giovedì 9 aprile 2020

pc 9 aprile - Napoli, a un mese dalle rivolte carcerarie, protesta delle donne davanti al carcere di Poggioreale. Due compagne fermate e denunciate. Info e solidarietà dal Soccorso rosso proletario


Presidio ieri mattina all'ingresso principale del carcere di Poggioreale, da parte di donne solidali e parenti dei carcerati, per il diritto alla salute delle/dei detenut*.


La protesta ha bloccato il traffico di via Poggioreale, per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sui pericoli derivanti da un eventuale contagio negli istituti di pena.


"La Polizia Penitenziaria, tutti i giorni, - hanno gridato al megafono - entra ed esce dal carcere senza alcuna protezione... i detenuti e le detenute devono tornare urgentemente a casa".


Alle 13.40 una delegazione di familiari è salita a discutere col direttore del carcere, mentre altre parenti in presidio si sono spostate dietro al carcere per salutare e sostenere i detenuti.




Dalla stampa:
Due persone sono state identificate e denunciate e una dirigente della Polizia di Stato ha riportato leggere contusioni al termine della protesta che è andata in scena oggi, 8 aprile, prima davanti al carcere di Poggioreale e poi in piazza Cenni, dove alcune persone hanno tentato di entrare con la forza in Tribunale. A manifestare attiviste e parenti di alcuni detenuti del penitenziario napoletano, che hanno esposto uno striscione con la scritta "La salute è un diritto di tutti/e, amnistia e indulto" e hanno per qualche minuto bloccato la strada; al centro della protesta il timore che le misure adottate in carcere non siano sufficienti per evitare la diffusione del coronavirus dietro le sbarre.
Sul posto sono intervenuti carabinieri e polizia. Dopo essere state ricevute dal direttore del carcere le manifestanti, una trentina, si sono spostate in piazza Cenni, dove si trova l'ingresso del Tribunale di Napoli, e alla protesta si sono aggiunte anche altre persone non direttamente collegate ai detenuti. Il gruppo ha cercato con la forza di entrare nel Tribunale, a quel punto le forze dell'ordine sono intervenute; la dirigente della Polizia di Stato che stava coordinando il servizio d'ordine è rimasta contusa nel parapiglia, le sue condizioni non sono preoccupanti.
Due persone sono state fermate e portare in Questura, nelle prossime ore verrà probabilmente formalizzata la denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, oltre alla sanzione per avere violato le norme anti contagio; sono in corso accertamenti per identificare gli altri coinvolti nel tentativo di irruzione. Nei giorni scorsi c'erano state altre proteste, avvenute però ad opera dei detenuti, all'interno dei carceri di Poggioreale, Secondigliano e Santa Maria Capua Vetere.


Dalle compagne che hanno partecipato all'iniziativa:
La lotta non si ferma.
Dopo le rivolte che il mese scorso hanno infuocato le carceri di tutto il paese al grido di libertà amnistia indulto, e  la repressione che ne è seguita, ecco che arrivano notizie dei primi casi di contagio da Coronavirus nelle prigioni.
Dentro le carceri continua la protesta con battiture costanti e rivolte. A Santa Maria Capua Vetere il 6 Aprile dopo che tre detenuti sono stati trovati positivi al coronavirus i prigionieri hanno iniziato una rivolta durata dalla mattina fino a tarda notte, come anche a Secondigliano dove ci sono state battiture e presidi di parenti e solidali fuori dalle mura. Così anche a Poggioreale dove stamattina un gruppo di parenti e solidali si sono assembrate nonostante decreti e divieti, per protestare contro le condizioni all’interno e reclamare ancora una volta libertà e salute per tutti e tutte, bloccando la strada di fronte al carcere.
Dopo che una delegazione è riuscita ad ottenere un incontro con la direzione carceraria conclusasi in un ennesimo nulla di fatto, si è deciso di continuare la protesta nella sede del tribunale.
Varcata la soglia del palazzo di giustizia un ingente schieramento di forze dell’ordine ha rincorso le manifestanti dentro all’atrio del tribunale per spintonarle fuori mentre dentro al carcere iniziava una potente battitura.
Le forze dell’ordine e i miserabili politici puntano il dito contro le parenti e solidali, accusandole come in una caccia alle streghe di diffondere la malattia, quando i veri responsabili del massacro sono quelli che governano, che tengono aperte le fabbriche e che stipano nelle carceri migliaia di persone private della libertà ed esposte al contagio.

Non spezzeranno la solidarietà! Oggi come domani resteremo le une accanto alle altre.

Tutte e tutti liberi!
Fuoco alle galere!

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