contrasto insolubile fra i ricchi e i poveri che potrà risolversi solo con una ribellione di massa.

L’epidemia sta facendo strage di operai e lavoratori, soprattutto afroamericani e latinos, mettendo a nudo e amplificando un contrasto insolubile fra i ricchi e i poveri che potrà risolversi solo con una ribellione di massa.

Il capitalismo americano, che viene fatto assurgere a esempio, modello mondiale di civiltà, di fronte alla Covid-19 di fatto sta proteggendo i ricchi e mandando a morte decine di migliaia di poveri. Dove i ricchi sono gli appartenenti alle cosiddette classi superiori e privilegiate (padroni, dirigenti, professionisti, tecnici, ecc.), per lo più bianchi, che possono permettersi il pagamento di onerose assicurazioni sanitarie (negli Usa la sanità è completamente privata) e quindi ora, se si ammalano, farsi curare. Mentre i poveri sono i proletari e in particolare gli operai, soprattutto afroamericani e latinos, ma non solo, i quali non possono pagarsi un’assicurazione sanitaria e perciò ora non riescono

venerdì 10 aprile 2020

pc 10 aprile - Protesta e catena di solidarietà per le mamme delle lavoratrici a Palermo - Corrispondenza

Abbiamo avuto segnalazioni e denuncia di mamme con neonati e donne incinte prossime al parto sulla difficoltà di reperire vestitini e articoli per i corredini, visto che i negozi che vendono questi articoli sono chiusi da marzo e anche i grandi supermercati che al loro interno vendono questi articoli oltre agli alimentari hanno il divieto di farlo, secondo sia i DPCM che le ordinanze regionali.
Questa mamme, donne lavoratrici ci hanno detto "ma questi non sono beni essenziali? I bambini appena nati dovrebbero restare nudi?"
Telefonare al Comune di Palermo? Non risponde mai nessuno!"

Con le lavoratrici dello Slai Cobas per il sindacato di classe, che non se lo sono fatte ripetere due volte, abbiamo attivato una immediata catena solidale verso alcune mamme che non riuscivano a comprare tutine e vestitini per i loro bambini nati da alcuni giorni. 
Una catena che ha visto in particolare alcune lavoratrici, ma non solo, mobilitarsi uscendo di casa, formando come una sorta di "staffetta", ha detto una lavoratrice, per fare arrivare i vestitini alle mamme, sfidando divieti, rischi di multe...
I volontari che portano cibo o farmaci agli anziani,  ecc qui a Palermo vengono pure multati grazie ai proclami quotidiani di Musumeci a suon di più esercito e polizia!

Dopo una protesta anche telefonica verso i palazzi  di Roma (Presidenza del Consiglio, Dipartimento della famiglia...) abbiamo mandato nota come Lavoratrici Slai cobas sc  a Roma e Regione Siciliana. 

PS. Sarà come sarà, ma nell'ultimo decreto di ieri Conte ha inserito anche i negozi di abiti per neonati tra quelli che potranno riaprire.

pc 10 aprile - Un'altra morte nelle campagne italiane - Assassini sono chi costringe i lavoratori immigrati in condizioni invivibili


Una morte nelle campagne italiane, un'altra vittima di un sistema segregazionista 

Ieri, presso l'ospedale di Reggio Calabria, si è spento Amadou Traorè, dopo essere rimasto gravemente ferito durante una lite avvenuta qualche giorno fa nell'insediamento di Russo, vicino a Taurianova. Pare che chi lo ha colpito soffrisse di disturbi psichici, una condizione comune a molte persone che, isolate e marginalizzate, fanno i conti ogni giorno con la precarietà. Nell'ultimo periodo sono circolate voci, a Russo, riguardanti il possibile sgombero dell'insediamento. Ancora una volta si opta per politiche emergenziali e provvisorie, proprio in questo momento di emergenza sanitaria, proprio quando più che mai sono necessarie soluzioni reali e definitive, non tende o container, ma case vere! Milioni sono stati stanziati nella sola Piana di Gioia Tauro per risolvere una volta per tutte questa problematica, eppure le numerose palazzine edificate rimangono ancora oggi vuote (vedi le abitazioni in contrada Serricella). Per tutto questo, per conquistare documenti, case, contratti e una vita migliore, da anni i lavoratori e le lavoratrici delle campagne portano avanti una lotta serrata. Troppo spesso queste tragedie passano sotto silenzio nell'indifferenza generale, troppo spesso vengono strumentalizzate da chi sul razzismo e lo sfruttamento ci specula e lucra. Ai familiari di Amadou e ai suoi cari va tutta la nostra vicinanza, con rabbia e dolore continueremo a lottare contro un sistema che crea sfruttamento ed esclusione.

pc 10 aprile - Ex Fiat di Termini Imerese: i commissari della Blutec gelano gli entusiasmi sulla riconversione... sono gli operai che devono impugnare la battaglia

Ci mancavano i commissari nominati per gestire la vertenza Blutec a “gelare gli entusiasmi” sul possibile rilancio della fabbrica.
E ci mancavano pure i sindacalisti cgil-cisl-uil che hanno detto che sono “cauti”. Come se mai avessero voluto fare davvero la lotta per costringere i vari governi, dal nazionale a quello regionale, a rilanciare la produzione. Loro che hanno sempre accompagnato gli operai alle passerelle dei politici di turno, hanno abbassato la testa ad ogni tipo di progetto e ad ogni promessa, da Renzi a Di Maio (alla fine sempre elettorale), per che cosa? Per niente, anzi per pietire il rinnovo della cassa integrazione che sta diventando di fatto “a vita”, un “ammortizzatore sociale secolare”, per parafrasare gli economisti.
Se sia vero oppure no che le aziende della Meccatronica non hanno ancora presentato un progetto, si vedrà. L’importante è che adesso c’è l’occasione di far partire una produzione, e questa del biomedicale nel senso più largo del termine, può essere quella giusta per cominciare.
E se i commissari della Blutec hanno dubbi, (che dovrebbero occuparsi seriamente del gruppo che ha stabilimenti anche nel resto dell'Italia) allora ci sono altri “strumenti” che possono essere messi in campo, come l’impegno diretto di Invitalia (l’agenzia nazionale per gli investimenti che ci mette i soldi!), per esempio.
Questa rimessa in moto della fabbrica è una battaglia da fare, ma è chiaro che senza il protagonismo diretto degli operai questa operazione viene tutta lasciata nelle mani di burocrati di Stato e burocrati sindacali che tutto hanno in testa (soldi e carriere personali) tranne che risolvere il problema…

pc 10 aprile - Onore al compagno Salvatore Ricciardi che ci ha lasciato... dopo aver lasciato una traccia indelebile

ROMA: E’ MORTO IL COMPAGNO SALVATORE RICCIARDI,EX PRIGIONIERO POLITICO delle Brigate Rosse

E’ morto a Roma il compagno Salvatore Ricciardi... Agli inizi di marzo, Salvo era stato ricoverato a seguito di una caduta, mentre prendeva parte ad una iniziativa in sostegno delle lotte dei detenuti dal coronavirus e dal sistema carcerario, per le misure alternative e l’amnistia. Salvo, dopo avere attraversato la storia rivoluzionaria della città e quella della colonna romana delle Br, a lungo prigioniero politico, è stata una delle voci di Radio Onda Rossa, con le trasmissioni sul carcere dove denunciava l’orrore di questa istituzione totale, dedita solo all’annichilimento e alla distruzione psicofisica dei detenuti anche con tremendi strumenti di tortura come il “41 bis e l’ergastolo ostativo

Dalla sua biografia 

Convinto che bisognasse fare di più, che servisse un altro livello di scontro e di organizzazione per rispondere ai pesanti processi di ristrutturazione, nel 1977 anche Salvatore decise di entrare nelle Brigate rosse, nonostante avesse lasciato a casa una figlia piccola, un’esperienza vissuta intensamente, senza sconti. Diede vita alla Brigata ferrovieri per poi dirigere alcune brigate territoriali, come quella di Primavalle, ed entrare nella Direzione di colonna, fino all’arresto del 20 maggio 80, in piazza Cesarini Sforza.

L’ingresso in carcere inizia con una evasione mancata per un soffio da Regina coeli e poi con la rivolta di Trani a fine dicembre 1980. Seguono anni di carcere speciale, il rifiuto della dissociazione, la patologia cardiaca che si palesa, la chiusura del ciclo politico della lotta armata. Nel 1990 comincia, insieme a Prospero Gallinari, la battaglia per la sospensione pena e la possibilità di operarsi all’esterno che ottiene nel 1995. Nel marzo 1998 viene nuovamente reincarcerato. Tornerà fuori con il lavoro esterno (art. 21) come redattore di radio Onda Rossa  Ai microfoni di Onda rossa era la voce, oltre che delle sue storiche rassegne stampa e del lavoro redazionale, di due trasmissioni tematiche “Parole contro” e “La conta”, che non a caso si svolgeva nell’ora della conta carceraria, dalle 15 alle 16, quando i detenuti, in tutte le carceri italiane, vengono chiusi in cella per la conta e il cambio turno della custodia. L’impegno contro il carcere è stato il filo conduttore dell’ultima parte della sua vita con l’esperienza della Scarceranda, Odio il carcere, e i libri, Solo un tratto di strada, brevi cenni sulle lotte e il dibattito nel ciclo di lotte 68-69, Supplemento a Stampa alternativa, maggio 1989, Che cos’è il carcere. Vademecum di resistenza, (Deriveapprodi 2015) e Esclusi dal consorzio sociale (qui), Maelstrom, Scene di lotta di classe in Italia dal 1960 al 1980, Deriveapprodi 2011 

pc 10 aprile - A Torino sbirri e polizia municipale agiscono come carogne repressive facendo danno alla lotta contro il coronavirus

Dopo il fatto denunciato oggi su questo blog di poliziotti che usano il taser - un altro caso grave

Torino, volontari multati perché distribuiscono cibo a i poveri

Annullato il verbale da 400 euro "per divieto di assembramento" a due operatori di "Eco dalle Città". 
Dopo la multa, sono arrivate le scuse e l’annullamento della sanzione. Ieri, infatti,due operatori dell’associazione Eco dalle Città erano stati multati dalla polizia municipale, con un verbale da 400 euro, mentre distribuivano cibo gratis: motivo, la violazione del decreto di contenimento da coronavirus 
L’associazione Eco dalle Città è impegnata da diversi anni nella distribuzione di cibo invenduto a

pc 10 aprile - La Fiom dice un Si condizionato al lavoro nella Leonardo - la principale multinazionale delle industrie belliche - il sindacalismo di classe e di base dice no!

Si è riunito quest’oggi in videoconferenza il Coordinamento FIOM-CGIL Leonardo alla presenza delle segreterie nazionali, territoriali e le RSU degli stabilimenti presenti sul territorio nazionale.

La discussione ha coinvolto tutti i territori, acquisendo le attuali condizioni di rallentamento produttivo, le criticità presenti e le soluzioni individuate, in coerenza con quanto definito nei protocolli sottoscritti a livello nazionale, che hanno consentito una gestione in una prima fase di straordinaria drammaticità ed emergenziale.
Ora, pur in presenza e in costanza di condizioni difficili e restrittive, il coordinamento nazionale FIOM-CGIL, ritiene che si debba aprire una nuova fase nella quale sia prioritaria e indispensabile la chiarezza e la trasparenza, a partire dall’azienda, su come, dove e con quali volumi proseguire le

pc 10 aprile - L'Anpi propone troppo poco per il 25 aprile








Non si potrà andare in piazza, ma il tradizionale corteo del 25 aprile si farà lo stesso. Sarà una manifestazione virtuale quella organizzata dall’Anpi, ma con un vero e proprio comizio trasmesso in streaming e Bella ciao cantata dai balconi di tutta Italia. E Se le misure restrittive per far fronte alla pandemia da coronavirus costringeranno gli italiani in casa ancora per molte settimane, l’Associazione nazionale partigiani italiani ha lanciato un appello perché il 25 aprile sia celebrato comunque in altre forme in tutta Italia. La manifestazione, prevista per le 11, si aprirà con l’Inno di Mameli e parteciperanno: Carla Federica Nespolo, presidente nazionale Anpi; Maria Lisa Cinciari Rodano, staffetta partigiana; Sara Diena, attivista di Libera. E si concluderà appunto con il coro di “Bella ciao

pc 10 aprile - ARRIVANO SOSTEGNI ALL'APPELLO A CONTRASTARE L'ATTACCO AL DIRITTO DI SCIOPERO DELLA CGS

Dal COORDINAMENTO LAVORATORI AUTOCONVOCATI PER L'UNITA' DELLA CLASSE: Cari compagni, venerdì, terremo la riunione del gruppo di lavoro del Coordinamento nella quale discuteremo della vostra proposta. 


Appello dello Slai Cobas: contrastiamo unitariamente l'attacco al diritto di sciopero della CGS!


Nei giorni scorsi la Commissione Garanzia Sciopero ha avviato la procedura per l'applicazione di pesantissime sanzioni nei confronti dello Slai cobas per il sindacato di classe per non aver revocato lo sciopero delle donne del 9 marzo scorso, confermandolo a livello nazionale e in tutti i posti di lavoro privati e pubblici - con la naturale salvaguardia dei servizi essenziali.
Il divieto della CGS è gravissimo. E' la prima volta nella storia della Repubblica che viene bloccato uno sciopero a livello nazionale!
E' necessario contrastare subito questo attacco. Lo Slai cobas per il sindacato di classe propone

pc 10 aprile - Chiusura dei porti e pandemia - il governo PD/5Stelle sulla strada di Salvini usando il coronavirus!

Causa la pandemia quasi tutte le ONG attive nel Mediterraneo si sono fermate e, per effetto delle misure di emergenza adottate in Italia, già dal 31 gennaio per i pochi migranti naufraghi che ancora venivano soccorsi il governo italiano aveva imposto la quarantena e tentato di ritrasferirli immediatamente in altri paesi europei.
Già questo era di fatto la piena ripresa, col pretesto della pandemia, della politica "porti chiusi" di Salvini, che in un primo tempo sembrava essere stata mitigata, nonostante il mantenimento dei decreti sicurezza",
ma il provvedimento adottato il 7 aprile dai ministri ne rappresenta addirittura un nuovo inasprimento.
Alla richiesta della nave umanitaria Alan Kurdi, con a bordo alcune decine di naufraghi salvati in acque internazionali presso la Libia, di fornire un porto di sbarco sicuro, come previsto dal diritto internazionale, si è risposto con un Decreto interministeriale.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il ministro degli esteri, con il ministro dell’interno, e con il ministro della salute, ha adottato un decreto interministeriale “mirato” che, con esclusivo riferimento ai “casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area SAR italiana”, dichiara che “per l’intero periodo dell’emergenza sanitaria derivante dalla diffusione del virus COVID-19, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of Safety (“luogo sicuro”), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, sulla ricerca ed il salvataggio marittimo”.

Un decreto "ad navem", come quelli di Salvini che, in nome della tutela della salute, punta ad impedire lo sbarco in un porto italiano dei naufraghi soccorsi della pressoché unica nave umanitaria di Organizzazioni non governative ancora attiva.

Con spudorata ipocrisia il governo afferma che i porti italiani sarebbe per i migranti naufraghi meno sicuri di quelli libici dove ricadrebbero nelle mani ai loro aguzzini, e, cosa ancora più rivoltante, nelle motivazioni il decreto si richiama alla limitazione degli spostamenti interregionali e dell’ingresso delle persone in Italia, come se la condizione dei naufraghi salvati in mezzo al mare fosse quella di chi vuole fare una gita o una vacanza...
Ancora peggio, il provvedimento afferma che accogliere i naufraghi potrebbe mettere a rischio la tenuta del sistema sanitario...
Peggio del peggio: si cita "l’assenza di minaccia per la propria vita" come motivazione, non ci sarebbe minaccia alla vita per chi fugge dall'inferno e dai campi tortura in Libia ed è scampato la rischio di annegare in mare aperto...

Comunicato appello dello Slai cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale
Con il pretesto del coronavirus, il governo PD/5 stelle segue le orme di Salvini e addirittura lo scavalca, facendo marcia indietro sia rispetto alla prassi di apertura degli ultimi mesi, sia sull'impegno a modificare i suoi decreti, scaricando così sui migranti gli effetti dell'emergenza e alimentando, come Salvini, il razzismo.
Intanto  è partita  la prima iniziativa della campagna "sanatoria subito" dopo l'assemblea nazionale del 4 aprile, che ha "bombardato" di email gli indirizzi governo, ministeri e prefetture con il testo della piattaforma della campagna.
Una iniziativa positiva, che abbiamo appoggiato e praticato, ma per lo Slai Cobas per il sindacato di classe occorre andare oltre. 
Bisogna lottare per mantenere la rivendicazione dell'abrogazione dei decreti sicurezza e,  inserire la rivendicazione dell'apertura porti, permesso di soggiorno incondizionato, case reddito per tutti i presenti sul territorio
Lo Slai cobas per il sindacato di classe si batte per inserire  queste rivendicazioni nella piattaforma dello sciopero generale che il sindacalismo di classe e di base e movimenti di lotta stanno preparando per le prossime settimane.

Slai cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale
slaicobasta@gmail.com

pc 10 aprile - "LA PANDEMIA È UNA PORTA TRA QUESTO MONDO E IL PROSSIMO" - Uno scritto di Arundhati Roy

Arundhati Roy 
Chi può usare il termine “diventato virale” ora senza rabbrividire un po ‘? Chi può più guardare nulla – una maniglia della porta, una scatola di cartone, un sacchetto di verdure – senza immaginarlo brulicante di quelle macchie invisibili, non morte, non viventi, punteggiate di ventose in attesa di fissarsi ai nostri polmoni?
Chi può pensare di baciare uno sconosciuto, saltare su un autobus o mandare il bambino a scuola senza provare vera paura? Chi può pensare al piacere usuale e non valutarne il rischio? Chi di noi non è un improvvisato epidemiologo, virologo, statistico e profeta? Quale scienziato o medico non sta segretamente pregando per un miracolo? Quale sacerdote non – almeno in segreto – si sottomette alla scienza?
E anche mentre il virus prolifera, chi non può essere colpito dall’espandersi del canto degli uccelli nelle città, dai pavoni che danzano agli incroci delle strade e dal silenzio nei cieli?
Il numero di casi in tutto il mondo questa settimana è cresciuto di oltre un milione. Più di 50.000 persone sono già morte. Le proiezioni suggeriscono che il numero aumenterà a centinaia di migliaia, forse di più. Il virus si è mosso liberamente lungo le vie del commercio e del capitale internazionale e la terribile malattia che ha provocato ha bloccato gli umani nei loro paesi, nelle loro città e nelle loro case.
Ma a differenza del flusso di capitale, questo virus cerca la proliferazione, non il profitto e, quindi, inavvertitamente, in certa misura, ha invertito la direzione del flusso. Si è preso gioco dei controlli sull’immigrazione, la biometria, la sorveglianza digitale e ogni altro tipo di analisi dei dati e ha colpito più duramente – finora – le nazioni più ricche e potenti del mondo, portando il motore del capitalismo a una battuta d’arresto. Temporaneamente forse, ma almeno abbastanza a lungo per consentirci di esaminarne i componenti, fare una valutazione e decidere se vogliamo contribuire a ripararlo o cercare un motore migliore.
I mandarini che gestiscono questa pandemia amano parlare di guerra. Non usano nemmeno la guerra come metafora, la usano letteralmente. Ma se fosse davvero una guerra, chi sarebbe meglio preparato degli Stati Uniti? Se non fossero le maschere e i guanti di cui i suoi soldati in prima linea hanno bisogno, ma pistole, bombe intelligenti, bunker, sottomarini, aerei da combattimento e bombe nucleari, ce ne sarebbe una mancanza?
Notte dopo notte, da metà del mondo, alcuni di noi guardano le conferenze stampa del governatore di New York con un fascinazione che è difficile da spiegare. Seguiamo le statistiche e ascoltiamo le storie di ospedali sopraffatti negli Stati Uniti, di infermiere sottopagate, oberate di lavoro che devono farsi maschere e protezioni con i sacchi della spazzatura e vecchi impermeabili, rischiando tutto per soccorrere i malati. Ascoltiamo di stati costretti a fare offerte l’uno contro l’altro per i ventilatori, ai dilemmi dei medici su quale paziente dovrebbe prenderne uno e quale lasciar morire. E pensiamo a noi stessi: “Mio Dio! Questa è l’America! ”
La tragedia è immediata, reale, epica e in corso davanti ai nostri occhi. Ma non è cosa nuova. È il relitto di un treno che si trascina da anni. Chi non ricorda i video di “scarico dei pazienti”: persone

pc 10 aprile - La brutalità poliziesca a Torino contro un ragazzo - va radicalmente condannata

I pezzi di merda in divisa che usano il coronavirus per fare il loro sporco mestiere devono essere denunciati e puniti.
Governo, ministero degli Interni, autorità locali che usassero questo sistema sono dannosi alla comunità

MAI PIÙ.
ACAD Associazione Abusi in Divisa - onlus
Ieri a Torino, all'ufficio postale di corso Giulio Cesare, ben SEI pattuglie di carabinieri sono intervenute per fermare un giovane ragazzo di colore poiché sprovvisto di mascherina. Testimoni oculari ci riferiscono che il ragazzo è STATO COLPITO DA DUE COLPI DI TASER ed è rimasto incosciente a terra per circa due minuti. Dalle ricostruzioni sembra che l 'unica sua colpa sia proprio quella di non avere indossato la mascherina, altre testimonianze oculari presenti davanti ufficio postale ci riferiscono che non vi sono stati comportamenti anomali o aggressivi da parte del ragazzo, che è uscito dall'ufficio stesso senza opporre resistenza e senza urlare, come contrariamente riportato da alcuni giornali. Come potete vedere dal video,
Comportamenti anomali ed aggressivi invece, ci sembrano piuttosto evidenti e chiari nelle forze dell'ordine intervenute, dove peraltro non tutti gli agenti erano provvisti della mascherina obbligatoria.    
Le generalità del ragazzo sono ad ora ignote, preghiamo chiunque abbia notizie di segnalarcelo.  
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3014276735300247&id=495593257168620

pc 10 aprile - Carcere di Santa Maria Capua Vetere .Dopo la rivolta contagi/proteste dei familiari/punizioni e pestaggi - ROMPERE IL SILENZIO - info solidale SRP - srpitalia@gmail.com

si scoprono altri 3 detenuti contagiati - Ieri la protesta delle familiari sotto il carcere che denunciano: trasferimenti punitivi e pestaggi da parte della polizia penitenziaria.


Da Il Mattino:
È drammatico il bilancio dei tamponi fatti eseguire in carcere, a Santa Maria Capua Vetere, dopo il caso del detenuto risultato contagiato da covid19 sabato scorso. Poco fa, è stata ufficializzata la positività di altri tre reclusi del penitenziario casertano. La notizia è stata confermata dal garante dei detenuti campani, Samuele Ciambriello, e dal provveditore regionale, Antonio Fullone. Con quelli di oggi, salgono a sei i casi di coronavirus registrati nell'istituto di pena di Terra di Lavoro. Prima dei detenuti, erano risultati positivi un medico e un infermiere.

E' stata la protesta a sollecitare lo screening dei detenuti e tutto il personale operante nel carcere, ma sono ancora una volta i rivoltosi a pagare!

Dopo la notizia circolata all’interno del carcere di 3 detenuti trovati positivi al Covid19, i detenuti hanno iniziato una rivolta per ottenere i tamponi. La rivolta, iniziata alle 8.30 si è conclusa a mezzanotte, quando i detenuti sono rientrati in cella. Secondo alcune testimonianze, alle 3 del mattino, mentre tutti stavano dormendo, i detenuti sono stati picchiati e massacrati da poliziotti penitenziari entrati in tenuta anti-sommossa. Altre testimonianze parlano di barba e capelli fatti rasare ai detenuti. Molti dei famigliari non hanno idea di che fine abbiano fatto i loro cari, perché molti da dentro non avrebbero più neanche la possibilità di fare telefonate. Ci sono alcune registrazioni di telefonate riuscite che parlano di massacri e pestaggi brutali (si ascoltano dal video qui sotto).
Numerose segnalazioni di sorelle, madri e mogli dei detenuti rivoltosi riferiscono anche di trasferimenti punitivi verso altre carceri. Trasferimenti punitivi con i quali anche il virus viene diffuso in altri penitenziari, come è successo al carcere di San Gimignano, dove il coronavirus è stato portato dal carcere di Bologna, con uno di questi trasferimenti.

Il governo e il Dap sono responsabili della diffusione dell'epidemia, nelle carceri e anche fuori!

Amnistia subito / Stop violenza poliziesca e trasferimenti punitivi!
Il conto si allunga, ma lo pagherete, statene certi! 


Di seguito un Messaggio arrivato tramite i parenti dei detenuti:

09.04.2020
#FATEGIRARE
Hanno picchiato i detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere tutto è successo Perché sono stati trovati 3 detenuti positivi al corona virus i detenuti hanno fatto una rivolta per avere tamponi la rivolta inizia dalle 8:30 è finita a mezzanotte i detenuti sono rientrati nella loro celle alle 3 del mattino mentre Stavano dormendo sono stati picchiati da 400 poliziotti penitenziari con caschi blu e Manganelli hanno proibito ai detenuti di fare le videochiamate per non far vedere ai loro familiari che avevano segni in faccia perché sono stati massacrati i detenuti non possono dire di essere stati maltrattati durante la notte perché la Polizia ha minacciato che se usciva qualcosa fuori riguardo a ciò che è successo durante la notte avrebbero preso delle conseguenze ci sono familiari moglie e figli e mamme detenuti che non sanno che fine hanno fatto e come stanno i loro familiari


Si è svolta ieri una protesta delle parenti fuori dalle mura del carcere.

Qui sotto il video in diretta della protesta:



giovedì 9 aprile 2020

pc 9 aprile - La condizione e la necessaria lotta delle donne proletarie ai tempi del coronavirus- Video intervento del MFPR


pc 10 aprile - Coronavirus, le rivolte nelle carceri sono globali, repressione ovunque: 58 detenuti uccisi

Da Il manifesto

Carceri. In tutti i continenti le prigioni rivelano le contraddizioni nella risposta all’emergenza. 43 morti solo in America latina, uccisi mentre tentavano la fuga o protestavano nelle celle


Per giustificare i 23 detenuti uccisi e gli 83 feriti, lo scorso 21 marzo, nel carcere La Modelo di Bogotà la ministra della giustizia colombiana Margarita Cabello ha dichiarato che “non è stato un problema sanitario a originare le rivolte” e che semplicemente si “è trattato di un piano d’evasione criminale che è stato represso”.
La ministra, almeno per quanto concerne l’emergenza coronavirus, non ha detto il falso, a generare le rivolte in 17 carceri del paese non è stato il virus in sé. L’incertezza, la paura di morire e l’impossibilità di immaginare un futuro differente da quello di prima della detenzione sono condizioni che appartengono alla vita quotidiana della maggioranza dei detenuti e delle detenute.
Se si aggiungono le violenze, il sovraffollamento, le umiliazioni e l’assenza di percorsi di formazione degni si può facilmente dedurre che privare le persone recluse della possibilità di ricevere visite sia stata la goccia che ha fatto straripare le carceri.
Praticamente tutti i paesi a rischio hanno adottato, tra le misure eccezionali per contenere l’espansione del coronavirus, la limitazione dei diritti dei detenuti, dalla proibizione delle visite, alla limitazione degli spazi ricreativi e del regime di semilibertà.
Tali misure hanno innescato ammutinamenti, fughe e rivolte e il sistema penitenziario ha risposto con la consueta violenza, normata dai meccanismi storici di repressione statale e biopotere.
Il caso colombiano, a riprova che il modello carcere andrebbe ripensato radicalmente e/o abolito in tutto il mondo, non è affatto isolato. Le rivolte si sono verificate in ogni continente del pianeta: dall’Europa (Italia, Francia, Spagna, Belgio) all’America Latina (Colombia, Venezuela, Argentina, Brasile, Uruguay, Perù, Cile), dall’Africa (Mauritius, Uganda) all’Asia (Sri Lanka, Iran, India), dall’America del Nord (Stati uniti) all’Oceania (Samoa).
In America Latina, le rivolte sembrano non volersi placare. A seguito della proibizione alle visite dei familiari in Venezuela, il 18 marzo, 84 reclusi sono riusciti a evadere dal carcere di Santa Barbara e durante la repressione 12 sono stati uccisi.
In Argentina, tra il 23 e il 24 marzo, i penitenziari di Florencio Varela, Coronda e Las Flores sono stati teatro di ammutinamenti e il bilancio della repressione è stato di cinque detenuti uccisi e diversi feriti, sei dei quali trasferiti all’ospedale per la gravità delle ferite riportate.
In Perù il 22 marzo le sommosse nel carcere di Trujillo sono state annichilite, tre detenuti uccisi e più di trenta rimasti feriti e trasferiti all’ospedale.
In Brasile il 16 marzo, dopo le restrizioni al regime di semilibertà e il divieto di uscire dai centri penitenziari, 1.375 reclusi sono riusciti a evadere da quattro prigioni dello Stato di San Paolo e circa la metà catturati dalle forze di polizia due giorni dopo.
In Uruguay non è chiaro se la repressione delle rivolte nel carcere di Concepción abbia provocato morti mentre in Cile, il 19 marzo, circa 200 detenuti hanno provocato disordini nel più grande carcere del paese, il complesso Santiago 1, incendiando materassi e tentando la fuga.
Il bilancio mondiale delle rivolte e della repressione scaturita è per il momento di 58 morti accertate tra i detenuti, in tre differenti continenti, in meno di venti giorni, tra il 7 e il 24 marzo.
In considerazione dell’invisibilizzazione del problema, della tendenza delle autorità a omettere informazioni e dello scarso interesse dei media nell’affrontare la questione carceraria non si può escludere che il numero potrebbe essere superiore.
La repressione nei centri di detenzione è ampiamente legittimata dalle istituzioni statali che sembrano volersene nutrire per rafforzare la propria posizione intransigente di fronte all’emergenza.
La velocità di diffusione delle rivolte sembra viaggiare al ritmo della diffusione del virus, nei Paesi dove si registrano casi e si adottano misure restrittive nelle carceri, le proteste non tardano ad accendersi.
Il così significativo numero di morti a seguito della repressione, in un così ristretto lasso di tempo, rappresenta un dato preoccupante.
Il peggioramento della situazione sanitaria, la difficoltà nell’attivare reti di solidarietà e sostegno “da fuori” e l’impossibilità di osservare e denunciare gli abusi all’interno dei centri penitenziari potrebbe generare scenari ancora più drammatici nelle prossime settimane.

I nomi dei detenuti morti in seguito alla repressione delle rivolte:

Colombia (23)
Pedro Pablo Arevalo Rocha, Jesús Hernesto Gomez Rojas, Cristian David González Linares, Jhon Fredy Peña Jimenez , Daniel Alfonso Gonzalez Espitia , Miguel Angel Lemos Roa, Fredy Alberto Díaz Rodríguez, Édgar Alejandro Gómez Romero, Milton Yesid Rodríguez Álvarez, Cirus David Rojas Ospina, Diego Fernando Rodríguez Peña, András Felipe Melo Sánchez, Michael Alexander Melo Cubillos, Brandon Eduardo Avendaño Quevedo, Euclides José Pérez Espinoza, Yeison David Galvis Forero, Campo Elías Carranza Sanabria, Diego Andrés Rodríguez Fuentes, Joaquín Mejía Aguirre, Henry Humberto Gómez Méndez, Eberzon Palomino Hernández, José Ángel Hernández Páez, Daniel Humberto Carabaño Plazas

Italia (13)
Marco Boattini, Salvatore Cuono Piscitelli, Slim Agrebi, Artur Iuzu, Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi, Ante Culic, Carlo Samir Perez Alvarez, Haitem Kedri, Ghazi Hadidi, Abdellah Rouan

Venezuela (12)
Luis Ángel Ibáñez López (23), Yerferson José Mendoza Churion (21), José David Sánchez Zambrano (26), Gervin Joel Pacheco Villegas (25), Ángel Alberto Chourio Olmos (24), Luis Carlos Dita Jiménez (26), Eugli José Prado Figueroa (35), César Emilio Guerrero Urdaneta (23), Erson Jail Rojas Pabón (26), Roger Fran Figueroa (44). Mancano due nomi che le autorità devono rendere pubblici.

Argentina (5)
Alan Matías Miguel Montenegro (23), Matías Gastón Crespo (31), Andrés Ezequiel Behler (23), Rolando Duarte (60), Jonatan Exequiel Coria (29), en Las Flores.

Perù (3)
Mauricio Fernández Antagory, Juan Garcia Melendez, Marino Fernandez Guatacaré
 
Sri Lanka (2)

pc 9 aprile - LO SLAI COBAS SC ALL'ILVA/ARCELORMITTAL E ALLE DITTE DELL'APPALTO


pc 9 aprile - SULLA MOZIONE DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 2 APRILE - Slai cobas per un sindacato di classe

Osservazioni e proposte su alcuni punti della Mozione finale dell'assemblea del 2 aprile

1) Nella piattaforma è posta al punto 12 la chiusura dell'Ilva. Primo, questa proposta non è venuta da nessun intervento dell'assemblea del 2 aprile e quindi non si può mettere come se fosse espressione dell'assemblea. Noi di Taranto abbiamo informato della battaglia in corso all'ArcelorMittal ex Ilva per ridurre al minimo la presenza dei lavoratori in questo periodo di coronavirus, ma sicuramente non abbiamo parlato di chiudere l'Ilva, né altri l'hanno posto. Secondo, questa questione dell'Ilva attiene a un dibattito più ampio e specifico, dove sono presenti varie posizioni, e pertanto non si può ridurre ad un punto di una piattaforma che deve rimanere principalmente su come rispondere e lottare sull'emergenza coronavirus, su come la stanno affrontando nelle misure padroni e governo e come invece deve essere affrontata dal sindacalismo di base, movimenti di lotta, organizzazioni.
Quindi chiediamo che questo riferimento esplicito all'ILVA vada tolto.
Cogliamo l'occasione per aggiungere brevissime considerazioni. Noi pensiamo che proprio il coronavirus, emblematico oggi delle pandemie del capitale, dovrebbe mostrare a tutti, compresa l'area degli ambientalisti, che “nocivo è il capitale non la fabbrica”; che puoi anche “chiudere l'Ilva” ma poi il coronavirus ammazza in pochi mesi ancora più persone e quindi fa venir meno ogni illusione di guardare e intervenire solo sugli effetti non affrontando la vera causa, che è la produzione capitalista per il profitto che porta allo sfruttamento dell'uomo e delle risorse naturali, alla distruzione dell'ambiente e alla devastazione territoriale.
Il sindacalismo di base e di classe ha ancora di più oggi l'opportunità, il dovere di fare chiarezza. Non invece di alimentare posizioni che allontanano dal cuore della contraddizione: capitale/lavoro salariato – profitto/distruzione dell'ambiente.

2) E' riduttivo e non esatto parlare della spinta delle proteste di migliaia di lavoratori, citando solo la (citiamo dalla mozione): “traduzione concreta nelle campagne di astensione come quelle portate avanti da SI Cobas e Adl Cobas nella logistica (che in queste ore si sta traducendo nella definizione di accordi e Protocolli sulla sicurezza tesi a ridurre sensibilmente le attività e a garantire una copertura salariale prossima al 100% anche attraverso l'anticipo di FIS e Cigs)”.
Le proteste più significative sono state le decine e decine di scioperi, in particolare nelle fabbriche e

pc 9 aprile - FORMAZIONE OPERAIA - AL TEMPO DEL CORONAVIRUS - IL FILM SU NORMAN BETHUNE: la forgia di un eroe

Oggi vi proponiamo di vedere questo bel film. E' in inglese ma con i sottotitoli in spagnolo, comprensibile. 

Mao disse alla morte del medico Norman Bethune: “Il compagno Bethune …aveva fatto della medicina la sua professione e migliorava di continuo le sue capacità; … egli si distingueva per la sua competenza. Il suo esempio rappresenta una buona lezione per coloro che vogliono cambiare lavoro non appena vedono qualcosa di nuovo e per chi disprezza il lavoro tecnico giudicandolo poco importante e senza prospettive… Ora tutti noi lo commemoriamo e ciò dimostra quanto il suo spirito abbia profondamente toccato ognuno di noi. Noi tutti dobbiamo prendere ad esempio il suo spirito di assoluta abnegazione. L’abilità di un uomo può essere grande o piccola, ma se egli avrà questo spirito sarà un uomo nobile, puro, un uomo moralmente integro, superiore ai meschini interessi, un uomo prezioso per il popolo.

pc 9 aprile - Francia - nelle banlieues la polizia spara - bimba in coma - rivolta popolare



Chanteloup-les-Vignes banlieue parigina
La bambina, di appena cinque anni, è in uno stato di coma artificiale.. la polizia non ha esitato a sparare per imporre il confinamento negli esigui appartamenti dei palazzoni di alloggi popolari non è facile: qui il coronavirus si espande più rapidamente che nel resto del Paese.
La brutalità poliziesca provoca reazioni che si trasformano in scontri con le forze dell' ordine
Il fatto è avvenuto al Noé, area dalle forti tensioni sociali di Chanteloup-les-Vignes, a una quarantina di km a nord-ovest di Parigi. 
Tutto ha avuto inizio sabato scorso. Intorno alle 18 una pattuglia, a bordo di due auto, ferma un

pc 9 aprile - LEONARDO: profitti/armi e coronavirus - lo Slai cobas sc Taranto ha contestato l'apertura dello stabilimento a Grottaglie


Da Peacelik
“L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto, e un Dio che è morto” Francesco Guccini.

Mentre l’Italia è sotto attacco del più minuscolo dei nemici, come fossimo noi l’alieno che vuole distruggere la terra; mentre il miglior servizio sanitario del mondo è allo stremo per i troppi malati che arrivano contemporaneamente (mancano i posti letto per le terapie intensive, mancano i medici e gli infermieri) ci si accorge all’improvviso che i continui tagli (e la continua privatizzazione) hanno messo in ginocchio quello che era un vanto nazionale. Di fronte a questa situazione, nonostante i numerosi inviti a tutti di stare a casa, noi dobbiamo continuare a recarci al lavoro?
Il profitto prima di tutto, d’altronde fino a qualche anno fa si diceva che i piloti collaudatori non arrivavano mai alla pensione, e non certo per mancanza di requisiti. È ancora nella nostra memoria il dramma dei nostri colleghi deceduti durante un volo sperimentale del 609 e, dopo aver rinunciato a lanciarsi per portare la macchina oltre il centro abitato, abbiamo udito il caro A.D. di allora dire, alla veglia funebre davanti a moglie e figli degli “eroi”, che avevano accettato il rischio di morire …. (In nome del profitto) e se una azienda è disposta a sacrificare i suoi uomini migliori, figuriamoci se non lo può fare con il resto delle maestranze.
Siamo tutti preoccupati per l’arrivo dell’industria 4.0, ma in Leonardo gli automi ci sono da decenni, e sono i nostri cari dirigenti che eseguono il loro compito con una precisione sovrumana, ma appena gli si chiede una piccola modifica, la risposta è sempre la stessa: dovremmo sostituire le posate in mensa con quelle usa e getta: “ non siamo programmati per eseguire il comando”; dovremmo mettere il disinfettante in mensa: “ non siamo programmati per eseguire il comando”; dovremmo misurare la temperatura ai lavoratori: “ non siamo programmati per eseguire il comando”; con queste scuse, siamo andati avanti un mese, ritardando le prime misure “di buon senso” per il contenimento del virus, dato che avevamo comunque l’ordine di rimanere aperti. Poi, il 14 marzo, arriva il nuovo INPUT (DPCM), allora tutti i “robot” si attivano (ind. 4.0) per eseguire alla lettera il programma: disinfettante, misura temperatura, mascherine ecc. per poi vantarsi pure, durante la riunione di verifica dell’applicazione del DPCM, di fare il massimo possibile per tutelare la salute dei lavoratori, non prima però di aver mandato a casa in smart-working (i migliori) e aver lasciato in fabbrica solo i “sacrificabili”, encomiabile sensibilità che varrà, di certo postuma, anche per loro una medaglia….
Non potevano nemmeno immaginare che un’azienda statalizzata potesse avere il governo contro, infatti Leonardo è una azienda strategica per il Paese e per questo motivo deve rimare aperta; ma non è molto chiaro per quale Paese sia ritenuta strategica? forse per i caccia venduti ad Israele? Oppure per gli elicotteri d’attacco venduti alla Turchia? O per quelli venduti al Qatar? o agli USA? Potremmo essere accusati di sputare nel piatto dove mangiamo, ma non è così: è vero però che ci piacerebbe sputare… ma in faccia a chi è disposto a sacrificare anche un solo lavoratore in nome del profitto…