Causa la pandemia quasi tutte le ONG attive nel Mediterraneo si sono fermate e, per effetto delle misure di emergenza adottate in Italia, già dal 31 gennaio per i pochi migranti naufraghi che ancora venivano soccorsi il governo italiano aveva imposto la quarantena e tentato di ritrasferirli immediatamente in altri paesi europei.
Già questo era di fatto la piena ripresa, col pretesto della pandemia, della politica "porti chiusi" di Salvini, che in un primo tempo sembrava essere stata mitigata, nonostante il mantenimento dei decreti sicurezza",
ma il provvedimento adottato il 7 aprile dai ministri ne rappresenta addirittura un nuovo inasprimento.
Alla richiesta della nave umanitaria Alan Kurdi, con a bordo alcune decine di naufraghi salvati in acque internazionali presso la Libia, di fornire un porto di sbarco sicuro, come previsto dal diritto internazionale, si è risposto con un Decreto interministeriale.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il ministro degli esteri, con il ministro dell’interno, e con il ministro della salute, ha adottato un decreto interministeriale “mirato” che, con esclusivo riferimento ai “casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area SAR italiana”, dichiara che “per l’intero periodo dell’emergenza sanitaria derivante dalla diffusione del virus COVID-19, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of Safety (“luogo sicuro”), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, sulla ricerca ed il salvataggio marittimo”.
Un decreto "ad navem", come quelli di Salvini che, in nome della tutela della salute, punta ad impedire lo sbarco in un porto italiano dei naufraghi soccorsi della pressoché unica nave umanitaria di Organizzazioni non governative ancora attiva.
Con spudorata ipocrisia il governo afferma che i porti italiani sarebbe per i migranti naufraghi meno sicuri di quelli libici dove ricadrebbero nelle mani ai loro aguzzini, e, cosa ancora più rivoltante, nelle motivazioni il decreto si richiama alla limitazione degli spostamenti interregionali e dell’ingresso delle persone in Italia, come se la condizione dei naufraghi salvati in mezzo al mare fosse quella di chi vuole fare una gita o una vacanza...
Ancora peggio, il provvedimento afferma che accogliere i naufraghi potrebbe mettere a rischio la tenuta del sistema sanitario...
Peggio del peggio: si cita "l’assenza di minaccia per la propria vita" come motivazione, non ci sarebbe minaccia alla vita per chi fugge dall'inferno e dai campi tortura in Libia ed è scampato la rischio di annegare in mare aperto...
Comunicato appello dello Slai cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale
Con il pretesto del coronavirus, il governo PD/5 stelle segue le orme di Salvini e addirittura lo scavalca, facendo marcia indietro sia rispetto alla prassi di apertura degli ultimi mesi, sia sull'impegno a modificare i suoi decreti, scaricando così sui migranti gli effetti dell'emergenza e alimentando, come Salvini, il razzismo.
Intanto è partita la prima iniziativa della campagna "sanatoria subito" dopo l'assemblea nazionale del 4 aprile, che ha "bombardato" di email gli indirizzi governo, ministeri e prefetture con il testo della piattaforma della campagna.
Una iniziativa positiva, che abbiamo appoggiato e praticato, ma per lo Slai Cobas per il sindacato di classe occorre andare oltre.
Bisogna lottare per mantenere la rivendicazione dell'abrogazione dei decreti sicurezza e, inserire la rivendicazione dell'apertura porti, permesso di soggiorno incondizionato, case reddito per tutti i presenti sul territorio
Lo Slai cobas per il sindacato di classe si batte per inserire queste rivendicazioni nella piattaforma dello sciopero generale che il sindacalismo di classe e di base e movimenti di lotta stanno preparando per le prossime settimane.
Slai cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale
slaicobasta@gmail.com
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